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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/11/15 in tutte le aree

  1. Mi sono chiesto: ma cos’è successo nel 1554 per far decidere al doge di Genova di coniare una moneta tanto diversa dal solito? Dati di fatto: Era da 13 anni soltanto che a Genova si coniavano monete con la data in un solo nominale: lo scudo d’oro, solo successivamente furono battute le altre monete con la data, mentre per gli altri nominali continuavano le emissioni con i vecchi coni senza data. Venezia era in crisi, per la perdita d’importanza delle rotte mediterranee a favore delle nuove vie commerciali apertesi dopo la scoperta dell’America e circondata dalle potenze europee (la Spagna nel Ducato di Milano, gli Asburgo a Nord e l’impero ottomano a Oriente oltre a essere spesso in contrasto con lo Stato della Chiesa). In quel contesto Genova pensò di coniare una moneta copiando l’iconografia veneziana con N. S. Gesù che porge il vessillo al Doge. L’unico grande avvenimento che può aver determinato quella scelta fu la perdita della Corsica, nel settembre 1553, da parte ribelli còrsi sostenuti dai francesi e dal pirata Draghut che, per l’occasione, si era accordato direttamente con il re di Francia (quando i pirati militano dalla parte dei re diventano stimati gentiluomini, infatti Enrico II il 6 giugno 1553 scrive al pirata: “Magnifico signore Draghut Bey”, oltre ad esprimere la stima per la sua “lunga esperienza e valore”, Sua Maestà gli comunica di aver ordinato al barone La Garde di favorirlo e assisterlo perché faccia “bon et grand boutain” -buono e grande bottino- e conclude supplicando il “Creatore Magnifico Signore, perché lo abbia nella Sua Santissima guardia”). Per i genovesi lo sgomento fu grande, la Corsica era strategicamente troppo importante per vederla in mano ai francesi, ma non solo per i genovesi, infatti Carlo V mette a disposizione la sua armata; il duca di Firenze Cosimo e e il governatore di Milano mettono a disposizione cavalli e fanti e anche Andrea Doria (che aveva 87 anni) in quell’occasione aprì finalmente e generosamente i cordoni della borsa dando il buon esempio ai ricchi e meno ricchi genovesi concorrendo a dotare la Repubblica dei mezzi necessari alla riconquista. Ed ecco che ricevuto solennemente in cattedrale lo stendardo della Repubblica dal Doge, il 10 novembre 1553, Andrea Doria parte al comando di 36 galee e 15 navi. Con la pace firmata a Cateau Cambrésis nel 1559 tra Spagna e Francia, la Corsica verrà riconfermata a Genova consentendo al moderato Giorgio Doria di trovare un punto di convergenza e pacificazione tra i còrsi ormai soli, senza aiuti e persino discordi tra loro. Secondo me questo avvenimento ha determinato l’emissione di questa moneta. Ecco i tre tipi: il primo coniato con data 1554, il secondo con data 1554, 1557 e 1558 e il terzo con data 1561 e 1563. PS x @@dabbene se ritieni di aggiungere questo post a quello bellissimo: “tra iconografia, sogno e araldica” potrebbe anche essere che magari…riparte
    4 punti
  2. Un 1904CnH 20-centavos dalla zecca messicana a Culiacan. Colpito nella lega da lungo-tempo (risalente ai tempi degli spagnoli) d'argento .903, questa moneta—e monetazione messicana intera—si trovava sull'orlo del grande cambiamento. Queste sono le ultime monete di questa denominazione coniata a Culiacán, che avrebbe chiuso nel 1905. Nel 1905, troppo—anche se vecchio stile monete continuerebbe per parte dell'anno—autorità di emissione di monete messicane cambierebbe da "REPUBLICA MEXICANA" a "ESTADOS UNIDOS MEXICANOS." La composizione del 20-centavo presto cambierebbe, rifiutando di .800 d'argento, con una riduzione di peso dal 5,41 g di questo 1904CnH 20-centavo al 5,00g del 1905. (I nuovi tipi, naturalmente, deriverebbero da una riforma della monetazione che comprendeva una sostanziale riduzione nel contenuto di oro del peso.) L'interazione tra le denominazioni 20- e 25-cent/centavo nel Nord America è stato un marasma di chi attraversa le tradizioni storiche, percezioni pubbliche e governative, esigenze e attitudini. Il 20-centavo Messico, anche se autorizzati nel 1892, è rimasto uncoined fino a quando ha cominciato a sostituire 25-centavo nel 1898. Quando finalmente comparvero, tuttavia, ha preso la radice immediata, e due successivi tentativi di ristabilire la moneta 25-centavo (nel 1950-53 e 1964-66) erano infruttuosi. Oggi, anche se raramente circola, 20-centavo rimane la scelta del Messico. :) v. ------------------------------------------------------ A 1904CnH 20-centavos from the Mexican mint at Culiacan. Struck in the long-time alloy (dating from the days of the Spanish) of .903 silver, this coin—and Mexican coinage as a whole—stood on the brink of major change. These are the last coins of this denomination coined at Culiacan, which would close in 1905. In 1905, too—although old style coins would continue for part of the year—the issuing authority of Mexican coins would change from “REPUBLICA MEXICANA” to “ESTADOS UNIDOS MEXICANOS.” The composition of the 20-centavo would soon change, declining to .800 silver, with a reduction in weight from the 5.41g of this 1904CnH 20-centavo to the 5.00g of 1905. (The new types would, of course, result from a coinage reform that included a substantial reduction in the peso’s gold content.) The interplay between the 20- and 25-cent/centavo denominations in North America has been a welter of crisscrossing historical traditions, public and governmental perceptions, needs and attitudes. Mexico’s 20-centavo, although authorized in 1892, remained uncoined until it began to replace the 25-centavo in 1898. When it did finally appear, however, it took immediate root, and two later attempts to reestablish the 25-centavo coin (in 1950-53 and 1964-66) were unsuccessful. Today, although it rarely circulates, the 20-centavo remains Mexico’s choice. :) v.
    4 punti
  3. La più comune della serie, ma a volte freschezza e lustro ti fanno innamorare di certi esemplari, anche se ne hai già in collezione! Renato
    3 punti
  4. Perché è una emissione privata, non potremmo nemmeno chiamarle "tokens" una volta che erano vendute al prezzo di un dollaro pur avendo le dimensioni e peso del mezzo dollaro. La raccolta fondi era destinata per sostenere Cuba per la lotta per l'indipendenza di fine '800, era rivolta a persone che se lo potevano permettere perché un dollaro all'epoca era una bella cifretta, in buona sostanza si donava mezzo dollaro una volta che il souvenir conteneva argento per 50 cent. (il Peso cubano ufficiale con la stessa iconografia pesa il doppio). Non so a quanto veniva venduta per sostenere la causa quella in bronzo con lo stesso valore nominale, e come veniva utilizzata successivamente, forse @@villa66 è più informato. Sono state "accettate" per la spendita è vero, ma non è questo che le fa diventare delle vere e proprie monete. Saranno sicuramente rare, ricercate dai collezionisti, interessanti e con una storia da raccontare, ma nulla hanno a che vedere con una emissione ufficiale.
    3 punti
  5. I Souvernir Peso furono coniati per sovvenzionare la guerra di indipendenza cubana. Fu una coniazione speciale, a mo' di gettone/commemorativa. Se non ricordo male l'idea venne dal mezzo dollaro commemorativo americano per Colombo. MM
    3 punti
  6. Buon giorno a tutti gli amici delle "straniere". Volevo condividere con voi questo bel monetone acquistato oggi a Montichiari. Grazie a chi vorra' esprimere un parere. Ciao
    2 punti
  7. Quando il lustro "spacca" !! :blum: Trovare tanta freschezza il esemplare del '33, non capita molto spesso. Solo nei '31 IX è molto comune. Ci sarà poi una ragione? Renato
    2 punti
  8. In un'altra discussione ( http://www.lamoneta.it/topic/136637-decargiro-ma-quanto-valeva-davvero/page-3#entry1559708) è emerso il concetto di valroe nominale e intrinseco della moneta metallica nel Mondo antico. Postom qui questa discussione per non incasinarte l'altra. Il valore nominale (o facciale) è quello attribuito dalla Stato, generalmente con una legge specifica, ad una moneta. Il valore intrinseco è quello corrispondente al valore del metallo che la costituisce. Quindi se la moneta pesa 1 g ed è d'oro, in linea dio massima il valore intrinseco corrisponde a quello di un grammo d'oro. Solo in linea di massima, perché in realtà nella determinazione del valore intyinseco dobbiamo tener conto di vari fattori: a) il valore del metallo con cui è realizzata (che rappresenta il fattore assolutamente predominante) b) il costo di fabbricazione della moneta (energia per fondere il metallo, perdita di fusione, costo del lavoro) che è proporzionalmente maggiore nelle monete di piccola dimensione e di valore modesto c) il costo di distribizione, che corrisponde al margine di guadagno che lo Stato concede ai nummularii e in generali ai soggetti cambisti che la immettono sul mercato Il valore intrinseco effettivo è dato da a + b + c Se lo Stato desse alla moneta un valore nominale inferiore all'intrinseco, ci rimetterebbe nella fabbricazione della moneta Se, invece, lo Stato assegna alla moneta un valore nominale superiore all'intrinseco, allora il valore della moneta diventa fiduciario. Una certa fiduciarietà nella moneta antica ci fu certamente: fin tanto che non oltrepassa certi limiti, il mercato lo tollera. Ma se li oltrepassa, allora il mercato rifiuta la moneta e fa suoi altri strumenti di scambio: ad esempio, il baratto. Nel caso dell'oro e dell'argento, il grado di fiduciarietà era basso e comunque era esattamente lo stesso per tutti i nominali. Nel caso del bronzo, potrebbe in determinate occasioni non essere stato così. Soprattutto nel basso impero, si nota che i diversi nominali non sempere guardano tra loro una proporzione evidente, per esempio essere 2 o 4 volte quello minore. In questo caso, è possibile che al nominale maggiore sia stata data una maggiore fiduciarietà di quello minore, ovvero che abbia un valore nominale superiore a quello intrinseco. Ovviamente è allo Stato che conviene fare questo, ed è conveniente farlo soprattutto con i nominali dal valore e peso più elevato. Ma la cosa non è così semplice e, soprattutto, la fiduciarietà non deve essere troppo diversa tra i vari nominali. Supponiamo che la più piccola moneta di bronzo pesi 1 g (chiamiamola AE4) e che il suo valore corrisponda all'intrinseco. Se parallelamente lo Stato produce una moneta maggiore (AE2) che pesa 5 g e alla quale attribuisce un valore di 10 AE4 succederebbe immediatamente che tutti cercherebbero di cambiare gli AE2 con AE4, poiché in cambio di ogni AE2 otterrebbero 10 g di bronzo che potrebbero rivendere ai commercianti di metalli (importantissimi nel mondo antico) a 1,5 AE2, con un guadagno del 50% e a loro volta i commercianti di metalli fonderebbero. Se succedesse questo, lo Stato avrebbe una sola misura possibile: ritirare immediatamente gli AE2 dal mercato ma, soprattutto, proibire per legge il cambio degli AE2 con AE4: ma l'applicazione di questa legge sarebbe impossibile da controllare. Dunque la fiduciarietà si può dare, ma dev'essere proporzionata tra tutti i nominali, anche se sarà comunque maggiore sui nominali di maggior valore. Quanta fiduciarietà ammette il mercato? Dipende dalla fiducia che il mercato nutre nello Stato. Il Regno vandalo conobbe un momento di grande ricchezza e ad esso corrispose una moneta, le due serie civiche, dove la fiduciarietà era molto elevata. Anastasio, un grande imperatore che di economia ne capiva davvero, realizzò una prima riforma creando il follis fiduciario con le sue frazioni: ma esagerò nella fiduciarietà, tanto che pochi anni più tardi dovette riformare la sua riforma raddoppiando il peso del follis (mantenendone invariato il valore nominale o facciale). Un fattore che crea fiducia nel mercato e, quindi, consente di aumentare il livello di fiduciarietà della moneta, è la garanzia che essa possa in qualunque momento essere convertita in una moneta di maggior valore o in metallo fine senza perdita. Le banconote, massimo esempio di fiduciarietà, un tempo recavano la scritta "convertibili in oro". Nel Mondo antico lo Stato riuscì a dare fiduciarietà alla moneta, senza esporsi al rischio che tutti i cittadini pretendessero immediatamente convertirla in oro, agendo su due aspetti: a) creando una unità di base (per esempio un AE4) dal valore facciale equivalente all'intrinseco (e quindi non fiduciaria) b) stabilendo per legge la convertibilità del AE4 in oro sulla base del suo valore facciale (ma non dei multipli del AE4) In questo modo se non si esagerava nella fiduciarietà, ovvero se si manteneva una certa proporzione tra valore facciale e valore intrinseco dei moduli di maggior valore (AE3 e AE4) il sistema funzionava senza scosse.
    2 punti
  9. Concordo moneta rappresentativa e affascinante, purtroppo non ho ancora trovato l' esemplare che mi ha conquistato. I due esemplari presentati da @@dabbene e @@giancarlone sono di buonissima conservazione, speriamo in futuro di trovare la moneta giusta............. La fine del '400 fino alla fine della dominazione degli Sforza è il periodo più bello delle coniazioni, con rappresentate molte imprese e quindi molto rappresentativa per il ducato di Milano. Particolare di una fontana all' interno del Castello Sforzesco di Milano, cinque imprese e sotto il Biscione. Anche per questo motivo sono le monete più ricercate, quindi di difficile reperimento, dai collezionisti milanesi e non solo.
    2 punti
  10. Altra BISSONA, speriamo che si aggiungano altri collezionisti o studiosi di questa zecca
    2 punti
  11. Fantastica, secondo me si va verso il qFDC
    2 punti
  12. A chi fosse appassionato a questa monetazione, sperando di fare cosa gradita, comunico che ho caricato in internet un mio recentissimo contributo sull’argomento già pubblicato in cartaceo su Panorama Numismatico, Aprile 2015. Quando ho scelto la struttura razionale con cui trattare il tema numismatico ero consapevole che probabilmente sarei andato incontro a qualche mugugno. In effetti, a molti, il lavoro potrà apparire semplicistico nei suoi contenuti; in realtà essi sono soltanto descritti schematicamente e in estrema sintesi. Il lavoro è indirizzato verso un pubblico già smaliziato e propone quesiti e spunti che offrono opportunità di approfondimento e critica. Ciò non toglie che l’articolo rappresenta un primissimo tentativo di riflessione riguardo a un argomento mai trattato in letteratura e che esige, quindi, prossimi studi da parte di chi ha i mezzi e “gambe” per farlo. Nel frattempo vi dovete accontentare del mio breve e modesto lavoro. Cari saluti https://www.academia.edu/11868540/AL_DI_LA_DEL_PROVISINO_Le_emissioni_aggiunte_di_denari_piccoli_della_zecca_senatoriale_romana
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  13. Salve, Volevo un parere su questa moneta che è stata appena aggiudicata sul noto sito.. In particolar modo volevo sapere se la conservazione è sul FDC....come era specificato nella descrizione e se il prezzo pagato dal vincitore è corretto, infatti è stata aggiudicata a € 66,00 Mi risulta che questa moneta è anche una rara...se non erro.. Che conservazione dareste ad essa?
    1 punto
  14. Massenzio e’ uno degli Imperatori , anche se non fu mai riconosciuto come tale , al quale la Storia antica , quella scritta dai contemporanei , non ha reso giustizia o almeno una parvenza di obiettivita’ storica , anzi e’ stato descritto dalla parte avversa come un feroce tiranno , della peggiore specie ; naturalmente come sempre avveniva , tali giudizi furono postumi alla morte e senza alcun dubbio nocque alla memoria di Massenzio la sua “fede” negli antichi Dei di Roma non avendo compreso l’ importanza dei tempi e delle tendenze religiose che cambiavano , mutazioni che al contrario l’ opportunista Costantino seppe fare sue cambiando drasticamente il mondo romano quando dopo la morte di Licinio , rimase unico Imperatore . Comunque il tema del post non e’ quello prettamente religioso e morale di Massenzio , che lo oppose al nascente astro Costantino , per chi volesse approfondire questo argomento basta leggere le opere di Lattanzio , di Nazario , di Prudenzio e sopra tutto di Eusebio , tutti scrittori cristiani quindi di “parte” e accusatori di Massenzio colpevole di ogni infamia sia in ambito civile che religioso ; tranne il solo Lattanzio quando sembra di affermare che Massenzio non fu un persecutore di Cristiani o che comunque pose fine alle persecuzioni ed anzi permise loro di praticare i loro culti sia alla Chiesa romana che a quella di Cartagine . Massenzio fu in pratica l’ ultimo Imperatore che visse da Romano antico , era convinto pagano e onorava il culto della Dea Roma , delle origini di Roma e di Marte in particolare , una cui base di marmo esiste ancora oggi davanti alla Chiesa di Sant’ Adriano nel Foro Romano , l’ antica Curia del Senato , che tra altre frasi dice : “ Marti invicto patri et aeternae urbis suae conditoribus dominus noster Imp Maxentius p.f. invictus Aug ……” base dedicata a Massenzio da Furium Octavianum “virum clarissimum curatorem aedium sacrarum” ; capi’ anche , primo tra gli Imperatori dichiaratamente pagani , che la politica delle persecuzioni era fallimentare e prese la via della tolleranza , anche Eusebio , suo acerrimo accusatore , riconobbe a Massenzio almeno questo merito . Notevolissima fu l’ attivita’ edilizia di Massenzio , specialmente se rapportata alla brevita’ del suo imperio , una delle opere piu’ famose e giunte fino a noi , e’ la grande Basilica sulla Via Sacra , ricostrui’ il Tempio di Venere e Roma , costrui la immensa Villa sulla Via Appia composta da un Palazzo , da un Circo e da un Mausoleo di famiglia , che forse contenne le sole ceneri del solo Romolo , il figlio morto ancora giovane ; fu un manutentore di Strade , moltissime arterie viarie riportano il suo nome inciso sui cippi e colonne miliarie . Quasi tutte le monete emesse da Massenzio , dei Follis o minimi di Follis , riportano come iconografia la sua fede religiosa pagana e il suo spirito di “Conservatore” delle tradizioni antiche romane , sono monete numerosissime e normalmente comuni ma stilisticamente belle , abbastanza monotone come legende dei rovesci , ma cariche di questo significato tradizionale antico , quasi a voler inculcare nei sudditi il ricordo delle origini e delle divinita’ di Roma ; tipici esempi monetali sono i Dioscuri della zecca di Ostia , con o senza la Lupa che allatta Romolo e Remo circondati dalla scritta Aeternitas Aug N , oppure la lunga serie emessa dalle varie zecche di Aquileia , Roma e Ticinum con al rovescio un Tempio con la Dea Roma , da sola o con Massenzio a cui la Dea Roma offre il Globo , oppure il Tempio con la Vittoria e la Dea Roma , tutte circondate dalla scritta Conserv urb suae , o Conservatores urb suae . Concludendo , Massenzio fu l’ ultimo imperatore di un mondo religiosamente in via di cambiamento definitivo , tento’ con metodi che oggi definiremo “mediatici” , tramite l’ edilizia e principalmente della monetazione , di rinverdire nei sudditi il ricordo dei vecchi Dei e delle antiche origini di Roma , ma fu travolto , oltre che dal Tevere , dal nuovo astro di Costantino e dalla nuova Religione ormai incuneatasi profondamente nel mondo romano e portatrice di nuove speranze per l’ umanita’ .
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  15. Il marmo e' bellissimo! :)
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  16. Anch'io uso i vassoi Leuchtturm, sono una bomba.
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  17. @@contemax67 no , non è plausibile , è stata spazzolata maldestramente e le foto lo fanno notare .
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  18. @@contemax67 Se le foto sono del venditore sono pessime e questo mi fa pensare che si voglia nascondere qualcosa. Al limite potrebbe essere anche qfdc ma anche spl, poi mi pare con il bordo largo e un qfdc del 26 a bordo largo e' abbastanza caro. Poi dipende tutto da quanto ti chiede. Ciao
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  19. Prego Vincè...... http://nomisma.bidinside.com/it/auc/19/asta-numismatica-52/1/
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  20. @@nando12..... beh!... il 50 lire del '40 .. non so quale sia ma degli altri due.......se ne hai anche in MB ... qualche euro sono pronto a darteli>....! :crazy: :pleasantry:
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  21. @@Alex-Vee, veramente molto bella, complimenti, concordo con il qFDC.
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  22. Grazie 1000 per til tuo parere Daniel! Molto gentile :hi: Il venditore che me l'ha ceduta la valutava qFDC
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  23. Che moneta stupenda, penso che siamo sullo SPL/FDC o qFDC come conservazione. Oltre quel colpetto a me sembra perfetta. Per il prezzo non azzardo cifre perché non conosco :) moneta stupenda!!
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  24. Buona giornata Daniele O bella! Questa moneta non la conoscevo (mi riferisco a quella con il doge inginocchiato davanti a Cristo e che impugna il vessilo ..... ducato? testone? ducatone?); poco male per il sottoscritto che ha tutto da imparate, ma è sorprendente che nemmano il Gamberini di Scàrfea l'abbia annoverata tra le imitazioni delle monete veneziane nel suo volume "Le imitazioni e le contraffazioni monetarie nel Mondo" parte III° Venezia. :pardon: Eppure l'iconografia adottata è palesemente "veneziana". Peraltro, gran bella moneta. saluti luciano
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  25. Qui ci potrebbero stare tante riflessioni, sia da parte di appassionati di Genova, ma direi anche di Venezia, vista l'assonanza con le monete....( @@417sonia....e altri ) ma può interessare molto anche gli amici corsi ( @@jagd.....e altri ) certo le monete sono iconograficamente di impatto e di rottura ......si vuole fare un cambiamento forte e dare un segnale .....
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  26. Si si si .... ja ja ja ... E' proprio un piccolo di Gorizia. Al D/ vi è la rosa a 6 petali e la leg. è +:h:COMES: , nella tua monetina riusciamo a leggere bene +:h:CO .......... Al R/ vi è il leone e la legenda +GORICIE , nella tua moneta (la foto non è ben ruotata per cui non si vede bene il leone) leggiamo ...ORICI .... La h ci dice che è stata coniata da un Enrico. Vediamo quale. Lorenzo Passera, ne "Le emissioni dei conti di Gorizia. Una nuova proposta cronologica" la attribuisce ad Enrico II (1304-1323). Pag. 339 , n. 11. Credo abbia sicuramente ragione. Nel CNI VI a pag. 61, n.4, viene attribuita ad Enrico IV (1385-1454); questa attribuzione verrà ripresa da altri autori, e anche nel Biaggi (n.993) vediamo che viene attribuita ad Enrico IV. (A questo proposito c'è da notare che nel testo di L. Passera c'è un piccolo errore. a pag. 339 cita Enrico III parlando dell'attribuzione del CNI, mentre nella nota 101 a pag. 318 viene citato correttamente Enrico IV).
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  27. Il mio interesse verso il recondito significato del termine "imperator" è nato durante lo studio per la stesura di un Corpus dedicato all'emissione di Cneo Domizio Calvino a Osca, nel 39 a.C. (RRC 532/1). Si vede chiaramente che egli portava il titolo di Consul Iterum Imperator. Bisogna sapere che Calvino divenne console per la seconda volta nel 40 a.C., garzie al sostegno di Ottaviano (era stato console per la prima volta nel 53 a.C., un anno molto travagliato, con l'incarico iniziato solo a luglio e con disordini fomentati dai due capipopolo P. Clodio Pulcro e T. Annio Milone). Nell'anno successivo, nel 39 a.C., non era più console, ma fu inviato come governatore, con grado proconsolare, in Hispania, ove rimase fino al 36 a.C. Già nel primo anno del suo governo provinciale, verosimilmente in estate, aveva scatenato una guerra contro i Cerretani, gli ultimi hispani che ancora non si erano totalmente sottomessi ai Romani e che occupavano monti e valli al centro di Pirenei (vicino all'attuale Andorra). Evidentemente Calvino aveva intenzione di assicurarsi il completo controllo dei passaggi anche attraverso la zona centrale dei Pirenei verso la Gallia, anche se da tempo ormai esistevano tranquille vie di comunicazione sui due lati costieri (atlantico e mediterraneo). Per la verità tali passaggi non avevano costituito un serio problema per le truppe romane e già al tempo di Sertorio i Romani vi passavano, dietro qualche tributo alle locali tribù. Fu una guerra relativamente facile e di breve durata, grosso modo un anno. L'ipotesi prevalente era che solo dopo le prime vittorie e uccisioni di ribelli cerretani (c'è anche una letteratura per cui in certi casi l'acclamazione imperatoriale veniva concessa solo dopo l'uccisione di un certo numero di nemici, da 5.000 a 10.000) Calvino era stato acclamato imperator dalle sue truppe (mancano comunque testimonianze scritte in tale senso). In tale caso la produzione di tali denari, per la verità non molto abbondante e di breve durata (ho riconosciuto solo 18 conii sia del D sia del R sicuramente autentici, con frequenti incroci di conio), sarebbe servita per pagare solo uno dei tre stipendia annuali (ed erano in attività due legioni), forse quello di settembre, essendo forse sufficiente il numerario circolante e conquistato con la guerra per i resto della paga delle truppe. Si nota come Calvino abbia fatto riferimento al suo secondo consolato, che però a rigore era dell'anno precedente. Come proconsole e generale di due legioni romane aveva sicuramente l'imperium e mi chiedevo se lui avesse apposto il titolo di IMPerator già all'inizio della campagna militare, con una produzione soprattutto propagandistica e magari destinata già alla prima o meglio seconda rata dello stipendium (non dimentichiamo che normalmente lo stipendio annuale di un legionario, che allora ammontava a 225 denari, veniva pagato in tre rate: a Gennaio, Maggio e Settembre). Appare in questo caso ovvio che il buon esito della breve campagna militare ha reso poi superfluo continuare la produzione del denario a proprio nome, essendo più economico urilizzare il denaro reso disponibile da conquiste e sequestri. Calvino riuscì a raccogliere sufficiente oro per poi tornare a Roma e celebrarvi il trionfo nel 17 maggio 36 a.C., rinunciando anche alla coronarium aurum (corona d'oro, messa a disposizione da Roma stessa) e poi procedere al costoso restauro, in marmo bianco, della Regia, che era danneggiata da un precedente incendio, confermando il suo stretto legame con la casta sacerdotale dei Pontefices.
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  28. Rispettabile la tua opinione , ma stare alla larga dalle antiche ..........Non capisco uno che colleziona antiche , come fa ad innamorarsi di monete deturpate come queste. Ma neanche se li regalano ! La cosa migliore e ignorarle e non indugiare ad acquistare monete senza di questi problemi , costeranno qualcosa in più , anziché in un anno comprarne due , se ne compra una. Almeno io la penso cosi.
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  29. Veramente si parla di una moneta che non è mai stata vista fino ad oggi, ma solo descritta, quidi un autore, Mariano Sollai ha definito questa moneta inesistente e da considerarsi comunque un falso, quindi non so se presente come falso nel libro sul Cigoi, comunque sarebbe interessante poter sapere se magari è catalogata anche questa presunta moneta tra i falsi.
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  30. Aggiungo, sopra le anime del purgatorio è rappresentato il calice con l'Eucarestia sopra le nubi (SS. Sacramento). Ciao Borgho.
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  31. parlando di monete, si può adoperare l'aggettivo "stratosferica"? sono un semplice amatore, perciò, me ne assumo la responsabilità, via. :D un saluto.
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  32. Ciao a tutti. Interessante e stimolante discussione, su un argomento certo relativamente poco studiato, e comunque poco noto in Italia Per quanto uno sfavillante campanilismo mi potrebbe portare a bollare come "Genovese" qualunque oggetto metallico pseudotondeggiante, di oscura attribuzione, proveniente al di là del Capo d'Otranto ( :-) ), tenderei ad escludere che i nostri amici Genovesi abbiano imitato i soldini veneti nelle isole dell'Egeo, per tutta una serie di considerazioni. Come già faceva notare Papadopoli, i soldini, come i grossi, erano ripresi "in partibus Slavonie". Malloy-Preston-Seltman ne attribuiscono naturalmente alcuni anche alla Grecia Franca, dove i piissimi manigoldi del tempo hanno prodotto le ben più note inenarrabili schifezze caratterizzate da tornesi di pastafrolla e torneselli di stile altrettanto "Alien". Tecnicamente parlando, beninteso :) Un saluto a tutti
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  33. Posso già iniziare ad anticiparti che a parer mio è una medaglia di produzione centro Italia della fine del '600 con san Michele Arcangelo e le anime del purgatorio.
    1 punto
  34. @@417sonia Buona sera Luciano, Nella Rivista italiana de numismatica e scienze affini. Anno 23, 1910 c'è un bell'articolo di Paul Bordeaux Intitolato "Les Sequins Vénitiens contremarqués de caractères arabes" che descrive molto bene gli zecchini contromarcati ed indica che nella collezione di Sua Maestà erano presenti: Da Ponte, Donato, Pesaro, Dom. Contarini, Luigi Contarini, Cornaro. Quindi non l'Alvise Contarini.
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  35. Si sono aggiunti i vostri dati, qualche altro lo trovato da altre fonti, proviamo a fare il punto della situazione: Abbiamo dunque i seguenti pesi medi: nummo centennionale (Salvs Reipvblicae): 1,15 g decargiro ridotto: 2,00 g ("ridotto" perché non è provato che valesse metà decargiro, contraddicendo quindi una mia affermazione iniziale) decargiro: 4,95 g Il rapporto di peso tra i tre nominali risulta essere: 1:1,75:4,3 Un rapporto di valore fiduciario nei nominali maggiori, ci puo' stare, purché sia limitato. Se,ad esempio, il decargiro valesse 10 nummi, sarebbe un ottimo affare fondere 10 nummi, cioè 11,5 g, e fabbricare 2 decargiri. Per la stessa ragione non mi convince che il decargiro ridotto fosse un mezzo decargiro. A questo punto, ma solamente quale ipotesi di lavoro, avanzerei questa: che il rapporto di valore tra i tre nominali fosse pari a 1:2:5. Cosa ne pensate?
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  36. bello il 5 ДИНАРА. (100 ° anniversario della dinastia) :good:
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  37. Le mezze piastre non riportano i tre gigli sulla palla de'Medici nello stemma. :) L'esemplare di @togliluca è in conservazione eccezionale perchè dopo il 1986 vennero fuori da Napoli molti esemplari eccezionali sia del III che IV tipo datati 1845 e 1846 ma fino a quel momento le mezze piastre sopracitate erano considerate rarissime. Ecco ad esempio una testimonianza di una quarantina di anni fa. http://ilportaledelsud.org/bcnn1969.pdf
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  38. Norvegia. L'unione con Shweds.Oscar II (1829 — 1907). 2 KRONOR. Il Regno Di Serbia. Petar I Karađorđević (1844 — 1921). 2 ПАРЕ. 2 ДИНАРА. 5 ДИНАРА. (100 ° anniversario della dinastia)
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  39. Si certamente... Al liceo scientifico dove andavo io in ogni aula sia della sede sia della succursale era presente un computer e un proiettore, d'altronde con l introduzione del registro elettronico è necessaria la presenza del computer in ogni aula
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  40. Bellissimo tema, ricco di molte sfacettature. per esempio: L'architettura romana nelle immagini dei medi e grandi bronzi neroniani.
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  41. Ciao Iaco, anche io quest'anno ho la maturità ed anche io voglio portare la numismatica come argomento centrale, le mie monete sono preunitarie ma anche nel mio caso si tratta di collegare periodi storico-culturali non studiati quest'anno (il periodo preunitario è programma di quarto come dovrebbe esserlo il romanticismo). Il periodo su cui sto incentrando la mia collezione va dal 1735 (Carlo III di Borbone) al 1860 (Francesco II delle Due Sicilie), è abbastanza ampio e mi consente di collegarmi a tutte le materie (se proprio vogliamo esagerare potrei collegarmi anche con l'educazione fisica) Ares, non so Iaco ma io frequento un ITIS e c'è giusto qualche materia più complicata da collegare come informatica o sistemi informatici ma ho pensato di aggirare il problema portando un progettino: un database* con le mie monete (possibilmente gestito tramite pagina web) @@matteo95 toglimi una curiosità, il computer te l'ha fornito la scuola? *non una faciloneria fatta con access ma un database interamente scritto da me in SQL e gestito tramite pagina web con il linguaggio PHP
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  42. Se intendete che il denaro di Sebastiano Ziani contiene il 931/1000, ehm non siete tanto fuori, più o meno del 350% in più rispetto alla realtà . Secondo analisi chimiche in genere molto affidabili (da Papadopoli in poi) i denaretti dello Ziani contengono c. il 270/1000 di argento. Credo che questo 'lieve' errore sia determinato da un lato dalla difficoltà di misurare il volume esatto di una moneta di forma curva con spessore variabile, e dall'altro e dal peso specifico di argento e rame c. 10,5 e c. 8.9 rispettivamente, che è troppo vicino per consentire analisi a spanne. Sempre che io abbia capito bene cosa avete fatto :) Ciao, Andreas
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  43. ma dai , sai che mi piace scherzare :) , io so benissimo che sei molto preparato e mi piacciono sempre i tuoi interventi. volevo solo farti vedere bene la moneta col ritratto dai capelli lunghi di Ferdinando II :)
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  44. Glielo sintetizzo: una moneta del Sec XVIII in fdc ancora la devo trovare per i grandi moduli. SPL è una conservazione eccellente BB una conservazione ampiamente collezionabile. Comprate le monete che vi piacciono e infischiatevene della presunta conservazione, tanto non è mai quella che si pensa essere :) :) :)
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  45. Riforma monetaria del Costa Rica ha causato questo 50-centimos del 1903 essere ridenominato come un pezzo di 1-colon nel 1923. Questo pezzo d'argento (29mm, 10gr, .900) è il fratello maggiore della Costa Rica counterstamp all'anno 1887, all'interno di questo thread. Questi 1903 pezzi di 50-centimos furono colpiti sia a San José e Philadelphia—le monete sono detto di essere indistinguibili da zecca—e furono tra i 460.000 (Krause dice 421.810) pezzi 50-centavos e 50-céntimos costaricano datata tra il 1880 e il 1918 per essere impiegato come "ospite monete" per i 1923 pezzi di 1-colon creati da counterstamping. Quanto tempo questi counterstamps argento rimase in circolazione non posso dire, ma i primi scopo-colpito 1-colon pezzi sono 350.000 rame-nichel monete coniate a Philadelphia nel 1936—ma datato 1935. :) v. -------------------------------------------------------- Costa Rica’s monetary reform caused this 1903 50-centimos to be redenominated as a 1-colon piece in 1923. This silver piece (29mm, 10gr, .900) is the big brother of the Costa Rican counterstamp at year 1887 within this thread. These 1903 50-centimos pieces were struck at both San José and Philadelphia—the coins are said to be indistinguishable as to mint—and were among the 460,000 (Krause says 421,810) Costa Rican 50-centavos and 50-centimos pieces dated between 1880 and 1918 to be employed as “host coins” for the 1923 1-colon pieces created by counterstamping. How long these silver counterstamps remained in circulation I cannot say, but the first purpose-struck 1-colon pieces are the 350,000 copper-nickel coins minted at Philadelphia in 1936—but dated 1935. :) v.
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  46. si ,avevo visto questo esemplare, che comunque è ribattuto su Aquila, con questo e il mio ne ho visto non più di 6, uno simile su listino della num. Picena 4 \ 2012 lotto 137, più comuni sono quelli ribattuti con conio di Napoli su Carlo VIII per Aquila e Sulmona, anche sotto Federico III
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  47. Buona Giornata @@eliodoro chiedo scusa, ma in parte non sono d'accordo con te: sono d'accordo che la moneta è di Manfredonia o di Brindisi, perchè ultimamente le monete di Manfredonia si dibatte se siano di tale zecca o di Brindisi, ma come Spahr il numero dovrebbe essere 206 e non 209 (premetto che non sono in possesso di tale testo, ma lo riprendo da bibliografia). Come catalogazione mi permetto di ricordare anche D'Andrea Alberto e Andreani Christian " Le monete medioevali della Puglia" pag 229 - Manfredonia o Brindisi Denaro di Manfredi n. 7 di cui allego la scansione. Puoi verificare la numerazione dello Spahr? Il testo da Te utilizzato è uno di quelli nuovi di D'Andrea dove le monete sono riportate a colori e le didascalie sono in Inglese?
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  48. Gentile amico, purtroppo in questo timbro mi sembra di vedere soltanto una corona (forse gemmata) a tre gigli alternati a due perle, il tutto su punte, sopra un'ancora a due rebbi, della quale sono nitidissimi l'anello sommitale e la trave. Non uno stemma, quindi: perchè manca lo scudo. :good:
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  49. "La mia domanda e': ma i grossi moduli d'oro, cioe' le 50 e le 100 lire, hanno circolato effettivamente durante il Regno d'Italia? O erano piuttosto tenuti esclusivamente nei caveu delle banche come si fa oggi con i lingotti o i marenghi da investimento? Venivano usati per transazioni quotidiane?" Ciao e benvenuto sul Forum. Prima di considerare se e fino a quando la moneta aurea abbia circolato nel Regno d'Italia, è opportuno ricordare le modalità attraverso le quali tale moneta veniva "immessa sul mercato". A parte alcune eccezioni verificatesi nel corso del XX secolo, la moneta aurea veniva usualmente richiesta alla zecca da soggetti (privati, banche, istituzioni ecc.) che fornivano il metallo prezioso (grezzo o monetato) e mediante il pagamento di diritti di coniazione ed affinanzione, ritiravano la moneta aurea di Stato. Già questa modalità dimostra come vi fosse una netta differenza tra l'immissione sul mercato di moneta aurea rispetto a tutti gli altri tipi di monete (fa eccezione, per i primi anni del Regno, la moneta da Lire 5 - lo scudo -, che inizialmente seguì, quanto alla distribuzione, lo stesso sistema della moneta aurea) che invece venivano prodotte dalla zecca ed immesse sul mercato attraverso le Tesorerie dello Stato. La moneta aurea del Regno è quindi sostanzialmente destinata a due tipologie di impiego: 1. pagamenti di elevate somme in transazioni nazionali e internazionali, per le quali il creditore pattuisce espressamente l'uso di tale moneta; 2. tesaurizzazione. E' praticamente assente una circolazione "diffusa" della moneta d'oro, anche se vennero emesse (per pochi anni) monete da 5 e da 10 lire, il cui taglio potrebbe far pensare che almeno queste tipoloie abbiano fatto una timida comparsa nel flusso circolatorio, al più nel primo ventennio del Regno, per poi finire anch'esse tesaurizzate. L'emissione di moneta aurea nel Regno d'Italia, tende a ridursi notevolmente verso la fine del XIX secolo e ciò è ampiamente testimoniato da quello che hai notato già Tu, ovvero dalle scarsissime tirature e dall'emissione episodica dei "grossi moduli". Durante il regno di V.E. III, la moneta d'oro mantiene essenzialmente la funzione di cui al punto 2. (la tesaurizzazione) che caratterizza, direi in via esclusiva, tutta la monetazione aurea del XX secolo. Il raffronto fra la circolazione aurea del Regno di Sardegna e quella del Regno d'Italia è quindi impietoso. Tuttavia, pensare che la l'abbondanza di coniazioni auree nel periodo antecedente il Regno d'Italia significhi una circolazione diffusa di questa specie monetale, sarebbe fuorviante. In buona sostanza, la moneta aurea non è mai passata fra le mani del "popolo" e neppure durante il Regno di Sardegna sarebbe stato normale trovare un cittadino qualunque pagare con moneta d'oro, l'oste, il falegname o il pizzicagnolo. Saluti. M.
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  50. Guardando questa, ho pensato che già ai tempi, a chi lavorava nelle zecche, somministravano spinaci in abbondanza... skuby
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