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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/29/16 in tutte le aree

  1. Da Verona, un piccolo capolavoro!
    6 punti
  2. E' questa l'unica vacanza Pontificia presieduta dal Cardinal Camerlengo Guastavillano, durante la quale sono stati battuti Quattrini ad Ancona, Macerata, e solamente il Giulio a Roma. La moneta che vi presento non brilla per conservazione, ma e' indubbiamente di grande rarita' in quanto ho trovato un solo passaggio relativo all'Asta Negrini 2000. In assoluto, del Giulio 1585 ho censito l'esemplare bucato della coll.Muntoni esitato alla Montenapoleone e quello della KM XXI, ma entrambi dell'altro tipo, "PASTOR". Anche dal punto di vista dell'Araldica (spero di suscitare la curosita' di Corbiniano) e' l'unica moneta che sfoggia il simbolo di questa Famiglia, riconoscibilissimo ed unico nella storia dei Camerlenghi. Come sempre graditi tutti i vs. commenti, osservazioni e info. Daniele
    3 punti
  3. Devo dire che sentir parlare di Venezia mi ha emozionato, non e' la mia monetazione ma sentir parlare i prof. Rizzolli e @@Andreas e poi @@Arka, 417sonia, @@gigetto13 e gli altri e' cosa da pochi...grazie. Roberto
    3 punti
  4. Ho rivisto il Prof. Rizzolli con grande piacere dopo circa 7 anni... Posto un paio di foto del pranzo lamonetiano. Ci sarà certamente qualcuno che avrà le immagini di tutta la tavolata. Io mi limito ai "Venetian Collectors "
    3 punti
  5. mah, articolo che non aggiunge nulla, se non una sterile risposta alle obiezioni sollevate. nel punto A, l'autore dice che il suo intento era di stabilire che la moneta fosse autentica... ma va? davvero? meno male che ce lo ha scritto Lei che la moneta è autentica perchè prodotta con materiale creatore originale (Tevere ed @@elledi quindi che hanno scritto? mah...) i dubbi, che la moneta sia coeva rimangono... così come i dubbi sulla fiducia. Se l'amico, invece della stampata, gli avesse creato l'account, e spiegato quelle poche e semplici cose per scrivere direttamente qua non era meglio? Ah, signor Pezzi, io mi chiamo Fabrizio Galiè, qua sul forum lo sanno la maggioranza, ho un sito internet (visibile nel mio profilo qua sul forum) con email e numero di telefono , quindi si senta libero di contattarmi quando e come vuole, anche telefonicamente, se vuole portare avanti la discussione in tempi "umani", senza necessità di rispondermi in differita alla prossima uscita del periodico.
    3 punti
  6. Ma sei già arrivato a casa? Io or ora, stancamente bene! Meno male che c'è chi ha pensato a fare delle foto, perché io sono negato. Giornata impegnativa; tanti incontri piacevoli con amici che abitano lontano e che si possono incontrare giusto a Verona; un'oretta di lezione tenuta dal Prof. Helmut Rizzoli, coadiuvato da Federico Pigozzo, sulla monetazione tirolese e veronese e le interazioni tra le due; molto interessante. Giri tra banchetti? Pochi in verità e quei pochi che ho visitato avevano anche belle monete, ma anche bei prezzi. C'è da tener presente che in questi primi mesi dell'anno i convegni si sono susseguiti quasi a cadenza quindicinale e le risorse non si rigenerano con la medesima frequenza, sicché :pardon: Ho ripiegato sulla cultura .... comperando il libro "L'Area monetaria veronese" di Helmut Rizzolli e Federico Pigozzo; imperdibile. (con dedica :blum: ). Ringrazio poi @@anto R per il gentile pensiero; so già dal titolo: "Il Dominio veneto nel basso Polesine" che sarà una piacevole sorpresa; non si è scritto molto su questa terra di confine ..... So che gli amici torinesi, in occasione del pranzo "Lamonetiano" qualche altra foto l'hanno fatta, aspettiamo che le postino; in ogni caso la tavolata, alla fine, con successive aggiunte, è stata di una trentina di Amici. Non male considerando i tanti che, quest'anno, hanno preferito il venerdì al sabato e gli altrettanti che, per vari motivi, non son potuti venire al pranzo. Bene per @@giorgio28 che, nonostante l'incidente stradale che ha causato una lunga coda in autostrada, è riuscito ad arrivare giusto in tempo per pranzare con noi. A novembre! saluti luciano
    3 punti
  7. Cari Amici, finalmente dopo quasi 10 anni di studi e di approfondimenti, ho il piacere di annunciare la pubblicazione del libro dello studioso numismatico Catalano, Jordi Vall-llosera i Tarres @@jordinumis : LA MONEDA DEL REGNE DE NÀPOLS SOTA SOBIRANIA DE LA CORONA CATALANOARAGONESA 1421-1423/1436-1516 I DE LA NOVA DINASTIA TRONCAL NAPOLITANA 1458-1501 Il volume si presenta veramente molto importante, in grande formato, con 460 pagine, 310 di testo corredato da splendide immagini esplicative, piu' 150 pagine di catalogo con immagini e discrizione minuziosa ti centinaia di monete. Moltissimi gli esemplari inediti presentati, un vero "must" per quest'opera che diventera' in pochissimo tempo, la migliore mai pubblicata sulla Numismatica dell'Italia Meridionale continentale nel periodo Catalano - Aragonese. Tanto che l'illustre Numismatico Crusafont ha scritto lui stesso la prefazione, complimentandosi con l'autore che ha dedicato molti anni della propria vita allo studio sistematico di tutte le monete Catalane, con particolare riferimento al Regno di Napoli. Da parte mia faccio i migliori auguri all'amico Jordi e spero che il suo immenso lavoro, unito a quello modesto degli amici come me, che hanno contributo nella stesura dell'opera, verra' apprezzato dai lettori , siano essi Numismatici, Accademici, o semplicemente curiosi che vogliono avvicinarsi allo studio della Storia e della Numismatica Medievale. Gia' si annuncia per l'irrefrenabile autore una nuova sfida .... estendere l'opera anche al Regno di Sicilia :P, in bocca al lupo caro Jordi, un abbraccio e complimenti ... AUGURI ... MAESTRO :P PS l'opera e' disponibile presso http://www.medievalnumismatic.com/oppure contattando direttamente l'autore per email: [email protected] PORTADA.pdf
    2 punti
  8. Il MEGA RED (titolo completo A Guide Book of United States Coins Mega Red 2017) è, come spiegato nel sottotitolo, la "Expanded Deluxe Edition of the best-selling Red Book", ovvero l'edizione ampliata (1500 pagine contro 450 circa) del più famoso catalogo numismatico americano, pubblicato dal 1947. Giunto alla seconda edizione, uscita lo scorso aprile, il libro si presenta con un impatto davvero notevole, soprattutto per quanto riguarda il suo peso (3 kg.+20 gr., verificato ), la qualità della carta, e delle illustrazioni. Lo si potrebbe definire come "tutto quello che vorreste sapere sulle monete americane in un solo volume". Si tratta infatti di una summa di numerosi libri (non solo il Red Book tradizionale) pubblicati dalla benemerita Whitman Publishing di Atlanta, Georgia. Si inizia, dopo poche pagine introduttive su come usare il libro, come collezionare, riconoscere i falsi, ecc., con un lungo capitolo (57 pagine) sulla storia della monetazione americana, dalle pre-monete (conchiglie, perline, ecc) usate dai nativi, ai giorni nostri. Il capitolo è in realtà un sunto dell'opera di Richard Doty America's Money, America's Story Il Mega Red, segue poi l'impostazione del Red Book tradizionale, iniziando quindi con la catalogazione delle monete coloniali e post-coloniali. Il numero di pagine dedicate e le informazioni fornite sono in pratica le stesse dell'edizione standard, così come i gradi di conservazione quotati, che variano a seconda della rarità delle monete. Si passa poi alla monetazione federale, e qui le differenze con l'edizione standard si fanno più consistenti. La più importante, è la descrizione accurata, con foto, dei vari gradi di conservazione. Anche in questo caso, è chiaro il riferimento ad altre due pubblicazioni della Whitman, il Grading Coins by Photographs, e l'Official ANA Grading Standards: se li avete già, non troverete niente di più e di nuovo nel Mega Red, se non li avete, potete risparmiarvi la spesa (questo non vale però per il libro di Doty ). Altra importante differenza, riguarda la catalogazione vera e propria delle monete: per ognuna di esse vengono fornite, oltre alla tiratura, la Certified Population, ovvero quante monete si presumono esistenti di quella particolare emissione (dato utile soprattutto per le più rare), l'Average Grade (il grado di conservazione medio delle monete conosciute, indicato con numeri, 40-55-60, ecc.) e la percentuale di quelle in Mint State. E, naturalmente, le valutazioni economiche, che sono fornite per un numero di conservazioni maggiori rispetto all'edizione tradizionale, in particolare con l'aggiunta di alcune di quelle più alte. Altro dato importante, per moltissime monete (tutte quelle di una certa rarità) vengono forniti i migliori risultati d'asta conosciuti, con l'indicazione della conservazione della moneta e della data dell'asta. Novità assoluta e importante, in ogni edizione del Mega Red viene approfondita la storia di una o più monete. Nella prima edizione, sono stati trattati gli Half Cents e i Large Cents, in questa seconda tocca agli Small Cents (Flying Eagle, Indian Head e Lincoln), cui sono riservate 330 pagine. Anche in questo caso, si tratta di informazioni già presenti sui Red Book dedicati, A Guide Book of Flying Eagle and Indian Head Cents, e A Guide Book of Lincoln Cents. Continua... petronius
    2 punti
  9. Le foto del convegno è del pranzo che debbo dire ottimo e contenuto nel prezzo ben organizzato ed un saluto a Pat che era un po che non vedevo un grazie a Luciano
    2 punti
  10. Segnalo che in occasione del prossimo Veronafil, sabato alle 10.00 presso il padiglione della fiera si terrà la conferenza del prof. Helmut Rizzolli dal titolo: "Dall'ottolino al tirolino: storia monetaria di Verona". E' un modesto esperimento per cercare di arricchire l'evento commerciale con una parte più scientifica.
    2 punti
  11. Un omaggio al porto storico di Livorno. ET PATET ET FAVET "si spalanca ed è propizio"
    2 punti
  12. Marineria La vista che fa cilecca... L'ancora è talmente grande che quel paio di volte che l'ho presa per cercare qualcosa per questa discussione l'avrò scambiata per qualcos'altro! :lol: Sud Africa 1950 - 1 Shilling Ag.800
    2 punti
  13. Concordo, ottima giornata per davvero!! Spero a presto un nuovo convegno con tavolata numismatica! Grazie anche da parte mia a tutti gli amici incontrati/conosciuti, giornata piena.... ma non conclusa, sigh ? ancora in viaggio per immondi ritardi del treno ? ...... A presto!
    2 punti
  14. Condivido tutta la giornata di @@417sonia ma in piu', io ne ho goduto la condivisione del viaggio, un ottima persona. Ancora un saluto a tutti per la bella giornata appena trascorsa. Roberto
    2 punti
  15. La morfologia di Roma arcaica era molto diversa da quella che vediamo al giorno d’ oggi , i famosi sette colli dominavano dall’ alto del pianoro della campagna romana profonde valli percorse quasi tutte da corsi d’ acqua , sorgenti e stagni , poi incanalate o prosciugati nell’ evolversi della storia romana ; queste valli con il trascorrere dei secoli si sono quasi riempite di accumuli di ogni genere , comprese le rovine di antichi edifici al punto che gli strati piu’ antichi della Roma repubblicana e imperiale arrivano anche a qualche decina di metri sotto l’ attuale livello , facendo si che oggi i sette colli sono poco piu’ di lievi pendenze rispetto al manto stradale moderno . Tra i sette colli ce ne furono due : il Campidoglio e il Quirinale che fino all’ epoca di Traiano erano praticamente uniti , solo uno stretto avvallamento nel punto di unione , quasi li divideva , formando una barriera tufacea naturale che oggi avrebbe separato Piazza Venezia e il Campo Marzio da Via dei Fori Imperiali . Fu proprio in questo punto che l’ Imperatore Traiano al termine della guerra dacica , con il bottino di guerra ricavato dalla conquista della nuova provincia , decise di edificare il suo Foro , il piu’ grande , ricco e monumentale dei Fori imperiali di Roma che fu anche l’ ultimo costruito a Roma ; venne inaugurato nell’ anno 112 e il Foro si andava a disporre parallelamente al Foro di Cesare e perpendicolarmente a quello di Augusto , tutto il progetto della struttura è attribuito al famoso architetto Apollodoro di Damasco che segui’ Traiano nella guerra dacica . Il complesso del Foro Traiano , misurava 300 m di lunghezza e 185 di larghezza e comprendeva la grande piazza forense il cui ingresso monumentale forse sormontato da una quadriga e varie statue di prigionieri daci , come sembra di capire da un Aureo con l’ immagine dell’ ingresso del Foro , era rivolto verso il Colosseo e al centro della quale piazza si trovava la stata equestre di Traiano , seguiva la Basilica Ulpia , un cortile interno porticato al centro del quale era collocata la Colonna Traiana con ai lati due grandi biblioteche , una latina e una greca , famose nell’ antichita’ per la ricchezza e quantita’ di rotoli conservati ; dai piani dalle due biblioteche si potevano osservare quasi nella totale interezza i rilievi della Colonna , completava il complesso architettonico un Tempio del Divo Traiano e di Plotina i cui resti sono stati trovati al di sotto di Palazzo Valentini che oggi ospita la Provincia . Di tutto questo magnifico complesso quello che meraviglio’ maggiormente i contemporanei , in quanto si trattava di una novita’ assoluta per Roma , era la grande Colonna marmorea coclite che originariamente era tutta dipinta e che in cima era arricchita dalla statua in bronzo dorato di Traiano . Tornando al titolo del post , Traiano prima di iniziare la costruzione del suo Foro dovette abbattere la barriera naturale che univa il colle del Campidoglio con quello del Quirinale e per fare spazio al nuovo complesso forense divise per sempre i due colli creando quell’enorme varco che oggi vediamo tra le pendici orientali del Campidoglio , Piazza Venezia e Via Magnanapoli , dove oggi si sviluppa la grande Via dei Fori Imperiali e nei pressi della quale Via Magnanapoli , dove inizia a salire il colle Quirinale , fu eretta la Colonna . Con i suoi 39,86 metri di altezza rispetto al calpestio antico compresa la base alta circa 10 metri , ma senza la statua , stava ad indicare l’ altezza della barriera tufacea abbattuta che in precedenza univa i due colli . Questa opera di sbancamento e’ attestata chiaramente nella parte finale dell’ iscrizione antica posta sopra l’ingresso della base che fungeva anche a sepoltura delle ceneri di Traiano e di sua moglie Plotina , unica concessione da parte del SPQR ad un Imperatore romano di essere sepolto all’ interno del Pomerio , a dimostrazione di quanta stima e rispetto avevano i Romani nei confronti di Traiano : SENATVS • POPVLVSQVE • ROMANVS. IMP. CAESARI • DIVI • NERVAE • F. NERVAE TRAJANO • AVG. GERM. DACICO • PONTIF. MAXIMO • TRIB. POT. XVII. IMP. VI. COS. VI. P. P. AD • DECLARANDVM • QUANTAE • ALTITVDINIS. MONS. ET • LOCVS • TANTIS • OPERIBVS • SIT • EGESTVS. La colonna è costituita da 18 colossali blocchi in marmo pario , ciascuno dei quali pesa circa 40 tonnellate ed ha un diametro di 3,83 metri . L' alto basamento è ornato su tre lati da cataste d' armi ; sul fronte verso la basilica Ulpia è presente l' epigrafe dedicatoria redatta in carattere lapidario romano e sorretta da vittorie , che commemora l' offerta della Colonna a Traiano da parte del Senato e del Popolo Romano . Agli angoli del piedistallo sono disposte quattro aquile, che sorreggono una ghirlanda di alloro . Al di sotto dell' epigrafe si trova la porta che conduce nella cella interna al basamento , dove vennero collocate le due urne d’ oro con le ceneri di Traiano e della moglie Plotina , da qui comincia una scala a chiocciola di 185 scalini che raggiungere la sommità della Colonna . Tutto il magnifico complesso traianeo ispiro’ sempre ammirazione e meraviglia anche nei secoli futuri all’ inaugurazione del 112 , infatti esiste ad esempio un passo di Ammiano Marcellino scritto nelle Storie in occasione della visita a Roma di Costanzo II , quando l’ Imperatore di Costantinopoli rimase incantato dalle costruzioni e bellezze di Roma , ma in particolare quando vide il Foro di Traiano non riusci’ con parole umane a descrivere la bellezza e la maestosita’ del complesso , al quale neanche il Colosseo poteva paragonarsi e non potendolo imitare a Costantinopoli come avrebbe desiderato , espresse almeno quello di costruire ad imitazione la statua equestre di Traiano , al che il principe persiano Ormisda che lo accompagnava , disse a Costanzo : “Imperatore ! fai erigere prima una stalla simile a questa se ne sei capace ; il cavallo poi che ti proponi di costruire vi entri con maesta’ pari a quanto vediamo” . Costanzo vista l’ impossibilta’ di riprodurre un opera che pareva divina , rinuncio’ all’ impresa . A questo punto considerato che il personaggio che rimase tanto sconcertato da quanto vide a Roma fu un Imperatore romano ormai costantinopolitano che non risiedeva piu’ a Roma e non un semplice pellegrino , credo che non ci siano altre parole per poter solo minimamente immaginare le bellezze e meraviglie architettoniche che un tempo esistevano a Roma antica , frutto di generazioni di uomini che i Visigoti al seguito di Alarico quando entrarono in Roma paragonarono a dei , forse per questo ebbero fretta nell’ uscire da questa Citta’ temendo la vendetta divina per aver profanato la loro residenza .
    1 punto
  16. DE GREGE EPICURI A VR (venerdì) non ho trovato molto, ma qualche provinciale c'era, e senza svenarsi. Eccovi un Filippo 1° per Antiochia di Pisidia. La moneta è sostanzialmente identificata, però tutti gli esemplari che ho trovato (soprattutto in Wildwinds) sono più o meno diversi: la legenda inizia in altra posizione, o è diversamente abbreviata. Non ho trovato in esergo le lettere presenti qui (FR, direi, ma la F è frusta). Al D il busto radiato di Filippo, e: IMP M IUL PHILIPPUS AUG. Al rov., 3 stendardi, ciascuno con un'aquila, e la scritta: CAES ANTIOCHI COLO. In esergo: F R. La moneta pesa 10,3 g. e misura 22 mm. Qualcuno riesce a trovare un esemplare identico in rete? Grazie.
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  17. Nòooooooooooooooooo, meglio le auto sportive pre anni 70
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  18. Un'incisione superba. Ottimo acquisto.
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  19. Carissimo @@417sonia grazie mille per le belle parole di incoraggiamento. Questa volta abbiamo fatto un esperimento, ma spero che la prossima volta si riesce ad ampliare. Ho scambiato con molto piacere due chiacchiere e visto con molto piacere i tuoi "tesori". Il confronto anche sulla cose apparentemente piccole è sempre utile e fa crescere tutti!
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  20. non ti so dire. Il signore della bancarella non dava l'idea di essere molto esperto in medaglie e in più da un lato era molto sporca e dall'altro era ricoperta da sostanza rossa che pareva ceralacca. Per cui non era facile da identificare. E' un pezzo molto vissuto e con botte di vario tipo ma mi pare storicamente interessante
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  21. Ciao @@ciosky68 il piacere è stato anche il mio, spero di vederti ad Aosta sarò felice di farti da cicerone. Se qualcuno volesse venire a visitare la Collezione Pautasso e Aosta fatemi sapere sarete i benvenuti. Silvio
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  22. @@Ric70 E... neanche la foto scherza. :clapping:
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  23. aggiungo tipologia altare con ghirlanda, zecca Roma
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  24. Ciao appena rientrato, bel sabato passato in fiera rivedendo amici e conoscendo altri appassionati, il tutto completato e arricchito da un ottimo pranzo in ottima compagnia dei lamonetiani facendo conoscenza con chi altrimenti comunichi solo per tastiera, un ringraziamento a 417sonia per il lavoro di organizzazione e la simpatia. Silvio
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  25. FLIVLCONSTANTIVSNOBC - Laureate, draped and cuirassed bust right. Rev: GLORIAEXERCITVS Two soldiers standing either side of two standards la zecca non riesco a leggerla - ( potrebbe essere Thessalonica, ma è solo una mia ipotesi)
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  26. Buona domenica a tutti, vi mostro il mio Sesterzio di Gordiano perché avrei bisogno di un chiarimento. La moneta è molto usurata e pesa 21.7g, la legenda al retro recita Securitas aug seduta verso sinistra con scettro in mano. La mia domanda è la seguente che differenza ce tra ric 311 e 312? Cambia solo per il fatto che la legenda sia spezzata o meno dallo scettro? Grazie :)
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  27. Il sole era alto nel cielo e il vento soffiava fresco in una comunissima mattina di fine primavera. Alcuni piccoli uccelli si libravano in volo e sembravano osservare la scena che si stava svolgendo sotto di loro con frettolosa noncuranza. Un uomo non molto alto e robusto si stagliava su una collinetta adiacente la pianura. Indossava la panoplia completa: l'elmo crestato lo faceva apparire più alto di quanto non fosse, la lorica muscolata di bronzo dorato risplendeva emanando bagliori luminosi a causa dei raggio del sole. Il balteo gli reggeva un gladio alla vecchia maniera, sul lato destro, mentre sul sinistro pendeva un pugio, un pugnale. Il mantello scarlatto poggiato sulle spalle sventolava assecondando la brezza che tormentava anche gli stendardi legionari che lentamente avanzavano sotto i suoi vigili occhi scuri. Il suo volto, che presentava già qualche segno dell'età, era incorniciato da una folta barba riccia che si congiungeva con i capelli scuri, a tratti brizzolati, e altrettanto mossi. Il suo naso diritto e un po' grande, per la verità, sovrastava una piccola bocca sottile e, di solito, sempre serrata, soprattutto quando era concentrato, come in quel momento. Le salmerie erano ancora abbastanza lontane: sapeva che i carri avrebbero rallentato la marcia, ma un esercito di quelle dimensioni non avrebbe potuto avanzare senza quel supporto. Lo splendido sauro che montava era stato precedentemente lavato e strigliato e, notava con approvazione, era più tranquillo del solito. I suoi pensieri lo erano di meno: ne aveva visti tanti di imperatori salire su quel trono, cercare il potere, arraffarlo e poi perderlo miseramente. Lui, il discendente del "tiranno" Domiziano e di Domizia Longina, ne aveva visti sin troppi. Sicuramente in minor numero rispetto alle battaglie che aveva sostenuto e dei nemici che aveva ucciso. Non erano momenti felici, quelli. C'era bisgono di uomini risoluti e coraggiosi, non certo di arrampicatori sociali. Era un suo pensiero ricorrente. Gli venne in mente anche in quel momento, quando riportò la sua mente sui passi dei ricordi: Marco Piavonio Vittorino era stato assassinato qualche tempo prima e l'Impero delle Gallie era rimasto sotto la reggenza di sua madre, Vittoria, che, in effetti, aveva acquisito il potere assoluto. Non che gli andasse a genio la figura di questa imperatrice, sia chiaro. Lui era un soldato, un uomo d'azione, e non approvava certo quell'indecisione e vuoto che si erano creati dopo la morte del suo imperatore. Ne aveva serviti tanti, sì, ma nessuno era stato all'altezza del titolo affidatogli. Le cose sarebbero cambiate presto, almeno così si augurò. Il filo dei suoi pensieri fu interrotto dal rumore di zoccoli che proveniva dalle sue spalle. Si voltò agilmente sulla sella, girandosi a tre quarti, e vide un beneficiarius che tirava le redini, fermando la cavalcatura proprio di fronte a lui. Fece il saluto militare mentre il cavallo, affaticato, si riposava. Il sauro del generale si mosse leggermente e subito il suo cavaliere afferrò le redini con forza. " Ave, Domitianus! Publius Rufus, beneficiarius del legato della..." Il soldato fu bruscamente interrotto dal suo interlocutore:" Sì, sì...ho capito. Cosa vuoi?" " Dominus, il legato mi manda a riferire che il nemico è stato avvistato dagli esploratori: è a poche miglia da qui e sembra stia cercando di intercettarci. Quando avranno preso atto della nostra posizione schiereranno le truppe per la battaglia" Rispose senza indugi il beneficiarius. Domiziano appariva pensieroso: aveva già affrontato romani e barbari in tutti quegli anni, perfino usurpatori orientali. Se lo ricordava bene quel povero ingenuo di un Macriano Storpio! Altrochè se lo ricordava! Era stato lui a batterlo alcuni anni prima, tra la Tracia e l'Illiria, quando era ancora al comando di Aureolo. Fissò per qualche istante la colonna di legionari che sfilava, dritta, silenziosa, coi ranghi inquadrati e la cavalleria sui lati: il solito schieramento per un esercito in marcia. Bisognava fare qualcosa: questi barbari Iutungi minacciavano ormai da troppo tempo il dominio romano. Erano germani, valorosi quanto inferociti dalla prospettiva di accumulare un grosso bottino. Domiziano non poteva permettersi il lusso di sottovalutarli. << A quanto pare è giunto il momento: su questo campo si deciderà il futuro di tutti noi>> pensò un po' angosciato. C'aveva fatto l'abitudine. Rialzò lo sguardo e lo puntò sulla giovane faccia sbarbata del beneficiarius: " Comunica al legato di schierare la fanteria su tre linee; la cavalleria affidala al rispettivo prefetto: che sia posizionata ai lati" " Sì, Dominus!" Il beneficiarius fece girare il cavallo e scese lungo il fianco poco ripido della collina erbosa. Domiziano inspirò a pieni polmoni quell'aria fredda che sferzava i visi dei legionari, compreso il suo. Fissò per un attimo il disco luminoso che risplendeva sopra di lui e, premendo i talloni sui fianchi del sauro, raggiunse il suo stato maggiore, a metà della colonna. Gli Iutungi erano bene in vista. Lo erano anche le sue truppe. Nell'aria si poteva benissimo sentire la tensione che aleggiava tra i soldati e i cavalieri. I centurioni, aiutati dagli optiones, avevano messo in riga gli uomini e tutti coloro che non erano nei ranghi, ben pochi, vi venivano condotti a suon di botte. La disciplina è la prima cosa! Sempre! Domiziano non si stancava mai di ripeterlo ai suoi sottoposti. Era la chiave per ogni vittoria. Sperò che lo fosse anche per questa. Non era un uomo religioso ma tra sè e sè rivolse una valoce preghiera a Marte e a Giove, affinchè proteggessero le sue truppe e gli concedessero la vittoria. Non c'era tempo per un sacrificio in piena regola, nè potevano permetterselo: non avevano sacerdoti o indovini con loro. Solo le truppe con i loro bagagli. Neanche l'ombra dell'artiglieria: in campo aperto, soprattutto contro la cavalleria, avrebbero fatto comodo un paio di ballistae. << Ci arrangeremo così>>. Aveva mandato a chiamare il prefetto della cavalleria: contava molto sull'azione degli equites. Avrebbero potuto fare molti danni in aperta pianura, come, del resto, anche la fanteria. Costui si presentò in quel momento: era molto trascurato rispetto al suo superiore, nonostante fosse un graduato. Salutò e attese gli ordini. "Voglio prendere personalmente il comando degli equites singulares" esordì Domiziano. Lo sguardo del prefetto era indifferente: " Come desideri, Dominus" "Conducili sul lato sinistro dello schiermento e porta la restante parte della cavalleria sul lato opposto. Al tuo comando, naturalmente." "Sì, Dominus!" Il prefetto salutò e galoppò nella direzione da cui era tornato per eseguire gli ordini. Per fortuna non faceva caldo e gli uomini potevano stazionare armati in quel posto. Gli Iutungi avrebbero concesso a lui la prima mossa? O li avrebbero travolti con una carica improvvisa? Quei barbari erano imprevedibili, più dei romani! La fanteria nemica era proprio di fronte a lui: gli scudi tondi dei soldati si toccavano, i ranghi chiusi e le lance sporgenti verso l'esterno, in direzione dei legionari. La cavalleria era poca: non poteva nuocere granchè. Con un po' di fortuna poteva farcela. Il suo obiettivo era unico: sbarazzarsi della minaccia barbara, mettendo,così, al sicuro le Gallie e i suoi abitanti. Osservando lo schieramento nemico si rese conto che i barbari avevano optato per una disposizione difensiva. Forse sarebbe stato un errore per loro stessi o forse no. Quando il prefetto ebbe separato le due ali di cavalleria, Domiziano si pose a sinistra, accanto ai suoi equites singulares. <<L'importante è dare l'esempio!>> pensò con decisione. Gli Iutungi non si muovevano di un passo, ma erano risoluti; sapevano il fatto loro. Il loro lugubre barritus, il canto di guerra, giunse fino alle orecchie dei legionari. Qualcuno, impaurito si ritrasse, ma un centurione, uscito dai ranghi, gli abbattè il vitignum su una spalla protetta dalla lorica hamata, producendo un rumore di ferraglia. Non andavano bene le cose se quello era l'inizio. Non era un bravo oratore e non amava fare discorsi alle truppe o in pubblico: non era neanche un capo carismatico come lo erano stati Aureolo o lo stesso Claudio detto Gotico. <<Che la terra sia leggera su di lui>> pensò Domiziano ricordando l'imperatore e condottiero morto proprio l'anno precedente. I legionari fremevano, attendevano un ordine con impazienza. Domiziano comunicò al decurione, il comandante della sua ala di cavalleria, di dare l'ordine agli equites singulares, di formare un cuneo. Subito una voce gridò in aria e i cavalieri si disposero a cuneo, al cui punta era costituita dallo stesso Domiziano. <<L'esempio!>> ripensò. Non poteva attendere oltre: l'attesa era snervante, per tutti, per lui come per i soldati. " Fanteria, a seicento passi, lanciate i pila!" Urlò rivolto ai legionari che teneva alla sua destra. L'ordine fu recepito dai centurioni. " Avanti, al passo!" Il nuovo comando fu ripetuto molteplici volte lungo tutte le tre linee della fanteria. La cavalleria, dal lato opposto, si manteneva in linea con i legionari. Anche lui, coi suoi equites, avanzò al passo. Gli Iutungi, oltre ad intonare il barritus, adesso venivano avanti, compatti, lanciando insulti ai romani e sfidandoli a singolar tenzone. I carri erano stati lasciati indietro sotto la sorveglianza di alcuni ausiliari galli al comando del prefetto dell'accampamento. Domiziano, sul suo sauro, si guardò intorno mantenendo il cavallo al passo. Non avevano ancora raggiunto i seicento passi stabiliti e i legionari già preparavano i pila. L'abitudine. Guardò i nemici: prendevano sempre più coraggio e puntavano dritti al centro dello schieramento legionario. Volevano sfondare le linee romane per diffondere caos e scompiglio: per questo avevano diretto il loro impressionante barritus proprio in direzione dei legionari. Se questi avessero ceduto, la cavalleria sarebbe stata inutilizzabile. Domiziano si augurò che gli uomini rimanessero saldi. <<Grande Giove, potente Marte>> sussurrò, non tanto per religiosità e riverenza verso gli dèi, quando per un senso di sicurezza personale. Le distanze diminuivano: presto arrivarono a seicento passi dal nemico. Gli Iutungi correvano urlando verso di loro. La fanteria romana si arrestò, migliaia di uomini tirarono indietro i bracci destri nello stesso momento e un nugolo di giavellotti leggeri si riversò sui barbari che, questa volta, urlarono di dolore. Alcuni andarono a vuoto, ma molti avevano centrato il bersaglio inchiodando i nemici al suolo o rendendo inutilizzabili gli scudi tondi. I legionari sguainarono le spade e a un ordine dei centurioni, serrarono i ranghi e caricarono senza timore. La cavalleria al comando del prefetto proteggeva il loro lato destro, di solito quello più esposto alle cariche nemiche. Si guardò indietro, i suoi equites erano incuneati e ancora al passo. Era il momento: sguainò la spada e, puntandola in direzione degli stretti ranghi nemici, condusse una carica che, inaspettatamente sbaragliò il lato destro dell'avversario. La posizione a cuneo favorì la loro penetrazione tra i ranghi nemici e gli equites fecero strage prima che gli Iutungi potessero organizzare una difesa efficace. Non potevano, ormai. Il fianco era perduto perchè si erano concentrati sul centro della linea romana. Quasta barcollò, molti legionari caddero, alcuni morirono calpestati dai loro stessi comapagni. La mischia era serrata: le file successive premevano sulla prima e i barbari, più massicci e più alti dei romani, spingevano in avanti cercando un confronto ravvicinato servendosi di spade, asce e framee. Alcuni germani combattevano a mani nude arrivando ad aggredire i legionari come meglio potevano, anche servendosi dei denti per sferrare morsi dove la carne era scoperta. Domiziano, nella ressa, vide che la fanteria se la cavava abbastanza bene. Nonostante tutto i romani stavano subendo delle perdite considerevoli. Un legionario inciampò in un cadavere, cadde perdendo di vista la spada. Un barbaro gli fu addosso e lo finì a colpi di ascia. I cavalieri del prefetto avevano seminato il panico nel fianco opposto dello schieramento nemico, mettendo in fuga l'esigua cavalleria nemica. Il centro stava perdendo forma: i legionari arretravano. Domiziano chiamò a sè una dozzina di equites e si diresse al centro della battaglia: i fanti germanici non si aspettavano una carica di cavalleria da quel lato e con quella rapidità: furono massacrati e dispersi. Il fronte riprese forma. Oltrepassò i mucchi di cadaveri, facendo sempre più pressione sul nemico. Sul lato opposto, i barbari erano in fuga. Domiziano, con i sopravvissuti che ancora lo seguivano, scartò il resto dei guerrieri germanici e concluse la sua azione con una manovra di accerchiamento. Si trattò di un attimo e i barbari non ebbero più una via di fuga: chiusi tra le due ali di cavalleria e spinti dai legionari che avanzavano, vendettero cara la pelle. Questa volta si avventarono sui cavalieri. Stridio, urla, tonfo. Nitrito. Domiziano si voltò e vide uno dei suoi equites a terra con il cranio fracassato. Fortunatamente la fanteria intervenne neutralizzando tutte le sacche di resistenza che erano rimaste sul campo. Molti barbari erano fuggiti, ancor di più avevano preferito una morte onorevole, con un'arma in pugno. Solo poche centinaia erano caduti nelle mani dei legionari per essere venduti al mercato degli schiavi. Alcuni si erano addirittura suicidati, vedendo segnato il loro destino. Domiziano si tolse l'elmo e si guardò intorno. Era grondante di sudore, stanco e sporco di polvere e sangue rappreso. Non era ferito. Diede l'ordine di raggruppare i soldati nei rispettivi ranghi e, finalmente, potè liberarsi di tutta la tensione che aveva accumulato: "Milites, oggi è un grande giorno per Roma e per la Gallia!" Un flebile vocio di esultanza si levò dai ranghi sconquassati. "Oggi, io, Domitianus, ho battuto, per la salvezza della Gallia e della Britannia, questi barbari insolenti che ci avevano tormentato per così tanto tempo, mettendo a rischio le nostre vite, quelle dei nostri cari e le sorti delle nostre terre, dei nostri possedimenti. Oggi, se non avessimo compiuto quest'impresa, il nostro mondo non sarebbe più lo stesso e noi non saremmo qui a guardarci e a sperare nel futuro." fece una breve pausa ad effetto. " In questo giorno, io prometto che il ricavato della vendita di questi miseri esseri, sarà devoluto tutto, dico, interamente a voi, veri protagonisti di questa eroica battaglia!" Questa volta l'esultanza fu incontenibile. Tutti i soldati schiamazzavano per la gioia, pregustando, dopo il sapore della vittoria, quello del bottino, ben più ambito. Presto tutti gli uomini iniziarono a gridare ritmicamente "Miles dives!", "Miles dives!". L'intonazione divenne sempre più forte accompagnata dal rumore delle spade battute a ritmo sugli scudi, per chi lo aveva ancora. Domiziano si lasciò sfuggire un sorriso. Inaspettatamente, tra quell'orda chiassosa, vera espressione della gioia umana, avanzarono tre persone: il legato di legione, un tribuno e il prefetto di cavalleria. Domiziano smontò dal suo cavallo e andò loro incontro. "Dominus," stava parlando il legato " noi tutti ti siamo grati per questa giornata, per la vittoria a cui ci hai guidato, per la promessa dei donativi. Siamo tutti molto contenti e orgogliosi di essere al tuo comando. Data la difficoltà dei tempi, ti preghiamo, Dominus, di accettare umilmente la nostra richiesta di ricoprirti della porpora dei cesari." Domiziano si sentì ancora più felice di tutti i suoi uomini messi assieme. Una luce vivace brillava nei suoi occhi scuri e profondi. "Per il bene di Roma e del suo popolo, io, Domiziano, discendente dei Flavi, umilmente accetto la tua preghiera e quella dei cittadini che me l'hanno sottoposta". Un sorriso si delineò sulla bocca di tutti i rappresentanti dello stato maggiore e all'unisono salutarono il loro nuovo signore: "Ave, Imperator Caesar Domitianus Pius Felix!" Un dischetto di metallo lucente passò nelle mani di Aureliano. Lo osservò attentamente: al diritto poteva distinguere i lineamenti barbuti di un personaggio fino ad allora poco noto se non sconosciuto ai più. Indossava una corona radiata. Intorno vi si leggeva "IMP C DOMITIANVS PF AVG". Rigirò l'antoniniano nel palmo della mano: sull'altro lato era raffigurata la personificazione della Concordia. Aureliano aggrottò la fronte e strinse le labbra. Scaraventò la moneta sul tavolo da campo che aveva davanti e si alzò con rabbia dal suo scranno. "Dominus, questo...generale, sì, si sta rivelando più pericoloso di quello che temevamo." A parlare fu Giulio Placidiano, comandante delle truppe sul limes del basso Rodano. "Sì, proprio così, Giulio. Forse questo presuntuoso è in cerca di guai: ho tollerato abbastanza, prima che acquisisse una gran fama tra i suoi, che occupasse i più alti incarichi militari, ma adesso ne ho abbastanza! Proclamarsi imperatore e battere moneta! Questo è un insulto bello e buono!" Aureliano era molto arrabbiato. Si fermò per un attimo. Riflettè. "Dominus, se posso, avrei una proposta." azzardò Giulio Placidiano. Aureliano si voltò di scatto: "Parla, per gli dèi: cosa hai da proporre?" "Ebbene, potreste incaricare me di chiudere questa spiacevole faccenda: mi avete assegnato uomini a sufficienza e questo Domiziano ne ha sicuramenete meno. Tutto ciò sarà risolto il prima possibile: prometto, anzi, ti giuro, Dominus, che non fallirò; se così avverrà, non vogliano gli dèi, morirò con i miei soldati sul campo." <<Bravo, Giulio: ambizioso e audace>> pensò Aureliano. " Una buona proposta, direi." Si fermò e si grattò svogliatamente il mento ricoperto da un po' di barba corta " Approvo il tuo consiglio: vai e togli di mezzo questo incomodo". "Sarà un piacere, Dominus" Giulio salutò e stava per uscire dalla stanza quando Aureliano lo richiamò. Il comandante si voltò in attesa di un ordine. "Sbarazzati anche di quest'obbrobrio." dicendo questo gli tirò l'antoniniano che aveva posato precedentemente sul tavolo da campo. Di questo usurpatore, che tale non è definito dalla famosa "Historia Augusta", ci rimangono solamente due antoniniani: uno scoperto in Francia (Loira) agli inizi del 1900, ritenuto un falso, e il secondo scoperto in un vaso contenente altre 5000 monete del periodo 250-275 in Oxfordshire, Inghilterra, nel 2003, dall'archeologo dilettante Brian Malin. Di seguito posto la descrizione della moneta con annessa immagine tratta dal web: Antoniniano coniato intorno al 271 d.C. Al D/ IMP C DOMITIANVS PF AVG, busto radiato e corazzato verso destra; al R/ CONCORDIA MILITVM, la personificazione della Concordia in piedi stante a sinistra, regge una patera e una cornucopia. Quest'esemplare, ritenuto unico, è in mostra presso il British Museum.
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  28. Dovrebbe essere questa, la moneta è originale, conservazione qBB, acquistata ad un ottimo prezzo.
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  29. Purtroppo non ho potuto fare a meno di prenderla, però devo dire che dal vivo è molto bella.
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  30. Oggi ho visto il disegno dal vivo... emozionante. Bravo @@gigetto13..! Arka
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  31. Foto molto particolari... Io mi fermo a 40 ingrandimenti. Arka
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  32. Purtroppo una litra molto ripulita, anche per via elettrolitica, forse per togliere inestetiche macchie e ossidi, può dare delle sgradevoli impressioni. Neanch'io vedo evidenti elementi di sospetto per un falso. Ci sono almeno due altri esemplari, ex NAC, che provengono dagli stessi conii, più usurati dalla circolazione e originali.
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  33. Primo se non fai le foto perpendicolari è impossibile dare un parere, poi bisogna anche pensare che se confrontassimo la prima moneta con l'ultima delle 125.000 battute ci sarebbero delle normali differenze in primis dovute dalla normale usura e poi chissà da quanti altri fattori casuali. Ripeto questa moneta va vista in mano, da quello che vedo il colore non sembra male, ci sono 2 lire 1958 false periziate come originali da noti professionisti che hanno avuto la moneta in mano, ma figuriamoci se da una foto si può stabilire con certezza l'originalità o meno di questa moneta.
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  34. Salve ragazzi e' un altro bel ritratto di filippo appena vinto in asta...in questo ritratto sembra un po piu' vecchiotto
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  35. Bellissima giornata anche per me, mi ha fatto piacere finalmente conoscere colui che mi ha dato lo stimolo a scrivere per il bisante, ovvero @@roth37. Poi, in ordine sparso, tutti gli altri (spero di non dimenticarmene qualcuno) @@417sonia, @@Arka (sto preparando delle microscopiate del piccolo) e @@Andreas, @@ciosky68, @@mfalier (ti scrivo per avere il power point), @@DOGE82 (microscopio usb!) e @@Doge92 (mandi!). Per continuare con l'immancabile @@oldgold e il suo taccuino quarantottino, il grande Bordin sempre pieno di aneddoti (dopo controllo il MA M), e onorato di aver conosciuto H.R., gran signore. pochi acquisti ma funzionali. ;)
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  36. Il libro prosegue sulla falsariga del Red Book con i vari tagli monetari, fino ai 20 dollari d'oro, si passa poi alle monete commemorative, per le quali ugualmente vengono fornite maggiori informazioni rispetto all'edizione standard, in particolare per quanto riguarda le commemorative moderne (dal 1982), censite fino alle ultime emissioni del 2016. I capitoli seguenti, Proof and Mint Sets, monete bullion in argento, oro e platino, le più significative monete di prova (patterns) le coniazioni d'oro private (California e altro), ricalcano quelli dell'edizione standard, senza particolari aggiunte o differenze. Lo stesso dicasi per le poche pagine dedicate ai gettoni e alle emissioni di Hawaii e Puerto Rico. Grosse novità invece per le Filippine, alle cui emissioni sotto controllo americano, sono dedicate ben 30 pagine, contro le appena cinque del Red Book. Avviandoci alla fine, troviamo capitoli dedicati ai più conosciuti errori di conio, tabelle sul valore dei bullion in argento e oro, i primi 250 risultati d'asta delle monete americane (che vedono al primo posto ancora il dollaro 1794, dopo il misterioso flop dell'asta Stack's per il dollaro 1804 di pochi giorni fa), consigli su come valutare il prezzo delle monete e la loro conservazione. Gli ultimi due capitoli sono dedicati ai So Called Dollars e a numismatica e scautismo, un tema, a quanto sembra, particolarmente sentito, probabilmente nell'ottica di avvicinare i giovani al collezionismo numismatico. E siamo così giunti a pagina 1501 e, anche, al momento di dare un giudizio complessivo su questo "mattone numismatico". Del mattone ha la forma, e il peso, ma è con "mattoni" come questo che si costruisce l'edificio della conoscenza numismatica Il libro è sicuramente di grande interesse e utilità, anche se non mi sentirei di consigliarlo a un neofita che non si sia almeno fatto le ossa con un paio di edizioni del Red Book e qualche altra lettura, ma penso che i veri appassionati (collezionisti non basta) di monete americane, debbano comprarlo almeno una volta...due, non so. Il limite è proprio questo: se volessi prendere anche l'edizione del prossimo anno, o recuperare quella dell'anno scorso, ancora di facilissima reperibilità, cosa avrei di più e di diverso, rispetto alla seconda edizione appena acquistata? Le prime 90 pagine, quelle introduttive, sarebbero identiche. Idem le ultime 400, dalle monete commemorative alla fine, a parte l'aggiunta delle commemorative e dei bullion dell'anno prossimo. E per quel che riguarda la parte più corposa e importante del volume, il catalogo delle monete da circolazione, poche o inesistenti sarebbero le variazioni, limitate in pratica a minime differenze nelle quotazioni e all'aggiunta di qualche risultato d'asta. La differenza più vistosa, in realtà l'unica degna di nota, sarebbe l'approfondimento per una o più monete (quest'anno, come detto, ci sono gli Small Cents), ma per quelle posso sempre acquistare le Whitman Guides, tutte o solo quelle che mi interessano: costano meno, e hanno un maggior numero di informazioni (le due guide sugli Small Cents hanno un totale di 592 pagine, contro le 330 dedicate loro dal Mega Red). Non vorrei essere frainteso, sono pienamente soddisfatto dell'acquisto, ma comprarlo anche l'anno prossimo (e fra due, e fra tre), così come recuperare l'edizione passata, è cosa che, al momento, non farei..ma in futuro, chissà Per chi invece non lo avesse ancora, e fosse davvero interessato ad averlo, il prezzo di copertina è di 50 dollari ($ 49.95 per la precisione), che non sono molti, specie se si pensa che un libro come questo, fatto in Italia per le monete italiane (una sorta di Mega Gigante) costerebbe, come minimo, quattro volte tanto. Ci sono diverse possibilità di acquisto in Italia e in Europa, Inghilterra in particolare (da escludere, se non come extrema ratio, l'acquisto diretto dagli USA, per il costo di spedizione e i tempi di consegna, oltre al rischio di dover aggiungere le spese doganali). I siti che lo vendono, sono i soliti conosciuti, tra gli altri le varie filiali europee di Amazon, il Book Depository, AbeBook, Alibris.uk. Il prezzo medio si aggira sui 45 euro, spedizione compresa, ma con un po' di pazienza, e di fortuna, si può riuscire a trovarlo a meno petronius
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  37. Per mancanza di tempo non sono più riuscito a postare tutti i miei ritrovamenti, ma oggi ho avuto questa gioia che va condivisa! :good: Taglio: 2 euro CC TDR Nazione: Slovenia Anno: 2007 Tiratura: 400.000 Conservazione: BB+ Città: Alpago (BL)
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  38. Ciao Brennos2 . Non reputo minimamente dubbiosa questa litra di Himera. La ritengo genuina , abbastanza rara e di ottima qualità. Anziché cercare un pelo dell'uovo , dovresti ragionare e analizzare i vari dettagli visto che c'è l'hai in mano. Nell'allegata foto , con (A) e la perlinatura che determina l'immagine del conio, per coincidenza il pennacchio dell'elmo si ferma con la perlinatura, non vi è traccia di altra perlinatura. con (B e C) una sfaldatura della prima pelle , che (probabilmente ) la pulitura elettrolisi ha distaccato la prima pelle .lasciando intravvedere il nucleo tipico cristallizzato e nerastro .Attenzione .......... Se non e stata trattata con un induritore o fissatore, c'è la probabilità che si possa distendere. Con (D ed E) , anche qui la prima pelle e compromessa (sempre causa a pulitura aggressiva) . Un falso moderno , non può mai reagire in questo modo. Anche se avessero usato un tondello genuino per poi coniarlo e impossibile che possa reagire come la litra in oggetto.
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  39. Pur non essendo particolarmente interessato, visto che da anni mi dedico a tutt'altro, ho voluto prendermi un "ricordo" di questa splendida collezione, il tremisse meno caro (se non erro) di tutta la vendita. Chi si accontenta, gode, dicono...
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  40. Ciao a tutti! ciao @@cele31! Scusate se non parlo di politiche economiche ma di nuovo della moneta in se... mi sa che sono fissato! Sembra che - danke @@malawi - entrambe le parti metalliche siano realizzate in cupronichel; a variare sono solo le percentuali Anello esterno: Cu75Ni25 Centro: Cu81Ni19 Non ho purtroppo trovato nulla di specifico sull' anello blu interno: è un brevetto dell'istituto DWI-Leibniz insieme all' RWTH Aachen e ci hanno lavorato sopra otto anni. Il polimero deve resistere a - temperature che vanno dal congelatore domestico (-18°) alla lavatrice (90°) - radiazioni ultraviolette - pressione fino a 20 t. durante l'assemblaggio - pressione fino a 150 t. durante il conio e la moneta non deve essere smontata senza usare "forza bruta". La composizione esatta del polimero viene tenuta segreta :ph34r:, in quanto è un parametro di sicurezza contro eventuali falsificazioni. Per oggi è tutto, ciao ciao Njk
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  41. Lo scalpore è derivato dalla novità nella tecnica di coniazione col cerchio interno ed è stato così alto che i media, non sapendolo, hanno interpretato tutto questo entusiasmo puramente numismatico per nostalgia delle emissioni nazionali da parte della Germania. Da quando qualcuno ha avuto questa strampalata idea di coniare monete circolanti solo per l'interno la Francia ha realizzato dei 5 € d'argento, in un caso addirittura pubblicizzandoli in TV. In giro ci sono rimasti per poco in quanto sono stati subito raccolti dai collezionisti.
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  42. e qui sorge un problema,dato che non vieni ascoltato, il progetto di beatificazione viene annullato
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  43. Non capisco la differenza nel ricevere l'ordine un mese prima anzichè uno dopo. Non ci basta la certezza di ricevere quanto ordinato? Perchè stressare con telefonate o continue mail gli impiegati dell'UFN? Facciamo perdere loro soltanto del tempo.
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  44. Qui come conservazione siamo intorno al qBB
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  45. « Quindi vediamo le rare rovine di Gravisca, il sentore della palude estiva spesso opprime quelle; ma verdeggiano i boschi vicini di luce densa e l'ombra dei pini si muove sulle ultime onde. » (Claudio Rutilio Namaziano, De reditu suo, libro I vv. 281-284.)
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  46. Al Recto è molto semplice perché, già a partire dal 1804, i borboni alleggeriscono molto la legenda attorno alla testa del sovrano, conferendo certamente un maggiore impatto al ritratto. Attorno alla testa di Ferdinando, infatti appare semplicemente: FERDINANDVS II / DEI GRATIA REX, ossia: Ferdinando Secondo per grazia di Dio re. Il resto della legenda la trovi al Verso, che reca: REGNI VTR. / SIC. ET HIER. ossia: Regni Utriusque Siciliarum et Hierosolymorum (oppure secondo il lat. volgare indeclinabile: Hierusalem). Quindi: Re del Regno delle due Sicilie e di Gerusalemme. Quest'ultimo è un titolo meramente formale che risale al tempo di Carlo I d'Angiò, precisamente al 1277, quando il primo sovrano francese nonché fondatore del Regno di Napoli, Carlo I, fu investito da papa Gregorio X di questo titolo, che aveva comprato da Maria di Antiochia, ultima erede di questo titolo ormai "da operetta" residuo delle Crociate. E' questa la ragione per cui i carlini d'oro e d'argento, altrimenti detti saluti, battuti alla zecca di Castel Capuano (Napoli) dopo il 1278 recano al diritto lo stemma partito con a sinistra la croce di Gerusalemme (o croce potenziata) e a dx i fiordalisi di casa Anjou. Le molte monete battute precedentemente da questo sovrano a Barletta, Messina e Brindisi infatti non recano traccia della mitica "croce potenziata". il titolo di "re di Gerusalemme" diviene così inseparabile da quello, ben più sostanzioso, di "re di Napoli", e passerà disinvoltamente di mano in mano dagli Angioini ai Durazzeschi, agli Aragonesi, ai Valois, agli Asburgo di Spagna, a quelli d'Austria, su fino a Carlo III di Borbone, dove il titolo di re di Napoli e di Gerusalemme si va a saldare con il pedigree del bisavolo del sovrano (Luigi XIV di Francia) e con quello di sua madre, la mitica Elisabetta, italianissima ultima erede del ducato parmense dei Farnese. Da qui il vero rebus costituito dallo stemma dei Borbone, che è una specie roccia su cui nei secoli si sono andati a fossilizzare i vari blasoni delle casate a cui sono state legate le sorti del regno di Napoli. Salvo che quello rappresentato sulle piastre del nostro Ferdinando è un'approssimazione ed è spesso anche molto maccaronico per quanto riguarda gli attributi araldici (in questa sezione troverai un thread interessante sullo scudetto del Portogallo, ad esempio, trattato da utenti ben più esperti di me). Già la forma "a scudetto oblungo" è una "bufala", dal momento che un decreto (credo risalente al 1816, ma potrei sbagliarmi, sto andando a memoria) fissa perentoriamente la sua forma in un ovale, forma che dal punto di vista numismatico ha avuto soddisfazione solo su alcuni ducati d'oro del 17768-85, e su alcune piastre (1766-67; 1815-16) ducati e mezzi ducati (1784-85), mezze piastre e carlini (1815-16) di Ferdinando IV. Ti cerco uno schema che avevo disegnato molti anni fa per semplificarmi la vita...appena lo trovo te lo posto di seguito ;)
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