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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/11/16 in tutte le aree
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Buon giorno a tutti, ieri ho raggiunto i 10 anni di appartenenza a questo forum. Inizialmente scettico, non avevo intuito le potenzialità di questo gruppo e non mi ero reso conto della grandissima competenza e disponibilità dei suoi membri tanto è vero che nei primi anni mi sono limitato a entrare qualche volta nel sito per curiosità senza ne chiedere ne dare. Poi seguendo più costantemente le varie sezioni mi sono reso conto di essere diventato membro di un forum veramente fantastico di livello altissimo. Da li fraquentandolo il più possibile compatibilmente con gli impegni di lavoro e famiglia mi sono reso conto che mi ha aiutato a crescere tantissimo, mi ha stimolato sempre di più alla ricerca non solo limitata alle monete ma a tutto ciò che questo mondo coinvolge e mi ha stimalato altrsì a cercare di contribuire nel mio piccolo alla crescita del forum. Oggi se mancasse mi ritroverei con un vuoto numismatico veramente notevole, insostituibile. Grazie di vero cuore a tutti voi!!!! :good: :clapping:6 punti
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Si può comprare con qualche euro un pezzo di storia e ragionarci magari anche sopra ? La risposta è si.... :blum: E' ovvio che poi non dobbiamo fare i pretenziosi :blum:, però un ragazzo può per esempio dire ho un quattrino di Milano del 1600, senza data e con due importanti iconografie, busto di Filippo IV al diritto e al rovescio il nostro biscione sormontato dalla corona. Moneta comune coniatissima in rame, circolata e che veniva imitata dalle zecche di Castiglione e Messerano. Il ragazzo cosa potrebbe osservare d'acchito, anche senza particolari conoscenze, che ha una forma rotondeggiante, un discreto peso, 1,91 gr. che è nel mezzo del range possibile Potrebbe anche osservare che ovviamente gli spagnoli non rinunciavano alla loro effigie al diritto col loro nome, ma al rovescio lasciavano sempre lo spazio all'identità cittadina, in questo caso il mitico biscione che porterà poi le nostre leggende il MEDIOLANI DVX ET C. Ci sono anche i punti in leggenda sia al diritto che al rovescio da verificare e vedere... Potrebbe vedere anche che il IV veniva coniato con IIII....che il Re ha ora baffi, pizzo, e il colletto ripiegato, oltre ai lunghi e folti capelli..... Poi quello più smaliziato potrebbe confrontarlo con l'altro quattrino il Crippa 27, mentre questo è il 28, e vedere che il primo storicamente è precedente perché il Re ha i capelli corti, in questo lunghi quindi è successivo. Sono monete povere in rame, senza data, quindi il periodo è sommario di coniazione, nell'altro quattrino il Crippa 27 invece oltre al busto, giovanile però, riporta in campo inquartato al rovescio l'aquila e la biscia. Ho detto solo qualcosa ma credo potreste dire veramente altro...con pochi euro, un ragazzo può studiare, riflettere, e tenere in mano un pezzo di storia della Milano del 1600... Per la serie la numismatica può costare anche poco e dare soddisfazioni lo stesso....5 punti
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Concordo che nella collezione tedesca ci sono mani diverse di falsari e mi scuso per avere erroneamente attribuito, per mia distrazione, la cittadinanza centuripina al famoso "Maestro", che è di Paternò e che è così chiamato anche per avere creato nella piccola cittadina un vero "polo" di falsari, inclusi alcuni giovani.... Bisogna capire che esistono vere e proprie bande di trafficanti, che hanno proprie squadre di tombaroli e anche di falsari e molto spesso mischiano monete buone con monete false e adesso in genere esportano quasi tutto all'estero, nelle due grandi piazze europee che sono in prima battuta Monaco di Baviera e poi Londra. Talvolta queste bande, quando hanno in mano un buon esemplare originale trovato da un tombarolo, lo affida al "tecnico" falsario per alcune copie, in genere non più di due o tre per monete importanti (ma anche qualche decina per bronzi comuni). Poi ci sono i restauratori, che non sempre sono i falsari stessi, che devono pulire, ma talvolta anche bulinare. C'è chi si reputa quasi un artista.... In realtà è una storia vecchia. Anni fa il prof. Brunetti si era messo in testa di rintracciare il maggiore numero possibile di falsi dell'udinese Luigi Cigoi (1811-1875). Costui, che era un conciapelle, era stato definito uno dei più celebri falsari dell'Ottocento, oltre che appassionato e competente collezionista di monete. Se si studia bene il materiale attribuito al Cigoi si nota che è di mano piuttosto eterogenea. Il fatto, poi ormai appurato, è che Cigoi non era propriamente un falsario, nel senso che non era lui a fabbricare i falsi. Era un grande e abile commerciante e aveva ottimi rapporti con i grandi collezionisti dell'epoca (e poi ai suoi tempi si poteva ancora scavare in privato...). Lui non si disdegnava di commissionare dei falsi a vari artigiani che lui conosceva, ritengo per la maggior parte bravi orefici. Lui dava tutte le necessarie indicazioni per ottenere una buona copia, ma anche varianti inventate, specie di monete romane (come Aureolo) e medievali (soprattutto di Aquileia), e le vendeva, inquinando molte collezioni private (e attraverso questo, anche collezioni museali). Era bravissimo a dare indicazioni anche su come fabbricare false patine, grazie a notevole competenza numismatica e alle sue conoscenze chimiche legate al suo mestiere di conciatore. Gli si attribuiscono almeno un migliaio di monete false... Fu il triestino Carlo Kunz (1815-1888), Conservatore del Museo Bottacin di Padova, ad accorgersi, negli anni '60 del XIX secolo, che quasi tutti i pezzi avuti dal Cigoi avevano caratteristiche anomale e, pur essendo quasi sempre pezzi unici, erano molto simili fra loro. Giunse alla conclusione che si trattava di falsi, conclusione confermata da successivi esami. Fu perito del tribunale nel processo intentato contro Cigoi, che fu poi condannato, nel 1870, a riprendersi le monete vendute al Museo. Bisogna dire che Cigoi non si era occupato di monete greche, che conosceva male, e preferiva concentrarsi sulle monete romane tardo-imperiali e sulla serie di Aquileia. Sarà anche per questo che nel 1875, per disposizione testamentaria, quasi per riscattare i sui torti, donò al Museo di Udine la sua collezione di 3000 monete (autentiche !), 550 gemme incise e 250 sigilli. Adesso la spregiudicatezza del commercio clandestino è molto maggiore, ma è molto diminuita la competenza (come anche la stessa cultura generale). Il mercato è diventato molto più frenetico e con un numero ben maggiore di collezionisti, che però per la maggior parte non studiano a fondo le monete che interessano. Bisogna essere un Kunz ad avere in mano le monete e confrontarle con certosina pazienza. Un articolo su Cigoi: https://www.academia.edu/1223028/Voce_Cigoi5 punti
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Nessuna meraviglia purtroppo... Tedesche - da me piu' volte avvertite ( e poi criticate) in primis.... Per protesta ho scritto a diverse case di smettere di inviarmi i loro cataloghi Anni fa fior di case d'asta ( menzionero' la Leu proprio perche non esiste - purtroppo piu' ) avevano ben altra deontologia professionale e i falsi li "ritiravano" loro stesse togliendoli dal mercato ( la collezione di falsi della LEU - che ho avuto occasione di vedere - e' stata estremamente contesa ). Oggi pare che le case d'asta ( soprattutto tedesche) che macinano monete come fossero un mulino abbiano degli esperti deficienti o totalmente ignari della materia che fanno passare addirittura le riconiazioni dei fiorini con tanto di marchio della banca emittente... Oppure certi obbrobbri di bronzi sicelioti che neppure Polifemo ( monocolo) avrebbe voluto.. che pazienza ....4 punti
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Ciao a tutti, ho contattato il museo di Vienna, dicendo di essere un semplice appassionato di numismatica e di voler sapere se, nella loro collezione numismatica, del tutto visibile sul sito, vi fosse anche un medaglione di Costanzo II del valore di 30 solidi. e che aveva, al rovescio, la legenda GAVDIVM ROMANORUM. Orbene, nel giro di meno di due ore, mi ha risposto, molto gentilmente, il curatore delle monete antiche, Dott. Klaus Vondrovec, il quale mi ha chiesto se mi riferivo al RIC VIII n. 42 , nel qual caso, era presente nella collezione del museo di Vienna. Ha poi aggiunto: "It is a 36-solidi piece, set in an additional frame, so the total weight is 256,88 gram." Lasciatemi dire che sono rimasto piacevolmente sorpreso. E' la prima volta che contatto un museo e, nel giro di due ore, il curatore delle monete antiche mi ha dato tutte le informazioni richieste soltanto sulla base del fatto che fossi un semplice appassionato di numismatica.. @@gpittini, @@Illyricum654 punti
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Buonasera, ecco la prima moneta del 2016, un 2 lire del 1927. Che conservazione dareste? A mio avviso bel lustro e dritto ben conservato, rovescio un po' inferiore. Grazie, F.f3 punti
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@@Teus I l libro è "The Norman's coins of the Kingdom of Sicily" di Alberto D'Andrea e Vincenzo Contreras (@@vox79). Testo interessantissimo, l'ho usato per la compilazione del catalogo del Forum per quanto concerne i Principi Normanni e la parte del Regno di Sicilia, per Ruggero II, Ruggero I, Ruggero Borsa e Roberto il Guiscardo. Se segui la monetazione normanna lo devi acquistare.3 punti
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si un ritrovamento davvero emozionante! il salvadanaio è abbastanza piccolo, non penso sia fattibile la conversione in monetiere misura circa 13x5x8cm lo userò per conservare i centesimi di Umberto I che non ho messo in collezione perché troppo rovinati ... poi essendo una casa abitata sempre dalla stessa famiglia da quando è stata costruita, e mai spogliata degli arredi originali, è un vero e proprio museo storico di come vivevano i nostri nonni all'inizio del secolo ed in tempo di guerra! ho trovato camicie in lino del bis-nonno di mia nonna, pentole in terracotta, lettere degli anni 40 e alcuni quotidiani del 37! per non parlare di pagelle del 1907, e gli immancabili santini!3 punti
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Mamma mia, che bella monetina, che busto ancora molto espressivo, e che bella figura fa quel biscione... Abbiamo una dinastia in comune, entrambi i principali territori italiani sotto il dominio cinque-seicentesco degli Spagnoli, Napoli e Milano, ci offrono una produzione monetaria tanto intrigante quanto interessante. Adoro considerare questo ramo della numismatica come il "predecessore" dell'Unitá d'Italia, con una moneta effigiante un solo sovrano per una considerevole porzione della nostra Penisola. C'è una sorta di interessante coesistenza tra svariate iconografie sia nei dritti che nei rovesci, e pensandoci questa considerazione accomuna un po tutti i collezionisti di questi regnanti da Nord a Sud (ed anche all'estero, basti pensare alla Spagna stessa... ;) ).3 punti
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Ciao @@mawmaw, come avrai avuto di modo di leggere lo Staff della sezione euro sta introducendo per il 2016 delle novità riguardo le razzie. Nell'eventualità volessi aprire una razzia per le nuove emissioni del 2016 ti chiedo cortesemente di contattare preventivamente i Curatori del Forum Euro in modo che quest'ultimi possano effettuare una valutazione. grazie e buona serata Diabolik733 punti
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______________ 1982 Iraq Serie: Il restauro di Babele - Una responsabilità pubblica e nazionale. 250 Fils - Rame/nickel Iraq - Susa (Mesopotamia del sud) Nel 1902 fu scoperto da un'equipe di archeologi francesi una stele di diorite alta più di due metri, fu chiamata: il Codice di Hammurabi. La pietra, creata nel 1760 a.C. è conservata al museo del Louvre a Parigi. Nel bassorilievo è ritratto Hammurabi (sesto re di Babilonia) mentre riceve il codice dal dio del sole Shamash, simbolo di giustizia. Curiosità: Il codice in scrittura cuneiforme inizia con la disciplina del processo, le leggi sul diritto di proprietà, sui prestiti, sui depositi, sulle obbligazioni, sulla proprietà domestica, sul diritto di famiglia. Nella parte che disciplina i danni alla persona sono previste sanzioni per i danni causati dall'errore dei medici durante gli interventi operatori. Il diritto penale offriva protezione alle classi più deboli della società babilonesi (donne, bambini), per l'epoca in cui fu emanato, esso è indice di una civiltà molto progredita. Nemmeno in quest'epoca moderna da noi sono previste, o quantomeno realmente attuate, leggi simili.3 punti
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E dopo i bissoli, con FILIPPO MARIA VISCONTI ritornano i DENARI - CRIPPA 16/B gr.0,52 rarità C D/ + FILIPVS MARIA, al centro velo annodato intorno a stella e sormontato da corona R/ + DUX MEDIOLANI 3 C al centro croce gigliata2 punti
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Non dimentichiamo che la moneta è testimone di usi, costumi...e moda! Se osserviamo i quattrini di Filippo III ed i primi di Filippo IV (il tipo precedente a questo col biscione, quello cioè con il campo inquartato con lo stemma di Milano) osserviamo il cambiamento della pettinatura e del colletto. Cambia quindi sia lo stile delle acconciature, infatti da Filippo IV i sovrani privilegeranno sempre il capello medio o lungo - che sia "proprio" o una parrucca ha poca importanza -, sia il tipo di colletto (che diventa più sottile e meno sontuoso del colletto pieghettato dei precedenti sovrani)...alla fine il ritratto è anche questo, e anche su di una moneta mantiene la sua essenza! Mario, già mi stavo iniziando ad interessare anche alla dominazione spagnola a Milano, se poi mi apri discussioni così è la fine... :blum:2 punti
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500 Schilling 1982 Austria 80th Anniversary - Birth of Leopold Figl2 punti
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Appena vista la foto, a naso, m'è venuto da pensare che non fosse un bottone militare. E una breve ricerca mi ha dato la conferma. In questo forum (che mi sembra americano), al topic #4, viene definito "a known civilian blazer button" (qualcosa come "un noto bottone civile da giacca sportiva"): http://www.treasurenet.com/forums/what/159467-button-identification.html In rete, poi, penso di aver trovato addirittura il sito della ditta produttrice: http://www.waterburybutton.com/cart/pc/viewPrd.asp?idcategory=0&idproduct=29541 :good:2 punti
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Articoli sicuramente interessanti. Complimenti a tutti e in modo speciale agli amici Limido @@dabbene , Rimoldi @@anto R e L. Giannoni. Non vedo l'ora di leggervi! Cari saluti2 punti
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Come ti e' gia' stato spiegato tu rimani eurofolle.Ti chiedo di partecipare quanto piu' attivamente al forum. Le nuove regole per l'ammissione al gruppo "Euro folle" sono state fatte proprio per questo. Non e' un "richiamo" sia chiaro,ma solo un consiglio che spero recipirai. Te cosi' come tante altre persone che,spesso,si fan vive solo per le Razzie (non e' una cosa personale sia chiaro,ma rivolto a chi scappa fuori solo per le Razzie) Un saluto2 punti
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Argomento dibattuto e complesso, per Crippa le monete del solo Estore Visconti sono da attribuire a Monza anche se non ci sono documenti. Estore fu Signore di Monza per soli cinque anni dal 1407 al 1412 e nel caso sarebbero state coniate in quel periodo. Monete molto rare, di difficile buona conservazione, un supporto in più a questa ipotesi il fatto che non esista una leggenda con DOMINVS MEDIOLANI. Mario Gionfini invece le attribuisce alla zecca di Milano e lo potete leggere sulla RIN 88 del 1986. Ambrosoli invece individuò invece una lista di monete redatta nel 1415 in un manoscritto di Jacopo da Firenze alla Trivulziana : qui si elencano bissoli di Monza e Cantù. Ovviamente le monete di Estore seguono comunque il tipo milanese. Molti storici quali Frisi e altri negarono l'esistenza di una zecca in Monza.2 punti
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MONZA ESTORE VISCONTI BISSOLO - C.N.I. 82 - VARESI M.I.R. LOMBARDIA ZECCHE MINORI n. 784 (la foto errata, corrisponde al 783) - Rarità R32 punti
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@@Anto75 potresti evitare questi interventi .. no? (di norma si risponde quando si hanno delle idee.... o delle opinioni.. )2 punti
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Concordo su una P che richiami quella dei primi grossi, nel contempo, se fosse una produzione fraudolenta del 1155 circa o prima con una P con punzone al posto della L, avremmo un PVCA invece di un LVCA. Che sarebbe però funzionale con l'operazione di quel preciso momento storico, perché poi anche pre 1188 Pisa uscirà allo scoperto lo stesso con in campo il PISA, qui invece si imitano gli enriciani, li si mescolano con gli altri , non ci si vuole ancora esporre, ma un segno identificativo per loro, il popolo li avrebbe comunque assorbiti, i coniatori lo lasciano proprio la P che è la prima lettera di Pisa e che sostituisce la prima di Lucca....sarebbe in realtà una lettera strategica e simbolica....2 punti
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Credo pero' che Debellis si riferisse alla bellezza di avere gli originali ( soprattutto quelli storici :))2 punti
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Nel corso dei secoli il denaro milanese si era sempre più svalutato, sfociando nell'istituzione di due tipologie - imperiale e terzolo - con un valore in rapporto 1:2. Nel XIV secolo i denari diventano monete dalla lega corrottissima, anche il metallo del buon imperiale imbrunisce. Siamo nella Lombardia dei Visconti che, tornati a Milano nel 1311 e divenuto Matteo vicario imperiale, saranno i protagonisti politici nel territorio per oltre un secolo. In questo lungo dominio vedremo grandi conquiste che sfoceranno nella creazione del Ducato di Milano con Gian Galeazzo ma anche rivolte interne alla casata, tradimenti famigliari e personaggi per così dire piuttosto eccentrici. :blum: Ricordo che Visconti non è sinonimo solo di Milano, se qualche amico ha un denaro di un'altra zecca da mostrarci e la voglia di scrivere...ben venga!! Inizio con questo imperiale di Enrico VII, siamo appunto al periodo del ritorno dei Visconti a Milano quindi con Matteo e, successivamente, Galeazzo I. La moneta è di proprietà del Museo di Biassonno ed è visibile al seguente link http://www.museobiassono.it/Italiano/Mostre/MoneteDiLombarda/CatalogoOnLine/MonetaScheda.php?scheda=480&zecca=0&autorita=8 0,53 gr.1 punto
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Carissimi, per quanto riguarda - per così dire - l'analisi delle tracce mi pare che abbiamo registrato alcuni punti di convergenza, sebbene ricordandoci tutti i limiti di fare i nostri ragionamenti sulla base di fotografie e per giunta in questo caso a bassa definizione, prese con una sola angolazione di luce, e in un caso mancanti anche della faccia principale: quindi con tutti i benefici di inventario, giusto per divertirci e per tenerci in allenamento con la lettura di questa ostica ma affascinante monetazione :)! Per quanto riguarda l'interpretazione, tuttavia, io non penso che possa trattarsi di coniazioni battute da Pisa dopo il 1155, visto che a quel tempo il Comune aveva ricevuto il privilegio di zecca e lo aveva anche avuto riconfermato prima del 1181: perché mai al quel punto avrebbe dovuto aggiungere una sola "P" nel campo di un conio lucchese e non aggiustare qualche altra lettera diagnostica come la S (cosa anche più facile da fare, come ho già scritto)? Poi c'è anche qualche ritrovamento che conferma che i denari del tipo " F/PISA" furono già coniati ben prima del 1181. Le "imitazioni" pisane dopo il 1155 delle quali parlano le fonti scritte, amplificate dai cronisti lucchesi, sono infatti da intendere come imitazioni da vicino del tipo (inteso in senso numismatico) e della tecnica di produzione dei denari di Lucca del tempo (tra l'altro gli unici fino ad allora coniati in Toscana e il principale circolante dell'area) che rendono tutt'oggi in molti casi ancora ostico il riconoscimento di primo acchito tra i denari lucchesi H/LVCA e quelli pisani F/PISA della seconda metà del XII secolo. Si vedano in tal senso i diversi errori di identificazione compiuti fino a tempi recenti da vari studiosi, pure molto bravi ed esperti, ma anche numerosi errori di classificazione passati qui sul forum prima che si formasse questo zoccolo duro di appassionati ed esperti di denari di Lucca Scusate se l'ho fatta lunga, ma questo aspetto mi pareva di averlo non dico dimostrato ma almeno chiarito nel mio volume, ma evidentemente no, ed allora un poco mi ci accaloro.... Personalmente invece penso che, al di là delle apparenti similitudini, si tratti di due casi abbastanza diversi, ma ad ogni modo: o 1) o non voluti (il pezzo della collezione P. perché dal vivo ci si vede forse uno scivolo di conio e altri segni in campo, come dissi già al tempo), o 2) non frutto di maestranze ufficiali, ovvero possibili imitazioni da parte di chi forse non riusciva bene a leggere il conio del modello, e/o li conosceva come "denari pisani vel lucenses" (come nel caso di Rauch). Certo che in questo caso vedere la faccia del dritto sarebbe un discrimine importante. Dubito in ogni caso che per un Comune che poteva coniare legittimamente, avesse senso spianare e reimprimere con i punzoni meno di un quarto del campo di un conio già fatto per scrivere "PVCA" senza cogliere l'occasione per modificare almeno la C in S, seppure come mezzo per coniare dei propri denari in velocità magari nei primi tempi all'indomani del ricevimento dell'autorizzazione. E anche prima del 1155 che senso poteva avere porre una lettera P in campo, ovvero in un posto bene visibile per la verifica delle autorità lucchesi ma indistinguibile per i più che non sapevano leggere (in quel conio poi), e dove storpia una iscrizione senza crearne un'altra di senso? E per altro con una produzione assai bassa, visto che con tutti i denari mai visti (e tra il forum, gli scavi, le collezioni private e pubbliche ormai ne abbiamo visti tanti...), ne è emerso solo uno, o se preferite due. In questo senso i denari con la P o con la C in legenda prima di EHRICVS mi paiono ben diversi. Ovviamente si tratta solo di mie opinioni e interpretazioni delle evidenze, che potete o meno di condividere. Un caro saluto e a presto, Monica1 punto
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buonasera, nella seconda foto si dovrebbe leggere + .K. R. PRINC ACh. (Carlo I o II, principe di Acaia)1 punto
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@r-29 concordo anch'io! Si potrebbe lavorare sull'interno e convertirlo in un bellissimo monetiere vintage :)1 punto
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Ottimo Giancarlo, grazie per il tuo preziosissimo contributo! Io la butto lì: ma secondo voi su quest'ultimo bissolo si può fare un ragionamento simile a quello sull'attribuzione della zecca dei denari di Gian Galeazzo? Monza o...Milano?1 punto
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Lo stile non rientra nelle emissioni di Valentiniano III, è più da fine IV secolo...propenderei per una SECVRITAS di Valente...1 punto
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Infatti i greci usavano la N al posto della E. Se non vedo male mi sembra di scorgere un tentativo di TEVPL.1 punto
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Buonanotte Do anche io il mio contributo a questa raccolta Giuliani Fabrizi 43 Peso: 0,59 g DCI 9 mm. DCE 16 mm. DCI = Diametro Cerchio Interno; DCE = Diametro Cerchio Esterno1 punto
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leggendo oggi di questo bel grosso da te postato sul gruppo di fb, ho proprio pensato che Fabry avrebbe potuto dare il suo prezioso contributo. E infatti.. :-)1 punto
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Ecco brevemente la storiella... Circa tre d'anni fa conobbi un signore classe 1932, pranzando praticamente ogni giorno insieme, siamo divenuti amici. Un giorno mi raccontò delle vicende di suo padre, internato in un lager in Germania e liberato dagli americani alla fine della seconda guerra mondiale. Quest'ultimo, insieme ad altri ex prigionieri, per poter far ritorno in patria, si misero a frugare i numerosi cadaveri presenti sulla strada di casa. Triste ed unico espediente per poter raccimolare denaro da scambiare con del cibo o per un passaggio... Una volta tornato in Italia (settembre 1945) mesi dopo la fine della guerra, quei marchi tedeschi, banconote varie inseme ad alcune monete, estinto il loro valore reale, finirono in una busta dentro una credenza per tutti questi anni. Questo mio amico all'epoca 13enne, oggi è 83enne e scherzosamente quel giorno mi disse:" li butterò, ormai è carta straccia... grazie a Dio, i miei genitori mi hanno lasciato parecchie lire, adesso sono euro, ma questi valgono... quelli (i marchi) non valevano già più nulla poco dopo", e sorrideva. Mi son fatto avanti chiedendogli quanto meno di poterli vedere prima di gettarli, così per curiosità e lui mi rispose divertito che me li avrebbe portati. La conclusione della storia è facile, 2 mesi dopo questa nostra chiacchierata, senza che io gli avessi più chiesto niente a riguardo, ci incontriamo come al solito a pranzo, mi da una busta e mi dice :" guardali, annusali, bruciali, fanne quel che vuoi... ora sono tuoi!" Dopo qualche giorno io, nonostante la mia ignoranza in materia ma grazie ad internet, mi ero reso conto che questo Tallero di cui stiamo parlando, era particolare, glielo riportai per correttezza dicendogli che probabilmente era di valore, lui si fece una risata e mi rispose che se avessi avuto ragione era solo contento per me, perché per lui sarebbero già stati cenere. Le più belle (secondo il mio parere di inesperto) le ho racchiuse in questo quadro a vetro doppio in modo da poterne vedere entrambe i lati1 punto
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@@david7, bhe... se non è pulita direi che va tutto a vantaggio di @@sulinus, poi lui c'è l'ha in mano quindi chi meglio di lui potrà confermarcelo?1 punto
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Salve a tutti, cortesemente potete dirmi se posso tenerla oppure spenderla? Grazie.1 punto
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denaro provisino del senato romano, appena @ adolfs si connette......1 punto
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So bene tutto perché ho fatto diverse volte la guida al castello durante le manifestazioni culturali del mio paese, avrei speso qualche parola io ma volevo organizzarmi bene, grazie per avermi preceduto intanto! :) Aggiungo che al castello (attualmente casa di riposo dei Don Orione) è presente un quadro che immortala il momento della firma che definiva la fondazione della FIAT Inoltre, per restare in ambito numismatico, sia la tomba che accoglie le spoglie del Conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, presso Cappella Bricherasio, sia l'adiacente epitaffio sono state scolpite da Leonardo Bistolfi, autore come ben sapete, tra le altre cose, del 20 centesimi Libertà Librata. :) Link alla pagina di Wikipedia per maggiori info https://it.wikipedia.org/wiki/Cappella_Bricherasio Sperando che l'approfondimento sia gradito, grazie a @@petronius arbiter "per il la". :)1 punto
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Non c'entra direttamente con lo stemma, ma per quanto riguarda la famiglia dei Conti Cacherano di Bricherasio, credo possa essere interessante conoscere la storia di colui che ne è stato il membro probabilmente più famoso, il Conte Emanuele Cacherano di Bricherasio, fondatore dell'Automobil Club d'Italia e della FIAT. Avete letto bene, F.I.A.T., Fabbrica Italiana Automobili Torino, che non fu affatto fondata, come normalmente si crede, da Giovanni Agnelli ma, appunto, da Bricherasio, il 1° luglio 1899, nella sua residenza torinese, insieme a un gruppo di aristocratici e notabili suoi amici, dei quali Agnelli non faceva parte, arrivò dopo. Il suo arrivo, secondo quanto si sostiene in questo link, avrebbe avuto tragiche conseguenze per Bricherasio e il suo amico Federico Caprilli, famoso cavallerizzo http://larapavanetto.blogspot.it/2014/02/i-misteri-nella-fondazione-della-fiat.html Non so quanto ci sia di reale e quanto di gossip nel link citato, ma è un fatto che sia Bricherasio sia Caprilli morirono in circostanze mai chiarite, e furono sepolti in fretta, quasi clandestinamente, nonostante fossero entrambi personaggi molto famosi, come si può vedere anche nelle pagine che Wikipedia dedica loro https://it.wikipedia.org/wiki/Emanuele_Cacherano_di_Bricherasio https://it.wikipedia.org/wiki/Federico_Caprilli Buona lettura :D petronius :)1 punto
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Foto 1 Lot 257: Impero Romano. Placchetta misterica quadrangolare. Valle del medio e basso Danubio, IV secolo d.C. D/ Edicola quadrangolare delimitata da una cornice a cordone, entro la quale è inscritta una seconda cornice circolare. All'interno, nella fascia superiore, personaggio femminile stante di fronte, tra i busti contrapposti di Helios e di Selene, che la guardano. A sinistra, tripode. A destra, un gallo. Nella fascia centrale, un secondo personaggio femminile stante (Elena?) tra i Dioscuri a cavallo (i due cavalieri danubiani). Sotto ciascun cavallo, giace una figura umana. A sinistra, personaggio con maschera zoomorfa stante a destra, con il braccio sinistro proteso. A destra, un gallo. Nella fascia inferiore, un vaso, un tripode e una scena di sacrificio. R/ Liscio. PB. g. 140.20 RR. Dimensioni: 79x73mm. qSPL. Patina verde-bruna. Foto 2 Lot 179 Impero Romano. Ai confini dell'Impero. Placchetta misterica. Valle del medio e basso Danubio, IV secolo d.C. D/ Edicola ad arco, che insiste su due colonne corinzie, costituita da quattro registri e incorniciata negli angoli superiori da due mostri anguiformi. Nel registro superiore, Helios-Mitra su quadriga frontale al galoppo. Nel secondo, al centro, una figura femminile (Elena?) stante di fronte tra i due Dioscuri a cavallo (i Cavalieri Danubiani). Sotto il cavallo del primo, giace una figura umana. Sotto quello del secondo, un pesce. Dietro ciascun Dioscuro, un soldato armato di lancia e scudo. Nel terzo registro, una complessa e affollata scena di sacrificio e offerta rituale. Al centro, tre personaggi davanti ai quali è posato sopra un pulvinar un ampio recipiente contenente un pesce. A sinistra, due personaggi (il primo con testa zoomorfa?) ai lati di un albero al quale è appeso un piccolo animale sacrificato. A destra, due personaggi seminudi. Nel registro inferiore: al centro un cantaro; a sinistra, un pesce su un tripode ed un serpente; a destra, un leone accovacciato ed un uccello. R/ Liscio. PB. Ca. 80x80mm. g. 127.30 RR. Incisura nell'angolo superiore destro e colpetti, altrimenti SPL. Di grande interesse documentario. Bellissima patina ocra rossa. Foto 3 Lot 144 Impero Romano. Placchetta misterica. Valle del medio e basso Danubio, IV secolo d.C. Placchetta quadrangolare (ca. 8 x 7,5 cm). D/ Edicola ad arco, che insiste su due colonne corinzie, costituita da quattro registri e incorniciata negli angoli superiori da due mostri anguiformi. Nel registro superiore, Helios-Mitra su quadriga frontale al galoppo. Nel secondo, al centro, una figura femminile (Elena?) stante di fronte tra i due Dioscuri a cavallo (i Cavalieri Danubiani). Sotto il cavallo del primo, giace una figura umana. Sotto quello del secondo, un pesce. Dietro ciascun Dioscuro, un soldato armato di lancia e scudo. Nel terzo registro, una complessa e affollata scena di sacrificio e offerta rituale. Al centro, tre personaggi davanti ai quali è posato sopra un pulvinar un ampio recipiente contenente un pesce. A sinistra, due personaggi (il primo con testa zoomorfa?) ai lati di un albero al quale è appeso un piccolo animale sacrificato. A destra, due personaggi seminudi. Nel registro inferiore: al centro un cantaro; a sinistra, un pesce su un tripode ed un serpente; a destra, un leone accovacciato ed un uccello. R/ Liscio. PB. gr. 118.16 RR. SPL.1 punto
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Scusate, Le ho trovate virtualmente, nel Net cercando asta e placchette misteriche che, dimenticando mi di inserire i dati di provenienza, nulla è in mano mia. Vediamo se ritrovo i passaggi. Roberto1 punto
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Buonasera sono in possesso di questa medagliona in argento di 60 mm a firma di Giampaoli. Su internet non sono riuscito a trovare nessuna informazione. Chi mi può aiutare? Grazie, f.f.1 punto
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Che testi consigliate per le monete bizantine? il massimo esperto dell'orbe terraqueo (Yafet) mi ha consigliato il Sear. Si trova usato? ...è costosetto :P Qualche altro testo? Risorse reperibili online?1 punto
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Vorrei provare a riassumere la posizione dell’Autore, nella speranza di alimentare il dibattito (e di suscitare interesse per il libro, che è di indubbio e grande interesse). Premetto che Coarelli opera la sua ricostruzione partendo da due presupposti, che invece negli ultimi anni sono stati fortemente attaccati, soprattutto dalla scuola inglese: i testi classici vanno interpretati su base filologica e confermati con dati archeologici, ma non disattesi; l’iconografia di tutte le monete - anche quelle della fase cosiddetta romano-campana - ha un significato, che doveva essere intellegibile all’epoca della loro emissione. Ecco, quindi, una brevissima sintesi (mi scuso per gli errori, tutti miei). Lascio alla lettura del suo libro (di cui mi sento di caldeggiare l’acquisto) il processo logico attraverso cui Coarelli giunge a formulare queste interessantissime teorie. 375-325 a.C. - aes signatum Per Coarelli, l’aes signatum doveva essere in uso nel corso del IV secolo, ma prima della coniazione dell’aes grave (che l’autore colloca all’ultimo quarto del secolo). In particolare, il lingotto Cr. 4/1 non può non essere anteriore alla didracma Cr. 13/1, portando una legenda più arcaica; il lingotto Cr. 10/1 potrebbe alludere alla riforma, nel 367, del collegium sacris faciundis, i cui membri furono portati a 2 a 10, o alla susseguente ricostruzione del tempio di Apollo, nel 353; il lingotto Cr. 12/1 potrebbe commemorare la vittoria sui Volsci e sulla Lega Latina del 338, quando i rostra furono portati al Comizio, a ornare la tribuna. Le stelle, simbolo dei Dioscuri, evocherebbero l’altra, famosa vittoria di Roma contro la Lega Latina, al Lago Regillo nel 499. dal 326-312 a.C. - Cr. 13/1. Secondo Coarelli (che richiama Torelli), il D/ richiama l’immagine dell’ara Martis e rinvia, quindi, al lustrum che chiudeva la censura. Il R/ alluderebbe invece alla cavalleria e alla Campania (territorio celebre per le sue messi); l’iconografia quindi alluderebbe a un censimento di cavalieri (recognitio equitum) campani. Sappiamo che i Capuani dovettero pagare 450 “denarii nummi” all’anno, per il sostentamento dei 1.600 equites campani, e a ciò potrebbe essere servita la coniazione di queste didracme. Quanto alla data, la recognitio è necessariamente susseguente alla concessione della cittadinanza optimo iure, che Livio fissa al 340 ma (come ha osservato Michel Humm nel 2005) non può non essere successiva al 338-334, quando fu concessa la sola cittadinanza sine suffragio ai Capuani. All’epoca era disponibile, per Roma, la sola zecca di Napoli: potrebbe allora essere una successiva foedusi del 326. Al più tardi, potrebbe essere risalire alla censura di Appio Claudio (312 - Diodoro 20, 36, 5), valida occasione per iscrivere i nuovi civites nelle liste del censo. L’iconografia sarà poi copiata dal bronzo di Cosa (successivo al 273) HN Italy 210. 325-300 a.C. circa - Cr. 14/1 Per Coarelli, l'emissione dell’aes grave inizia nell’ultimo quarto del IV secolo e ritiene che la serie più antica sia la Cr. 14/1, al cui dritto identifica (come nel quadrigato) Fons. 292 a.C. - Cr. 15/1 e Cr. 18/1 Per Coarelli, la didracma Cr. 15/1 e l’asse Cr. 18/1 sono contemporanei, condividendo l’iconografia di Apollo, inconsueta per Roma. Per la corona d’alloro, va identificato con la divinità di Delfi. Nel 292, in occasione di una grave pestilenza, una delegazione romana, guidata da Q. Ogulnio Gallo (futuro console del 269) si recò a Epidauro, da dove importò a Roma il culto di Esculapio, figlio di Apollo. Secondo Ovidio, la delegazione si recò anche appunto a Delfi, a consultare l’oracolo di Apollo; a questo potrebbe alludere appunto l’immagine di Apollo. Il cavallo al R/ potrebbe invece ricordare l’intervento di Q. Fabio Rulliano che, sempre nel 292, se fece nominare legato dal figlio, il console Q. Fabio Massimo Gurges, lo salvò dalla disfatta contro i Sanniti. Sappiamo infatti che Rulliano intervenì in battaglia a cavallo, e a cavallo seguì il figlio durante il trionfo (nel 291). Questa emissione potrebbe essere stata ottenuta determinata dalla disponibilità di argento susseguente al trionfo sui Sanniti, nel 293, di L. Papirio Cursore Sanniti. Coarelli evidenzia come le emissioni Cr. 15/1, 18/1, 20/1, 22/1 e l’introduzione del quadrigato siano tutte riconducibili a un gruppo politico composto dalla potente famiglia dei Fabii e da Q. Ogulnio Gallo, della gens Ogulnia di origine etrusca (forse discendente dagli Uclina di Volsinii); gruppo politico cui, quindi, andrebbe imputata l’iniziativa di aver fortemente promosso l’introduzione della moneta romana. 290-289 a.C. - Cr. 20/1 Coarelli concorda sul fato che la lupa rievochi il simulacro collocato nel Comizio dai fratelli Ogulnii durante la loro edilità (296). L’immagine al D/ (ripresa, per la particolarità di essere imberbe e portare il diadema, dalla monetazione di Alessandro) richiamerebbe invece Ercole Invitto, così come era rappresentato nell’Ara Maxima, la cui edificazione dovrebbe essere di poco posteriore al 293. Trattandosi chiaramente della commemorazione di una vittoria, e considerato che il dio era ritenuto antenato dei Fabii, l’Ara potrebbe essere stata fondata da Q. Fabio Massimo Gurges, quando trionfò sui Sanniti (nel 291), e dedicata durante la sua censura (nel 289). La coniazione potrebbe quindi risalire al 290-289. Questa emissione potrebbe essere stata ottenuta determinata dalla disponibilità di argento susseguente ai due trionfi coevi sui Sanniti, nel 291, di Gurges e di L. Postumio Megello. dal 272 a.C. - Cr. 22/1 Per l’identificazione del D/ sono state proposte Bellona (Breglia) e Diana (Thomsen 1957), ma oggi si ritiene pacifico che sia Roma (Alföldi, Thomsen 1961, Crawford, Coarelli), di cui l’elmo frigio celebra le origini troiane. Per il R/, Coarelli fa riferimento a Livio (10.47.3), che ci informa che in occasione dei Ludi Romani del 293, per la prima volta, fu importata a Roma l’abitudine greca di offrire rami di palma ai vincitori. Secondo Coarelli, la perfetta e mai più riproposta coincidenza fra il sistema di numerazione (due serie, semplici e doppie, di lettere greche, da 1 a 50) adottato qui e sulle monete di Arsinoe II denuncia la contemporaneità delle emissioni; nel 273 Roma aveva stipulato un trattato di amicitia con l’Egitto e le monete di Arsinoe II, seppur correntemente datate al 270, potrebbero in realtà essere del 272. Quell’anno, Roma conquistava a Taranto e là avrebbe quindi coniato le didracme, allusive di questo e degli altri successi conseguiti nel conflitto contro Pirro. Significativo anche che l’ambasceria in Egitto del 273 fosse costituita da Q. Ogulnio Gallo e da due Fabii. La datazione è confermata da valutazioni ponderali: questa didracma risente del calo dello standard da 7,24 g a 6,6 g, che si registra nella monetazione magno greca e siracusana ed è attribuibile agli anni ’70 del III secolo (come dimostra il fatto che non si presenta a Metaponto, abbandonata entro il 275). 270-269 a.C. - Cr. 25/1, 26/1 e 27/1 Queste ultime emissioni romano-campane sono, per Coarelli, un prolungamento di quelle a legenda ROMANO (di cui ripetono gli elementi iconografici), reso necessario da esigenze forse militari, di poco antecedenti al quadrigato. Il cambio di legenda indicherebbe l’attivazione di una zecca centralizzata, forse già quella di Roma. dal 269 a.C. al 216 a.C. - quadrigato Per Coarelli, è questa la prima moneta ufficiale in argento di Roma, coniata nella zecca dell’Urbe con intendimento di farne un’emissione stabile, duratura e numerosa. Si tratta, quindi, dell’argentum la cui coniazione, secondo Plinio, inizia nel 269 (la data alternativa del 268 discende da un’errata interpretazione dell’Epitome XV a Livio, che in realtà indica, anch’essa, il 269). Nello stesso anno cominciava anche l’attività dell’officina Monetae e, forse, fu istituita la magistratura dei tresviri monetales. La datazione è confermata dai rinvenimenti: 1 esemplare e un tesoretto di 31 esemplari a Selinunte, città distrutta nel 250; 1 esemplare a Kerkouane, città punica distrutta da Attilio regolo nel 256. Il viso al D/, viene attribuito da Coarelli a Fons, figlio di Giano e di Giuturna. Si tratterebbe di una citazione, sulla prima emissione argentea ufficiale, della prima emissione enea (Cr. 14/1). Fra l’altro, il suo tempio era stato dedicato il 13 ottobre, festa dei Fontinalia (il che dimostra un collegamento con le fonti, così come le raffigurazioni di toro androcefalo sulla monetazione magnogreca) ed era sito nei pressi della zecca. La quadriga al R/ rappresenta sì, secondo Coarelli, l’acroterio del tempio di Giove Capitolino, ma non quello originale in terracotta, bensì quello in bronzo, che lo sostituì nel 296 a cura degli edili, i fratelli Ogulnii. Essa allude a un’importante successo militare: verosimilmente, la recente vittoria su Pirro. Secondo Coarelli, gli esemplari più antichi sono quelli, piutosto rari, con legenda in rilievo entro tavoletta. La legenda in incuso sarebbe venuta dopo, quella in rilievo entro cornice sarebbe l’ultima. Il quadrigato doveva essere ancora in corso nel 219-218, quando fu introdotto l’aureo Cr. 28/1, connesso sul piano ponderale. Inoltre, Zonara ricorda come dopo la sconfitta al Trasimento (216) i romani mescolarono rame all’argento, fatto effettivamente accertato per gli ultimi quadrigati e per i vittoriati. La coniazione finì probabilmente proprio nel 216. 260-258 a.C. - Cr. 35/1 Nel 260, a Mylae, i Romani ottengono la loro prima grande vittoria navale. Secondo Coarelli, la fondazione del tempio di Giano al Foro Olitorio si collega proprio con il trionfo navale di C. Duilio, e in questo senso si coniuga l’iconografi al D/ e al R/ di questo asse. Sappiamo dall’iscrizione della colonna rostrata di Duilio che egli, durante il trionfo, si impegnò ad assegnare al popolo la preda navale: si trattava probabilmente della restituzione del tributum, che durante la Prima Guerra Punica era stato particolarmente oneroso, e secondo Coarelli potrebbe essere avvenuta in bronzo, mediante elargizione di questi assi. La data dell’elargizione potrebbe essere fissata al 258, quando Duilio ricoprì la censura e probabilmente inaugurò il tempio di Giano. L’emissione dell’aes grave dovrebbe quindi essere successiva all’esposizione della preda durante il trionfo (260) ma precedente all’elargizione (258). dal 245-242 a.C. al 222 a.C. - standard semilibrale La metrologia dimostra che gli assi semilibrali coniati appartengono agli anni finali della Prima Guerra Punica; discende quindi dalla crisi finanziaria causata dalle gravi sconfitte navali. A conferma di questa datazione, due semionce Cr. 38/7 sono state rinvenute in una tomba della necropoli di Falerii veteres (Celle), città abbandonata nel 241. Tutti gli altri reperti archeologici della necropoli sono databili ai primi decenni del III secolo. Questo standard doveva essere ancora in corso nel 222, quando furono votati i ludi Maximi del 217 (come illustrato nella nota alla riduzione quadrantale). dal 222-219 (probabilmente 220) a.C. al 217 a.C. - standard trientale Questa riduzione non può che incastrarsi fra la fine dello standard semilibrale (dal 222) e la riduzione quadrantale (nel 217). 219 a.C. - Cr. 28/1 Secondo Plinio, il primo aureo romano fu coniato 51 anni dopo l’argento (i codici più recenti riportano 62, ma è certamente un errore), quindi, a seconda del metodo di computo utilizzato, dal 219 al 217. Si tratta sicuramente dell’Oro del giuramento, Cr. 28/1, che è tagliato sullo standard di 6 scrupoli, come i primi quadrigati, cui pertanto è connesso. Al R/, è stata supposta la rappresentazione di un foedus, che come sappiamo veniva stipulato (per Roma) da due feziali, di cui uno era il pater patratus e l’altro un gregario, un verbenarius. In effetti, le due figure di sinistra portano una veste particolare, che lascia il corpo nudo e presenta un elemento globulare alle spalle: probabilmente il cinctus Gabinus, di cui si servivano i sacerdoti, e quella in piedi è raffigurata come uomo anziano, che regge una lancia, prerogativa del pater patratus, antenata (secondo l’Alföldi) dello scettro e quindi simbolo dell’imperium. La figura di destra invece, staccata dalle altre due, è giovane e veste una corazza anatomica. Secondo Mommsen e Crawford (che colloca l’aureo al 217), è qui riprodotto il foedus Caudinum, stipulata nel 321 dal console T. Veturius Calvinus (per questo, l’iconografia sarà ripresa in seguito da un altro Veturius, con il denario Cr. 234/1), prototipo (mitico e non storico, secondo Crawford) della pax Numantina. Per Coarelli, si tratta invece del foedus tra Romolo e Tito Tazio (peraltro, in sabino cures era il nome sia della città di Tito Tazio che della lancia), di cui esisteva un gruppo scultoreo, verosimilmente qui riprodotto, lungo la sacra via. L’aureo potè essere emesso grazie alle prime miniere aurifere cadute in mano ai Romani: le miniere di Victimulae, presso Vercelli, che sappiamo furono sottratte a Roma, da Annibale, alla fine del 218. Sappiamo da Zonara che nel 220 i due consules suffecti, Lucio Veturio Philo e Gaio Lutazio, a completamento della guerra contro i Celti della Gallia Cisalpina (conclusasi nel 222 con la presa di Milano) spinsero le conquiste di Roma “fino alle Alpi”: probabilmente è questa la data di conquista delle miniere. Quindi, nel 219, con l’oro acquisito grazie alle operazioni di Lucio Veturio Philo, fu commemorata la fine delle operazioni militari iniziate nel 225, quando i Galli cisalpini Boi e Insubri e transalpini Gesati, avevano invaso l’Italia, creando grande preoccupazione e causando una spontanea adesione degli Italici a Roma: evento cui allude la citazione dei foedus originario tra Tito Tazio e Romolo. dal 218-215 (probabilmente 217) a.C. al 215 a.C. - standard quadrantale Secondo Plinio, una riduzione ponderale fu introdotta “Hannibale urguente Q. fabio Maximo dictatore”, quindi nel 217. Quello stesso anno, furono stanziati per i ludi Maximi 333.333 assi e un triente, anziché 200.000 assi, chiaramente perché si voleva mantenere, a seguito della riduzione, il peso (un milione di once) corrispondente alla cifra precedente, per non “ingannare gli dei”. Per Coarelli, il valore di 200.000 deve essere fatto risalire a quando i ludi furono votati, verosimilmente tra il 225 e il 222, momento di massima apprensione per le sorti della guerra contro i Galli. La data del 222 è più probabile, perché normalmente passavano o 5 oppure 10 anni fra il voto e l’esecuzione dei ludi. Fino al 222, pertanto, dovevano ancora essere in vigore gli assi semilibrali ridotti (di 5 once); nel frattempo era intervenuta la riduzione trientale, e ora, nel 217, quella quadrantale. Le riconiazioni confermano che lo standard quadrantale era in corso nel 216, quando iniziarono le emissioni delle città campane alleatesi con Annibale. 216-215 a.C. - vittoriato Thomsen ha dimostrato come il vittoriato sia leggermente precedente al denario. Deve quindi incastrarsi, per Coarelli, fra la fine dell’emissione del quadrigato e la riforma denariale. dal 215 a.C. - standard sestantale e denario Riforma sestantale e introduzione del denario sono pacificamente connesse e contemporanee. Marchetti ha dimostrato come il ritrovamento di Morgantina debba essere collegato alla conquista cartaginese (213), piuttosto che alla riconquista finale romana. Egli inoltre, sulla base delle riconiazioni di monete siracusane, ritiene che lo standard sestantale non possa essere posteriore al 214. Peraltro, 52 aurei della serie marziale (Cr. 44), chiaramente connessa, sul piano ponderale, con il denario, sono stati rinvenuti ad Agrigento e sembrano dover essere attribuiti alla conquista cartaginese della città (213). Livio ricorda che nel 214 il censo minimo fu portato da 50.000 assi (qual era sino al censimento del 220) a 100.000 assi, iniziativa che può essere spiegata ritenendo che nel 220 fosse ancora in vigore lo standard trientale, nel 214 quello sestantale. Tutto questo fa ritenere che il denario sia stato introdotto nel 215. Il R/ riprende l’iconografia di un octobolo dei Bruzi della fine della guerra contro Pirro (quando essi erano alleati di roma), ma con impostazione più guerresca (con le lance in resta, anziché la mano alzata). I Dioscuri alludono a un rapporto mitico tra Bruzi e Romani, per l’associazione fra la battagtlia della Sagra con quella del Lago Regillo. L’iconografia del denario può essere interpretata, allora, come una promessa di riscatto rivolta ai cittadini di Locri e quanti altri, come loro, cercavano di resistere alle pressioni belliche di Annibale. Infatti, proprio nel 215 Locri aveva deciso di opporsi ad Annibale; convinti da Annone avevano poi capitolato, ma non prima di aver fatto mettere in salvo la guarnigione romana. dal 212-211 a.C. - standard onciale Secondo Coarelli, le riconiazioni dimostrano che lo standard onciale fu introdotto nella monetazione delle città campane alleatesi con Annibale, quindi necessariamente prima del 211. Anche Marchetti, sulla base delle riconiazioni di monete siracusane, ritiene che lo standard onciale non possa essere posteriore al 211.1 punto
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