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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/21/15 in tutte le aree

  1. Mentre molti amici del forum, a quest'ora stanno per andare a dormire, (ore 00:28) pubblico una nuova entrata in collezione. Trattasi della mia prima mezza piastra, esattamente un 60 grana di Ferdinando II 1857 Ammetto che finora avevo snobbato un pò questo modulo, attratto come sono, dai grandi moduli; ed invece in mano è veramente un piacere poter ammirare questa tipologia. L'esemplare che vi posto ha una brillantezza dei fondi che mi ha fatto sudare non poco per far si che venissero foto accettabili. Difatti come potrete notare la foto nella parte inferiore a sinistra è molto sovraesposta. Ho preso di sicuro un esemplare che forse va al di la delle mie ambizioni e dei miei obbiettivi, ma quando l'ho vista non ho potuto fare a meno di portarla a casa. Ovviamente i difettucci ce li ha, e per questo chiedo il vostro supporto Adesso bando alle ciance, e con questa auguro buona notte a tutti. P.S: Se c'è qualche nottambulo ancora in giro e gli va di rispondere.........sono ben lieto di sentire il suo parere.
    3 punti
  2. Ma tu non c'entri nulla! La mia è una citazione (che chi mi legge da tempo sa mi piace spesso ripetere) presa pari pari da un personaggio che diversi anni fa, quando ero un pivello, incontrai ad un convegno; aveva un banchetto dove metteva in vendita tra le varie cose un 5 lire del 1956 in conservazione quasi perfetta, prezzandolo 100 Euro. Alla mia (ingenua) domanda se la moneta fosse originale, mi rispose "lo dice il prezzo", battuta che da allora mi è rimasta in mente e mai più dimenticherò, perchè quelle poche parole mi hanno insegnato molte cose. Per quanto riguarda la tua moneta lungi da me disprezzarla, visto che io colleziono ruzziche ben peggiori pagandole pure cifre esagerate. Semplicemente contesto alcune valutazioni ottimistiche che sono state espresse sulla conservazione, e altrettanto semplicemente ho sottolineato che se è stata pagata così poco c'è il suo perchè. P.S. Facciamo anche attenzione a dare sempre contro a chi va fuori dal coro delle tendenze più recenti del forum, ossia "bella moneta", "gradevolissima", "grande acquisto" e così via. Il forum ultimamente ha perso molti grandi esperti che, per carità, avevano probabilmente un caratteraccio e a volte usavano metodi poco gradevoli, ma dai quali i neofiti avevano solo da imparare. Per quel che mi riguarda credo che se una moneta ha dei "problemI", questi vadano sottolineati, non è certo con il buonismo a tutti i costi che si fa crescere la gente. Poi, se l'obiettivo non è crescere ma avere solamente persone che diano la loro approvazione allora basta specificarlo, così evito direttamente di rispondere.
    3 punti
  3. tutte le monete sono collezionabili, amatele e rispettatele
    3 punti
  4. Il mirto, pianta legata all’amore e alla bellezza, ma anche alla morte... Il sostantivo Myrtos proviene dal mito greco di Myrsine, una fanciulla di grande bellezza molto abile nello sport, tanto da sconfiggere sempre i suoi coetanei maschi nei giochi. Un giorno, dopo una sconfitta particolarmente bruciante, un giovane si lasciò prendere dall’invidia e la uccise. Atena, che amava Myrsine, la trasformò in un bellissimo arbusto dai fiori bianchi, per l’appunto il mirto. Secondo una leggenda Venere, dea della bellezza e dell’amore, dopo la sua nascita dalla schiuma del mare si ritrovò sotto gli occhi vogliosi dei satiri e dovette nascondersi. Trovò riparo dietro a un cespuglio di mirto, che nascose la sua nudità. Da quel momento, il mirto le fu dedicato e ne vennero coltivati boschetti sacri. Secondo la tradizione più accreditata, Semele, la madre di Dioniso, era una delle tante donne amate da Zeus ed Era, la gelosa moglie del signore dell’Olimpo, apparve a Semele sotto le spoglie della sua nutrice per convincerla a chiedere a Zeus di mostrarsi nel suo vero aspetto divino. Quando Zeus andò a trovare Semele, lei fece questa richiesta, ma fu incenerita dal fulgore di Zeus. Il bimbo che portava in grembo fu però salvato: da ‘papà’ Zeus che se lo cucì nella coscia, dove il piccolo Dioniso si sviluppò fino al momento della nascita. Quando Dioniso, ormai adulto, scese nel regno dei morti per riportare in vita la madre Semele e ascendere con lei all’Olimpo per renderla immortale, dovette lasciare qualcosa in cambio nell’oltretomba. Per desiderio dei signori dell’Ade avrebbe lasciato in sostituzione della madre Selene proprio il mirto. apollonia
    3 punti
  5. Voglio mostrarvi un 10 grana abbastanza gradevole (peccato per quella debolezza al centro del volto) Anche in questo caso i fondi sono belli e la cosa che mi ha spinto all'acquisto è la mancanza di graffi di conio che solitamente sono frequenti su questi piccoli tagli. Ne approfitto per postarvi un mio lavoro di photo-editing, per darmi l'illusione di aver messo la moneta a riposare sul velluto rosso, in un bel monetiere, nell'attesa che possa finalmente comprarne uno :blum:
    2 punti
  6. Un esempio virtuoso di un equivoco ed una evidente incomprensione risolta velocemente e in modo elegante da due persone intelligenti. Una dimostrazione che le polemiche, sopratutto quando sono fuori luogo, possono essere tenute fuori dal Forum per lasciare spazio alla cultura e al confronto costruttivo. A coloro che per ragioni caratteriali hanno lasciati il Forum dico di tornare: ci perdete Voi e ci perdiamo anche noi. Non mi sembra un grande affare che ne dite? ?
    2 punti
  7. Beata ingenuità.... Eppure mi ci sono consumato a scrivere il primo libro... Comunque domani pomeriggio sarò a Verona.....chi vuole parlare di questo argomento e altri con me è gradito. Buona serata.
    2 punti
  8. Ho osservato attentamente tutti i pareri, critiche e teorie di questa interessantissima discussione, in quanto possiedo un 20 lire 1936 del "2° tipo" .... La mia conclusione è: Concretamente ritengo che non avrebbe avuto alcun senso e sarebbe stato improponibile riavviare un processo di coniazione nei primi anni della repubblica di una moneta coniata vent’ anni prima (fra l altro in metallo nobile che non passa inosservata la movimentazione). Poi negli anni 50-60’ se lo scopo era “guadagnare” alle spalle del collezionista c’erano mille modi piu’ semplici e rapidi rispetto a riconiare una moneta perfettamente identica di conio e metallo in un periodo il quale “il collezionismo di monete” era privilegiato e riservato a pochissimi! Poi rimandare in produzione una moneta de vent’ anni prima non è così semplice...nel senso ci vogliono parecchi dipendenti della zecca con mansioni professionali diverse che si accordino per le varie fasi di processo produttivo oltre a provvedere a possedere il materiale con la composizione esatta da laboratorio per la coniazione e riuscire ad avviare in produzione le macchine e presse della zecca...in breve, non è una cosa che passa inosservata e che la si può fare dal mattino alla sera senza lasciare alcuna traccia e senza che nessun importante collezionista di quel tempo ne fosse a conoscenza della riconiazione avvenuta in zecca... Poi un’altra cosa, i pezzi del secondo tipo hanno pure loro hanno segni e tracce di usura e circolazione e non sono gioiellini in Fior di Conio come invece contrariamente può esser una medaglia coniata e ben conservata di quell' epoca...quindi come hanno fatto circolare?? Come si giustifica l’ usura dovuta alla circolazione? Boh ....
    2 punti
  9. Con data 1707 i quattrini di Milano sono di Carlo III, ti segnalo sull'argomento e le differenze tra Carlo III e VI questa importante discussione, buona lettura.... http://www.lamoneta.it/topic/101972-i-quattrini-di-carlo-iii-poi-vi-di-milano/
    2 punti
  10. Ok, grazie per la precisazione! Sicuramente ne avrò cura, da aspirante archeologo ho una certa passione per tutto ciò che sia antico, a prescindere dal mero valore economico che abbia!
    2 punti
  11. fa parte della monetazione anonima per Venezia e la terraferma - Se si potessero leggere le iniziali del Massaro che dovrebbero essere in esergo dalla parte della Vergine, si risalirebbe esattamente al periodo del Dogato ma purtroppo non si vede nulla ( forse tu con la moneta in mano ....) Tuttavia il bagattino in oggetto, in linea di massima, risale al XVI secolo ( legge 12/10/1519) Come hai già ben detto, la conservazione non permette di assegnare alla moneta un valore commerciale apprezzabile, tuttavia è pur sempre un pezzettino di storia di 5 secoli, abbine rispetto....., :rolleyes:
    2 punti
  12. Per gli amanti del genere, tra i quali io stesso, è ripresa la serie de “Il trono di spade”, che promette sfracelli con i tre draghi dell’affascinante Daenerys. In antichità, quando c’era spazio nella vita quotidiana anche per il mito, spesso sulle monete venivano raffigurati mostri, demoni e altre creature misteriose che altro non erano che la personificazione delle paure dei nostri antenati. Qualche tempo fa, ho fatto una ricerca per un romanzo giallo a sfondo numismatico che stavo scrivendo. Non si ha idea dell'ampiezza del bestiario magico che si può trovare rappresentato sulle monete, peraltro bellissime, del periodo classico: grifoni, sfingi, gorgone, arpie, draghi, mostri marini, centauri, chimere ecc… È una consuetudine questa che nelle epoche successive si è persa… oppure no? È un invito che rivolgo a chi ama i miti e le leggende del passato, e anche a chi è appassionato dell’odierno genere fantasy: postate qui le vostre creature del terrore preferite. Comincio io: Tetradramma di Akragas, circa 410 A.C. Il mostro Scilla (busto e testa di donna, corpo di cane a due teste, coda di mostro marino) Denario di L. Papius, 89 A.C. - Grifone rampante sopra testa di drago Statere di elettro di Ciziko, circa 500-450 A.C. - Sfinge alata, due corpi e una sola testa Buona caccia Filippo
    2 punti
  13. @@claudioc47,,@@andme @@sulinus @ lele300 @@Lay11 grazie @@Marfir, saluti anche a te
    2 punti
  14. Pregherei gli utenti della sezione di attenersi al titolo della discussione, evitando che si venga a creare un dialogo tra due-tre interlocutori: in questo modo si snaturano le finalità e i mezzi messi a disposizione da un forum, che è cosa ben diversa da una chat.
    2 punti
  15. tranquillo.... ....che la lucidatura è stata pesante, ma noi ogni tanto la prendiamo anche alla leggera. :rofl:
    2 punti
  16. Un po' di tempo ci vuole ma pian piano si trovano tutte (o quasi) ! Taglio: 2€ CC Nazione: Finlandia Anno: 2006 Tiratura: 2.467.100 Condizioni: qSpl Città:Napoli
    2 punti
  17. Non capisco questo tono stizzito: punti esclamativi...domande incalzanti... Mi sono rivolto a te in modo ineducato? No. Allora stai calmo e tranquillo. Il mio "meglio sorvolare" era riferito al fatto che l'argomento EMISSIONI PER NUMISMATICI (perfettamente note agli addetti ai lavori dell'epoca e allo stesso Vittorio Emanuele III) esula ed è cosa ben diversa dal discorso RICONI che stiamo invece affrontando in questa discussione e di cui, al contrario, si sa ben poco e stiamo cercando di capire tutti qualcosa in più alla luce soprattutto di questa nuova notizia di un contorno del secondo tipo ANCHE su una emissione per numismatici. Pertanto introdurre il discorso emissioni per numismatici come argomento a parte in questa discussione ci porterebbe a sviare dall'argomento principale qui trattato. Visto comunque che sull'argomento hai questa fame inappagabile di conoscenza che ti porta a rivolgerti in modo così veemente e sdegnato con il tuo prossimo rimedia allora questo libro: "La monetazione di Vittorio Emanuele III: Raccolta Legislativa Commentata dal Gennaio 1900 al Dicembre 1947" http://www.varesi.it/varesishop/index.php?c=38&p=308 C'è un capitoletto dedicato all'argomento "emissioni per numismatici "con un interessante documento d'epoca scritto da Re Vittorio Emanuele III e vari riferimenti bibliografici. C'è poi un altro libro di Luppino "Stato e collezionismo: indagine sulla numismatica : dalle prove e progetti alle leggende numismatiche italiane, 1730-2002" che tratta la questione riconii e molto altro. Se poi invece vuoi la pappa bella e pronta riassunta in un forum in un paio di topic allora è un altro paio di maniche... Saluti Simone
    2 punti
  18. Il rovescio è perfetto, oserei dire anche Fdc, il dritto un pò meno esaminata un pò la zona del volto di Ferdinando, appena sopra la barba ed i capelli sopra l'orecchio.......ma il qFdc ci sta tutto....Bravo :hi: Riguardo la cifra del 7 molti esemplari del 57 sono così.
    2 punti
  19. Moneta strepitosa complimenti...per me è qfdc. Dei fondi così in un qspl son già belli che andati... Ps:testa satinata?...data comunissima...forse la più comune di tutta la tipologia col 55 ma è davvero top.
    2 punti
  20. scusa profausto, ma nn capisco le tue considerazioni sul prezzo spuntato dall utente che ha acquistato la moneta. A quanto andrebbe comprato un 2 Lire 1917 con conservazione intorno allo splendido? Prendiamo un manuale a caso (Gigante) che quota lo Slp a 90 euro. Facciamo il solito giochino di togliere la meta del prezzo. Siamo a 45. Perche' 26 non sarebbe un buon prezzo? L utente l ha anche comprata da un commerciante, quindi da un operatore che ha consapevolezza di quanto stia vendendo, non l ha mica trovata in ciotola...A quanto doveva vendergliela? 15 Euro? Poi non so, se te trovi I 2 Lire 1917 Spl a 15/20 Euro io te ne compro una sacchettata, e li rivendo tutti facilmente a 45-50.
    2 punti
  21. È una semuncia della Repubblica Romana: http://www.acsearch.info/search.html?id=1101980
    2 punti
  22. Potrei sbagliarmi ma dovrebbe essere un douzain du Dauphiné à la croisette, più problematico capire se è Francesco I o il suo successore Enrico II. Più probabile che sia Francesco perché al diritto lo stemma di Francia e Delfinato non ha il cerchio polilobato intorno e le N sono normali, mentre stando al Duplessy nelle emissioni di Enrico II si ha sia il cerchio polilobato che le N rovesciate. Quindi l'unica anomalia è che il nome di Francesco sia stato pasticciato perché leggo FR-----CISV . DG . FRANCOR . Sarebbe molto utile sapere il peso. Comunque mi conforta: http://www.cgb.fr/francois-ier-le-restaurateur-des-lettres-douzain-du-dauphine-a-la-croisette-2e-type-n-d-grenoble,v12_0168,a.html
    2 punti
  23. Non stiamo qui per accusare qualcuno ma... giustamente uno vuol vederci anche chiaro nooo..., uno compra il catalogo fisicamente lo legge e ci sta a quello che c'è scritto sopra ...poi in un secondo momento scopre che c'è qualche magagna, e questo non va bene. Ci deve essere massima trasparenza a mio modo di vedere.
    2 punti
  24. E' con vero piacere che annuncio l'uscita del nuovo libro di Filippo Fornari (il nostro @@Naevius). Dopo l'avvincente libro "La Signora degli Inferi", Filippo è pronto a coinvolgerci nuovamente con il suo nuovo Thriller Numismatico. Gli amanti del genere thriller e avventura sono certo che sapranno apprezzare " L'oro dei Demoni". Per ulteriori dettagli consiglio di andare sul sito dell'editore dove il libro può essere anche acquistato al prezzo di 12€: http://www.parallelo45edizioni.it/prodotto/loro-dei-demoni/. Dal sito dell'editore: "Manoscritti misteriosi, riti demoniaci del presente e del passato, antiche monete rese indecifrabili dalla patina del tempo che tuttavia ancora diffondono il loro messaggio di morte. L’intricata inchiesta sulla morte di un antiquario, in odore di satanismo e coinvolto in un traffico di opere d’arte negli ambienti dell’aristocrazia romana, sarà per Marco un’occasione per confrontarsi con i rimorsi non placati e i dubbi irrisolti di un caso mai chiuso. "
    1 punto
  25. So che due persone che hanno tali monete. Uno di loro è me! :D Il Belgio. Albert I (1875 – 1934). 5 CENTIMEN. La Germania. (La Repubblica di Weimar) 3 MARK. 3 MARK. (3 ° anniversario costituzione di Weimar) Il regno di Grecia (il secondo). Georg (Georgios II) (1890-1947) 10 ЛЕПТА. Regno d'Islanda. Christian X (1870-1947) 25 AURAR. La Repubblica di Lettonia. 5 CANTIMI. 10 CANTIMU. 20 CANTIMU. 50 CANTIMU.
    1 punto
  26. @@Ronca questa è un'ottima osservazione. se uscisse fuori un II° tipo circolato la tesi del riconio postumo cadrebbe.
    1 punto
  27. Buona serata al Forum ed a voi tutti, spero fare cosa gradita trsmettervi la minuta presentata in una piacevole riunione tenutasi di recente in Toscana nella "Villa Borbone" di Viareggio; ultima proprietà sino al 1900 degli Asburgo Lorena. Con un caro saluto da parte di nonno Cesare. “VINTAGE” La recente mostra sull’opera di Viani e del suo tempo, che si è tenuta da poco a Villa Argentina in Viareggio è stata l’atto scatenante per una riflessione sulla monetazione, non proprio antica; ma neppure troppo recente: “Vintage” appunto. La prima guerra mondiale ha rappresentato una bandierina nello slalom speciale della Storia ed ha portato un cambiamento epocale tra i popoli dell’Orbe Terraqueo. Per la prima volta dal cielo sono piovute micidiali granate; per la prima volta una nave usciva dalla fantasia di “ GiulioVerne” per navigare insidiosamente sotto le onde; per la prima volta i fucili a ripetizione: le mitragliatrici, dai “Nidi di vespe” falcidiavano l’assalto dei fanti; per la prima volta la chimica dava di sé l’immagine peggiore. Comparve il “Carro armato” non era proprio quello dell’immaginario collettivo attuale; ma un trattore dove il conducente era protetto da una lamiera di ferro e su cui era stato montato un cannone; l’idea venne a W. Churchill che sequestrati i veicoli agrari, oramai inservibili in territorio di Francia, li trasformò in soggetti d’offesa semoventi e fu un successo. La cavalleria; la nobile cavalleria pesante, da secoli risolutiva arma vincente nelle battaglie, per la prima volta fallì il suo compito; la guerra di trincea la rese inutile. Tre Imperi, i tre più importanti imperi che il secolo decimo ottavo aveva forgiato, sparirono dal palcoscenico della storia: Il grande Impero dei Romanov si sciolse come la neve al sole in una triste giornata di ottobre. Alla fine del primo conflitto mondiale un altro Impero chiuse la “Sublime Porta” per forse mai più riaprirla. L’11 Novembre del 1918 l’Imperatore Carlo firmava il messaggio ai suoi popoli, rinunziando a qualsiasi partecipazione agli affari di Stato e dalle ceneri dell’Impero Austro-Ungarico nacquero: Un Regno nella penisola mediterranea ( era in realtà già nato prima ad opera di un Re massone e di un avventuriero, con la complicità del Re di Francia. Napoleone III ); la nuova Repubblica della Cecoslovacchia; la Polonia, risorta; Il Regno di Romania e quello dei: Serbi, Croati e Sloveni ( Chiamato ufficialmente Jugoslavia solo nel 1929); il Regno di Ungheria, ridotto ad un terzo della sua estensione ed una repubblica d’Austria ormai quasi completamente “Tedescalizzata” Dunque l’Europa c’era già, anteriore al primo conflitto mondiale, il “sogno pindarico” del nazionalismo l’aveva frantumata per poi ricomporla un’ottantina d’anni dopo in chiave “Tedesca” Il “sogno pindarico” era sorto in Francia alla fine del 18° secolo ed aveva ben presto indossato il cappello frigio della “Rivoluzione” culturale prima, violenta ed irrefrenabile poi. Nello spazio temporale tra questi due eventi di portata mondiale il mondo della numismatica ha subito un profondo, radicale, cambiamento e se la moneta aveva ritrovato, alla fine del 1700 il suo valore unitario di ricchezza tangibile, poco dopo la fine della prima guerra mondiale, con il divenire fiduciaria, aveva perduto la peculiarità con la quale era sorta nel lontano 7° secolo A.Ch. o forse prima, con il comparire delle prime pseudo monete. Non v’è dubbio alcuno che per molti secoli, prima dell’invenzione della moneta, gli scambi di merce avvenissero attraverso il baratto: puro e semplice . Nei primi contatti sociali tra gli uomini infatti l’acquisizione o la cessione dei beni, quando non forzata, era regolata dallo scambio: “Ho due polli, tu hai due otri di vino, dammi un otre, ti do un pollo e siamo più contenti tutti e due.” Detto così è troppo bello, di una semplicità che rasenta il semplicismo e le cose non dovevano andare proprio così; occorreva valutare l’entità del bene ceduto nei confronti di quello acquisito sì che i valori fossero il più possibile equivalenti. Vero è che poter ricorrere, per lo scambio di merci, ad un bene comune che rappresentasse: Certo valore intrinseco Elevato, rispetto al/ai beni oggetto dello scambio Divisibile in modo da potersi avvicinare il più possibile all’equità facilitava il problema; se non la moneta era nato il concetto in fieri, della moneta stessa. Il collegamento della moneta con la tradizione agricolo pastorale lo ritroviamo nel nome che vari popoli hanno successivamente dato a questo oggetto primario di scambio: “Pecunia” da Pecus ovvero pecora, per i latini; “Fee” da Foraggio per gli inglesi e dalla stessa radice: “Vieh” per i tedeschi. Per gli indiani “Ripia” deriva dal Sanscritto ed il significato è: “Bestiame” Il passo successivo di questo primordiale metodo di scambio fu il tentativo di semplificare le transazioni commerciali sostituendo il possesso del bue o delle pecore con elementi più maneggevoli cui veniva arbitrariamente attribuito un valore equivalente. Il raggiungimento di questo stato transizionale, nello sviluppo del commercio è stato mirabilmente descritto da Aristotele: “ Il commercio ricavò beneficio dalla acquisizione di merci che scarseggiavano nello stato e dall’esportazione di quelle risorse che erano in eccesso, per questi scambi si rese necessario ricorrere ad una valuta. Dato che il baratto in natura non era facile si scelse, di comune accordo, di dare ed accettare di ricevere oggetti più facilmente maneggiabili. Questi oggetti erano inizialmente costituiti da pezzi di Ferro od Argento, valutabili a peso e successivamente su di essi vennero riportati dei segni che ne indicavano e garantivano il valore” Nella Roma antica, al bue si era sostituita la verga di Rame e/o Bronzo (legge delle dodici tavole) mentre nel Peloponneso gli Spartani si dice abbiano utilizzato il Ferro, successivamente altre città greche adottarono questo sistema per gli scambi commerciali. Si osservi come la moneta sia comparsa inizialmente sulle coste bagnate dall’Egeo, mare ricco di isole che raccordano le coste greche con le asiatiche . Le caratteristiche geografiche che contraddistinguono la penisola Ellenica sono: la presenza di numerose montagne e l’esteso sviluppo delle sue coste. Numerose baie incidono profondamente la costa mentre lunghi e stretti promontori si proiettano ovunque nel mare dando origine ad una quantità di costa tale che non ha riscontro in nessun altro paese del Sud Europa. Molti sono i porti eccellenti ed il mare non presenta soverchi pericoli, oltretutto appena oltre la costa, come già detto, si trovano numerose isole fertili e di inaudita bellezza; la natura ha fatto di tutto perché la gente di qui scegliesse la via del mare e coltivasse le arti proprie della navigazione e del commercio. La comunicazione tra le varie parti del paese è più breve e più facile per via mare che non attraverso la terra emersa che è ricca di catene montane intersecantesi tra loro in tutte le direzioni e che sono per lo più elevate e scoscese, superabili solo attraverso rari passi spesso in inverno bloccati per la neve. Poche, scarsamente estese, le zone pianeggianti e sostanzialmente povero e sassoso il terreno che permette lo sviluppo di: Fichi, olivo e vite tutte coltivazioni che solo acconsentono terreni di scarsa fertilità; i cereali si dovevano importare mentre le esportazioni erano costituite dai raffinati prodotti dell’industria greca. Va da sé che i contatti commerciali privilegiarono l’ opposta sponda asiatica dell’Egeo ed i territori che su quel mare si affacciano. Il valore intrinseco certo e più elevato, rispetto alle altre merci, era ed ancor oggi in altra misura, è rappresentato dal biondo metallo, oggetto del desiderio di gran parte dell’umanità… con il quale è possibile acquistare ogni altro bene terreno: vegetale, animale o cosa inanimata che sia. Operarne la divisibilità non era un problema, almeno sin dal tempo degli Egizi i quali già 2.000 anni prima della nascita di Nostro Signore, utilizzavano uno strumento, a noi noto come: Bilancia sul cui piatto si poneva il biondo metallo e se ne ricavava un peso. Solo Oro od anche Argento ? Certo anche l’Argento fu standard per gli scambi commerciali e per passare dall’Oro all’Argento non era poi così complicato: Oro = Sole; Argento = Luna e visto che ad un ciclo solare corrispondono 13,3 cicli lunari perché la stessa cosa non poteva valere per i metalli? Per controbilanciare il valore di 1 Kg d’Oro erano pertanto necessari 13,3 Kg di Argento. Per transazioni di modesta entità non si faceva ricorso alla bilancia; ma si utilizzavano piccoli pezzi di metallo, con peso predeterminato garantito dai mercanti stessi, com’è il caso delle “Punk marched” dell’India ovvero dagli Dei protettori delle città emittenti ed è questo il caso delle città greche dove Giove; Apollo; Venere ed un po’ tutti i personaggi dell’Olimpo la fanno da padroni. Per gli Asiatici è lo stesso “Re dei Re” che compare con lancia od arco e frecce sul “Darico” d’Oro; sullo “Statere” d’Argento e sulla “Dracma” Quest’ultima moneta durerà a lungo affiancata dalla “Dracma Partica” in Oriente e dal “Denaro” nell’Occidente romano. Tutto questo per ricordarci che ai primordi la moneta aveva un suo valore intrinseco costituito dal peso del metallo nobile che conteneva e continuò ad averlo sin quando ne furono garanti i “Grandi Imperi” Nel terzo secolo della nostra era le città della Grecia erano oramai confluite nell’egida di Roma che a sua volta, dopo il periodo della ”Anarchia militare” anni di storia travagliati in cui gli imperatori si susseguirono un dopo l’altro al ritmo di quasi uno all’anno, non presentava più la stessa stabilità dell’Impero dei “Cesari” Dal 235D.Ch. al 284 A.D. anno che segnò l’ascesa al potere di Diocleziano: si contano 47 imperatori…in 49 anni…ci si avvicinava al declino. In Asia l’Impero Persiano era stato conquistato nel 3° secolo A.Ch. da Alessandro Magno e dopo la sua scomparsa, i Parti erano assurti a potenza dominatrice; ma nel terzo secolo dell’Era Cristiana anche la loro parabola storica si concluse . La moneta visse il triste periodo dell’età di mezzo; l’Oro e l’Argento, quasi spariti avevano lasciato il campo al più vile Rame o Bronzo…quando c’era ed aveva perduto la sua peculiarità di valore intrinseco per gli scambi commerciali che in molti casi erano tornati a servirsi del “Baratto” Il fiorire, nell’Occidente europeo, di tante forme di scambio fece sorgere, nell’anno 800 del Signore, la necessità di unificare pesi e misure e l’allora imperatore dei Franchi: Carlo Magno mise mano al progetto del riordino…”Ut misurae et pondera equalia sint et Justa” Nacque la “Lira”; moneta di conto costituita da 20 Soldi d’Argento ognuno dei quali era composto da dodici “Denari” pur’essi d’Argento. Sembrava così che ordine fosse stato messo; ma non si tenne conto del fatto che le “Zecche” erano autorizzate dall’Imperatore e con il decadere dell’autorità del potere centrale ogni città, ogni principe, imponeva sulla moneta il proprio stemma, il proprio sigillo e fors’anche un proprio valore. Si dovette attendere la ripresa economica dovuta agli scambi commerciali delle “Repubbliche marinare” per tornare a veder circolare grosse monete d’Argento e d’Oro: Il “Fiorino” ; il “Genovino”; lo “Zecchino” Con la scoperta delle miniere d’Argento in Austria fu la volta del “Tallero” da cui il non meno famoso “Dollaro Statunitense” e così via per tutto il cinquecento; il seicento ed il settecento… a base di “Testoni”; “Ducatoni” e “Scudi” Alla fine del 18° secolo non si poteva parlare di un vero sistema monetario; ogni Stato emetteva un numero indefinito di monete cui attribuiva valore rispetto ad una o più unità teoriche, variabili nel tempo e nello spazio geografico Retaggio di un batter moneta considerato “Diritto Regale” attribuito dalla sovranità e mercè di Principi, Governanti e Stati Sovrani che emettevano moneta a proprio uso e capriccio tanto da produrre una infinità di divise diverse. In un siffatto stato di divisione tra i popoli e diversità tra le monete il commercio ne risentì al punto tale che… Il giorno otto del mese di Maggio del 1790, in piena rivoluzione francese, l’Assemblea Nazionale deliberò che il Re di Francia, su proposta di Talleyrand, dovesse scrivere a S. Maestà Britannica e pregarla d’impegnare il Parlamento d’Inghilterra a concorrere con l’Assemblea Nazionale Francese per stabilire l’unità naturale delle misure e dei pesi. Il silenzio del Regno Unito, ancora memore dell’intervento francese in America costrinse Luigi XVI ad accollarsi interamente l’onere del progetto che vide all’opera: il torinese Lagrance, Di Borda, Mongè e Condorcét. La quaranta milionesima parte del meridiano terrestre fu presa, con il nome di “Metro” quale unità di misura lineare, con le conseguenti misure planari: “metro quadrato” e volumetriche: “metro cubo”. Multipli e sottomultipli dell’unità venne stabilito che valessero dieci volte la misura direttamente superiore od inferiore. Era nato il “Sistema Metrico Decimale” che venne adottato in Francia e nelle colonie il giorno sette del mese di Aprile dell’anno 1795; poco dopo fu adottato anche dai paesi della nostra penisola , come vedremo poi più nel dettaglio e nell’area europea da: Spagna, Portogallo, Svezia, Norvegia, Paesi Bassi e relative colonie, Belgio, Svizzera, Germania, Austria, Ungheria, Rumenia, Grecia, Turchia. Nel “Nuovo Mondo” da: Messico, Guatemala,Costarica, Columbia, Venezuela, Equatore, Perù, Chili, Repubblica Argentina, Uruguai e Brasile…un bel po’ d’ordine era stato fatto. Ovviamente il sistema non si fermava alle misure lineari, planari e volumetriche; tempi ed angoli ebbero la loro unità di misura ed anche il peso trovò nel “Grammo” la sua unità. Era, il grammo, il peso di una massa d’acqua distillata con volume di un centimetro cubo, alla temperatura di 4° Centigradi in cui l’acqua presenta massimo il rapporto: Peso/Volume. Non ci si fermò qui e si prese in considerazione anche la moneta, oggetto della nostra riflessione, il “Franco” o “Lira Italiana” fu l’unità di misura ed era rappresentato da un dischetto rotondo del peso di cinque grammi di cui: 4,5 grammi era di Argento fino e 0,5 grammi di Rame; indicato come Ag 900/1000 I sottomultipli erano costituiti da 10 decimi e 100 centesimi; per i multipli non si ritenne opportuna alcuna denominazione particolare. Non desidero al momento entrare nella questione economica del rapporto tra: Valore intrinseco e Valore nominale della moneta, quello cioè indicato dalla Pubblica Amministrazione né su ciò che veniva indicato come “Biglione” ovvero a basso titolo di Argento prima, di Rame poi, né tantomeno sul rapporto legale tra Oro ed Argento che abbiamo visto essere stato nell’antichità 1: 13,3 e che adesso veniva proposto ad 1: 15,5 mi pare invece doveroso riportare il panorama monetario degli Stati che occupavano l’area della nostra penisola : Prima dell’introduzione del sistema metrico decimale Prima dello scoppio del conflitto mondiale. Successivamente all’evento bellico de qua. La Situazione monetaria prima dell’introduzione del sistema metrico decimale era dovuta a ben undici Stati che rappresentavano il panorama politico del territorio geografico che caratterizzava la penisola prima del 1795. Regno di Sardegna: comprendente oltre l’isola di Sardegna, il Piemonte con le contee di Savoia, Oneglia e Nizza; sotto il Re Vittorio Amedeo 3° di Savoia, con 2.800.000abitanti censiti sulla terraferma e 450.000 in Sardegna. Repubblica di Genova: con una popolazione di 600.000 abitanti. Ducato di Parma, Piacenza e Guastalla: con i principati di Sabbioneta e Bozzolo per una popolazione valutata in 335.000 abitanti; sotto il ramo cadetto dei Borbone di Spagna con Ferdinando 1° che aveva sposato Maria Amalia di Asburgo. Ducato di Milano: Sotto l’Austria assieme al Ducato di Mantova ed i Principati di Castigliane e Solferino; esclusa la Valtellina e Chiavenna dove esercitavano ancora la signoria i Grigioni; popolazione stimata in 1.130.000 abitanti. Ducato di Modena e Reggio, compreso il Principato di Massa e Carrara pervenuto agli Este con le nozze di Maria Cybo Malaspina ed Ercole 3° all’epoca reggente della Casa d’Este: Popolazione 330.000 abitanti. Repubblica di Venezia, compreso il territorio di Bergamo e Crema oltre all’Istria ed alla Dalmazia: abitanti 5.000.000. Repubblica di Lucca: 120.000 abitanti. Principato di Piombino: sotto la famiglia Boncompagni con 5.000 abitanti. Granducato di Toscana: sotto Ferdinando 3° di Lorena con 1.000.000 di abitanti. Stato Pontificio: Dal Po al Tronto ed al Garigliano con Benevento e Pontecorvo, sotto Papa Pio 6°; abitanti valutati in 2.500.000. Regno delle due Sicilie: comprensivo oltre all’isola di Sicilia, dello Stato dei Presidi in Toscana e della parte meridionale della penisola a Sud dello Stato Pontificio, sotto Ferdinando 4° di Borbone; popolazione valutata in 5.000.000 di abitanti sul continente ed 1.000.000 sull’isola. Fedele a quanto a suo tempo stabilito da Carlo Magno la monetazione si basava sulla suddivisione della Lira in 20 Soldi e 240 Denari. Ad esempio, per quanto riguarda il Regno di Sardegna, che andrà poi a conquistare la maggior parte degli altri Stati della penisola, eccetto il Granducato di Toscana che si offrirà graziosamente ai Savoia attraverso un discutibile primo “Plebiscito” che vide alle urne il 4% circa della popolazione ed un secondo, svoltosi il 12Marzo del 1860, per aventi diritto a suffragio universale. I risultati furono favorevoli all’annessione del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna con 366.571 voti su 386.445 votanti; 14.925 espressero fedeltà al Granduca; 4.949 i voti nulli. Il 22 Marzo Vittorio Emanuele 2° Re di Sardegna accettava l’annessione del Granducato al Regno Sabaudo. Sulla validità del Referendum lasciamo a chi lo desidera lo studio delle carte dell’epoca sottolineo solamente il fatto che prima della partenza da Firenze del Granduca Leopoldo 2° di Toscana, avvenuta il 27 Aprile dell’anno 1859, il Barone Bettino Ricasoli, promotore del processo rivoluzionario di annessione, non si sa bene da chi autorizzato, visto che ancora non esisteva un governo provvisorio, si era recato a Torino ad incontrare il Conte di Cavour per concedergli un accordo militare oltre che un governatore: era l’atto di consegna del Paese ad un altro Stato. Dopo la partenza del Granduca si arrivò ad offrire la dittatura a Re del Piemonte: Vittorio Emanuele 2° ; bontà sua, il giorno 30 di Aprile di quello stesso anno rifiutò. Anche questo è da considerare come un atto individuale e rivoluzionario dal momento che il governo provvisorio non era in possesso di un mandato. Per tornare all’oggetto della ns. riflessione dopo questa breve, amara parentesi storica, vediamo quale caotico quadro presentava la monetazione negli Stati della penisola a cominciare appunto dal Regno di Sardegna. Il giorno 12 del mese di Febbraio del 1755 Carlo Emanuele 3° riordinava la monetazione sulla base del “Marco” di 245,926 grammi, calcolato in 8 Once ciascuna del peso di 30,742 Denari. Ad ogni Oncia corrispondevano 24 Denari del peso di 1,281 grammi ciascuno. Ogni Denaro era costituito da 24 Grani del peso di 0,053 grammi ciascuno. Il Grano era a sua volta costituito da 24 granotti di 0,002208 grammi. Diversa la base monetaria per Genova che si imperniava sulla Libbra di 317,09526 grammi divisa in 12 Once ciascuna del peso di 26,425 grammi. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,101 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,046 grammi ciascuno. Nel Ducato di: Parma, Piacenza e Guastalla. Si faceva riferimento, nel 1789, sotto Ferdinando 1° di Borbone, sposo di Maria Antonia d’Asburgo, al “Marco di Milano” di 235,033 grammi costituto da 8 Once ciascuna del peso di 20,370 grammi. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. Nel Ducato di Milano e Mantova Giuseppe 2° con editto del 25 Gennaio 1786 riformava la monetazione sulla base del “Marco di Zecca” di 235,033 grammi, diviso in 8 once da 29,379 grammi cadauna. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. Il Ducato di Modena e Reggio era all’epoca governato da Ercole Rinaldo 3° della casa d’Este che aveva sposato Maria Beatrice Cybo Malaspina di Lunigiana aggiungendo così ai suoi domini la città di Massa. La base monetale è quella del “Marco di Zecca” di 235,033 grammi, diviso in 8 once da 29,379 grammi cadauna. L’Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,224 grammi ciascuno. Il Denaro si ripartiva in 12 Grani del peso di 0,051 grammi ciascuno. L’Ordinamento monetario del 12 marzo 1772 prevedeva, nella Serenissima Repubblica di Venezia, che la monetazione fosse fatta sulla base del “Marco” da 238,544 grammi, formato da 8 Once ciascuna delle quali del peso di 29,818 grammi. Ciascun Oncia era divisa in 144 Carati da 0,207 grammi ciascuno ed il Carato era a sua volta diviso in 4 Grani da 0,052 grammi. Per quanto attiene al titolo, il massimo era costituito da 1.154 Carati, ciascuno d’essi del valore di 4 Grani. Nel 1789 il Granducato di Toscana basava il corso legale delle sue monete sul valore della Libbra al peso di 339,510 grammi, suddivisa in 12 Once da 28,292 grammi cadauna ed ogni Oncia era a sua volta costituita da 24 Denari del peso di 1,179 grammi. Ciascun denaro era costituito da 24 Grani di 0,049 grammi. Il titolo delle monete si valutava, per l’Oro, in 24 Carati divisi in 8 Parti (Ottavi) mentre per l’Argento la base era di 12 Once divise in 24 Denari. Il Principato di Piombino non aveva all’epoca una sua particolare moneta si avvaleva pertanto della monetazione circolante nel Granducato di Toscana. Repubblica di Lucca, ultimo aristocratico residuo di organismo politico del periodo comunale. Zecca molto antica che nel periodo coniava sul piede della Libbra Fiorentina di 337,720 grammi, divisa in 12 Once da 28,148 grammi ciascuna. L’Oncia si divideva in 24 Denari del peso di 1,173 grammi; il Denaro a sua volta era costituito da 24 Grani da 0,049 grammi cadauno. Il titolo per l’oro era di 24 Carati, ciascuno dei quali era diviso in 24 Grani a loro volta ripartiti in 24 Parti. Per l’Argento il titolo si calcolava a 12 Once, divise in 24 Denari, a loro volta divisi in 24 Grani. Per quanto riguarda lo Stato Pontificio si deve osservare come la particolare cura posta nella realizzazione delle moneta ponesse quest’ultima nella condizione di rappresentare, in tutta la sua magneficenza, l’opera dei Pontefici, esaltandone i contenuti ed è per questo che veniva tolta spesso dalla circolazione, e tesaurizzata quale ”Medaglia” contravvenendo così all’uso primigenio di mezzo di scambio. Quattro erano i centri principali in cui la monetazione pontificia trovava la sua origine: Ancona; Bologna; Ferrara e naturalmente Roma. Ad Ancona la base era sullo Scudo da 20 Soldi di 240 Denari; lo Scudo era costituito da 10 Paoli; ogni Paolo da 10 Baiocchi od 8 Bolognini. A Bologna era invece la Lira di 20 Soldi da 240 Denari che era alla base del sistema monetario e 5 Lire costituivano lo Scudo; ogni Scudo valeva 10 Paoli o 100 Soldi ( Baiocchi o Bolognini); ma anche 500 Quattrini ovvero 1.200 Denari. Nel Regno delle Due Sicilie esistevano due sistemi monetari separati, a Napoli ci si basava sulla libbra di 320,759 grammi, divisa in 12 Once da 26,730 grammi cadauna; l’Oncia era costituita da 30 Trappesi del peso di 0,891 grammi ed il Trappese era diviso in 20 acini ciascuno dei quali pesava 0,0445 grammi. In Sicilia, a Palermo, la Libbra era del peso di 317,368 grammi divisa in 12 Once, ciascuna formata da 30 Trappesi ed il Trappese era qui costituito da 20 Cocci o Denari. A Napoli si contava in Ducati di 10 Carlini ciascuno ed un carlino era formato da 100 Grani ed un Grano da 12 Cavalli. In Sicilia 20 Grani corrispondevano a 5 Tarì. Il Tarì di Napoli equivaleva a 2 Carlini di Napoli o 2 Tarì di Sicilia. Era necessaria tutta la pantomina appena fatta sulla monetazione precedente l’introduzione del sistema metrico decimale? Forse se ne poteva fare a meno visto che già avevamo accennato alla grande quantità di tipologie circolanti ed alla diversità del loro valore da paese a paese; ma anche da base monetaria a base monetaria, tuttavia ho ritenuto necessario inserirla e successivamente ampliarla nell’appendice n° 1 principalmente per due motivi. Il primo, per rendere tangibile l’idea di quale confusione regnasse nella monetazione; trovarsi di fronte alla lista sopra riportata dà in modo chiaro il senso delle diversità monetarie presenti sul mercato e si badi bene ho qui considerato solo i paesi presenti nell’area geografica della penisola in cui viviamo tralasciando completamente il resto d’Europa, le colonie ed il “Nuovo Mondo” non solo, mi sono limitato alla moneta, del resto oggetto di questo intervento; ma anche nel settore delle misure e dei pesi il marasma era notevole…la conoscenza della “Metrologia” era all’epoca ancor più fondamentale di quanto non lo sia oggi. Il secondo motivo è legato alla speranza che alcuno trovi interesse a questa branca della scienza che abbiamo visto coinvolge pesantemente la storia; ma anche: tecnologia, usi, costumi, religiosità dei popoli e tante altre espressioni del vivere umano. L’aver riportato, almeno a grandi linee la lista delle emissioni monetarie del periodo intercorso tra la Rivoluzione Francese ed il primo conflitto mondiale spero possa diventare, per alcuno, una base su cui iniziare una collezione di monete od uno studio più approfondito ed il Circolo Filatelico Numismatico intitolato a Giacomo Puccini si propone come luogo di incontro per scambiarci idee, opinioni e conoscenze sul tema appunto della numismatica e non solo. Tornando al percorso storico intrapreso, gli Stati della penisola diverranno nove con la restaurazione del 1815, successiva alla parentesi napoleonica, per effetto dell’acquisizione della Repubblica di Genova da parte del Regno di Sardegna e l’inserimento della Repubblica di Lucca nel Granducato di Toscana che dal Regno delle Due Sicilie acquisì anche lo Stato dei Presidi, vera e propria enclave nella zona dell’attuale città di Follonica e Scarlino. La base monetaria decimale, inserita con la Rivoluzione Francese, ovviamente ebbe un ritorno ai vecchi sistemi dopo la Restaurazione; ma ben presto dopo i moti degli anni 20 e 30 il Sistema metrico Decimale tornò in auge e divenne comune in quasi tutti gli Stati della penisola. Il 19° secolo è improntato, almeno a partire dagli anni venti, dalla massiva attività di casa Savoia che si concluderà negli anni sessanta con l’acquisizione di tutto o quasi il territorio della penisola. Alla fine del “700” era Re del Piemonte: Vittorio Amedeo 3° cui successe il primogenito: Carlo Emanuele 4° che salì al trono nell’ottobre del 1796; aveva sposato Maria Clotilde di Valois, sorella del Re di Francia Luigi 16° ma non aveva vocazione alcuna per il ruolo toccatogli in sorte, era tuttavia rassegnato a sacrificarsi ai doveri dinastici e passerà la vita tra infermità di vario genere: era uomo di salute cagionevole, gracile e pessimista. Sognava una vita semplice e serena e si ritrovò nella bufera della Rivoluzione Francese ad affrontare guerre e sconfitte ed alla fine la prepotenza dei francesi che occuparono il Piemonte, lo costringerà a ritirarsi in Sardegna; in ultimo l’abdicazione scelta come una liberazione e la morte, nel 1796, lontano dalla patria, in preda a crisi mistiche, nel convento dei gesuiti di S. Andrea al Quirinale. Con una discendenza di dodici figli ( si veda l’allegato N° 4) sembrava lecito pensare che la dinastia non avrebbe dovuto subire imprevedibili sussulti nella successione di Casa Savoia , al contrario proprio a conclusione dell’iter dinastico di questi dodici figli, il ramo diretto dei Savoia si estinse e passò ai collaterali: Ai Carignano con Carlo Alberto. Prima di parlare di questo principe si deve tuttavia ricordare il successore e fratello di Carlo Emanuele 4°: Vittorio Emanuele 1° Con lui i quindici anni dell’epopea napoleonica sembrano scomparire nel nulla; pretendeva che a corte si portasse ancora il cappello a tricorno, la parrucca incipriata e lo spadino e che le dame si vestissero con la crinolina. Ristabilito il regime, cancellata ogni forma di progresso che il periodo napoleonico aveva portato con sé non restava che un paese al collasso che pagava i lunghi anni di guerra con una grave crisi economica, le campagne devastate, la carestia incombente ed il bestiame necessario all’agricoltura ridotto a poca cosa dopo le requisizioni per le necessità dell’esercito. Cominciarono gli studenti che la sera dell’11 Gennaio 1821e con una chiassata a teatro costituirono il “Casus belli” della rivolta. Il principe Carlo Alberto si dice fosse amico dei progressisti; ma quando giunse il momento in cui si doveva prendere una decisione e schierarsi da una parte o dall’altra, diviso da sentimenti opposti, non seppe prendere una decisione; “Re tentenna” lo chiamò Giusti ed “Italo Amleto” lo bollò il Carducci. Vittorio Emanuele 1° risvegliato bruscamente dal suo sogno settecentesco abdicò e nominò reggente il Carignano. Carlo Alberto concesse alla piazza l’agognata Costituzione Spagnola che “massoni” e “carbonari” richiedevano a gran voce dopo che già era stata strappata al Re di Napoli. Questo principe era figlio di Carlo Emanuele di Carignano, ufficiale dell’esercito francese, già in sospetto tra i Savoia d’esser “Giacobino” ed aveva sposato Albertina di Sassonia. Carlo Emanuele morì giovane: A trent’anni e la povera Albertina ebbe il suo daffare per sopravvivere dignitosamente cercando di recuperare le sostanze che le erano state requisite in Piemonte dai francesi. Carlo Albero crebbe affidato alle cure di un vecchio cameriere ed ebbe come compagni i “ragazzi di strada” i piccoli amici di caseggiato, figli di borghesi e bottegai, di militari e funzionari napoleonici; si spiega così l’amicizia verso i progressisti come il Santarosa . Fu recuperato alla dinastia, dopo la scomparsa prematura degli altri figli di Vittorio Amedeo 3°: Amedeo Alessandro Maria morì il 29 Aprile del 1755; Maurizio Giuseppe Maria, Duca del Monferrato, il giorno due del mese di Settembre del 1799 anche Giuseppe Placido Benedetto, Conte di Moriana, era prematuramente scomparso. Per sopperire al carattere decisamente insofferente del giovane verso l’ancien regime lo si accasa sperando che con il matrimonio giunga una più rassegnata maturità. La prescelta sarà Maria Teresa d’Asburgo Lorena, figlia del Granduca Ferdinando 3° di Toscana ed è proprio in Toscana che lo esilierà Carlo Felice subentrato a Vittorio Emanuele 1° dopo la sua abdicazione. Si narra di questo periodo una strana storia; nella villa di Poggio Imperiale dove viveva la famiglia di Carlo Alberto accadde che in una calda estate la balia, per allontanare le zanzare che infastidivano il piccolo principe, figlio di Carlo Alberto, non trovò di meglio che bruciar loro le ali con una candela. Destino volle che la zanzariera di tulle prese fuoco; la povera donna fu avvolta dalle fiamme e dopo una settimana di dolorosa agonia morì; anche la culla bruciò quasi completamente; ma stranamente il bimbo non ebbe a risentire di danno alcuno tuttavia voci di corridoio insinuarono che anche la creatura avesse fatto una brutta fine ed in quel frangente, pensando alla successione, si cercò di sostituire il piccolo principe con un altro bambino della stessa età. Dopo qualche affannosa ricerca fu trovato; il macellaio di Poggio Imperiale, certo Tanaca, aveva da poco avuto un figlio che aveva la stessa età del principe ed accettò , dietro ricompensa di una lauta pensione decennale, poi tramutata a vita, di concedere il proprio figlio al Carignano…Chiacchere? Forse si; ma nientemeno che Massimo d’Azelio, futuro primo ministro, garantì che si trattava della verità cosicchè colui che entrò nella storia come: Vittorio Emanuele 2°, primo sovrano Sabaudo di una Patria unificata, sarebbe stato il figlio di un beccaio fiorentino cui un destino rocambolesco aveva regalato la corona di Re; ma si sa, il d’Azelio è stato anche un romanziere. Avvalora tuttavia il sospetto la totale mancanza di somiglianza dal genitore; alto e slanciato quest’ultimo, svettante oltre i due metri, più tarchiato il figlio e la differenza netta: Nel carattere, nei gusti, nelle abitudini, nel temperamento. Carlo Felice avrebbe voluto escludere il Carignano dalla successione; ma su consiglio del Metternich fu costretto a rivedere la sua posizione “ob torto collo ” ed accettare che il giovane si redimesse andando a combattere in Spagna contri i liberali ed i costituzionalisti e qui il principe si ricoprì di gloria al Trocadero, ultima fortezza di Cadice rimasta in mano ai ribelli. Si giunse così agli anni trenta e con la morte di Carlo Felice il giovane Carlo Alberto salì finalmente al trono; “ Signori in questo momento noi seppelliamo la monarchia” disse al funerale del Re…Chissà cosa voleva dire?... Profetico? Il mutevole Carignano, oramai Re, mostrò in quegli anni particolare zelo reazionario nel reprimere le aspirazioni liberali tanto che dalla stessa Austria arrivò l’invito alla moderazione. Negli anni quaranta i rapporti con l’Impero Austro Ungarico si fecero tesi per motivi economici ed ancora una volta Carlo Alberto passò all’altra sponda e si fece paladino delle idee liberali: Ritorno ai vecchi amori e piuttosto il desiderio di ingrandire il regno con la conquista della Lombardia e chissà forse di altre regioni? Il panorama politico nella penisola era mutato e nel 1848 il Regno delle due Sicilie; Toscana; Stato Pontificio erano in fermento, Carlo Alberto pervaso del nuovo sentimento di libertà, concesse lo “Statuto” e marciò contro l’Austria. Sul campo fu l’esercito guidato da Radetzki ad avere la meglio e nel 49’ si ebbero le dimissioni del Re e l’ascesa al potere di Vittorio Emanuele 2° Radetzki fu generoso con il nuovo sovrano che aveva del resto tenuto a battesimo ed al cui matrimonio con la figlia del Vicerè del Lombardo Veneto: Arciduca Ranieri e la sorella di Carlo Alberto: Elisabetta di Carignano, era stato “Invitato d’onore” Sopraggiunsero poi gli anni sessanta e con l’aiuto della Francia Vittorio Emanuele 2° riuscì ad ampliare il regno, Radetzki era già morto, e successivamente con i referendum di Emilia Romagna, Toscana e l’avventura dei “Mille” dopo l’incontro di Teano, il nuovo sovrano si trovò Re di una Patria che comprendeva quasi per intero la Penisola mediterranea; nella nuova situazione unificò la moneta, si veda quanto riportato nell’appendice n° 2 Sino a qui, a parte l’accorpamento in un “unicum “ delle varie tipologie, il sistema era ancora basato sul valore reale della moneta, garantito dalle riserve auree dello Stato, bisognerà attendere, come già accennato alla prima guerra mondiale perché subentri il concetto di Valore nominale o Legale della moneta. Non è più il valore intrinseco del metallo prezioso contenuto nel dischetto metallico che dà valore alla moneta; ma il nominale che su di essa è inciso, legalmente attribuitogli dallo Stato emittente e per avere una idea precisa di ciò che comportò abbiamo riportato nell’allegato n° 3 le caratteristiche della Lira a partire da quel mitico 1862 sino al 1962. In poco più di 100 anni si è passati da un dischetto di Argento con titolo 900 millesimi ad uno di 0,625 gr. in Alluminio che contenente il 3,5% di Magnesio. Per concludere questa breve rassega alcune osservazioni: Sin dalla sua nascita la moneta ha rappresentato un bene con valore intrinseco elevato (Oro ed Argento), proponendosi come oggetto di interposizione tra i beni scambiati in precedenza attraverso il baratto. Per questa sua caratteristica di elevato valore intrinseco ha rappresentato un bene significativo della ricchezza: individuale e dello Stato; ma quando le condizioni di vita, in una civiltà, sono regresse anche la moneta ha presentato una veste dimessa, tanto dimessa da far tornare in uso il “Baratto” come nel travagliato periodo terminale dell’Impero Romano d’Occidente ed il successivo Medioevo. Dalla fine del 1700 agli inizi del 1900 abbiamo assistito alla trasformazione sostanziale della moneta; si è passati da una prima razionalizzazione delle varie forme monetali europee e mondiali, all’istituzione del valore intrinseco certo: Sistema metrico Decimale; di poi si è assistito ad una ulteriore unificazione, nella seconda metà del 1800, sino a giungere al declassamento sostanziale del bene moneta quale dischetto di metallo vile con impresso un valore, non più sostenuto dal “Tesoro di Stato” ma legalmente imposto dai governi al potere. Appendice N° 1 Monetazione degli Stati della Penisola prima dell’introduzione del “Sistema Metrico Decimale” Regno di Sardegna Le monete confezionate in: Oro al titolo di 21Carati e 18 Grani erano: Doppia o Pistola da 24 lire al peso di 7 Denati, 12 Grani e 6 Granotti. ½ Doppia da 12 Lire. ¼ di Doppia da 6 Lire. Le monete confezionate in Argento avevano titolo di 10 Denari e 21 Grani Scudo da 6 Lire al peso di 7 Denari, 10 Grani e 28 Granotti ½ Scudo da 3 Lire ¼ di Scudo da 3 Lire 1/8 di scudo da 0,75 Lire. L’eroso era costituito da: 7,6 Soldi 2,6 Soldi Soldo Con il Rame era confezionata la moneta da 2 Denari. Repubblica di Genova Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola da 24 Lire al peso di 6 Denari e 2. 2/3 Grani. Titolo 906/1000 ½ Doppia. ¼ di Doppia 2 Doppie 4 Doppie 5 Doppie Genovino d’Oro da 100 Lire. ½ Genovino ¼ Genovino 1/8 Genovino Zecchino da 13 Lire e 10 Soldi al peso di 3 Denari e 4 Grani; Titolo 995/1000 ½ Zecchino Le monete confezionate in Argento erano: Scudo da 9 Lire e 10 Soldi al peso di 34 Denari. Titolo 951/1000 Scudo leggero da 9 Lire al peso do 32 Denari e 3 Grani; Titolo 890/1000 Scudo di Banca da 5 Lire al peso di 18 Denari e 14 Gran; Titolo 916/1000 ½ Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati ¼ di Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati 1/8 di Scudo; per ciascuno dei tre precedentemente enunciati. Madonnina o Lira da 20 Soldi al peso di 8 Denari e 6 Grani; Titolo 833/1000 Doppia Madonnina da 40 Soldi Giorgino da 25 Soldi al peso di 5 Denari e 5 Grani. ½ Giorgino da 13 Soldi Pezzo da 10 Soldi o mezza Madonnina. 1/3 di Lira da 6 Soldi ed 8 Denari. L’eroso prevedeva: Pezzo da 6 Soldi ed 8 Denari. Pezzo da 4 Soldi o cavallotto ovvero. Doppia Parpagliola Pezzo da 2 Soldi o Parpagliola Pezza da 8 Denari. In Rame erano confezionate le monete da: 1; 2 e 4 Denari. Ducato di Parma Piacenza e Guastalla Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola al peso di 6 Denari e 3 Grani. Titolo 21 Carati e 18 Grani; per parma il valore era di 90 Lire; 75 Lire per Piacenza e 93 lire e Soldi 2 per Guastalla. Zecchino al peso di 2 Denari e 20 Grani al titolo di 24 Carati e con valore dl Lire 45 per Parma; 37 Lire e 10 Soldi per Piacenza ed infine 46 Lire ed 11 Soldi per Guastalla. Le monete confezionate in Argento erano: Ducato al peso di 21 Denari, con valore di 21 Lire per Parma; 17 Lire e 10 Soldi per Piacenza; 21 Lire, 14 soldi e 6 Denari per Guastalla ½ Ducato al peso di 10 Denari e 12 Grani per un valore di 10 Lire e 10 Soldi per Parma; 8 Lire e 15 Soldi per Piacenza; 10 Lire, 17 Soldi e 3 Denari per Guastalla. 1/7 di Ducato o pezzo da 3 Lire, al peso di 3 Denari; valore di 3 Lire per Parma; 2 Lire e 10 Soldi per Piacenza; 3 Lire, 2 Soldi ed 1 Denaro per Guastalla. 1/14 di Ducato o pezzo da 30 Soldi al peso di 1Denaro e 12 Grani; Valore per Parma di 1 Lira e 10 soldi; per Piacenza 1 Lira e 5 soldi; per Guastalla 1 Lira ed 11 Soldi. Per quanto riguarda l’eroso i valori erano identici in tutte e tre le città e si contavano: La Lira di Parma del valore appunto di 1 Lira. Mezza Lira o pezzo da 10 Soldi. Quarto di Lira o Cinquina o Parpagliola da 5 Soldi. Buttalà o 10 Soldi o Cavallotto che a Piacenza aveva valore di 10 Soldi ed a Parma di 12 Soldi. ½ Buttalà o mezzo cavallotto da 6 Soldi per Parma e 5 Soldi per Piacenza. Con il Rame era confezionato il Sesino il cui valore era di 6 Denari. Ducato di Milano e Mantova Le monete confezionate in Oro erano: Sovrana da 13 Fiorini o 20 Kreutzer, al peso di 9 Denari ed 1 5/6 Grani con titolo di 21 ¾ Carati per un valore di 45 Lire. ½ Sovrana Pistola o Doppia nuova di Milano al peso di 5 Denari e 3 11/24 Grani per un valore di 25 Lire e 3 Soldi. Doppia pistola. Pistola da quattro o Quadrupla. Zecchino di Milano al peso di 2 Denari e 20 11/24 Grani con titolo di 24 Carati e valore di 15 Lire e 4 Soldi. Doppio Zecchino Ongaro o Kremnitz al peso di 2 Denari e 20 11/24 Grani; valore 15 Lire e 4 Soldi. Le monete confezionate in Argento erano: Ducatone del peso di 26 Denari, titolo 21 1/2 Carati con valore di 8 Lire e 20 Soldi. ½ Ducatone. Doppio Ducatone Filippo al peso di 22 Denari e 18 11/24 Grani; Valore 7 Lire e 10 Soldi. ½ Filippo. ¼ Filippo. 1/8 Filippo. 2 Filippi o Piéfort. Scudo o pezzo da 60 Soldi al peso di 18 Denari e 21 14/24 Grani per un valore di Lire 6. 1/2 Scudo. Lira vecchia la peso di 3 Denari Lira nuova al peso di 5 Denari e 2 16/24 Grani, Titolo 13 ½ Carati, valore 1 Lira ½ Lira. ¼ Lira. Scudo di Fiandra o Crocione e Delle tre Corone al peso di 24 Denari e 3 9/24 Grani; titolo 21 ½ Carati; valore 7 Lire e 10 soldi. ½ Scudo di Fiandra. Tallero di S.M. al peso di 22 Denari e 22 2/12 Grani, titolo 21 ½ carati; valore 6 Lire e 15 Soldi. Fiorino di S.M. al peso di 11 Denari ed 11 5/24 Grani; titolo 21 ½ Carati; valore di 3 Lire, 7 Soldi e 6 Denari. In Eroso era coniano coniate. Moneta da 5 Soldi o Parpagliola del valore di 5 Soldi. ½ parpagliola del valore di 2 Soldi e 6 Denari. Le monete coniate nel Rame erano: Soldo. ½ Soldo del valore di 6 Denari Quattrino del valore di 3 Denari Sesino o Sestino del valore di 2 Denari Ducato di Modena e Reggio Le monete confezionate in Oro erano: Pistola da 5 Lire di Modena del peso di 35 carati. Scudino da 9 Lire. Le monete confezionate in Argento erano: Ducatone da 17 2/8 Lire del peso di 168 Carati Scudo di Francesco 3° del peso di 153 Carati e 3 1/3 Grani; valore 15 lire modenesi. Scudo di Ercole 3° da 5 Lire modenesi. Doppio Scudo da 10 Lire modenesi. Triplo Scudo da 15 Lire modenesi. Le monete in eroso erano: Ducato da 8 Lire modenesi del peso di 120 Carati. ½ Ducato Doppia Lira o Quarantana Lira di Modena ½ Lira di Modena Lira di Reggio ½ Lira di Reggio o Grosso o cappellone di 6 soldi ed 8 Denari. Cinque Soldi o Lupette o Giorgini Due Soldi o Parpaiole o Muraiole Nel rame veniva coniato il: Bolognino o Soldo di Modena Il Soldo e mezzo di Reggio ½ Soldo di Reggio o Sesino di Modena Repubblica di Venezia Le monete confezionate in Oro erano: Zecchino del peso di 16 80/90 Carati con valore di 22 Lire ½ Zecchino ¼ di Zecchino. Ducato d’Oro da 14 Lire al peso di 10 ½ Carati. Doppia o Pistola da 38 Lire al peso di 32 2/3 Carati. Le monete confezionate in Argento erano: Scudo Veneto o Scudo della Croce da 12 Lire ed 8 Soldi al peso di 153 ½ Carati; titolo 1.092 Carati. ½ Scudo. ¼ di Scudo 1/8 di Scudo. Giustina o Ducatone da 11 Lire, al peso di 135 Carati, titolo 1.092 Carati. ½ Giustina. Ducato da 8 Lire al peso di 110 Carati. Pistola al peso di 952 Carati ½ Pistola. ¼ di Pistola. Tallero da 10 Lire ½ Tallero da 5 Lire ¼ di Tallero da 2,5 Lire 1/8 di Tallero Osella da 17 ½ Carati al titolo di 1.092 Carati; questo pezzo era in realtà una medaglia tuttavia passata per moneta al valore di Lire 3 e Soldi 18. In “Eroso Misto” erano confezionate: Lirazza o Petizza o Pezzo da 30 Soldi. Pezzo da 20 Soldi. Pezzo da 10 Soldi. Pezzo da 5 Soldi La monetazione in Rame era costituita da: Soldo ½ Soldo o Bagattino o Beza Granducato di Toscana Le monete confezionate in Oro erano: Ruspone o pezzo da 3 Zecchini gigliati al peso di 8 Denari e 21 Grani ed al titolo di 24 Carati; valore 40 Lire Fiorentine. Zecchino o Gigliato al peso di 2 Denari e 23 Grani; titolo 24 Carati; valore 13 Lire, 6 Soldi ed 8 Denari Le monete confezionate in Argento erano: Francescone o Pezzo da 10 Paoli al peso di 23 Denari e 10 Grani; titolo 11 Once per il valore di 6 Lire, 13 soldi e 4 Denari. Leopoldone: come per il Francescone. ½ Francescone da 5 paoli al peso di 11 Denari e 17 Grani; titolo di 11 Once al valore di Lire 3, Soldi 6 ed 8 Denari. ½ Leopoldone: come per il ½ Francescone. Tallero fiorentino al peso di 23 Denari ed al titolo di 11 Once per un valore dei 6 Lire. ½ Tallero Testone al peso di 7 Denari e 13 ½ Grani, sempre al titolo di once 11 per il valore di Lire 2 Pezzo da 2 Paoli al peso di 4 Denari 16 ½ Grani, solito titolo per un valore di 16 Soldi ed 8 Denari. Lira o 12 Crazie o 1 ½ Paolo del peso di Denari 3 e 19 Grani; valore 1 Lira ½ Lira o 6 Crazie al peso di 1 Denaro e 21 ½ Grani; valore 10 Soldi ¼ di Lira o 3 Crazie al peso di 22 ¾ Grani; valore 5 Soldi. Paolo o Giulio o 2/3 di Lira od 8 Crazie al peso di Denari 2 ed 8 1/5 Grani, valore 13 Soldi e 4 Denari. ½ Paolo o 4 Crazie al peso di 1 Denaro e 4/10 Grani; valore 6 Soldi ed 8 Denari. ¼ di paolo al peso di 14 1/20 Grani ed al valore di 3 Soldi e 4 Denari L’eroso era costituito da: Doppia Crazia o 10 Quattrini del valore di 3 Soldi e 4 Denari. Crazia o 5 Quattrini al valore di 1 soldo ed 8 Denari. Mezza Crazia o 2 ½ Quattrini per 10 Denari di valore. Con il Rame si coniavano: Soldo o 3 Quattrini del valore di 1 Soldo e 12 Denari Duetto o 2 Quattrini del valore di 8 Denari Quattrino del valore di 4 Denari. Picciolo del valore di 1 Denaro. Repubblica di Lucca Le monete confezionate in Oro erano: Doppia o Pistola al peso di di Denari 4 e 18 Grani ed al titolo di 22 Carati per un valore di 22 Lire e mezzo o 3 Scudi. Doppia da 6 Scudi. Le monete confezionate in Argento erano: Scudo da 7 Lire e mezzo, del peso di 22 ½ Denari al titolo di 11 Once. ½ di Scudo. 1/3 di Scudo. 1/5 di Scudo. Lira di Lucca. Barbone di 12 Soldi e del peso di 5 Denari e 15 Grani. ½ Barbone o Grosso In eroso si coniava il: ½ Barbone o ½ di GrossoIn Rame erano: Bolognino o pezzo da 2 Soldi di 6 Quattrini. Soldo o 6 Quattrini. Duetto da 4 Quattrini ½ Soldo da 3 Quattrini. Quattrino o Denaro ovvero 1/3 di Soldo. Stato Pontificio In Oro si coniavano: Zecchino da 18 Carati di peso al titolo di 24 Carati per un valore di 10Lire e 5 Soldi. ½ Zecchino- 2 Zecchini. 5 Zecchini. 10 Zecchini. Doppia o Pistola al peso di 29 Carati ed al titolo di 22 Carati per un valore di 15 Lire e 15 Soldi. 2 Doppie. 4 Doppie. ½ Doppia. Scudo. In Argento erano confezionate: Scudo Bolognese o Madonna da 5 Lire al peso di 140 Carati ed al titolo di 11 Once. ½ Scudo Bolognese. Scudo da 10 Paoli. ½ Scudi. Testone da 30 Soldi al peso di 51 Carati. Piastra o Lira o Papetto da 20 Soldi detta anche Doppio Paolo al peso di 34 Carati. ½ di Piastra. ¼ di Piastra. L’eroso vedeva il conio di: Muraiola Semplice equivalente al Baiocco. Muraiola da 2 Baiocchi. Muraiola da 4 Baiocchi. Bolognino o Soldo. La monetazione in Rame era composta da: Baiocco. 2 Baiocchi. Quattrino o 1/5 di Baiocco. Regno delle due Sicilie. Con le Pragmatiche del 27/11/1749 e 21/05/1784 la monetazione aurea era costituita da: Pezzo da 6 Ducati o Doppia da 60 Carlini al peso di 9 Trappesi e 17 ¼ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 6 Ducati. Pezzo da 4 Ducati o Doppia da 40 Carlini al peso di 6 Trappesi e 11 ¾ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 4 Ducati. Pezzo da 2 Ducati o Zecchino da 20 Carlini al peso di 3 Trappesi e 5 ¾ Acini al titolo di 21 ¾ carati; valore 3 Ducati. In Argento erano coniati: Pezza o vecchia Piastra di 130 Grana al peso di 31 Trappesi e 15 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 3 carlini, 2 Grana. Pezza o vecchia Piastra di 120 Grana al peso di 28 Trappesi e 15 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 2 Carlini. Pezza o Piastra Nuova al peso di 28 Trappesi e 10 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato, 2 Carlini. Pezza o Piastra Nuova al peso di 30 Trappesi e 12 1/4 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 1 Ducato. Mezza vecchia Piastra al peso di 15 Trappesi e 17 1/2 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 6 Carlini e 16 Grana. Mezza Piastra Nuova al peso di 15 Trappesi e 17 1/2 Acini ed al titolo di 10 Once; valore: 6 Carlini. Mezzo Ducato o Patacca del peso di 12 Trappesi e 6 ¼ Acini; titolo 10 Once; valore 5 Carlini. Quarto di Ducato o Due Carlini e mezzo al peso di 6 Trappesi e 7 Acini; titolo 10 Once, valore 2 Carlini e 6 Grana. Pezzo da 24 Grana, valore 2 Carlini e 4 Grana. Pezzo da 13 Grana, valore 1 Carlino e 3 Grana. Pezzo da 12 Grana, valore 1 Carlini e 2 Grana. Tarì del peso di 4 Trappesi e 18 ½ Acini; titolo 10 Once; valore 2 Carlini. Carlino del peso di 2 Trappesi e 6 Acini; titolo 10 Once; valore 1 Carlino. Mezzo Carlino per un valore di 5 Grana. La monetazione in Rame si componeva di: Pubblica il cui valore era di 1 Grana e 6 Cavalli. Mezza Pubblica al valore di 1 Grano. Tornese al valore di 6 Cavalli. Pezzo da 9 Cavalli; 4 Cavalli e 3 Cavalli. Appendice N° 2 – Monetazione nella Penisola unificata dopo il 1862 Coniazioni in Oro: 100 Lire; peso gr. 32,328; Titolo 900/1000; Diametro 35 mm. 80 Lire; peso gr. 25,806; Titolo 900/1000; Diametro 33 mm. 50 Lire; peso gr. 16,129; Titolo 900/1000; Diametro 28 mm. 40 Lire; peso gr. 12,903; Titolo 900/1000; Diametro 26 mm. 20 Lire; peso gr. 6,452; Titolo 900/1000; Diametro 21 mm. (Marengo) 10 Lire; peso gr. 3,226; Titolo 900/1000; Diametro 19 mm. 5 Lire; peso gr. 1,112; Titolo 900/1000; Diametro 17 mm. (Scudo d’oro) Coniazioni in Argento: 5 Lire; peso gr. 25,00; Titolo 900/1000; Diametro 37 mm. (Scudo Argento) 2 Lire; peso gr. 10,00; Titolo 835/1000; Diametro 27 mm. 1 Lire; peso gr. 5,00; Titolo 835/1000; Diametro 23 mm. 50 Cent.; peso gr. 2,50; Titolo 835/1000; Diametro 18 mm. Coniazioni in Nickel: 20 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 21,5 mm. 10 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 19 mm. 5 Cent.; peso gr. 4,00; Titolo 1000/1000; Diametro 17 mm. Coniazione in lega di Rame. 10 Cent.; peso gr. 10,00; Titolo 1000/1000; Diametro 30 mm. 5 Cent.; peso gr. 5,00; Titolo 1000/1000; Diametro 25 mm. 2 Cent.; peso gr. 2,00; Titolo 1000/1000; Diametro 20 mm. 1 Cent.; peso gr. 1,00; Titolo 1000/1000; Diametro 15 mm. Appendice N° 3 – Storia di una lira dal 1862 al 1962 Autorità Emittente Periodo Metallo Peso gr. Diametro mm. Vittorio Emanuele 2 °(Re eletto) 1862 Ag/900 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 2° 1863 Ag/835 5,00 23,0 Umberto 1° 1883 - 1900 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1901 – 1907 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1908 – 1913 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1915 – 1917 Ag/835 5,00 23,0 Vittorio Emanuele 3° 1921- 1935 Nickel 8,00 27,0 Vittorio Emanuele 3° 1937 - 1943 Acciaio 8,00 27,0 Repubblica 1946 - 1950 Alluminio 1,00 22,0 Repubblica 1951 - 1962 Alluminio 0,625 17,2 Allegato n° 4 – Discendenza di Vittorio Amedeo 3° ( Ω 16/11/1796) Carlo Emanuele 4° - Sposa Maria Adelaide di Valois, sorella di Luigi 16° Maria Giuseppa Benedetta. Giuseppina – Andata sposa a Luigi 18° (poi Re di Francia) Amedeo Alessandro Maria (Ω 29/04/1755) Maria Teresa – Andata sposa a Carlo 10° - fratello di Luigi 16° e Conte d’Artois. (poi Re di Francia) Maria Anna. Vittorio Emanuele 1° - Duca d’Aosta – Sposa Maria Teresa d’Austria Este Maria Cristina Ferdinanda. Maurizio Giuseppe Maria - Duca del Monferrato - (Ω 02/09/1798) Maria Carola Antonia Carlo Felice – Duca del Genevese Giuseppe Placido Benedetto – Conte di Moriana
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  28. @@Ronca non mi sono fatto alcuna idea , pongo domande per capire :)
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  29. è stata messa a bagno ma non pulita, comunque, a caval donato............
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  31. a prima vista sembra un quattrino per Milano di Filippo IV, ma di questa moneta esistono molte contraffazioni d'epoca che si differenziano dall'originale per alcuni dettagli che considerate le condizioni di quella postata, non si possono rilevare.... è comunque una moneta del XVII secolo..."
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  32. Perchè hai aperto un'altra discussione ? .... potevi accodare all'altra, così ci mandi "ai matti" !! ah...ahah...ah.... Toglila dalla perizia e conservala, poi faccela vedere senza, perchè così non si riesce a vedere bene ciò che Claudio ha evidenziato. Grazie.
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  33. i rilievi sono tuttora impressionanti (almeno per me, che notoriamente vedo poche monete), ma la spazzolatura è stata una cosa indegna; a come era prima veramente non la avrei fatta entrare in casa, però, facendo il ragionamento "persa per persa", l'ho lucidata e poi portata dall'orafo, il mio amico che si presta gratuitamente a questo genere di lavori. tutto sommato secondo me si può guardare (visto anche il livello molto basso della mia collezione). ciao!
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  34. credo che ormai è compromessa ...però una prova la potresti fare.
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  35. @@uzifox non volevo certo sembrare stizzito o ineducato, e se sono sembrato così me ne scuso. Per il sorvolare ho inteso male io le tue parole.
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  36. @@marvit7 Non devono essere lucide ma essere FDC, Fior di Conio. Se bastasse la lucentezza tutte avrebbero valore, basterebbe lucidarle. Saluti Marfir
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  37. ok regalata va bene, :good: credo sia stata immersa in qualche liquido.
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  38. le iniziali contenute nello stemma sono: E S = M cioè Emilio Senesi = Medaglie
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  39. Ringrazio tutti per le belle parole. @@gallo83 si è vero, la testa è satinata. Meno male che è la più comune, altrimenti erano dolori :blum: @@Rex Neap il volto del re non è perfetto rispetto al resto della moneta, ma non sò se dipende dalla satinatura. @@francesco77 ecco le foto a luce naturale. Dritto
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  40. Dimenticavo, siccome non ci facciamo mai mancare nulla..... :blum:, sabato ci sarà anche a fine pranzo durante il caffè la gradita presentazione del libro da parte del lamonetiano @@Naevius, Filippo Fornari, " L'oro dei demoni ", nuovo suo thriller numismatico, rimaniamo diciamo sempre sul pezzo....chi vorrà potrà anche acquistarlo con dedica dell'autore.....questo comunque anche durante la giornata del Convegno o al meeting point delle 12. Avendo apprezzato molto il primo confido e sono sicuro di un altro successo letterario da parte di Filippo.....
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  41. Hai ragione. Sono riuscito, con qualche fatica, a trovare la famosa litra presente nel medagliere di Parigi, con una migliore immagine digitale a colori: Parigi, FG 265 g. 0,53 e accosto la foto, a bassa definizione, di ArtCoins: ArtCoins e.a. 27/2015, 153 g. 0,49 11 mm 12 h Il conio del diritto è lo stesso, mentre il conio del rovescio appare diverso, anche se dello stesso stile (e quindi dello stesso artista). Non posso giudicare la litra di ArtCoins per la modesta qualità della foto, ma non mi stupisce l'esistenza di un diverso conio del rovescio (normalmente i conii del rovescio sono più numerosi dei conii del diritto e le litre di Catana sono numerose....)
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  42. Se può contribuire alla discussione............
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  43. noto che la tua varia il legenda FRANCISU anziché FRANCISCUS
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  44. Innanzitutto servirebbero foto migliori. .. :) Dai che ci provo ugualmente. Ruota la prima foto a 90 gradi a sinistra(Aquila stante ad ali spiegate a destra) Ruota la seconda foto a 90 gradi a destra(+Gra rex......) Mmmhhh... Messina :Denaro di Federico il Semplice :D Regno di Sicilia: Riferimento sul catalogo di lamoneta.
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  45. Ricordo l'appuntamento sia di incontro di lamonetiani, sia per i giovani, sia per andare insieme al pranzo alla Pizzeria Grotta Azzurra per sabato ore 12 ,00 - 12, 15 allo stand di R -R n. 250 fila G. ( ricordarsi il mirto poi..... :blum: ) Cercate di essere puntuali perché la prenotazione è per le 12, 45 ( eventualmente la Pizzeria si trova in Via Scuderlando 87 ) Prenotato per 30 persone, 18 menù normali, 12 pizza. Il prezzo per il menù normale è sempre di 13 euro, con una scelta tra tortellini panna e prosciutto e tagliatelle alla boscaiola, e tra cotoletta e scaloppina, contorno, acqua e vino. Per la pizza il prezzo in base al tipo scelto. Quindi direi che possiamo vederci lì a questo punto, io ci sarò anche il venerdì pomeriggio. Buon Verona, buon libro per i giovani, buone monete e anche buon pranzo.... :blum: in allegria come sempre.....
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  46. Paese: San Marino Taglio: 50 eurocent Anno: 2014 Tiratura: 762275 pz. Conservazione: qFDC-FDC Luogo ritrovamento: Foggia Note: un negozio di numismatica ne aveva un rotolo e le dava di resto ai propri clienti!
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  47. @@centurioneamico Grazie Francesco, troppo buono. Spero di essere all'altezza delle aspettative. Ciao Filippo
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  48. quindi mai rispondere ai vari sondaggi o post in cui l'utente di turno, magari nuovo, chiede " qual è la vostra moneta più preziosa?"..."quanto è grande la vostra collezione?"..."che tipo di monete collezionate di preferenza?"...un po' di sana riservatezza non fa mai male, oltretutto sono domande prive di qualsiasi valenza numismatica e anche un po' cretine...
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