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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/01/17 in tutte le aree
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Ciao volevo ringraziare tutti per l'ottima serata trascorsa a parlare di monete, per l'interessante conferenza, e per aver avuto la possibilità di conoscere nuovi appassionati e incontrare amici che non vedo molto spesso. Silvio3 punti
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Buongiorno a tutti, scusate la latitanza ma ho avuto moltissime cose da fare in questo periodo. Tra un mese ormai ci siamo, voglio fare un grosso ringraziamento a Dabbene per l'impegno che anche quest'anno sta mettendo nell'organizzazione di questa seconda edizione di Conferenze dedicata ai giovani e a Incuso che insieme a me si occupa a 360 gradi di un po' tutti gli aspetti che riguardano l'organizzazione dell'evento. Magdi ci presenterà anche quest'anno un gruppo di ragazzi preparatissimi, a tutti va un grosso "grazie" e "bravi"! E' veramente un piacere vedere giovani come voi con tanta passione e competenza per la Numismatica! Dai giovani ai "meno giovani" ......... sarà molto interessante ascoltare il di pensiero di Alberto Varesi e la relazione di chi ha già scritto numerosi libri di Numismatica, Lorenzo Bellesia. A proposito di libri, chiudo col ringraziamento a Damiano Cappellari che ci presenterà la sua ultima opera. Non mi resta che.... aggiungermi per il pranzo!3 punti
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Cavolo @rocco68....ma hai notato come è "impasticciata" al dritto la sigle dell'incisore ? .... praticamente la P è inesistente...ecco perchè non ho mai creduto che il Perger....non avrebbe mai omesso la sua sigla su queste monete. Peraltro i documenti dicono che sono tutte opere sue...e quindi escludo categoricamente che altri avrebbero potuto inserire un grosso punto invece della sua iniziale del cognome.?2 punti
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Buona sera Marfir. Rispondo a lei, solo perché è l'ultimo commento, anche se altri interventi precedenti meriterebbero ulteriori e forse più incisivi commenti, con la debita premessa che, anche se faccio parte del fantomatico gruppo GTM, l'organizzazione di questa edizione di Bologna non mi ha visto partecipe operativamente come è stato per la prima edizione dell'anno scorso. Partiamo da una domanda che forse è il caso di ribadire. Perché noi commercianti ci siamo messi ad organizzare convegni? Principalmente perché vogliamo realizzare manifestazioni più in linea con le nostre esigenze; partecipiamo, ovviamente, anche ad altre manifestazioni, perché dobbiamo campare, ma il disagio di trovarci in posti inadeguati, con scarsa sicurezza, con una miscellanea di espositori, ci ha stancato. In questo forum si sono spese tonnellate di parole su questo argomento ed altre se ne spenderanno, anche per manifestazioni svolte nella medesima città di Bologna. L'anno scorso, quando organizzammo il 1^ convegno, io personalmente girai più di qualche posto in città e mi informai parecchio, pur non essendo di Bologna. La scelta cadde su tre location che poi si ridussero a due perché la prima era nel centro storico quindi con i cronici problemi di accesso. Le altre due location erano il Savoy e l'Unaway di San Lazzaro. La nostra prima scelta andò sul Savoy, per la facile accessibilità dal centro, per la bellezza della location, per l'ampio parcheggio. Purtroppo non ci fu verso di trovare disponibilità di posto, quindi dovemmo ripiegare sull'Unaway. Poi anche l'anno scorso ci furono comunque critiche per la lontananza dell'hotel, critiche per la troppa vigilanza (permettete che melius abundare, parlo per noi commercianti; ed anche per stroncare il traffico che ogni volta avviene quasi offensivo per chi spende i soldi del tavolo; e scusate se lo ridico in maniera secca), critiche per la disposizione dei locali. Il 100% di soddisfazione non esiste, fa parte della natura umana. Quello che non capisco è sempre questo sparare ad alzo zero, come lo scorso anno, da parte di qualche persona che non comprende assolutamente i meccanismi che stanno dietro all'organizzazione un convegno. Persone che gradirei conoscere, perché preferisco stringere una mano e guardare uno negli occhi esprimendo le mie ragioni, che vedono il punto di vista degli organizzatori, piuttosto che dialogare con un nickname. L'anno scorso fu così con due "la monetiani" con i quali ci fu un analogo "vivace" scambio di opinioni e relativo successivo chiarimento. Ulteriori osservazioni: 1) di presenze di tavoli a questo convegno ce n'erano ben più di nove, come erroneamente citate in un intervento precedente; 2) il fatto di essere messi in quella stanza è stata una condizione da "prendere o lasciare" da parte dell'Hotel Savoy. Chi è venuto si sarà reso conto di quante manifestazioni contemporanee ci siano state in quei giorni in quell'hotel. Bene, il Savoy è così ed a Bologna, almeno a mia conoscenza, non si riesce a trovare di meglio che abbia le caratteristiche di accessibilità e bellezza della location; 3) i commercianti applicano gli stessi prezzi, non credo che facessero prezzi da capogiro o diversi per l'occasione; c'è libertà di acquistare o meno da parte del collezionista. A tal proposito faccio notare che un commerciante di questo ci vive e tenta di farlo onestamente, mentre un hobbista o un bulgaro arrotondano, magari lautamente, altri introiti; 4) i commercianti che presenziano ai convegni, tolto Verona, sono sempre gli stessi, quindi non potete pensare di trovare persone in più di quelle che già ci sono, anche se, ribadisco un mio concetto dalla parte dei commercianti: il commerciante viene ai convegni se guadagna. Punto. Come farebbe chiunque. Più si guadagna e più è stimolato a venire. Ecco perché certe osservazioni su natura e quantità delle presenze sono discorsi sterili se non si comprende che dietro c'è questa sola ed unica logica. Altro discorso, e qui chiudo, è credere in queste manifestazioni ed alimentarle comunque. Io, come socio NIP, credo in un commercio numismatico di qualità, che vede il convegno come una delle manifestazioni terminali del commercio, ma con influenze anche nella cultura, nella didattica, nel rapporto con le Istituzioni.. E sto lavorando e lavorerò in tal senso alacremente nelle manifestazioni che organizzo io personalmente o a cui contribuisco. Poi sia i commercianti, sia i collezionisti devono capire che per fare questo serve tempo, che non si possono avere i risultati subito, che servono suggerimenti e correzioni, non astiosi commenti, in molti casi superficiali, e me ne assumo tutte le responsabilità di questo aggettivo. Noi, quando organizziamo queste manifestazioni, ci mettiamo sempre il massimo impegno e puntiamo all'obbiettivo della sopravvivenza e crescita del commercio numismatico. Mi auguro quindi che prevalga, nel futuro, sempre un interesse a questi valori e niente altro. Buona numismatica serata a tutti Stefano Palma2 punti
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Giorni fa un utente del nostro forum "TINIA NUMISMATICA" ha ricevuto una brutta lettera anonima. Oltre a manifestare solidarietà, pur non avendo la certezza che sia opera di un utente del forum, credo che sia comunque giusto da parte mia dire alcune cose. Da poco abbiamo superato i 40.000 utenti, per me, fino a prova contraria sono tutte brave persone, ma mi rendo anche conto che molto probabilmente non è così. Mi rivolgo direttamente all'autore/i di questo gesto, voi non siete i benvenuti su questo forum, per noi una cosa è lo scontro dialettico tra persone che la pensano diversamente e una cosa sono le minacce e le lettere anonime. Deve essere chiaro che atteggiamenti di questo tipo non saranno MAI tollerati su lamoneta.it. Con questa lettera avete colpito Tinia ma avete colpito anche altre persone e infangato un'intera regione, la Sicilia. Tra le persone colpite c'è sicuramente gionnysicily che è stato nominato nella lettera. Sono convinto che TINIA e gionny agiranno nelle sedi opportune per tutelarsi, spero facciano altrettanto tutte le persone che si sentono danneggiate da questa lettera, io stesso sto pensando di agire per conto del forum. Sinceramente non ho nessun elemento per sospettare di tizio o di caio, quello che mi preme oggi è di lanciare un monito, tutti insieme, dove dobbiamo far passare il messaggio che questo modo di comportarsi è indegno e non compatibile con i nostri valori e la nostra educazione. So bene che comportamenti di questo tipo, insulti, offese, minacce, sono all'ordine del giorno su Facebook o su altri social network, beh qua non funziona così. Se è stato uno stupido scherzo, questo è il momento giusto per farti avanti e chiedere scusa. Se è stato un tentativo atto a spaccare, beh non ci siete riusciti, anzi sono felice di poter lanciare questo messaggio di condanna insieme a Tinia numismatica e gionnysicily.2 punti
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sto guardando dal telefonino e mi sembra che sia un denaro fregoso od adorno. L'aquila mi sembra del tipo a gambe divaricate. Quando torno a casa provo a vedere dal pc che sicuramente vedrò più dettagli2 punti
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Avremo modo di parlarne quel giorno sicuramente meglio, ma indubbiamente il clima generale che si respira e che avverto anche nei fatti reali e' cambiato rispetto all'esordio dell'anno scorso dove in fondo era una scommessa o poco più. E' passato un anno, ma molto e' successo, sia per i consensi ricevuti, che per le iniziative fatte, in un certo qual senso ci sentiamo anche più forti e appoggiati anche se sapevamo benissimo anche l'anno scorso che la scelta poteva essere rischiosa ma sicuramente era giusta, doverosa, simbolica e virtuosa. Quest'anno e' servito anche per far metabolizzare meglio l 'iniziativa che viene riproposta con altri giovani numismatici e che ha il supporto oltre alle persone ben conosciute e apprezzate che ci saranno materialmente quel giorno già indicate più magari anche qualche bella sorpresa , anche di tante altre che mi hanno mandato e mi stanno mandando messaggi di auguri, appoggio e vicinanza che rappresentano a vario titolo i vari campi della numismatica. Quel giorno li citerò anche perché e' giusto ricordarli, ma indubbiamente quasi tutto il mondo della numismatica, in particolare quest'anno , si sta riunendo sotto il segno dei giovani, del futuro della nostra numismatica, di questa iniziativa a Parma. L'augurio concreto che mi faccio e ci facciamo e' che questa quasi totalità diventi totalità piena, ma ripeto già adesso dobbiamo essere ben lieti e contenti dell'appoggio veramente di molti a questa iniziativa per i giovani.2 punti
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No,no le PERIZIE servono eccome io ho imparato confrontando le perizie. Ci vuole sempre un Maestro,un buon maestro che ti dia le basi giuste e bisogna saper scegliere bene, altrimenti è meglio imparare da soli. Facevo periziare monete che non ne avevono bisogno solo per avere il giudizio di quel Maestro, cosi da poter confrontarle dal vivo e capire bene i gradi di conservazione. A volte la perizia costava quanto il valore della moneta. Però ripeto bisogna trovare il giusto Maestro altrimenti è peggio, ti fa più male che bene,e se severo, meglio. Lui chiudeva quasi sempre con un mezzo punto in meno di quello che era veramente la moneta,un suo BB+ spesso e volentieri era giudicato da altri un qSPL, che poi in fondo è quasi la stessa cosa. No le perizie sono importantissime come lo sono i periti e per questo che dobbiamo scegliere il meglio e giudicare chi sbaglia anzi lo dobbiamo pretendere per tenere alto il nome della numismatica e la reputazione di chi ne ha fatto uno scopo di vita studiando e cercando di divulgare il suo sapere fino alla fine senza mai cedere a compromessi e a facili guadagni,altrimenti se continua cosi davvero ogni collezionista o appassionato diventa Perito Numismatico.2 punti
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Solo adesso ho potuto leggere questa discussione. Non ho parole per una simile vigliaccheria e gli interessati hanno tutta la mia solidarietà. Purtroppo ci sono sempre gli imbecilli che ricorrono alla lettera anonima per esternare delle minacce e purtroppo temo che dietro non ci sia solo l'imbecillità allo stato puro, ma anche un forte fastidio verso gli approfondimenti sui falsi e sulla cultura in generale, che considero ancora più grave della stessa cretineria. Si può non essere d'accordo su certi argomenti, ma è sempre meglio dirlo mettendo la propria faccia e responsabilità e con adeguati ragionamenti.2 punti
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Premetto che l'inedito di Caulonia merita la massima attenzione, anche se suscita non poche perplessità. Auguro vivamente Gionnysicily di riuscire ad aggiudicarsi il pezzo per poterlo studiare al meglio e, se riesce ad averlo, mi auguro che si possano fare foto ad alta definizione e avere nuovi elementi per approfondire su questa strana moneta. Colgo l'occasione per riportare la foto del pezzo del British Museum (peso 0,492), che era pervenuto nel medagliere londinese nel 1840... Anche se è di diverso periodo, si vede chiaramente come sia difficile creare frazionali così piccoli con buon stile....2 punti
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Per dovere di cronaca il lotto e' andato invenduto. Purtroppo il giorno della visione dei lotti ho avuto una emergenza e non sono riuscito ad andare a visionarlo. Un po' deludente la reazione del British Museum. Ho parlato con Andrew Burnett il quale mi ha detto di parlarne a Richard Abdy (monete Romane) il quale ha rigirato il tutto al dipartimento medioevale (non numismatico) pur lasciandomi intendere laconicamente che non hanno piu' uno specialista in questo campo. Poi non ho piu' saputo nulla...2 punti
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Salve a tutti. Quest’oggi volevo proporvi una nuova discussione “trasversale”, dato che l’argomento di cui andremo a trattare ci permetterà di spaziare in situazioni storiche e numismatiche dal Mezzogiorno al Settentrione della nostra penisola. Anche questa volta, al centro del nostro dibattito troviamo un sovrano napoletano della dinastia francese degli Angioini, Roberto d’Angiò (1309-1343), autore di una coniazione molto particolare ed estremamente rara che merita di sicuro un approfondimento. Ecco la descrizione del pezzo in esame: Gigliato. D/ + ROBERTUS • DEI GRA IERLM • ET SICIL • REX Robertus Dei gratia Ierusalem et Siciliae Rex. Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme. Il Re coronato, seduto frontalmente su di un trono con protomi leonine ai lati, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra il globo crucigero. R/ + IPPETUU CU SUCCESSOIB DNS TRE PRATI In perpetuum cum successoribus dominus Terrae Prati. Signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi. Croce piana ornata, con le estremità fogliate, accantonata da quattro gigli. CNI XI, p. 345, n° 1 (tav. XXII, n° 4). AR 3,90 g. e 27 mm. (esemplare della Collezione Reale, già ex Collezione Gnecchi, n° 3515). Un altro esempio trovato in rete, dal peso dichiarato di 3,78 g.: Si sa benissimo oramai che il gigliato fu una moneta ampiamente accettata in molti luoghi diversi tra loro, non solo d’Italia, ma anche d’Europa e addirittura fu imitata e scambiata nelle zecche e negli Stati dell’Oriente Latino. Tale fama scaturisce dalla bontà della lega utilizzata per la coniazione di queste monete, molto più ricca di fino rispetto ad altri nominali, non solo italiani, che si potevano trovare in circolazione all’epoca. Era, se vogliamo, una specie di “dollaro” d’argento del Basso Medioevo, utilizzato per i commerci locali nel Regno di Napoli, ma anche per quelli di più vasta portata, tant’è che si sviluppò un vero e proprio giro d’affari intorno all’imitazione del gigliato napoletano o robertino, come veniva chiamato per via del sovrano che lo fece diventare così celebre e ben accetto. Non ci si sorprende, quindi, di trovare una moltitudine di gigliati che si differenziano anche molto da quelli coniati a Napoli durante il regno di Roberto d’Angiò, ma il gigliato “pratese” ha avuto sempre un ruolo molto particolare nella numismatica non solo napoletana, ma italiana in generale, per via della sua esimia rarità, ma soprattutto per i risvolti storici che tale moneta potrebbe rivelare. E allora è il caso di vedere meglio le circostanze storiche che portarono alla realizzazione di questo strano pezzo. Innanzi tutto occorre spiegare perché la definizione di “pratese”. La caratteristica peculiare risiede proprio nella legenda di rovescio, ampiamente sciolta e tradotta in fase di descrizione. In pratica, Roberto d’Angiò, oltre che Re di Napoli, veniva riconosciuto anche come signore della Terra di Prato, la città toscana in provincia di Firenze. Il privilegio signorile si estendeva anche ai suoi eredi, quindi, dopo la morte del sovrano angioino, i suoi successori avrebbero beneficiato della signoria di Prato. Come si configura storicamente un tale potere? Come arrivò Roberto d’Angiò a detenere i diritti su città così lontane da Napoli e dal suo Regno, coinvolte in ben altre realtà politiche? E, soprattutto, come si giunse alla coniazione di una moneta, il gigliato, appunto, che per stile e standard ponderale rientra perfettamente nei meccanismi economici napoletani, ma che è di più difficile inserimento in quelli toscani? Dobbiamo pensare ad un’Italia divisa tra due principali fazioni: i Guelfi, sostenitori del partito filo-papale, e i Ghibellini, favorevoli invece nel riconoscere all’Imperatore di Germania un potere temporale superiore a quello della Chiesa di Roma. L’autorità imperiale, inoltre, voleva anche consolidare la propria influenza in Italia, ormai solo un ricordo rispetto a ciò che era stata nel corso del XIII secolo o anche prima. Gli scontri tra le diverse fazioni nelle città dell’Italia settentrionale portarono i liberi comuni ad indebolirsi per i dissidi e le divisioni interne: sia Firenze che le città limitrofe della Toscana, infatti, erano molto deboli militarmente e non riuscivano a fare fronte alle esigenze belliche che il tempo imponeva. Tra il 1305 ed il 1310, quindi, Roberto d’Angiò, uno dei sovrani più potenti d’Italia, era stato coinvolto nelle lotte politiche toscane e si schierò dalla parte dei Guelfi: il Re di Napoli, infatti, già nel 1305, quando era solamente Duca di Calabria, fu insignito della signoria di Firenze, che mantenne pressappoco fino al 1321, e messo a capo di una lega di città toscane che si opponevano al potere ghibellino ed imperiale in Italia. Prato, la cui situazione militare non era molto diversa da quella della vicina Firenze, aveva vissuto anni migliori dopo che, alla metà del XIII secolo, si era fissato lo Statuto cittadino e il centro aveva riconosciuto la propria qualifica di libero comune. La floridezza economica di quei tempi, dovuta al grande sviluppo dell’industria della lana, era solo un lontano ricordo. Dal 1312 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito delle guerre intestine che affliggevano le città toscane: Prato, insieme alla lega di città che facevano capo a Firenze, composta da Siena, Pistoia, Arezzo, Volterra, Colle Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato, si trovò contrapposta alla Pisa di Uguccione della Faggiola, condottiero ghibellino e vicario imperiale in Italia. Uguccione si rivelò una minaccia concreta per i Fiorentini i loro alleati nel 1315, quando le armate ghibelline collezionavano sempre più successi sui nemici di parte guelfa. Fu proprio in quell’anno (tra l’altro, passato alla storia come il più fulgido per il partito ghibellino in Italia) che Firenze si decise a chiedere aiuto militare a Re Roberto. Quest’ultimo acconsentì, radunando in breve tempo un congruo numero di truppe che, inizialmente, dovevano essere guidate da suo figlio, nonché erede al trono, Carlo d’Angiò (1298-1328), Duca di Calabria dal 1309 e Vicario Generale del Regno. Il comando, però, passò poi all’ultimo momento nelle mani del fratello del Re, Filippo I di Taranto (1294-1332). La colonna partì dunque per Firenze per unirsi al resto dell’esercito guelfo che la lega toscana aveva raccolto per far fronte alla minaccia ghibellina. Lo scontro sembrava giocare a favore dei Fiorentini e dei loro alleati napoletani, vista la loro superiorità numerica. Uguccione, oltre ai Pisani, poteva fare solo scarso affidamento su Lucca, perché questa città era stata presa dai Ghibellini con la forza. Il confronto armato non si fece attendere: la battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) sancì la gloriosa vittoria dei Pisani di Uguccione che, contro ogni pronostico, misero in fuga i Fiorentini con i loro alleati. Il comandante napoletano Filippo di Taranto neanche prese parte allo scontro perché, colto da febbre, fu costretto a ritirarsi dal campo di battaglia e a rientrare precipitosamente a Firenze, la cui situazione peggiorava giorno dopo giorno. Roberto d’Angiò, da parte sua, non si mostrò molto preoccupato della sconfitta subita dalle sue truppe in Toscana: Firenze, che dal 1305 si era costituita sotto la sua protezione, rimaneva, con il suo circondario, ancora salda e sicura. Qualche anno dopo, però, tale sicurezza crollò: nel 1325 il baricentro ghibellino da Pisa si era spostato a Lucca che, sotto il suo signore Castruccio Castracani, aveva riscoperto un nuovo periodo di riscossa militare, culminato con la vittoriosa (per i Ghibellini) battaglia di Altopascio il 23 settembre di quello stesso anno. Questa volta, Roberto non aveva inviato alcun aiuto contro il Castracani per favorire i Fiorentini, così, quando questi arrivò addirittura a minacciare la città stessa, essi si rivolsero al Duca di Calabria, Carlo, figlio di Re Roberto, il quale fu eletto dai Guelfi nuovo signore di Firenze a garanzia della protezione angioina sulla città. Carlo accettò e l’anno successivo, nel 1326, il 13 gennaio, si recò a Firenze per prendere possesso del nuovo incarico che gli era stato offerto. Ma la permanenza di Carlo e del suo seguito di Angioini nel capoluogo toscano fu breve: nel 1327, il Duca fu richiamato a Napoli, poiché le truppe tedesche di Ludovico IV il Bavaro (1328-1347), allora Rex Romanorum (1314-1328), minacciavano il Regno nella loro discesa in Italia verso Roma. Si ritiene che il gigliato “pratese” fosse stato battuto intorno al 1326, quindi durante la signoria fiorentina di Carlo d’Angiò, per l’infeudamento di Prato alla casata angioina. Le legende sulla moneta, che vanno lette in modo continuo tra diritto e rovescio, comunicherebbero che Roberto d’Angiò, già Re di Napoli, era anche signore (dominus) di Prato e che il privilegio si estendeva anche ai suoi successori, cioè a Carlo Duca di Calabria. Quest’ultimo, nato dal matrimonio celebrato il 23 marzo 1297 tra Roberto e Jolanda d’Aragona (1273-1302), era l’unico figlio maschio della coppia reale e, nel 1316, contrasse una prima unione, infruttuosa, con Caterina d’Asburgo (1295-1323). Nel 1324, poi, prima di essere chiamato dai Guelfi a Firenze, Carlo sposò in seconde nozze la giovanissima Maria di Valois (1309-1332), dalla quale ebbe la figlia, futura Regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò (1343-1381). Appena Carlo si allontanò da Firenze nel 1327, Castruccio ne approfittò per occupare molte città che prima erano cadute sotto la giurisdizione feudale angioina: in nome dell’Imperatore tedesco, il condottiero ghibellino, divenuto intanto Duca di Lucca, arrivò ad attaccare anche Pistoia e Prato. Gli abitanti di questi due centri, soprattutto i contadini che erano quelli più esposti alle scorribande ghibelline nelle campagne intorno alle città, per non subire gli attacchi nemici, scesero a patti con il Castracani: in cambio di un tributo semestrale da pagarsi in denari, i Pistoiesi ed i Pratesi evitarono attacchi e saccheggi da parte dei Ghibellini del condottiero lucchese. In realtà, fino a quando gli Angioini si ersero a garanti della sicurezza dei Guelfi toscani, Firenze e gli altri centri toscani limitrofi non subirono mai il sopravvento della parte ghibellina avversa. Il gigliato “pratese”, dunque, costituisce una moneta commemorativa (e non una medaglia, come credeva Arthur Sambon e com’è riportato anche nel CNI XI) che aveva lo scopo di manifestare la sovranità signorile degli Angioini, di Roberto e di suo figlio Carlo, sui centri guelfi toscani minacciati dall’inarrestabile potenza militare ghibellina. Si potrebbe anche pensare che la moneta circolasse nel ristretto entourage del Duca di Calabria e che difficilmente abbia interagito con la moneta e l’economia locale fiorentina, poiché, come faceva già notare il Sambon, il gigliato era sì una moneta ben accetta all’epoca (quindi magari sarà anche stata accettata in alcune transazioni tra Angioini e Fiorentini), ma era profondamente diversa per caratteristiche fisiche rispetto al sistema monetario ed economico fiorentino. Dobbiamo poi pensare che Prato patteggiò un accordo per non essere occupata dai Ghibellini di Castruccio solo nel 1327, ovvero dopo la partenza di Carlo d’Angiò da Firenze. Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie. Tra questi ricordiamo: 1. Lapo di Giovanni di Benincasa, un mercante fiorentino, fattore della Compagnia degli Acciaiuoli, fu Maestro di Zecca nel 1317. Fu proprio tra il 1317 ed il 1319 che si decise di inserire sui gigliati dei simboli per poter distinguere l’operato delle diverse maestranze, poiché in molti casi si erano verificati dei cali nel peso effettivo delle monete rispetto a quello teorico stabilito (pari quasi a 4 grammi). 2. Donato degli Acciaiuoli, Maestro di Zecca nel 1324 (al 12 febbraio si data l’appalto per il suo incarico), proseguì la battitura dei gigliati di peso accurato, com’era già stato fatto sotto l’amministrazione dei suoi predecessori, Rainaldo Gattola, di Napoli, e Silvestro Manicella, di Isernia. 3. Petruccio di Siena, Maestro di Zecca nel 1325, anch’egli esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 4. Domenico di Firenze, Maestro di Zecca sempre nel 1325, esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 5. Dopo l’intermezzo del napoletano Rogerio Macedonio, nel 1327, a dirigere la Zecca partenopea troviamo nuovamente un fiorentino, un certo Filippo Rogerio, della Compagnia dei Bardi. 6. Pieruccio di Giovanni, ugualmente fiorentino, fu Maestro di Zecca dopo il 1327 ed esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 7. Sempre in una data posteriore al 1327 a capo della Zecca viene annoverato il fiorentino Matteo Villani, della Compagnia dei Bonaccorsi. Tutte queste Compagnie bancarie fiorentine avevano, attraverso il controllo dell’ufficio di Maestro di Zecca, oltre a rapporti commerciali di favore tra Firenze ed il Regno, anche il sopravvento sulla gestione della moneta regnicola e sulla sua circolazione. I Bardi, presso la cui filiale di Napoli lavorò anche il padre di Boccaccio, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi, insieme ad altre Compagnie fiorentine, fallirono a seguito del mancato saldo del debito che i Re si Francia ed Inghilterra avevano contratto con i Fiorentini a seguito dell’allestimento degli eserciti per la Guerra dei Cent’anni. Anche Roberto d’Angiò aveva un grande debito con gli Acciaiuoli, che di fatto erano i banchieri della Casa d’Angiò e tenevano in mano le finanze di mezza Napoli, in quanto questi ricevette un primo prestito di ben 50.000 fiorini d’oro e suo figlio Carlo, Duca di Calabria, beneficiò di un secondo prestito pari a 18.500 fiorini. Dopo la mancata restituzione delle somme dovute dai sovrani francese ed inglese, Roberto non saldò il suo di debito usando come precedenti le insolvenze degli altri due Re, Filippo VI ed Edoardo III. Ma gli Acciaiuoli beneficiarono grandemente della benevolenza regia: sotto Roberto, Niccolò Acciaiuoli fu nominato prima cavaliere e con l’avvento di sua nipote, Giovanna I, fu invece creato, nel 1348, Gran Siniscalco del Regno. Fu proprio Niccolò a farsi promotore del (secondo per la sovrana) matrimonio tra Giovanna I e Luigi di Taranto (1352-1362). Quando questi morì, il 26 maggio del 1362, l’Acciaiuoli fu il principale protettore dei diritti della Regina angioina (a cui, tra l’altro, doveva tutte le sue fortune) quando altri nobili ne minavano il potere. Ma, ritornando in Toscana, Prato rimase ancora per poco tempo in mano angioina: morto Roberto a Napoli, il 16 gennaio 1343, (Carlo era già morto il 9 novembre 1328) Firenze tentò, a partire dal 1350, di conquistare con la forza la città vicina, vedendo la morsa angioina allentarsi dai comuni toscani come un’occasione di rinascita politica. Nel 1351, con un atto cancelleresco approvato da Giovanna I, la Corona di Napoli cedeva i diritti feudali di Prato a Firenze dietro pagamento di una somma ammontante a circa 17.500 fiorini. Anche dietro questo atto si nasconde un disegno politico di Niccolò Acciaiuoli che, in virtù della propria influenza sulla Regina napoletana, spinse la sovrana a concludere un accordo remunerativo con Firenze. Da allora, la città di Prato non è mai uscita più dall’orbita fiorentina.1 punto
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MANIFESTAZIONE FIERISTICA DELLA FILATELIA - NUMISMATICA - CARTOFILIA GENOVA F105 STADIUM - FIUMARA - Genova venerdì14/04/2017ora12:00 - 18:00 sabato15/04/2017ora09:00 - 17:001 punto
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PREMESSA Abbiamo parlato di Asprenate che intervenne partendo da Mogontiacum con due legioni (mi riferisco alla discussione "I due Centurioni"), la XIV e la XVI, a tappare la "falla" creatasi nel limes in seguito alla Clades Variana. Ma cosa ci faceva a Mogontiacum (odierna Magonza) con quelle due legioni? A Mogontiacum vi era il quartier generale dell'armata della Germania Superior. Il luogo fu fortificato già da Giulio Cesare quando, compiuta la conquista di tutta la Gallia, il confine fu portato sul Reno. Fin dall'inizio fu sede di due legioni: Augusto vi insediò le legioni XIV "Gemina" e XVI "Gallica", le due citate all'inizio, che rimasero in questo accampamento dal 9 d.C. sino al 43. Poco più a sud (oggi in località Weiseneau-Mainz) furono contemporaneamente dislocate altre due unità legionarie, la II "Augusta" e XIII "Gemina". Un tale concentramento di truppe ci fa capire l'importanza strategica del luogo: i castra di Mogontiacum , similmente a quelli di Vetera I (l'accampamento delle sfortunate legioni XVIII e XIX) erano situati su di un'altura che dominava lo sbocco nella riva sinistra del Reno di un grosso corso d'acqua, il Meno. L'insediamento, in simili posizioni di due campi militari di tali dimensioni, evidenziava l'idea di una volontà di penetrazione all'interno della Germania lungo le vallate della Lippe (castra Vetera I) e del Meno (Mogontiacum). Tale programma fu messo in pratica da Druso, che in successive campagne, condusse le legioni romane fino all'Elba. Morto Druso e dopo la terribile disfatta di Varo, l'occupazione della Germania fu abbandonata e Mogontiacum divenne un grosso campo fortificato a guardia del limes. Ai piedi della collina dove stazionava l'accampamento legionario, sorse col tempo un fiorente centro civile, mentre al di là del fiume fu costruito (analogamente a quanto si fece a Colonia Agrippina, l'odierna Colonia) un avamposto chiamato Castellum Mattiacorum che prese il nome dal nome della tribù stanziata sulla riva destra del Reno. Il campo militare (contrariamente a quanto accadeva altrove) rimase come base per due legioni. Dal 43 al 70 vi vennero acquartierate le legioni IV "Macedonica" e la XXII "Primigenia". Durante le lotte degli anni 69 e 70, anche Mogontiacum subì gravi danni e distruzioni sia nel quartiere militare che nel centro civile e dovettero essere ricostruiti sotto Vespasiano con strutture in muratura l'accampamento, con un piano definitivo alla pari di Treviri e Colonia, il centro urbano. Dal 70 fino all'85 Vespasiano vi dislocò la I "Adiutrix" e vi riportò la XIV "Gemina". Poi la I "Adiutrix" fu trasferita in Pannonia e fu sostituita dalla XXI "Rapax". Questa situazione rimase fino agli anni 90-92, quando, alla fine delle campagne contro i Catti al tempo di Domiziano, il confine venne spostato verso oriente e, di conseguenza, a Mogontiacum rimase la sola legione XXII "Primigenia" insediatasi qui per la seconda volta. La riduzione da due ad una sola legione, tuttavia, non sminuì l'importanza che lo stanziamento legionario aveva avuto nella provincia fin dall'inizio dell'occupazione romana e a testimonianza del carattere prevalentemente militare del luogo i documenti giunti sino a noi sono prevalentemente relativi a soldati o a veterani. CNEO MUSIO Di questo legionario c'è giunta attraverso il tempo la sua stele funeraria che fu recuperata nel 1831 nell'area della necropoli ed è conservata nel Museo di Magonza. Questo monumento, di un certo prestigio, raffigura un cittadino di Veleia, antica città dell'Appennino piacentino, situata a 15 km circa a SO dell'odierna Lugagnano Val d'Arda (PC) Aquilifer della legio XIV. Fra i signiferi, cioè i portatori d'insegne, l'Aquilifer era quello di rango più elevato poiché l'aquila era il simbolo della legione, essa era custodita in un piccolo tempietto al centro dell'accampamento e onorata come numen legionis. Durante le marce e durante la battaglia svettava su un'asta sorretta dall'Aquilifer. Il rango raggiunto da Cneo Musio apriva, nella gerarchia militare romana, le porte dell'ufficialità (nello stesso campo di Mogontiacum un'iscrizione attesta di un Aquilifer divenuto Centurione) e nulla esclude che anche la vita militare del veleiate Musio che a 32 anni aveva meritato vari riconoscimenti (come possiamo dedurre dalle decorazioni che ne ornano la corazza) avrebbe percorso una brillante carriera. Il sepolcro di Gneo Musio fu fatto eseguire dal fratello Marco. Poiché i due fratelli sono distinti nell'iscrizione, in mancanza di cognomen, da prenome diverso è possibile dare una datazione al monumento. Questo perché la diversità di prenomen è un fenomeno riscontrabile soprattutto nei primi anni dell'impero. Possiamo così stabilire che Gneo Musio fu arruolato nella legione XIV nel periodo che va dal 9 d.C. al 43 a Mogontiacum (successivamente l'unità fu trasferita da Claudio in Britannia). Data la ricca fattura della stele possiamo ritenere che Musio provenisse da una famiglia abbastanza agiata. Anche se il monumento è di effetto (immaginatela allineata ad altre piccole semplici stele solamente iscritte) rivela la mano di un artista assai modesto guardando la figura del militare appiattita e sgraziata. La decorazione del tetto dell'edicola poi, richiama la semplicità di stele più dozzinali: possiamo da ciò dedurre che il fratello Marco abbia fatto scolpire il monumento sepolcrale nell'officina del campo, ma che abbia egli stesso proposto il modello raffinato, a lui proveniente dall'Italia, più consono. Ai lati della stele vi sono due colonnine tortili con capitelli corinzi a sostegno del tetto dell'edicola consistente di una fascia decorata a volute con due piccoli delfini alle estremità. Nella nicchia è scolpita l'immagine del defunto, in piedi e completamente armato. Nella mano destra regge l'insegna con l'aquila mentre la sinistra trattiene lo scudo appoggiato al suolo; il legionario indossa una camicia (di lino o di lana), un leggero giubbotto di pelle e la corazza. Su quest'ultima, fissate con strisce di cuoio, ci sono le decorazioni che ricoprono il petto: in alto due armillæ e, sotto in tre file, le faleræ a dimostrazione del valore espresso durante il servizio militare. Il gladium è appeso ad un cinturone di cuoio con placche metalliche mentre ai piedi si notano i calzari. L'edicola insiste su una base con cornice che racchiude il testo inciso in belle lettere capitali anche se lo scalpellino non ha calcolato esattamente lo spazio nell'allineare i caratteri. Cn(æus) Musius T(iti) f(ilius) Gal(eria) Veleias, an(norum) XXXII, stip(endiorum) XV, aquilif(er) leg(ionis) XIIII Gem(inæ) M(arcus) Musius frater posuit.1 punto
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Chi avesse avuto l'occasione di leggere il bell'articolo di Leonardo Malatesta "L'Arma dei Carabinieri e l'impresa di Fiume" (Rassegna dell'Arma Anno 2011 Editoria Arma dei Carabinieri) visibile anche su internet, avrà potuto rendersi conto di come ad un certo punto (§ 4. I contrasti fra legalisti e scalmanati) si pose fine al periodo di prevalenza degli elementi nazionalistici e patriottici (9 gennaio 1920) per lasciar posto sempre più a fermenti antimonarchici e repubblicani. Il documento che qui riporto, segna - in questo quadro - l'ultimo tentativo del comandante del XXII Reparto (legalista) di richiamare all'ordine gli uomini al suo comando. Siamo ormai in aprile e gli uomini sono sempre più ingovernabili, sedotti dalla propaganda e affascinati dagli ideali rivoluzionari. L'ufficiale in questione arriverà a sfidare a duello uno dei suoi Tenenti il 15 giugno per poi lasciare definitavamente Fiume alla fine dello stesso mese. Qui sotto vi riporto il documento - una vera "chicca" a mio modesto avviso - chiedendo scusa per aver modificato la firma del Capitano per questioni di privacy impostami e che spero di riuscire a rimuovere col tempo.1 punto
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.....mai abbastanza Pietro! Certo che hai seminato bene, le tue discussioni e le domande che ci fai.....le fai per stimolarci e appassionarci....come un buon professore. Saluti.1 punto
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Veramente bella. Questa è la mia, naturalmente di molto inferiore.1 punto
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False, e nemmeno in argento. Le misure corrette sono mm. 38,1 e gr. 26,73. Ma ora che si vedono bene, è tutto l'insieme che non va, prova confrontarle con le immagini del nostro catalogo http://usa-coins.collectorsonline.org/moneta/US-SD/7 Anche il Peace ha le stesse misure?1 punto
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Il Gazzettino a pranzo, gli ospiti importanti, e poi i premi... Io penso che quando c'è volontariato come in questo caso si debba premiare e anche molto..., per dire grazie cosa puoi fare ? Un premio simbolico per me è la cosa migliore... A Milano Numismatica abbiamo dato un Premio Divulgazione, un atto dovuto e strameritato, qui vedremo di ripetere quanto fatto l'anno scorso, una Targa ricordo della Giornata ai giovani relatori e anche agli organizzatori e chi ha patrocinato... In fondo se questo si realizza è dovuto anche a chi organizza, al Circolo Parmense, a Lamoneta ma anche al CGN per la collaborazione e il Patrocinio, quando avrò materialmente la Targa la posteremo qui per far venire l'acquolina in bocca ai ragazzi...[emoji12] E magari per i giovani arriverà anche altro...ma qualche sorpresa riserviamocela per il momento, di certo Parma sarà come l'anno scorso una Kermesse completa della nostra numismatica, credo che piano piano lo state intuendo, fatta di tanti ingredienti dove molti avranno parte attiva anche tramite citazioni per quanto fatto di importante e positivo nella numismatica...mi sembra in fondo giusto che sia così...anche la citazione è una gratifica e un ringraziamento...1 punto
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Buona sera Filippo. Io posso dire che ci sarò, in quanto padrone di casa. Per gli altri non posso dire, anche se la statistica porta a dire che molti presenzieranno solo al sabato. Non voglio dire cose irrealistiche, quindi, ma riporto quello che solitamente succede nei convegni. Buona serata Stefano Palma1 punto
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Ti fa onore. Sei il primo juventino a cui sento dirlo. Per il resto pare che l'onestà intellettuale e l'essere juventino non possano far parte della stessa frase. Magari avete visto una partita diversa dal resto del mondo... vabbè dai su Tuttosport vi daranno ragione.... http://www.gazzetta.it/Calcio/Serie-A/Juventus/01-03-2017/juve-napoli-albiol-rigore-solare-azzurri-beffati-come-inter-98-1801040211874.shtml http://video.gazzetta.it/juve-napoli-mazzocchi-inaccettabili-critiche-rai/2a18b910-fe67-11e6-b70d-c74cb432a562?vclk=home_generico|juve-napoli-mazzocchi-inaccettabili-critiche-rai http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/coppa-italia/2017/03/01-22336445/lombardo_lepisodio_di_albiol_non_c_nella_telecronaca_rai/ Meno male che alla rai sono antijuventini!| Vediamo anche cosa ne pensa il Corriere.... http://www.corrieredellosport.it/news/calcio/coppa-italia/2017/03/01-22315895/moviola_corretti_i_due_rigori_alla_juve_ma_su_albiol_il_contatto_c/ L'arbitro ha fatto proprio una grande gara..... Sia benvenuta la VAR perchè ormai, a torto o a ragione, siete la banda bassotti per tutti tranne che per la vostra tifoseria. D'altronde se dite che l'unica cosa che conta sia vincere è ovvio che vada bene con qualsiasi mezzo....1 punto
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Il /D presenta usura sui capelli del re, ma più consumato è il /R dove l'aquila presenta "perdita di piumaggio" al collo ed alle zampe, per non parlare del bordo delle ali... Dalle immagini non percepisco il lustro: BB+. Posto un q.FDC per confronto1 punto
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E' risultato un buon lavoretto, puoi benissimo continuare a farne altre! Egitto - Sfinge nella necropoli di Giza1 punto
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Albiol si è lasciato cadere e dalla moviola è chiarissimo. Stava già cadendo quando ha sfiorato la punta del piede del difensore.1 punto
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Sono orgoglioso che questa iniziativa sia nella mia città'. Un caloroso augurio di buon lavoro a tutti gli amici, parmigiani e non, che si adoperano per far si che questo diventi un grande meeting. Rino1 punto
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Chiederei a Ventaglio il peso ( esatto) e diametro di queste monete ..... che mi fanno pensare...... TIBERIVS Ventaglio1 punto
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Se fai altre foto ne riparliamo, così come si fa a dare un giudizio??? Libera a falle da diverse inclinazione. Un saluto1 punto
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Si, echeggia nell'ambiente, e per le vie del borgo.. Eros1 punto
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Ciao @deadhead, ...un po azzardato ? "" Qualcuno, con grande intelligenza, ha fatto risalire questo capolavoro al celebre Zeus di Ugento, ed a ottima ragione. ""1 punto
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Puoi conservarla, non costerebbe nulla, ma non credo che possa un giorno avere un valore.1 punto
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Stavo mangiucchiando questi biscotti (russi) con degli After Eight (non è ancora Brexit..) e facendo 1+1 ho fatto 5... rubli. Solo dopo ho notato che la chiesa sullo sfondo potrebbe anche essere la stessa. ======================================================== Adesso ci ho preso gusto ed ho affilato "Photoshop"... 5 Rublli anni '90 - Fronte Monumento al millenario della Russia e la Cattedrale di S. Sofia a Novgorod. https://it.wikipedia.org/wiki/Millenario_della_Russia - Retro Il Cremlino di Velikij Novgorod (sul biglietto non c'è la tettoia sulla murata che è presente in foto) https://it.wikipedia.org/wiki/Cremlino_di_Velikij_Novgorod Doswidanja NJk1 punto
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Sono tanti gli ingredienti di Parma, li conoscete anche, dal commerciale, alle Conferenze dei Giovani, al meeting - point, al pranzo lamonetiano conviviale. Un incentivo in più quest'anno per chi sarà al pranzo ? ...verrà consegnata una copia del recente " Il Gazzettino di Quelli del Cordusio ", quindi un buon motivo in più per esserci ... Ma i motivi sono tanti...vedremo poi di elencarli man mano....1 punto
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Anche il Giornale della numismatica informa i suoi lettori della nascita del Gazzettino. L' articolo al link http://www.ilgiornaledellanumismatica.it/?p=124621 punto
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Ecco perché e' importante pubblicare le monete presenti nei musei..per impedire che con il passare degli anni avvengano sostituzioni, asportazioni, distrazioni. Finchè tutto il materiale rimane chiuso, è potenzialmente è soggetto ad "attenzioni" pericolose.1 punto
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Mi associo anche io nello stigmatizzare questi fatti. Resto della mia idea già espressa più volte in passato e che non riguarda direttamente questa vicenda: i nick name andrebbero aboliti, così il confronto sarebbe SEMPRE franco e diretto.1 punto
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Un tondello che ha svolto la funzione per cui è stato coniato, quello di divulgare l'effige del buon Carlo Felice ed il suo regno, quello di dover servire per le piccole transazioni commerciali, e infine quella di stupire i collezionisti come te, che dopo circa due secoli possano ancora gioirne nel raccoglierla e confrontarla con altri amici appassionati... Un nominale che ha circolato molto, ma che mantiene ancora la sua leggibilità, per iniziare una raccolta e apprezzare questa stupenda scienza va benissimo.. Eros1 punto
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Salve a tutti, condivido con voi questa divisionale euro del 2002. Vi piace? Grazie.1 punto
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Ciao Romolus, Attualmente con internet imperversano una marea di aste dove puoi trovare le medaglie a prezzi più vantaggiosi. Non parlo di Ebay ma di altre aste più professionali. Ti consiglio di consultare anche il catalogo di questo forum perché contiene svariati passaggi d'asta dove ti puoi fare un idea del valore reale di mercato. I negozi sono sicuramente affidabili ma devono campare e tra affitti , utenze , tasse e commessi devono per forza vendere a prezzi più alti. Qui sul forum troverai tante indicazioni riguardo le aste passate e future. Quindi buona navigazione e buona continuazione di collezione. Saluti e buon serata. Silver1 punto
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Segnalo che il pezzo di cui sopra è stato correttamente ritirato da nomos. Un ringraziamento a chi lo ha segnalato e al venditore che l ha ritirato credo sia doveroso, sperando di non rivederla nelle prossime vendite. Skuby1 punto
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