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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/02/15 in tutte le aree
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A Reggio Emilia le coniazioni iniziarono in seguito alla concessione rilasciata l’11 settembre del 1232 dall’imperatore Federico II a Nicolò Maltraversi, Vescovo di Reggio Emilia dal 1230 al 1243. Vista la crescente richiesta di moneta, nel 1233 la zecca cittadina aprì i battenti, iniziando l’emissione di moneta grossa di buon argento (860 °/00 ) e moneta piccola; il grosso aveva valore pari a 12 volte il piccolo. Tale monetazione doveva avere a riferimento la moneta circolante nelle altre città emiliane: Bologna, Parma, Ferrara (Modena seguì Reggio aprendo la propria zecca nel 1242, il grosso di Modena presentava un fino pari a 880 °/00; il grosso bolognese presentava un fino pari a 864 °/00 e peso pari a 1,4 grammi); allo scopo di salvaguardare i reciproci scambi Ferrara, Bologna, Parma e Reggio sottoscrissero un accordo che portò alla creazione nell’Emilia orientale di un’ampia area con buona omogeneità monetaria. Il verso (ex asta Varesi) il dritto I pesi del grosso reggiano riportati dal CNI presentano fluttuazioni da 1,11 a 1,41 grammi con un massimo di 1,96 grammi Il grosso di Reggio Emilia fu sempre ben accetto tanto che la sua produzione proseguì ben oltre la morte del Vescovo Nicolò Maltraversi. Reggio Emilia proporrà una nuova versione del grosso solo dal 1293 con Azzo d’Este. Ma il grosso ed il piccolo a nome del vescovo Nicolò Maltraversi furono solo le seconde “prime monete” di Reggio…..in effetti a Reggio vi fu un’altra prima emissione, attorno al 760 a nome di Desiderio, re dei longobardi. Si tratta di un tremisse conosciuto in unico esemplare coniato con caratteristiche identiche ai tremissi coniati anche a Lucca, Milano, Pavia, Piacenza, Pisa, Treviso, Vercelli e Vicenza. Resta da chiarire se questa moneta fosse il prodotto di una zecca itinerante o…? Questa moneta, oggi conservata ai civici musei di Reggio Emilia, venne rinvenuta da Flavio Tirelli, un appassionato locale, che la trovò fra le sabbie scartate da un’idrovora sul Po. il dritto il verso un saluto Mario6 punti
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Verso il 1271 Padova, in piena ascesa politica ed economica, conia la sua prima moneta. Il diritto di zecca le fu dato dall'imperatore Enrico nel 1049 (Passera L., La zecca di Padova, 2014), ma solo nella seconda metà del XIII secolo tale diritto venne sfruttato. Fu coniato un denaro, che veniva ad inserirsi nell'area monetaria della marca veronese, con le seguenti caratteristiche: D/ + . CIVITAS ., stella a sei raggi R/ + . DE PADVA ., stella a sei raggi Mistura, g 0,21 - 0,36, mm 12-14. Rif. CNI VI, 1 ss.; Passera 1 ss. Arka6 punti
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2 Euro Cent della Repubblica Italiana TAGLIO : 2 centesimo di euro STATO : Italia ANNO : 2002/... AUTORE : Luciana De Simoni, nata a Frascati il 24 Marzo 1957, si diploma, nel 1976, all'Istituto Statale d'Arte “Silvio D'Amico”, nella sezione oreficeria. Già esperta nelle tecniche fondamentali dello sbalzo, della fusione a cera persa e della costruzione del gioiello, dotata di grandi capacità creative e manuali, nel 1978 si iscrive all'Accademia di Belle Arti di Roma, sezione scultura. Sotto la guida del maestro Emilio Greco studia le tecniche del “tutto tondo”, del bassorilievo e dell'incisione calcografica. Nello stesso periodo frequenta i corsi tenuti presso la "Scuola dell'Arte della Medaglia - G. Romagnoli -" della Zecca. Nel 1982, dopo aver vinto un concorso d'incisione bandito dall’I.P.Z.S., viene assunta presso il centro filatelico, e dal 1987 si trasferisce alla sezione incisione della Zecca, dove inizia a modellare medaglie e monete. Opera sua sono: Ø le 1000 lire commemorative “Flora e Fauna da salvare” 4a serie dell'anno 1994; Ø le 500 lire per il ventennale della fondazione dell'IFAD, millesimo 1998; Ø i 2 centesimi di euro delle monete euro italiane con la Mole Antonelliana; Ø la terza serie di monete euro vaticane con l'effige di Papa Benedetto XVI con millesimo 2006 in collaborazione con Daniela Longo; Ø i 2 € commemorativi italiani del 2014, celebranti il 200º anniversario della fondazione dell'Arma dei Carabinieri. TEMA : Mole Antonelliana di Torino DATA DI EMISSIONE : 01/01/2002 MATERIALE : acciaio placcato con rame (acciaio 94,35% - rame 5,65%) DIAMETRO : 18,75 mm SPESSORE : 1,67 mm PESO : 3,306 g. CONTORNO : Liscio e con filetto centrale in incuso che divide il contorno in due parti Bordo : Leggermente alzato e piatto La faccia nazionale riporta la Mole Antonelliana di Torino fra il monogramma della Repubblica Italiana (R e I, in maiuscolo e sovrapposte) – alla sua destra –, e il millesimo con sotto il segno della Zecca di Roma (R, in maiuscolo) – alla sua sinistra; sotto la Mole e il monogramma dell'autrice, Luciana De Simoni, costituito dalle lettere in maiuscolo “L”, “D” e “S” parzialmente sovrapposte a scaletta. Intorno 12 stelle a cinque punte, rappresentanti l'Unione Europea, e divise in due gruppi da sei dall’antenna della Mole e dal monogramma dell’autrice. La Mole Antonelliana, situata a nord-est del centro storico di Torino, in Via Montebello, 20, è il simbolo della città e uno dei simboli dell'Italia e prende il nome dall'architetto progettista, Alessandro Antonelli. Con un'altezza di 167,5 metri è l'edificio più alto del centro urbano di Torino. Attualmente è sede del museo Nazionale del Cinema, aperto al pubblico nel 2000 (telefono 011 8138560 – 0118138561, Email: [email protected], [email protected], Sito web: www.museocinema.it); al piano terra, vicino all'ascensore, vi è un piccolo Museo illustrante le sue vicissitudini. La Mole Anonelliana fa parte dei “Percorsi d’arte e di cultura”: “Percorso Lilla” – Via Po, la Mole Antonelliana e la collina La storia della Mole Antonelliana incomincia nel 1862 quando la comunità ebraica di Torino, acquistato il terreno in Via Montebello (allora Contrada del Cannon d'oro) decise di edificare, per celebrare l'emancipazione concessa loro da Carlo Alberto, una Sinagoga con scuola annessa. Il progetto fu affidato all'architetto Alessandro Antonelli. Era prevista una costruzione a cupola alta 47 metri. Nel 1863 iniziarono i lavori, e nel frattempo era stato modificato, dallo stesso architetto, il progetto portandone l'altezza a 113 metri; sarebbe stata la Sinagoga più grande d'Italia e più alta d'Europa! Tali modifiche e i conseguenti allungamenti dei tempi di costruzione e aumento dei costi, non furono graditi alla comunità ebraica che nel 1869, per mancanza di fondi, fece quindi terminare i lavori con un tetto piatto provvisorio a circa 70 metri di altezza. Sin dalla sua costruzione, l'opera ebbe problemi strutturali che lo stesso Alessandro Antonelli, in pieno avanzamento lavori, risolse ricorrendo a un intelligente sistema di accorgimenti tecnici (catene di contenimento, tiranti in ferro e intreccio di archi in mattoni). Nel 1873 il Comune di Torino rilevò la struttura realizzata, concedendo un terreno nel quartiere San Salvario alla comunità ebrea, delusa dalle varie vicissitudini e dai costi aggiuntivi, per costruirvi la sinagoga, e si fece carico dei costi di ultimazione dell’edificio, per dedicarlo al Re d'Italia Vittorio Emanuele II. Alessandro Antonelli, riprese i lavori, ma sostenendo che così come era stata progettata non era degna del Re convinse il Consiglio Comunale di Torino ad approvare le modifiche che portarono la costruzione prima a 146 metri, poi a 153 e infine, a 167,5 metri, prevedendo di fissare sulla punta della guglia un genio alato; per la sua grandiosità fu chiamata Mole. Il terremoto del 23 febbraio 1887: danneggiando vari fabbricati di Torino sottoponeva l'edificio in costruzione ad un severo collaudo e alle relative modifiche di consolidamento; Antonelli lavorò a tale edificio fino alla morte, avvenuta nel 1888, rendendo leggendaria una rudimentale ascensore azionata da una carrucola che portava il vecchio architetto su per verificare personalmente lo stato dei lavori. I lavori di raggiungimento dei 163 metri furono diretti dal figlio, Costanzo Antonelli, e dal suo allievo, Crescentino Caselli. La Mole venne inaugurata il 10 aprile 1889, con la posa sulla guglia di una statua, color oro, raffigurante un genio alato con una stella sulla testa, che i torinesi identificarono con un "angelo", e portò l'altezza complessiva a 167,5 metri. La fabbrica della Mole era durata 26 anni! La Mole divenne la sede del Museo del Risorgimento. L’11 agosto del 1904 una tempesta abbatté il genio alato; la statua rimase prodigiosamente in bilico sul terrazzino sottostante per cui non si distrusse; è visibile all'interno della. Al posto del genio alato, l'anno dopo fu posta una stella a cinque punte di circa quattro metri di diametro, ad opera dell'ingegnere capo dei lavori pubblici del Comune di Torino, Ernesto Ghiotti. Fra il 1905 e il 1908 l'architetto Annibale Rigotti eseguì le decorazioni all'interno. Dal 1931 e nel corso dei successivi anni, per sorreggere la volta, su progetto degli ingegneri Pozzo, Gilberti e Albenga, fu necessario predisporre dei rinforzi in calcestruzzo armato a tutto l'edificio, coprendo parte dell'originale muro in mattoni e le varie decorazioni. Nel 1938 il Museo del Risorgimento fu trasferito a Palazzo Carignano e la Mole divenne sede di mostre estemporanee. Nel tardo pomeriggio del 23 maggio del 1953, preceduto da una tempesta di sabbia, un temporale violentissimo investe Torino, provocando cinque vittime; e, alle ore 19:25, una violentissima raffica di vento fece spezzare e precipitare gli ultimi 47 metri della guglia, sgretolandosi in un cumulo di macerie, nel piccolo giardino sottostante della sede RAI, senza provocare danni alle persone. I lavori di ricostruzione della guglia della Mole furono si protrassero dal 1955 al 1960: lo scheletro non fu più in sola muratura, ma in armatura metallica rivestita di pietra e la nuova stella sempre dal diametro di circa 4 metri e di colora in oro fu costruita tridimensionale, a 12 punte; l'altezza (comprensiva di stella) fu riportata 167,5 metri. L’inaugurazione fu celebrata il 31 gennaio del 1961, in concomitanza alle cerimonie per l'anniversario dei cento anni dell'Unità d'Italia. Nel 1964 fu progettato e costruito il primo ascensore per turisti per giungere fino al Tempietto, dal quale si gode una eccezionale vista panoramica sui quattro punti cardinali. Per motivi di sicurezza fu chiuso l'accesso alle scalette a zig-zag per salire dentro la guglia e, qualche decennio dopo, furono altresì installate delle sbarre di protezione al balcone del Tempietto per evitare incidenti o tentativi di suicidio. Nel 1987, terminarono i nuovi lavori di ristrutturazione dell'edificio e fu costruito un secondo ascensore, che fu attivo fino al 1996, quando la Mole venne ripensata come una sede permanente del Museo Nazionale del Cinema. Dal 1998, in occasione del rifacimento dell'illuminazione esterna e della nascita della manifestazione “Luci d'Artista”, sul fianco della cupola si può vedere un'installazione di Mario Merz, “Il volo dei numeri”, con l'inizio della serie matematica numerica di Fibonacci, che s'innalza verso il cielo. Durante gli eventi, di sera, si illumina di rosso. Dopo 4 anni di chiusura per ristrutturazione, necessari sia per rinnovare l'ascensore che per eliminare parte degli archi di sostegno in cemento, nel 2000 la Mole diventò la sede permanente del Museo Nazionale del Cinema. L'attuale ascensore panoramico, in vetro e acciaio, gestito dal GTT ed entrato in funzione nel luglio del 2000, è sollevato da 4 funi in acciaio che scorrono su guide che garantiscono l'assenza di oscillazioni durante la risalita. La corsa della cabina si compie in circa 1 minuto, alla velocità di circa 1,5 m/s (5,4 km/h); si arriva al Tempietto (primo livello terrazzato), a 85 metri, da dove, particolarmente nelle giornate con cielo limpido, si gode un magnifico panorama mozzafiato che abbraccia tutta la città, incorniciata dalle vette alpine. Nel 2011, in occasione del centocinquantenario dell'Unità d'Italia, fu posto, tutt'intorno, immediatamente sopra il Tempietto, un tricolore italiano illuminato, progettato da Italo Lupi, Ico Migliore e Mara Servettoche, e costituito da tre quadrati verde-bianco-rosso asimmetrici; il tricolore è stato rimosso nel 2013.4 punti
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Ecco il mio contributo: Zecca di Piacenza PIACENTINO ANTICO (1140-1162) Si tratta della prima emissione dell’età comunale da parte della zecca di Piacenza. Rispetto ai successivi mezzani, riconducibili alla medesima tipologia, si differenzia per lo stile dei caratteri (assai più “arcaici”), per il peso (che dovrebbe essere di circa 1,0 – 1,1 grammi) e per il titolo in argento (sicuramente superiore a 500 millesimi). Sono a conoscenza di soli 4 esemplari (uno al British Museum di Londra e 3 in due collezioni private).4 punti
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44° CONVEGNO NUMISMATICO FILATELICO DI PARMA VENERDI' 20 MARZO DALLE 14:00 ALLE 18:00 SABATO 21 MARZO DALLE 9:00 ALLE 18:00 HOTEL PARMA E CONGRESSI VIA EMILIA OVEST 281/A L'Hotel si trova a circa 4 Km dal casello autostradale. Per raggiungere l'hotel uscire a Parma Ovest e imboccare la Via Emilia in direzione Pontetaro/Parma. Lasciatevi alle spalle il paese Pontetaro, una volta passato il ponte sul fiume Taro proseguite sempre sulla via Emilia per 2 Km e troverete l'Hotel sulla sinistra.3 punti
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Cari amici proseguendo nella galleria numismatica savoiarda del lunedì, mi piace oggi condividere con Voi la sorella minore del 100 lire postato una settimana or sono. L'esemplare da 50 lire qui fotografato, come al solito con i risultati che vedete, pur coniato in 414 esemplari, è considerato un R4 rispetto alla classificazione R3 vantata dal pezzo maggiore. Probabilmente dipende dal numero di esemplari in circolazione, che è sempre stato assai limitato. Questa moneta è di relativamente recente acquisizione (2007) ed è periziata Bassani in FDC. Presenta i soliti minimi inevitabili graffietti nei campi (quasi impossibile trovarne una senza) ma i rilievi sono al 97-100%. Si tratta della variante oro rosso, e dalla foto si percepisce chiaramente l'elevata percentuale di rame rispetto agli esemplari in oro giallo. Non so dire quale delle due sia più rara, certamente il loro valore commerciale è sostanzialmente simile. Trovo questa serie, di sole tre date, un trittico affascinante e non facile da reperire in eccellente conservazione. Un saluto a tutti e alla prossima! min_ver3 punti
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Nella visita mattutina assieme ad altri utenti del forum presso il MNR ho fotografato (finalmente) quello che viene definito come uno stampo per realizzare falsi coronati. Quello che a mio avviso colpisce, al di là del metodo, è l'accuratezza dell'incisione. In diversi (@@eliodoro @@adolfos )abbiamo potuto constatare l'abilità del falsario. Lo "stampo" si presenta formato da due placche metalliche (presumibilmente bronzo o lega di rame) con due perni per il bloccaggio delle stesse posti agli angoli opposti per una migliore chiusura. Vi è poi uno "scivolo" su entrambe le placche da dove veniva versato il metallo fuso e, sulla placca con la croce, due ulteriori "canali" presumibilmente creati come sfiatatoi per la fuoriuscita dell'aria. La moneta da falsificare è del tipo privo di sigle ed è stata riprodotta nei minimi particolari. Si possono infatti osservare i cosiddetti "punti di compasso", la rigatura della croce, la cordonatura sul bordo e del cerchio che delimita il campo con la legenda, l'interpunzione etc. Insomma un bel lavoro. Sarebbe stato interessante osservare il prodotto finale venuto fuori da questo stampo che, a guardarlo, sembrerebbe aver lavorato. Ovviamente sarebbe stato tradito dal fatto di essere stato prodotto per fusione, ma magari nel “mucchio”, riusciva a passare inosservato. Sperando di aver fatto cosa gradita.3 punti
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___________________ 1871 Spagna Amedeo I° (1845-1890) 5 Pesetas - Argento .9003 punti
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Le prime tre foto vi mostrano una bilancia originale dell'epoca, nell'ultima delle tre potete leggere in didascalia la classificazione delle monete esposte nella teca. Nell'ultima una bella "manciata" di assi . A dopo, Giò3 punti
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Posto qualche foto intanto: Foto 1 - Ecco il nutrito Gruppo fuori del Museo, mancavano ancora Andreacgs e fidanzata, indico i nomi/nick che conosco, alcuni non li ricordo...da sinistra: Punkettoman - Fedafa - Adolfos - Ramossen - Flipper - Brenda - Max - Mattia - Fjorald- AndreaImperatore - Ric70 e Giorgio - In basso da destra: Patrizia - Stefano - ? - Dino - Valerio - Umberto - Eliodoro. Ci hanno raggiunti in seguito Cristianaprilia e Franco Obetto con un suo amico. Foto 2 - Un gruppetto davanti alle teche Foto 3 e 4- Che ne dite di queste?3 punti
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l'ultimo acquisto credo si inserisca bene in questa discussione. ducatone di Filippo IIII 1622. modulo eccezionalmente largo e rotondo per questa tipologia sempre tagliata ai bordi. non è spl ma il rovescio è un R3 Crippa 73 punti
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I Celti non sono un solo vero popolo, ma un insieme di popoli e genti. Prendi ad esempio la denominazione barbari (termine di coniazione greca "Barbaroi" cioè coloro che balbettano), essa è un contenitore per raggruppare varie genti che hanno in comune ben poche cose, se non il ruolo che la storiografia gli ha affidato (essere una causa dell'estinzione dell'Impero Romanorum) e forse lo stesso sviluppo tecnologico-militare (scusate la grossolana semplificazione....). Con il termine Celti insomma si vuole raggruppare un insieme di popoli che occupa un'area vasta che parte dalle isole britanniche, attraversa l'Europa centrale, i Balcani e arriva fino al centro dell'Anatolia (grosso modo). Quindi quando si parla di Celti (termine coniato anch'esso dai Greci: "Keltoi" ) è come quando si parla dei Barbari (Vandali, Ostrogoti, Visigoti, Unni,....ma chi fra loro?), si individua solo un gruppo di etnie non un popolo ben preciso. (Si dovrebbe comunque aggiungere che le denominazioni e le ripartizioni che possediamo su questi popoli sono essenzialmente di derivazione latina, quindi non possiamo sempre essere sicuri che le cose fossero realmente tali e quali come ci sono state trasmesse dalle fonti). Se parliamo ad esempio del territorio italiano, si dovrebbero avere lepopolazioni celtiche di: Insubri, Boii, Cenomani, Libui, Senoni, (altri ancora)...NON I VENETI CHE SECONDO GLI ATTUALI STUDI SONO UN GRUPPO A SE STANTE, mentre la loro monetazione è anch'essa facente parte delle dracme padane. Se ci spostiamo invece nell'area danubiana-pannonia abbiamo ancora i Boii (gli stessi stanziati in Italia?), Eravisci, Cotini, Herculianensi, Scordisci...Se vai in Francia, Germania,..... ne troverai ancora tanti altri. Si hanno così tante popolazioni che è giustamente necessario essere più precisi. E' per questo che @g.aulisio ti chiede quale popolo?3 punti
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Secondo Angelo Finetti, con il quale concordo pienamente (ma non solo io), la prima moneta emessa dal Senato Romano fu il provisino a titolatura Pietro II di Vico, Prefetto di Roma dal 1186. Lo studioso giunse a questa conclusione basandosi su un’attenta critica storica del periodo e un’analisi di ordine stilistico del tipo. E’ una fedele imitazione del denaro di Provins di Enrico II del quale mantiene la Y fra due mezzelune rovesciate, numero e forma dei denti del pettine, simboli agli angoli della croce, modulo, taglio dei caratteri epigrafici. D\ PETRVS DEI GRATIA croce patente: 1° bisante, 2° omega, 3° alfa, 4° bisante R\ PREFECTVS . VRBIS pettine a 12 denti dritti sormontato da Y fra due mezzelune. Diam. mm. 19,5; peso g 0,97; tondello circolare Chiedo scusa, non posto l’immagine per il semplice fatto che ne esiste un unico esemplare noto della ex collezione Muntoni (poi lotto n° 31 dell’Asta della ditta Montenapoleone di Milano 1 Marzo 1984) e non è più rintracciabile. Tutto ciò è importante perché la datazione proposta revisiona la letteratura trascorsa. Cari saluti e complimenti per la discussione ;)3 punti
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Ed alla fine ce l'hai fatta a raggiungerci e ne siamo stati contentissimi. Speriamo che la prossima volta tu abbia un pochino più di tempo da passare con noi, ci farebbe molto piacere... Ne approfitto per salutare gli amici che sono dovuti andar via prima che io uscissi dal Museo, è stata una bella giornata, mi è dispiaciuto dover andar via ma è stato meglio non rischiare di restare bloccati per il ghiaccio sulla strada, anche se il tempo alla fine era migliorato moltissimo. Un saluto particolare a Franco Obetto che finalmente son riuscita ad incontrare e che spero di rivedere prestissimo . Purtroppo qualcuno non è potuto venire per problemi sopraggiunti all'ultimo minuto ma ci saranno altre occasioni, state tranquilli, ho già in mente diverse visite che potremo effettuare prossimamente, ne parleremo più in là. Domani scaricherò le foto e poi le posterò, così potrete vedere anche voi qualche bella moneta. Ciao, Giò :)3 punti
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Per festeggiare la riunificazione delle zecche medievali d'Italia in un'unica sezione temporale, ho pensato di far partire una discussione che coinvolga tutti. L'idea è questa: postare e spiegare la prima moneta coniata nelle varie zecche. Per le zecche già esistenti in epoca romana, varrebbe la prima moneta di epoca medievale. Alla fine, credo, potremmo avere una bella sequenza di monete... Arka2 punti
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Io mi offro volontario. Non c'è problema. Solo chiedo che tra tutti mi si dia una mano a riepilogare (anche via MP) le emissioni non realizzate (poi mi preoccuperò di realizzare la scheda delle monete "fantasma"). Chiedo solo pazienza perché, purtroppo, i problemi che mi hanno impedito di contribuire attivamente alla generazione delle schede per le monete non sono ancora risolti :( A suo tempo mi auguravo che nel giro di qualche settimana avrei potuto dedicarmi a dare il mio contributo alla causa, ma sono questioni che esulano dalla mia volontà. Chiedo scusa e un po' di comprensione a tutti. Grazie2 punti
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Buonasera a tutti, voglio ringraziare Giovanna e tutti gli amici che erano presenti ieri al museo nazionale romano per la bellissima giornata trascorsa insieme; qui sulla moneta.it non mi vedete spesso ma sono iscritto anche io da molto tempo e faccio sempre tesoro delle vostre interessantissime discussioni. Cercherò di essere più partecipe anche io e di contribuire col gruppo "numismatica a roma" a programmare ed organizzare altri eventi come quello di ieri dove poter fare nuove amicizie e condividere la nostra stupenda passione. Abbiamo visto tante monete eccezionali e ho avuto anche il piacere di conoscere un mio compaesano, punkettoman! grazie a tutti di cuore!2 punti
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con l'80% della doratura (SPL-FDC) lo si paga 100/120 all'incirca con il 90% della doratura, fino a 180 euro tra il 90 e 95% della doratura (solo la gamba è appena appena toccata) dai 200 ai 250 euro più del 95% della doratura è un P.A.R. (attenzione alle dorature rifatte)2 punti
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AG1 (about good): la moneta non è identificabile se non tramite ipotesi su peso, dimensioni e rilievi superstiti AG2/3 (about good): la moneta è decisamente usurata e rimangono solo i rilievi maggiori, ampie zone di legende e rilievi sono completamente assenti discreto (classe del D): G4-6 (good): moneta piuttosto usurata, alcuni rilievi e dettagli sono completamente inintelligibili, le forme dei disegni si capiscono ma senza poter individuarne i dettagli bello (classe del B): VG8-10 (very good): moneta usurata, in cui però alcuni dettagli rimangono discernibili; le legende sono comunque leggibili, il rilievo del bordo è completamente apprezzabile molto bello (classe dell'MB): F12-15 (fine): la maggioranza dei dettagli è usurata alcuni dettagli minuti sono comunque visibili nelle zone meno in rilievo bellissimo (classe del BB): VF20 (very fine): dettagli e bordo evidenti ma i rilievi maggiori si sono persi con l'usura VF25 (very fine): conservazione leggermente superiore alla precedente in cui circa il 60% dei dettagli risulta apprezzabile VF30 (very fine): conservazione leggermente superiore alla precedente in cui circa il 75% dei dettagli risulta apprezzabile VF35 (very fine): conservazione leggermente superiore alla precedente in cui circa l'80% dei dettagli risulta apprezzabile splendido (classe dell'SPL): EF40 o XF40 (extremely fine): circa il 90% dei dettagli originali è pienamente apprezzabile EF45 o XF45 (extremely fine): circa il 95% dei dettagli originali è pienamente apprezzabile AU50 (about uncirculated o almost uncirculated): dal 50 al 100% della superficie della moneta ha perso la lucentezza e la freschezza originarie. Tracce di usura sono visibili ad occhio nudo sui rilievi più alti. AU53 (about uncirculated o almost uncirculated): tracce di usura sui rilievi maggiori, dal 50 al 75% della superficie presenta segni di contatto o attrito AU55 (about uncirculated o almost uncirculated o anche choiche AU): leggerissime tracce di usura sui rilievi più alti, la lucentezza e la freschezza originale della moneta può presentarsi quasi completamente ma è assente nei rilievi maggiori AU58 (about uncirculated o almost uncirculated o anche borderline BU): le tracce di usura sui rilievi maggiori sono apprezzabili esclusivamente sotto una inclinazione di luce radente. La lucentezza originale della moneta è assente in meno del 10% della superficie della moneta. fior di conio (classe dell'FDC), spesso viene indicato genericamente con BU (brilliant uncirculated) ma questa è una denominazione generica, la gradazione precisa è quella che segue: MS60-63 (mint state): moneta non circolata che non presenta la minima traccia di usura ma che può però presentare graffietti microscopici o segni di contatto. Anche tracce di pulizia e minimi segni di ossidazione sono ammessi. MS64-65 (mint state): moneta non circolata che non presenta la minima traccia di usura e che presenta solo radi graffietti microscopici o segni di contatto. MS66-68 (mint state): moneta che non solo non ha mai circolato e presenta pochi segni di contatto o imperfezioni ma è caratterizzata da una eccezionale perfezione di conio MS69 (mint state): moneta che presenta solo lievi segni in meno dell'1% della superficie e non apprezzabili ad occhio nudo e caratterizzata da una eccezionale perfezione di conio MS70 (mint state): anche ad un ingrandimento di 5× non presenta la benché minima traccia di segni di contatto o graffi ed è caratterizzata da una eccezionale perfezione di conio2 punti
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In attesa di altri contributi, due parole su Firenze, dove l'inizio delle coniazioni è riferibile, secondo la bibliografia moderna, al fiorino d'argento, con la prima tipologia, che notoriamente si distingue dalle altre per il nimbo liscio del Santo. Pare che questa emissione fosse legata ad accordi specifici tra le zecche toscane in relazione a peso e forma. Secondo alcune cronache, tuttavia, già Carlo Magno avrebbe battuto una moneta a Firenze con la sua zecca itinerante; la moneta in questione è nota in un unico esemplare, che, secondo molti, desta forti dubbi di genuinità, ma la cui falsità non risulta affatto comprovata. Non potendo pubblicare la foto della moneta, coperta ovviamente dal copyright, posto il link di un articolo, uscito su "Il Tondello" in cui quel pezzo è stato studiato insieme alle relative cronache. https://www.academia.edu/5010401/UN_DENARO_D_ARGENTO_PER_FIRENZE_._Quando_arriv%C3%B2_la_Carovana_di_Carlo_Magno2 punti
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Per fortuna che ci ha pensato Giovanna a fare le foto alle monete, se contavate su quelle che ho fatto io stavate freschi! Una tragedia !!! :cray: Per il resto una bellissima mattinata in compagnia di tanti amici vecchi e nuovi e che spero di rivedere al più presto2 punti
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Mi auguro che la ragione della bocciatura sia il tema, ossia la celebrazione di una battaglia. In ogni caso ritengo inopportuno ricordare qualcosa che ha procurato sofferenza e morte. A differenza di recenti celebrazioni riguardanti la grande guerra, che potevano essere interpretate con l'intento di "non dimenticare", questa avrebbe celebrato unicamente la vittoria della cruenta battaglia per la conquista del Ducato di Milano, ossia, IMHO, nulla che valga la pena di ricordare. Mi permetto inoltre di aggiungere che al posto di questa moneta comunque ne verrà emessa un'altra (non pensavate mica che avrebbero avuto pietà di noi, vero ???) il cui tema sarà annunciato prossimamente.2 punti
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L'amico Giorgio Aldrighetti, estensore delle note che hai riportato, è un attento conoscitore di araldica ecclesiastica e un bravo divulgatore. É giusto ciò che tu menzioni, anche a proposito del capo patriarcale di Venezia presente nello stemma del cardinal Sarto prima, e di Pio X poi. Un capo che lui ovviamente mise nello stemma quando fu nominato patriarca del capoluogo lagunare, quindi prima di diventare papa. L'"anomalia", se così possiamo definirla, è che mantenne il capo patriarcale di Venezia anche quando divenne pontefice dell'intiera cristianità. Di sicuro, sul cofanetto c'è lo stemma con triregno e chiavi che lui usò come Pio X, e non come cardinal Sarto.2 punti
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ecco la mia preferita, non necessariamente un pezzo da 90..,ma e' la moneta che mi ha fatto "ri" scoprire la numismatica un annetto fa...e quindi dal valore per me non calcolabile...2 punti
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Dopo una pausa di alcuni anni, rieccomi con un mio contributo. Austria 20 kreuzer, 1870 Prometto che è l'ultimo 20 kreuzer che posto Per il 1871 cambio genere2 punti
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Io saro' uno di quelli che fara' dopo 20 anni nuovamente questa raccolta... La spesa per l'intera opera leggo dai vostri commenti che si aggira sui 700 euro... questo tra due anni... quanti di voi, domani, mentre io comprero' la prima uscita, acquisteranno una moneta da 700 euro o monete di questo valore di spesa?? Per me vuol dire un euro al giorno... Non e' un investimento questa raccolta... Per me farla vuol dire ricordi, emozioni, cuorisita' di scoprire se ci sia qualcosa di nuovo, ripassare geografia, ecc... :) condividero' settimanalmente con delle foto la raccolta... A domani con la prima uscita. Saluti Rocco2 punti
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"....stai a vedere che anche in altri posti cominciano a rispettare il collezionista?" Sarebbe però anche il momento che fosse il collezionista a farsi rispettare....innanzitutto aprendo gli occhi ed accorgendosi di cosa sta accadendo intorno a lui. Grazie alle attuali tecnologie, basta molto poco per tenersi informati e per selezionare meglio sia le monete che si vedono in giro che coloro che le propongono. Se poi invece si preferisce far finta di nulla e tenersi le fette di prosciutto sugli occhi, e continuare a pensare (come scrive luigi78...e sottoscrivo), che "capita", che "ritirare mezza asta è un atto di onestà", o altre amenità del genere.....allora come si dice...."chi è causa del suo mal"....ecc. ecc. Se affrontiamo l'argomento "falsi" senza ipocrisie e senza partire dal presupposto che la segnalazione di un lotto come irregolare è unicamente funzionale allo "sputt...nto" di un concorrente, forse potremo anche raggiungere quella che è la vera finalità da perseguire e cioè quella di espellere dal mercato delle monete autentiche tutto quel "ciarpame" che si infiltra con sempre maggiore invasività. Attenzione anche a non delegittimare quei pochi veri esperti che possono permettersi di esprimere dei giudizi tecnici sulle monete, perché una volta ridotti al silenzio costoro, non rimarrà altro che affidarsi al proprio istinto o a Gesù bambino. La qual cosa, considerando il numero elevato di lotti che vengono ritirati anche solo a seguito dei rumors che riecheggiano dal Forum, dovrebbe dare molto da pensare. M.2 punti
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Bello spunto anche questo, ci vorrebbe però poi un po' di partecipazione....lascio stare Milano questa volta e mi concentro su Pavia, presumo, vista la sezione, che debba iniziare da Carlo Magno ( anche se non mi dispiacerebbe cimentarmi anche su Desiderio sempre per Pavia....),lascio stare anche il il tremisse stellato CNI1 e parto col denaro pesante di Carlo Magno, che poi ritroviamo anche a Milano e Treviso. E' il tipo monogramma e nome della città in cerchio che ha un peso circa sul 1,70 gr. Coniazioni che furono sicuramente abbondanti per il numero importante di conii conosciuti con un articolato sistema di identificazioni basato essenzialmente sulla presenza di globetti e simboli nella leggenda del rovescio. Il tipo che posto è la variante col +PAPI . A ed è tratto da " Le monete di Pavia dalla riforma monetaria di Carlo Magno alla seconda metà del XIII secolo " " di Mario Limido e Giorgio Fusconi, è il denaro n.1 ed è quello che è presente nella Collezione Brambilla presso il Museo Civico di Pavia, nell'immagine c'è il confronto col disegno fatto dal Kunz come riportato nel libro di Camillo Brambilla " " Le monete di Pavia ", libro del 1887. Spero in una buona partecipazione di tutti nel nome della divulgazione, in questo caso sicuramente lo è e rappresenta il giusto tributo che dobbiamo dare alla figura di Camillo Brambilla, grande collezionista, insigne studioso, grande e virtuoso donatore che tanto ha dato alla numismatica pavese e italiana e che è giusto ogni tanto ricordare come esempio a tutti noi.2 punti
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Parto io con una "micro-zecca", a cui però mi sono dedicato e continuo a dedicarmi con grandissimo interesse: quella di Volterra. La storia della sua prima moneta medievale è veramente molto molto interessante, e altrettanto complessa. Sul tema mi sono espresso una volta, in un articolo di circa un lustro fa, sull'ultimo numero di Cronaca Numismatica, con i limiti dell'inesperienza di chi si è appena affacciato allo studio di una monetazione, e prima di me Ermanno Winsemann Falghera in un articolo di matrice locale, oltre ad altri autori come Cicali o Finetti in modo meno "monografico", all'interno di più ampie trattazioni. La moneta è il denaro Volterrano, che nasce come imitazione del più diffuso lucensis. Lo scopo di un'imitazione è sempre molto chiaro: ricalcare le caratteristiche grafo-pondometriche con lo scopo di facilitarne l'ingresso e la circolazione sul mercato, come di fatto dovette accadere, sulla base di diversi rtrovamenti, tra i quali, a naso, ricordo quelli di Rocca S. Silvestro e Rocchette Pannocchieschi. Già Lisini, e prima ancora Rossi, sollevarono il problema relativo a questi denari, che, tuttavia, trovava in quell'epoca soli riscontri documentali, anche a causa dello stato, in quegli anni, degli studi sugli imitativi del lucensis. Questa situazione portò alcuni studiosi di fine Ottocento ad ipotizzare che quei denari altro non fossero che moneta di conto. Nell'articolo di Winsemann-Falghera, questi riporta le note relative alla visione di tutti i documenti allora noti (siamo negli anni Ottanta) a riguardo del devaro volterrano, delineando una datazione successiva al diploma imperiale del 1189, non riuscendo ad individuare quei documenti relativi agli ultimi anni Settanta di quel secolo, sui quali altri autori avevano basalto tesi su di una apertura autonoma della zecca. La moneta volterrana è dunque, senza molti motivi di dubbio, coniata nel periodo immediatamente successivo al diploma: in un documento del 1194, Enrico VI vietava ai Fiorentini di accettare nel loro distretto monetam vulterrani episcopi; leggiamo infatti: “Ceterum precipimus vobis ut monetam Fulterrani episcopi in civitate vestra et districtu vestro nec recipiatis aliquatenus nec recipi permittatis, quia nos prorsus eam deletam habemus et cassatam”. Dunque, pur trovandoci a constatare la sostanziale infondatezza documentale su cui, ad oggi, si baserebbe la teoria di una zecca pre-concessione, dobbiamo invece riconoscere l'esistenza di una moneta nei primi anni Novanta del XII secolo. Il denaro indicato da Winsemann-Falghera non pare veramente essere attribuibile a volterra, e sembra, al contrario, un comunissimo denaro lucchese enriciano; quel denaro, che lui donò insieme ad una nutrita collezione di rarissime monete medievali ad una istituzione cittadina, risulta oggi perduto, come il resto di quella raccolta, e questo ne impedisce anche un'analisi più precisa, a fronte della foto pubblicata in quell'articolo che non appare perfettamente leggibile. Al contrario, diversi denari da ritrovamento presentano, all'interno della C di LUCA un trattino orizzontale sufficiente a trasformare il genitivo in VVLT, trasformando la C in T. di questi denari, solo 7 me ne sono noti in collezioni private, di cui uno ne ho faticosamente reperito per la mia personale, che vi posto qui sotto. Per una mappatura dei ritrovamenti, rimando alla tesi di laurea di Cecilia Pucci, che ha affrontato proprio il tema dell'archeo-numismatica in quel periodo. Chiedo cortesemente ai lettori di non utilizzare in altra sede questa immagine, perchè vorrei pubblicarla (spero presto) su uno studio più ampio sulla monetazione volterrana. Qui vi metto anche la sintesi grafica della moneta, che è anche particolare rispetto alle altre che ho visto per l'evoluzione della T, che si trasforma da una semplice C con il tratto ad una vera e propria T, evidenziando gli estremi del semicerchio ed attribuendo una forma più spigolosa. Un caro saluto a tutti, Magdi2 punti
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È una discussione da alimentare con foto. Ecco una mia selezione ;)2 punti
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Allora chiudiamo proprio qui, invece, visto che sei il primo ad ammettere che stai puntando a pubblicizzare una vendita. La discussione viene posta all'attenzione dello staff per un'eventuale riapertura, ma non credo proprio sia il caso. @@incuso2 punti
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Un saluto a tutti. Vorrei condividere con voi questo gioiellino, il famoso scudo “unità d’Italia”. Personalmente attribuisco a questa moneta una importanza storica e simbolica superiore a qualsiasi altra moneta del regno (compresi i celeberrimi “mostri sacri” 5 lire del 1901 e 50 lire del 1864, al di là della loro rarità e valore commerciale, ovviamente ;) )… e sono davvero onorato di custodirla :) Certo essa non brilla per originalità o per particolari pregi artistici (al pari di tutta la monetazione ottocentesca dei Savoia prima del Re numismatico), tuttavia fa tipologia a sé, e la stessa effigie del sovrano, un tantino (forse troppo) austera peraltro, è un unicum rispetto ai notissimi ritratti più bonari (collo lungo e collo corto) della monetazione di VEII, ante e post unità. Fu coniata dalla zecca di Firenze tra il 21 marzo ed il 13 aprile 1861, quindi a ridosso della data cruciale del 17 marzo 1861 (che segna la nascita ufficiale dell’Italia unitaria), e comunque prima del decreto ufficiale che autorizzava l’emissione della monetazione ordinaria. Fu anche l’ultima importante emissione di questa gloriosa zecca, dalle grandi tradizioni, prima di venire chiusa di lì a pochi anni. Oltre all’importanza legata alla sequenza cronologica dell’emissione, fu anche la prima moneta a riportare l’insieme completo di attributi, titoli e riferimenti del nuovo corso: le lire vengono definite “lire italiane”, Vittorio Emanuele II viene appellato “Re d’Italia”, e, oltre alla zecca e al millesimo, viene chiaramente indicato questo storico mese di “marzo” ). Quindi è la prima moneta commemorativa (in tempo reale :P) dell’Unità d’Italia. Per tutte queste singolari ragioni e coincidenze viene abbastanza facile dire che questa è la moneta più importante di tutto il Regno d’Italia (almeno io la penso così). E lo dico da una posizione ipercritica verso le modalità estremamente discutibili adottate dai Savoia (e dai loro noti “consulenti”) per realizzare l’unità. Tuttavia, da un mix di cose anche molto malfatte (che sono alla radice di tanti mali perduranti nel presente), è nato un bene indiscusso, ovvero il nostro paese (bellissimo, straordinario… anche se oggi purtroppo in crisi d’identità) nella sua configurazione territoriale (+/-) attuale. Scusate il commento forse OT. E’ una moneta emessa in 21472 esemplari, che circolò normalmente insieme alla grande massa di scudi dell’epoca. Tant’è che i rari pezzi oggi disponibili sono di norma in conservazione mediamente bassa. Le conservazioni alte, o altissime come quella di questo esemplare, sono davvero rare. Le foto fortunatamente non sono mie oo), e, anche se fatte benissimo, ci sta “a fagiolo” la solita frase: “dal vivo è molto più bella”… e scusatemi se mi sono dilungato un po’ troppo con queste note :D1 punto
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Per me rimane un bel BB ... per questo tondello è già un'impresa trovarlo in queste condizioni...Moneta sicuramente vissuta ma ancora apprezzabile!! Saluti1 punto
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molto, molto lontana dal FDC...! ha subito il solito lavaggio.. uno SPL è la sua conservazione1 punto
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Ovviamente ognuno ha un suo parametro e una sua scelta sulle monete. In tutta sincerità, se dopo un po' che la cercavi hai preso questa, e sei contento ben per te. Però io avrei preso qualcosa di meglio senza spendere una follia. Come già detto ognuno mette un suo budget di spesa. In effetti l'assenza del numero sarebbe da guardare: è mancante per un'occlusione del conio o è stata abrasa? Dalla foto non si riesce a capire.1 punto
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@@gennydbmoney @@francesco77 @@dareios it Che informazione avete su questi ? hanno la forma più o meno di un 10 centesimi di euro. Grazie1 punto
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Ciao, anche qua dalla foto si capisce pochino. Se il seriale é C13 come mi sembra di leggere si va dai 70 ai 150. Se in vero FDS anche 3-400 ma non mi sembra il caso qui. Essenzialmente dipende da quante pieghe ci sono (o peggio se sono strappetti) e da com'é messa la carta. Senza una foto più grande (magari usa un sito di upload di foto, tipo tinypic) o meglio ancora in controluce purtroppo non posso sbilanciarmi di più.1 punto
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Hahahaha grazie mille @@renato, per le foto ho fatto del mio meglio con mio figlio in agguato che voleva quel "soldino" per andare sul cavalluccio :blum:. Si purtroppo molti, forse troppi hanno sto viziaccio di lavare le monete ma per fortuna, almeno in questo caso non l'hanno lucidata graffiandola. E' già a riposo sul velluto, col tempo si ripatinerà.1 punto
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TAGLIO : 1 Cent STATO : Austria TEMA : Genziana MATERIALE : acciaio (94,35) placcato con rame (5,65%) DIAMETRO : 16,25 mm SPESSORE : 1,670 mm PESO : 2,30 gr. CONTORNO : Liscio ZECCA : Vienna Come anche per i 5 cent e 2 cent, l’Austria ha deciso per il centesimo di raffigurare un fiore , in questo caso una genziana . I simboli sono stati selezionati da una commissione nazionale di esperti attraverso un sondaggio pubblico. L’autore è l’artista Joseph Kaiser. Anche questa, come le altre 2 monete di taglio più piccolo richiama il rispetto per l’ambiente e il ruolo svolto dall’Austria nell’elaborazione di una politica ambientale comunitaria. Anche in questa moneta, come negli altri 7 tagli è raffigurata araldicamente la bandiera austriaca. Andiamo a dare qualche cenno sulla genziana : Questo genere si trova un po' ovunque nell'habitat alpino delle regioni temperate dell'Europa, dell'Asia e del continente americano. Alcune specie si trovano anche nell'Africa nord-occidentale, nell'Australia orientale ed in Nuova Zelanda. Sul versante italiano delle Alpi sono presenti diverse specie, che fioriscono durante l'estate. Sono quasi tutte "specie protette". Alcune specie si ritrovano anche sugli Appennini. Si tratta di piante annuali, biennali e perenni. Alcune sono sempreverdi, altre no. La disposizione delle foglie è opposta. Sono anche presenti foglie che formano una rosetta basale. I fiori sono a forma di imbuto; il colore è più comunemente azzurro o blu scuro, ma può variare dal bianco, avorio e giallo al rosso. Le specie col fiore di colore blu predominano nell'emisfero settentrionale, quelle col fiore rosso sulle Ande; le specie a fiore bianco sono più rare, ma più frequenti in Nuova Zelanda. Questi fiori sono più frequentemente pentameri, cioè hanno una corolla formata da 5 petali, e generalmente 5 sepali o 4-7 in alcune specie. Lo stilo è abbastanza corto oppure assente. La corolla presenta delle pieghe (pliche) tra un petalo e l'altro. L'ovario è quasi sempre sessile e presenta nettarii. Le genziane crescono su terreni acidi o neutri, ricchi di humus e ben drenati; si possono trovare in luoghi pienamente o parzialmente soleggiati. Sono utilizzate frequentemente nei giardini rocciosi. Secondo quanto afferma Plinio il Vecchio, questo genere di piante prese il nome di genziana dopo che Genzio (180-168 a.C.), re dell'Illiria, affermò di averne scoperto le proprietà curative. Molte specie , sarebbero infatti usate come piante medicinali, e le loro radici sono usate per la preparazione di liquori tonici. La genziana è inoltre utilizzata come aromatizzante, ad esempio negli amari o in bibite analcoliche. Inoltre, in molte zone, la sua raccolta è stata proibita dalla legge, in quanto specie protetta.1 punto
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Ho ricevuto anch'io le monete giovedì scorso, e posso confermare che le parti color oro sono piuttosto opache; in compenso i riflessi viola non si limitano solo alle parti di contatto tra i due colori (dalle foto forse un po' si vede, anche se non rendono). Una bella moneta, anche se personalmente preferivo un bicromatismo un po' più "moderato", come l'anno scorso (colori così diversi forse fanno un po' a pugni).1 punto
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Aggiungo qualche altra info sull'evento : 1) L'ingresso all'Assemblea delle ore 10 della Società Numismatica Italiana è libero per tutti, ovviamente chi non è iscritto non può però votare 2) Le conferenze a oggi ufficiali sono : " I Segni - Pane e vino in 500 anni di tessere di beneficenza " di LEOPOLDO POZZI " Donum Dei - Politica e carestia per una serie speciale del 1593 " di ALESSANDRO TOFFANIN "I frutti della terra nella monetazione antica " di GIANFRANCO PITTINI " Tabula alimentaria " di GIANLUIGI LAMPERI seguiranno aggiornamenti e aggiunte nel tempo. 3) Sul tema della conferenza di Leopoldo Pozzi sulle tessere verrà predisposta una esposizione delle stesse in loco 4) I tempi in particolare per chi arriverà dall'Assemblea della SNI sono ristretti essendoci poi le Conferenze alle ore 14 ma sicuramente fisseremo in tarda mattinata un meeting - point per gli utenti del forum per la conoscenza, per un caffè insieme e per chi volesse un veloce spuntino, l'aspetto conviviale in questi eventi è sempre secondo me essenziale e fondamentale per il forum ma anche per tutta la numismatica......1 punto
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Vi posto questa moneta che ne pensate,non è rara ma si puo mettere in collezione1 punto
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