Vai al contenuto

Classifica

  1. nando12

    nando12

    Utente Storico


    • Punti

      14

    • Numero contenuti

      14636


  2. ilnumismatico

    ilnumismatico

    Utente Storico


    • Punti

      6

    • Numero contenuti

      4762


  3. miza

    miza

    Utente Storico


    • Punti

      4

    • Numero contenuti

      3797


  4. piergi00

    piergi00

    Guru


    • Punti

      4

    • Numero contenuti

      26218


Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/27/16 in tutte le aree

  1. Presente...e se il caro Luciano vuole mi aggrego per il viaggio.. R.
    3 punti
  2. Salvo imprevisti sarò presente anche per il pranzo.
    3 punti
  3. Personalmente oltre ai bellissimi esempi fin qui postati trovo molto moderno questo giulio di Leone X (mi perdonerete se faccio uscire la mia parte papalista :blum: ): (fonte: acsearch; ACR 9, 1206) E' una moneta con ben due raffigurazioni per così dire fuori dall'ordinario, al diritto la facciata della basilica di S. Pietro ed al rovescio il pontefice in ginocchio che porge a S. Pietro il modellino del " suo tempio " con la legenda che è quasi un fumetto che esce dalla bocca di papa Leone: Petre ecce templum tuum.
    3 punti
  4. 3 punti
  5. Salve a tutti, ho preso questa piastra in un lotto complessivo di 6 piastre, potrei avere un vostro parere sulla conservazione? Grazie.
    2 punti
  6. Mi accorgo solo ora del contorno.
    2 punti
  7. Buona sera a tutti! Aggiungiamo un po di carne sulla brace ;) 1991 Stati Uniti D'America Quarto di dollaro
    2 punti
  8. premetto che non seguo questa tipologia di monetazione, ma andando a "spulciare" molte monete simili, noto che vengono tutte o quasi classificate come zecca di Merano, pertanto la differenza dovrebbe essere minima, oppure non sono ancora aggiornate agli ultimi studi citati da @@ak72 . Tali dettagli che indirizzerebbero alla zecca di Hall sono : le punte biforcute dell'aquila ma soprattutto le penne maestre delle ali che convergono verso l'esterno, allora penso che quella postata in questa discussione dovrebbe essere zecca di Merano. A mio parere ( ma è solo una modesta opinione) , le caratteristiche derlla zecca di Hall, sembrerebbero identificarsi in questo tipo, appunto: punte biforcute della testa dell'aquila e penne maestre che convergono all'esterno.
    2 punti
  9. Non è di secondaria importanza il prezzo d'acquisto, se uno fa buoni affari è più facile che rientri della spesa indipendentemente da ciò che colleziona. Il regno sicuramente è stato un ottimo investimento questo non significa che continuerà ad esserlo.
    2 punti
  10. @@francesco77 .... c'è l'hai in collezione questa medaglia, lo so ..... e ...... non sapevi che accanto allo stemma di Napoli c'è quello dei Savoia....ahi...ahi,ahi. Adesso devi disfartene ....ah.....ahahah.....ah..... !!
    2 punti
  11. ciao @@Alexandrio fortunatamente hai trovato amici che ti hanno fatto incassare da subito un bel bb. solitamente quando indichi anche il prezzo di aggiudicazione, basso nel tuo caso, per molti la moneta non arriva neanche a mb saluti, max
    2 punti
  12. New entry. Graditi Vs interventi. Grazie
    1 punto
  13. Non sarà un granchè.... ma con 11$ e 1$ di spedizione il buco meritava di essere chiuso http://www.ebay.com/itm/262270067747 Non seguirò il consiglio sulla pulizia... tuttavia :)
    1 punto
  14. Salve a tutti! Oggi vi presento il mio ultimo progetto! Qualche giorno fa ho preso queste monete: http://www.lamoneta.it/topic/146393-patina-si-patina-no-patina-forse/?p=1674677 e poi ho pensato fosse un peccato farle sparire un un armadio, così ci ho pensato su ed ho realizzato... si alza il sipario ... questo: Nella speranza che qualcuno possa apprezzarlo (falsa modestia: se non mi dite che è bello, fantastico, etc, mi deprimo...) posto qui la RICETTA INGREDIENTI: - una lastra di quarzite o pietra a piacere - Monete (quanto basta) - attenzione a scegliere una pietra il cui colore si distacchi da quello delle monete. - Colla, pistola per colla, filo di ferro (0,25/0,35 mm), pinze e pinzette, un pizzico di voglia di sperimentare ed un cucchiaino di improvvisazione, una bottiglia di prosecco. PROCEDIMENTO - Forare la lastra con un trapano per fare dei punti di fissaggio per le monete: - "cuocere" due punte al titanio e poi spaccare la lastra imprecando a bassa voce per non spaventare i vicini ed infine scoprire con google che la quarzite è "un materiale decisamente resistente" (durezza 7 mohs) Passare al piano "B"... - Preparare con la colla a caldo ed il filo di ferro degli ancoraggi, che poi vengono fissati sulla pietra con una colla più forte ed elastica, cercando di dargli una prima regolata con una moneta più resistente e di dimensioni simili a quelle che poi verranno fissate: - fissare il "piedino" con abbondante colla - fissare le monete facendo moooolta attenzione e tagliare i punti di ancoraggio il più corto possibile - posizionare l'espositore sulla mensola, aprire la bottiglia di prosecco e brindare! Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggere fino a qui! Ciao Njk
    1 punto
  15. Ho ereditato una bellissima e discretamente numerosa collezione di francobolli dal mio bisnonno: all'inizio mi sono entusiasmato e ho iniziato a catalogare tutto ma man mano che procedevo e mi informavo su internet e in un negozio di filatelia della mia zona (che per inciso ha da poco chiuso i battenti)mi sono reso conto che il mio povero bisnonno aveva speso una "piccola fortuna" in quelli che adesso sono poco più che pezzi di carta...ritengo, purtroppo, che non ci siano speranze di ripresa del settore e sono sempre più convinto che la filatelia sia una forma di collezionismo destinata a morire! A me rimane comunque una bella collezione composta da migliaia di francobolli che mi ricorderanno sempre i miei nonni e, chissà, magari qualche aggiunta la farò anche io sperando che un giorno i miei futuri nipoti possano apprezzare un ricordo sbiadito di un passato destinato altrimenti ad essere dimenticato...
    1 punto
  16. Medaglia devozionale con appendici globulari, bronzo/ottone,della fine del XVI inizio XVII sec.,di probabile produzione romana. D / Gesù risorto, seduto sul sepolcro,dietro la croce, ai lati due donne di cui una con aureola, il tutto entro collana di perline.- R/ Confermo che si tratta della scena dell'Annunciazione dell'angelo a Maria, anepigrafe.medaglia non comune,la tipologia del D/ e del R/ era molto diffusa nel XVI-XVII sec.- Ciao Borgho.
    1 punto
  17. @@Selene, se vuoi approfondire l'argomento del falso nummario anche sotto l'aspetto giuridico, ti consiglio di leggere le prammatiche, dispacci e altre norme che puoi trovare su Google Libri. Consiglio anche la lettura del codice penale attualmente vigente (è del 1930, quindi di 'stampo' fascista) e i codici penali degli antichi stati italiani.
    1 punto
  18. 1 punto
  19. Buonasera,complessivamente credo BB+ purtroppo fondi rovinati da recente e intensa pulizia Saluti Michele
    1 punto
  20. Salve. Ho postato una monetina di Sigismondo sul'un altro post , moneta che sembra come la moneta di Jagd. Pensate che la zecca sia anche Hall o Merano? Mille grazie per i vostre risposte. Cordiali saluti. Alain.
    1 punto
  21. Non è così scontato, anzi! proprio al momento è in leggera discesa. Reazione fisiologica dovuta alla fortissima immissione di pezzi di pregio in mercati "non convenzionali"... sono della stessa opinione di @@soleshine Di sicuro viene premiata l'alta conservazione, quello sempre, ma la tipologia è difficile da individuare. Il Regno delle due sicilie per esempio adesso sta toccando cifre stellari per pezzi in altissima conservazione e non è il caso di acquistare adesso per investire, chi doveva guadagnarci ci sta guadagnando. Tutte le decimali, tranne monetazioni che da sempre sono state considerate di nicchia, vanno abbastanza bene, mentre ad esempio se ci spostiamo selle zecche medioevali il mercato sta toccando punte bassissime (ma lì ci sono varie complicazioni). Tengono botta nella loro solita linea le papali con una leggera riscoperta per quelle del XVI-XVII secolo. Tutto questo per dire che non c'è una linea di principio che si può seguire a priori per far si che la propria collezione sia anche un buon investimento futuro. Di sicuro una buona base di partenza è creare una Collezione con la C maiuscola, che si occupi quanto più possibile di un unico tema senza divagare troppo (la completezza paga sempre), puntare alle alte conservazioni e cercare di acquistare bene (magari compensando le spese con cambi). E poi il tempo. Se si sono fatte le scelte corrette, accompagnati anche da una grossa dose di fortuna, si può pensare di rivendere in positivo anche nel giro di 5 - 6 anni...ma poi, se è a scadenza, che collezioni a fare ? :P
    1 punto
  22. Grande Graziano, un po' di Veneto ci vuole in quel di Parma e spero arrivi qualcun altro dalle tue parti... Il riepilogo di chi partecipa al pranzo e' comunque sempre al post 51, per il pranzo anche io sarei per il menù da 25 Euro, mi sembra già decisamente abbondante...
    1 punto
  23. Ciao, per me in questi casi è necessario lavare per immersione la moneta nel liquido apposito che aiuta a dissolvere i residui di prodotto utilizzato per la lucidatura. Dico questo perchè i prodotti solitamente utilizzati per pulire l'argento(teiere e vassoi per intenderci e che vengono purtroppo usati anche per le monete), hanno sempre componenti che impediscono l'ossidazione,proprio per mantenere nel tempo l'effetto lucido,quindi per avere un ombra di patina dignitosa ci vogliono decenni.Magari prova a lasciarne una al sole ed una lavala,poi falle patinare entrambe e confronta i risultati... Un saluto Marco
    1 punto
  24. @@miza confermo, io uso la stessa tecnica
    1 punto
  25. Foto molto piccole, ma per quello che posso vedere mi sembrerebbe lavata (ma non eccessivamente e non in modo invasivo). E' una mancanza di metallo al D/ sopra l'effige? Bordo davvero bello, anche se decentrato, il D/ di più rispetto al R/. Confidando che il metallo in mano sia più brillante, propenderei per un ottimistico qSpl, con la riserva di un quarto di punto in più se ancora meglio in mano.
    1 punto
  26. Buongiorno nando, sembra che il precedente proprietario avesse la smania di pulire tutto... :D :crazy: Anche questa, per me, vale lo stesso discorso fatto per la piastra del '34. Difetti non vistosi ma pesante lucidatura. La luce della foto non consente di vedere lo stato del rilievo nel ritratto nella zona tempia-basetta-punta alta dell'orecchio. Mi terrei su di un qBB generale, e la pagherei come una in condizioni MB-BB. Se anche questa hai pagato 25€... ;)
    1 punto
  27. 25€ ci stanno bene, e non sono assolutamente troppi, è pur sempre una piastra del '34, li riprendi certamente nell'eventualità di dismetterla, tanto più che non ha difetti di conio pesanti. Se vuoi provare a patinarla con il tuo metodo, prova prima a metterla all'aria, in una zona protetta dal sole diretto, e dall'umidità (se hai un terrazzo coperto, ora che escono le belle giornate puoi poggiarla su di un tavolo. Falla respirare in quella condizione per un mesetto, e poi passa alla patinatura con il tuo metodo. In questo modo, la patinatura accelerata è più probabile che proceda in maniera più uniforme senza troppe disomogeneità.) Nel caso fammi sapere Ciao fab
    1 punto
  28. E con Ludovico Maria Sforza ( 1494 - 1500 ) nel testone oltre al ritratto realistico si associano gli evidenti aspetti caratteristici caratteriali e della personalità, almeno è quello che vuol far uscire Ludovico e trasmettere agli utilizzatori. Un profilo volitivo, deciso, ambizioso.... è il carattere, l'interiorità che si associa al realismo, almeno ripeto quella che si vuole trasmettere e anche questo fa parte del messaggio, della propaganda di queste monete.
    1 punto
  29. certo pero' sono due emissioni all'anno si puo'anche fare
    1 punto
  30. Mi compiaccio per il lavoro trasversale e pervasivo fatto dagli amici parmensi. Io ci sarò con il mio stand. Stefano Palma
    1 punto
  31. Il volume degli atti del convegno torinese risulta esaurito presso l'editore torinese Montenegro. Sui falsi sabaudi puoi sentire l'uente blaise è l' autore del libro precedentemente citato in questa discussione
    1 punto
  32. Questo non credo ci sia già: Sebastiano Erizzo Dal sito della Treccani: ERIZZO, Sebastiano. - Nato il 19 giugno 1525, in un'illustre famiglia patrizia veneziana, da Antonio di Sebastiano e da Caterina di Sebastiano Contarini, ebbe un'accurata istruzione umanistica che gli valse, oltre alla piena padronanza del latino conseguita frequentando i "più lodati" maestri, un'ottima conoscenza della lingua e della letteratura greche. Stando ad un'esplicita testimonianza di Lodovico Dolce, l'E. apprese queste, a Venezia, da Giovanni Bernardo Regazzola detto Feliciano, il cui magistero, caratterizzato dall'adozione del metodo isocrateo, si svolse in laguna, e non già all'ateneo padovano (Feliciano, studioso d'Aristotele e della medicina antica, zio del Bernardino Regazzola, anch'egli detto Feliciano, autore d'un'Oratiode historia, Venetiis 1567, sarà docente universitario, ma a Pavia, dove morrà nel 1546), come erroneamente continuano a dire anche recenti profili dell'Erizzo. Lagunare, dunque, la formazione dell'E. "giovanetto", mentre il successivo perfezionamento a Padova, da collocarsi, all'incirca, nella prima metà degli anni Quaranta (e l'anno centrale è il 1542, non a caso adottato per datare i "ragionamenti" delle Sei giornate), era assorbito dalla determinazione d'attingere la "cognitione della filosofia" tramite lo studio d'Aristotele e Platone nell'originale. Sodale dell'E. nello sforzo d'intendimento della lezione autentica dei due grandi filosofi antichi quel Bassiano Landi, alessandrista ossia interprete d'Aristotele sulla linea d'Alessandro d'Afrodisia, il cui insegnamento patavino di medicina teorica - durante il quale lo studio dell'anatomia era caldeggiato come avvio per passare dalla cognizione del corpo a quella dell'intelletto - iniziò nel 1547 grazie all'appoggio dell'E. (così il Dolce; ma il conferimento della "pubblica lettione" è più probabile fosse dovuto all'influenza del padre dell'E.) per concludersi nel 1563, quando morì assassinato. Fatto sta che, ritornato a Venezia, l'E. prosegue i propri studi, non se li lascia alle spalle come una fase conclusa. È, allora, uno studioso. Questo, infatti, il tratto precipuo dell'E., sin dalla fanciullezza e in misura tale da primeggiare, per tutta la sua esistenza, sugli altri sino ad accantonarli. Scialbissimo, infatti, al contrario di quello paterno, ben più inciso, il profilo pubblico dell'E., che riserbò alla politica un'attenzione scarsa e sin distratta, quasi controvoglia. Intermittenti, perciò, e con vistose soluzioni di continuità gli attestati della sua appena percepibile presenza pubblica: savio agli Ordini il 2 giugno 1551 e quindi - pare - censore, occorre attendere il 1º giugno 1575 per vederlo riemergere in qualità di savio di Terraferma, carica alla quale venne nuovamente eletto il 31 dic. 1581 e il 30 giugno 1583, risultando pure, nel frattempo, tra i votati (ma senza ottenere un numero sufficiente di suffragi) per l'elezione di sei senatori il 23 sett. 1576, il 24 agosto e 15 settembre e 28 sett. 1578 e il 10 sett. 1581. Votato, pure, ma in misura insufficiente, nell'elezione del 30 sett. 1578 della zonta dei Pregadi, in questa fu invece incluso nelle votazioni del 30 sett. 1580 e del 30 sett. 1581. Nell'elenco, altresì, dei venticinque "tansadi" votati il 22 marzo 1579, nel 1582 era del Consiglio dei dieci. Non casuale - si può arguire - l'assenza dell'E. dall'inizio degli anni Cinquanta alla metà degli anni Settanta. Questa assenza coincise col periodo in cui uscirono le sue opere a stampa, in cui s'affermò come uomo di studio e di penna. Evidentemente il suo, peraltro timido, riaffacciarsi sulla scena pubblica, si ricollegava alla consapevolezza d'aver ormai espresse le sue qualità intellettuali e, forse, anche alla sensazione di non avere - in quest'ambito - nulla da aggiungere. Comunque sia, la disponibilità alla politica dell'E. ormai anziano era troppo tardiva per qualificarlo anche in tal senso. Ciò a disdetta del cenno a lui dedicato dal poligrafo Doglioni nella sua guida di Venezia, ove lo dice "gravissimo senatore" che avrebbe speso "virtuosamente" studiando "il tempo" libero "da' maneggi de' più importanti negotii publici". Politicamente evanescente, dunque, l'E., che si presta di più ad essere inteso sul versante privato. Sposatosi, il 31 dic. 1547, con Candiana di Stefano Querini, questa morì, il 9 dic. 1552, di parto dando la luce ad una figlia che, a sua volta, dovette finire i suoi giorni ben presto e della quale, ad ogni modo, non c'è traccia nelle disposizioni testamentarie dell'Erizzo. Il quale si risposò, il 17 apr. 1553, con Paolina di Giovambattista Grimani, vedova di Fantino Diedo di Pietro, con tutta probabilità lo stesso che, nel 1550, era in maschera col duca della Ferrandina Antonio Castrioto, quando questi fu assassinato a Murano. Senza figli, però, il secondo matrimonio dell'E., il quale riversò tutto il suo affetto sul nipote Pietro Lando, figlio della sorella Marina andata sposa, ancora il 18 genn. 1546, a Girolamo Lando di Francesco, che morrà nel 1560 a Corfù dov'era bailo. Non particolarmente ricco l'E., epperò avvantaggiato da un'agiatezza bastevole ad una vita di studioso sgombra da preoccupazioni pratiche. Suoi, infatti, vari immobili - per lo più "casette" affittabili - a Venezia, nelle zone di S. Aponal, della Bragora e di S. Ternita, una casa con squero a Caorle, degli oliveti a Cittanova d'Istria, nonché la prediletta "possession" di "Solesin", presso Este, costituita da un'abitazione, dov'era solito villeggiare a lungo, e da circa cinquantasei "campi". Grande, inoltre, e spaziosa la sua dimora veneziana a S. Moisè, tant'è che - come testimonia l'autore stesso - "trecento e più gentilhuomini" ebbero modo, nel 1565, d'ascoltare in anteprima la recita, "senza musica e scena" (si tratta, quindi, d'una sorta di "prova" generale cui seguirà, di lì a poco, la prima rappresentazione "con gli habiti, col canto e con gli ornamenti convenevoli" nel palazzo veneziano del duca di Ferrara), della Marianna, la truculenta tragedia improntata ad un orroroso senechismo di maniera di Ludovico Dolce, che venne stampata nello stesso anno e sarà ristampata nel 1593. Dalla condizione di decima del 1581 l'abitazione dell'E. risulta costituita da un "soler" affittato, per 100 ducati all'anno al conte vicentino Alfonso Da Porto, da un altro "soler", il cui reddito catastale è valutabile sui 60 ducati annui, occupato dallo stesso E. e da un sottostante "mezado" ceduto in affitto, per 30 ducati annui, a Battista Cappeller. Confortevole l'ambiente in cui visse l'E., che, quando il nobile vicentino non è più suo inquilino, dispone d'entrambi i piani ognuno aperto sul "portego". C'era l'ampio "studio", c'era il raccolto "studiolo". E i quadri, i tessuti, gli arazzi, i cuoi decorati, l'argenteria con lo stemma, il lettone di noce dorato, le sedie foderate con braccioli, i tappeti, i candelieri, gli armadi elencati nell'inventario redatto da un notaio dopo la sua morte sono indicativi della comodità decorosa, più che del lusso, nella quale, per sua scelta, trascorsero i suoi giorni di studioso, collezionista di medaglie e, anche, bibliofilo, ché non sono pochi i 1150 libri e a stampa e manoscritti e "latini e volgari" e "grandi e piccoli" costituenti la sua biblioteca. Donde la sensazione d'uno stile di vita scientemente adottato in un'ambientazione a questo congeniale. Donde l'impressione d'un'esistenza appagata, anche se segnata dalle morti precoci della prima moglie e della figlia, anche se, con tutta probabilità, crucciata dalla mancanza d'un figlio maschio. Il fatto poi che l'E., nelle sue disposizioni testamentarie, lasci alla seconda moglie la piena disponibilità del mobilio, ma la escluda, invece, quasi con durezza, dalla proprietà degli argenti, ori, perle, gioie induce a supporre una certa qual freddezza da parte sua, una certa qual aridità affettiva. Solo intuibile, comunque, la intimità dell'E., mentre, invece, la sua applicazione è resa esplicita dai suoi scritti a stampa. Primo, tra questi, il Trattato ... dell'istrumento et via inventrice de gli antichi (Venetia 1554). che uscì, con dedica al cardinale M. Cervini, il prossimo Marcello II, enfatizzato da una lusinghiera presentazione di Girolamo Ruscelli, l'indaffarato promotore e organizzatore di tanta produzione tipografica lagunare del tempo (C. Di Filippo Bareggi, Ilmestiere di scrivere..., Roma 1988, ad vocem), asserente che il "bellissimo" scritto vede la luce quasi all'insaputa d'un E. troppo schivo e modesto. Una versione smentibile. L'E., in realtà, s'era a tal punto preoccupato della destinazione alla stampa del suo trattato da sconsigliare, nel 1552, con pretestuose motivazioni, Bassiano Landi di pubblicare un testo, da lui composto, "dei metodi e degli ordini", che avrebbe finito coll'interferire col proprio. Ed era sempre l'E. che, indotto il Landi alla rinuncia, gli sottopose, nel 1553, il suo manoscritto avendone, oltre al "parer", anche un suggerimento di titolo - quello Della prestanza dell'instrumento divisivo, ovvero Della eccellenza del metodo divisivo - che, rispetto a quello adottato dall'E., suona senz'altro più corrispondente alla tesi che anima il trattato. In questo, infatti, tra le quattro vie dell'apprendere (e per l'E. conoscenza significa pervenire alla "vera essentia"), quella definitiva, dimostrativa, divisiva, risolutiva, è la "divisiva" la via maestra per "investigar la essentia et la natura delle cose", la fida "guida" capace di "ritrovare la diffinitione, donde poi si spiega essa natura di tutto quello che si propone". Volta agli universali, conoscibili solo intellettualmente (mentre i singolari sono accostabili col senso), la scienza presuppone, allora, la "via divisiva". È col "metodo divisivo" che "si acquista la inventione delle cose", sostiene l'E., il quale aggiunge - ad esplicitazione programmatica del suo platonismo - che detto metodo vale non solo "al ritrovamento delle cose, ma etiamdio a conservare le cose trovate nella memoria, per l'ordine che da quello nasce". Col che la scienza diventa memorizzazione ordinata e "il sapere" coincide col "ritenere le cose apprese nella memoria et non le perdere", poiché, come insegna Platone, "l'oblio" significa "la perdita della scientia". Buon conoscitore di Platone l'E. e della relativa tradizione interpretativa in questa sua trattazione nella quale - come anticipò in una lett. del 17 nov. 1553 al Landi - "la divisione" è l'"istrumento per lo quale ritroviamo e costituiamo le parti dell'arte", di Platone fu pure traduttore e commentatore, dapprima colla stampa del Timeo (Venetia 1557) in versione italiana accompagnata da "molte utili annotationi" ed esaltata dal servizievole Ruscelli nella dedica al vescovo di Brescia cardinale Durante Duranti, quindi colla pubblicazione d'una silloge di Dialoghi (Vinegia 1574), includente - oltre alla ristampa del Timeo - l'Eutifrone overo della santità, l'Apologia di Socrate, il Critone o di quel che s'ha affare, il Fedone o dell'immortalità dell'anima, ove, soprattutto nel diffuso commento al Fedone, la figura del filosofo antico è intesa, per la "profondità" delle sue "divine considerazioni", come vertice dell'umano intendimento. Filosofo, si preoccupava di precisare l'E., certamente "privo della vera religione", Platone, epperò grandissimo nello speculare "col solo lume naturale", epperò dotato d'una possente carica di verità. Non per niente prevede un'"altra vita" e, in questa, "premi a i buoni" et "supplicii a i rei". Una netta riproposta di Platone quella operata dall'E., non priva di coerenza argomentativa, non digiuna di filologia (se interpreta il Timeo diversamente da Ficino è anche perché procede colla scorta d'altri codici), non ignara degli sviluppi neoplatonici e non aliena dal complicarla - e così smussando in anticipo eventuali obiezioni di stampo controriformistico - con riecheggiamenti della patristica greca e di s. Agostino. Ma non c'è solo l'E. studioso di filosofia antica e divulgatore, tutt'altro che sprovveduto, di Platone sul quale il suo impegno s'era concentrato sin dagli anni padovani. È anche quello che - in una Venezia percorsa da smanie collezionistiche, dove s'incontravano e confluivano i cacciatori d'anticaglie, dove s'infittivano i curiosi e i dilettanti d'antichità, dove non mancavano i patrizi fieri d'esibire le loro raccolte - costituì, con competenza via via affinata e con acquisti oculati ora di "una bella e ben conservata medaglia ... di Caracalla di bel metallo" ora d'un "bellissimo medaglione di Traiano", una specializzata e invidiata collezione numismatica che non a caso Pirro Ligorio si recò espressamente a Venezia per vedere. E alla nomea della ragguardevole raccolta - una delle più nutrite nella Venezia del tempo - s'aggiungeva l'autorità dell'E. quale esperto in materia, quale maestro d'un'ancora embrionale scienza numismatica. Tant'è che il suo Discorso sopra le medaglie antiche con particolare dichiarazione di molti riversi, ilquale uscì a Venezia nel 1559, al solito presentato dal Ruscelli, che lo dedicò al re di Polonia Sigismondo Augusto, venne ristampato nel 1568, nel 1571 e, circa, nel 1573, non senza notevoli ampliamenti e revisioni. Intento dell'E. fornire "con la dichiaratione delle" riprodotte "monete consulari" e delle "medaglie" imperiali un'illustrazione contenente la "piena et varia cognitione" della storia romana antica. Corredato da oltre cinquecento incisioni il Discorso ambisce a proporsi come un trattato di storia monetale romana del periodo repubblicano ed imperiale che arriva sino all'età di Probo. Convinto della "nobiltà et utilità delle antiche medaglie", l'E. esplicita "quello che in esse si contenga et quai cose per quelle a noi si dimostrino". Visualizzazione d'insegne religiose e militari, d'architettura, di cerimonie, di gesti, di volti, di gerarchie, di strumenti, di armi, di animali anche strani, di vesti, di sacrifici, esse costituiscono una efficacissima informazione sull'antico, lo testimoniano, lo esprimono. In disaccordo con quanti - e l'E. ha in mente soprattutto Enea Vico, il numismatico parmense alle cui opere collaborò il patrizio veneto Antonio Zantani - ritengono "le medaglie" nient'altro che "monete" coniate e "battute" con finalità di offrire alla compravendita lo strumento più atto all'"uso dello spendere", l'E. è invece fautore della tesi (la quale, pur riecheggiando in qualche autore posteriore, come l'Hardouin, risulterà perdente o, quanto meno, minoritaria; e, nel Seicento, la scienza antiquaria veneta concorderà con Patin pel quale le "medaglie servian di monete a gli antichi") le medaglie, specie le imperiali, lungi dall'essere utilizzate come denaro, lungi dal circolare di mano in mano nelle transazioni commerciali, lungi dal costituire un mezzo di pagamento, siano state "battute" soprattutto a scopo celebrativo e rammemorativo, per omaggio, per "onore", per "memoria", per glorificazione. Singolare l'E. - e perciò confutato dai numismatici successivi - per l'ostinata sottrazione delle medaglie alle vicissitudini d'un loro venale utilizzo, s'allinea, come interprete, ai criteri di lettura tipici della metà del Cinquecento, desumenti le spiegazioni dai suggerimenti delle fonti letterarie e, così, ignoranti la possibilità di comunicazione autonoma delle immagini. Un grave limite, nel caso dell'E., foriero di fantasiosi errori. Per cui - di fronte ad oggetti metallici esplicitamente osceni - anziché intenderli quali contromarche d'accesso ad un bordello, s'abbandona alla congettura si debbano alla volontà di Tiberio desideroso d'immortalare, con siffatta coniatura, quelle propensioni che, appunto, le fonti letterarie gli attribuiscono. Frequentato dai letterati, da loro omaggiato, l'E. è pure - nella misura in cui le raccolte miscellanee ospitano suoi versi e sue lettere - annoverato tra i letterati. Ché figura, grazie al Ruscelli, tra i "poeti illustri" e, addirittura, tra i "più illustri ed eccellenti poeti dell'età nostra", grazie ad Atanagi tra "diversi nobili poeti toscani", e, grazie a Porcacchi, più genericamente, tra gli "huomini illustri". Schierabile per le sue sortite verseggianti colla numerosa truppa degli epigoni di Petrarca istruiti da Bembo, l'E. è pure - grazie alla Espositione ... nelle tre canzoni di... Petrarca chiamate le tre sorelle ... (Venetia 1561), che vede la luce con la presentazione di Lodovico Dolce, il quale, dedicandola al rappresentante francese a Venezia Jean Hurault, finge di pubblicarla avendo vinta la "natural modestia" dell'E. - da annoverarsi tra i commentatori cinquecenteschi dello stesso. Scopo dell'E., riassume il Dolce, fissare "i mirabili effetti" suscitati "nel... cuore" del poeta dai luminosi "occhi" di Laura, cogliendo così i "filosofici e platonici sensi della bellezza e dell'amore" celati "sotto il velo della poesia". Trattasi - così l'E., ignaro delle otto lezioni dedicate alle tre composizioni dal Varchi nel 1545 che, peraltro, saranno pubblicate solo nel 1590 - d'"impresa non abbracciata da altri", nella quale il suo commento, in effetti ricorrente ad una lettura spiritualizzante ed idealizzante fortemente segnata dalla suggestione di Platone, mira a dimostrare "come dalla bellezza sensibile si ascenda a guisa d'una scala alla bellezza intelligibile". Col che l'E. - il quale, come si ricava da una sua lettera al giurista e collezionista Marco Mantova Benavides, della sua esposizione petrarchesca è particolarmente fiero - attinge, discoprendo e disvelando, la verità. Solo se conduce a questa si giustifica, per lui, la poesia. E solo se moralmente istruttivo, solo se apporta "utile o giovamento", si dà per lui possibilità di racconto. Questo il "fine" degli "avenimenti essemplari" o "morali ragionamenti" da lui scritti supponendoli raccontati, nel 1542, a Padova, in sei giorni, da ognuno dei "sei giovani scolari forastieri" componenti la "onesta brigata" ragionante attorno ai trentasei, appunto, "avenimenti" costituenti Le sei giornate (Venetia 1567), ossia l'incorniciata opera narrativa dell'Erizzo. Già nella dedica al marchese di Gazzuolo Federico Gonzaga Lodovico Dolce si preoccupa, ponendo la raccolta sotto l'egida della "morale filosofia", d'assecondare l'ambizione dell'E. di imporsi come autore non già di "novelle", ma di casi sintomatici, significativi ché ammaestranti e ammonenti. Certo che l'E. li narra traducendo ampliando gonfiando parafrasando soprattutto gli smilzi aneddoti di Valerio Massimo, la sua fonte principale, e riecheggiando altre disparate fonti da Petrarca a Boccaccio, da Machiavelli a tradizioni affabulatorie medievali. E - ora ricalcante ora rettificante, modificante, rimaneggiante, rimescolante - immerge la sua casistica in un'aura geograficamente e cronologicamente remota, sicché persino Costantinopoli - sulla quale suo padre, ivi bailo, gli deve ben aver raccontato qualcosa - perde i suoi contorni precisi per diventare, genericamente, la "città chiarissima e mercantile", col "palagio dell'imperatore", dove Erasto, vista nel contiguo "bello e meraviglioso giardino" la figlia di quello, Filene, "di lei" s'innamora "fieramente". Meritevole l'E.- stando alle sistemazioni critiche più tradizionali - dell'etichetta di narratore plumbeo, di noioso epigono d'un Boccaccio devitalizzato d'ogni umore e d'ogni sapore e omologato al più stagnante conformismo controriformistico. Una svalutazione eccessiva che trascura gli spunti di autonomia e, anche, di scarto e rispetto al modello e rispetto alla novellistica cinquecentesca focalizzabili nel raziocinante e un po' pedante novellare moraleggiando e moraleggiare novellando dell'Erizzo. Caratterizzano Le sei giornate una sostenuta "gravità" espositiva nulla concedente al piacevole, senza scivolate nel comico e senza slittamenti nel popolaresco e la correlata scomparsa della beffa. La mascolinità esclusiva, senza spiragli d'allusione a parvenze femminili, della cerchia raccontante ha il suo riscontro nella scarsa attenzione ai profili di donne pur richiesti dallo svolgersi dei casi. Assenti gli sfondi municipali, rimossa la contemporaneità, rarefatti gli stessi riferimenti a tempi meno lontani, domina l'evocazione dell'antico con una stranita convocazione di personaggi ed ambienti distantissimi dal presente mentre, in ogni caso, le vicende si risolvono nella strizzatura precettante finale: "nel che si può vedere"; "insegnando ... a noi con tale essempio"; "utilissimo ... essempio che ci ammonisce"; "con la sua morte dimostrò". Così la casistica esita nella precettistica; così la narrazione, subordinata rigorosamente al "conoscimento delle virtù" e alla "cura de' buoni costumi" (e poiché ciò non vale per il racconto della nascita di Attila, l'E. lo definisce "novella" la quale, proprio per questo, resta appendice estrinseca rispetto ai trentasei casi della sua coerente e uniforme raccolta), ambisce, pagato il pedaggio della contrazione e dell'impoverimento, a proporsi come trattato etico e, di fatto, sconfina, non senza pedanteria, nella trattatistica. Narratore indubbiamente frigido l'E., con pretese discettanti, che si rifà, stilisticamente, ad un Boccaccio filtrato da Bembo, che prende volutamente le distanze dal piacere dell'affabulazione vivace e mossa e connivente del filone naturalistico e popolaresco. Evidenti il condizionamento inibente della Controriforma, il peso d'un'atmosfera irrigidita poco consona al gusto del racconto libero e disinvolto, poco incline all'abbandono narrativo. Epperò l'E. - ed in ciò sta una certa qual sua originalità - è più autore nella Controriforma che della Controriforma. È, infatti, scrittore edificante, ma non particolarmente devoto. Le essenze didattiche distillate dai suoi ammonitori episodi concernono più l'etica civica che la religione. L'imbottigliamento moralistico cui sottopone i suoi raccontini s'attesta sul piano della tenuta dello Stato. Se le leggi "sono pur sempre l'anima e il sostenimento della città", occorre la più atroce ed "orrida severità" - come quella di Cambise che fa scorticare un giudice corrotto e che poi, nell'affidare la stessa carica al figlio, fa "attaccare" al seggio trasmesso a questo "la pelle del padre" - perché la loro "autorità" venga rispettata, perché la loro maestà rimanga integra, perché il loro vigore non sia lasciato "cadere o dissolvere". Se c'è rigore controriformistico nell'E., questo, però, si disloca sul terreno della politica impaginata in un'antichità estranea al cristianesimo e suscettibile, perciò, d'una lettura un minimo influenzata dai Discorsi machiavelliani. Relativamente controriformistica, allora, l'esasperata esemplificazione dell'E., la cui segnaletica indirizza ad una morale pubblica indossante aulici panni antichi piuttosto che quelli moderni aggiornati colla riverenza ed obbedienza alla Chiesa pretese dalla da poco ultimata assise tridentina. L'antico (questa la risultanza appurabile), insomma, finisce col laicizzare i paradigmi dell'E.; e, in detta laicizzazione, s'avverte un sentore, sia pure attenuato, di Machiavelli. Che, d'altronde, l'E. conosca gli scritti, quanto meno i Discorsi, del segretario fiorentino lo si ricava agevolmente dal suo breve Discorso dei governi civili, che esce a Venezia nel 1571 in appendice ai Trattati... di Bartolomeo Cavalcanti, sì da condividere la successiva fortuna editoriale di questo essendo con lui ristampato nella raccolta, costituita anche da Contarini, Giannotti annotato da Crasso e da un anonimo discorso vantante la forma repubblicana, stampata, sempre a Venezia, nel 1578, 1591, 1650, 1678. Memore, per sua stessa ammissione, l'E. discettante sulle forme statuali, dell'"opinione" aristotelica e, più ancora, tributario dei "discorsi di Polibio" (vale a dire dei capitoli 3-18 del VI libro della Storia), epperò pure suggestionato dal vigore espositivo del peraltro innominato Machiavelli. "Sei ragioni" o forme di Stato si danno per questi, di cui "tre ... pessimi, tre altri ... buoni in loro medesimi". Sei, pure per l'E., le "ragioni di governo", di cui "tre ... pessimi, tre altri per loro natura buoni". Platonico palese, dunque, l'E., che, in una lettera non datata a tale G. G. M. (ma l'assenza di data e le sole iniziali del destinatario autorizzano a supporre l'E. si sia inventata un'occasione - quella dell'amico afflitto da pene d'amore e, perciò, bisognoso di consolazione - per un sermoncino), asserisce "altro la vera bellezza non è che una certa gratia" sospingente ad "amare queste bellezze inferiori che in diversi soggetti nel mondo scolpite veggiamo". E queste "altro certamente non sono che pure ombre, procedenti dallo splendore della divinità". Ma, oltre che platonico, è anche un po' scolaro - sia pure camuffato - del segretario fiorentino. Né va escluso, in linea d'ipotesi, sia stata anche la lettura di questo ad incoraggiarlo alla sua tardiva ricomparsa sulla scena politica.Morto, per complicazioni alle vie urinarie, a Venezia, il 5 marzo 1585, l'E. viene sepolto - in ottemperanza a quanto da lui disposto nel testamento del 9 febbr. 1578 - nella chiesa dei Ss. Giovanni e Paolo "nell'arca" di famiglia dov'era già stata collocata la salma del padre. Frutto di decenni d'indefessa passione collezionistica la raccolta di quasi duemila "medaglie" antiche gli sopravvisse senza essere dispersa sino ad essere acquistata in blocco dal patrizio veneziano Giovanni Domenico Tiepolo di Almorò, sì da costituire il settore più compatto della sua collezione numismatica catalogata, lui morto, in un apposito volume uscito a cura di due suoi parenti, il procuratore di S. Marco Lorenzo e suo fratello senatore Federico Tiepolo, col titolo di Musei Theupoli antiqua numismata... (Venetiis 1736).
    1 punto
  33. L'argomento dei falsi è estremamente complesso e vasto e non ci sono molti libri che li tratta in maniera approfondita. Poi le tecniche variano anche a seconda della tipologia (moneta antica o moderna o tra moneta metallica e cartamoneta). So che il problema è molto sentito a livello accademico, dove si insegna al massimo a identificare la moneta, ma non a capire se è autentica o falsa... E' questione di esperienza e quindi servono molto di più colloqui con esperti periti piuttosto che leggere libri, che offrono solo alcuni esempi (molto utile quello di Fabregas, che però riguarda un settore specifico della monetazione). In base a dove abiti puoi trovare un bravo perito della zona. A Roma ad esempio c'è Moruzzi, che ha anche una buona cultura generale ed è ben disponibile verso studenti universitari, oltre che uno degli editori del bel volume "Il Vero e il Falso" (che però è più una sorta di Catalogo che di testo di approfondimento sul problema dei falsi). Se vai a trovarlo, puoi anche consultare gratuitamente il volume.
    1 punto
  34. Complimenti per la discussione, vi seguo con interesse. Vorrei però qui proporre uno spunto di reflessione, forse più per i medievalisti cha altro.... In somma, abbiamo parlato di coniazione a bilanciere e dunque di tosatura et similia, di ritartti sulle monete, di grossi moduli argentei, ma vorrei chiedere, a vostro avviso, quale è, ammesso che ci sia, il punto di "rottura" (se così si può chiamare) fra la moneta o la monetazione medievale e quella moderna? Cosa può fare dire questa moneta è moderna e questa no? In ambito storico c'è disaccordo fra gli studiosi nel dire dove inizino o finiscano le varie epoche, ma in numismatica, altro ambito così malauguratamente dispersivo, c'è questo evento che segna la fine di un'era e l'inizio di un'altra?
    1 punto
  35. @@dalme1991 A parte gli scherzi, la risposta è abbastanza semplice: non ci smeni a rivendere se acquisti a un prezzo conveniente, qualunque cosa tu collezioni, dalle sorpresine kinder alle auto d'epoca. Quindi colleziona quello che più ti piace, e compra con cognizione di causa, ma senza farti ossessionare dall'investimento: la numismatica ha senso se è una passione, se no fai meglio a tenere i soldi in banca.
    1 punto
  36. quella in alto è una moneta da 1 euro,difficile stabilirne anno e provenienza senza vedere l'altra faccia.... :lol: chiedo scusa ma non ho potuto resistere :D
    1 punto
  37. Carino Pier Ne stai facendo incetta di questi errori di coniazione!
    1 punto
  38. Ecco un esempio di moneta piccola ( si tratta di un quattrino di Filippo III e sempre per Milano) con un ritratto strepitoso e molto dettagliato. Al rovescio, come diceva Mario, la fa da padrone l'identità del ducato.
    1 punto
  39. Queste per me non sono curiosità ma belle gran belle chicche da collezionare...?
    1 punto
  40. Asse di Traiano
    1 punto
  41. È una moneta punica di zecca sarda, IV SERIE Forteleoni, Tipo H Piras, riconiata su grande bronzo punico di esclusiva zecca sarda, I SERIE Forteleoni, Tipo C Piras. Cartagine le ha emesse con le stesse impronte dei Dishekel coniati in nord Africa per non creare confusione per il pagamento delle truppe mercenarie impegnate nella fine della I guerra punica. È una moneta abbastanza rara e difficilissimo trovarla in buone condizioni, vista la sua natura di moneta riconiata su tondelli precedenti; a volte è possibile, infatti, riconoscervi le impronte della moneta precedente.
    1 punto
  42. Karl Möser e Fritz Dworschak ne “Die groβe Mϋnzereform” i kreuzer coniati ad Hall si riconoscerebbero dall’incisione più fine del conio, dalle punte biforcute della corona sulla testa dell’aquila e, soprattutto, dalle penne maestre del rapace che tendono ad ingrossarsi ed a piegarsi verso l’esterno. I contrassegni usati ad Hall sarebbero stati una rosetta a 5 lobi tra due puntini, una stella a sei punte e una rosetta a cinque lobi con lasanga. H. Rizzolli
    1 punto
  43. scusate se mi intrometo ma a partire dal 1477 la zecca di Merano non è più attiva questa moneta come il segno identificativo dello zecchiere riporta un rombo :pleasantry: che indica Hall in Tirolo
    1 punto
  44. La quotazione dell'argento "serve" per dire che il valore di quella moneta non può scendere più del valore dell'argento contenuto. Es. Le caravelle quando l'argento aveva superato l'euro al grammo venivano acquistate a più di 8€/cad Il disinteresse per questa collezione non è legato all'andamento del valore del metallo fino, ma ad un'inflazione dell'offerta rispetto alla domanda e non essendo legate alla circolazione di conseguenza alla perdita della prerogativa propria della moneta avvicinandosi più a quella di medaglia, detto ciò ci sono delle commemorative che sono delle vere opere d'arte e se ti piacciono fai bene a collezionarle.
    1 punto
  45. Ciao :) mi sento di consigliarti sicuramente il libro di Fabrega. Non ho ben capito, però, se cerchi un qualcosa che tratti i falsi in generale o se vuoi approfondire quelli "dedicati" a una determinata monetazione o a un determinato periodo. Se per te vale la prima opzione, tieni conto che il libro di Fabrega è dedicato unicamente alla monetazione argentea antica (romana imperiale, a voler essere precisi, anche se penso possa essere estesa a tutto il periodo antico). @@Sator, sicuramente non si tratta del libro di Fabrega. Ora non mi viene il titolo del libro cui ti riferisci. Però esiste senza dubbio, devo solo ricordarmelo :D
    1 punto
  46. Secondo me sono Nerone, Vespasiano (al massimo Galba), Domiziano e Tito. Secondo me c'è anche una logica temporale. Qual è la sequenza delle immagini?
    1 punto
  47. Purtroppo temo che prima o poi anche queste commemorative vedranno la luce e a prezzi non modici, ma il solo sistema è avere pazienza, infatti non capisco questa frenesia per la corsa ad accaparrarsi queste monete, hanno la tiratura di Vaticano e San Marino, ed in Europa ci sono sempre lo stesso numero di collezionisti di FDC sia per i Ministati precedenti che per Andorra, quindi il prezzo dovrebbe essere allineato alle gemelle degli altri Ministati. Comunque la speculazione la creano ad Andorra, con questo sistema, il fatto di far uscire le monete anni dopo la loro emissione, la distribuzione solo a commercianti, a mio avviso comunque scandaloso, infatti anche loro dovrebbero creare liste numismatiche per la vendita, a questo sistema si dovrebbe però accodare anche Monaco, trovo infatti scandaloso che questi Paesi usino il collezionismo come fonte di guadagno e di speculazione, e se questa è l'idea di moneta comune allora la BCE, che si ha più gravi impegni e pensieri, dovrebbe porvi rimedio, magari con un limite minimo di monete CC da coniare, sotto tale limite non si possono coniare, questa sarebbe la più semplice direttiva che eliminerebbe ogni forma di speculazione sulle commemorative di ogni stato.
    1 punto
  48. @@Duke Hazzard Basta andare sul tuo profilo, premere mie impostazioni e poi modifica firma ...e il gioco è fatto. ;)
    1 punto
Questa classifica è impostata su Roma/GMT+02:00
×
  • Crea Nuovo...

Avviso Importante

Il presente sito fa uso di cookie. Si rinvia all'informativa estesa per ulteriori informazioni. La prosecuzione nella navigazione comporta l'accettazione dei cookie, dei Terms of Use e della Privacy Policy.