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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/13/16 in tutte le aree
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Diamo lustro ad un tourbillon d'arte, messaggio, simbolismo, culto, estetica, potere, insomma numismatica allo stato puro... Siamo nel Regno Di Napoli 1246-1285: Carlo I d'Angiò (nato nel 1226); egli corse in soccorso del papa contro gli Hohenstaufen e li scacciò dall'Italia meridionale, che gli venne concessa in vassallaggio, ottenne così il regno di Sicilia (nel 1266), ma l'isola fu persa nel 1282 in seguito alla rivolta dei vespri siciliani, perciò Carlo I rimase solo Re di Napoli, e divenne successivamente anche re di Albania, re di Gerusalemme e Principe di Acaia e, inoltre,conte di Provenza per il suo matrimonio con Beatrice di Provenza. Carlo I d'Angiò, 1266-1285 Saluto, dal 1278. Au gr. 4,37 Stemma a cuore, bipartito di Gerusalemme e d'Angiò, sormontato da mezza luna e da due stelle. Rv. L'annunciazione della Vergine; interposta, una pianta di giglio. CNI 1; P.R. 1; MEC 14, 675; Fried. 808. Nel 1278 Carlo I d'Angiò introdusse con la scelta della raffigurazione dell'Annunciazione sul Saluto d'oro un tipo monetario tra i più belli della monetazione medievale italiana. Per attuare la coniazione di questa moneta si servì del personale della zecca di Brindisi, che aveva effettuato pure anni indietro la coniazione degli non meno famosi Augustali di Federico II di Svevia. Carlo I stesso avrebbe esaminato personalmente le prime bozze per questa nuova tipo monetario. Anche se di solito non fosse sempre dello stesso parere con Giovanni Fortino, artista di corte, questa volta il re fu proprio entusiasta del disegno presentato dall' artista per la nuova moneta così almeno narrano le croniche d'epoca. Il rovescio della moneta raffigura l'Annunciazione: l'Arcangelo Gabriele appare alla Vergine e le comunica che ben presto avrà un figlio - Gesù Cristo, il Redentore. La scelta della scena dell'Annunciazione è dovuta senza dubbio alla venerazione molto diffusa della Vergine Maria in epoca medievale, specialmente in quella gotica. Proprio un atto rivoluzionario fu l'ordine del re che la scena dell'Annunciazione sulla moneta dovesse sempre mostrarsi in piedi quando si girasse la moneta. Carlo fu così il primo a introdurre l'asse fissa nella monetazione occidentale. Si continua a sognare e questo mi tiene vivo... Eros5 punti
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Vi allego uno dei cavalli di Chieti più rari, tipo D.A. 23 ,R3, croce tripartita, presenta lo scudo " colorato " da linee trasversali, ne ho visti solo 2 esemplari con questo, l'altro sul listino 4/2012 della num. Picena, occhio @Teus I4 punti
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Giulio Ossequente è stato uno storico romano vissuto probabilmente a cavallo tra il III e IV secolo dopo Cristo ; se non fosse sopravvissuta la sua opera , De Prodigiis , sarebbe completamente rimasto ignoto alla storia . Nella sua opera descrive accuratamente eventi strani avvenuti specialmente nel cielo di Roma ed anche delle sue Provincie , eventi definiti appunto “Prodigia” ; questi fatti che gli antichi ritenevano inviati dagli Dei , erano interpretati a secondo delle situazioni in cui si verificavano , come favorevoli o minacciosi nei confronti dei Romani . Essi sono tutti fatti estratti dalla storia romana narrata da Tito Livio “Ab Urbe Condita” . Dell' opera di Ossequente ci è giunta solo la parte compresa tra gli anni che vanno tra il 249 a.C. ed il 12 a.C. Da cio’ si deduce che Ossequente non fu un vero scrittore autonomo , ma piu’ che altro una persona colpita nella sua immaginazione e fantasia da questi Prodigi descritti da Tito Livio , al punto di estrarli dall’ opera originale che li descriveva e di trascriverli in un libro a parte , in pratica un riassunto , scritto da lui ; fu insomma quello che oggi potremmo definire come termine moderno un “ufologo” , il primo “ufologo” della storia . Gli eventi vengono descritti in regolare ordine cronologico utilizzando la lista dei Consoli in carica in quel lasso di tempo , di conseguenza la datazione dei fatti risulta molto precisa . L' opera venne stampata per la prima volta a Venezia da Aldo Manuzio , nel 1508 , con una edizione ricavata da un manoscritto originale rinvenuto e copiato in Francia dall' Umanista Giovanni Giocondo di Verona , originale andato poi perduto o forse distrutto dai religiosi dell’ epoca a causa degli scabrosi argomenti trattati . Dei tanti Prodigia trattati , uno in particolare ha colpito l’ immaginazione dei moderni ufologi perche’ oltre alla prima riproduzione su una stampa del XVI secolo , ricavata dalla descrizione del fatto avvenuto nel cielo di Roma nel 98 a.C. , lo stesso oggetto ricompare in un dipinto del XVII secolo trovato in un Monastero dei Domenicani a Biserica , vicino alla citta’ di Sighisoara , in Romania , ed ancora lo stesso oggetto e' riprodotto in una moneta/medaglia francese emessa nel 1680 . Si potrebbe obiettare che questo oggetto tanto uguale nelle tre immagini sia frutto di persone che lessero il classico e videro la stampa del 1508 , forse colpite dal fatto vollero riprodurlo in un dipinto in Romania e nella moneta /medaglia in Francia ; pero’ , a parte la grande differenza di tempo tra le tre riproduzioni , tutto questo sembra troppo fantasioso e troppo poco probabile , parrebbe piu' verosimile che un oggetto , in tempi diversi apparve in cielo , con le stesse caratteristiche fisiche di quello descritto nell' opera di Ossequente . Lascio a voi altre interpretazioni di questa impressionante similitudine dell’ oggetto nelle tre manifestazioni . Sotto la stampa ricavata dalla descrizione dell' opera di Ossequente , il quadro con dipinto del XVII secolo nelMonastero in Romania e la moneta/medaglia emessa in Francia nel 1680 .3 punti
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Non è "bellissima" la moneta , ma è stato il primo acquisto in asta....... quella che mi ha fatto "innamorare" voleva "far passare" un messaggio di ostentata bellicosità e presunzione di potenza con questa legenda " CONVENIENTIA CVIQUE" e sul bordo dello scudo " PRAESIDIA MAIESTATI " cioè pressapoco . "cio' che è opportuno (la guerra) puo' essere rivolta a chiunque, a difesa di armi e onore " Al dritto il DVCA Ferdinando Carlo Gonzaga, Duca di Mantova appare col busto corazzato "all'eroica" come lo definisce lo zecchiere Cotel. Ma leggendo le gesta dell'ultimo Duca, ne esce un ritratto che non ha nulla a che vedere con quello che voleva far apparire, non era certo un cuor di leone , amava soldi , vizi, successi di corte, tanto che già nel 1701 l'imperatore lo dichiarava apertamente un traditore.3 punti
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Un 1921 dollaro Morgan...le prime monete del dollaro ha colpito dalla zecca di Denver. E non credo che fossero abbastanza pronti, perché il marchio della zecca è così piccolo e out-of-scale (come il punch era uno usato per marcare le monete più piccole di zecca. So che questo è stato coperto da petronius nel suo thread su Morgans, ma avrete notato ancora una volta che il 1921 Morgans furono coniate per iniziare la sostituzione il 270 milioni argento dollari sciolto ai sensi della legge Pittman 1918—con la maggior parte dell'argento recuperato andando all'impero britannico per l'uso in India. L'attrezzatura era tutto nuovo per il 1921 Morgans quindi sicuramente differiscono dalle monete 1878-1904 e in genere hanno seni eagle piatto e piatto capelli sopra le orecchie —entrambi i quali sono spesso scambiati per usura—quindi il ‘21 è forse meglio di quanto sembra a prima vista (e che è già molto bello!). v. ----------------------------------------------- A 1921d Morgan dollar…the first dollar coins struck at the Denver mint. And I don’t think they were quite ready, because the mintmark is so small and out-of-scale (like the punch was one used for marking the mint’s smaller coins. I know this was covered by Petronius in his thread on Morgans, but I’ll note once again that the 1921 Morgans were struck to begin replacing the 270 million silver dollars melted pursuant to the 1918 Pittman Act—with most of the recovered silver going to the British Empire for use in India. The tooling was all-new for the 1921 Morgans so they definitely differ from the 1878-1904 coins, and typically have flat eagle breasts and flat hair over their ears—both of which are often mistaken for wear—so your ’21 is perhaps better than it looks at first glance (and that’s plenty nice already!). v.3 punti
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Genny...grandissima moneta ... estremamente rara. Continuiamo ? .... per le ragioni esposte da Raffaele il tarì venne ritirato dalla circolazione e ripercosso con il conio di questo carlino....anch'egli con 2 cornucopie ai lati dell'aquila.3 punti
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Buonasera a tutti,innanzitutto complimenti per la discussione veramente interessante,a titolo informativo volevo ricordarvi che oltre a Filippo III anche Filippo IV ha coniato una moneta con cornucopie intrecciate,è il rarissimo 2 cavalli del 1632...3 punti
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Confermo l'impressione di quanti mi hanno preceduto. La moneta è una fusione, la limatura sul bordo e altri dettagli la rendono inequivocabile.2 punti
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Salve, un amico mi fece vedere circa 10 giorni fa una discussione aperta sul più noto social forum mondiale. La moneta è senza dubbio la stessa qui postata. Veniva sempre richiesta l'identificazione della moneta. Uno scrisse che si trattava di Gregorio XIII e un altro scrisse che forse magari era Giulio III.... io ho molto da imparare ancora sulle papali e non mi basterà la vita per riuscire a farlo, ma questi signori che sul noto forum sparano sentenze dovrebbero o tacere o documentarsi un pochino. Se si tratta di un busto ancora riconoscibile ( come questo caso ) non è difficile attribuirlo correttamente al pontefice esatto. La si scrive di monete, collezionismo e anche numismatica come qui ma lasciatemelo dire che su Lamoneta pur magari con situazioni o aspetti non ottimali o migliorabili almeno molto spesso si sa e si capisce ciò che si scrive. Mi riferisco unicamente alle papali e non ad altre monete che vengono la discusse, presentate o altro. Assolutamente nessuna polemica con Marley69 che ha fatto una semplice e corretta richiesta qui sul nostro forum. Condivido quanto ti è già stato detto, moneta rara, ma mal ridotta. Penso sia di peso basso sia per abbondante circolazione che per tosatura. Valore economico poche decine di €, meno di 100, saluti.2 punti
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Salve. Sembrerebbe un obolo tipo questo: Thessaly, Perrhaiboi AR Obol. Circa 425-375 BC. Bridled horse prancing to left, its rein trailing / Π-E above to left and right, P-A below to left and right (the P horizontal); Athena Itonia right, half kneeling in fighting attitude, wearing crested helmet and long robes, holding spear in right hand and shield in left. SNG Copenhagen 159.2 punti
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ciao a tutti, partecipo anch'io a questa stupenda discussione.. Moneta appena presa e di cui già si è parlato: Carlino di Filippo IV, Legenda: In hoc signo vinces.. Tempo fa, iniziai una discussione riguardante l'influenza dell'iconografia romana sulla monetazione medievale e moderna.. Saluti Eliodoro2 punti
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Giusto un filo Mario Innanzitutto al diritto abbiamo quel LIGVR che ci dice tutto sulla provenienza della casata del pontefice, i Della Rovere. Il Papa quindi non si accontenta di dire "chi è"; ci tiene anche a far sapere quali sono le sue origini. Caratterino forte eh? Esiste anche una variante di estrema rarità pubblicata per la prima volta dal Muntoni, con le fogliette di rovere al di sotto della scritta, al posto del fregio. Quindi abbiamo un diritto che nella sua semplicità artistica disarmante ci dice chi è il Papa, da dove viene e quale è il simbolo della sua casata. Una moneta certamente importante per questa disccussione! Mi permetto di correggere la lettura della legenda, che è FVNDATORES RO[manae] ECCL[esiae], ciò Fondatori della Chiesa di Roma. Un caro saluto a tutti, complimenti poi a @monetiere per i suoi numerosi post (non solo in questa discussione) che ci trasmettono tutto il calore di un vero appassionato Antonio2 punti
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Non poteva mancare in questa interessante discussione "motti e leggende nelle monete" questo bellissimo conio del Granducato di Toscana della mia collezione. Mezzo Tollero del 1683: D/ COSMVS.III.D.G.MAG.DVX.ETRVRIAE.VI. .1683. busto a destra con corona dentata del Granduca Cosimo III R/ La nave antica "Galera" che naviga a vela spiegata. PRAESIDIVM .ET. DECVS LIBVRNI .1683. "difesa e decoro della città" la leggenda è riferita al porto di Livorno che era divenuto prestigioso e strategico per il commercio del Granducato. Il mezzo tollero era della stessa bontà del tollero: once 11 di fino per libbra di metallo da monetare, peso di danari 11,5 e valuta di Lire 3.12 Nonostante la bellezza del conio, il mezzo tollero, non ha avuto molto successo sulla piazza commerciale e l'unica emissione è quella dell'ordinanza del 12 o 13 marzo 1682 " che si batta una moneta per la metà del Tollero dell' istessa bontà e peso a ragguaglio che da una parte ci sia il busto di S.A. e dall'altra una nave con le lettere attorno: Praesidium et Decus, Liburni, 1682 ". La battitura avvenne nell'anno successivo. L'intagliatore del conio fu probabilmente quel Marco Antonio di Cosimo Merlini "M.A.M." che a partire dal 12 aprile 1649 e fino al 14 maggio del 1674 era maestro della zecca vecchia di Firenze. Nel 1680, pur trovandosi a ROMA per perfezionare la propria arte, un grande medaglista e incisore di conii Massimiliano Soldani Benzi, stava emergendo alla corte Granducale e nel mese di novembre mandò a Firenze al Granduca il conio per battere li livornini e si trattava molto probabilmente dei tolleri con veduta del porto di Livorno del 1681. Comunque dallo stesso lavoro risulta che al Soldani erano stati commissionati altri lavori per la zecca fin dalla primavera del 1680 e che nel 1682, rientrato a Firenze, l'artista si dedicò alla riorganizzazione della Zecca. (Vannel, Toderi, 1987, p.56). Nel 1683 il Soldani venne nominato intagliatore di conii e dal 15 novembre 1688, in seguito alla morte di Marc'Antonio Merlini, ebbe la carica di Maestro de' conii e custode della Zecca vecchia dove si lavorava ad acqua (Vannel, Toderi, 1987, p.59). Il tipo del rovescio del mezzo tollero, con la Galea, è ripreso in tre medaglie del Soldani e questo lascia il dubbio che sia Lui l'incisore. Attribuire il nome dell'incisore dei conii alle monete "dove possibile" potrebbe essere interessante aprire una nuova ricerca. Grazie e saluti a tutti i partecipanti.1 punto
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Dai, potrebbe non essere ancora finita, King è troppo presto per l epilogo.. Un aspetto che forse non è stato ancora trattato, o mi è sfuggito nella discussione. Come spiegate lo stile della perlinatura al D/? Risultato della corrosione o altro? Skuby1 punto
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Se non argomentano i dubbi, non ci aiutano granché direi. Una cosa è dire "non lo comprerei, nel dubbio", un'altra cosa è fare un serio studio per definire il pezzo genuino o falso, a prescindere dalla piacevolezza del pezzo. Ciao ES1 punto
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Come sempre petronius è un grande, intervento perfetto. Nessun valore né economico e direi forse neanche storico.1 punto
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Complimenti @Vlad1971 per averci mostrato due magnifici esemplari provenienti dalla tua collezione personale ... il grosso tornese è una moneta simbolo della monetazione francese ma, anche europea . La prima invece che hai postato è forse più interessante perchè meno nota ai più di questo forum , se ti andasse di parlarcene un po' sarebbe sicuramente interessante , io stesso non la conoscevo ... mi ha colpito subito per la scritta CRVX nei quarti al diritto e anche perchè in legenda vi è riportato il valore della stessa GROSSVS ; elemento piuttosto raro da trovarsi sulle monete medievali per quel che ne so , sulle monete inglesi per esempio non mi pare che sia mai stato riportato ... il quelle italiane mi viene in mente il quartaro genovese ...1 punto
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Finalmente posto qualcosa di nuovo anche io!!! Ieri all'asta Ranieri mi sono portato a casa questa stemmata 1856. Per me è stato il primo acquisto in un'asta e l'emozione era tanta, avevo un altro obiettivo ma ho rinunciato e sono andato su questa. Ora lascio a voi i commenti1 punto
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Senza entrare nel merito dell'autentico o del falso, dato che le mie conoscenze tecniche non sono tali da darmi certezze in proposito, segnalo che lo stesso decadramma è stato esaminato sul noto forum USA Forum Ancient coins, dove il presidente\proprietario del medesimo (che è anche commerciante) la condanna senza il minimo dubbio come falso fuso, e invita ad inserirla sul report dei falsi. Però anche lì c'è chi sostiene che è autentica, e la discussione si è chiusa dopo 12 post senza alcun approfondimento tecnico. Gli americani, si sa, vanno per le spicce in tutti i settori... e purtroppo i poco esperti come me non imparano niente (anche se sulle monete greche false e sui falsari ci ho scritto un thriller). Joe Sermarini Owner, President FORVM STAFF Caesar Offline Posts: 7419 All Coins Guaranteed for Eternity. Re: Decadrachm on ebay « Reply #6 on: October 31, 2016, 02:47:31 pm » It is a cast fake. Fake coin report please. Logged Joseph Sermarini Owner, President FORVM ANCIENT COINS1 punto
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@Teus I è un sestante , due globetti simbolo del valore, 3 globetti e testa di Ercole = quadrante1 punto
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Lasciare un giudizio sulla similitudine dell'oggetto che appare nel diverso arco di tempo credo che non sia molto semplice.Io personalmente seguo con interesse i programmi in TV che trasmettono sull'emittente Focus che trattano di UFO. Credo che in un universo cosi immenso noi non siamo soli e che come sulla terra si sia sviluppata la vita anche in altre lontane galassie ci siano altre forme di vita.Ipotesi suggestiva è pensare che il nostro pianeta sia giovane mentre altri hanno sviluppato la vita molto prima di noi,tecnologie avanzata e quindi periodicamente vengono ad osservarci aspettando il momento giusto per il primo contatto.Voglio solo accennare ad un episodio successo dalle mie parti,nel 2012 comparvero i famosi cerchi nel grano in quello stesso periodo nel cielo notturno qualcuno vide delle luci in cielo circa 6,questo fenomeno delle luci è stato segnalato anche quindici anni prima da altre persone.Tornando all'oggetto delle tre manifestazioni la mia ipotesi e che in tre momenti diversi questi sia apparso in luoghi ,tempo e persone diverse.1 punto
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Ciao! Per me assolutamente R il Celsi ed altrettanto il Corner e Dolfin; si trovano, per carità ....., ma in condizioni migliori del BB siamo sui €. 700,001 punto
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Salve a tutti. Riprendo questa discussione per segnalare una novità. Leggendo un articolo di Ermanno A. Arslan, Monetazione di età longobarda nel Mezzogiorno, contenuto nella pubblicazione di Giuseppe Roma (a cura di), I Longobardi del Sud, Roma 2010, a p. 90 si fa riferimento proprio al discusso ritrovamento polacco di Obrzycko. Cito letteralmente dalla detta pagina: "Si sospetta un cultura monetaria nuovamente abbastanza sofisticata, destinata a svilupparsi, nel X-XI secolo, con riferimento alle vicende monetarie dei centri della costa e all’economia vitale e in crescita del territorio rimasto bizantino, oggi ormai sufficientemente noto. Con una possibilità di movimento della moneta nei secoli precedenti impensabile, come viene dimostrato, ad esempio, dalla presenza di argento di Capua nel ripostiglio, chiuso dopo il 973, ad Obrzycko (Poznam; Polonia)." Dunque, sembra che l'esemplare rinvenuto nell'Ottocento in Polonia fosse uno dei pochi, se non il solo al momento, ad essere contestualizzato a livello archeologico. Se siamo fermi a questo dato, c'è una buona probabilità che non vi siano nuove scoperte (e quindi novità rilevanti anche in termini di esemplari noti) al momento, su questo raro nominale.1 punto
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Salve a tutti, vorrei, infine, chiudere il triangolo di VT COMMODIVS (per comodità), aggiungendo anche l'isola di Malta, ossia La Valletta, quindi: Messina - Napoli - Malta (La Valletta). Tale motto era una specie di giustificazione con cui il coniatore, ossia il regnante, si scusava con la gente comune che per le monete più spicciole non usava l'oro o l'argento, ma solo metallo vile, ossia il rame. Questo lo faceva, infatti, solo per la comodità (da questo: VT COMMODIVS) di non dover coniare microscopiche monete d'argento. Vorrei postare un grano coniato durante il periodo di regno del Gran Maestro dell'Ordine di San Giovanni Alof de Wignacourt (1601-22), conosciuto soprattutto per essere stato uno dei patroni del Caravaggio. Saluti!1 punto
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Grazie di aver partecipato @eliodoro, e' importante in certe discussioni generaliste esserci, ma lo è' anche solo votare comunque...1 punto
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Non so voi, ma io adoro la programmazione tedesca in questo campo: monete programmate con anni di anticipo, tirature alte, efficienza nelle emissioni e (forse la cosa più importante) un livello sempre alto...forse vederle troppo spesso in circolo ci impedisce di apprezzarlo, ma la serie dei lander ha dei bellissimi disegni, e anche quelle "estranee" (come quella della riunificazione del 2015) sono sempre di buon livello. Un plauso. Inoltre, questa berlinese la aspetterò con grande piacere per la bellezza del posto rappresentato, che ho avuto la fortuna di poter vedere di persona.1 punto
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Ho ritrovato un articolo scritto all'indomani della prima sentenza, quella del 2011 che ha dato per la prima volta ragione al Governo. Di questo articolo avevamo già parlato a suo tempo (cinque anni fa), ma la lunghezza della discussione e, ahimé, l'età che avanza mi porta, come già avvenuto, a dimenticare alcuni passaggi, anche sostanziali. Me ne scuso con @bizerba62 e con tutti. http://www.coinweek.com/featured-news/coin-rarities-related-topics-the-jury-verdict-in-the-case-of-the-langbord-1933-double-eagles-20-gold-coins/ Segnalo in particolare questo passaggio, quasi all'inizio dell'articolo: "Il giudice di questo caso deve ancora pronunciarsi su una mozione importante di Barry Berke, l'avvocato della famiglia Switt-Langbord. Berke ha chiesto che il verdetto della giuria venga annullato, perché gli avvocati del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti non hanno dimostrato il loro caso. Il Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti era tenuto a dimostrare che queste dieci doppie 1933 Eagles erano state rubate dalla Zecca di Philadelphia negli anni '30." petronius1 punto
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Salve a tutti. Con questa discussione volevo oggi focalizzare la vostra attenzione su una rarissima tipologia monetaria coniata a Napoli nei primi anni del regno di Filippo III d'Asburgo (1598-1621). Senza frapporre ulteriori indugi, passiamo alle descrizioni. 1. D/ PHILIPP. III. DG. REX. ARA. VT. SI. Busto radiato, corazzato e drappeggiato volto a sinistra. Sotto, una croce tra due globetti. R/ MARGARI + AVSTR + CONIVXIT Busti dei sovrani Filippo III e Margherita d’Austria affrontati, posti su due cornucopie intrecciate. Tra di loro, nel campo, una corona reale. Sotto, 16.. · M. Pannuti – V. Riccio, p. 140, n° 9 (fig. 1). · Coll. Sambon 1897, p. 89, n° 1099 (tav. VIII del catalogo di vendita) – fig. 2. · G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo III, in BCNN, anno LII, 1967, p. 22, n° 3 (tav. I, n° 3, proveniente dalla Coll. Catemario con un peso di 5,92 g.) – fig. 3 e 3 bis. · A. D’Andrea – C. Andreani – S. Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE), 2011, p. 183, n° 23 (rarità: R4). Fig. 1. Immagine tratta da Pannuti-Riccio, p. 140. Fig. 2. Immagine tratta dal catalogo di vendita della Collezione Sambon del 1897, tav. VIII. Fig. 3. Immagine tratta dall'articolo di G. Bovi del 1967 in BCNN, tav. I (ex Coll. Catemario). Fig. 3 bis. In questa immagine sembra che la moneta ritratta sia la stessa già appartenuta alla Coll. Catemario pubblicata dal Bovi e qui riportata in fig. 3. 2. D/ PHILIPP. III. DG. REX. ARA. VT. SI. Busto simile al numero precedente. Dietro il busto, sigla comunemente interpretata come G. R/ Del tutto simile al numero precedente. · M. Pannuti – V. Riccio, p. 140, n° 9a. · Coll. Sambon 1897, p. 89, n° 1100. · G. Bovi, Le monete napoletane di Filippo III, in BCNN, anno LII, 1967, manca. · A. D’Andrea – C. Andreani – S. Perfetto, Le monete napoletane da Filippo II a Carlo VI, Castellalto (TE), 2011, p. 184, n° 24 (rarità: R4). · CNI XX, p. 178, n° 27 (esemplare della Coll. Sambon). Al momento, l’unico pezzo conosciuto di questa varietà fu esitato nell’asta Varesi XXXIII Utriusque Siciliae del 30 maggio 2000, p. 63, lotto n° 316 (fig. 4). Il medesimo esemplare, prima di approdare in questa recente asta, era appartenuto a Giulio Sambon e dalla sua ditta fu venduto nel catalogo della sua collezione a Milano nel 1897. Successivamente, si registrò un altro passaggio in asta Ratto del 5 maggio 1959 (lotto n° 353), per concludere poi in asta Varesi. Fig. 4. Immagine tratta dal catalogo d'asta Varesi Utriusque Siciliae. Come si evince dal titolo, questa interessantissima moneta napoletana dal valore di un tarì (ovvero due carlini), oltre alla rarità e all’importanza numismatica, riveste anche un rilevante significato storico, espresso attraverso l’iconografia del rovescio. Il diritto non rileva nulla di eccezionalmente importante, fatto salvo per la sigla G dietro il busto della variante qui descritta al n° 2, ma che avremo modo di approfondire di qui a breve. Volevo quindi soffermarmi in particolare sul rovescio. La legenda è già di per sé molto eloquente, ricordando il matrimonio tra Filippo III e Margherita d’Austria. Quest’ultima (1584 – 1611) era figlia dell’Arciduca d’Austria Carlo II di Stiria (1540 – 1590) e nipote dell’Imperatore del Sacro Romano Impero Ferdinando I (1556 – 1564). Non era certo di bell’aspetto: i ritratti dell’epoca ce ne tramandando un’immagine caratterizzata dal celebre prognatismo asburgico, tuttavia era di carattere mite, molto religiosa (alcuni l’hanno definita addirittura bigotta) e tutt’altro disinteressata agli affari politici e alle celebrazioni di corte. Nel 1599 sposò il Re Filippo III per procura, portando alla Corona spagnola una dote di 100.000 ducati, e di lì a poco intraprese il viaggio verso la penisola iberica, dove la sua unione regale doveva essere confermata nella capitale Madrid. Durante il suo viaggio verso la Spagna, il corteo austriaco fece tappa a Milano dove, per celebrare la sosta della nuova Regina spagnola, fu inaugurata, nell’allora Palazzo Ducale, la prima sala cittadina predisposta all’esecuzione dell’opera, il cosiddetto Salone Margherita. Alla corte spagnola, Margherita divenne una donna molto potente: ella era affezionata al consorte, così come anche lui esprimeva un sincero sentimento nei suoi confronti, ma non disdegnava l’intromissione, quando era necessario, negli affari di Stato. Il legame tra i due regnanti è ben illustrato su questa moneta: l’unione matrimoniale è simboleggiata dalle cornucopie che s’intrecciano. Questo simbolismo di pace, amicizia e concordia era già stato adoperato nel mondo classico su alcune monete romane sorprendentemente simili, nell’iconografia, a quella in oggetto (fig. 5 e 6, per fare alcuni esempi). Non escludo che l’incisore che curò l’esecuzione dei conii di rovescio per questi tarì napoletani non abbia preso spunto diretto da una di queste due monete romane, forse presenti nelle raccolte reali partenopee già messe insieme dall’epoca aragonese per volere di Re Alfonso il Magnanimo. Fig. 5. Sesterzio coniato a Roma a nome di Druso, figlio dell'Imperatore Tiberio, intorno al 22 - 23 d.C. Le due teste che sormontano le cornucopie sono quelle dei nipoti di Tiberio e figli dello stesso Druso: Tiberio Gemello e Germanico Gemello. RIC I, n° 42 (under Tiberius). Ex NAC 51, lotto 171. Fig. 6. Sesterzio dell'Imperatore Antonino Pio coniato a Roma intorno al 149 d.C. I due bambini le cui teste sono poste sopra le cornucopie sono T. Elio Antonino e T. Aurelio Antonino, i due figli del futuro Imperatore Marco Aurelio e di sua moglie Faustina II, nati proprio nel 149 d.C. RIC III, n° 857. Ex CNG Triton VIII, lotto n° 1142. La Regina dimostrò molto peso nella scelta dei ministri e dei cortigiani che circondavano il sovrano, decretando la caduta di quelli a lei sfavorevoli ed incentivando l’ascesa di coloro che si rivelavano fedeli non solo alla Spagna, ma anche all’Austria, suo Paese d’origine. Era lei, infatti, che spesso decideva che poteva avere contatti con il Re e chi invece veniva escluso da questo rapporto privilegiato. Filippo, dal canto suo, era felice, non senza una punta di opportunismo, di condividere con la moglie i pesi della politica, sia interna che estera. La politica filo-austriaca di Filippo III si intensificò a partire dal 1600, quando, sotto l’influsso della zia Maria Imperatrice del Sacro Romano Impero, figlia di Carlo V, e della figlia di lei, monaca, il Re iniziò ad appoggiare finanziariamente la fazione cattolica attraverso l’Arciduca Ferdinando II d’Asburgo, futuro Imperatore (1619 – 1637) in quella che passerà alla storia come Guerra dei Trent’anni. Alla morte di Margherita, il 3 ottobre del 1611, Filippo, profondamente addolorato per la perdita, non si risposò più. Riprendendo il discorso sul tarì in questione, esso fu coniato a Napoli nell’anno 1600, come dimostra anche la dicitura del numerale 16.. espresso sotto le due cornucopie al rovescio. Ad un anno di distanza, quindi, dal matrimonio tra i sovrani che si era tenuto solo l’anno precedente. Secondo un’ipotesi, sicuramente attendibile, avanzata dal Sambon in occasione della vendita della sua collezione nel 1897, a proposito di queste monete, esse vennero battute per una visita che i Re di Spagna avevano progettato a Napoli proprio per quell’anno, ma che non si realizzò mai. Questi tarì dovevano quindi essere gettati al popolo durante la cavalcata dei Re in visita alla città. In previsione di un simile evento, il nuovo Viceré Fernando Ruiz de Castro Conte di Lemos, insediatosi a Napoli nell’ottobre del 1599 con la moglie Catalina de Zùniga ed il figlio Pedro Fernàndez che gli succederà poi nella medesima carica, ordinò, oltre alla coniazione di queste monete, anche la costruzione di un nuovo palazzo (l’odierno Palazzo Reale in Piazza Plebiscito) per ospitare il Re in visita con la consorte. A seguito dell’annullamento del viaggio reale a Napoli, la costruzione della nuova residenza continuò, mentre molti dei tarì di questo tipo già coniati vennero ritirati dalla circolazione e rifusi per recuperare il metallo in Zecca. In circolazione ne rimasero pochissimi, come ad esempio l’unico esemplare noto descritto qui al n° 2, che risulta anche tosato e che quindi testimonia una discreta quanto movimentata attività di circolazione. Questo provvedimento potrebbe spiegare anche l’eccellente livello di rarità raggiunto ad oggi da questi particolari tarì: partiamo dicendo che solo un esiguo numero di esemplari sfuggì al ritiro ed alla fusione e, per quelli che restarono in circolazione, non tutti sono pervenuti fino ai nostri giorni, il che porta ad abbassare drasticamente il numero di pezzi sopravvissuti alle vicissitudini storiche e quotidiane intercorse in un così lungo arco temporale. Da un primo confronto dei conii dei diversi esemplari qui illustrati, risulta facile notare come per il rovescio fossero stati preparati meno conii rispetto al diritto: le somiglianze tra i conii di rovescio, infatti, sono più strette e calzanti rispetto a quelle dei conii di diritto (in alcuni casi sembra sia stato usato proprio lo stesso conio, ma è difficile giudicare anche a causa della conservazione dei pezzi), il che fa presupporre che furono preparati più conii di diritto, ma, a confronto, pochi, se non pochissimi, di rovescio. Passiamo ora, finalmente, a parlare della sigla G che compare dietro il busto al diritto dell’esemplare n° 2, come già detto, conosciuto, al momento, solo in quest’unico pezzo. Nel periodo in cui furono coniati questi tarì, ovvero nell’anno 1600, nella Zecca partenopea lavorava Giovanni Antonio Fasulo come Maestro di Zecca. Costui, un banchiere di origini napoletane, aveva già ricoperto questa carica a partire dal 1594, sotto Filippo II, continuando a mantenerla anche sotto Filippo III fino al 6 settembre del 1611. Egli siglava le monete con le proprie iniziali: IAF, seguendo una dizione latina “Joannes (o Johannes) Antonius”, e GF, ovvero “Giovanni Fasulo” seguendo invece una dizione volgare, possiamo dire, se vogliamo, in termini più recenti, italiana. Entrambe le sigle sono espresse in monogramma. Nello stesso periodo, come Maestro di Prova, lavorava, accanto al Fasulo, Gaspare Giuno (o Juno), attivo già dal 1591 e risultante in carica fino al 6 giugno 1609. Egli siglava le monete con la lettera G o con GI in monogramma. Ora, nei testi, come ad esempio il CNI XX, viene riportato in merito a questo tarì con sigla, che la lettera G indicherebbe il Maestro di Prova Gaspare Giuno, ipotesi, questa, che è ancora tutt’oggi prevalente nel pensare comune quando si parla di tale moneta. Io, però, ho dei dubbi al riguardo: il solo Maestro di Prova, che, a differenza del Maestro di Zecca non aveva la responsabilità dell’intera attività monetale e non sempre era tenuto a siglare le monete a differenza, invece, del suo superiore, avrebbe potuto apporre la propria inziale omettendo, invece, quella del Maestro di Zecca? In realtà, a livello amministrativo, era quest’ultimo che rispondeva della qualità del lavoro in Zecca e dei prodotti monetari che vi uscivano, non il Maestro di Prova. Dunque, è più credibile che la sigla G non appartenga in realtà a Gaspare Giuno, come creduto finora, ma sia in realtà quella del Maestro di Zecca, ovvero di Giovanni Antonio Fasulo, responsabile della Zecca e, quindi, anche della coniazione di questo tarì commemorativo. Ne deriva che la sigla non può essere letta semplicemente come G, ma come GF (anche secondo criteri stilistici), il monogramma di Giovanni Antonio Fasulo, così come avviene ad esempio in altri nominali napoletani dello stesso periodo dove si ritrovano sullo stesso tondello le sigle GF e G (cfr. il carlino coevo con aquila e legenda di rovescio EGO + IN + FIDE del tipo Pannuti – Riccio, n° 16a). Anche se ci fosse stata la seconda sigla di Gaspare Giuno, essa sarebbe apparsa, probabilmente, sotto il busto del sovrano (come, ad esempio, nel tipo Pannuti-Riccio, n° 9 sotto il busto vi era una croce tra due globetti), come nel predetto carlino, in una parte della moneta che risulta purtroppo tosata. Infatti, non compare nessun’altra sigla nei campi, così come non possiamo immaginare che, in una coniazione ufficiale, appaia solo la sigla del Maestro di Prova, mentre viene omessa (per quale ragione plausibile poi?) quella più importante del Maestro di Zecca che garantiva, appunto, la bontà della moneta. In conclusione, secondo la mia opinione, la sigla che fino ad oggi si è malamente letta come G andrebbe letta per quello che in realtà è, cioè il monogramma GF del Maestro di Zecca dell’epoca. Ipotizzando la presenza della sigla G di Giuno, essa si sarebbe trovata sotto il busto, una parte della moneta purtroppo ad oggi perduta. Tale teoria sarebbe confermata se uscisse un secondo esemplare con la sigla dietro il busto ma con la parte sottostante non tosata. Per le sigle ho fatto molto affidamento su quanto pubblicato da P. Magliocca in Maestri di Zecca, di Prova ed Incisori della Zecca napoletana dal 1278 al 1734, Formia 2013. Ma ora lascio la parola a tutti coloro che vorranno intervenire con le proprie impressioni, commenti ed ipotesi: spero che anche questa discussione possa suscitare il vostro interesse.1 punto
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Ottimi i riferimenti che avete trovato! E' interessante notare come nel carlino EGO IN FIDE che soppiantò il tarì in oggetto vi siano rispuntate le due cornucopie. Complimenti anche a @gennydbmoney per il suo rarissimo 2 cavalli. Sicuramente una moneta molto ricercata ed interessante che merita un piccolo approfondimento.1 punto
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ne avevo uno anch'io. è il peso del 100 lire con bolli di verifica dal regno di Sardegna a quello d'Italia credo fatto in zecca ufficiale o perlomeno controllato con bolli ufficiali. il mio era anche dorato.1 punto
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non è corrosione, ma risultato della tecnica di fusione, anche il bordo risulta " lavorato "1 punto
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Portale una a una in tasca, o in valigia .. ( se non valgono più di 10.000€) massimo accettabile di asporto contanti , mi pare, .... se ti infili nella"burocrazia"........1 punto
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Buona sera a tutti,continuando con le papali.. Ecco quà un bellissimo e rarissimo giulio di Leone X della zecca di Ancona che riporta questo motto: ECCE TEMPIVM TVVM PETRE che significa ECCO IL TUO TEMPIO PIETRO questa moneta risale nel periodo nel quale venne costruita la basilica di San Pietro a Roma (per l'esattezza costruita sopra la tomba di San Pietro). La moneta,oltre ad avere questo bellissimo motto, ha anche una grandissima storia dietro,infatti,in quel periodo era avvenuta la riforma luterana cioè Marin Lutero,si era ribellato nei confronti della chiesa perchè per perdonare i propri peccati ai fedeli,si diceva loro che dovevano pagare un indulgenza plenaria cioè dovevano versare una quota di 2 quattrini per ottenere il perdono totale di tutti i peccati. Anche se questa cosa è da svariati criticata, secondo me la gente non capisce che nonostante questo,adesso possiamo ammirare un capolavoro dell'arte e dell'architettura mondiale. Già che ci sono posto sia la moneta con il motto,che un quattrino di Leone X (la metà del prezzo di un indulgenza) della zecca di Fabriano. Immagine presa da numismatica ranieri. Questa moneta invece,proviene dalla mia collezione (esemplare che in gran parte ha conservato la sua argentatura originale).1 punto
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Questa discussione e' nata nel rispetto delle opinioni degli altri, quindi anche la tua sara' rispettata,ti faccio solo osservare che nel punto in cui tu parli di ossidazioni , si parla di corrosioni, termine totalmente diverso. le ossidazioni presentano caratteristiche diverse. Il fatto che tu non spenderesti piu' di 100 euro e' una tua scelta personale per contro, la gente puo' decidere di spendere 3350 euro perche' crede in quello che fa, oppure puo' anche buttare i soldi dalla finestra, anche queste sono scelte personali in cui nessuno di noi puo' entrare nel merito1 punto
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1650 Epoca di INNOCENZO X° Senza data, ma stesso rovescio della Moneta annuale dell'autore GASPARE MORONE (Vedi BARTOLOTTI pag.51) D/ Apertura della PORTA SANTA, con i mattoni che cadono. R/ Al centro SCALA SANTA, ai lati le porte sante delle quattro basiliche romane, sopra il timpano la statua di ogni titolare, la prima San Pietro con le chiavi, Santa Maria Maggiore, San Giovanni Battista e San Paolo.1 punto
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beh... nulla da dire sono davvero affascinanti... complimenti @Jacopo921 punto
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Taglio: 2€ CC Nazione:Portogallo Anno: 2009 Tiratura: 1.250.000 Condizioni: BB Città: Bibione (ve) Note: prima commemorativa portoghese ritrovata finalmente1 punto
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Perché insistere, mettendo possibilmente a disagio, un utente che contribuisce come pochi al forum? Confrontiamoci sui contenuti... Ciao ES1 punto
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A suo tempo la presi perchè mi ha incuriosito molto il fatto che riportava una data diversa per faccia. Il 1816 in Europa e negli Stati Uniti fu chiamato “l'Anno senza estate ”, con neve a giugno, gelate in luglio e agosto ed inverno rigidissimo. Ci furono rivolte per il cibo in Gran Bretagna ed in Irlanda, molti si videro costretti a mangiare radici e ratti. Il clima causò la diffusione su larga scala di epidemie di tifo, andarono distrutti gran parte dei raccolti costringendo alla fame centinaia di migliaia di persone, per questo freddo micidiale si stimano 60.000 morti nel periodo 1816/17. Negli anni seguenti il terrore che un simile clima potesse ripresentarsi restò a lungo impresso. I contadini se la cavarono a stento sopravvivendo con le scorte delle annate precedenti. Una tessera per "un pane" - Germania: Città di Wuppertal-Elberfeld - 1 Brod 1816/1817 Tramite traduttore ho grossomodo ricavato le diciture, è stata coniata in un periodo di grave carestia, una testimonianza di lacrime, stenti e sofferenze. ASSOCIAZIONE DEL GRANO - ELBERFELDER (lato 1) ____COMPRATO IN TEMPO NELL'ANNO 1816 (lato 2) ____IN MODO DI AVERE IL NECESSARIO NEL 1817 (Le cause di questo clima micidiale furono dovute in parte alle gigantesche eruzioni vulcaniche avvenute negli anni precedenti, si erano accumulate nell'atmosfera immense quantità di polveri, a queste eruzioni si sommò quella dell'esplosione del vulcano Tambora avvenuta nel 1815, la spessa coltre di polveri rese meno incisiva la radiazione solare, tale azione si sommò ulteriormente alle condizioni atmosferiche particolarmente avverse di quegli anni)1 punto
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1625 Epoca di URBANO VIII (1623-1644) D/ PORTA SANTA, a destra in verticale 1625 R/ S. PIETRO e S. PAOLO1 punto
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Credo sia un bronze di Tiberio per paestum https://www.acsearch.info/search.html?id=1456311 punto
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Non sono molto d'accordo sulla bruttezza stilistica di questa moneta, dipende dal conio; basta entrare nel nostro catalogo e verificare che ci sono dei coni con la testa di Mercurio all'altezza di una moneta greca. Saluti maumo1 punto
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