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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/29/16 in tutte le aree

  1. Buona serata a tutti....mi sono appena aggiudicato questa bella e credo curiosa moneta di Gallieno; interessante perché presenta un errore di conio, al rovescio "Anona"al posto del più corretto "Annona"....gr 3.83 per 21 mm circa...chiedo a voi più esperti,si tratta di una variante conosciuta e quindi recensita? Grazie
    4 punti
  2. mille euro, dalle foto che hai scattato, sinceramente mi sembra una cifra troppo alta... Mi par di capire che non hai molta esperienza, che ti fidi del parere scritto sul cartellino, e che vai dove ti porta il cuore... Premesso che errori di gioventù li abbiamo fatti tutti, io in primis, con tutto il rispetto però mi sento di consigliarti SPASSIONATAMENTE di cambiare tattica... Sempre con il massimo rispetto per te, per la moneta, ma soprattutto ancora, per il denaro che tanto faticosamente sudiamo...
    4 punti
  3. Attratto da un bellissimo denario in vendita da Lanz su eBay ho scoperto la grande Salonina (o Salonia) Matidia, una delle “grandi donne” dell’Impero Romano. Questo è il denario, stavo valutando se puntare ma un amico mi ha dissuaso... lo devo premiare oppure picchiare? :-) Matidia denarius. Obverse: MATIDIA AVG DIVA F MARCIANAE F, draped bust of Matidia right. Reverse: PIETAS AVGVSTA, Matidia as Pietas standing holding hands with Sabina and Matidia Minor. Ref.: RIC 759, RSC 10, BMC 660, Sear 3378. Spero di far cosa gradita per tutti coloro che non hanno avuto occasione di “conoscerla”. Il seguente articolo è tratto da “il giornale della numismatica”. SALONIA MATIDIA TRA STORIA E NUMISMATICA Nei manuali di storia è quasi una sconosciuta. Non solo: Matidia è citata nelle “Memorie di Adriano” da Marguerite Yourcenar con una certa “antipatia”. Invece, è stata una figura chiave per l’impero romano e in particolare per gli Antonini: nipote di Traiano e suocera di Adriano, è stata la nonna della moglie di Antonino Pio (il successore di Adriano), la trisavola della moglie di Marco Aurelio e la madre di sua nonna. In sintesi: tra imperatori che erano parenti tra loro solo alla lontana, Matidia ha costituito l’elemento di continuità della dinastia. E non un elemento passivo, anzi. Il suo aspetto fisico ci è noto, oltre che dalle monete, da alcune teste marmoree (musei Capitolino, delle Terme, Torlonia, ecc…) con acconciatura ad alto diadema di un solo ordine di ciocche verticali; mentre in altre, derivanti da un diverso originale (Vaticano, Mantova, Londra, Parigi e altri), ha un doppio diadema di numerose treccioline su impalcatura semilunata. Denario in argento del 119 d.C. per la “consecratio” di Matidia (source: Gemini II, 2006, 351) Salonia Matidia era nata nel 68 d.C.: era la figlia unica di Ulpia Marciana, la sorella del futuro imperatore Traiano, e del pretore Gaius Salonius Matidius Patruinus. Morì nel 119, a 57 anni, molti per una romana. Marguerite Yourcenar racconta nel suo romanzo che aveva riportato dall’Oriente una malattia mortale e che Adriano, che le era molto affezionato, faceva di tutto per distrarla. Ammette che la casa di Matidia, ormai vedova, fosse piena di libri e l’atmosfera ricordasse quella della casa della colta Plotina, moglie di Traiano. In precedenza aveva ricordato che Matidia aveva seguito lo zio Traiano sui campi di battaglia: non in armi, ma come assistente. Tutti fatti veri. Tra l’81 e l’82, Matidia sposò Lucius Vibius Sabinus, un senatore che morì tra l’83 e l’84, poco dopo la nascita di una bambina, Vibia Sabina. Matidia era, come spesso accadeva, madre e vedova a 16 anni. Si sarebbe poi sposata altre due volte e avrebbe avuto altre tre figlie, tra le quali, appunto la nonna di Marco Aurelio, Rupilia Faustina. Anche gli altri due mariti sarebbero morti presto. Aureo del 117-118 con i ritratti di Plotina e Matidia (source: Numismatica Ars Classica 54, 2010, 515) Il suo primo “capolavoro” fu il matrimonio di Vibia Sabina con Adriano, verso il 100 dopo Cristo: lui aveva 28 anni, ed era un lontano parente (la famiglia era di origine iberica). Fino ad allora era stato soprattutto un giovanotto dotato per le lettere ma troppo incline al gioco, ai divertimenti e ai giovanetti, “vizietto” che condivideva con Traiano. Sabina, secondo molte fonti, aveva 12 anni. E l’avrebbe odiato per tutta la vita. Gli storici antichi sostennero che Traiano fosse contrario sia al matrimonio sia alla scelta di Adriano come suo successore (non aveva avuto figli). Plotina, sua moglie, era invece a favore. Probabilmente Traiano gli avrebbe preferito il giurista Nerazio Prisco. O forse non voleva nominare alcun successore. Le due donne, moglie e nipote, si imposero. E fu il loro secondo capolavoro. Che cosa esattamente accadde al momento della morte di Traiano, nel 117, non è chiaro: l’“Historia Augusta”, una raccolta di biografie imperiali, dice che Plotina fece imitare la voce di Traiano da un presente. Lo storico Cassio Dione afferma che la notizia della morte fu tenuta segreta per giorni e che l’adozione di Adriano fu annunciata al Senato romano con una falsa lettera di Traiano, scritta dalla stessa Plotina. Sesterzio con ritratto di Matidia al dritto e a figura intera al rovescio, nelle vesti della “Pietas” (source: Busso Peus 413, 2014, 314) A creare la falsa lettera di successione, assieme a Matidia e Plotina, era stato il prefetto al pretorio Publio Acilio Attiano, ex tutore di Adriano, che fu messo presto a tacere. Non sappiamo chi abbia ordinato la sua uccisione: forse il “buon” Adriano. Certo è che l’imperatore doveva tutto alle due donne. E non si rivelò un ingrato. Matidia poté assistere alla sua opera soltanto per due anni: dal 117 alla sua morte, nel 119. Adriano tenne una commossa orazione funebre, piena di elogi per le qualità delle suocera. E le fece subito costruire un tempio a Roma. Un caso unico. Che aspetto avesse l’edificio lo sappiamo da una moneta del 120. Dove fosse, l’abbiamo dedotto da una condotta d’acqua ritrovata in via del Seminario e che porta impresso il nome del tempio. Oggi non ne rimane quasi nulla. Bronzo provinciale per la Lidia del 112-119 con ritratto di Matidia (source: Gorny & Mosch 200, 2011, 2195) Nel recitare la “laudatio funebris”, il giorno del suo funerale (il 23 dicembre 119), Adriano parlò di una suocera “amatissima”, moglie “carissima”, “castissima” sia pure di “summa pulchritudo” (di grande bellezza), madre “indulgentissima” (del presunto “caratteraccio” di Sabina si spettegola da sempre), cognata “piissima”, che non fu mai di peso e molestia a nessuno (“nulli gravis, nemini tristis”). Ricordò che aveva sopportato con pazienza la lunga vedovanza anche dall’ultimo marito. Dell’elogio è rimasto un lungo brano inciso su pietra: forse era esposto nel foro di Tivoli. A parte gli spettacolari giochi gladiatori, Adriano ordinò che dopo la morte della suocera, già nominata Augusta dallo zio Traiano nel 107, fossero distribuite al popolo, come d’uso, sostanze aromatiche. Aureo del 115-117 coniato a Roma per Matidia durante il regno di Traiano (source: Ubs Gold & Numismatics 63, 2005, 323) E dunque perché Matidia? Perché nel periodo dei cosiddetti Cinque imperatori d’oro (Nerva, Traiano, Adriano, Antonino Pio, Marco Aurelio), le donne hanno giocato un ruolo fondamentale. Per esempio, nel nuovo modo di intendere il potere dell’imperatore. E tra le donne più influenti, Salonia Matidia ha avuto un ruolo cruciale. Per eredità, per matrimoni, per le sue stesse azioni. Ma anche perché era ricchissima e seppe utilizzare i suoi soldi per numerose opere pubbliche. Quanto fosse importante lo si vide già quando, nel 117, fu attribuito a lei l’onore di deporre le ceneri di Traiano ai piedi della colonna che porta il suo nome, a Roma. Proclamata diva, ovvero divinizzata, dal genero Adriano dopo la morte, raccolse riti e tributi ovunque poiché le sue statue erano sparse in tutto l’Impero. Soprattutto tra Asia Minore e isole greche, dove aveva viaggiato e dove, oltre che un ritratto di marmo dall’aria severa, era apparsa anche come regnante in carne e ossa. Sarà un caso, ma fu proprio Adriano ad abolire la complicatissima e umiliante procedura legale che qualsiasi donna romana doveva seguire per fare testamento. Un falso d’autore: denario di Matidia e Plotina “opus” Becker (source: Gerhard Hirsch Nachfolger 272, 2011, 564)
    3 punti
  4. Vi posto il mio regalo di natale... Filippo III° mezzo ducato... datato 1609 Fasulo e Giuno maestri di zecca e di prova.. Saluti Eliodoro
    3 punti
  5. Nel libro: "E' falso il mio denario" il capitolo 19 parla di "grado di certezza sull'autenticità". Si dice: "Relativamente alla sua autenticità, una moneta presenta solo due possibili opzioni: o è autentica o è falsa. Non esistono gradi intermedi. Sebbene sembri un paradosso, non è la stessa cosa al momento dell’autenticazione. Mentre possiamo avere la certezza assoluta che una moneta sia falsa (per esempio essendo presenti durante la sua fabbricazione), non potremmo mai avere la totale sicurezza che un determinato esemplare sia autentico. In fin dei conti, per quanto attenti possiamo essere, può sempre succedere di essere ingannati da qualcuno più furbo di noi. Se vogliamo occuparci della numismatica antica mi pare giusto accettare quanto detto come una delle regole del gioco ed iniziare a parlare di probabilità al momento dell’autenticazione di una moneta." Personalmente ritengo non solo condivisibili, ma fondamentali queste parole. Inutile dire che a questo mondo c'è un'unica certezza ...
    3 punti
  6. Dovrebbe essere un trifollaro per Guglielmo II della zecca di Messina http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GUII/6 ciao Mario
    2 punti
  7. Condivido le impressioni di Adolfo... questo è il mio: sono monete difficili da trovare in conservazioni decenti... quì però direi che ci siamo più o meno...
    2 punti
  8. Dovrebbe trattarsi di un Sesino di Pietro Loredan, 84° Doge
    2 punti
  9. Auguri per questa fine d'anno. Buone feste e a presto. Alain.
    2 punti
  10. dovrebbe essere un quattrino per la terraferma di Venezia emesso per Francesco Foscari e P. Malipiero al d/ Croce patente ornata di perline- FRA.FOSCARI DUX R/ leone rampante a s - S. Marcus Veneti
    2 punti
  11. E' visitabile da studiosi per progetti specifici su appuntamento. Forse con qualche aggancio sarebbe possibile organizzare una visita per una associazione, è un ipotesi che varrebbe la pena approfondire. Mi pare che @acraf abbia avuto accesso al medagliere per alcuni suoi articoli ed abbia potuto studiare dal vivo alcune monete. Forse lui stesso puo' dire qualcosa di piu'.
    2 punti
  12. Che io sappia, il medagliere non è aperto al pubblico. Nel percorso di visita dei Musei Vaticani è presente una sezione numismatica, ma vi sono esposte solo monete dello Stato del Vaticano, cioè dal 1929. Potrebbe però darsi che il medagliere, quello vero, sia visitabile su appuntamento per gruppi di studiosi, che potrebbero chiedere di visionare una parte di monete e medaglie (certo, non tutte le 300.000). E' una possibilità che, secondo me, merita di essere approfondita. Presentandoci come forum o, come per le visite fatte in Banca d'Italia, a nome di qualche circolo numismatico, sarebbe forse possibile ottenere un appuntamento, a determinate condizioni (numero min/max di persone, tipologie di monete da visionare ben definite, ecc.). Chissà se c'è qualcuno nel forum che ha qualche aggancio all'interno del Vaticano, e può incominciare a sondare il terreno. petronius
    2 punti
  13. molto opinabile l'idea di abbonare tasse..comunque.. piccolo O.T..:Federico II re di Napoli, tra la fine del 1400 e l'inzio del 1500, fece lo stesso..ecco il carlino con cui fu celebrato l'evento: Al rovescio c'è il libro delle tasse in fiamme e la legenda RECEDANT VETERA, ossia sia "cancellato il passato" se non traduco male... Saluti Eliodoro
    2 punti
  14. non confondiamo gli errori o Varianti con le manipolazioni di qualche buon tempone che non hanno altro di meglio da fare. I venditori autorizzati (penso che intendi Periti e NIP) certificano se una moneta, a loro parere è autentica o meno,con errori o Varianti, e non ho mai visto periziata una moneta artefatta. Le monete artefatte non sono dei falsi, non confondiamoci.
    2 punti
  15. nessun nominativo raro tra queste crocette, tutti Teodosio II, Onorio e Arcadio, tutte zecche orientali
    2 punti
  16. Ciao @gionnysicily, grazie della pronta risposta. Provo ad esprimerti una mia perplessità, ma non sono cintura nera in questa disciplina, per cui potrei sbagliare. Mi chiedevo: come si spiega tecnicamente la modifica del conio nel dettaglio della coda del toro con il suo spostamento verso l'alto? Ovvero, immagino facilmente la possibilità di rendere più ampio o lungo un dettaglio dell'impronta di un conio, lavorando in negativo nel conio, perché immagino di potere solo togliere metallo dal conio, e non aggiungere. Ma come fa l'antico incisore a spostare un dettaglio? Mi verrebbe da dire che dovrebbe riempire la vecchia impronta della coda e scavarne una nuova, cosa che credo poco realistica. Ciao e grazie ES
    2 punti
  17. Ciao @frisax, 10 nummi... al Diritto Felix Ravenna,con busto turrito della città; al rovescio monogramma di Ravenna in corona, chiusa sotto con una X ( = 10 nummi), periodo 526-534 d.c. Complimenti, bella moneta... Saluti Eliodoro
    2 punti
  18. Ciao @Emilio Siculo, Che si tratti dello stesso conio, non ci sono dubbi. Il perché della coda , personalmente io me la spiego solo in un intervento sul conio in officina della zecca di Selinunte, successivo alla coniatura del tetra SNG ANS 700. Nel confronto tra i due tetra che hai postato ,sono evidenti i segni del cerchi (A) e del cerchio (B) che confermano che il tetra Triton e successivo al primo e pertanto sono stati ritoccati la foglia(più fresca) , la patera, la coda e qualche altro dettaglio sull'etnico. Saluti Govannii
    2 punti
  19. La monetazione sicuramente attribuita alla zecca di Volterra si articola in tre serie di aes grave (dal dupondio all'oncia le prime due, dal dupondio al semis la rimanente) caratterizzate tutte dalla presenza al dritto di una testa giovanile gianiforme -forse Culsans, divinità collegata alle porte- con uno strano copricapo (che ricorda un po', in maniera stilizzata, quello indossato dall'augure dell'omonima serie attribuita dubitativamente alla Val di Chiana) e dalla legenda retrograda velaθri (il nome etrusco di Volterra) al rovescio. La prima serie é priva di segni distintivi di emissione, e presenta al rovescio i soli segni del valore, circondati dalla legenda. Il peso medio dell'asse (calcolato sui 234 esemplari dei vari nominali recensiti dal Catalli nel 1975) é di circa 144 grammi, per quanto si riscontri una discreta variabilità tra i pesi dell'asse ricostruito sulla base dei diversi nominali, basti pensare che se il peso medio degli assi si aggira attorno ai 136 gr., il peso dell'asse ricavato sulla base dei quadranti risulterebbe essere di ca 129 gr., e quello basato sul peso reale delle once conosciute arriverebe addirittura a 156 gr. Un quadrante della prima serie (su ACSearch di questa serie sono presenti solo un paio di quadranti ed un sestante): La seconda serie (che sembrerebbe estremamente più comune stando alla quantità di esemplari presenti sul mercato) é caratterizzata dalla presenza di una clava al rovescio. Il peso medio dell'asse ricostruito sui 360 esemplari (tutti i nominali) conosciuti dal Catalli é di 157 grammi (in realtà il peso medio degli assi é di 136 gr., come quello degli assi della prima serie, ma anche qui si sentono gli effetti di alcuni nominali minori, soprattutto l'oncia sulla base del quale il peso dell'asse ricavato arriva a 192 gr.. E qui magari sarebbe il caso di aprire una parentesi metodologica sul calcolo dei pesi medi dell'aes grave, tenuto conto dell'estrema variabilità ponderale e dell'effetto leva che le piccole variazioni di peso dei nominali minori si trovano ad avere nel computo totale: per rimanere agli esempi appena esposti le once del primo tipo, da cui si ricaverebbe un asse di 156 gr. hanno un peso medio di 13 gr. (con una variabilità tra i 19,50 ed gli 8,67 gr), quelle del secondo tipo (che danno un asse di ben 192 gr.) hanno un peso medio più elevato di solo tre grammi , con un intervallo comparabile (21,40 - 9,23 gr.). Ma passiamo oltre dato che il discorso sarebbe piuttosto lungo e tenderebbe a mettere in discussione il valore stesso delle medie come elemento di riferimento ponderale... Un dupondio della seconda serie: La terza serie infine, che come detto sopra si compone di tre soli nominali (dupondio, asse e semisse), si caratterizza per la presenza di un delfino al rovescio. Il peso dell'asse ricavato (41 esemplari, tutti i nominali) é di 132 gr., che corrisponde a quello medio degli assi. Un semis della terza serie: L'Haeberlin riteneva che le tre serie fossero basate su un asse teorico di ca 152 gr., comune anche ad alcune serie della ruota, ipotizzando quindi l'utilizzo di un metro locale, etrusco, per le emissioni. Crawford (1985) sembra situarle nel periodo della prima guerra punica. Thomsen, Hackens e Marchetti (pur con sfumature diverse) le mettono invece in relazione con la riduzione semilibrale dell'aes grave romano, datandole agli inizi della II guerra punica (Thomsen agli anni immediatamente precedenti). Alcuni ritrovamenti in tomba sembrerebbero dare una datazione di prima metà del III sec., se non addirittura di primo quarto. Infine Rutter, nella sua sintesi, spara un salomonico "III sec. a.C.". La questione é piuttosto aperta. Nella relazione con la serie semilibrale romana, nella datazione, nell'eventuale combinazione delle due. Personalmente ritengo anche che il lavoro pondometrico andrebbe aggiornato, soprattutto alla luce della quantità di materiale (per lo più assi e dupondi) della seconda serie non censito né dall'Haeberlin né dal Catalli che é apparso sul mercato negli ultimi anni. E magari andando un po' oltre il calcolo delle medie aritmetiche. In ogni caso, questo é un multicolore sestante della prima serie (Culsans sembra quasi Arlecchino), di passaggio ieri mattina per Place de la Bourse:
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  20. Mentre l'amico Adolfo è in vacanza ne approfitto per fare qualche ragionamento sul grosso emesso nel 1363 dal senatore unico forestiero Guelfo de' Pugliesi da Prato (quando il gatto non c'è... ). Per una contestualizzazione storico/numismatica dell'emissione vi consiglio https://www.academia.edu/21980736/Il_grosso_d_argento_di_Guelfo_de_Pugliesi_da_Prato_senatore_di_Roma_1363_._Una_moneta_emessa_da_un_governo_di_popolo Però adesso vorrei fare un passettino oltre, cioé capire perchè oltre a cambiare (in meglio) il peso e la qualità "tecnica" ci sia anche una vera e propria rivoluzione nell'iter di incisione dei conii. Dato che per capire di cosa stiamo parlando servono immagini decenti, vi rimando a consultare il sito del BAV (Biblioteca Apostolica Vaticana) nella sezione del Medagliere http://opac.vatlib.it/iguana/www.main.cls?sUrl=homeMED e a cercare "Guelfo dei Pugliesi" nell'apposito campo di ricerca. Il grosso su cui vi consiglio di "farvi l'occhio" è quello del secondo risultato, catalogazione Serafini v.4, p. 20, n. 534/197a. Concentriamoci sul rovescio. Balzano subito all'occhio il globo crucigero con croce potenziata, che ricorda davvero moltissimo quello dei gigliati/carlini/robertini napoletani (mentre nei romanini araldici subito precedenti la croce sul globo non era potenziata). Abbiamo poi i capelli di Roma resi "a ciocche" e non con i soliti puntini che rendono quasi impressionisti molti romanini con stemmi. Per non parlare dei braccioli leonini del trono - con i leoni rampanti dopo svariate emissioni dove i felini poggiavano entrambe le zampe anteriori a terra - e delle braccia decisamente ben realizzate di Roma. Passiamo al diritto, dove le differenze con le monete precedenti sono sempre presenti anche se meno evidenti. A parte la stella sotto il leone, già citata nell'articolo di Adolfo, possiamo facilmente individuare come "nuovo" il muso del leone. Sempre rivolto verso l'osservatore, grande e quasi in verticale (come nelle ultime emissioni con armi baronali) però la resa è completamente differente! Il muso è ben separato dalle ciocche di pelo della criniera; la zona bocca-baffi perde la dimensione quasi caricaturale delle emissioni precedenti. Da un punto di vista "tecnico" possiamo notare come le braccia di Roma siano molto rifinite (punzone + bulino?) mentre nelle emissioni precedenti il braccio era un semplice punzone di forma vagamente rettangolare impresso nella giusta posizione. La croce sopra al globo è bulinata, non riesco a concepire l'uso di un punzone per una raffigurazione così filiforme, mentre nei romanini delle emissioni precedenti è chiaramente punzonata sulla sommità del globo. Ho citato giusto le differenze più evidenti, ma ne troverete altre se guardate con attenzione e fate il confronto con qualche romanino "baronale". Semmai poi posterò qualche immagine dove si evidenziano i alcuni particolari e la loro probabile tecnica di realizzazione, in modo che tutti possano avere materiale su cui ragionare... Si arriva quindi alla domanda che mi ha spinto ad iniziare questa (spero non noiosa) discussione: il nuovo regime del comune romano, oltre che rivedere la compagine politico/amministrativa, cambiò le maestranze della zecca? Ed in caso di risposta affermativa, perché? Un caro saluto, Antonio
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  21. 1 punto
  22. ......nell'ultimo grano, la P...sembra semi coperta da un'esrescenza di metallo...forse dovuta a una rottura del conio....
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  23. Somaliland 5 Shilling BURTON 1841 1904 2002 Alluminio € 1,00 5 Shilling 2005 Alluminio € 0,50 10 Shilling 2002 Ottone € 0,50 note: La prima moneta in alto da 5 Shilling è dedicata all'esploratore inglese della Somalia del XIX sec. Richard Francis Burton. Lo Scellino è la moneta ufficiale dell'indipendente Repubblica di Somaliland, ma non è riconosciuta dalla comunità internazionale.
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  24. In Schawabacher al n. 31 dovrebbero essere i coni O9 / R22 : i coni O8 / R22 al n. 28
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  25. Buonasera, belle le africane. Invio alcune foto di esemplari dalla mia collezione ecco i 200 cedis ghanesi
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  26. Ciao Babelone, grazie dei tuoi commenti. E l'immagine da te postata con la luce invertita sembra suggerire - sottolineo suggerire - coniazione. Però la coda dell'esemplare Triton mi sembra comunque difforme, più in alto. E non mi convincono del tutto neanche: il fatto che la coda s'interrompa sul bordo, i volumi ridotti delle gambe e la apparente scarsa compattezza della superficie dell'argento (ANS e BM postati sopra molto più gradevoli). Detto ciò, non mi sono fatto un'idea conclusiva. Ciao E
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  27. Buonasera, Ho trovato un esemplare che dovrebbe essere della stessa coppia di conii del tetradramma in oggetto, posto il rovescio. Dal medagliere del British Museum, acquisito nel 1874 del peso di 16.79 grammi:
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  28. Ma guarda che ardito non è una parolaccia Quello che mi preoccupa è che per venirti dietro mi servono le bombole ad aria compressa....... Ci aggiorniamo ciao
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  29. Carissimi sono appena rientrato dalla "perfida Albione" (in realtà più che perfida a me sembra opulenta al limite della decenza ) e trovo questa interessante discussione in atto. L'amico e collega Antonio non finisce mai di stupire. Devo ammettere che di tecnicismi non mi intendo molto al di là di poche nozioni acquisite negli anni e in più ottenute come autodidatta (solengo, in parole povere...). Le considerazioni di Anto sono ragionevoli anche se ardite in qualche caso ma è anche vero senza un poco di coraggio non andiamo da nessuna parte. Quindi, va benissimo così. Secondo me, a parte il quasi certo cambiamento di maestranze di zecca (come da voi ipotizzato), il grosso di Guelfo nel suo insieme stilistico rappresenta un "colpo di coda" delle autorità senatoriali come arma di propaganda. La visione degli esemplari presenti nel Medagliere non rende bene l'idea. Ho avuto la fortuna di esaminare un pezzo in una collezione privata e vi garantisco che sono rimasto di stucco! Grazie a tutti i partecipanti della discussione (in modo speciale ai guru ). Cari saluti
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  30. a me sembra fusa, di stile grossolano, probabilmente un falso d'epoca
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  31. Ciao a tutti, Volevo chiedere un aiuto per l'identificazione di questa moneta. Un 5 Baiocchi 1799 Anno XXIII Dal catalogo online mi sembra possa essere della zecca di Fermo. Variante XXIII b classificata come r3?? Me lo confermate? Che valore potrebbe avere? Peso 13g e diametro approx di 32mm Grazie
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  33. @417sonia Luciano, dubito che possa essere un mezzo ducato da 62 soldi , per due motivi 1) è inferiore ai 38 mm dell'oggetto in questione e -2) al D/ esiste un esergo che invece nel mezzo ducato non c'è in quanto la legenda copre tutta la circonferenza della moneta a mio parere si tratta di un falso ducatello....
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  34. Grazie @lele300, sempre dalla mia modestissima esperienza (e dalla perizia) siamo assolutamente oltre lo SPL... leggendo i commenti (in generale e non riferito solo ai miei post) ho come l'impressione che per strapparvi un FDC si debba avere una moneta "eccezionale", classificazione che usa il Montenegro e non il Gigante ... Badate bene, non dico che questa moneta sia un FDC, il mio discorso è generale... Non riprendo sicuramente i vecchi discorsi sul fatto che in zecca le monete non venissero coniate una ogni mezz'ora e tantomeno maneggiate singolarmente in camere bianche e con guanti sterili... dico soltanto che ci possono essere monete FDC senza essere per forza anche eccezionali... Si Lele300... mi manca il Littore del '28... e per adesso mi "consolo" con questo Impero...ahahahah Salutoni a tutti e grazie mille.
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  35. Grazie @Giankyv per l'apprezzamento e complimenti anche da parte mia alla carriera di perito intrapresa dal gentilissimo @claudioc47! Concordo pienamente che la quotazione (o meglio il prezzo di vendita) della moneta è assolutamente influenzato da come è stata chiusa ma se guardiamo le quotazioni del Gigante e del Montenegro ci troviamo di fronte comunque ad un'anomalia: entrambi i cataloghi riportano per lo SPL una quotazione di 300 Euro mentre per l'FDC il Montenegro 1.500 ed il Gigante 3.000...dalla metà al doppio direi... Io non ho problemi a dire che l'ho pagata 1.000 euro tenendo per buona la valutazione di qFDC, forse l'ho pagata troppo ma adesso sarebbe inutile "piangere sul latte versato..."
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  36. Io mi sono iscritto al BAV (biblioteca apostolica Vaticana) on line. Li puoi almeno visionare anche le monete e medaglie, oltre i manoscritti e libri, anche se solo fino ad un certo periodo. Stanno continuando a caricare immagini e schede ma sarebbe interessante capire se il discorso è fattibile. Credo di si, almeno a certe condizioni. https://www.vatlib.it/home.php?pag=logout
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  37. Credo sia semplicemente una tipologia leggermente diversa..
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  38. Gli studiosi considerano un periodo un po' più lungo, tra la fine del regno di Teodorico all'inizio di quello di Atalarico, non oltre il 540...saluti Eliodoro
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  39. altro esemplare: http://www.ebay.com/itm/APAMEIA-in-PHRYGIA-133BC-Athena-Eagle-Dioscuri-Caps-Ancient-Greek-Coin-i44932-/351242639536
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  40. .....infatti @Rex Neap, doppio punto...
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  41. Si...grazie @giarea....era questa e collegata anche quella dell'utente " toto " .
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  42. Grazie ragazzi, io le colleziono e le ammiro! Per quanto riguarda il grano con il punto sotto il busto.....del 1789 se non sbaglio, ne ho sempre visti (nei cataloghi) sempre in cattiva conservazione...ultimamente nel forum ne hanno postata una che presentava un foro...molto ben conservata, che faceva vedere molto bene il punto, trovo l'immagine e ve la posto. (Il possessore non me ne voglia). Un saluto a voi tutti
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  43. THRACE, Philippopolis. Lucius Verus. AD 161-169. Æ (19mm, 4.54 g, 8h). Bareheaded, draped, and cuirassed bust right / Ares standing left, holding shield on his back. Varbanov 911 var. (obv. legend and bust type). VF, green patina, some roughness.
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  44. Questo raro sesterzio emesso da Adriano all' inizio del suo regno merita una risposta "politica" ; grazie a @VALTERI per averlo proposto . Dalla Storia Augusta , tra le tante altre elargizioni concesse da Adriano al popolo : "..........abbuono' una infinita' di debiti che erano stati contratti con la cassa privata dell' Imperatore (Traiano) da vari cittadini in Roma , in Italia ed anche nelle Provincie , dove condono' grosse somme relative a debiti che non erano stati completamente estinti e rassicuro' tutti gli interessati bruciando le loro cambiali nel Foro del Divo Traiano . Inoltre dispose che i beni delle persone condannate fossero incamerati nell' erario pubblico anziché nel suo patrimonio privato (come normalmente avveniva) e aumento' generosamente i sussidi che gia' Traiano aveva stanziato per i fanciulli e fanciulle (povere d' Italia) " Tutto questo dovette impressionare favorevolmente Senato e Popolo romano per commemorare con una emissione monetale l' operato di Adriano ; sarebbe un bene (forse) se anche i nostri politici si andassero a leggere un po' di storia romana per imparare l' arte di governare .
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  45. Sabato mattina, alla cassa di un famoso store di elettronica: il signore di fronte a me paga il suo acquisto, col solito prezzo che finisce in .99 centesimi. La cassiera mette il centesimo di resto sul banco, lui se ne va senza prenderselo . Lo chiamo gli faccio vedere il suo centesimo che sta lì e che aspetta di essere preso e di andarsene da quella cassa... Il signore mi dice "non fa niente, lascia stare" ; allora io non lo lascio lì, al freddo del bancone di metallo della cassa , prendo il centesimo (nuovo di zecca, 2016) e lo accompagno col mio centesimo di resto che la cassiera dà anche a me (pure lui luccicante del 2016), perchè anch'io pago un prezzo col ,99 Felici e contenti, i due centesimini e io ce ne andiamo serenamente, verso casa. auguri a tutti
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  46. Ciao, a mio avviso dovrebbe essere stata coniata su una moneta da un grosso da 12 denari di Arezzo. Oltre ai dettagli che hai già evidenziato nei cerchi rossi, si intravede anche la parte superiore del pastorale del Santo nonché parte della legenda +: S Spero di esserti stato di aiuto... e di non essermi sbagliato :-) Ti saluto e ti auguro Buone Feste
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  47. Ciao @anto R, leggo solo ora questa bella discussione e vedo che ottimamente @Gaetano95 mi ha già preceduto anticipandoti qualcosa. Al momento, ne approfitto per riprendere ed indicarti questa discussione in cui si parlava di un gigliato emesso a nome di Roberto d'Angiò le cui protomi leonine non mostravano la lingua tra le fauci bensì "fiamme" (anche se, secondo me, forse non sono fiamme ma foglie di quercia, più appropriate per la figura di un sovrano visto che furono usate fin dai tempi dei Romani per incoronare gli Imperatori in alcune situazioni - che poi un leone che sputa fuoco non mi sembra così attendibile come ipotesi iconografica ): Ti invito a prendere visione almeno delle foto di questo insolito esemplare, sperando di aver dato un valido contributo in qualche modo, almeno per ora. Per i leoni con le lingue di fuori sui gigliati napoletani bisogna fare ricerche più approfondite.
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  48. @adolfos, non ci dici però se è diventata una TUA moneta ...Se è così bel colpo. Buone vacanze all'estero e AUGURI.
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  49. Questa volta col sottoscritto
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  50. è interessante questa tipologia anche per le moltissime varianti dovute a simboli che si trovano nel campo e sopra la lupa, che variano con le zecche di emissione. Tre globetti allineati sono il simbolo caratteristico della zecca di Nicomedia, . Lo si ritrova anche su un raro esemplare di Eraclea. Talvolta questo simbolo è stato interpretato in chiave astronomica, quale rappresentazione dell’allineamento di tre pianeti – Mercurio, Venere e Saturno – nella formazione del Chi-Rho astrale della notte del 3 luglio del 324, anche se in questo caso, l’allineamento veramente insolito coinvolgeva anche il pianeta Marte e quindi i globetti avrebbero dovuto essere quattro. Se questa interpretazione astrale fosse corretta, si tratterebbe di una simbologia molto importante:
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