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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/01/16 in tutte le aree

  1. Voglio segnalare le rarissime monete genovesi con il motto IN HOC SALVS MVNDI che, secondo me, facevano il verso al motto coniato dai Savoia IN HOC EGO SPERABO. Genova aveva comprato segretamente il marchesato di Zuccarello e quando i Savoia ne vennero a conoscenza, infuriati scrissero una lettera minacciosa alla Repubblica di Genova nell’8 aprile 1624. Genova … secondo la mia ipotesi… con troppa spavalderia ignorò le minacce e per tutta risposta coniò una serie di monete con quella legenda, tutte datate 1624. L’anno seguente Carlo Emanuele I insieme ai Francesi attaccò, ma, per varie casualità favorevoli ai genovesi, fu inspiegabilmente sconfitto presso i Giovi il 10 maggio 1625.
    5 punti
  2. Che piacere leggere le emozioni di tutti... Oggi offro anch'io la via per la conoscenza... MANTOVA Francesco III duca di Mantova II e marchese del Monferrato II, reggenza della madre Margherita Paleologo, 1540-1550. Testone leggero, AR 5,98 g. FRAN•DVX•MAN•II•ET•MAR•MON•F• Busto infantile a s. Rv. VIAS·TVAS·DOMINE·DEMOSTRA·MIHI trifoglio L’Arcangelo Raffaele reca per mano il piccolo Tobia, al quale indica la via da seguire; il fanciullo stringe nella s. un grosso pesce. CNI 13. ENH 246. Ravegnani Morosini 3. MIR 492 (R/4). Figlio di Federico II e di Margherita Paleologa, Francesco III aveva solo 7 anni quando, alla morte del padre, venne acclamato duca di Mantova. In attesa della maggiore età, il governo fu retto dalla madre Margherita Paleologa e dagli zii Ercole e Ferrante, nominati suoi tutori. L'imperatore Carlo V concesse l'investitura il 28 giugno 1543. Nella stessa occasione furono concordate le nozze del giovane duca con la nipote dell'imperatore, Caterina d'Asburgo, figlia di Ferdinando. Le nozze si svolsero il 22 ottobre 1549, al compimento dei 16 anni. Purtroppo la vita coniugale fu di breve durata: un paio di mesi dopo l'arrivo a Mantova di Caterina, durante una battuta di caccia il duca cadde nelle gelide acque del lago, ammalandosi di polmonite e di li a poco morì. La successione ducale passò a Guglielmo, fratello minore di Francesco, ancora sotto la tutela della madre e degli zii. VIAS·TVAS·DOMINE·DEMOSTRA·MIHI ( et semitas tuas edoce me ) : Signore, fammi conoscere le tue vie, insegnami i tuoi sentieri.... Io sono l'angelo Raffaele, uno dei sette che stanno davanti al Signore. È ormai tempo che io torni a Colui che mi ha mandato; voi dunque benedite Dio e fate conoscere a tutti le Sue meraviglie”. Eros
    4 punti
  3. ah beh, Mario @dabbenemi inviti a nozze! Quando nel 1570 mancavano ormai poche settimane alla sconfitta totale e terribile dei Veneziani a Cipro, circondati da decine di migliaia di Turchi, il Bragadin volle far coniare una moneta di necessità, il Bisante, per i commerci interni di Famagosta. Sotto un genio alato, probabile ricordo della classicità dell'isola, si legge una frase che descrive benissimo lo stato d'animo degli assediati cristiani: VENETORUM FIDES INVIOLABILIS... come a dire: se anche ci abbatterete, la nostra fede rimane inviolabile. Per chi volesse saperne di più, nella Biblioteca del forum c'è un articolo che tratta di questo pezzo.
    3 punti
  4. Buonasera mi piacerebbe leggere qualche vostro commento circa la conservazione e la tonalita' del colore saluti, Max
    2 punti
  5. Forse era questa......
    2 punti
  6. Venezia volle il suo ducato in oro fino quanto e più del fiorino fiorentino. la marca di metallo doveva essere: "tam bona et fina per aurum, vel melior, ut est florenus". Il Papadopoli scrive che i saggi moderni (a cavallo del 1900) rendono un titolo di 0,997; quanto di meglio si riuscisse ad ottenere nel medioevo. Sul fiorino di firenze ho trovato in rete notizie abbastanza confuse: chi gli attribuisce un generico "24 carati", chi un titolo di 1000 (ns. catalogo), o generalmente d'oro puro. Credo comunque che fossero simili!
    2 punti
  7. Riporto direttamente dal Muntoni "prima del deteriorameto del fiorino di Firenze i due nominali [fiorino e ducato] erano metrologicamente identici". Come intrinseco siamo in ambedue i casi intorno ai 998/1000.
    2 punti
  8. So di navigare in acque perigliose, visto che sono ignorante di questa monetazione; però c'è un dettaglio che reputo importante, seppur indiretto. Non si tratta ovviamente di conoscenza specifica, ma forse più a logica ed è dettata da informazioni di circolazione monetaria del ducato veneziano. E' risaputo che il ducato vide la sua nascita in ritardo nel 1284, rispetto al genovino ed al fiorino e non fu subito ben accettato nelle transazioni importanti da altri stati, soprattutto quelli del centro/sud Italia. Dal libro di A. Stahl - La zecca di Venezia nell'età medioevale - possiamo leggere che nel 1339, gli esattori papali in Lombardia, riscossero decime per 2.500 ducati, ma li dovettero cambiare in fiorini, pagando un aggio, perché la Curia romana non accettava ducati! Se poi continuiamo la lettura, scopriamo che vescovi, arcivescovi, cardinali disseminati nell'Italia del nord, intorno al 1340, avevano un patrimonio censito in monete d'oro, dove la presenza del ducato veneziano era una piccola percentuale rispetto al fiorino. Allora come potrebbe essere che la Curia romana, in quest'epoca, non accettasse i ducati veneziani e pretendesse che fossero cambiati in fiorini, per poi mettersi a coniare un loro ducato imitativo del veneziano? Per questo motivo ritengo anch'io che il ducato senatoriale romano abbia visto la luce solo successivamente. saluti luciano
    2 punti
  9. Buon pomeriggio Acch ..... siete andati a scovare i ducati a nome di uno dei dogi più controversi (e per me interessante e che mi "piace") e non solo sotto il profilo storico. Non darei per scontato che quello postato da @fabry61 e quello successivo postato da @rorey36 siano imititivi; credo anzi che meritino un supplemento di indagini, pur salvaguardando la loro diversità .... (in verità il primo mi da più dubbi del secondo ). La verità è che i ducati a nome dell'Agostino subirono una involuzione stilistica rispetto a quelli emessi dal suo predecessore e fratello Marco; diciamola tutta ..... sono bruttini e non solo; si vede anche una certa confusione di indirizzo, una indecisione.... nella gestione degli spazi per inserire il nome del doge. Dal mio scritto sul ducato: "Si veda la figura del Doge Marco nel Ducato; il viso è espressivo e più realistico, il “corno” ha assunto la sua forma definitiva e più conosciuta, i suoi paludamenti rispecchiano il costume simbolico che indossava nel XV secolo il Doge e che possiamo riassumere come segue: la tunica con le maniche alla “ducale”, cioè larghe e non più strette ai polsi; il lungo manto foderato di pelliccia; la “mozzetta” non è più uno stretto collare, ma diventa ben più lungo e avvolgente; è una vera “mantellina” in ermellino; la “rensa” si rimpicciolisce ed è assente il caratteristico fiocco che la lega sotto il mento; l’aureola del Cristo, nel rovescio, sembra coincidere con la “mandorla” ed in parte vi sta inscritta; i piedi sono ancora parzialmente all’esterno della stessa. Nel ducato del fratello Agostino Barbarigo (1486 – 1501), si nota un ritorno ai caratteri precedenti; il “corno” è approssimativo e la “rensa” torna ad essere inequivocabilmente annodata sotto il mento; torna anche la mozzetta nella sua forma arcaica al posto della “mantellina”. Al rovescio l’aureola del Cristo resta stabilmente all’interno della mandorla ed i piedi si sovrappongono ad essa". Di ducati a nome dell'Agostino, poi, ce ne sono più tipi; il primo riporta il suo nome abbreviato, come in quello postato da Fabrizio e che termina alle spalle del doge inginocchiato; c'è poi il tipo che il nome lo porta per intero, come già avvenuto ai tempi del doge Vendramin, costringendo il preparatore del conio ad elevare la figura del doge, rimpicciolire la bandierina in cima all'asta e permettere che il nome continui sotto la figura. C'è poi una "via di mezzo" come quella dell'asta Sincona postata da Roberto? In successione posto il ducato di Marco Barbarigo; quelli di Agostino li avete messi già, ma ne aggiungo un terzo, ancora differente.... saluti luciano
    2 punti
  10. L'ultimo a destra è Euainetos alle elementari....
    2 punti
  11. Bhe, questo potrebbe averlo realizzato euaineto alle elementari, quando aveva 6/7 anni.... Faccio un salto nell altra discussione... Come già detto, è una moneta che mi sarei guardato con calma. Impossibilitato a ciò, non la comprerei ne su ebay ne altrove. Rispetto i vostri pareri,rispettate pure il mio.. Skuby
    2 punti
  12. Niente da fare, per questa monetina nel web ho trovato solo falsi dell'introvabile 1913. http://www.lamoneta.it/topic/92074-a-nickels-story/ e a tal proposito
    2 punti
  13. allego foto dello stemma mediceo coronato del mercato sotto le logge a Pisa voluto da Ferdinando dei Medici, foto del Granduca e descrizione del Di Giulio del periodo del suo Governo che fu indubbiamente il migliore e fiorente del periodo Toscano, sia per gli sviluppi economici che espansionistici, basti pensare che lui voleva conquistare e colonizzare l'America, importava il grano dall Egitto, sviluppo Livorno e bonificò molte paludi e terre. innumerevoli le statue a Pisa che lo ritraggono..
    2 punti
  14. @babelone @gionnysicily Ok. Pace fatta, dai... nessunissima polemica e massimo rispetto per tutti. Devo anzi obiettivamente ammettere che gli ultimi post adducono argomenti veramente convincenti a favore della genuinità della moneta...
    2 punti
  15. Ciao Mario Hai ragione sul fatto che le oselle degli ultimi decenni di vita della Serenissima, varrebbero una discussione specifica. Riguardo a quella che hai postato ha un "tranello", una sorta di messaggio subliminale a favore del nostro doge. Come altre volte è stato scritto, l'immagine del doge regnante o il suo scudo araldico, effigiati sulle monete, erano un "tabù" e lo stesso vigeva anche sulle oselle; però in queste ultime si concedeva la possibilità di richiamare, oltre al nome del doge, anche un elemento che ricordasse il suo casato ...... ma senza strafare e che non fosse troppo esplicito. Come non ricordare le varie rose esibite nelle oselle dei vari dogi Mocenigo, che avevano due rose nel loro stemma araldico? (vedi post 145) In questo caso l'acquila non è l'impersonificazione di Venezia (il leone marciano non poteva né aveva sostituiti, bastava e avanzava ..... ) l'aquila è il Valier e ci ricorda il suo stemma araldico. Il buon Bertucci ha fatto il "furbino" .... ha messo l'aquila del suo stemma a combattere contro il dragone, come dire ..... "Merito mio"! saluti luciano
    2 punti
  16. Buona Giornata Grazie Alessio! Che si possa vedere solo un lato delle monete è un peccato ..... peraltro pochissimi musei espongono monete che si possono ammirare in entrambi i lati. In questo caso sarebbe stato tanto più importante, viste le caratteristiche di queste monete; ad esempio il SOLDO mostra il lato comune a tutti i soldi da 12 bagattini di questo tipo, la particolarità sta nell'altro lato, che non vede San Marco, ma la donna assisa in trono come si vede nella Gazzetta. Peraltro il Lazari adombra la possibilità che questo soldo (in verità esistono due esemplari al Correr) sia una sorta di prototipo che non ebbe seguito ...... eppure, guardando la moneta, non si direbbe, anzi a me pare proprio circolata ..... saluti luciano
    2 punti
  17. Buongiorno a tutti, ritornando al mio quesito di un po' di tempo fa sulle monete di Francesco Molin per Candia citate dal Lazari (si veda post 136 di questa discussione), queste risultano esposte al Correr. Riporto di seguito le fotografie da me scattate durante la gita a Venezia di ieri. Ovviamente riporto solo il diritto di ciascuna dato che non è possibile vedere il rovescio. Ho comunque ricevuto dal museo le istruzioni per richiedere eventuali fotografie: nel caso vi terrò aggiornati.
    2 punti
  18. IUSTITIA SUPREMA LEX ESTO La giustizia sia la legge suprema Giustizia e Libertà (Libertas) sono da secoli motivo di vanto per la più piccola nonchè la più antica Repubblica al mondo. Da sempre libera da vincoli, San Marino è tra le nazioni che non accettano la giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia, il principale organo giudiziario delle Nazioni Unite.
    2 punti
  19. Non si può non mettere anche questa di osella che raccontava tramite simbologie gli avvenimenti del periodo, oggi diremmo" le grandi news ".... RESISTIT IMPAVIDE RESISTE IMPAVIDA Siamo col Doge Bertucci Valier, è una osella della NAC 43, anno I - 1656, vediamo un'aquila ad ali spiegate che attacca un drago. In realtà l'aquila è Venezia che lotta contro il drago che è l'Impero Ottomano, si allude alla lunga guerra tra veneziani e turchi e in particolare alla vittoria nei Dardanelli del 1656. E chi dubitava ancora che non raccontassero storia e avvenimenti qui deve arrendersi....
    2 punti
  20. Ancora dello stesso Doge e sempre connessa alla guerra di successione spagnola: EMERGIT VIGILANTE LEONE - (la nave) emerge (dal mare) sotto la sorveglianza del Leone Osella da 4 zecchini (ma esiste anche in argento) Anno VII (1706) Ex NAC 36, lotto 463 Leone con spada e bandiera su nave da guerra. «Allude alle misure di difesa prese sul Lago di Garda durante la guerra di successione spagnola» (Traina, p. 127). «Dopo l'occupazione francese di Desenzano l'attenzione del Senato si concentrò in particolare sui territori attorno al Lago di Garda. Il Governo diede ordine al provveditore Giorgio Pasqualigo di armare tre navi da guerra da porre a difesa delle rive del lago» (Dal Catalogo d'Asta Ranieri 4, lotto 1786, pag. 307, dove era in vendita un esemplare in argento). Ha ragione Mario quando dice che tra le Oselle ci sarebbe da pescare. A questo proposito aggiungo un ricordo personale: nel 2011, a Vicenza, durante la kermesse che era il fiore all'occhiello della nostra numismatica e che invece, ormai, si è purtroppo conclusa, ebbi la fortuna di vedere dal vivo a Palazzo Thiene la straordinaria collezione di Oselle della Banca Popolare di Vicenza, probabilmente la più completa al mondo. Fortuna nella fortuna trovai a farmi da guida Luigino Rancan, autore del relativo catalogo, che accompagnò me e gli altri astanti in un "viaggio" indimenticabile. Di quel bel pomeriggio conservo il piacevolissimo ricordo e, appunto, il catalogo che mi fu donato da @Liutprand, allora presente con me. Chi, come me, non segue la monetazione veneziana ma ama le monete non può che restare affascinato da questi tondelli, dalla loro storia e dalla loro varietà. Se potete andate a vederle. Altrimenti, se lo trovate, procuratevi il catalogo perché con una spesa irrisoria metterà a vostra disposizione pagine di storia e di numismatica davvero suggestive. E ora anche io lascio spazio ad auspicabili interventi da parte di altri utenti sperando che questa bellissima discussione resti in alto, tra quelle da proporre anche come spot per la numismatica in generale e per il forum in particolare.
    2 punti
  21. Carissim* seguo da lontano questa discussione e sopratutto questo pezzo, che sono mooolto interessanti! Come molti di voi sanno in questo periodo posso concedermi solo rare incursioni sul forum, e anche in questo caso dovrò essere sintetica. Per quanto mi riguarda le datazioni date da Toderi-Vannel Toderi & Co. alla monetazione senese fino al pieno Trecento sono assai discutibili e molte le ritengo errate. Senz'altro il MIR Toscana zecche minori / Siena, ovvero Montagano, per molte datazioni è più corretto, e probabilmente lo è in questo caso. In realtà, come ho detto in tempi recenti ad un paio di giovani studiosi secondo me la zecca di Siena per quanto concerne il medioevo aspetta ancora una monografia aggiornata e condotta con metodologia scientifica (i.e. verifica più capillare delle fonti medievali, oltre che dei ritrovamenti, analisi archeometriche del contenuto di fino e quant'altro...): speriamo che in futuro qualcuno possa occuparsene in questo senso. Sarebbe per ciò assai importante se si riuscisse a determinare con maggiore precisione quale altro grosso si può intravedere sotto il conio senese. Per quanto riguarda la frequenza delle ribattiture sulle monete medievali delle zecche dell'Italia centro-settentrionale e soprattutto sui versanti interni e tirrenici ho fatto uno studio (con censimento dei casi noti) che ho presentato in un poster allo scorso convegno internazionale di numismatica a Taormina e che dovrebbe essere pubblicato prossimamente negli atti: vi assicuro che i casi di ribattiture di monete grosse in argento sono parecchio rari così come per le monete in oro, mentre molto più comuni sono quelle riscontrabili tra le monete piccole in lega d'argento e mistura più o meno bassa (i.e. denari, quartari, quattrini, petachine o sesini et similia), in generale per motivi che penso sia facile immaginare, anche se ci sono dei casi particolari molto interessanti. Penso che la definizione della cronologia per questa ribattitura, oltre che della tipologia del grosso sottostante, potrebbe dare indizi interessanti anche sulle sue possibili motivazioni. Un caro saluto a tutt* MB
    2 punti
  22. in ultimo, per rispondere all'altra domanda, mi pare doveroso citare un testo specifico .... http://www.arborsapientiae.com/libro/14566/rex-theodoricus-il-medaglione-d-oro-di-morro-d-alba-isbn-978-88-8444-104-1.html CITO dal sito Il Medaglione aureo con il ritratto di Teoderico venne presentato al mondo numismatico da Francesco Gnecchi (1850-1919) in un suo articolo pubblicato, nel 1895, sulla Rivista Italiana di Numismatica. Il monile era infatti entrato a far parte della raccolta del noto collezionista milanese; infine, nel 1923, venne acquistato dal Museo Nazionale Romano e, ancora oggi, è uno tra i reperti più significativi che vi sono conservati. Manufatto eccezionale sotto diversi punti di vista; ha un diametro di 33 mm, pesa 15,32 g con la chiusura a spilla saldata sul rovescio, risulta quindi essere un multiplo da tre solidi. Questo capolavoro dell’arte iconografia numismatica antica è l’unico documento che ci tramanda un’affascinante immagine di Teoderico e costituisce un unicum relativamente alla sua effige. Il celebre sovrano goto è ritratto di prospetto con sottili baffetti, il capo scoperto ornato da una lunga capigliatura liscia, arricciata alle punte. Dalle poche informazioni che ci sono pervenute, il ritrovamento è avvenuto in terra marchigiana, nel territorio di Morro d’Alba, in contrada Sant’Amico, nel podere Tognietti in un non meglio specificato deposito sepolcrale che venne sconvolto da lavori di scasso. Proprio il Medaglione d’oro di Morro d’Alba diventa stimolo per uno studio ed un approfondimento della figura di Teoderico e, più in generale, del regno dei Goti e dell’Italia ai suoi tempi. Questo volume raccoglie ben 29 contributi (al riguardo) raggruppati in quattro sezioni (Il Medaglione d’oro; L’Italia al tempo dei Goti; Ravenna; Il Mito di Teoderico). In particolare i saggi di Claudia Barsanti (Il Medaglione d’oro di Teoderico. Il ritrovamento), Roberta Pardi (Le monete dei Goti), Alessandra Serra (Una riflessione sul Medaglione di Teoderico) e Diletta Cherra (Ritratti della storia gotica) si occupano in modo specifico dei temi che riguardano il medaglione, le monete e la ritrattistica in epoca gotica. La data più probabile, secondo gli studiosi, per l’emissione di questo medaglione è da collocare nell’anno 500, quando Teoderico, all’apogeo della sua gloria, compì il suo viaggio trionfale a Roma per celebrare l’adventus. Esistono anche altre ipotesi: secondo Bernareggi andrebbe datato al 526, momento che vide deteriorarsi i rapporti fra Teodorico e l’imperatore bizantino, d’altra parte Grierson propone come probabile una datazione al tardo 509, momento della pace con Franchi e Burgundi. Seguono scritti che introducono ed illustrano il periodo storico (Mario Natali) o che trattano delle fonti e delle testimonianze archeologiche di Teoderico a Roma (Paola Quaranta), degli insediamenti Goti nell’Italia settentrionale (Basema Hamarneh) e centro-meridionale (Andrea Paribeni), del territorio piceno nel racconto di Procopio durante le guerre gotiche (Lorenzo Riccardi). Ampio spazio è dedicato a Ravenna la città che, più di ogni altra, conserva ricche tracce del popolo Goto e memoria del mitico re; diciassette sono i contributi. Molti, com’è logico, trattano dei celebri cicli musivi. Ad esempio Mauro Della Valle offre una precisa indagine dello stile dei mosaici del tempio di Teoderico, sono anche esaminati i mosaici di Sant’Apollinare Nuovo (Laura Leuzzi) ed il discusso ritratto musivo di Teoderico (Gabriella Bernardi), la Cappella privata dei vescovi di Ravenna (Simona Moretti), mentre Livia Bevilacqua si occupa dei mosaici pavimentali di età teodericiana a Ravenna e nell’area adriatica. Altri contributi si interessano della politica edilizia promossa a Ravenna e nel territorio da Teoderico (Paolo Novara), del complesso episcopale ariano (Giorgia Pellini), della vicenda architettonica di Sant’Apollinare Nuovo (Roberta Cerone), della fondazione di Sant’Agata Maggiore (Roberta Cerone), degli arredi architettonici e liturgici negli edifici di età teodericiana (Claudia Barsanti), fino ad arrivare all’enigmatico mausoleo del sovrano (Francesco Gangemi). L’austera ed imponente tomba del re goto possiede una copertura monolitica veramente impressionante, tale da suscitare ancora oggi grande stupore. Il gigantesco blocco di pietra, con un diametro di oltre 10 metri, si stima possa pesare 230 tonnellate. Il suo posizionamento costituisce un vero rompicapo, una sfida per chi si occupa della storia della tecnica, sicuramente è una fra le maggiori imprese dell’antichità. Agli aspetti legati alla ricchezza, al lusso, sono invece indirizzati i lavori di Manuela Gianandrea (Bagliori dei secoli bui. Corredi funerari e tesori ostrogoti in Italia) e Basema Hamarneh che affronta gli aspetti collegati al diadema aureo, noto come Corona Ferrea, custodito nel tesoro del duomo di Monza e che, nel tempo, ha alimentato non poche leggende collegate all’origine e alla sua destinazione. Claudia Quattrocchi, invece, si sofferma sul tema dei sarcofagi ravennati attribuiti all’epoca teodericiana, analizzando in particolare l’aspetto iconografico. Alla lingua gotica e alle sue problematiche è rivolto il saggio di Artemij Keidan mentre Giovanni Gasbarri si è occupato di Cassiodoro e del monastero di Vivarium e Manuela Gianandrea della cultura, dei libri e dei codici miniati alla corte di Teoderico. In conclusione, sono rivolti al mito di Teoderico i contributi di Silvia Pedone (Uniti nella pietra. L’incontro di Sant’Ilario e Teoderico nel rilievo di Galatea – “C’era una volta un re”. Appunti sul mito di Teoderico nella letteratura e nell’arte). Il volume, corredato da 212 illustrazioni in bianco e nero, avrebbe sicuramente meritato delle riproduzioni a colori di dimensioni maggiori, ma questo avrebbe inevitabilmente inciso sul costo dell’opera. Infine un’adeguata e ricchissima bibliografia con oltre 900 citazioni. Insomma una splendida opera che non solo analizza i celebri monumenti di Ravenna, ma che offre un panorama complessivo dell’Italia al tempo dei Goti esaminando aspetti storici, archeologici, artistici e numismatici utilizzando come filo conduttore proprio una moneta, il Medaglione d’oro di Morro d’Alba di Teoderico. di Gianni Graziosi Il volume raccoglie una serie di saggi di docenti, ricercatori e studenti universitari divisi in quattro paragrafi: IL MEDAGLIONE D’ORO - L’ITALIA AL TEMPO DEI GOTI - RAVENNA - IL MITO DI TEODERICO
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  23. Caro Adolfo, impreparazione temo che - data la scarsità di studi specifici sull'argomento - sia sinonimo di normalità. Difficile farsi un'opinione esaustiva quando mancano i riferimenti che tanto ci fanno comodo. La piccola sequenza che ho fornito riguarda una percentuale davvero minima delle varie emissioni di ducati, quelli appunto del primo macro-gruppo (in riferimento sempre a Ives - Grierson) che contiene il minor numero di emissioni. I problemi grossi arrivano con i ducati coi simboli e lettere. Non dimentichiamo poi che fornire una sequenza non coincide con fornire una datazione, il lavoro che abbiamo fatto sui grossi araldici ne è un esempio. Però credo che già capire cosa viene prima e cosa dopo sia già un bel passo avanti. Poi alcuni simboli parlano abbastanza chiaro; uno su tutti: le chiavette decussate. Riavvicinamento (o ritorno definitivo) della corte papale a Roma? Qualcuno di voi sa se sono state effettuate analisi metallografiche sui ducati romani? Grazie per l'attenzione e per i preziosi commenti, Antonio
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  24. Non avevo molti dubbi che potesse essere il mezzo scudo di Darectasapere quello chiamato in causa da RobertoRomano. 50€ potrebbero essere già tanti da spenderci sopra.
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  25. Ciao @dux-sab, due parti di una cosi grande moneta , come pensi che qualcuno l'abbia saldata ? Magari se prima si imparasse cosa sono gli electrotypes non si avrebbero dubbi sul fatto che si possano saldare due metà di una moneta così grande, visto che lo fanno tranquillamente anche per monete ben più pesanti, tipo i medaglioni romani.......
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  26. Per me,30-40 euro,se trovi l'amatore.Ma schiarisci l'annerimento.
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  27. Guardandola con la lente di precisione mi sembra che quell'annerimento sia proprio il colore del materiale che hanno usato per otturare il buco quindi non penso di riuscire a toglierlo. Sono d'accordo anche io nel dire che il 90% di queste monete si trova bucato in quanto anticamente usate come medaglie devozionali, per tale motivo secondo me quelle dove non sono stati fatti troppi danni con il buco hanno anche un pezzo di storia aggiunto. Secondo voi come valore su quanto siamo?
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  28. Personalmente concordo con quanto scrive l'amico Antonio. Per quanto riguarda il "romanino d'oro" , come risulta dai documenti, era già in uso nel 1273. Non ricordo dove ma ho letto che qualcuno ipotizza anche una probabile emissione della moneta d'oro da parte di Carlo I senatore. Credo che del fiorino-ibrido se ne potrà parlare in seguito. Reputo la datazione del ducato romano al 1350 corretta e le motivazioni elencate sopra molto ragionevoli. Non è un caso che l'economia dell'Urbe subito dopo la metà del XIV secolo sia in piena ripresa. Vi seguo con grande interesse
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  29. Ciao e grazie anche della tua segnalazione ; sto controllando altre Sezioni e mi sembra che tutti i contatori non funzionino piu' almeno da due giorni .
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  30. Sempre nel primo macro-gruppo di ducati abbiamo questa tipologia, leggermente differente da quella allegata al post di apertura: (fonte Ranieri 9)
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  31. Salve. Si tratta di un bronzo emesso dalla città di Kallatis, in Tracia, tra il 175 ed il 75 a.C. Al D/ Testa laureata di Apollo a destra. Al R/ KAΛΛA-TIANΩN ai lati di un tripode. Nel campo sinistro, una spiga di grano e, sotto, EPI CA Rif.: AMNG 230. Un'immagine per confronto:
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  32. Pfennig di Augusta. http://www.acsearch.info/search.html?id=2736408
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  33. Ciao Luciano, cercherò, se appena possibile, di recuperare le foto di entrambi i lati con i relativi dati ponderali. Effettivamente tutte e tre le monete appaiono decisamente circolate.
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  34. Mi spiace non ho sono ancora in possesso di sovrane sudafricane. Ma magari, appena possibile, inserirò un 2 rand. Ciao
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  35. Secondo me, questa e' quella giusta.
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  36. Bravo King in una discussione si confrontano opinioni , dati, analisi, pareri . Non necessariamente ci deve essere per forza un antagonismo con un campo che deve avere ragione per forza o vincere la partita. Alcuni utenti hanno più esperienza in alcuni campi, altri ne hanno di più in campi diversi . Nessuno 'spara' ma ognuno può' portare la propria opinione senza dover per forza subire una verità' pronunciata apoditticamente o, peggio, o un giudizio di valore negativo ... Diversamente sarebbe inutile parlare, giusto? I bravi dovrebbero solo scrivere libri e tutti gli altri, meno bravi, zitti a studiarci sopra... Per fortuna non va così...
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  37. Prof e fosse una contraffazione? la legenda del retro mi sembra non coincida per nulla...
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  38. anche questa a detta degli esperti e' stata lavata... pero' il ragionamento che faccio io e' questo... se a seguito della pulizia mi viene fuori una moneta con un ottimo lustro... metallo fresco senza segni di usura con profondita' dei campi.. perché non deve essere preferita' ad una moneta non trattata... definita ugualmente fdc.. ma che in realta' a seguito della ossidazione del rame e della patina non si capisce in realta' quale sia la reale freschezza del metallo nonostante abbia conservato i rilievi?
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  39. Salve @Alex0901, mi fa piacere poterti rileggere nuovamente! Ti ringrazio per aver postato questa interessante monetina che, nonostante la tosatura proprio sulla data (come ha già riscontrato @Eliodoro) e qualche altro consueto difetto, resta comunque un esemplare gradevole e dalla notevole rarità. Al D/ . PHILIPP . III . D G . REX . Busto drappeggiato e radiato volto a destra. Sotto, 1611. Dietro, IAF/G. Al R/ Tosone sospeso a sinistra, racchiuso in corona di quercia chiusa in alto da una croce. Riferimenti: Pannuti-Riccio, p. 146, n° 32; CNI XX, p. 186, n° 80 (tav. VII, 11). Le sigle sono di: IAF = Giovanni Antonio Fasulo, banchiere napoletano che ricoprì la carica di Maestro di Zecca dal 1594 fino al 6 settembre del 1611; G = Francesco Antonio Giuno, Maestro di Prova dal 6 giugno 1609 al 1617. Veniamo al perché della rarità di questa tipologia. Io mi sono fatto un'idea che potrebbe apparire forse un po' personale. Prima però occorre fare qualche considerazione. Iniziamo col dire che la rarità è ben meritata perché immagini di esemplari simili in rete non se ne trovano così facilmente. La particolarità che viene notata subito per questo tipo è che risulta l'unico mezzo carlino (zanetta) di Filippo III (1598-1621) a portare iscritta una data, 1611, appunto. Ma non è la sola: notiamo anche che il ritratto del Re è caratterizzato da un busto adulto, ovvero i lineamenti sembrano quelli di una persona più matura rispetto a quelli, più gentili, di altri ritratti monetali (su zanette e non) dello stesso sovrano. Il che viene a combaciare con un ultimo, fondamentale dato da riscontrare: questa tipologia fu l'ultima coniata a Napoli, ovvero la liberata del 1611 risulta essere, allo stato attuale delle nostre conoscenze, l'ultima composta da mezzi carlini. Nello stesso anno, il Maestro di Zecca Fasulo lasciava il suo incarico e veniva sostituito, il 19 novembre 1611, da Giovanni Francesco Citarella che resterà in carica fino al 1 luglio 1621. Sotto il mandato del Citarella non vennero coniate più le zanette, che da troppo tempo erano divenute monete impopolari e causa più di problemi che di vantaggi per l'economica locale e la politica spagnola del Vicereame. Al loro posto, venne incrementata la produzione del nominale da 3 cinquine. Il busto adulto del Re, in unione con la data 1611, farebbe collocare questa emissione come l'ultima battuta sotto la direzione del Fasulo prima del cambio con il Citarella. Il tuo mezzo carlino, in altre parole, sarebbe tra le ultime monete battute in città di questa tipologia e anche tra le ultime "opere" del Fasulo prima di venire soppiantato dal suo successore nell'incarico di Maestro di Zecca. Secondo me, la rarità di questa zanetta deriva proprio da questo insieme di elementi, ma quello che verrebbe ad incidere maggiormente è dato dal fatto di essere tra le ultime tipologie di mezzi carlini emessi a Napoli, prima che la loro lavorazione venisse abbandonata del tutto, avendone già risentito la produzione anche a causa del malcontento che questi pezzi scatenavano in coloro che si ritrovavano ad avere a che fare con la cosiddetta "mala moneta". Questo in figura che ti allego è un altro esemplare (uno dei pochi) simile che ho trovato sul web (ex Ranieri 4, lotto n° 324), solo a titolo comparativo (peso pari a 1,26 g.): Noto, per esempio, il diverso orientamento delle foglie della corona di quercia al rovescio che racchiude il Tosone pendente.
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  40. Sentivo direi che si usa l'olio... però non ne so più di tanto
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  41. Proprio bella, sia di conservazione, assai prossima al top, sia di tonalità cromatica. Congratulazioni!
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  42. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CE2REG/6 Qui trovi altri esemplari
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  43. quello che a mio parere non và è il peso..........un pò troppo calante. Propendo per la fusione
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  44. Buonasera, aggiornamento foto scattate questa volta con la reflex. Saluti a tutti Silver
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  45. Dovrebbe essere : Dal denaro raccolto con la vendita di oggetti sacri e profani per aiutare i bisognosi, 1529, Bologna Ricorderebbe la grande carestia del 1529 nella guerra tra Carlo V e Francesco I e la grande solidarietà prestata dai Domenicani nell'occasione.
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  46. Sono d'accordo attendi ancora, sei nei tempi, 8 giorni sono pochini per iniziare a contattarli, se ti segnalano ti mettono in coda.
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  47. il valore di una moneta é quello che noi diamo. Ti piace? L'hai comprata? Sei contento? Allora il prezzo é certamente quello giusto... Altrimenti non parleremmo di collezionismo ma di speculazione... Il range di valore che ho dato io non significa nulla un caro saluto
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  48. Capisco quello che dici, d'altronde noi siamo un contenitore in cui ci sono più anime e più predisposizioni, bisogna cercare di dare spazio un po' a tutto e tutti, la divulgazione vorrebbe essere la principessa, almeno per me, però ci può stare anche il chiedere cosa e' una moneta, la conservazione, ma anche far vedere un nuovo acquisto, anzi onestamente ringrazio chi posta le sue monete, non e' da tutti, il giusto effettivamente sarebbe sempre quello di abbinare una scheda tecnica sulla moneta, il riuscire a raccontarla, ho sempre personalmente cercato di fare così e in modo parziale mi sono ispirato a un grande del forum che però ora non scrive, cerchiamo di indirizzare sulla divulgazione come priorità ma magari a Natale andiamo in modo leggero anche con la vostra più bella dell'anno, però poi raccontatela ...allora si che sarà una crescita per tutti...
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  49. Le ho comprate da un signore che le aveva da un po' e sapeva della mia passione per le monete; e così me le ha vendute. ?
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