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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/19/16 in tutte le aree

  1. Salve a tutti. Quest’oggi volevo approfondire un tema storico, forse ultimamente messo un po’ da parte, che riguarda molto da vicino la politica espansionistica di Carlo I d’Angiò (1282 – 1285, come Re di Napoli). Carlo I era di stirpe reale: era infatti figlio del Re di Francia Luigi VIII, mentre suo fratello sarà il futuro San Luigi IX. I suoi rapporti con l’Oriente erano già molto vivi ancor prima di arrivare ad impossessarsi della corona napoletana: nel 1248, infatti, Carlo, con i titoli di Conte d’Angiò, del Maine, di Provenza e Forcalquier, accompagnò suo fratello, il Re Luigi IX, durante la Settima Crociata, in Egitto, governato all’epoca dalla dinastia araba degli Ayyubidi. Questi ultimi, nel 1245, l’anno prima che Carlo fosse elevato a Conte d’Angiò, avevano conquistato Gerusalemme con i suoi luoghi santi, all’epoca ancora oggetto di numerose contese tra mondo cristiano e mondo musulmano. Il loro potere, poi, si era esteso anche in Egitto, costituendo un serio pericolo per le potenze europee che si affacciavano sul Mediterraneo. Inoltre, questa occasione offriva un ottimo pretesto per ritornare in Oriente e ritagliarsi dei possedimenti personali da assoggettare a dinastie cosiddette franche. Dopo un breve scalo a Cipro, tappa obbligatoria per le flotte che dall’Europa si dirigevano in Oriente, Carlo raggiunse l’Egitto nel 1249, partecipando alla vittoriosa conquista di Damietta. Nel febbraio del 1250, però, fu protagonista, insieme al fratello Luigi e ad altri membri della famiglia reale francese, della disastrosa disfatta di Mansura, a seguito della quale sia Luigi IX che Carlo stesso furono annoverati tra i prigionieri dei musulmani, diventando così molto più preziosi per i nemici di ogni possibile bottino di guerra. Infatti, dopo una breve prigionia, sia il Re di Francia che suo fratello Carlo d’Angiò furono rilasciati dietro pagamento di un pesante riscatto. Carlo decise che la sua avventura crociata nei territori dell’Outremer poteva dirsi conclusa: nel 1251 fece ritorno in Francia, anche a seguito di alcune rivolte che si stavano sviluppando nei suoi territori. Negli anni seguenti, Carlo si dedicò agli sviluppi politici della Francia e degli altri Stati limitrofi, intromettendosi in varie questioni ereditarie da cui uscì spesso con il raggiungimento di un proprio tornaconto personale. Non trascorse però molto tempo che Carlo fu invischiato negli affari italiani: nel 1261 era stato eletto al soglio pontificio Papa Urbano IV che era di origini francesi. La situazione politica in Italia non era delle migliori: Manfredi di Svevia, Re di Sicilia, ambiva a conquistare l’Italia intera, il che equivaleva ad una minaccia seria e preoccupante per il pontefice, il quale tentò di ingraziarsi il sovrano svevo intraprendendo la via diplomatica che, ahimè, non portò a nulla di concreto. Così, Urbano IV reagì pesantemente scomunicando Manfredi, il che comportava la perdita di ogni diritto sul trono di Sicilia. Il Regno dell’Italia Meridionale, per antiche norme di diritto feudale, ritornava nelle mani del Papa che ne disponeva al meglio. In questo caso, Urbano decise di affidarne la corona a Carlo d’Angiò, forse con lo scopo di favorire la casata reale della sua terra d’origine. Mentre Carlo si recava a Roma per essere insignito del titolo di Senatore, Urbano IV morì di lì a poco nel 1264. Gli successe Clemente IV che continuò la politica anti-sveva del suo predecessore: egli accolse Carlo con il suo seguito nel 1265 e lo incoronò a Roma Re di Sicilia. Manfredi, intanto si organizzò per l’imminente scontro, poiché non aveva nessuna intenzione di rinunciare ai suoi diritti sul trono siciliano, nonostante fosse ormai ufficialmente decaduto. Da questo momento in avanti, è risaputo cosa avvenne e come Carlo conquistò la corona dell’Italia Meridionale: il suo esercito, forte di quasi 30.000 uomini provenienti dalla Francia, supportato dai Baroni che si erano ribellati a Manfredi, sbaragliò le forze sveve sul fiume Calore nei pressi di Benevento. Era il 26 febbraio 1266 il giorno esatto in cui lo Stato più esteso della penisola italiana assistette all’ultimo bagliore della gloriosa casata sveva e, nello stesso istante, all’ascesa di un nuovo padrone, la cui discendenza, tra bene e male, contribuì allo sviluppo della parte continentale del Regno impegnandosi con uno sforzo senza precedenti. Fu proprio con Carlo I che Napoli fu scelta come capitale del Regno, soprattutto dopo che, con la rivolta dei Vespri Siciliani, la parte insulare dei suoi nuovi possedimenti si era ribellata, scacciando i Francesi visti come despoti votati al sopruso. Ed in effetti la politica di Carlo I, ancor prima di diventare Re, era stata sempre molto dura e, a tratti, dispotica: nel riorganizzare l’assetto amministrativo del Regno appena conquistato con le armi, il sovrano angioino tolse molte delle antiche prerogative alla nobiltà locale per affidarle invece a membri più o meno illustri provenienti da altre parti d’Italia e d’Europa, favorendo con un occhio di riguardo i mercanti ed i banchieri toscani. Il Regno non fu però pacificato del tutto prima del 1268, anno in cui Carlo sconfisse a Tagliacozzo le ultime truppe rimaste fedeli agli Hohenstaufen nella persona di Corradino, nipote di Manfredi. Con la sconfitta e la decapitazione di Corradino a Napoli, Carlo d’Angiò divenne ancor più ferreo nel suo governo: portò alla rovina molti nobili locali per poi sostituirli con i più fedeli tra i Baroni francesi. Gli Svevi, poi, a differenza degli Angioini, avevano sempre mantenuto ottime relazioni pacifiche con gli Arabi, il che aveva scatenato l’ira di più di un pontefice. Con l’avvento di Carlo I a Napoli le cose cambiarono e fu in questo momento che il Nostro, dopo aver assicurato la stabilità nei suoi nuovi territori, pose rinnovata curiosità verso l’Oriente. Luigi IX, nonostante l’esito estremamente negativo registrato alla fine della Settima Crociata, spinto dalle sue convinzioni religiose e da una fedeltà al Papa quasi fanatica, era già pronto ad intraprendere quella spedizione, questa volta contro la Tunisi del califfo al-Mustansir, che sarebbe passata alla storia come Ottava Crociata. Ed anche questa volta il buon Carlo vi partecipò: i motivi della sua partecipazione, poco entusiasta a causa forse della prigionia subita verso la metà del XIII secolo in Egitto, si devono probabilmente ricercare nel fatto che, da Tunisi, al-Mustansir, vecchio alleato di Manfredi e quindi nemico del nuovo Re Carlo, poteva tenere sotto scacco sia la Sicilia che il Regno di Napoli. Carlo era quindi molto più pragmatico di suo fratello e riuscì a intravedere ottime opportunità per il suo Regno accodandosi alla farsa della Crociata. Infatti, morto nel 1270 Luigi IX per una violenta forma di dissenteria, Carlo, come parente più prossimo, assunse il comando della Crociata che si trasformò più in una guerra personale: alla fine, in quello stesso anno, il sovrano Angioino stipulò un nuovo trattato con il califfo e, ottenuti i rimborsi delle indennità di guerra da parte del nemico, rientrò in Sicilia quello stesso anno. Ma i progetti che più attanagliavano la mente di Carlo I si manifestarono già prima dell’Ottava Crociata. Alleandosi con l’Imperatore latino di Costantinopoli Baldovino II, ormai in esilio, attraverso un’oculata politica matrimoniale (fece infatti sposare sua figlia Beatrice con il figlio di Baldovino nonché suo successore, Filippo di Courtenay), l’Angioino mirava alla conquista graduale del trono costantinopolitano. Questa sua sete di conquiste dovette sfogarsi al di là dei confini nazionali, poiché in Italia non poteva unificare gli altri territori della penisola, rischiando altrimenti di incorrere nell’ira del Papa, rischiando di fare la stessa fine dello scomunicato Manfredi. I regni orientali, invece, facevano ancora gola ai sovrani occidentali, poiché ancora floridi e ricchi, nonostante l’epoca d’oro delle Crociate era finita da un po’. Alla riconquista latina di Costantinopoli e del suo ricco Impero volle partecipare anche il Principe d’Acaia Guglielmo II di Villehardouin, il quale diede in sposa sua figlia ed erede Isabella al figlio di Carlo, Filippo. Questi divenne Principe d’Acaia a partire dal 1278, quando Guglielmo II morì e Isabella entrò in possesso dei territori paterni come prevedevano gli accordi. Da questo momento in poi, l’Acaia spetterà di diritto agli Angioini. Un primo passo, quindi, per l’espansione angioina in Oriente era già stato compiuto. Attraverso questa politica matrimoniale, Carlo I poteva muovere i fili del potere anche all’estero, senza però essere coinvolto in prima persona, mantenendo apparentemente il controllo del solo Regno di Napoli, di cui era sovrano titolare. Nonostante la conquista di Costantinopoli sembrava per Carlo a un passo dalla realizzazione, i suoi piani furono bloccati a causa dell’alleanza religiosa che Michele VIII Paleologo, Imperatore di Bisanzio, strinse con il nuovo Papa Gregorio X, il che portò ad un arresto temporaneo della campagna intrapresa da Carlo I contro i Bizantini. La situazione precipitò con lo scoppio dei Vespri Siciliani del 1282 che costrinsero il sovrano ad abbandonare l’Albania e a tornare in Sicilia per sedare la rivolta. Mentre era ancora in corso la progettata conquista di Costantinopoli, Carlo non mancò di andare oltre Bisanzio e di mirare ancora più lontano, ovvero alla stessa capitale di quello che era stato il Regno latino omonimo più importante creato dopo la fine della Prima Crociata nel 1099: Gerusalemme. Dopo la morte di Corradino, nel 1268, che era titolare del Regno di Gerusalemme, i diritti al trono di un Regno che era solo l’ombra di quello che era stato in passato furono contesi da varie casate occidentali, tra questi la spuntò alla fine quella dei Lusignano di Cipro. Alla fine del XIII secolo, quando ormai la riscossa musulmana aveva portato all’annientamento uno dopo l’altro di tutti gli Stati che i Crociati avevano fondato in Outremer, il titolo di Re di Gerusalemme, ridotto ad una pura formalità, era stato rivendicato però anche da altre famiglie. Tra queste spiccava la dinastia dei Principi di Antiochia nella persona di Maria, figlia di Boemondo VI, ultimo Principe effettivo di questo Stato crociato. Ella vantava diritti dinastici sul trono di Gerusalemme: infatti, per via paterna, era discendente del Re Baldovino II, in quanto la figlia di questi, Alice, aveva sposato Boemondo II d’Antiochia, antenato in linea diretta di suo padre. Suo nipote, Ugo III di Lusignano, riuscì però ad impadronirsi del titolo, lasciando a mani vuote Maria d’Antiochia, la quale, nel 1277, vedendosi sconfitta, vendette i suoi diritti sul trono gerosolimitano proprio all’ambizioso Carlo I d’Angiò. Da questa acquisizione non furono ricavati però nuovi territori in Oriente per la Corona angioina: molte città costiere che erano sopravvissute agli attacchi dei musulmani avevano giurato fedeltà ad Ugo III. Un tentativo fu comunque intrapreso da Re Carlo per far valere i suoi diritti appena comprati: nel giugno di quello stesso anno 1277 una flotta siciliana comandata da Ruggero Sanseverino approdò nel porto di San Giovanni d’Acri, ultima fortezza rimasta in mani cristiane lungo la costa siro-palestinese (cadrà poi solo nel 1291), chiedendo udienza al comandante della piazzaforte, il Gran Maestro dell’Ordine cavalleresco degli Ospitalieri. Ruggero, con abili mosse diplomatiche, riuscì alla fine di una lunga trattativa a convincere l’Ordine che controllava la città a riconoscere Carlo come legittimo Re di Gerusalemme. Questo fu l’unico successo registrato dall’Angioino a seguito dell’acquisizione del titolo orientale. Proprio per rendere esplicito tale traguardo, nello stemma araldico degli Angioini di Napoli figurò la croce potenziata di Gerusalemme (fig. 1). Fig. 1: Arme di Carlo I d'Angiò dopo il 1277. Di Heralder - Own work, elements by Sodacan & Katepanomegas, CC BY-SA 3.0. Un evento così importante per la storia degli Angioini sovrani di Napoli non poteva non essere commemorato anche con un’apposita serie monetale. In politica economica, almeno in Sicilia e nelle zecche minori dell’Italia Meridionale continentale, Carlo I seguì senza particolari modifiche il sistema monetario svevo, continuando a curare, nel caso di nostro interesse, l’emissione di denari in mistura (che in realtà erano ridotti ad una lega di rame quasi puro). La serie, che ora vedremo, si compone di soli due nominali: il doppio denaro, molto raro, ed il denaro. Entrambi i nominali furono coniati a Messina nel 1278, quindi pochi anni prima della rivolta dei Vespri Siciliani e l’anno successivo all’acquisto del titolo gerosolimitano da Maria d’Antiochia. Forse, prima di rendere la cosa ufficiale, Carlo attese il buon esito della spedizione di Ruggero a San Giovanni d’Acri per assicurarsi che almeno una tra le più importanti città latine d’Oriente l’avesse riconosciuto come sovrano. Questa serie che celebra l’investitura del Re a sovrano titolare di Gerusalemme è una delle poche, se non l’unica, nel vasto panorama dei denari angioini, che si può datare con precisione ed attribuire ad una zecca. Nello stesso anno 1278, Carlo I, su modello di quanto già fatto in Francia da suo fratello Luigi IX, con una riforma monetaria, chiuse tutte le altre zecche regnicole e impose la coniazione del circolante nella sola capitale Napoli. 1. D/ + KAROL • IERVSALEM Croce ornata con globetti alle estremità di ogni braccio, racchiusa in doppio circolo perlinato. R/ + ET • SICILIE • REX Giglio a tutto campo, circondato da tre globetti e racchiuso in doppio circolo perlinato. SPAHR 1976, p. 236, n° 55 (illustrato alla tav. XXVIII). Doppio denaro in mistura (dati ponderali indicati in Spahr: 1,33 g. – 19 mm.). Rarità: RR – RRR. Fig. 2. Fig. 2. Doppio denaro dal peso di un grammo. Ex Artemide XLVI, lotto 548. 2. D/ + KAROL • IERVSALEM Croce ornata con globetti alle estremità di ogni braccio, racchiusa in circolo perlinato. R/ + ET • SICILIE • REX Giglio a tutto campo, circondato da tre globetti e racchiuso in circolo perlinato. SPAHR 1976, p. 236, n° 56. Denaro in mistura (dati ponderali indicati in Spahr: 0,60 g. – 16 mm.). Rarità: C. Fig. 3. Fig. 3. Denaro dal peso di 0,96 g. Ex Artemide XLVI, lotto 549. Letture consigliate per approfondire: · BENIGNO Francesco - GIARRIZZO Giuseppe, Storia della Sicilia, vol. 3, ed. Laterza, Roma-Bari, 1999. · FROUSSARD Giovanni Battista, Osservazioni sulla Storia ed intorno a Pietro Giannone ed a Carlo I d’Angiò, Ducale Tipografia Bertini, Lucca, 1833. · LÉONARD Émile G., Les Angevins de Naples, Presses Universitaires de France, Paris, 1954. · SPHAR Rodolfo, Le monete siciliane dai Bizantini a Carlo I d’Angiò (582 – 1282), Zurich – Graz, 1976. · TRAMONTANA Salvatore, Il Mezzogiorno medievale, Carocci, Roma, 2000. P.S.: Perdonate il tedio e buona lettura!
    6 punti
  2. e quest'altra... Taglio: 20 cent Nazione: Vaticano Anno: 2004 Tiratura: solo in divisionale Conservazione: BB Località: Milano
    6 punti
  3. e per finire, le due migliori: Taglio: 20 cent Nazione: Monaco Anno: 2003 Tiratura: 100.000 Conservazione: BB Località: Milano
    4 punti
  4. Ma non posso tradire la mia natura che mi fa prediligere la moneta piccola, destinata al popolo ma spesso anche all'anonimato numismatico. L'origine famigliare, la considerazione e il rango ottenuto dai padri erano il giusto lustro e decoro per i figli. A Guastalla Ferrante II Gonzaga volle ricordare il padre Cesare ed enfatizzarne gloria e valore. Troviamo il riferimento all'illustre genitore in due sesini il cui verso recita: IMAGO PATRIS GLORIA FILII, l'immagine del padre è motivo di onore (gloria, vanto o fama) per il figlio. nel primo il dritto presenta la figura di Santa Caterina con foglia di palma e ruota dentata e la legenda FER:G:D:G: S:CATHER: nel secondo il dritto presenta il monogramma FDVG, coronato e, nel giro, FERDINANDVS:GON Ma questo riferimento alle antiche virtù lo troviamo anche nei grandi nominali dei Gonzaga di Guastalla; un esempio è l'impressionante ducatone datato 1622, firmato da Luca Xell. Il verso presenta la statua di Ferrante I Gonzaga mentre uccide l'invidia, opera di Leone Leoni e ancora visibile (spada a parte) nella piazza antistante il palazzo ducale di Guastalla. La legenda recita SIMVLACRVM AVITAE VIRTVTIS, immagine della virtù degli avi. E con questa esco..... un caro saluto Mario
    3 punti
  5. Monetazione di Leopoldo II di Lorena, ultimo Granduca di Toscana (1824-1859) Francescone o Scudo da 10 Paoli. Zecca Firenze. Dall'Asta NAC 76 lotto 78 del 10 dicembre 2013. D/ LEOPOLDVS II.D.G.P.I.A.P.R.H.ET B.A.A.MAGN.DVX ETRVRIAE ( Leopoldo 2° Dei Gratia. Principe Imperiale d'Austria. Principe Reale d'Ungheria e di Boemia. Arciduca d'Austria. Granduca di Toscana). Busto giovanile a destra, sotto il collo il nome dell'incisore A.FABRIS.F. e l'armetta, scudo ottagonale trinciato, dello zecchiere Cosimo Ridolfi. R/ SVSCEPTOR NOSTER DEVS (DIO È IL NOSTRO SOSTEGNO) Salmi,8,12. Stemma di forma sannitica inquartato e coronato caricato di scudetto partito sovrapposto a croce di Santo Stefano e circondato dal Toson d'oro e altri due ordini cavallereschi della Imperiale e Reale casa d'Asburgo-Lorena di Toscana. A sinistra: Sacro Militare Ordine di Santo Stefano Papa e Martire, fondato nel 1561 dal Duca Cosimo I de' Medici. A destra: Ordine del Merito di San Giuseppe "patrono della Toscana" e istituito da Ferdinando III il 9 marzo 1807. In esergo PISIS 1830. Nel taglio in rilievo.QVATTRO FIORINI..DIECI PAOLI.
    3 punti
  6. Comunico che oggi nella località di Trebula Suffenas l'Accademia Italiana di Studi Numismatici ha eletto come nuovo presidente Roberto Ganganelli, che subentra al dimissionario Giuseppe Ruotolo.
    2 punti
  7. Ultimo arrivo ... si tratta di un due grossi di Emanuele Filiberto del I tipo con lo scudo piccolo. Forse un poco troppo pulita presenta però rilievi alti e, per la tipologia, una impronta fresca. Queste monete venivano impresse solitamente su dei tondelli poco curati e presentano molti difetti di conio, fratture e raramente si trovano ben centrate o senza ribattiture. Come già detto da altri utenti non è una moneta che si vede spesso, quindi sono contento di poterla inserire in collezione. Il due grossi è una tipologia utilizzata poco nella monetazione sabauda, con la stessa rappresentazione ha cominciato Carlo II ed ha terminato con Emanuele Filiberto. Proprio quest'ultimo li ha coniati sia da conte d'Asti (molto più belli e curati rispetto ai successivi) che come duca e si trovano con le sigle PI PF PIF. Questo esemplare del peso di 2,86 gr. presenta appunto le sigle PIF Sono sicuro che la moneta sarà apprezzata da chi come me ha piacere di vedere le nostre predilette savoiarde e attendo i vostri pareri... Chiedo scusa per le immagini, ma la fotocamera mi è stata sequestrata dalla prole ed ero impaziente di postarla, quindi mi sono dovuto accontentare del mio vecchio cellulare....
    2 punti
  8. Tra guerre; tarda primavera, 1939. Britannico re George VI e Queen Elizabeth visitò il Canada e ha fatto una capatina negli Stati Uniti—primo mai per un monarca regnante britannico. Gli scolari canadesi ci hanno dato ciascuno una medaglia di bronzo marcatura la visita reale. Le medaglie hanno avute due diritti distintamente differente, con l'esempio che segue è la versione "locale" (Thomas Shingles), su cui i ritratti toccare il bordo. (La versione di Percy Metcalfe c'è uno spazio tra cerchio e ritratto). Le medaglie di visitare Royal erano lezioni di geografia fantastica—meravigliosamente dettagliata—e naturalmente nel 1939 quando erano nuove e lucenti erano molto come i festeggiamenti che hanno partecipato a quelle settimane felice di fondo rituale e celebrazione. Ma ci sono voluti nessun talento speciale di discernere il motivo cuore duro che Meister la visita reale in Canada, o il viaggio di lato in America. Europa è stato andare in guerra, e l'impero britannico si stava preparando. Che ha prestato qualche ironia sgradito al dollaro 1939 ha colpito per celebrare la visita reale, perché edificio del Parlamento del Canada con la sua nuova torre centrale—la "Torre di Pace”—dominato relativo inverso. C'è un'altra moneta con una connessione per la visita reale e forse il momento più triste... alla fine. Bluenose—icona canadese e allora nuovo residente della relativa parte di 10-cents—fu tra le navi si sono riunite nel porto di Halifax quel tardo pomeriggio del 15 giugno 1939 quando il re britannico e la regina lasciò il liner Empress of Britain. Che momento addio deve essere stato dal ponte di Bluenose, in piedi alle sue rotaie, con forse un barlume di consapevolezza del disastro della birra in Europa, guardando Empress of Britain lentamente lasciare il porto e rendono il mare aperto, verso casa. Naturalmente, non ci sarebbe che la scorsa estate in tempo di pace del 1939, ma settembre sarebbe venuto. Empress of Britain sarebbe essere silurata e affondato nell'autunno seguente. Bluenose sarebbe sopravvissuto alla guerra, ma non di molto—e con poco della sua dignità ex. Eccola nel suo periodo di massimo splendore, tra due guerre. v. ---------------------------------------------------------- Between-the-wars; late Spring, 1939. British King George VI and Queen Elizabeth visited Canada and made a side-trip to the United States—first ever for a reigning British monarch. Canadian schoolchildren were each given a bronze medal marking the Royal Visit. The medals had two distinctly different obverses, with the example below being the “local” (Thomas Shingles) version, on which the portraits touch the rim. (On the Percy Metcalfe version there is a space between rim and portrait.) The Royal Visit medals were terrific geography lessons—wonderfully detailed—and of course in 1939 when they were new and shiny they were very like the festivities that attended those happy weeks of cross-country ritual and celebration. But it took no special talent to discern the hard-hearted reason that underlay the Royal visit to Canada, or the side-trip to America. Europe was going to war, and the British Empire was preparing itself. Which lent some unwelcome irony to the 1939 dollar struck to celebrate the Royal Visit, because Canada’s Parliament building with its new central tower—the “Peace Tower”--dominated its reverse. There is another coin with a connection to the Royal Visit, and to maybe its saddest moment…its end. Bluenose—Canadian icon and then-new resident of its 10-cent piece—was among the ships gathered in Halifax Harbor that late afternoon of 15 June 1939 when the British King and Queen departed on the liner Empress of Britain. What a moment good-bye must have been from the deck of Bluenose, standing at her rails, with maybe a glimmer of awareness of the disaster brewing in Europe, watching Empress of Britain slowly leave the harbor and make for open water, homeward. There would be that last peacetime summer of 1939, of course, but September would come. Empress of Britain would be torpedoed and sunk the following autumn. Bluenose would survive the war, but not by much—and with little of her former dignity. Here she is in her heyday, between-the-wars. v.
    2 punti
  9. Tra gli ultimi acquisti entrati in collezione vi vorrei oggi presentare due affascinanti mezzi dollari della tipologia Seated Liberty (la mia preferita in assoluto), accomunati dalla presenza di frecce ai due lati della data. Tali frecce, avevano all'epoca il compito di segnalare una intervenuta variazione nel peso delle monete e dunque del relativo contenuto di metallo prezioso. Il primo esemplare è del 1854, coniato nella zecca di New Orleans in 5.240.000 esemplari. La conservazione non è certo ottimale, tuttavia per chi come me, colleziona per data e zecca, è spesso necessario accontentarsi..
    2 punti
  10. Salve ho preso la mia prima moneta un po più "seria" ercole I 1471-1505 grossone. sapreste darmi delle info di questa moneta? sia storiche che eventuali curiosità anche in tema di falsi. esistono anche delle versioni non in argento?
    2 punti
  11. Dopo tante monete papali con proclami di fede e di carità manca la moneta che testimonia ciò che la controriforma rappresentò per le terre riformate sottoposte alla “rieducazione” imperiale. Manca e la voglio riproporre (venne presentata da @fratelupo in una discussione di qualche anno fa) perché emblematica e storicamente significativa, oltre che molto ricercata dai collezionisti. A coniarla fu il duca Cristiano di Braunschweig e Luneburg, che, durante la guerra dei trent’anni, tra atrocità di ogni genere, cercò di sostenere la resistenza protestante contro la “normalizzazione” imperiale, che aveva già eliminato ogni traccia di riforma nella Stiria e nella Boemia. Cristiano di Braunschweig nel 1622, fece battere questo tallero fondendo il tesoro del duomo di Paderborn e in particolare lo scrigno di epoca medievale che custodiva le reliquie di San Liborio. La moneta mostra al diritto la scritta che l’ha resa famosa: “GOTTES FREVNDT DER PFAFFEN FEINDT”, ovvero “È amico di Dio chi è nemico dei preti”; sul giro si trovano i titoli di Christian, duca di Braunschweig e di Luneburg. Al rovescio, nel campo, si vede un braccio corazzato armato di una spada che esce da una nuvola: si tratta del braccio armato di Dio, pronto a colpire i nemici della Riforma e, nel giro, oltre alla data 1622, si legge la scritta in francese “TOVT AVEC DIEV”, “Tutto con Dio”.
    2 punti
  12. https://www.acsearch.info/search.html?id=2776245 Ci dovremmo essere.
    2 punti
  13. Salve a tutti. Bella moneta. Dalle domande mi sembra che tu nutra dei dubbi sulla moneta. Dalle foto pare originale. Bella la scena di San Giorgio che uccide il drago ma Ercole I ci ha abituato a dei bei rovesci. Il MIR la riporta NC al n° 257.
    2 punti
  14. Da quanto capito attraverso l'intervento di @villa66, la moneta in questione ha comunemente debolezze di conio. In Italia Gigante scriverebbe "moneta di seconda classe" immagino. Penso che ciò vada tenuto in conto nella valutazione. In ogni caso riporto da wikipedia: AU50 (about uncirculated o almost uncirculated): dal 50 al 100% della superficie della moneta ha perso la lucentezza e la freschezza originarie. Tracce di usura sono visibili ad occhio nudo sui rilievi più alti. In ogni caso per quanto riguarda la prima moneta postata credo non si possa ritenere abbia più del 50% della superficie coperta da lustro. Ora si tratterebbe di capire dove collocarla nella scala dell'XF (EF) EF40 o XF40 (extremely fine): circa il 90% dei dettagli originali è pienamente apprezzabile EF45 o XF45 (extremely fine): circa il 95% dei dettagli originali è pienamente apprezzabile Non conoscendo bene la moneta esprimermi in tal senso non mi è possibile anche perchè fra il 90% ed il 95% la differenza è minima. Secondo me ci vorrebbe sicuramente una visione diretta (oltre che l'esperienza) per capire dove si tratta di debolezza e dove di usura. Attraverso le foto voi riuscite a collocarla? Nelle foto l'esemplare di @claudioc47 sembrerebbe non presentare tracce di usura sui rilievi maggiori (in realtà parrebbe scevro anche di debolezze di conio) ma, leggendo le definizioni della scala Sheldon: AU58 (about uncirculated o almost uncirculated o anche borderline BU): le tracce di usura sui rilievi maggiori sono apprezzabili esclusivamente sotto una inclinazione di luce radente. La lucentezza originale della moneta è assente in meno del 10% della superficie della moneta. Guardando il video la moneta è certamente piena di lustro. E' anche vero che il 10% e pochissimo. Credo ci possa dire solo Claudio in merito perchè l'assenza di usura non basta per collocarla nella scala dell'MS. Una volta stabilito che conserva pienamente la freschezza originaria andrà valutata la quantità di segni di contatto che la moneta si è procurata in zecca. Qualche segno di contatto io ce lo vedo, ma rado; inoltre credo sia da considerare un conio fuori dal comune date le premesse. Insomma io la collocherei (a meno che Claudio non riveli che una parte della moneta ha perso lustro) a metà fra questi giudizi: MS64-65 (mint state): moneta non circolata che non presenta la minima traccia di usura e che presenta solo radi graffietti microscopici o segni di contatto. MS66-68 (mint state): moneta che non solo non ha mai circolato e presenta pochi segni di contatto o imperfezioni ma è caratterizzata da una eccezionale perfezione di conio Azzardo dunque un MS64/65. E' solo il mio discutibile parere ed aspetto di capire se ho sbagliato in qualche modo nel mio ragionamento. Buon week end e complimenti ad entrambi per le comunque invidiabili monete.
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  15. ciao @Teus I, ho approvato le tue immagini sulla scheda del catalogo ora sono visibili http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-RENAQ/3
    2 punti
  16. Salve a tutti! Ho visto solo monete moderne e contemporanee, prevalentemente in oro ed argento e con motti e leggende davvero interessanti. Vorrei presentarvi, quindi, l'opposto, ossia una moneta che apparentemente non dovrebbe nemmeno stare in questa discussione, tuttavia provo ad inserirla... Si tratta di un tondello in rame, completamente medievale e senza motti o leggende. D'altronde, come già ben saprete, le immagini nel Basso Medioevo parlavano molto meglio del testo scritto, soprattutto perché la maggior parte della popolazione era analfabeta. Vorrei postare un tondello con al dritto una testa di leone con lo sguardo severo, sempre vigile e quasi ipnotico, simbolo del potere temporale e del controllo, e nel verso un palmizio con datteri, simbolo dell'identità, della vittoria e della pace ottenuta. Avrete sicuramente già capito che si tratta di un trifollaro anepigrafe di Guglielmo II d'Altavilla, detto il Buono (1166-89), in cui parlano solo le immagini. Vorrei ricordare che durante il regno Guglielmo II abbiamo un progressivo impoverimento del contenuto d'argento nei diversi nominali coniati dalla zecca di Palermo. Tale processo e da ricondurre prevalentemente all'aumento del costo dell'argento della seconda metà del XII secolo. Conseguentemente si coniò quantità molto elevate di tondelli in rame, quindi trifollari, follari, mezzi follari e frazioni di follaro. Saluti
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  17. @luca1997... lascia tempo al tempo..... vedrai che anche tu sarai utile a nuovi iscritti...!
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  18. Salve @Polemarco , le Cohors inizialmente si dividevano in Urbane e Praetorie , le urbane operavano prevalentemente a Roma e nelle Citta' ma in casi eccezionali anche in guerra , le Praetorie erano a completa disposizione dell' Imperatore e lo accompagnavano anche in guerra quindi non erano stabilmente nell' Urbs , erano in pratica l' elite dell' esercito romano , questo almeno fino al 312 quando con Costantino questo corpo fu sciolto . Comunque a parte le due Cohors , il fatto piu' importante del diploma militare che riguarda il matrimonio , e' che il soldato a qualsiasi ordine appartenesse , pur per legge non potendo contrarre matrimonio , si legava nel corso del servizio militare ad una donna detta hospita , focaria oppure ad una schiava spesso dopo averla affrancata potendo aver con la stessa concepito dei figli che inizialmente portavano il nome della madre , almeno fino alla fino alla fine del servizio militare del padre , ma che con il congedo di questi , queste donne e gli eventuali figli potevano essere premiati anch' essi con la cittadinanza romana , ma questa legalizzazione ufficiale era formalizzata solo al momento del congedo del militare con l' emissione del relativo diploma di "honesta missio" , autorizzato dall' Imperatore in persona .
    2 punti
  19. taglio 2 euro cc paese malta anno 2014 A tiratura 432.500 condizioni bb+ città trieste note News!!!!!!
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  20. Eccomi qui con il mio ultimo acquisto, che ve ne pare? Devo ancora ricercare se è qualche vam riconosciuto viste le fratture al rovescio. Rovescio.
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  21. Signori buonasera, Vi posto questa moneta della quale Vi chiedo un parere sulla conservazione, ma soprattutto sulla patina. Spero che su quest'ultima vi sia più di un intervento in quanto che, essendo una questione di gusto, mi piacerebbe sentire più "campane". Grazie
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  22. Un caro saluto a tutti i Lamonetiani ho recentemente fatto fare ad un artigiano questo monetiere o espositore o vetrinetta o la loro combinazione, contiene 32 monete su tre vassoi il fondo di questi è in alcantara grigia può contenere anche grossi moduli e anche piccoli, in quanto i separatori sono distanziati in modo decrescente. che ve ne sembra? Costa come 10 album ma consente di godere delle nostre beneamate in modo più "affettuoso "
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  23. La seconda è in vendita su una nota casa d'asta che segnala un "restauro al bordo" BB+ partenza 100 euro.
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  24. Non so se sono troppo pignolo ma ho notato altri particolari a mio parere meritevoli di valutazione, allego le foto delle monete sulle quali ho basato i confronti. In queste monete la testa del cavaliere è nettamente in corrispondenza sotto la croce, mentre nella mia risulta sotto all'altro simbolo (una sorta di fiore)...Inoltre nella moneta da me posseduta la lancia del cavaliere si infila nella bocca del drago, particolare presente in nessuna delle foto on line....scusate se sono troppo ripetitivo, ma essendo all'inizio vorrei imparare il più possibile vero, ho notato anche io
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  25. Benvenuto @Endy e complimenti per l'acquisto. Non sono un esperto della zecca di Ferrara, tutt'altro, quindi mi astengo da commenti specialistici; lascio lo spazio ad altri. Ho notato che anche l'ultima parola della legenda del rovescio è resa in una forma senza legatura, che solitamente unisce le lettere M ed E. Varietà senza dubbio particolare ed interessante che va ad arricchire una moneta che trovo molto affascinante per la sua sobria forza artistica. Buona serata, Antonio
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  26. ....non credo che la moneta abbia circolato un paio d'anni.... non sarebbe restato nulla di quel lucido.... forse un paio di settimane....
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  27. Al posto giusto il momento giusto oltre la firma che manca al verso stella evanescente e linee mancanti
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  28. E claudioc47, bella '21! v.
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  29. Le superfici sono porose è consumate,in queste condizioni la stimo 20-30 euro. Ciao Borgho.
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  30. Moneta veramente affascinante, che ti ipnotizza, in questo caso l'iconografia e' di così forte impatto che diventa essa stessa messaggio, non scritto questa volta...
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  31. Salve, finalmente questa volta a Verona avrò modo di conversare con qualcuno (in tutti i convegni, a cui ho partecipato, infatti, aprivo bocca solo per contrattare il prezzo finale dei tondelli che poi acquistavo...), ossia con mezza LaMoneta.it. Con tutti gli esperti che si riuniranno a pranzo, si potrebbe fare un convegno, magari sulla rappresentazione del cibo sulle monete... A presto!
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  32. Taglio: 20 cent Nazione: San Marino Anno: 2015 Tiratura: 50.000 Conservazione: BB++ Località: Milano
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  33. Medaglia del whist in sterling silver e smalti marchiata in Chester, 1926/7, produttore Thomas James Skelton (da eBay).
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  34. Ottimo Daniele ...e' una rimpatriata, impressionante voglia e spirito di aggregazione...vedremo di stupirvi oltre che con i ravioli panna e prosciutto con qualche effetto speciale , mi sa che più che la saletta Luciano qui devi chiedere tutto il locale per noi ....
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  35. Entriamo nei grandi esempi della nostra monetazione, il pezzo è proprio quello illustrato sul Ravegnani Morosini e proviene dall'asta NAC 85. CORREGGIO VBER TVOR MEMORES MEMORI DELE TUE MAMMELLE ( secondo Traina ) Siamo con Siro d'Austria nel II periodo dal 1616 al 1630 con un da 8 soldi dove è raffigurata la Madonna seduta con in mano una rosa e sulle ginocchia il Bambino. E qui siamo già nella grande iconografia ma la moneta racconta anche una grande storia... La Madonna è quella della Rosa in onore della quale Siro fece costruire una chiesa nel 1620 ma vuole anche essere un ringraziamento a sua madre che intercedendo presso il Papa ottenne la sua liberazione dal Carcere del Santo Uffizio di Milano dove il Principe era stato rinchiuso a seguito di violenze fatte a un Domenicano. Papa Paolo V impose a Siro la costruzione della Chiesa in cambio della sua liberazione. Cosa possa raccontare una moneta lo vediamo in questo caso in modo evidente.... se c'erano ancora dei dubbi....
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  36. Giacomo I d'Inghilterra (il re della moneta d'oro del post #338) ascese anche al trono di Scozia con il nome di Giacomo Vi. Questo re per primo regnò su tutte le isole britanniche, avendo unificato le corone d'Inghilterra, Scozia e Irlanda. Come re di Scozia emise questa moneta: 36 Shillings, 9 Pence, (1578). Diritto: stemma coronato della Scozia con leone rampante; legenda: MARIA. & . HENRIC9. DEI. GRA. R . & . SCOTORV . Rovescio: palma coronata su di essa cartiglio contenente il motto: GLORIA DAT VIRES: "LA GLORIA CONFERISCE FORZA"; intorno la legenda: EXURGAT DEUS DISSIPENT INIMICI EI. Si tratta di un versetto del salmo 68: "Sorga Dio, i suoi nemici si disperdano" che continua così: "e fuggano davanti a lui quelli che lo odiano".
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  37. Domenica prossima chiuderà il Giubileo straordinario della Misericordia e, con esso, anche la Porta Santa, fino alla prossima apertura che avverrà, salvo nuove eccezioni, nel 2025. Ma la chiusura della Porta non significherà che Cristo non potrà "entrare" nelle nostre vite. Ce lo dimostra la legenda di una moneta giubilare del 1675 di Papa Clemente X. Nella II Domenica di Pasqua (cioè nell'Ottava) il brano evangelico prescelto per la lettura durante la Messa è tratto dal capitolo 20 di Giovanni: 20, 19-31. Nei primi versetti l'evangelista dice: "La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: Pace a voi!". In latino: "Cum esset ergo sero die illa prima sabbatorum, et fores essent clausae, ubi erant discipuli, propter metum Iudaeorum, venit Iesus et stetit in medio et dicit eis: Pax vobis!". Come si vede, il racconto evangelico utilizza i verbi al passato. Al termine del giubileo del 1675 il Papa - ispirandosi evidentemente al testo Giovanneo - volle dire, su moneta, che anche se la Porta Santa era stata chiusa Gesù avrebbe continuato lo stesso a portare pace. Infatti, sulla Piastra che raffigurava la Porta ormai murata, fece scrivere utilizzando i tempi al futuro: CLAVSIS FORIBVS VENIET ET DABIT PACEM, che può essere tradotto in Chiuse le porte verrà e darà pace. E' un messaggio di speranza, per chi crede, che resta valido ancora oggi, alla vigilia di una nuova chiusura. L'immagine è tratta dall'Asta NAC 89, lotto 256. Colgo l'occasione per segnalarvi che nella sezione delle pontificie ci sono due bellissime discussioni: una sulle monete giubilari avviata da @ZuoloNomisma e l'altra sulle medaglie sullo stesso tema animata, manco a dirlo, da @giancarlone
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  38. Dato che avete messo in ballo le ossidionali, porto questo contributo: IESVS REX NOSTER ET DEVS NOSTER - Gesù nostro re e nostro Dio Firenze, Repubblica, assedio del 1529-1530, Mezzo Scudo ossidionale 1530, I semestre (Ex Asta NAC 50, lotto 83). Sulla moneta rinvio a quanto scrisse @eracle62 in altra discussione: Qui aggiungo, visto che stiamo cercando di spiegare il senso di queste legende, quello che scrive in proposito Traina (p. 196): E' un'affermazione di indipendenza e libertà: contro le pretese di signoria dei Medici, la Repubblica riconosce e proclama suo unico signore Gesù Cristo.
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  39. Verissimo. Con questa moneta ossidionale, invece ci rechiamo a Pontefract, nello Yorkshire, dove durante la guerra civile inglese le truppe fedeli alla monarchia furono assediate nel 1648 da Oliver Cromwell. L'esercito monarchico rifiutò di arrendersi anche dopo che il re Carlo I fu catturato, processato e giustiziato: per tutta risposta i lealisti dichiararono che la città ed il castello erano di proprietà del figlio del defunto re, Carlo II e continuarono a combattere "post mortem patris pro filio", cioè per il figlio del re dopo la morte di questi, come è scritto al diritto di questa moneta. Ma dopo nove mesi d'assedio furono costretti ad arrendersi. Il motto "post mortem patris pro filio" divenne il motto della città di Pontefract. Gli abitanti di questa città, che prima dell'assedio del 1648 avevano subito altri due assedi, temendone un quarto, fecero una petizione al parlamento per demolire il castello. Secondo il loro punto di vista, il castello era una calamita per le disgrazie. Il 5 aprile 1649, la demolizione avvenne. Interessante anche la legenda al rovescio della moneta: HANC DEUS DEDIT riferita alla corona (questa l'ha data Dio).
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  40. Molto propabile sia stata riconosciuta e segnata ma no ufficialmente. Coniata e argentata un bel falso d'epoca. A suo tempo credo che sia passata per molti mani prima di essere stata scoperta e messa da parte,con l'argentatura piena era difficile distinguerla. Lo strano è che un pezzo cosi deve essere costato abbastanza,forse è stata una prova di falso magari fatto con l'aiuto di qualche lavorante in zecca ,è fatta molto bene.
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  41. Taglio: 2€ CC Nazione:Portogallo Anno: 2009 Tiratura: 1.250.000 Condizioni: BB Città: Bibione (ve) Note: prima commemorativa portoghese ritrovata finalmente
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  42. Taglio: 1 euro Nazione: Cipro Anno: 2011 Tiratura: 200.000 Conservazione: BB+ Località: Castelletto Cervo (BI) Note: NEWS? Note2: questa è probabilmente la moneta più rara che io abbia mai trovato...avrei preferito una qualsiasi di Andorra o un ramato monegasco (che hanno tirature maggiori) ma vabbè!
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  43. Torno un'ultima volta sull'articolo per raccontarvi un ricordo personale che lega quel testo a Mario Traina. Dopo che Roberto Ganganelli mi comunicò che sarebbe stato pubblicato, lo indirizzai anche a Traina, sia per farglielo leggere in anteprima che per ringraziarlo ancora una volta per aver scritto il libro Il Linguaggio delle monete che era stato così prezioso. Mi rispose, sempre per lettera, dal mare. Ecco un estratto di quel che mi scrisse: "Caro Vittorio [...] grazie anche per il sostanzioso servizio che mi hai inviato in visione sugli insegnamenti morali elargiti attraverso le monete dei Romani Pontefici. Un ottimo servizio, complimenti. [...] Un solo suggerimento: nella Bibliografia inserirei lo studio pubblicato sulla «Numismatica» dei Santamaria proprio sullo stesso argomento: purtroppo sono al mare (da qui il ritardo nel risponderti) e non ho a mia disposizione la mia libreria; non mi ricordo l'anno, il numero della rivista e il nome dell'autore (Donini?). Dovresti trovarlo citato nella Bibliografia de "Il linguaggio delle monete". E' stato quello lo Studio più ampio e critico pubblicato in materia; non può essere ignorato. Un caro saluto e grazie per le sempre generose parole di apprezzamento nei miei riguardi che mi hanno fatto arrossire di vergogna". Ecco... questo era Mario Traina. Uno che rispondeva persino quando era in vacanza al mare, scusandosi per il ritardo e suggerendo con delicatezza come colmare una lacuna... Non feci in tempo a integrare la bibliografia perché l'articolo era già in stampa ma... aveva ragione!!! Lo studio da lui ricordato era questo: Augusto Donini, Per i ricchi e per i poveri. Di alcune sentenze morali sulle monete dei Papi, in «Numismatica», 1949, Anno XV, n. 1-6, pp. 56-60. E non feci in tempo a scusarmi... proprio quando uscì la seconda parte dell'articolo, all'inizio di ottobre del 2010, venni a sapere della sua improvvisa scomparsa. E così quella era stata l'ultima volta che ci siamo sentiti e che ho potuto approfittare della sua competenza e della sua cortesia. Ogni anno, nell'anniversario, ho cercato di ricordarlo sul forum. Quest'anno avevo deciso di soprassedere ma... proprio quasi a ridosso della data della sua scomparsa, @dabbene ha dato il via a questa stupenda discussione. E ha scritto più volte che a Traina sarebbe piaciuta. Ho interpretato la cosa come un segno del destino ed è verissimo che l'avrebbe apprezzata. Probabilmente ne avrebbe scritto anche perché qui, a differenza del suo libro, le monete le possiamo anche vedere. E ora davvero mi ritiro in buon ordine e, contando di vedere ancora altri bei pezzi e di imparare tante altre cose nuove, aspetto con curiosità la "fase due". Ciao, Mario!
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  44. Rispondo con questo anche a @villa66 Credo che, in linea di principio, i Langbord abbiano ragione. Le monete, avrebbero dovuto essere mantenute nella loro condizione originale fino al giudizio definitivo, conservarle in un monetiere, in una cassaforte di Fort Knox (dove mi risulta siano tuttora), sarebbe stato altrettanto sicuro. Il Governo si è arrogato una decisione che non gli competeva e che, intendiamoci, non competeva nemmeno ai Langbord, se proprio si voleva slabbarle per proteggerle meglio, si sarebbe dovuto prendere una decisione condivisa, ma così non è stato. Sempre che, naturalmente, le cose siano andate come afferma Mr. Langbord, non metto certo in dubbio la sua parola, ma ho scritto, nel presentare le sue dichiarazioni, che sarebbe giusto sentire anche l'altra campana. Quale pregiudizio può venire ai Langbord da questo, nel caso in cui, alla fine, si aggiudichino le monete? Beh, forse avrebbero preferito farle certificare da un'altra compagnia, o forse non sono d'accordo con i gradi assegnati da NGC: è vero che potrebbero sempre riaprirle e farle certificare da altri, che magari assegnerebbero dei gradi più alti (è già successo, anche e soprattutto con monete importanti e sappiamo bene che, a questi livelli, una differenza di un punto nel grado di conservazione, può valere decine, se non centinaia di migliaia di dollari), ma ormai il "danno" è fatto. I gradi assegnati da NGC sono universalmente noti, e se anche un'altra compagnia ne assegnasse di diversi, e migliori, gli eventuali acquirenti ne terrebbero comunque conto (io lo farei ) e questo finirebbe per influire sul realizzo finale.
    1 punto
  45. Carissimi, Volevo segnalarvi il volumetto che abbiamo scritto insieme all'amico @anto R all'interno di un progetto editoriale secondo noi molto lungimirante firmato NIP. E' un piccolo libriccino con una veste da "giornalino" dedicato ad un pubblico di giovanissimissimi in cui abbiamo tentato di raccontare la Numismatica con un linguaggio e con una veste pensati per loro. Il racconto riguarda le avventure di un bambino bolognese di nome Riccardo: la casa dove abita è troppo piccola, così i genitori decidono di traslocare; gli hanno promesso una nuova casa più grande, con una stanza dei giochi tutta per lui, ma quando vede la casa, al posto della sua stanza trova una vecchia biblioteca polverosa abitata dal fantasmino di Filippo Argelati, padre della numismatica italiana, con cui percorrerà un entusiasmante viaggio nel tempo alla ricerca delle monete della sua collezione perduta. Nel loro viaggio nel tempo i due protagonisti si imbatteranno in falsari, nobili, imperatori, banchieri, collezionisti, mercanti e nell'oggetto che li accomuna tutti: la moneta! E' un libro che può creare i presupposti di un primo incontro di un bambino con la Numismatica e la storia... La Numismatica... Che Avventura!
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  46. Allora passo..... Diventa troppo onerosa la situazione.... Se inizio anche con le emissioni ordinarie...., è la fine...
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  47. Piccola integrazione al post di @magdi Ricordo che il libro (unico nel suo genere per la modalità comunicativa) è distribuito gratuitamente, basta contattare la segreteria NIP, proprio in un'ottica tutta incentrata sulla divulgazione. E' un libro per i giovanissimi ma non solo...secondo me anche qualche papà o nonno potrà divertirsi e magari, perchè no, imparare qualcosina su monetazioni a lui sconosciute. Ci tengo a ricordare che nel limite del possibile ci siamo attenuti rigorosamente alla realtà storica dei periodi su cui si è incentrata la narrazione, anche per la scelta dei personaggi si è cercato di seguire un criterio di coerenza storica o, dove ciò fosse infattibile, di mantenere nomi, ruoli, comportamenti il più possibile realistici. Buona lettura! Antonio
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  48. Beh, anche questa potrebbe essere una soluzione, però dovrebbero spiegare come mai non lo hanno fatto prima. E' dal 1944, quando furono scoperte le prime, che il governo considera illegale il possesso di queste monete, e ha dato, fin da subito, massima pubblicità alla cosa nel mondo numismatico. Nel 1952, quando Louis Eliasberg, il più grande collezionista americano di sempre, consegnò spontaneamente il suo esemplare, di cui, a quanto pare, i servizi segreti ignoravano l'esistenza, nessuno gli chiese nulla, sebbene fossero passati già otto anni dalle prime scoperte. Ma consegnarle oggi, dopo più di 70 anni, potrebbe non essere altrettanto indolore. Non credo possano esserci risvolti penali, ma credo che chi le possiede possano essere persone conosciute nell'ambiente, importanti commercianti e/o grandi collezionisti (come Eliasberg), che cosa si direbbe di loro se, solo oggi, dichiarassero queste monete, magari ereditate o, peggio, acquistate? E' ovvio che non si tratta di persone che possono averle acquistate direttamente da Switt negli anni '30-'40, costoro sono, al 99%, deceduti, ad averle sono gli eredi, o persone che le hanno acquistate, ma come potrebbero giustificare la loro ignoranza in merito? Si tratterebbe, con buona probabilità, di persone con una solida reputazione numismatica, che potrebbero uscire a pezzi da una storia del genere, motivo più che valido, io credo, per continuare a tenerle dove sono. petronius
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  49. About being in the overwhelming minority, just three quick things: 1) Swimming against the tide doesn't bother me at all; and 2) Reading about the apparent reaction of the American numismatic community to the second verdict makes me chuckle; because I've been listening to that sort of mindset in coin shops and at coin shows for about 50 years now. But I also know that if something truly serious happened, most of those guys would be the first ones in line at the recruiting office. (They do, after all, have very major portions of their lives and their personalities invested in small metallic disks awash in the symbolism of their own beloved "Feds!"); and 3) Lamoneta.it is a great place, and I do really enjoy you guys. So talk away and I'll enjoy listening, whatever gets said. Just don't directly ask me for an opinion, or I'm liable to give it! :D Ciao a tutti.... :) v.
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