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  1. 417sonia

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/01/16 in tutte le aree

  1. Voglio segnalare le rarissime monete genovesi con il motto IN HOC SALVS MVNDI che, secondo me, facevano il verso al motto coniato dai Savoia IN HOC EGO SPERABO. Genova aveva comprato segretamente il marchesato di Zuccarello e quando i Savoia ne vennero a conoscenza, infuriati scrissero una lettera minacciosa alla Repubblica di Genova nell’8 aprile 1624. Genova … secondo la mia ipotesi… con troppa spavalderia ignorò le minacce e per tutta risposta coniò una serie di monete con quella legenda, tutte datate 1624. L’anno seguente Carlo Emanuele I insieme ai Francesi attaccò, ma, per varie casualità favorevoli ai genovesi, fu inspiegabilmente sconfitto presso i Giovi il 10 maggio 1625.
    5 punti
  2. Che piacere leggere le emozioni di tutti... Oggi offro anch'io la via per la conoscenza... MANTOVA Francesco III duca di Mantova II e marchese del Monferrato II, reggenza della madre Margherita Paleologo, 1540-1550. Testone leggero, AR 5,98 g. FRAN•DVX•MAN•II•ET•MAR•MON•F• Busto infantile a s. Rv. VIAS·TVAS·DOMINE·DEMOSTRA·MIHI trifoglio L’Arcangelo Raffaele reca per mano il piccolo Tobia, al quale indica la via da seguire; il fanciullo stringe nella s. un grosso pesce. CNI 13. ENH 246. Ravegnani Morosini 3. MIR 492 (R/4). Figlio di Federico II e di Margherita Paleologa, Francesco III aveva solo 7 anni quando, alla morte del padre, venne acclamato duca di Mantova. In attesa della maggiore età, il governo fu retto dalla madre Margherita Paleologa e dagli zii Ercole e Ferrante, nominati suoi tutori. L'imperatore Carlo V concesse l'investitura il 28 giugno 1543. Nella stessa occasione furono concordate le nozze del giovane duca con la nipote dell'imperatore, Caterina d'Asburgo, figlia di Ferdinando. Le nozze si svolsero il 22 ottobre 1549, al compimento dei 16 anni. Purtroppo la vita coniugale fu di breve durata: un paio di mesi dopo l'arrivo a Mantova di Caterina, durante una battuta di caccia il duca cadde nelle gelide acque del lago, ammalandosi di polmonite e di li a poco morì. La successione ducale passò a Guglielmo, fratello minore di Francesco, ancora sotto la tutela della madre e degli zii. VIAS·TVAS·DOMINE·DEMOSTRA·MIHI ( et semitas tuas edoce me ) : Signore, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.... Io sono l'angelo Raffaele, uno dei sette che stanno davanti al Signore. È ormai tempo che io torni a Colui che mi ha mandato; voi dunque benedite Dio e fate conoscere a tutti le Sue meraviglie”. Eros
    4 punti
  3. ah beh, Mario @dabbenemi inviti a nozze! Quando nel 1570 mancavano ormai poche settimane alla sconfitta totale e terribile dei Veneziani a Cipro, circondati da decine di migliaia di Turchi, il Bragadin volle far coniare una moneta di necessità, il Bisante, per i commerci interni di Famagosta. Sotto un genio alato, probabile ricordo della classicità dell'isola, si legge una frase che descrive benissimo lo stato d'animo degli assediati cristiani: VENETORUM FIDES INVIOLABILIS... come a dire: se anche ci abbatterete, la nostra fede rimane inviolabile. Per chi volesse saperne di più, nella Biblioteca del forum c'è un articolo che tratta di questo pezzo.
    3 punti
  4. Buonasera mi piacerebbe leggere qualche vostro commento circa la conservazione e la tonalita' del colore saluti, Max
    2 punti
  5. Forse era questa......
    2 punti
  6. Venezia volle il suo ducato in oro fino quanto e più del fiorino fiorentino. la marca di metallo doveva essere: "tam bona et fina per aurum, vel melior, ut est florenus". Il Papadopoli scrive che i saggi moderni (a cavallo del 1900) rendono un titolo di 0,997; quanto di meglio si riuscisse ad ottenere nel medioevo. Sul fiorino di firenze ho trovato in rete notizie abbastanza confuse: chi gli attribuisce un generico "24 carati", chi un titolo di 1000 (ns. catalogo), o generalmente d'oro puro. Credo comunque che fossero simili!
    2 punti
  7. Riporto direttamente dal Muntoni "prima del deteriorameto del fiorino di Firenze i due nominali [fiorino e ducato] erano metrologicamente identici". Come intrinseco siamo in ambedue i casi intorno ai 998/1000.
    2 punti
  8. So di navigare in acque perigliose, visto che sono ignorante di questa monetazione; però c'è un dettaglio che reputo importante, seppur indiretto. Non si tratta ovviamente di conoscenza specifica, ma forse più a logica ed è dettata da informazioni di circolazione monetaria del ducato veneziano. E' risaputo che il ducato vide la sua nascita in ritardo nel 1284, rispetto al genovino ed al fiorino e non fu subito ben accettato nelle transazioni importanti da altri stati, soprattutto quelli del centro/sud Italia. Dal libro di A. Stahl - La zecca di Venezia nell'età medioevale - possiamo leggere che nel 1339, gli esattori papali in Lombardia, riscossero decime per 2.500 ducati, ma li dovettero cambiare in fiorini, pagando un aggio, perché la Curia romana non accettava ducati! Se poi continuiamo la lettura, scopriamo che vescovi, arcivescovi, cardinali disseminati nell'Italia del nord, intorno al 1340, avevano un patrimonio censito in monete d'oro, dove la presenza del ducato veneziano era una piccola percentuale rispetto al fiorino. Allora come potrebbe essere che la Curia romana, in quest'epoca, non accettasse i ducati veneziani e pretendesse che fossero cambiati in fiorini, per poi mettersi a coniare un loro ducato imitativo del veneziano? Per questo motivo ritengo anch'io che il ducato senatoriale romano abbia visto la luce solo successivamente. saluti luciano
    2 punti
  9. Buon pomeriggio Acch ..... siete andati a scovare i ducati a nome di uno dei dogi più controversi (e per me interessante e che mi "piace") e non solo sotto il profilo storico. Non darei per scontato che quello postato da @fabry61 e quello successivo postato da @rorey36 siano imititivi; credo anzi che meritino un supplemento di indagini, pur salvaguardando la loro diversità .... (in verità il primo mi da più dubbi del secondo ). La verità è che i ducati a nome dell'Agostino subirono una involuzione stilistica rispetto a quelli emessi dal suo predecessore e fratello Marco; diciamola tutta ..... sono bruttini e non solo; si vede anche una certa confusione di indirizzo, una indecisione.... nella gestione degli spazi per inserire il nome del doge. Dal mio scritto sul ducato: "Si veda la figura del Doge Marco nel Ducato; il viso è espressivo e più realistico, il “corno” ha assunto la sua forma definitiva e più conosciuta, i suoi paludamenti rispecchiano il costume simbolico che indossava nel XV secolo il Doge e che possiamo riassumere come segue: la tunica con le maniche alla “ducale”, cioè larghe e non più strette ai polsi; il lungo manto foderato di pelliccia; la “mozzetta” non è più uno stretto collare, ma diventa ben più lungo e avvolgente; è una vera “mantellina” in ermellino; la “rensa” si rimpicciolisce ed è assente il caratteristico fiocco che la lega sotto il mento; l’aureola del Cristo, nel rovescio, sembra coincidere con la “mandorla” ed in parte vi sta inscritta; i piedi sono ancora parzialmente all’esterno della stessa. Nel ducato del fratello Agostino Barbarigo (1486 – 1501), si nota un ritorno ai caratteri precedenti; il “corno” è approssimativo e la “rensa” torna ad essere inequivocabilmente annodata sotto il mento; torna anche la mozzetta nella sua forma arcaica al posto della “mantellina”. Al rovescio l’aureola del Cristo resta stabilmente all’interno della mandorla ed i piedi si sovrappongono ad essa". Di ducati a nome dell'Agostino, poi, ce ne sono più tipi; il primo riporta il suo nome abbreviato, come in quello postato da Fabrizio e che termina alle spalle del doge inginocchiato; c'è poi il tipo che il nome lo porta per intero, come già avvenuto ai tempi del doge Vendramin, costringendo il preparatore del conio ad elevare la figura del doge, rimpicciolire la bandierina in cima all'asta e permettere che il nome continui sotto la figura. C'è poi una "via di mezzo" come quella dell'asta Sincona postata da Roberto? In successione posto il ducato di Marco Barbarigo; quelli di Agostino li avete messi già, ma ne aggiungo un terzo, ancora differente.... saluti luciano
    2 punti
  10. L'ultimo a destra è Euainetos alle elementari....
    2 punti
  11. Bhe, questo potrebbe averlo realizzato euaineto alle elementari, quando aveva 6/7 anni.... Faccio un salto nell altra discussione... Come già detto, è una moneta che mi sarei guardato con calma. Impossibilitato a ciò, non la comprerei ne su ebay ne altrove. Rispetto i vostri pareri,rispettate pure il mio.. Skuby
    2 punti
  12. Niente da fare, per questa monetina nel web ho trovato solo falsi dell'introvabile 1913. http://www.lamoneta.it/topic/92074-a-nickels-story/ e a tal proposito
    2 punti
  13. allego foto dello stemma mediceo coronato del mercato sotto le logge a Pisa voluto da Ferdinando dei Medici, foto del Granduca e descrizione del Di Giulio del periodo del suo Governo che fu indubbiamente il migliore e fiorente del periodo Toscano, sia per gli sviluppi economici che espansionistici, basti pensare che lui voleva conquistare e colonizzare l'America, importava il grano dall Egitto, sviluppo Livorno e bonificò molte paludi e terre. innumerevoli le statue a Pisa che lo ritraggono..
    2 punti
  14. @babelone @gionnysicily Ok. Pace fatta, dai... nessunissima polemica e massimo rispetto per tutti. Devo anzi obiettivamente ammettere che gli ultimi post adducono argomenti veramente convincenti a favore della genuinità della moneta...
    2 punti
  15. Ciao Mario Hai ragione sul fatto che le oselle degli ultimi decenni di vita della Serenissima, varrebbero una discussione specifica. Riguardo a quella che hai postato ha un "tranello", una sorta di messaggio subliminale a favore del nostro doge. Come altre volte è stato scritto, l'immagine del doge regnante o il suo scudo araldico, effigiati sulle monete, erano un "tabù" e lo stesso vigeva anche sulle oselle; però in queste ultime si concedeva la possibilità di richiamare, oltre al nome del doge, anche un elemento che ricordasse il suo casato ...... ma senza strafare e che non fosse troppo esplicito. Come non ricordare le varie rose esibite nelle oselle dei vari dogi Mocenigo, che avevano due rose nel loro stemma araldico? (vedi post 145) In questo caso l'acquila non è l'impersonificazione di Venezia (il leone marciano non poteva né aveva sostituiti, bastava e avanzava ..... ) l'aquila è il Valier e ci ricorda il suo stemma araldico. Il buon Bertucci ha fatto il "furbino" .... ha messo l'aquila del suo stemma a combattere contro il dragone, come dire ..... "Merito mio"! saluti luciano
    2 punti
  16. Buona Giornata Grazie Alessio! Che si possa vedere solo un lato delle monete è un peccato ..... peraltro pochissimi musei espongono monete che si possono ammirare in entrambi i lati. In questo caso sarebbe stato tanto più importante, viste le caratteristiche di queste monete; ad esempio il SOLDO mostra il lato comune a tutti i soldi da 12 bagattini di questo tipo, la particolarità sta nell'altro lato, che non vede San Marco, ma la donna assisa in trono come si vede nella Gazzetta. Peraltro il Lazari adombra la possibilità che questo soldo (in verità esistono due esemplari al Correr) sia una sorta di prototipo che non ebbe seguito ...... eppure, guardando la moneta, non si direbbe, anzi a me pare proprio circolata ..... saluti luciano
    2 punti
  17. Buongiorno a tutti, ritornando al mio quesito di un po' di tempo fa sulle monete di Francesco Molin per Candia citate dal Lazari (si veda post 136 di questa discussione), queste risultano esposte al Correr. Riporto di seguito le fotografie da me scattate durante la gita a Venezia di ieri. Ovviamente riporto solo il diritto di ciascuna dato che non è possibile vedere il rovescio. Ho comunque ricevuto dal museo le istruzioni per richiedere eventuali fotografie: nel caso vi terrò aggiornati.
    2 punti
  18. IUSTITIA SUPREMA LEX ESTO La giustizia sia la legge suprema Giustizia e Libertà (Libertas) sono da secoli motivo di vanto per la più piccola nonchè la più antica Repubblica al mondo. Da sempre libera da vincoli, San Marino è tra le nazioni che non accettano la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite.
    2 punti
  19. Non si può non mettere anche questa di osella che raccontava tramite simbologie gli avvenimenti del periodo, oggi diremmo" le grandi news ".... RESISTIT IMPAVIDE RESISTE IMPAVIDA Siamo col Doge Bertucci Valier, è una osella della NAC 43, anno I - 1656, vediamo un'aquila ad ali spiegate che attacca un drago. In realtà l'aquila è Venezia che lotta contro il drago che è l'Impero Ottomano, si allude alla lunga guerra tra veneziani e turchi e in particolare alla vittoria nei Dardanelli del 1656. E chi dubitava ancora che non raccontassero storia e avvenimenti qui deve arrendersi....
    2 punti
  20. Ancora dello stesso Doge e sempre connessa alla guerra di successione spagnola: EMERGIT VIGILANTE LEONE - (la nave) emerge (dal mare) sotto la sorveglianza del Leone Osella da 4 zecchini (ma esiste anche in argento) Anno VII (1706) Ex NAC 36, lotto 463 Leone con spada e bandiera su nave da guerra. «Allude alle misure di difesa prese sul Lago di Garda durante la guerra di successione spagnola» (Traina, p. 127). «Dopo l'occupazione francese di Desenzano l'attenzione del Senato si concentrò in particolare sui territori attorno al Lago di Garda. Il Governo diede ordine al provveditore Giorgio Pasqualigo di armare tre navi da guerra da porre a difesa delle rive del lago» (Dal Catalogo d'Asta Ranieri 4, lotto 1786, pag. 307, dove era in vendita un esemplare in argento). Ha ragione Mario quando dice che tra le Oselle ci sarebbe da pescare. A questo proposito aggiungo un ricordo personale: nel 2011, a Vicenza, durante la kermesse che era il fiore all'occhiello della nostra numismatica e che invece, ormai, si è purtroppo conclusa, ebbi la fortuna di vedere dal vivo a Palazzo Thiene la straordinaria collezione di Oselle della Banca Popolare di Vicenza, probabilmente la più completa al mondo. Fortuna nella fortuna trovai a farmi da guida Luigino Rancan, autore del relativo catalogo, che accompagnò me e gli altri astanti in un "viaggio" indimenticabile. Di quel bel pomeriggio conservo il piacevolissimo ricordo e, appunto, il catalogo che mi fu donato da @Liutprand, allora presente con me. Chi, come me, non segue la monetazione veneziana ma ama le monete non può che restare affascinato da questi tondelli, dalla loro storia e dalla loro varietà. Se potete andate a vederle. Altrimenti, se lo trovate, procuratevi il catalogo perché con una spesa irrisoria metterà a vostra disposizione pagine di storia e di numismatica davvero suggestive. E ora anche io lascio spazio ad auspicabili interventi da parte di altri utenti sperando che questa bellissima discussione resti in alto, tra quelle da proporre anche come spot per la numismatica in generale e per il forum in particolare.
    2 punti
  21. Carissim* seguo da lontano questa discussione e sopratutto questo pezzo, che sono mooolto interessanti! Come molti di voi sanno in questo periodo posso concedermi solo rare incursioni sul forum, e anche in questo caso dovrò essere sintetica. Per quanto mi riguarda le datazioni date da Toderi-Vannel Toderi & Co. alla monetazione senese fino al pieno Trecento sono assai discutibili e molte le ritengo errate. Senz'altro il MIR Toscana zecche minori / Siena, ovvero Montagano, per molte datazioni è più corretto, e probabilmente lo è in questo caso. In realtà, come ho detto in tempi recenti ad un paio di giovani studiosi secondo me la zecca di Siena per quanto concerne il medioevo aspetta ancora una monografia aggiornata e condotta con metodologia scientifica (i.e. verifica più capillare delle fonti medievali, oltre che dei ritrovamenti, analisi archeometriche del contenuto di fino e quant'altro...): speriamo che in futuro qualcuno possa occuparsene in questo senso. Sarebbe per ciò assai importante se si riuscisse a determinare con maggiore precisione quale altro grosso si può intravedere sotto il conio senese. Per quanto riguarda la frequenza delle ribattiture sulle monete medievali delle zecche dell'Italia centro-settentrionale e soprattutto sui versanti interni e tirrenici ho fatto uno studio (con censimento dei casi noti) che ho presentato in un poster allo scorso convegno internazionale di numismatica a Taormina e che dovrebbe essere pubblicato prossimamente negli atti: vi assicuro che i casi di ribattiture di monete grosse in argento sono parecchio rari così come per le monete in oro, mentre molto più comuni sono quelle riscontrabili tra le monete piccole in lega d'argento e mistura più o meno bassa (i.e. denari, quartari, quattrini, petachine o sesini et similia), in generale per motivi che penso sia facile immaginare, anche se ci sono dei casi particolari molto interessanti. Penso che la definizione della cronologia per questa ribattitura, oltre che della tipologia del grosso sottostante, potrebbe dare indizi interessanti anche sulle sue possibili motivazioni. Un caro saluto a tutt* MB
    2 punti
  22. in ultimo, per rispondere all'altra domanda, mi pare doveroso citare un testo specifico .... http://www.arborsapientiae.com/libro/14566/rex-theodoricus-il-medaglione-d-oro-di-morro-d-alba-isbn-978-88-8444-104-1.html CITO dal sito Il Medaglione aureo con il ritratto di Teoderico venne presentato al mondo numismatico da Francesco Gnecchi (1850-1919) in un suo articolo pubblicato, nel 1895, sulla Rivista Italiana di Numismatica. Il monile era infatti entrato a far parte della raccolta del noto collezionista milanese; infine, nel 1923, venne acquistato dal Museo Nazionale Romano e, ancora oggi, è uno tra i reperti più significativi che vi sono conservati. Manufatto eccezionale sotto diversi punti di vista; ha un diametro di 33 mm, pesa 15,32 g con la chiusura a spilla saldata sul rovescio, risulta quindi essere un multiplo da tre solidi. Questo capolavoro dell’arte iconografia numismatica antica è l’unico documento che ci tramanda un’affascinante immagine di Teoderico e costituisce un unicum relativamente alla sua effige. Il celebre sovrano goto è ritratto di prospetto con sottili baffetti, il capo scoperto ornato da una lunga capigliatura liscia, arricciata alle punte. Dalle poche informazioni che ci sono pervenute, il ritrovamento è avvenuto in terra marchigiana, nel territorio di Morro d’Alba, in contrada Sant’Amico, nel podere Tognietti in un non meglio specificato deposito sepolcrale che venne sconvolto da lavori di scasso. Proprio il Medaglione d’oro di Morro d’Alba diventa stimolo per uno studio ed un approfondimento della figura di Teoderico e, più in generale, del regno dei Goti e dell’Italia ai suoi tempi. Questo volume raccoglie ben 29 contributi (al riguardo) raggruppati in quattro sezioni (Il Medaglione d’oro; L’Italia al tempo dei Goti; Ravenna; Il Mito di Teoderico). In particolare i saggi di Claudia Barsanti (Il Medaglione d’oro di Teoderico. Il ritrovamento), Roberta Pardi (Le monete dei Goti), Alessandra Serra (Una riflessione sul Medaglione di Teoderico) e Diletta Cherra (Ritratti della storia gotica) si occupano in modo specifico dei temi che riguardano il medaglione, le monete e la ritrattistica in epoca gotica. La data più probabile, secondo gli studiosi, per l’emissione di questo medaglione è da collocare nell’anno 500, quando Teoderico, all’apogeo della sua gloria, compì il suo viaggio trionfale a Roma per celebrare l’adventus. Esistono anche altre ipotesi: secondo Bernareggi andrebbe datato al 526, momento che vide deteriorarsi i rapporti fra Teodorico e l’imperatore bizantino, d’altra parte Grierson propone come probabile una datazione al tardo 509, momento della pace con Franchi e Burgundi. Seguono scritti che introducono ed illustrano il periodo storico (Mario Natali) o che trattano delle fonti e delle testimonianze archeologiche di Teoderico a Roma (Paola Quaranta), degli insediamenti Goti nell’Italia settentrionale (Basema Hamarneh) e centro-meridionale (Andrea Paribeni), del territorio piceno nel racconto di Procopio durante le guerre gotiche (Lorenzo Riccardi). Ampio spazio è dedicato a Ravenna la città che, più di ogni altra, conserva ricche tracce del popolo Goto e memoria del mitico re; diciassette sono i contributi. Molti, com’è logico, trattano dei celebri cicli musivi. Ad esempio Mauro Della Valle offre una precisa indagine dello stile dei mosaici del tempio di Teoderico, sono anche esaminati i mosaici di Sant’Apollinare Nuovo (Laura Leuzzi) ed il discusso ritratto musivo di Teoderico (Gabriella Bernardi), la Cappella privata dei vescovi di Ravenna (Simona Moretti), mentre Livia Bevilacqua si occupa dei mosaici pavimentali di età teodericiana a Ravenna e nell’area adriatica. Altri contributi si interessano della politica edilizia promossa a Ravenna e nel territorio da Teoderico (Paolo Novara), del complesso episcopale ariano (Giorgia Pellini), della vicenda architettonica di Sant’Apollinare Nuovo (Roberta Cerone), della fondazione di Sant’Agata Maggiore (Roberta Cerone), degli arredi architettonici e liturgici negli edifici di età teodericiana (Claudia Barsanti), fino ad arrivare all’enigmatico mausoleo del sovrano (Francesco Gangemi). L’austera ed imponente tomba del re goto possiede una copertura monolitica veramente impressionante, tale da suscitare ancora oggi grande stupore. Il gigantesco blocco di pietra, con un diametro di oltre 10 metri, si stima possa pesare 230 tonnellate. Il suo posizionamento costituisce un vero rompicapo, una sfida per chi si occupa della storia della tecnica, sicuramente è una fra le maggiori imprese dell’antichità. Agli aspetti legati alla ricchezza, al lusso, sono invece indirizzati i lavori di Manuela Gianandrea (Bagliori dei secoli bui. Corredi funerari e tesori ostrogoti in Italia) e Basema Hamarneh che affronta gli aspetti collegati al diadema aureo, noto come Corona Ferrea, custodito nel tesoro del duomo di Monza e che, nel tempo, ha alimentato non poche leggende collegate all’origine e alla sua destinazione. Claudia Quattrocchi, invece, si sofferma sul tema dei sarcofagi ravennati attribuiti all’epoca teodericiana, analizzando in particolare l’aspetto iconografico. Alla lingua gotica e alle sue problematiche è rivolto il saggio di Artemij Keidan mentre Giovanni Gasbarri si è occupato di Cassiodoro e del monastero di Vivarium e Manuela Gianandrea della cultura, dei libri e dei codici miniati alla corte di Teoderico. In conclusione, sono rivolti al mito di Teoderico i contributi di Silvia Pedone (Uniti nella pietra. L’incontro di Sant’Ilario e Teoderico nel rilievo di Galatea – “C’era una volta un re”. Appunti sul mito di Teoderico nella letteratura e nell’arte). Il volume, corredato da 212 illustrazioni in bianco e nero, avrebbe sicuramente meritato delle riproduzioni a colori di dimensioni maggiori, ma questo avrebbe inevitabilmente inciso sul costo dell’opera. Infine un’adeguata e ricchissima bibliografia con oltre 900 citazioni. Insomma una splendida opera che non solo analizza i celebri monumenti di Ravenna, ma che offre un panorama complessivo dell’Italia al tempo dei Goti esaminando aspetti storici, archeologici, artistici e numismatici utilizzando come filo conduttore proprio una moneta, il Medaglione d’oro di Morro d’Alba di Teoderico. di Gianni Graziosi Il volume raccoglie una serie di saggi di docenti, ricercatori e studenti universitari divisi in quattro paragrafi: IL MEDAGLIONE D’ORO - L’ITALIA AL TEMPO DEI GOTI - RAVENNA - IL MITO DI TEODERICO
    2 punti
  23. Rare volte e quasi sempre in circostanze casuali vengono dissotterrati antichi tesori di epoca romana , e’ questo il caso del tesoro di Kaiseraugst . Kaiseraugst è un odierno piccolo Comune del Cantone svizzero Argovia ; in epoca romana , dopo il 260 circa , fu sede di un importante fortezza militare di Legione e di unità ausiliarie romane , il cui nome latino era Castrum Rauracense . Augusta Raurica e’ oggi un importante e grande sito archeologico romano ubicato nel Nord della Svizzera , situato a quasi 20 km ad est di Basilea , che corrisponde all’ attuale piccolo Comune di Augst o Kaiseraugst . Augusta Raurica e’ la più antica colonia romana sul Reno , fu infatti fondata da Giulio Cesare in prossimita’ del Reno . Augusta Raurica venne fondata nel 44 a.C. da Lucio Munazio Planco , luogotenente di Giulio Cesare nel corso della guerra gallica , era situata in un territorio occupato da una locale tribù gallica chiamata Raurica . Solo al tempo di Augusto si consolido’ la conquista di tutta l’ area alpina e la primitiva colonia cesariana prese il nome di Colonia Paterna Pia Apollinaris Augusta Emerita Raurica , probabilmente per aver ospitato la Legione XV Apollinaris fondata da Giulio Cesare proprio in occasione della guerra gallica ,Legione nota fino al V secolo . Vespasiano e poi Domiziano partirono da qui per la conquista degli Agri Decumates , pericoloso cuneo territoriale germanico che si spingeva all’ interno della linea difensiva romana del Reno . Durante i primi due secoli dopo Cristo fu una colonia ricca e popolosa , capitale della locale Provincia romana . Gli Alemanni distrussero la Città nel corso della grande crisi del III secolo , circa nell’ anno 260 . Al tempo di Diocleziano venne qui rafforzata la frontiera germanica con la costruzione di un Ponte stabile fisso presidiato sulla sponda germanica da una testa di ponte fortificata in pietra , di forma quadrata di circa 45 metri per lato , la Colonia divenne il quartier generale della Legione I Martia , preposta anche alla difesa del Ponte . Successivamente nel tardo impero da qui’ partirono Legioni per le guerre civili e per le spedizioni punitive romane contro le incursioni delle tribu’ germaniche all’ interno del Limes . Sempre nel corso del tardo impero essa perse la sua primitiva importanza a favore del vicino insediamento celtico di Basilea , di cui non si conosce il primitivo nome , che diventera’ Castrum Rauracense ; gli abitanti sopravvissuti all’ invasione germanica degli Alemanni si posero sotto la protezione del Castrum Rauracense , un grande castello romano sito nella vicina Kaiseraugst e posto da ora in poi a difesa del Limes germanico tardo imperiale . Durante il medioevo , le grandi rovine in pietra del sito vennero utilizzate per nuove costruzioni . Gli scavi archeologici moderni hanno dissotterrato Templi , Taverne , Edifici pubblici , un Foro , un complesso di bagni termali e il più grande Anfiteatro romano a nord delle Alpi che disponeva di circa diecimila posti , da poco restaurato . Questa in breve la storia di Kaiseraugst e del Castrum Rauracense . Il tesoro di Kaiseraugst fa parte dei pochissimi grandi tesori europei dell’ antichita’ romana comprendente opere di : oreficeria , oggetti personali , uso quotidiano ed anche di monete , rinvenuto praticamente intatto ; questo tesoro e’ paragonabile soltanto a quelli rinvenuti in altre localita’ europee , tipo quello di Mildenhall in Britannia , quello del Colle Esquilino a Roma , quello di Cartagine ed ai numerosi rinvenuti in Dacia : di Persinari , di Sarmasag , di Hinova , di Radeni , di Stancesti , di Cucuteni , di Agighiol , di Craiova , di Perutu , di Surcea , di Sarmizegetusa , di Sancraieni e di altre localita’ della Romania , a dimostrazione della ricchezza mineraria e personale della Provincia dacica . Il tesoro di Kaiseraugst e’ pero’ quello forse di maggior pregio artistico e secondo per peso complessivo , infatti il tesoro di Treviri trovato nel XVII secolo , purtroppo subito fuso , pesava in totale 114 Kg. , quello di Kaiseraugst 37 Kg. e quello di Mildenhall 26 Kg. , mentre di quello trovato a Cartagine non si conosce il peso , ma sicuramente dell’ ordine dei chilogrammi . Il rinvenimento del tesoro di Kaiseraugst avvenne dopo il Natale del Dicembre del 1961 mentre si eseguivano dei lavori stradali tramite una ruspa alle spalle di un edificio scolastico che corrispondeva come posizione ad uno dei lati lunghi del Castrum in prossimita’ dell’ angolo con il lato corto dell’ antico castello della fortezza romana ; nello scavare l’ antico tratto stradale romano ancora in uso dopo secoli , duro e compatto , ad un certo punto l’ addetto alla ruspa si accorse che in un punto della strada , la resistenza della strada romana era stranamente cedevole e penso’ che sotto dovesse esserci una buca . L' operatore addetto alla ruspa naturalmente non si rese conto di cosa stava per uscire da quella buca e continuando a scavare , la ruspa tiro’ fuori una grande “latta” che fini’ nel mucchio di terra accumulata nel bordo della strada ; poco tempo dopo nel sistemare la terra accumulata si ritrovo’ quella “latta” di forma rotonda che ad un successivo esame si rivelo’ essere argento ; si torno’ cosi’ sul luogo del ritrovamento dove venne rinvenuto tutto il tesoro che era composto principalmente da un ricchissimo e completo servizio da tavola , da tre lingotti d’ argento con impresso l’ immagine e la legenda di Magnenzio , piu’ 186 monete e 17 medaglioni , tutti in argento ; tutto il tesoro aveva un peso di circa 37 Kg. , da analisi metallografiche risulto’ che l’ argento aveva una purezza del 97% ( l’ odierna arriva al 99,9% ) mentre il rimanente 3% era composto da 2% di rame , 0,7% di oro e 0,3% di piombo , a dimostrazione di quale alto livello era la metallurgia e raffinazione dei metalli preziosi presso gli antichi romani del tardo impero . A chi poteva appartenere questo tesoro ? la datazione dei tre lingotti ci riporta a Magnenzio , quindi come datazione minima siamo all’ anno 350 , ma per il servizio da tavola la data potrebbe essere precedente o successiva , anche se in base alle monete e medaglioni trovati una data successiva sarebbe poco probabile , in base a questo si e’ pensato come proprietario del tesoro ad un altissimo personaggio legato a Magnenzio , un ufficiale o un funzionario della sua corte . Per risolvere forse il problema ci viene in aiuto una iscrizione incisa dietro un piatto che reca scritto P. ROMULO , un Publio Romulo in effetti e’ storicamente conosciuto come essere stato un Magister Militum proprio al tempo di Magnenzio , fu un ufficiale comandante della fanteria del suo esercito che mori’ nella battaglia di Mursa avvenuta nel 351 tra Magnenzio e il legittimo Imperatore Costanzo II ; il proprietario o uno dei proprietari del tesoro dovrebbe quindi avere una identificazione precisa . Un altro nome e’ pero’ inciso dietro i cucchiai , il candelabro e un altro piatto , questi oggetti recano inciso il nome di MARCELLIANO , quindi si presuppone che almeno il tesoro da tavola abbia avuto nel tempo diversi proprietari e che tutto il tesoro fu poi posseduto , riunito e seppellito probabilmente dall’ ultimo proprietario che fu Publio Romulo in previsione dell’ incerto esito della battaglia di Mursa . Questa in breve la storia di questo tesoro . Seguono in ordine foto di Kaiseraugst e del tesoro : Cartina geografica della localita’ di Kaiseraugst Cartina archeologica del sito Ricostruzione di Castrum Raurica in base alle scoperte archeologiche Posizione antica del ritrovamento del tesoro segnato dalla freccia rossa Foto di alcune fasi del ritrovamento del tesoro Panoramica con oggetti del tesoro Uno dei tre lingotti in argento con impresso il nome e l' immagine di Magnenzio Particolari di oggetti e statua in argento di Venere Alcune monete e alcuni medaglioni del tesoro
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  24. Non ho mai avuto un grande rapporto di amicizia con Andrea, pur conoscendolo da tanti lustri. solo negli ultimi anni, grazie anche ad un amico che ha fatto da "collante", abbiamo avuto modo di frequentarci e devo dire che al di là delle apparenze, al di là di un aspetto a volte "burbero", vi era una persona piacevole e simpatica con la quale ho passato delle simpatiche serate, in occasione del convegno di Verona. il suo sogno di passare l'età della pensione in serenità, magari in Brasile, purtroppo non si è avverato, ma ora sono certo che sta comunque in pace, insieme ai tanti numismatici che lo hanno conosciuto e lo hanno preceduto nell'aldilà.
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  25. Salve a tutti. Questa emissione della gens Carisia è una delle più belle e significative per quel che concerne la testimonianza visiva in epoca romana della coniazione di monete. Mi ha colpito, leggendo la discussione, il dibattito intorno all'attribuzione iconografica di D/ e R/, per questo mi piacerebbe poter esporre la mia opinione in merito. Partiamo dal D/. Ho letto, giustamente, che il ritratto femminile qui raffigurato potrebbe non coincidere con quello di Giunone Moneta, presso il cui tempio sorgeva all'epoca la zecca. Questa identificazione era, da un lato, suffragata dall'epiteto MONETA che si legge dietro la testa femminile, ma, d'altro canto, si è riscontrata la mancanza del diadema, caratteristico attributo per identificare la pettinatura classica portata da questa dea: in effetti, l'obiezione non è priva di fondamento (fig. 1). Fig. 1: Denario di L. Plaetorius L. f. Caestianus (Crawford 396/1b) del 74 a.C. Se osserviamo questo denario ci rendiamo conto che, effettivamente, anche Giunone Moneta indossava il solito diadema sulla parte frontale dell'acconciatura. Ma se questa non è Giunone Moneta, di chi è il profilo femminile sul denario della Carisia? Potrebbe essere il profilo di Venere, anche in ragione del legame del monetiere Carisio con Cesare (e tutti noi conosciamo il tipo di rapporto che intercorre tra la figura storica di Cesare e quella mitica di Venere, capostipite divina della gens Iulia). Somiglianze stilistiche le noto con il busto di un denario di Postumius Albinus del 48 a.C., quindi quasi coevo di quello oggetto di questa discussione (fig. 2). In questo caso il busto viene esplicato come personificazione della Pietas, anche se non c'è alcun segno distintivo, a parte la legenda, che possa far pensare a ciò. Quindi, ci sono due strade da considerare: la prima, che i due busti, essendo simili e senza particolari attributi, apparendo su monete quasi coeve ed entrambe legate al mondo cesariano, possano essere attribuiti a Venere, in onore di Cesare. La seconda ipotesi è quella "classica" che va per la maggiore (e che sinceramente mi sento di appoggiare anche io), ovvero che, in virtù delle legende PIETAS e MONETA, i busti siano rispettivamente la personificazione della Pietas e quello di Giunone Moneta. Io resto però del parere che questi profili, non avendo attributi, sono contrassegnati dalle legende che li accompagnano, e quindi, nel caso del denario della Carisia, siamo di fronte alla raffigurazione di Giunone Moneta (il che permetterebbe anche un collegamento logico con la rappresentazione degli strumenti sul R/), come negli altri casi da me qui presentati sono le personificazioni della Pietas e della Libertas. Fig. 2: Denario di D. Postumius Albinus Bruti f. del 48 a.C. (Crawford 450/2). Infine, vorrei notare che lo stesso busto, ma con la legenda LIBERTAS compare anche al D/ di un altro denario di Bruto (fig. 3). Fig. 3: Denario di M. Giunio Bruto del 42 a.C. (Crawford 433/1). Venendo al R/, credo di poter affermare con una certa sicurezza che quello che fino ad oggi è stato interpretato come conio di martello sia in realtà il pileo laureato, attributo di Vulcano, divinità che attendeva ai compiti del fabbro, e che quindi si occupava della lavorazione dei metalli (fig. 4). Era quindi collegato anche alla lavorazione delle monete. Fig. 4: Denario serrato di Lucio Aurelio Cotta del 105 a.C. (Crawford 314/1c). Da notare il busto di Vulcano con pileo laureato e tenaglie dietro la testa. Invece, quello che trovo spesso descritto come incudine per la coniazione di monete potrebbe essere, secondo il mio modesto parere, il conio vero e proprio (fig. 5). In questo modo il quadretto degli strumenti risulta più chiaro: il pileo indica il nume tutelare dei lavoratori di metalli e per questo occupa anche una posizione che sovrasta tutti gli strumenti. Sotto la sua tutela sono posti: le tenaglie, con cui era retto il tondello da battere, il conio ed il martello con cui si eseguiva l'operazione meccanica della coniazione. Fig. 5: Due conii per la battitura delle monete di epoca repubblicana. In quest'altra figura (tavola 2 del libro di Laura Breglia, "Numismatica antica: storia e metodologia", Milano 1967) si vedono bene anche conii romani di forma quadrata, più simili a quello rappresentato sul denario della Carisia.
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  26. Purtroppo non trovo nulla, solo questa che è eloquente come Caracalla omaggiò la città di molti titoli.
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  27. Perdonatemi.... io sapevo che sul 1920 era liscio addiferenza del 1918 e del 1919 che sono stati fatti riutilizzando il conio precedente su questa moneta del 1920 era stato utilizzato un nuovo conio .... ora la mia presenta IL BORDO RIGATO 1920 TEVERE la classifica come r4 voi che valore gli attribute?
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  28. DE GREGE EPICURI Le lettere del D vanno benissimo per Caracalla: MA per M(APKOC) AVP(HLIOC)...ANT(ONEINOC). Al rovescio, le 4 o 5 lettere nel campo indicano, per Tarso, i titoli della città, indicati con le loro iniziali greche (tipo: splendida, ricchissima, capoprovincia e simili), ma non ricordo quali siano; anni fa Tacrolimus ce li aveva elencati, forse @Alfaomega se li ricorda o riesce a trovarli su qualche catalogo.
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  29. Personalmente concordo con quanto scrive l'amico Antonio. Per quanto riguarda il "romanino d'oro" , come risulta dai documenti, era già in uso nel 1273. Non ricordo dove ma ho letto che qualcuno ipotizza anche una probabile emissione della moneta d'oro da parte di Carlo I senatore. Credo che del fiorino-ibrido se ne potrà parlare in seguito. Reputo la datazione del ducato romano al 1350 corretta e le motivazioni elencate sopra molto ragionevoli. Non è un caso che l'economia dell'Urbe subito dopo la metà del XIV secolo sia in piena ripresa. Vi seguo con grande interesse
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  30. Caro @King John, qui nessuno ha fatto la guerra, Pace fatta SEMPRE ! Penso che ognuno di noi ha i suoi pregi e i suoi difetti. A volte nello scrivere ci si può lasciarsi andare con qualche aggettivo di troppo, ma non per questo si debba polemizzare, basterebbe far finta di niente e tirare avanti sul merito di una discussione. Certamente ci sarà sempre qualcuno che la penserà diversamente, ma non per questo si debba "litigare". Esempio in questa discussione che hai aperto , Hai chiesto dei pareri legittimi non solo a me e babelone, ma tutti possono intervenire ed esprimere opinioni (anche) diverse. Tutto per un nobile fine........imparare sempre di più di quel che si conosce, senza professori ed alunni. Buona serata. Giovanni.
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  31. Salve. Si tratta di un bronzo emesso dalla città di Kallatis, in Tracia, tra il 175 ed il 75 a.C. Al D/ Testa laureata di Apollo a destra. Al R/ KAΛΛA-TIANΩN ai lati di un tripode. Nel campo sinistro, una spiga di grano e, sotto, EPI CA Rif.: AMNG 230. Un'immagine per confronto:
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  32. Pero' la Travaini non specifica la tipologia del ducato battuto a roma in quel periodo, per l'imitativo veneto dovremmo aspettare credo la metà del XIV sec. Credo
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  33. E un bisante ossidionale per Cipro non ci starebbe bene ? @gigetto13
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  34. Grazie Daniele @dizzetadell'intervento, in una discussione così non potevi mancare...vediamo se qualche ulteriore utente storico o qualche nuovo utente " vorrà dare una sua testimonianza", il tempo c'è e le discussioni formalmente non finiscono mai ...
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  35. Pfennig di Augusta. http://www.acsearch.info/search.html?id=2736408
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  36. Scusate.... ma mi fate capire dove è la polemica? ci sono solo due linee di pensiero contrastanti ed entrambe vanno rispettate nel bene o nel male e mi sembra che si stia discutendo anche in maniera civile e democratica dunque dove è la polemica????? ognuno è libero di esprimere le proprie opinioni, forse qualche post precedente a questo mio la vuole innescare ma è meglio soprassedere e far finta di niente, la grandezza delle persone si vede anche in questo, io stesso faccio un plauso a @King John che ho avuto la fortuna di conoscere personalmente, per quello che scrive e per la passione che ci mette ma non tutti siamo scrittori o pittori o poeti, ecc. ecc. ma questo non vuol dire che non possiamo essere gente colta o con una laurea sulle spalle e che magari per esigenze di vita abbiamo dovuto scegliere strade diverse dai nostri studi e che presi dai troppi impegni, anche desiderandolo, non possiamo dedicare molto tempo agli studi . Cordialmente Babelone
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  37. Grazie per i cortesi riscontri, la mia impressione è che si tratti di un falso d'epoca
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  38. Moneta piu' che collezionbaile , conservazione nella media
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  39. Ciao @savoiardo Non mi sono ancora ripreso dal cambio dell'ora solare, così sono già bello sveglio anch'io... Guarda cosa ho trovato: lo Scapolare della Madonna del Carmelo http://www.madonnadelcarmine.net/lo-scapolare/ ed in effetti credo che sia la Madonna che il Bambino abbiano in mano uno scapolare. Ciao NJk
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  40. Tra l'altro è completamente da escludere che vengano falsificate le monete da 2 centesimi, la produzione del falso avrebbe un costo superiore rispetto alla moneta da replicare.
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  41. A però!!!!! E poi con le triscele come interpunzone... Sublime!!! Eros
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  42. anche questa a detta degli esperti e' stata lavata... pero' il ragionamento che faccio io e' questo... se a seguito della pulizia mi viene fuori una moneta con un ottimo lustro... metallo fresco senza segni di usura con profondita' dei campi.. perché non deve essere preferita' ad una moneta non trattata... definita ugualmente fdc.. ma che in realta' a seguito della ossidazione del rame e della patina non si capisce in realta' quale sia la reale freschezza del metallo nonostante abbia conservato i rilievi?
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  43. per il calore che trasmetti . come complimento, anche se capisco che oggi possa sembrare un 'insulto.
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  44. Mi pare molto (troppo?) ovvio che una casa d'aste richieda una percentuale al venditore per il servizio che rende (foto, cataloghi, pubblicità, sito, ecc.). Una percentuale analoga, talvolta diversa, viene richiesta all'acquirente. Tali ammontari sono detti commissioni. Detto questo, se una moneta non viene venduta, la stessa di regola rimane disponibile ad eventuali acquirenti che quindi possono richiederla via mail anche successivamente all'asta per un periodo variabile da 30 a 60 giorni ad una percentuale di commissione sovente inferiore per l'acquirente ed invariata per il venditore. Trascorso questo ulteriore periodo la moneta invenduta viene restituita al conferente dalla casa d'aste solitamente senza alcun costo a suo carico.
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  45. Segnalo che il pezzo di cui sopra è stato correttamente ritirato da nomos. Un ringraziamento a chi lo ha segnalato e al venditore che l ha ritirato credo sia doveroso, sperando di non rivederla nelle prossime vendite. Skuby
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  46. Ferdinando d’Aragona venne coronato solennemente il 14 febbraio 1459 nella cattedrale di Barletta. Da tale data ordinò che si coniassero monete recanti su di un lato la scena dell’incoronazione col motto CORONATUS QUIA LEGITIME CERTAVIT (“Incoronato perché combatté valorosamente”), con chiaro rimando alle peripezie subite e al lungo cammino che aveva dovuto intraprendere per legittimare la sua ascesa. Dal 19 agosto del 1472, sempre per ordine dell’aragonese, si prese a coniare un nuovo tipo di coronato col solito motto, ma questa volta coll’effige reale.
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  47. Personalmente quoto Spl/Spl+ per i segni al verso sui rilievi e qualche colpetto al bordo, comunque ottimo affare!!!
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  48. Gran bella medaglia, complimenti.
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  49. Ecco alcune foto del sito, i tre templi Hera,Poseidone e Atena , l'Anfiteatro e un po di parco archeologico.
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  50. No, ho risolto i miei dubbi, dopo il mio messaggio un paio di utenti mi hanno scritto in privato. Sto cercando di fare uno studio approfondito su Filippo II e ho capito come muovermi. Le monete che posto non hanno a che fare con la questione Filippo II, sono monete della mia collezione, mi fa piacere condividerle, tutto qui.
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