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  1. nando12

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/30/16 in tutte le aree

  1. Buon pomeriggio! Stati Uniti d'America 2009 Serie Nativi d'America Questa serie mi piace molto, guardate gli occhi della giovane madre...
    3 punti
  2. Peritas e l'elefante persiano dopo aver fatto pace....
    2 punti
  3. Vedo che Cliff tende al pessimismo e forse ha ragione, cmq con il venditore ci siamo accordati a 280 € prendendo come base la moneta che posto, venduta nel 2009 appunto a 280 € . Credo che i venditori nonostante il pessimismo di Cliff siano poco disposti ad abbassare i prezzi ! per cui .... La moneta suddetta era stata acquistata nel 2008 a 165 € e gia allora presentava quella macchiolina verde che a detta del venditore nel frattempo non è mutata, Un'ultima cosa ,vista dal vivo la moneta è molto meglio che in foto, la quale non rende il traslucido che la caratterizza ! saluti romanus
    2 punti
  4. La questione e' in po' pou' sottile Il cpilatore di CNG mette a confronto due opinioni differenti: Kim ( se non sbaglio e se ricordo bene era - anni fa l'assistant curator del cabinet di Oxford) ritiene che l'hoard non sia completamente intatto e originale e trova i pezzi incongruenti per il liro contenuto di fino ( eguale a quello di lingotti rinvenuti nel medesimo hoard) , mentre il commerciante cita Anokin, uno studioso russo esperto dell'area del Black Sea che ritiene invece le monete genuine ( ma dalla cita ione non si capusce se Ankikun fa riferimento a'questi' pezzi o ad altri. Il compilatore ovviamente porta acqua al mulino della genuinita' adducendo l'argomento che tali pezxi sono ancora poco studiati e quindi come possa essere verosimile la differenza di fino . Onestamente non mi fiderei e quantomeno cercherei di approfondire meglio la questione E' vero che questo settore - arcaico - riserva ancora molte sorprese e che ne capiamo molto poco. Vero anche che oggi occorre dubitare di tutto e che non ci vuole molto a taroccare un hoard mischiando il genuino con il fake soprattutto quando pochi grammi di oro basso possono spuntare 15.000$ presso un incauto acquirente credulone convinto di aver preso un pezzo inedito. Mai avuto cosi tanti inediti - guardate la fioritura di litre e bronzi inediti in sicilia peccato che escano da officine di 4 peracottari di falsari ignoranti e non dalle belle zecche originali che hanno creato delizie di ben altro tenore. Ma questa e' un'altra storia...
    2 punti
  5. Ciao, un bel "R2" di Costantino ... http://www.cgbfr.it/constantin-ier-le-grand-follis-ou-nummus,brm_246875,a.html Ciao Illyricum ;)
    2 punti
  6. 2 punti
  7. ______________ 2009 Suriname 25 Cent - Rame/nickel Nello stemma vi è raffigurata una palma ed una nave negriera, a ricordo degli schiavi prelevati in Africa. Al centro un rombo contenente una stella a cinque punte, simboleggia i cinque continenti da cui provengono gli abitanti del Suriname.
    2 punti
  8. Buon giorno a tutti, oggi vorrei postare questo cavallo di Ferdinando I D'Aragona peso: 1,5 g diametro: 19 mm al dritto: FERDINANDVS * * * REX, con testa del re volta verso destra al rovescio: EQVITAS * * aquiletta * in esergo: RENGNI al posto di REGNI mi piacerebbe conoscere come voi la cataloghereste facendo riferimento a qualche testo. Inoltre la particolarità RENGNI la rende leggermente più rara rispetto alle altre oppure ne circolano moltissime? beh sinceramente io ne ho visto delle altre, ma non molte! volevo un vostro parere sicuramente di maggior spessore rispetto al mio!!! grazie in anticipo a tutti quelli che parteciperanno
    1 punto
  9. Buonasera, vorrei id. questo piccolo scodellatino dal diametro di 9/10mm Grazie
    1 punto
  10. Mi fa piacere condividere con voi un approfondimento su Filippo II di Spagna, trovato per caso in rete, scritto da G. Parker nel 1985, per evidenziare la sua ossessione religiosa e i conseguenti errori politici che hanno causato il declino di un Regno altrimenti inattaccabile. Filippo II, re di Spagna: il contesto internazionale e la psicologia del sovrano. Un solo re, un solo impero. Filippo II di Spagna. Filippo II fu quel personaggio eroico quale parve ai cattolici del suo tempo? E cioè fu un sovrano il cui potere non conobbe limiti o quasi e i cui pensieri erano inscrutabili? Oppure fu il debil con poder [...] vale a dire [...] un debole investito di somma autorità, una persona di intelligenza mediocre, sempre ansioso di non poter essere all’altezza del padre? E chiaro che questa nostra biografia ha lasciato da parte la tesi “eroica”, ma in certa misura questo era inevitabile. «Gli archivi e i documenti sono la memoria del passato» ebbe a scrivere una volta Filippo II e, considerata la mole delle sue carte giunte fino a noi, non sorprende che il re sembri oggi meno inscrutabile e meno superumano di quanto apparisse un tempo. Durante i cinquantacinque anni in cui fu investito del potere (e per più di quarant’anni si trattò del potere supremo) e fu responsabile del più vasto impero che il mondo avesse mai conosciuto, Filippo si trovò implicato in molte tragedie e in molte crisi. E poiché in tali frangenti egli preferì affidare alla carta i suoi pensieri, spesso ci appare incerto, esitante e perplesso. Bisogna, tuttavia, tenere conto che il secondo Cinquecento fu tutto un periodo di sovrani esitanti e che non sapevano che linea tenere. Fu quello un tempo in cui la situazione politica conobbe un’inconsueta complessità e questo a causa della lotta tra la Chiesa romana in ripresa e i suoi avversari protestanti. La religione ebbe una parte cruciale nell’unica rivolta riuscita contro Carlo V (la ribellione dei principi tedeschi nel 1552) e nell’unica ribellione riuscita contro Filippo II (la rivolta dei Paesi Bassi nel 1572). Il protestantesimo era rapidamente diventato un problema politico di massima gravità. Verso il 1570 quasi metà della popolazione europea aveva ripudiato l’autorità del papa e sebbene la Chiesa cattolica nel cinquantennio successivo avesse una forte ripresa, resta il fatto che i Riformatori erano riusciti a creare divisioni di fondo che attraversavano tutte le frontiere e portarono tanti nella condizione di dibattersi tra due lealtà diverse (quella politica e quella religiosa). Durante le guerre d’Olanda, durate quasi ottant’anni [1572-1648, n.d.r.], ci furono Tedeschi che combatterono contro altri Tedeschi, Inglesi che combatterono altri Inglesi e abitanti dei Paesi Bassi che andarono contro loro compatrioti perché in quella lotta ci si schierò in base alla confessione religiosa e non in base al principio di nazionalità. Tiziano, Ritratto di Filippo II in armatura, 1550-51 circa, olio su tela, 193x111 cm, Madrid, Museo del Prado Lo stesso accadde nelle “guerre di religione” che dilaniarono la Francia, e nella Guerra dei Trent’anni. Tutti questi conflitti mandarono all’aria quell’embrionale equilibrio di potenza che in Europa si era manifestato nella prima metà del Cinquecento. Infatti, dopo gli anni Cinquanta del secolo, non ci fu potenza protestante (come, ad esempio, l’Inghilterra) che fosse disposta a stringere un’alleanza permanente con uno stato cattolico (per esempio con la Francia o con la Spagna). La politica europea fu in preda all’instabilità; le formule, le usanze e le alleanze di un tempo ormai non erano più possibili. L’intransigenza in materia religiosa escluse il compromesso, impedì un atteggiamento coerente e, fino a quando l’intensità dei sentimenti religiosi non cominciò a scemare, come avvenne a metà del Seicento, diede luogo ad un sistema di relazioni internazionali nel quale nessun uomo di stato poté avere la meglio per lungo tempo. Né l’incoerenza opportunistica, come fu quella di Elisabetta d’Inghilterra o di Caterina de’ Medici, né la intransigenza dolorosa sui principi, quale tentò di praticare Filippo II, poterono avere il sopravvento di quel magma oltremodo fluido che erano allora le relazioni internazionali. È stato osservato – e ci si è anche un po’ sorpresi della cosa – che el Rey Prudente non ebbe “schemi” prestabiliti ossia non ebbe in politica estera obiettivi prefissati. Ma questo avvenne certamente perché, data la estrema variabilità della situazione politica nel secondo Cinquecento, nessuno schema predisposto avrebbe presumibilmente potuto essere applicato. Nessuno dei maggiori responsabili della politica poté allora vantarsi di successi incondizionati e nessuno di essi conseguì mai quello che si era proposto. Ma tutto considerato, si direbbe che Filippo II rimanesse più di ogni altro capo di stato al di sotto degli obiettivi che gli stavano a cuore. Accanto alla “sottomissione dell’America” e alla conquista del Portogallo e delle Filippine, che furono successi notevoli, bisogna porre la rivolta dei Paesi Bassi, la Spagna ridotta allo stremo delle sue forze, la perdita di quasi tutti i possessi nordafricani a vantaggio dell’islam, la disfatta dell’Armada e il trionfo in Francia di Enrico IV. Tutti questi gravi scacchi furono subiti dal re più o meno per la stessa ragione: il re aveva adottato una politica ambiziosa e intransigente che poi si dimostrò sempre più inattuabile e, tuttavia, non venne mai mutata anche quando era chiaro che la partita era già perduta. Infatti, era possibile nel 1559 raggiungere la pace con il Sultano e la pace in quel momento avrebbe fatto rimanere il Mediterraneo un “lago cristiano”, ma il re interruppe di proposito le trattative. E quando poi nel 1577 si giunse finalmente ad un accordo, la potenza mussulmana in Occidente era diventata molto più presente, poiché includeva nella sua sfera il Marocco, il Sudan e la costa atlantica dell’Africa Occidentale. Analogamente, nei Paesi Bassi un compromesso con i “ribelli” era possibile nel 1575, nel 1577, nel 1579 e ancora nel 1589 e se fosse stato concluso avrebbe mantenuto intatto il retaggio di Filippo II e la preponderanza spagnola sarebbe così stata inattaccabile. L’impero asburgico, infatti, se avesse compreso nel suo ambito anche i Paesi Bassi, sarebbe rimasto invincibile nel Seicento come lo sarebbe stato quello britannico nell’Ottocento, qualora fosse riuscito a conservare le colonie americane. Il fatto che Filippo II non riuscì a risolvere i problemi che dovette affrontare nei Paesi Bassi e nel Mediterraneo costituì in larga parte una colpa soltanto sua. Ma per darci ragione del modo di agire del re, dobbiamo prestare grande attenzione alla sua psicologia. Nel 1574 un agente inglese che operava ne Paesi Bassi osservò che «l’orgoglio del regime spagnolo e la causa religiosa» costituivano «l’ostacolo principale al raggiungimento di un accordo accettabile». In Filippo si era radicata la convinzione che mai si dovesse trattare con degli eretici (o con i mussulmani) ed il re era parimenti persuaso che mai si dovesse venire a patti con dei ribelli. Il suo obiettivo fu, invece, quello di una vittoria su tutta la linea e cioè tale da dargli la possibilità di dettare le proprie condizioni (che potevano poi essere quanto mai miti, come si vide nel 1591 all’indomani del soffocamento della rivolta aragonese). Sebbene siano state proposte giustificazioni più sottili per spiegare l’avversione di Filippo II al compromesso, è certo che al fondo esse si alimentarono tutte di una certa tendenza all’idealizzazione. In realtà, Filippo II non fu un “debole fornito di sommo potere”: egli fu un uomo di principi rigidi, fornito di sommo potere. Soltanto quando la politica che gli imponevano i suoi principi si rivelò impossibile (questo fu il caso della rivolta olandese) oppure quando i suoi principi furono infranti [...] il re si palesò veramente debole. Infatti, se non poteva attenersi ai suoiprincipi, allora pareva smarrito. Forse lo zelo religioso lo portò a innalzare i suoi principi oltre ogni senso comune, ma questo non lo rese debole, bensì soltanto inflessibile.Ma va detto che la ferma adesione che ebbe ai propri principi non fu ribadita soltanto dal sentimento religioso: egli aveva nel suo intimo il timore di sembrare un debole. Il re rifuggì sempre come cosa disdicevole il mutare idea alla faccia del mondo e una volta che aveva preso una decisione era ben raro il caso che si lasciasse persuadere a scostarsene. Anzi, si direbbe che si irrigidisse di fronte alla alternative possibili, diventando così meno obiettivo nel giudizio dei dati che gli erano presentati e cercando di “reinterpretarli” in modo partigiano e fazioso sì da renderli consonanti con quanto aveva prima deliberato. La sua condotta durante la spedizione dell’Armada nel 1588 ci offre un esempio eloquente in merito: il re e il Medina Simonia videro gli stessi fatti sotto una luce del tutto diversa ed entrambi cercarono di distorcere i fatti sì che servissero di conforto al loro modo di vedere le cose. Tiziano, Filippo II offre la Vittoria a Don Fernando, 1575 circa, olio su tela, 325×274 cm, Madrid, Museo del Prado Si è sostenuto che la lontananza del re dagli avamposti del suo Impero è alla base della singolare intransigenza che fu tipica di Filippo. E si è opinato che il re paventasse di dover annullare un ordine già dato, nella convinzione che un contrordine avrebbe potuto creare confusione e caos sul teatro dove si svolgevano i fatti. Tuttavia, questa non può essere una spiegazione del tutto soddisfacente perché il modo in cui il re trattò il caso Perez e cioè un caso capitatogli, per così dire, alla porta di casa, fu improntato esattamente alla stessa riluttanza a mutare indirizzo fino all’ultimissimo momento. Né ugualmente convince l’ipotesi che Filippo si rifiutava a troncare un certo tipo dip olitica quando questa incontrava difficoltà perché convinto di fare la volontà di Dio. Il fatto è che la stessa ostinazione egli la applicò ad altre faccende con le quali il servizio di Dio non aveva nulla a che fare, almeno direttamente. Insomma lo zelo per la religione non fece che rafforzare quella che era l’indole del sovrano.
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  11. Salve a tutti ! Posto questo luigino , purtroppo in bassa conservazione , che personalmente avrei classificato come zecca di Loano , datato 1669. Ho cercato sul Corpus Luiginorum ma, non sono riuscito a trovarne uno identico . Quello che più gli assomiglia è il n182 ma ha la legenda del Diritto diversa . L'esemplare fra le mie mani infatti presenta al D/: GRATIOR•IN•PVLCHRA•VIRTV Mentre al R/ : BONITATIS • VNCIARVM • QVIN segno Le foto mi rendo conto che sono pessime ma, purtroppo il precedente proprietario ha pensato bene di lucidarla come fosse una teira d'argento .
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  12. Ciao, recentemente ho acquistato una “scommessa” che mi ha portato ad approfondire il tema storico ad essa collegato e che ho riportato nella discussione http://www.lamoneta.it/topic/148783-domiziano-e-la-germania/ Per farla breve, ho trovato da un venditore estero un sesterzio di Domiziano che a differenza di quanto riportato sul RIC (Comune) non mi pare passi così frequentemente sul mercato. Si tratta di quello con Domiziano a cavallo che infilza con la lancia il germano a terra. Riportato dal venditore come da “rifinire come pulitura” apparentemente con margini di miglioramento e con una patina verde sottostante, ho deciso di acquistarlo. Dato non trascurabile il prezzo: l’ho acquisito per una quindicina di euro. E per questo prezzo ho deciso di accettare la scommessa, essendo tra l’altro in possesso di un microscopio binoculare che agevola di molto l’eventuale pulizia di qualche esemplare. Certo non pensavo di ricavarne un sesterzio Fdc, VF o che… l’esemplare appariva circolato e consunto sui rilievi ma a 15€ ti porti a casa di solito un tondello liscio o quasi. E al peggio era l’occasione per affinare l’occhio, la tecnica e fare esperienza. 35 mm per 22 g. Nell’insieme un bel modulo. Mi davano pensieri alcune zone: Vi domanderete com’è andata…
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  13. Se Alessandro il Molosso era tutto Molosso, gruppo tribale epirota che seppe prendere il sopravvento su tutta la regione nel corso del IV secolo, per parte materna anche Alessandro Magno era mezzo Molosso... I primi due gruppi dei Molossi del Franke (Die antiken Münzen von Epirus) sono un triobolo e un obolo di standard attico datati nella prima metà del IV secolo e guardate un pò cosa rappresentano al dritto (si tratta di monete molto rare e ho trovato solo l'immagine del testo)...
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  14. @@peorino dovresti però .. leggerle tutte le risposte che ti vengono scritte... non è un falso!
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  15. Buonasera Ak, pur non sapendo di che cosa si tratti, mi sembra che però la croce sia molto diversa da quella del piccolo di antonio II. Attendiamo altre conferme. Saluti Max
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  16. Mi hai preceduto anche in questo tetra della Stack's 2011, il solo fino ad ora pubblicato dal Price e che fa parte del Meydancikkale hoard 2496. GREEK Kingdom of Macedon MACEDON. Kingdom of Macedon. Alexander III (the Great) 336-323 B.C. AR Tetradrachm (17.11 gms), Uncertain Western Asia Minor Mint Struck ca. 240-180 B.C. Pr-2821A. Head of Hercules right wearing lions scalp; Reverse: Zeus seated left in throne holding eagle and scepter, star and dog feeding at left. Ex: Kirk Davis Nicely centered, good style in high relief, lightly toned. EXTREMELY FINE. Estimated value: 500 USD apollonia
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  17. L’esemplare sotto microscopio ha evidenziato che l’apparente deposito terrigeno era semplicemente… cera. La moneta è stata pesantemente cerata tanto da mascherarne le superfici e dargli l’aspetto “rustico” iniziale. Fors’anche nel tentativo di celare un po’ i difetti evidenziati prima. Mi sono pertanto limitato a rimuovere l’eccesso di cera, a lisciarne con delicatezza la patina verde (attenzione, lisciarne le superfici con bastoncino di bambù, non con bulini o che di aggressivo!) e a rifinire con cera microcristallina sia per nutrire la patina che per inibire eventuali processi degenerativi. E’ emerso parte dell’aegis. Il rovescio non era migliorabile. Le zone sospette attualmente non hanno un aspetto attivo e le superfici presentano cuprite. Certo andranno monitorate nel tempo. Quindi alcune considerazioni: A mio avviso, avendo sborsato la cifra succitata… è stato un buon affare attenti all’aspetto terrigeno nelle foto… può essere cera!!! chiedo conferma del RIC: dovrebbe essere il RIC 257 IMPCAESDOMITIA[NAV]GGERM[COSXI] , è corretto a vostro avviso? Nel link seguente vi è un esemplare che viene riferito come 280 (a mio avviso erroneamente) https://www.vcoins.com/en/stores/romae_aeternae_numismatics/136/product/domitian_sestertius_horseback_spearing_german_rome_85_ad_ric_280_scarce/625841/Default.aspx chissà... forse in mano ad un buon restauratore ... una bulinata lì, un abbassamento qua e là... ma tranquilli: resterà comodamente riposto nei miei vassoi! Ciao Illyricum ;)
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  18. Tutto è classificabile ai fini numismatici! Ho visto monete ben peggiori di questa: qui addirittura si vede il numerale X, dietro la nuca di Roma!
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  19. Visto che siamo in tema di Filippo IV, posto le foto di un 9 cavalli zecca di Napoli 1629 MIR 263/5 R
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  20. La Banca Di Russia. 10 rubli. Calmucchia, Oblast' autonoma ebraica, Adighezia.
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  21. ______________ 2009 Russia 1 Rublo - Rame/nickel/zinco
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  22. @@nikita_ Concordo con @@miza e ti faccio anch'io i miei complimenti per le idee che hai per ravvivare questa sezione. :clapping:
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  23. @@Theodor Mommsen Grazie... :clapping:
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  24. 1 punto
  25. 2 euro Donatello acquistabile presso l'IPZS, almeno online, sia FDC che Proof.
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  26. A me sembra. ..poi la moneta ce l'hai te...ti ho postato un raffronto. ..
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  27. Ciao @@gpittini, in attesa di @@AlfaOmega..la moneta più simile che ho trovato.. Tetradramma zecca di Alexandria, Demetra al rovescio Dattari 1341.. Saluti Eliodoro
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  28. Per Demonetis: io ci leggerei Gatteaux ... se è corretto potrebbe essere Jaques-Edouard Gatteaux, incisore e scultore francese attivo anche in Italia fra il 1800 ed il 1850 circa; notizie si trovano anche facilmente in rete. Saluti, Giuseppe
    1 punto
  29. Leggendo i post sopra ho l 'impressione che in alcuni luoghi si interpreti il circolo come 'dopolavoro' - la partita di carte - credo sia l'epitome. i soci - lasciati a loro stessi - non stimolati - alla fine si mettono a giocare a carte ...:) Ma e' illusorio pensare che invece chi vada ad un circolo si trovi davanti la Scuola d'Atene con dotti sapientissimi che discutano una sera a settimana sulla quinta variante di delfino usata nelle emissione di Zankle o sui limiti cronologici dell'uso della 'e' lunata nelle legende medievali.. Illusionegiusto? Sono invece i responsabili dei circoli e l'attivita' culturale che devono fare da stimolo. Un corcolo soprattutto oggi vivese riesce ad essere culturalmente vivo. La seconda giovinezza e l'esempio virtuoso che ilCCNM ci offre e' basata proprio sull'attivita' culturale che instancabilmente ci offre. Certo fare un evento significa darsi da fare, sbattersi, cercare oratore, fare marketing, coinvolgere persone , organizzare, essere presente, ma il successo e' vedere le persone intervenute contente, felici di aver assistito ad una buona divulgazione numismatica. L'alternativa - se non ci si vuole sbattere, e' appunto la partita a carte o - peggio - le discussioni sulla partita , ma allora meglio andare al bar, li c'e' anche il cicchetto. ...
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  30. Sono stato impreciso, intendevo che non sono note monete al tipo VICTORIA per Mediolanum di Postumo/Aureolo. Quindi le emissioni di Milano a nome di Postumo...son di Postumo, e basta?!
    1 punto
  31. Salve @@anto R , Aureolo non ha mai emesso monete dalla zecca di Mediolanum , ed anche la legenda VICTORIA al completo e' ampiamente riportata , con varianti , da questa zecca . Attenzione anche agli eserghi : S , P, T , di questo periodo , in quanto comuni con la zecca di Siscia , quello che contraddistingue le due zecche sono gli stili diversi del dritto e rovescio .
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  32. Ha 18 mmm, un bel modulo largo, ma 0,60 gr., quindi leggermente calante. Per me l'hanno pulita energicamente, togliendo dalla superficie ogni traccia di patina rameica. Per fortuna è comunque una bella monetina, gradevole da guardare.
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  33. Moneta interessante. il disegno del retro è quello proprio delle monete frisacensi con quel tipico tempio e delle prime monete aquileiesi. La presenza dei tre punti in esergo rimanda subito al Bern.5 come ti ha indicato ak72. Ma ci sono dei particolari inconsueti ..... il frontone triangolare del tempio è dato da 6 rombi in rilievo, mentre solitamente è delimitato da linee che formano un triangolo decorato all'interno a traliccio (linee che si incrociano a formare sei rombi); la retta alla base di torri e frontone è assente, mentre sono presenti le sue estremità incurvate (estremità che oltretutto sembrano finire con un globetto); gli anelletti non sono separati dalle consuete linee verticali (linee che usualmente, incontrandosi con la retta orizzontale superiore e con quella inferiore, formano quadrati che racchiudono i cerchietti). E' una figura, questa del retro, decisamente inconsueta (sia per la Bern.5 che per le altre frisacensi ). Il dritto è difficilmente leggibile per via della ribattitura; non si vedono purtroppo il braccio sinistro e il libro (Nella Bern.5 il braccio è sempre piegato ad angolo retto e il libro è ornato da un X ); nella Bern.5 vi è sempre un evidente colletto che qui non c'è; la stola del patriarca dovrebbe essere a T (tau) o Y ed ornata da punti, tra il colletto e la stola vi dovrebbero essere uno o due punti, ... qui, anche se pensiamo alla ribattitura, la veste patriarcale è decisamente anomala; il collo non dovrebbe esserci; particolare molto molto strano la presenza dei tre puntini a triangolo al lato della testa, .... solitamente vogliono indicare i capelli, .... ma qui non dovrebbero esserci; altro particolare (per la ribattitura?) la presenza della I ad ore 3 (dovremmo averne una ad ore 1 e 6. In conclusione solo la presenza dei tre punti in esergo rimandano alla Bern.5, punti che per altro mancano nei normali denari frisacensi con legenda retrograda ERIACENSIS. E' una moneta proprio curiosa. Ciao. Chievolan.
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  34. bel rompicapo.... per aggiungere un po' di pepe riallego l'immagine di una moneta che avevo già postato qualche mese fa (catalogata con rovescio zecca di milano e dritto zecca di roma) ed un'altra new entry con il dritto sempre della zecca di Roma e con rovescio Milano terza officina? Oppure c'è un errore evidente dell'incisore che invece di una "gamma" ha inciso una T? potrebbe essere le due lettere si assomigliano..... Già Markl nella sua catalogazione parla di una Vittoria per Roma marchiata in esergo con T e considerandola un errore di conio. Questo perché come si è detto in altre occasione ogni produzione doveva essere individuata per stabilimento e officina e Roma per non confondersi con Milano si ritiene non usasse P/S/T per contraddistinguere le prime tre officine, ma A, B e "gamma". E se invece Roma per alcune emissioni - le prime - ha usato in esergo gli stessi marchi di officina di Milano (di fatto le legende del dritto delle due zecche erano comunque diverse e quindi comunque distinguibili..). Se così fosse quel rovescio della Vittoria con S in esergo potrebbe non essere solo di Milano, ma anche della zecca di Roma.....
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  35. Ciao 1000Coins, sarebbe molto interessante riuscire quanto meno a fotocopiare, a consultare la pubblicazione da te indicata che penso ben difficilmente sia reperibile per acquistarla.. Sapresti dirmi quale Casa Editrice l'ha pubblicata ed eventualmente se è possibile consultarla magari presso il Centro da te indicato ? Sai in quale città si trovi ? Ti ringrazio, saluti cordiali.
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  36. Il 29 aprile 1519 nasce Jacopo Robusti meglio noto come Tintoretto Jacopo Robusti nato a Venezia il 29 aprile 1519 e morto a Venezia il 31 maggio 1594, è stato un pittore italiano, uno dei più grandi esponenti della scuola veneziana e probabilmente l'ultimo grande pittore del Rinascimento italiano. Il soprannome "Tintoretto" gli derivò dal mestiere paterno, tintore di stoffe. Per la sua energia fenomenale nella pittura è stato soprannominato "Il furioso" ed il suo uso drammatico della prospettiva e della luce lo ha fatto considerare il precursore dell'arte barocca. Jacopo utilizza fin da piccolo i colori che trova nel laboratorio del padre, tanto che questi lo invia ben presto a bottega da Tiziano (1530). Qui il pittore, a quanto si narra, veduto un disegno del giovane allievo, per timore di future concorrenze lo fa cacciare su due piedi. Sembra che nel 1539 Tintoretto si potesse già fregiare del titolo di maestro, con uno studio indipendente presso campo san Cassiàn, nel sestiere di San Polo. Nel 1541, appena ventitreenne, riceve dal nobile Vettor Pisani l’incarico di realizzare, in occasione delle sue nozze, 16 tavole raffiguranti le Metamorfosi di Ovidio. Nella circostanza si reca al Palazzo Te di Mantova per studiare gli affreschi di Giulio Romano. Nel 1566 dipinge cinque tele allegoriche da collocare nella Saletta degli Inquisitori nel Palazzo Ducale. Pur impegnato con il Palazzo Ducale e con la Scuola Grande di San Rocco, Tintoretto accetta nel 1579 l’invito di Guglielmo Gonzaga e realizza otto grandi tele per il Palazzo Ducale di Mantova in cui si esaltano le gesta della famiglia Gonzaga. Nel 1588, alla morte di Veronese, subentra a quest’ultimo nella decorazione della parete della Sala del Maggior Consiglio. L’opera che ne risulta, una immensa tela di più di 7 metri di altezza e 24 di lunghezza, raffigura il Paradiso con al centro il Cristo Pantocratore. Tintoretto muore all’età di settantacinque anni dopo aver realizzato tre ultime opere per la Basilica di San Giorgio Maggiore: gli Ebrei nel deserto e la caduta della manna, l'Ultima Cena e laDeposizione nel sepolcro La moneta coniata per il 400° Anniversario della morte di Tintoretto https://www.facebook.com/lemoneteraccontano/
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  37. Taglio: 10 Cent Nazione: Germania D Anno: 2007 Tiratura: 165.000 (solo in divisionale) Conservazione: BB Città: Bibione (Ve) su vari siti ho trovato che non dovrebbe circolare, se avete conferme o smentite avvisatemi.
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  38. a me pare il mio cane quando si siede aspettando un premio ;) direi non san marco proprio. la contromarca però è interessantissima, bisognerebbe indagare in ambito spagnolo o chissà... sudamericano. D'altra parte il Levante degli Spagnoli è il ponente ;)
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  39. Che bello leggerti Mario, che bello sentire l emozione di una passione attraverso le tue parole!! Dimenticavo... sei un Grande!!
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  40. 1 punto
  41. Ciao @@ilvio! Mi sa che sei male informato: ti aggiorno così magari eviti in futuro di dare del bugiardo a qualcuno che non se lo merita. Qui trovi gli indirizzi delle filiali della Bundesbank, non traduco in quanto mi sembra che - a parte una svista grammaticale nel post precedente - tu il tedesco lo parli. https://www.bundesbank.de/Redaktion/DE/Standardartikel/Bundesbank/Hauptverwaltung_und_Filialen/kontakt_hv_filialen.html per gli altri traduco questo: "Informazioni sulla disponibilità della moneta da collezione da 5 Euro le ricevete dalla rispettiva filiale" Fate attenzione che già ufficialmente si parla di Sammlermünze = moneta da collezione e non di una moneta comune. Ciao ciao Njk
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  42. Ciao. Il concetto di rarità applicato alle monete mi sembra un dato inutile. Lo è da un punto di vista scientifico in quanto, trattandosi di un concetto largamente opinabile, non è utile a ricostruire con esattezza il quantitativo effettivamente disponibile di una data moneta. Tranne nei casi in cui si conoscono solo uno o due esemplari (ma allora basta scrivere "uno o due esemplari conosciuti"), nella maggioranza dei casi il dato sulla rarità è sempre discutibile. Ma lo è anche da un punto di vista commerciale, perché se anche procedessimo, come mi pare proponga Domenico (elledi), a "riformare" i gradi di rarità di talune monete che sembrano essere molto meno rare di quanto la sigla che le accompagna abitualmente voglia significare, dubito che il mercato, solo per questa ragione, sarebbe disposto a rivedere al ribasso i prezzi Insomma e per fare un esempio pratico, se modificassimo da R a NC il grado di rarità dello scudo dell '11, che a me pare tutto fuorché raro, dal momento che non c'è commerciante che non ne abbia almeno qualche esemplare in qualunque momento, non so se in base alla sola riduzione del grado di rarità ci si possa attendere una riduzione di prezzo. Personalmente ne dubito. D'altro canto, se la riduzione del grado di rarità dovesse invece spingere il prezzo in basso, i primi a non accettare la "retrocessione" sarebbero proprio i mercanti, he continuerebbero a "battezzare" le monete con i gradi tradizionali, per non "sgonfiare" il prezzo della moneta. In conclusione: l'indicazione del grado di rarità è forse il dato più inutile che si utilizza per descrivere una moneta. Salute. Michele
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  43. Avrei detto che apprezzassero di più una moneta abbastanza grandina, del resto ho poca esperienza in materia di regali di monete, una sola volta avevo in mente di regalarne una, parecchi anni fa, ricordo che la comprai, si trattava di una sterlina d'oro, quando poi me la sono trovata in mano me la sono tenuta e ho ripiegato su dell'altro per festeggiato............ :angel:
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  44. Mi piace il tuo 1855 (inclinato 5) grande cent, miza. Era nella mia mente l'altra sera quando—che necessitano di una foto di un pezzo di 5-libbra britannica per thread di nikita_—mi sono accidentalmente trovato tra alcuni cents di grandi americani. (Nei miei album, le più grandi monete britanniche sono seguite dalle più piccole monete di Stati Uniti). Comunque, il tuo cent era nella mia mente così ho tirato fuori e fotografato per confronto versione del "verticale 5" del 1855 cent. Da quello che ho letto, la "55" della vostra moneta è in realtà lavore di Longacre, mentre il "55" di questa moneta è stata fatta da un apprendista. ;) v. --------------------------------------------------------- I like your 1855 (slanted 5’s) large cent, miza. It was on my mind the other night when—needing a photo of a British 5-pound piece for nikita_ ‘s thread—I accidentally found myself among some American large cents. (In my albums, the largest UK coins are followed by the smallest US coins.) Anyway, your cent was on my mind so I pulled out and photographed for comparison the “upright 5’s” version of the 1855 cent. From what I read, the ”55” of your coin is actually Longacre’s work, while the “55” of this coin was done by an apprentice. ;) v.
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  46. Mai come adesso sarebbe un grosso errore ammetterli al resto d'Europa, a parer mio.
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  47. @@alessandro1970 Concordo con chi mi ha preceduto, max BB+
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  48. Dopo il 120 Grana 1748 postato ,dal momento che in questa discussione vi sono poche monete riguardanti Gioacchino Murat posto questo: 5 Lire GIOACCHINO NAPOLEONE MURAT( 1808-1815) Zecca di Napoli anno 1813 Argento gr.24,84 D/GIOACCHINO NAPOLEONE. Testa del re volta a destra R/ REGNO DELLE DUE SICILIE. Stemma coronato. Riferimenti:Pannuti e Riccio 13;Pagani 58d;Davenport 167; M.I.R. 441/1. La moneta è stata venduta dalla casa d'aste Numismatica Ars Classica nell'asta n°89 ed era presentata al lotto n°223;aveva una base di partenza di € 750 ed è stata aggiudicata ad € 1200 + diritti d'asta Da biografieonline.it: Gioacchino Murat nasce a Labastide-Fortunière, Cahors, il 25 marzo 1767. Destinato dal padre locandiere alla vita ecclesiastica, a vent'anni lascia il seminario per abbracciare quella militare. Si arruola come postiglione in un reggimento di cacciatori a cavallo e già sei anni dopo, nel 1793, raggiunge lo status di ufficiale, iniziando a collaborare con Napoleone Bonaparte che gli conferisce, nel 1796, il grado di generale di brigata fino a diventare suo aiutante di campo. In tale veste,il 21 luglio 1798,partecipa e contribuisce in modo decisivo alla vittoria nella battaglia delle Piramidi e l'anno successivo guida la spedizione in Siria. Rientrato in Francia è fra i più efficaci collaboratori nel colpo di Stato attuato da Napoleone nel novembre 1799 quando, alla guida dei granatieri, estromette da Saint-Cloud i deputati del Consiglio dei Cinquecento guadagnandosi la nomina di Comandante della Guardia Consolare. Rinsalda ulteriormente il legame con l'imperatore sposandone la sorella Carolina Bonaparte, il 22 gennaio 1800. Nel 1804 ottiene l'altissimo riconoscimento di Maresciallo di Francia. Quattro anni dopo l'imperatore gli offre la corona di Napoli, lasciata libera da Giuseppe Bonaparte chiamato al trono di Spagna. Si insedia, dunque, con il nome di Gioacchino Napoleone e, anche in funzione della dichiarazione dell'imperatore di riconoscere piena autonomia al regno, all'atto della sua conquista, avvia una politica di progressivo affrancamento dall'influenza - vista sempre più come ingerenzadella Francia. In questa missione,che egli immagina proiettata verso l'unificazione nazionale italiana, trova utile supporto nel prefetto di polizia e consigliere di Stato Antonio Maghella il quale si occupa,tra l'altro, degli allacciamenti con la Carboneria. Nel 1812 combatte in Russia al fianco dell'imperatore ma due anni dopo, in seguito alle sorti avverse di Napoleone, avvia segretamente contatti con l'Austria, inviandovi il principe di Cariati, e con gli inglesi, incontrando personalmente un delegato di lord Bentinck, a Ponza. Da tali manovre scaturisce un accordo con le due potenze che gli garantiscono la conservazione della corona. Ma il Congresso di Vienna, che apre l'età della Restaurazione, decide la restituzione ai Borboni del regno di Napoli: Murat dichiara guerra all'Austria, si riavvicina a Napoleone, che nel frattempo è fuggito dall'esilio dell'Elba, e parte con il suo esercito alla conquista dell'Italia del nord. Al suo comando annovera, fra gli altri, i generali Caracciolo, Pignatelli, Pepe, D'Ambrosio. Dalle Marche entra nelle Romagne ed il 20 marzo del 1815, giunto a Rimini, lancia un accorato appello, redatto da Pellegrino Rossi, con il quale chiama tutti gli italiani a stringersi intorno a lui esortandoli alla rivolta per la conquista dell'unità e dell'indipendenza nazionale. Il gesto del Murat riaccende le speranze del trentenne Alessandro Manzoni, da sempre animato da grande spirito patriottico, il quale avvia di getto la stesura della canzone "Il proclama di Rimini", rimasta poi inconclusa proprio come l'iniziativa murattiana. Manzoni a parte, però, la diffidenza italiana verso i francesi fa sì che l'appello cada inascoltato. Dopo un primo successo sugli austriaci, presso il Panaro, re Gioacchino viene sconfitto il 3 maggio, a Tolentino. Arretra fino a Pescara, dove promulga una costituzione nel tentativo di ottenere l'agognato sostegno popolare, ma tutto si rivela vano. Incarica allora i generali Carrosca e Colletta - futuro autore, quest'ultimo, della celebre "Storia del reame di Napoli" - di trattare la resa, che avviene il 20 maggio, con la sottoscrizione della convenzione di Casalanza, presso Capua, con la quale si riconsegnano ai Borboni i territori del regno. Ripara in Corsica, mentre Napoleone si avvia verso la definitiva caduta che avverrà pochi giorni dopo, a Waterloo. In Corsica gli giungono notizie di malcontento nella popolazione del suo ex regno per cui, nel settembre 1815, riparte alla volta della Campania con sei barche a vela e duecentocinquanta uomini, con l'obiettivo di far leva sul malessere della gente per riprendere il trono perduto. Ma una tempesta disperde la piccola flotta: la sua barca, insieme ad un'altra superstite, approda l'8 ottobre a Pizzo Calabro. Entrato in paese con una trentina di uomini trova, da parte della gente del posto, l'indifferenza di alcuni e l'ostilità di altri; mentre si appresta ad incamminarsi verso un paese vicino, con la speranza di trovare migliore accoglienza, sopraggiungono le truppe regie. Catturato, viene processato e condannato a morte da una corte marziale. Non gli rimane che compiere un ultimo atto: scrivere poche, drammatiche righe di commiato alla moglie ed ai figli. Viene giustiziato con sei colpi di fucile, il 13 ottobre 1815, nella corte del castello di Pizzo, che da allora è detto anche castello di Murat. Ha soltanto 48 anni. "Gli anni del regno murattiano rappresentano per l'Italia Meridionale, una fase di risveglio e di rinascita: re Gioacchino porta a compimento l'Eversione della feudalità, già avviata da Giuseppe Bonaparte, favorendo la nascita della borghesia terriera e sviluppando relazioni commerciali con la Francia; attua il riordinamento amministrativo e giudiziario, con l'introduzione dei codici napoleonici; istituisce il "Corpo di Ingegneri di ponti e strade", dando così un forte impulso ai lavori pubblici; incoraggia la cultura e l'istruzione pubblica, introducendo principi di uguaglianza e di uniformità.Il suo attaccamento viscerale al regno ed al popolo e la sua dedizione totale all'idea di unificazione nazionale lo rendono un personaggio di primo piano nella storia italiana. Il primo documento ufficiale che parla di Italia unita e libera è rappresentato proprio dal suo proclama di Rimini: per alcuni storici è proprio con il "proclama" che nasce formalmente il Risorgimento italiano. La sua figura di sovrano rimane contrassegnata da due aspetti: la buona fede, che tanti rimbrotti gli ha procurato da parte di Napoleone e che, dalla Corsica, lo determina a credere che le popolazioni meridionali attendono il suo ritorno, e l'ardimento, che sempre agli occhi di Napoleone fa di lui un grande soldato, un eroe, ma che lo induce anche a tentare l'impresa impossibile che gli costerà la vita." Da RAI Storia,per chi ne volesse sapere un po' di più su Gioacchino Murat e la storia dei suoi giorni: http://www.raistoria.rai.it/articoli/gioacchino-murat/29403/default.aspx http://www.raistoria.rai.it/articoli/lesecuzione-di-gioacchino-murat/11039/default.aspx
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