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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/17/15 in tutte le aree
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il secondo acquisto 2015;un tarì particolarmente comune di questo sovrano ma che mi piace molto per il tipo di ritratto e anche per un rovescio non convenzionale e tradizionale. la moneta è in slab americano quindi perdonatemi per le foto non ottimali :( al rovescio i rilievi son satinati su fondi lucidi(quasi a specchio)....la moneta,che tipologicamente è difficile da trovare perfetta e senza difetti di conio,ha una debolezza a ore 11 al rovescio...purtroppo. come la vedete voi? impressioni? un saluto alla sezione e grazie a chi interverrà. ;) marco5 punti
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In parte ti do ragione in parte no.Perche' se non fosse cosi' forse la potrebbero avere tutti la serie e vissero felici e contenti. Io parlo del mio modo di collezionare ovviamente. A me non piace e non interessa il "pezzo raro" o perlomeno non e' quello il mio ragionamento di partenza. Mi piace averle solo perche' non le ho. Perche' sono una novita' perche' sono belle le monete,perche' sono una serie di un paese in piu'. Che sia Andorra o Sao Tome' o Russia a me non cambia niente.Il punto di partenza e' il solito:e' una serie diversa da avere in collezione. E' chiaro che se poi varra' di piu' non e' che questo potra' mai dispiacere. Ma,ripeto,non e' quello il mio punto di partenza.5 punti
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Un Tallero di Francesco Giusepppe. @@@@@@@@@@@@@@@@@@@@@4 punti
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Ungettone del guerra civile americana da 1863, forse l'anno più critico del conflitto. (La battaglia di Gettysburg—dove, come dice il proverbio familiare lo ha—"Scrivano delle Nazioni" aveva raccolto la sua penna per registrare il nome di una nuova nazione, ma poi mettere giù di nuovo, inutilizzato. Questi gettone di rame erano una vista comune nel nord nel 1863. Monete erano essere accumulati e questi gettone erano un utile espediente. Il governo federale, vedendo che i più pesante rame-nichel 1-cent non erano in circolazione, ma che ha fatto circolare questi gettoni di rame, ha fatto qualcosa di intelligente. Nel 1864 il peso e la lega del pezzo 1-cent ufficiale sono state modificate per conformarsi a questi gettone, più o meno, e l'ulteriore circolazione di questi gettone era vietata. "Union For Ever" proclama questo 1863 gettone su un lato, e da altro, comincia la famosa testimonial di George Washington: "Prima in guerra, prima in pace, in primo luogo nei cuori dei suoi concittadini". Una nota finale. Leggendo il catalogo 1913 di monete di rame (ecc.) pubblicato da J.W. Scott (grazie @@petronius arbiter!), Scott stime ci sono circa 5.200 diversi tipi di questi gettone di guerra civile e poi dice (ancora una volta, nel 1913)... "abbiamo un gran numero di loro in stock, che offriamo come segue: 10 tutti diversi, per 25c; 20 per 50c; 50 per $1,75; 100 per $5,00." Naturalmente, nel catalogo stesso 1909S VDB Lincoln cents fior di conio sono stati offerti per $0,35! :) v. ------------------------------------------------------------ An American Civil War token from 1863, perhaps the most critical year of the conflict. (The Battle of Gettysburg—where, as the familiar saying has it—the “Scribe of Nations” had picked up her pen to record the name of a new nation, but then put it down again, unused. These copper tokens were a common sight in the North in 1863. Coins were being hoarded and these tokens were a useful expedient. The Federal government, seeing that the heavier copper-nickel 1-cent pieces were not circulating, but that these copper tokens did circulate, did something smart. In 1864 the weight and alloy of the official 1-cent piece were changed to conform to these tokens, more or less, and the further circulation of these tokens was prohibited. “Union For Ever” proclaims this 1863 token on one side, and on the other, it begins the famous testimonial to George Washington: “First in War, First in Peace, First in the hearts of his Countrymen.” A final note. Reading the 1913 catalog of copper (etc.) coins published by J.W. Scott (grazie @ petronius arbiter!), Scott estimates there are about 5,200 different types of these Civil War tokens, and then says (again, in 1913)….“We have a large number of them in stock, which we offer as follows: All different, 10 for 25c; 20 for 50c; 50 for $1.75; 100 for $5.00.” Of course, in the same catalog, Uncirculated 1909S VDB Lincoln cents were being offered for $0.35 each! :) v.4 punti
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Dopo 13 mesi di "digiuno" torno ad acquistare qualche pezzo da aggiungere nella mia piccola collezione ve la mostro: Questa moneta oltre ad aver tutte le D e le V aperte ho notato che nel rovescio un pallino nello stemma del Portogallo e attaccato al dordo, particolarita che mi sembra di non aver mai visto, ma siccome la mia esperienza e molto ridotta volevo chiedere a voi un parere sulla conservazione e su questa particolarità. grazie3 punti
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Una domanda ma questo Museo Filangeri e' privato, e' ancora in essere formalmente come Ente, da chi è diretto ora ? Ennesima dimostrazione di quanto sia invece importante ancora oggi il ruolo del collezionismo privato, che crea degli unicum, li conserva, li preserva, li ama e li tiene con passione....poi qualcuno viene a dire anche qui sul forum ogni tanto che il collezionismo non ha ruolo ....e' un ruolo sempre più strategico, un ruolo, civico, sociale, un progetto culturale costruito nel tempo per chi verrà e se non avete un parente, piuttosto vendete....da un grande seme nasceranno tanti altri nuovi semi, ma semi appassionati che saranno i nuovi custodi nel tempo..... Inviato da un device_name utilizzando your_app_name App3 punti
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Ragazzi, continuo a ripetere, basta terrorismo.... a fare così contribuiamo solamente a far lievitare l'attesa spasmodica ed i prezzi..... hanno gestito da SCHIFO tutto, vabbè... lasciamoli stare a breve renderanno tutto acquistabile..... basta dargli tempo, visto che sono dei dilettanti speculatori.... noi siamo collezionisti... non scemi.3 punti
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carissim* vi posto la tabella (spezzata in due per motivi di spazio) con le osservazioni di ciascuno di noi arrivate sino ad ora. Nel totale (colonna a destra) ho eliminato i dubbi ovvero i punti interrogativi contando tra i risultati quella che alla fine mi pareva l'idea finale di ciascun utente. Spero di non aver fatto confusione o travisato. In blu ho segnato il numero maggiore di indicazioni. Per adesso non commento (anche se si vedono bene le tendenze), ma aspetto le vostre osservazioni. Volevo poi comunque motivare le mie impressioni di lettura su questi denti per verificare con voi i miei ragionamenti. Spero che anche voi abbiate voglia di spiegare cosa avete guardato e cosa avete tenuto in considerazione per decidere, come mi pare che comunque qualcuno abbia già cominciato a fare via via. Un caro saluto da una monbalda influenzata3 punti
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Scusate ragazzi ma io non ce lo vedo tutto sto entusiasmo su questa moneta, per me rimane comunque una curiosità... :nea: :nea:3 punti
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Mi "spiace" scriverlo, ma devo: dal mio punto di vista, per quello che può contare .... si ritorna indietro e non si va avanti.....non capisco l'utilità si smembrare la sezione Napoli e Sicilia..... medaglie comprese. Questa è una mia opinione personale.2 punti
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Confermo. Moneta molto rara anche se non introvabile; allo stesso tempo è molto apprezzata dai collezionisti per il modulo ampio e la bellezza del rovescio. Sul prezzo non mi esprimo, ma per me le aree di corrosione al dritto la penalizzano... è questione di gusti. Allego il mio esemplare (restaurato):2 punti
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ottimo, ora si vede bene ......LVS * II e l'anno inserirò la scheda nel catalogo, se siete d'accordo. Così si possono inserire le foto come testimonianza. Grazie Antonio2 punti
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le nuove foto rivelano particolari fondamentali! primo - ci sono i laccetti!!! e non è un radiato secondo - la legenda semileggibile da indizi in più con un discreto grado di sicurezza parliamo di Valentiniano II - CONCORDIA AVGGG - dare la zecca mi pare pressoché impossibile da queste foto...2 punti
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Buon pomeriggio Eccomi qui con il termine del racconto di Andrea Barbarigo; anch'io ho poi da inserire alcune informazioni circa il commercio navale di Venezia, ma senza correre.... :blum: Son passati tanti anni, cinquanta da quando sono nato e ormai stanco, mi sono ritirato lasciando la mia impresa ai figli e son contento. La mia ricchezza si avvicina certamente ai 15.000 ducati; più di quelli che mio papà aveva dovuto pagare e però, in questi anni passati, posso dire che tanti ne ho spesi ed anche persi, ma ho vissuto bene, in un bel palazzo, con servitori e schiavi; ho potuto soddisfare tanti capricci e comperarmi anche un bel appezzamento di terreno a Montebelluna. Posso dire che, grazie ai miei parenti di Creta, ho avuto tante agevolazioni, fungendo da loro corrispondente per le merci che volevano vendere: uva passa, vino, olio o delle quali avevano bisogno, come panni, vestiti veneziani e generi di lusso e lo stesso è avvenuto con il mio grande amico Balbi, gran banchiere; io usavo il suo banco per i pagamenti ed a lui portavo le lettere di credito che mi venivano corrisposte in cambio delle merci che vendevo. Anche per i prestiti dei quali avevo bisogno per comperare le merci da rivendere, mi rivolgevo a lui e l'interesse che mi chiedeva non andava oltre il 5%; spesso poi non mi chiedeva nulla, lo ripagavo con favori, come si fa tra amici. Anch'io ho assunto dei corrispondenti, ne avevo uno, Carlo Cappello, a Costantinopoli, in Palestina e Siria avevo Alberto Dolceto, in Barberia e Tunisi mi avvalevo dei cugini Andrea e Alvise da Mosto, anche se il secondo dei quali, poco dopo averlo incaricato, si defilò per intraprendere la carriera di esploratore ed è proprio lui che ha scoperto dopo pochi anni, le isole di Capo Verde ed è anche diventato a Tunisi console dei mercanti. A Londra e a Bruges, invece, usavo come agenti i fratelli di mia moglie Cristina; Giovanni, Alban e Vittore e in queste città importavo merci molto ricercate, come i panni, lo stagno, la cannella e lo zenzero; tutte cose che mi davano gran profitto. Non metto in conto gli altri viaggi fatti in Spagna Francia, perché saltuari, pur essendo stati anch'essi molto proficui. Ora posso andarmene tranquillo, i miei figli hanno una vita agiata e rendite che gli permettono di ben figurare tra i nobili della nostra città ed intraprendere più comodamente i negozii che vorranno. Particolare della tela di Tintoretto: I confratelli della Scuola dei Mercanti. saluti luciano2 punti
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@@Presidente: il problema è che, per come stanno procedendo le cose, qua succede che si chiude la stalla quando i buoi sono già scappati tutti, o quasi. La BCE potrà anche abbaiare presto, ma secondo me sempre troppo tardi per fermare la speculazione, o comunque i prezzi si fermeranno sempre troppo in alto. Piuttosto avrebbe dovuto vigilare bene affinché proprio questo non succedesse affatto. Se le cose fossero state condotte nel giusto modo, ora avremmo tutti comprato la divisionale per i non residenti a 25 euro e saremmo tutti qui a festeggiare l'acquisto della nostra divisionale. Invece siamo solo disgustati e amareggiati nel vedere prezzi superiori a 100 euro per un'emissione che non si può nemmeno definire rara. E capisco un po' anche la gente che pur di avere il pezzo in collezione si arrabatta di qua e di la pur di comprare, per paura che il prezzo continui ad aumentare, favorendo la speculazione. Ma d'altra parte senza avere certezze future, molte persone corrono ai ripari. Tutto questo per dire che NON CI SONO GIUSTIFICAZIONI che reggano nella politica di vendita di Andorra, qualunque cosa il governo possa far trapelare, semmai ne hanno mai avuta una. CONCLUSIONE: Se Andorra non da la possibilità a noi collezionisti tramite moduli d'ordine via e-mail o tramite il loro sito ufficiale di acquistare questa emissione, il prezzo rimarrà folle attestandosi (forse) su un valore finale folle per un'emissione di questo tipo.2 punti
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Ad ogni modo penso che non valga la pena di prendersela tanto, non possiamo farci nulla per cambiare le cose. certo riuscire a prenderle per 24 euro sarebbe stato meglio ma tant'è. Per quanto mi riguarda vedrò di averla quando i miei rivenditori abituali l'avranno in catalogo, tra qualche settimana o qualche mese fa lo stesso.2 punti
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Small Cent - Indian Head - Anno 1863 Zecca: Philadelphia Tiratura: 49.840.000 Composizione: 88% di rame - 12% di nichel Incisore: James Barton Longacre Diametro: 19 mm Peso: 4.67 grams2 punti
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In questo momento abita in un paesino di Andorra ma non e' assolutamente residente.Putroppo lui parla solo catalano e un pochino spagnolo senno' direi a lui direttamente di scrivere sul forum cosi' potrei condividere con voi le info che mi da direttamente dalla sua bocca.Io sono piu' che convinto che il ministro Cinca abbia detto una fila di baggianate.Io saro' stupido ma credo che realmente loro non volessero speculazioni(non perche' presi dalla sindrome del Volontariato ma solo per paura che l'Ue si arrabbi).In realta'mettendone poche in giro non fanno altro che aumentare tutto questo.Ti posso assicurare che ci sono e ci saranno "personaggi" che avrebbero dovuto prenderne una sola e invece ne hanno prese abbastanza.Come mai? Il sistema non ha funzionato,non so se siano in mala fede o no.Pero' non ha funzionato.L'unica cosa realmente intelligente da fare era la vendita online che,a quanto so,non verra' fatta(almeno in tempi brevi).Tutto cio' ovviamente peggiorera' notevolmente la situazione,la corsa all'accaparrarsi la serie aumentera',i pezzi in giro sono pochissimi,i prezzi saliranno alle stelle. La verita' dei fatti e' che gia' non si trovano piu' a 24 euro le serie neanche se piangi in giapponese. Semplicemente perche' ne hanno messe pochissime in giro. Il mio gancio me le ha proposte a 100 euro con spedizione ma,per principio,ho declinato. Alla fine ho due serie per i residenti davvero bellissime,non ho voglia di alimentare la speculazione. Come dicevo ad un caro amico:collezionista si,stupido anche no.2 punti
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Se questo Paese non cambia e ritorna come prima (nella peggiore delle ipotesi) o come dovrebbe essere riesce a crescere mentalmente, la vedo brutta per tutto quello che non avrà uno "scudiero" a difesa. Siamo arrivati al punto che bisogna punire Severamente non solo chi sbaglia ma anche e sopratutto chi non fa il suo dovere o lo fa male è l'unico modo perche le cose funzionino dal momento che è un paese di immaturi,dove tutti o quasi hanno imparato a parlar bene l'italiano a vestirsi in modo decente e a fare la doppia faccia in pubblico ad un pubblico che preferisce credere alla Befana piottusto che ribellarsi,sbraidando a destra e a manca ma alla fine cedere al primo che si proclama! :moon:2 punti
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buonasera @@pater la moneta è quella indicata da @@diodoro Per la descrizione/identificazione della stessa vedi: Calciati Vol. III; Corpus Nummorum Siculorum Pag. 375 n. 1 e seguenti. Vedi qui sotto la scansione di una moneta simile,............ la tua non si vede chiaramente. Diritto/ testa virile (Tritollemo) a sinistra coronata di canne Rovescio/ Cavallo al galoppo a destra peso varia da gr. 7,2 a gr. 3,1 periodo dal 370 al 340 a.C. Valore: vista la tua il valore è di pochi euro; molto invece è il valore storico. Pietro2 punti
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3 gr è un' enormità di differenza. altri particolari da guardare: l' orecchio del Re, nel falso è fatto male quasi inesistente, verificatelo con una originale. La spallina non esiste nel falso (non si vede). la firma dell' incisore è più piccina e quasi illeggibile (sempre nel falso). Al rovescio provate a contare i petali del ramoscello tra le due monete, vedrete che ce ne sono meno. la briglia del cavallo, nel falso, incomincia sotto alla pancia, nell' originale prosegue sino all' attacco del sottopancia. Le zampe dei cavalli sono diversi e ben riconoscibili.2 punti
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@@Alexio85 guarda qui , nei cataloghi del forum : http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-VE3/31 cliccando sull'immagine della pagina , puoi osservare le caratteristiche .2 punti
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Se la parola cambiamento la facciamo diventare un sinonimo di progresso, evoluzione, miglioramento, crescita, le diamo quindi una valenza positiva, allora non può più farci paura e non può che essere stimolante. E' normale sentirsi spaesati all'inizio e poi questa paura non deve esistere perchè noi, se le cose non dovessero andare, possiamo tornare indietro e ripristinare la situazione precedente con un CLICK. Quindi, come ho già scritto nelle altre sezioni vi invito a vivere questa fase di transizione con un approccio propositivo. Proviamoci a tornare indietro si fa sempre in tempo!2 punti
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Mi è capitato di vedere nel periodo natalizio questo video su Sky (serie documentari discovery channel) L'ho cercato su youtube e l'ho trovato, magari qualcuno non l'ha ancora visto :)1 punto
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Ciao Cliff, su quanto scrivi tu sono d'accordo in linea di massima... stavo scrivendo pressoché in contemporaneo con te e non sapevo della piattaforma di vendita utilizzata. In effetti a ben guardarla qualche neo ce l'ha ma i rilievi sono abbastanza buoni pur con qualche corrosione al dritto. Inoltre l'iconografia al rovescio, come dice Nikko, è accattivante... Ciao Illyricum :)1 punto
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@@tonycamp1978 allora puoi eliminare molti FDC e SPL dalla tua lista... diciamo il 99% delle monete che girano visto che sono tutte intinte nel liquido magico... ritornando alla moneta che aspira @@marco91, di base è SPL-FDC, penso lo SPL+ venga dato per i numerosi segni al dritto. Segni che non sono di conio e quindi deprezzano! Dici che il venditore ha dei prezzi abbordabili. Rimango perplesso, a me sembra un pò caro, ma il rapporto qualità/prezzo è un altro fattore soggettivo... Senza fare pubblicità, ma tanto per la cronaca, ne ho trovata una globalmente migliore di questa a 90 euro compresa spedizione. Ci ho messo 10 minuti di tempo, forse anche meno. Non è periziata, ma 'sta moneta non esiste falsa. Se poi vuoi correre dietro alle perizie, la dovrai pagare certamente di più... @@nando12 .. ti sarai accorto che una delle due monete che hai postato pare pesantemente lucidata... altro che SPL, quella si che non arriva al BB...1 punto
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@@Poemenius ...................sul R/ di CONCORDIA AVGGG non ci piove!.... ma . non ho nessuna intenzione di fare il guastafeste, è solo per avere una conferma alle mie impressioni, .. non puo essere Theodosio? ... io leggo meglio DN THEODO... che valen... queste sono le emissioni con quel Retro... http://esty.ancients.info/ricix/type16i.html1 punto
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Il desiderio di aggiungere alla collezione una moneta che suppongo rara,ha attenuato le mie critiche inerenti la conservazione,non ottimale al rovescio.E non è costata nemmeno poco,per essere un grosso... È il grosso ( Muntoni 39) di Clemente X(1670-76),con ,al rovescio,S.Pietro Martire:COLLES FLUENT MEL DE PETRA,usato anche per giulii,testoni,scudo d'oro e doppia,sempre per lo stesso Papa.Ricordo di averla vista una volta sola nelle aste "italiane"degli ultimi 15-20 anni,ma non ricordo dove.Chi dispone di notizie interessanti può condividerle?Grazie!!1 punto
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Coloro qui nel forum che come me e' iscritto nel database di Andorra, lo scorso Dicembre ricevettero una email con la quale veniva comunicato che nei giorni successivi avremmo ricevuto alcune informazioni sul loro sito sulla procedura dell'acquisto A seguito di questa loro comunicazione, si era pensato appunto ad una vendita online Diversamente che senso aveva questa loro email (a distanza di un anno), a seguito della nostra iscrizione nel loro database Se come dici tu da nessuna parte e' scritto qualcosa in merito ad una eventuale vendita sul loro sito, per quale motivo ci hanno inviato quella email? Forse questa email ci ha portato tutti fuori strada?1 punto
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Caro George buongiorno, brutta esperienza quella di Crasso d’altro canto l’ambizione sfrenata, non supportata da valori morali, prim’ancora che materiali e sospinta dal solo desiderio di accumulare ricchezze porta a questo… He si! gli era andata bene con Spartaco e già in quell’occasione la spietatezza dimostrata nella eliminazione degli schiavi aveva suscitato anche nei contemporanei, se non una qualche critica, almeno un certo “distinguo”…che dire: “chi male fa, mal fine aspetti” recita un vecchio adagio; oggi Caesar saremo presso Orode, l’artefice del disastro romano a Carrae per verificare cosa accadde nel mondo partico dopo l’eliminazione del tanto odiato nemico. La fine della prima guerra partica avvenne più o meno nel periodo in cui si consumò il contrasto tra Cesare e Pompeo ed in quell’occasione le simpatie della Partia furono per Pompeo anche se questi, avendo tradito apertamente e spudoratamente il patto che aveva contratto con loro, forse non meritava il loro favore. Occorre però sottolineare lo spirito bellico del popolo Partico che riconosceva in Pompeo, per quanto spergiuro, un comandante audace e valido mentre di Cesare ricordava il contributo che aveva dato al tanto odiato Crasso, inviandogli in aiuto il figlio adottivo assieme alla migliore cavalleria gallica, o forse più semplicemente, non avendo avuto con lui un contatto diretto, credevano meno nelle sue capacità militari. Certo è che negli anni tra il 49 e 48 A.Ch non mancarono contatti tra Pompeo ed Orode per cercare di dar vita ad un vincolo di alleanza tra le due grandi potenze. Pompeo operò una qualche apertura nel tentativo di far scoprire Orode, per conoscere le vere intenzioni del Re, soprattutto in merito all’aiuto che avrebbe potuto concedergli per porre fine alla guerra che aveva in corso con i suoi rivali interni. Orode non si fece pregare e chiese esplicitamente a Pompeo, in cambio dell’aiuto militare, la provincia della Siria. Un’offerta di questo genere non sarebbe mai stata possibile da accettare neanche per il più spregiudicato “Carrierista”; non era concepibile cedere ai “Barbari” parte del territorio conquistato da Roma in cambio di un contingente straniero che lo aiutasse a regolare le sue querelle interne. La rottura del negoziato irritò a tal punto Orode che per dare sfogo al suo disappunto trattenne Hirro, l’inviato di Pompeo, come prigioniero. Passato il momento Orode tornò tuttavia a considerare Pompeo come amico e quando, pochi mesi dopo, a seguito della sconfitta subita a Farsalo il 9 agosto del 48 A.Ch. Pompeo si rivolse al Re dei parti per chiedere rifugio alla Corte di Ctesifonte, se pure combattuto, si mostrò favorevole nel concedergli ospitalità; ma Pompeo non andò a Ctesifonte, la scelta fatale cadde sull’Egitto anche perché era venuto a conoscenza che il suo rivale era appoggiato da Antioco, capì così che la strada per la Partia era diventata proibitiva. D’altro canto anche l’invito ed i tentativi degli amici di farlo rientrare in Roma, come Corriolano, alla testa di legioni reclutate in terra straniera e fornite da un nemico straniero, cadde nel vuoto ed Orode fu così sollevato dal prendere l’ardua decisione tra respingere le suppliche del più grande generale di quel tempo o provocare, con la sua accondiscendenza, l’ostilità dei forti rivali di Pompeo. L’anno 47 A.Ch. vide Cesare in Siria ed in Asia Minore inviato a contrastare Pharnace, figlio di Mitridate Re del Ponto, che aveva visto nelle lotte interne a Roma l’occasione per ristabilire l’impero del padre. Dopo la facile vittoria di Zela (veni, vidi, vici) è probabile che il condottiero romano avesse pensato anche a rivolgersi contro Orode, se non altro per vendicare la cocente sconfitta di Carrae; ma giudicando non ancora maturi i tempi soprassedette. Molto era ancora rimasto da fare in: Africa, Spagna ed in patria; non era il momento di pensare ad una “Vendetta” in Oriente che venne differita in data da destinarsi cercò anzi, durante la sua permanenza in Asia, di evitare provocazioni ed esasperazioni, quali minacce o movimenti ostili che potessero al momento compromettere la “Pax Orientalis” Aveva in animo di allestire una campagna contro la Partia e ne parlava apertamente; ma aspettava momenti migliori. Nel 44 A.Ch. quatto anno dopo Farsalo, aveva oramai eliminato tutti i nemici interni e gli parve fosse giunto il momento di intervenire in Oriente; raccolse un buon numero di legioni e fece in modo tale che il Senato decretasse la ripresa della guerra contro i Parti ovviamente assegnandogli il comando delle operazioni. Prese la via della Puglia e passato l’Adriatico, portò l’esercito in Asia; ma quale fosse il progetto della campagna da intraprendere rimane un mistero; secondo uno scrittore dell’epoca intendeva invadere la Partia passando dalla Piccola Armenia e procedere cautamente per saggiare la forza e la consistenza dell’esercito nemico prima di ingaggiare con gli orientali una battaglia campale, secondo altri aveva intenzione di conquistare in primis la Partia per poi risalire, attraverso il Caspio nella Scizia e da lì invadere la Germania e dopo averla conquistata, ritornare a Roma passando attraverso la Gallia; nessuno di questi autori ha tuttavia affidabilità tale perché queste dicerie possano essere convalidate. Il ”Grande Dittatore” probabilmente non aveva in mente alcun piano ben definito, c’è da credere che si sarebbe fatto guidare dalle circostanze del momento e non c’è dubbio alcuno che la spedizione, sotto i suoi auspici, avrebbe costituito un serio pericolo per i Parti; ci sono molte buone ragioni per credere che con ogni probabilità il paese sarebbe caduto in soggezione di Roma. Il talento militare di Giulio Cesare era eccezionale ed enorme il suo potere organizzativo e di consolidamento, la sua prudenza e la cautela erano pari alla sua ambizione ed al suo coraggio ed una volta lanciata l’offensiva verso Est è impossibile dire fin dove sarebbero giunte le aquile romane e quali e quanti paesi avrebbe potuto ancora aggiungere al già vasto impero; ma la Partia fu salvata dall’imminente pericolo, dal pugnale dei “Tirannicidi” che il 15 marzo del 44 A.Ch. uccisero il solo uomo che avrebbe potuto mettere in serio pericolo il paese orientale; con la sua morte si arenò anche la progettata invasione dell’Asia. Nella guerra civile che seguì alla morte di Cesare anche i Parti sembra che abbiano avuto un ruolo. Dopo la sconfitta di Zela e la morte di Cesare l’Oriente era in subbuglio e nel marasma un sostenitore di Pompeo: certo Cecilio Basso si era prodigato per rendere la Siria indipendente sotto la sua direzione, in quel frangente i Parti avevano inviato a Basso un contingente di soldati; ma nel 43 A.Ch. Basso ed il suo esercito erano confluiti con Cassio che si era recato in Siria a raccogliere proseliti e truppe per la sua lotta contro MarcoAntonio ed Ottaviano sì che il contingente Parto si trovò coinvolto nella manovra. Cassio si fece carico di congedare le truppe Partiche che erano state, loro malgrado coinvolte con le beghe interne di Roma; ricompensò i soldati con denaro ringraziandoli per il loro contributo sin qui espresso e colse l’opportunità per inviare ad Orode un’ambasceria questa volta con la richiesta di aiuti sostanziali. Il Re dei Parti colse al volo l’occasione; era nel suo interesse che le forze romane si logorassero il più a lungo possibile in conflitti interni invece di impegnarsi nella conquista dell’Oriente oltretutto avrebbe potuto sperare, nel caso che Cassio fosse uscito vincitore dalla contesa con Ottaviano e Marco Antonio, in un qualche segno di riconoscenza; Cassio era proconsole della Siria e forse con un nuovo accordo la provincia poteva essere affidata ai Parti. Accettò la richiesta di Cassio e gli mandò uno squadrone di cavalieri Persiani che prese parte alla battaglia di Filippi. La sconfitta di Cassio rappresentò per Orode una cocente delusione; ma invece di darsi pace e cercare di riappacificare gli animi seminò nel campo romano, già di per sé in confusione, disordine e discordie e francamente non è dato sapere se questo alla fine si sia risolto in un vantaggio ovvero uno svantaggio per la sua causa. Il mondo romano gli sembrò più diviso di prima e “l’autodistruzione” che Horace profetizzava, sembrava essere sul punto di realizzarsi. Tre rivali avevano tenuto in sospeso il corrotto mondo della romanità, ciascuno geloso degli altri due e smanioso di ingrandirsi a spese degli altri; dopo Filippi erano rimasti in due, accanitamente ostili tra loro, pretendenti al primato. Mentre l’uno si era acquatierato in Italia, trattenuto dall’insurrezione contro lo Stato, l’altro era in Egitto, immerso nella lussuria, felice di una travolgente passione che lo spingeva verso una prodigalità senza pari. Il dissoluto triunviro impose una tassazione iniqua ai paesi dell’Est per poter ricompensare i suoi favoriti ed i parassiti che lo attorniavano. L’imposizione era tanto pesante da rendere tangibile l’invito ad intervenire di una potenza straniera: Roma era in quel momento debole e seriamente compromesso appariva il suo potere. In quel tempo la Partia ebbe anche la fortuna di avere al suo servizio un generale Romano di indubbio valore: Quinto Labieno, figlio di Tito, legato di Cesare in Gallia, che era passato con i Pompeiani e che era stato inviato ad Orode, poco prima della battaglia di Filippi, da Bruto e Cassio. Il monarca Parto, conoscendo il rigore morale del triunviro lo invitò a fare della Partia la sua dimora e prendere servizio sotto la sua bandiera. Labieno era uno tra i migliori ufficiali di Roma, conosceva pregi e difetti della macchina bellica Romana ed Orode confidava molto in lui. Il monarca dei Parti ancora non aveva digerito la sconfitta di Pacoro del 52 – 50 A.Ch. né tantomeno la considerava come definitiva tanto che nell’inverno del 41 – 40 A.Ch. preparò una nuova campagna di conquista del territorio Romano. Raccolse, dal suo vasto impero, un imponente esercito che pose sotto il comando di Pacoro e la guida di Q. Labieno e che nella primavera successiva attraversò l’Eufrate mentre Antonio ancora indulgeva ai suoi deliziosi ozi egiziani. Ottaviano aveva appena riconquistato Perugia ed era intento alla riappacificazione del territorio Italiano. Era primavera inoltrata quando l’istinto del guerriero si risvegliò in Antonio e lo scosse dall’alcova di Cleopatra. Si era appena messo in marcia contro i Parti quando i messaggeri che gli erano stati inviati dal fratello Lucio lo implorarono di affrettarsi a tornare in Italia, nel più breve tempo possibile, per cercare di arrestare il vincente progredire di Ottaviano. Con rammarico Antonio cambiò rotta e piuttosto che in Siria, da Alessandria fece vela per le italiche coste lasciando la cura e gli interessi romani in Oriente nelle incompetenti mani del suo luogotenente: Decidio Saxa, odiato dai provinciali per l’esazione degli esosi tributi e privo di rispetto per la sua manifesta incapacità di guerriero. Le orde dei Parti non trovando una valida resistenza invasero la Siria e d’impeto occuparono subitamente tutto il tratto compreso tra l’Eufrate ed Antiochia, fecero irruzione nella fertile valle dell’Oronte sino a trovarsi a minacciare la culla della civilizzazione ellenica del paese, costituita dalle tre città di Antiochia, Apamaeia ed Epiphaneia. Vennero inizialmente respinti da Apamaeia che posta su di una penisola rocciosa quasi circondata dal fiume oppose valida resistenza; ma dopo che i Parti ebbero sconfitto in una battaglia campale Decidio Saxa e disperso le sue legioni, ricevettero la sottomissione sia di Apamaeia che di Antiochia, città precipitosamente abbandonate da Saxa che cercò rifugio in Cilicia. Incoraggiati dai successi, Pacoro e Labieno decisero allora di dividere l’esercito in due tronconi ed operare simultaneamente, a tenaglia, in due diverse direzioni. Pacoro scelse di portare l’offensiva Parta, attraverso la Siria, in Fenicia e Palestina mentre Labieno si incaricò di invadere l’Asia Minore per strappare ai Romani alcune tra le più fertili zone della regione. Entrambe le iniziative furono coronate da successo, Pacoro s’impadronì di tutta la Siria e della costa ad eccezione della sola città di Tiro che non fu in grado di espugnare non avendo a disposizione una flotta e della Palestina che trovò nelle ormai consuete condizioni di guerra civile. Hicarno ed Antigono, zio e nipote, entrambe principi della casata degli Asmoneani si contendevano il regno ebraico; Hicarno era riuscito ad esiliare Antigono il quale fu ben felice di fare causa comune con gli invasori e purchè lo riportassero sul trono usurpato dallo zio, si offrì di dare a Pacoro 2.000 talenti e 500 donne ebree. L’offerta venne accettata e con l’aiuto dei Parti Hicarno venne deposto e mutilato; Gerusalemme ebbe un nuovo Re Sacerdote nella persona di Antigono che per tre anni, dal 40 al 37 A.Ch. regnò sul paese, sia pure come Satrapo dei Parti o Vitaxa. Labieno intanto aveva occupato l’intera Asia Minore, l’esercito di Decidio Saxa disfatto ed il suo duce che si era rifugiato in Cilicia, ucciso. L’intera costa Orientale con Pamphilia, Lycia e Caria furono conquistate; la città di Stratonicaea assediata; Mylasa ed Alabanda espugnate e secondo alcuni storici del tempo anche la Licia e l’Ionia subirono il saccheggio dei Parti che si impossessarono dell’Asia Minore sino alle sponde dell’Ellesponto. Si dice pure che per un intero anno nell’Asia Occidentale il ruolo e l’autorità di Roma siano scomparse, come per incanto, cancellate dagli Orientali riconosciuti dominatori sovrani. Non sorprende che Labieno esaltato dal successo si sia attribuito di fatto il titolo di Imperatore e che abbia coniato moneta ponendovi sopra la sua effige ed il nome seguito dal ridicolo aggettivo di “Partico” che all’orecchio dei Romani suonava come: “Conquistatore della Partia” un titolo onorifico che non poteva certo reclamare. Sin qui la fortuna della guerra che da questo momento mutò però direzione. Nell’autunno del 39 A.Ch. Antonio ed Ottavio avevano appianato le loro divergenze ed il triunviro, lasciata l’Italia riprese il comando delle operazioni nell’Est con l’obbiettivo di combattere Labieno e portar guerra ai Parti. Ventidio sbarcò inaspettatamente sulla costa dell’Asia Minore e questo allarmò Labieno che privo di truppe Partiche non era in grado di opporre resistenza tanto che fu costretto a ritirarsi in Cilicia e nel contempo chiedere aiuti a Pacoro che non si fece pregare ed inviò subito all’amico un forte contingente di cavalieri; ma questi prim’ancora di porsi sotto il comando di Labieno ebbero la dabbenaggine d’agire per proprio conto nel tentativo di sorprendere il campo romano, con il bel risultato di rimediare una sonora sconfitta da parte dell’esercito di Ventidio. Si ritirarono lasciando in Cilicia il povero Labieno al suo destino il quale, rimasto solo, non trovò di meglio che cercare salvezza nella fuga; fu raggiunto, circondato, catturato ed ucciso. Allarmato dalla piega che avevano preso gli eventi Pacoro lasciò che fosse Antigono, il principe Asmoneano a curare gli interessi Partici in Palestina e concentrò le sue truppe nel Nord della Siria e nella Commagene nell’attesa dell’attacco Romano lasciando solo, un sia pure nutrito distaccamento di truppa, al comando di un generale di nome Pharnapates, a guardia delle “Porte della Siria” un passo molto stretto sul monte Amano a cavallo tra Siria e Cilicia. Ventidio aveva mandato in avanscoperta un ufficiale chiamato Pompedio Silo che con alcuni cavalieri aveva avuto il compito di forzare il blocco; Pompidio costrinse a battaglia Pharnapates e avrebbe sicuramente avuto la peggio se lo stesso Ventidio che evidentemente temeva per la sicurezza del suo subordinato, non fosse comparso all’improvviso sulla scena e ribaltato i termini della battaglia a favore dei Romani. Il distaccamento di Pharnapates venne sopraffatto, lo stesso comandante ucciso ed aperta la via di penetrazione verso l’Oriente. Appresa la notizia Pacoro ritenne più prudente ritirarsi ed attraversare nuovamente l’Eufrate. Sembra che Ventidio, ponti d’oro al nemico che fugge, non abbia apportato molestie all’esercito dei Parti in ritirata e si sia limitato a riportare la Siria sotto l’egida di Roma. Pacoro non era tuttavia disposto a rinunciare alla Siria anche perché il suo governo, nel paese, era stato improntato a mitezza e giustizia, l’amministrazione si era dimostrata capace ed il popolo siriano mostrava di preferire la sua gestione a quella di Roma, inoltre era riuscito ad accattivarsi le simpatie e l’alleanza di molti piccoli principi e dinasti che occupavano una posizione di semi indipendenza ai confini della Partia quali: Antioco, Re della Commagene; Lisanio, Tetrarca di Iturea; Malco, sceicco degli Arabi Nabatei ed altri. Ancora, quell’Antioco che aveva messo a capo dei Giudei si opponeva validamente ad Erode cui Antonio ed Ottaviano avevano assegnato il trono. Durante l’inverno Pacoro si dedicò al progetto di una nuova invasione del territorio siriano ed all’inizio della primavera, prima che il nemico se ne rendesse conto, attraversò nuovamente l’Eufrate; ma non nel solito punto, se l’avesse fatto avrebbe trovato impreparati i Romani che avevano le truppe ancora raccolte nei quartieri invernali, alcuni a Nord altri a Sud dei Monti del Tauro. Ventidio, con uno strattagemma, lo aveva indotto a guadare il fiume più a Sud, rispetto al consueto punto di attraversamento e questo significò impiegare più tempo per spostare l’esercito, tempo prezioso impiegato dal generale romano per riunire le truppe, disperse nei vari quartieri invernali, sì che quando l’esercito dei Parti apparve sulla sponda destra dell’Eufrate Ventidio era praticamente pronto per affrontarlo. Il generale romano aveva sistemato un nutrito gruppo di frombolieri vicino alla sponda del fiume, in una posizione più elevata ed i Parti che non avevano trovato difficoltà nel guadare l’Eufrate finirono per trovarsi sotto il tiro del nemico che per quanto sistemato su posizioni vantaggiose non aveva tuttavia coscienza della sua forza né delle sue capacità di attacco e quando i romani, dopo un primo ripiegamento delle avanguardie dell’esercito Parto vennero nuovamente attaccati con maggior vigore si sbandarono e cedettero la posizione. I soldati Parti, superato l’ostacolo, come avevano fatto altre volte, si riversarono contro l’accampamento romano sperando nella sorpresa e nell’impeto dell’attacco; ma la guarnigione del campo resse l’urto, gli assalitori furono a loro volta assaliti e svantaggiati dal fatto di dover combattere risalendo la collinetta su cui era sistemato il campo romano, furono costretti a riportarsi al piano e continuare lì la battaglia mandando in campo la cavalleria catafratta degli asiatici per arginare la controffensiva. I frombolieri ripresero allora forza ed inflissero al nemico perdite sostanziali, lo stesso Pacoro cadde vittima di un colpo mortale e come sempre accade negli eserciti orientali quando il comandante viene meno, l’esercito si sbandò e fuggì lasciando il campo all’armata Romana che ne uscì vittoriosa. I Parti si divisero in due tronconi, uno si riversò verso il ponte di barche che era servito per l’attraversamento del fiume; ma intercettato dai Romani venne pressochè annientato; l’altro si diresse verso Nord, nella Commagene e trovò rifugio nel territorio del Re Antioco che si era opposto validamente a Ventidio e potè fare ritorno in patria. Sembra che la battaglia sia avvenuta nello stesso giorno, anniversario della sconfitta di Carrae e Roma gioì nell’immaginare di aver vendicato la perdita delle legioni di Crasso con l’annientamento dell’esercito imperiale dei Parti. In questo modo terminò l’invasione della Siria preconizzata da Pacoro e Labieno ed anche l’espansione del potere degli Arsacidi verso Occidente. Quando le due maggiori potenze dell’epoca erano entrate per la prima volta in “rotta di collisione” quando gli arcieri orientali aveva annientato l’esercito di Crasso ed erano debordati in Siria, Palestina ed Asia Minore, quando Apameia, Antiochia e Gerusalemme caddero nelle loro mani, quando Decidio Saxa venne sconfitto ed ucciso, quando vennero occupate la Cilicia, Panphilia, Lycia, Caria e devastate la Lidia e l’Ionia…sembrò che Roma avesse incontrato un popolo a lei superiore. Parve che la potenza sino allora dominante fosse costretta a retrocedere di fronte alla prepotente irruenza , sullo scenario della storia, del popolo dei Parti che aveva oramai dilatato i suoi confini sino all’Egeo ed al Mediterraneo. La storia del contrasto tra Est ed Ovest; tra Asia ed Europa è una storia ad alterne vicende con l’ascesa e la ricaduta prima di uno poi dell’altro continente. Il modo di guerreggiare degli orientali si era perfettamente adattato alla difesa delle ampie pianure dell’Asia; ma era completamente inadatto alla conquista di territori ristretti e protetti da mura. Il sistema bellico dei Parti non possedeva l’elasticità di quello Romano che era in grado di adattarsi ad ogni circostanza e consentiva l’introduzione di sempre nuovi armamenti, era un sistema rigido che mancava di flessibilità; l’alternarsi al potere di tredici Re Arsacidi non era riuscito a rinnovarlo, qualche variazione nei dettagli; ma era sostanzialmente rimasto immutato qual’era stato sotto la guida del primo Arsace. I Romani, al contrario, sempre erano riusciti a modificarsi, pur di migliorare il loro modo di combattere, sia con nuove manovre o modificando le armi di difesa ed offesa, sia con l’apporto di nuove macchine da guerra. Controbilanciarono la tattica dei Parti “dell’ordine sciolto” dei caroselli di cavalleria e del continuo gettito di dardi aumentando essi stessi il numero dei cavalieri ricorrendo al maggiore impiego di forze ausiliarie e di frombolieri; nello stesso tempo trassero vantaggio dell’inefficienza dei Parti contro le fortificazioni e contro di loro applicarono la tecnica dell’imboscata e della ritirata in luogo protetto. Il risultato fu che, dopo una decennale esperienza, i Parti si resero finalmente conto che non avrebbero potuto costituire una seria duratura minaccia ai domini di Roma e misero da parte, per sempre, il sogno di poter conquistare l’Occidente; prese dunque avvio nello loro coscienze, un nuovo modo di concepire il futuro, non disdegnarono di diventare un popolo pacifico; dopo essere stati estremamente aggressivi a spese dei loro vicini: Bactriani, Scizi, Siro Macedoni ed Armeni ed aver occupato i loro territori, erano adesso contenti di mantenere i confini acquisiti né cercarono nuovi nemici. Il contrasto con Roma era stato generato da un contenzioso per l’influenza sui confini del Regno Armeno e la loro speranza era adesso intesa a riportare quel regno in loro soggezione. Il dolore di Orode per la perdita del figlio Pacoro fu grande ed anomalo per il poco emotivo Oriente; il Gran Re rifiutò per molti giorni il cibo ne accennava a coricarsi sino a che il suo dolore prese altra piega, immaginò che il figlio fosse tornato, immaginò di vederlo e di sentirlo e lo chiamava in continuazione e non riuscendo a rendersi conto della realtà dei fatti la sua disperazione raggiunse vette sempre più aspre. Il tempo che mitiga le pene, alla fine riportò un minimo di ragione nella mente sconvolta del Re che inizio a prendersi nuovamente cura del suo popolo, degli affari di stato e della successione. Dei trenta figli che ancora gli rimanevano non ve n’era uno cui si sentiva di nominare a succedergli, d’altro canto nessuno di loro si era in un qualche modo distinto dagli altri ed in questa “Calma piatta” convinto che a lui solo spettasse il compito di nominare un successore, benchè poco convinto, scelse il primogenito e nel dubbio la sua decisione potesse essere messa in discussione dai nobili e dai magistrati, abdicò in suo favore, così Phraate divenne, a tutti gli effetti, il nuovo sovrano. Mai scelta fu più infelice; Phraate covava gelosia verso alcuni fratelli, figli di una principessa sposata da Orode, mentre sua madre era solo una concubina, li fece uccidere e quando il vecchi Re mostrò la sua disapprovazione, al fratricidio unì anche il crimine del parricidio. Morì così Orode, figlio di Phraate 3° e tredicesiono Arsace, dopo un regno di 18, secondo altri 20 anni, che è passato alla storia come il più memorabile dei sovrani Parti essendo riuscito a portare il paese ai più alti vertici della gloria, mai prima raggiunti anche se i meriti di tanta ascesa, più che suoi personali, furono legati alla oculata selezione e scelta che aveva operato tra gli ufficiali preposti al comando dell’esercito. Ambizioni a parte, era giunto al potere dopo aver ucciso padre e fratello non si fece scrupolo di mantenerlo con il sacrificio dei suoi subalterni; unico tratto amabile del suo carattere rimane l’affezione per il figlio Pacoro che lo redime in parte dal fatto di essersi dimostrato,in più di una occasione, totalmente privo di umanità. Un pensiero corre alla nemesi storica.1 punto
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ignoro da dove provenga e quanto sia stato pagato il grosso in questione e data la rarita' che unaninemente indicate come abbastanza alta mi sentirei di valutarla ben sopra i 150 euro o no ? io non la comprerei perche' questi tagli non m'interessano, ma rara e' rara e la conservazione e' buona considerando tutto sommato anche le difficolta' nel reperirla sul mercato. comunque se a RobertoRomano piace e' la cosa che veramente conta e ha ben fatto a comprarla, saluti.1 punto
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Forse un confronto con qualche prototipo francese potrebbe essere utile. Cari saluti1 punto
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A mio modo di vedere, è soltanto un gadget che ha poco o nulla a che fare con la numismatica. Ciò non toglie che possa esserci qualcuno disposto a pagarlo più del valore reale (10 euro) anche se non penso a cifre iperboliche. Personalmente, considerato che tutto sommato l'oggetto è carino, potrei spenderci una ventina di euro, ma non di più. petronius :)1 punto
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Ricordiamo anche ai nuovi utenti ed agli amici neofiti appassionati delle Napoli che in quel periodo del fine settecento veniva denominata 20 grana equivalente ad un tari' . Espressamente il voto te lo ho dato con un mi piace. Ci sono molti utenti validi per esprimersi nelle impressioni di questo magnifico )di tipologia)di tondello. Un saluto Marco :)1 punto
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Potresti pensare di farti una Carta-Conto prepagata, di quelle che associano alla carta anche un IBAN per fare e ricevere bonifici, di solito costano poco di emissione (5-10 euro) e poi le operazioni o sono gratuite o costano ra gli 1-2 euro. La ricarichi solo quando ti serve e la gestisci on-line. Probabilmente ti costa di meno questa che non un bonifico da sportello non essedo correntista :good:1 punto
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Purtroppo viviamo in un periodo di impunità quasi assoluta, soprattutto per coloro che ci rappresentano, e non mi riferisco solo ai politici, ma anche a tutti quei dipendenti e funzionari pubblici che si nascondono dietro a scrivanie e scartoffie varie. Ovviamente non tutti sono così, ma per uno che lavora, quanti altri si imboscano? Non vorrei che la collezione Bovi facesse la fine di quella di Vittorio Emanuele III che, nonostante indagini approfondite, non si è arrivati a nessuna condanna neanche in sede civile. Lo sconforto è tanto e la convinzioni di lottare contro i mulini a vento da una metafora è diventata una triste e dura realtà. Soluzioni? Meglio non proporle...............1 punto
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Evoluzione della legenda del grano da Filippo II e Filippo III. Filippo II coniò grani con la stessa legenda al dritto e al rovescio PHILIPPVS . D .G .REX SIC. , non per errore ma per volontà. La stessa filosofia la adottò Filippo III sotto lo zecchiere Pietro del Pozzo , PHILIPP. III .D. G. REX SI , due esemplari sono presenti nel nostro catalogo http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FLC/12, Un'altra analogia tra i due coni è che manca la data. Pietro del Pozzo muore nel 1607. Le cose cambia con i grani coniati dallo zecchiere Decio Cirino, che sostituì Pietro del Pozzo. Prima cosa compare la data e le legende al dritto e al verso si diversificano con D\PHILI : III DE. GR . R\ REX . SICI . 1608. Ripeto che per me è un picciolo di Carlo II del 1668. Se notate molte monete di Carlo II primo perido cioè zecca di Messina sono riconi, personalmente penso che il grano della discussione sia un riconio di un vecchio grano, forse per qualche motivo è stato impressa solo la legenda oppure è un errore dell'incisore. Antonio1 punto
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Esistono sul mercato prodotti specifici per lavare le monete in rame, esattamente come esistono quelli per lavare quelle in argento. In entrambi i casi viene eliminata la patina senza intaccare i rilievi. Ho visto con i miei occhi professionisti del settore acquistare monete FDC ma inscurite, e rivenderle per FDC rame rossissimo dopo aver fatto un bel bagnetto nell'apposito prodotto. Inutile dire che il prezzo dopo il trattamento era lievitato e pure di parecchio. Personalmente penso che quando si vedono monete rosse senza un minimo accenno di patina bisognerebbe farsi molte domande, esattamente come spesso si fanno quando si incontrano monete in argento bianchissime senza un accenno di patina. Chi colleziona Euro sa benissimo come sia impresa improba riuscire a mantenere il rosso originale sulla placcatura dei centesimi, e sono passati appena 13 anni dall'emissione delle monete più vecchie... figuriamoci quando parliamo di monete coniate oltre 100 anni fa....1 punto
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http://www.lamoneta.it/topic/131125-5-lire-1914-quadriga-briosa-autentica-periziata/ @@Bondeno1 punto
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A mio parere, il ministro dei beni e delle attivita'culturali e del turismo dovrebbe istituire nuovi musei della numismatica (con sede nei capoluoghi di regione e denominati "Museo regionale di numismatica") dove siano collocate tutte le collezioni presenti nei musei che non espongono e che non fanno visionare le monete.Far pagare un biglietto proporzionato alle spese di gestione in maniera tale da coprirle integralmente. Tale operazione sarebbe a costo zero per lo Stato con enorme beneficio per la cultura. Ovviamente il direttore dovrebbe essere un numismatico con capacita' gestionali e manegeriali, circondato da funzionari esperti e motivati. Sembra impossibile ma e' realizzabile. Se tutti noi inviassimo una e-mail al giorno (con testo concordato) al Ministro, questi, per sfinimento, prima o poi sara' costretto a cedere.1 punto
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Mi chiamo Ciriaco Pizzecolli. Sono nato nel 1391 in una città di mare, dove da sempre gli abitanti vivono con il mare. Da qui ogni giorno arrivano e partono navi provenienti o dirette verso tutto il Mediterraneo, ed anche oltre. Sono marinai, naviganti, commercianti. E così è la mia famiglia, di commercianti e navigatori. Ricordo che già da bambino (avevo appena 8-9 anni) , mio nonno (mio padre morì che avevo 6 anni) mi portava con se nei suoi viaggi d'affari in giro per l'Italia, ed una delle mie prime mete fu Venezia. E da lì ho continuato per tutta la vita a girare, girare, girare. Spesso per via mare, ma anche talvolta via terra (un po' scomodo in vero). Appassionatomi di storia e cultura, ma non disdegnando di perseguire anche gli affari di famiglia, ho viaggiato per tutta Italia, Firenze, Roma,..... Ho fatto tappe in Dalmazia, ho visto la Grecia e moltissime sue isole. Sono stato a Cipro, in Tracia, a Costantinopoli, in Egitto, Siria, Libano. E non solo. E in diverse di queste località esistevano colonie di miei concittadini. E dovunque ho portato ed acquisito cultura, fatto affari, ma anche ho operato come ambasciatore di pace. Ed ho incontrato tante genti, anche di altissimo lignaggio, persino papi e imperatori. Non sono un Santo, anche se il mio nome è lo stesso del Patrono della mia città. Dovunque, ormai, sono conosciuto come Ciriaco d'Ancona.1 punto
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Mah per uno come me che non ha mai usato le sezioni ma sempre visitato il forum con la funzione Nuovi Contenuti (dalla mia ultima visita) non cambia praticamente nulla ma è' comunque un peccato che certe sezioni ed in particolare questa di Napoli così ben curata vadano disperse. A me questa nuova versione da un'idea di dispersione ... poi magari mi sbaglio...1 punto
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Era data per Spl/FdC e ci sta tutto! Rovescio strepitoso, fondi lucenti (o proof-like, che oggi va tanto di moda), dritto un po sottotono in paragone. Ripeto, è stata l'unica piastra che ha destato la mia attenzione a Verona di questo periodo, son tornato pure due volte a vederla. Son le foto del pennuto amico che la presentano comsì comsà :D1 punto
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