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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/28/17 in tutte le aree

  1. Arrivato finalmente anche a me, l'ho letteralmente divorato, non posso che ringraziare di nuovo Mario @dabbene e aggiungermi alla lista, già lunghissima, di quanti hanno apprezzato questa straordinaria iniziativa. E' difficile trovare le parole per dire cose che non siano già state dette, mi fa piacere apprendere che è quasi pronto un secondo numero, mentre questo primo sta avendo una grande diffusione...che altro dire dunque, se non ad maiora? petronius
    4 punti
  2. Impero bizantino,Leone VI il Saggio 886-912, Follis https://it.wikipedia.org/wiki/Leone_VI_il_Saggio
    3 punti
  3. @Tinia Numismatica, le lettere S e C risultano molto più in rilievo rispetto al resto della figura dell'imperatore (sfumata) che sottomette il fiume Reno. Questo è un segnale evidente che la moneta è stata ritoccata. Poi è sempre molto difficile giudicare una moneta da una fotografia..., le monete bisogna averle in mano per poterle giudicare bene. Caro Silvio (spero di poterti dare del tu), non me ne volere, ma non mi sentirei neanche di escludere la possibilità che il tuo sesterzio sia in realtà un padovanino della scuola di Cavino. Potrei sbagliarmi, ma (dalle foto che hai postato) qualche dubbio in proposito mi è venuto.
    3 punti
  4. ciao provo a chiarire il senso del post di Asclepia al nostro amico francese ! (ci provo solo per le mie origini Venete, anche se da tempo non torno in quella magnifica terra che è il veneto) Mona è una tipica espressione dialettale veneta che si una un po' come intercalare e che indica l'organo genitale femminile. E' molto utilizzata - sempre in termine amichevole - per mandarsi a quel paese (c'est a dire un peu " mis en boite"), o per indicare che tutto va a rotoli ("detruire une situation") o per essersi rincitrullito ("divenir foulle) Quindi Asclepia ti chiedeva se sei un Veneto che prova a dire una monada (in veneto) traducendolo in italiano, per cui la D spesso si trasforma in T giocando sul fatto che hai tradotto male monEta con monAta (che quindi è una italianizzazione di monADa = una schiocchezza) A bientot copiglute ! Massa Forte Asclepia ! ciao a tutti. Scusate la follia del mio post dettato dal fatto che oggi mi sono alzato presto Ma se podemo far un goto de vin avec le Pastis !! Un'ombreta de Pastis non ho resistito neanche io ......
    3 punti
  5. Carissim* volevo invitarvi tutti alla prossima inaugurazione della mostra "Zecche e monete nella Toscana del Trecento" che si terrà sabato 13 maggio p.v. alle ore 11,00 a Massa Marittima presso il complesso museale di San Paolo all'Orto. La mostra è stata organizzata nell'ambito dei festeggiamenti per ricordare il VII centenario della prima coniazione delle monete massetane (1317-1319). Per tale motivo saranno esposti i conii della zecca di Massa, normalmente conservati presso i musei di Volterra e di Siena, alcuni splendidi esemplari di grossi massetani, oltre ad una rilevante selezione di monete delle zecche toscane, emesse tra a fine del Duecento ed il pieno Trecento. Spero che nonostante gli impegni del periodo possiate partecipare numerosi! Un caro saluto a tutt* MB
    2 punti
  6. Grazie a te invece perché il piacere e' poi nel darlo e comunicarlo, quindi più persone riusciamo a raggiungere e più l'intento originario e lo scopo per cui viene fatto trovano il loro sbocco naturale. Verona sarà il punto di arrivo di questo primo numero e poi passeremo al digitale, ma il fatto per me sorprendente e' vedere con che passione, amore e volontà da parte di molti del nostro forum sta nascendo e quasi ultimandosi questo secondo numero che io trovo più ricco e completo. Credo che se ci credi tutto diventa più facile e leggero, certo devi dare fiducia e una possibilità agli autori , ogni idea, ipotesi, riflessione, spunto merita , se l'autore lo desidera, di essere messo nero su bianco e poi divulgato, ne parleremo anche al pranzo di Verona volentieri con chi ci sarà e vorrà ...
    2 punti
  7. In campo di ricerche...(almeno da parte mia) non ci sono segreti...non c'è problema; rendiamo così partecipi tutti gli altri utenti che ci seguono in maniera costante e vogliosi di apprendere. Caro @Rocco68..ti avevo fatto queste richieste perchè devo e voglio studiare fino in fondo il rame repubblicano; detto questo è da un pò che mi chiedevo (alcune risposte le ho già avute) del perchè (almeno per quello che tu hai verificato, ma l'avevo fatto anch'io, ma non ne ho abbastanza come te) se tutti i grani dal 88 al 93 avessero il taglio liscio.....per adesso mi fido del tuo occhio su tutti i tuoi bei grani.....e del perchè su quelli del 97 ( 3 tipologie diverse) hanno la treccia...e credo anche il 98 (purtroppo questi ultimi non hanno un bell'aspetto, ma credo che abbiano la treccia) ......l'800 torna liscio (per ovvi motivi). Tu dai un'occhiata ai cataloghi attuali...e vedi cosa riportano; ma il problema, per me che continuamente faccio ricerche, è capire del perchè troviamo i Grani lisci/poi a treccia. Qualcosa ho messo da parte....ma ci vogliono sempre e più conferme. Tutto qui !! ... mi stò facendo un "maz...." che poco basta...ma mi piace un sacco....ah...ahah...ah...
    2 punti
  8. Ciao rieccomi qui ho avuto da fare, vediamo di rispondere a qualche domanda lasciata in sospeso, per il tu non ci sono problemi anzi, di Padovanino non ha niente partendo dallo stile incisorio ,poi basta conoscere un po’ le monete antiche per escluderlo, ho guardato la moneta con lo stereomicroscopio e quelle incrostazioni intorno alla C sono residui della vecchia patina, che si trovano anche in altre parti, guardando tutte le lettere a forte ingrandimento non si notano segni di ritocco le lettere risultano tutte uguali, alcune sono meno evidenti, probabilmente dovuto all’usura e alla spatinatura, SC risultano sempre più evidenti delle figure visto che non hanno un piano netto come le lettere ma sono lavorate a tuttotondo e l’incisore doveva mettere in evidenza primo la grandezza di Traiano rispetto al Reno e secondo, lo stesso Reno doveva apparire in secondo piano per dare profondità all’incisione, per rendere tridimensionale l’insieme. Poi una cosa semplice quale falsario come ho detto in precedenza metterebbe in risalto due semplici lettere e non ritoccherebbe sia il dritto che il rovescio nelle parti più importanti. Mi sembra di avere detto tutto se mi sono dimenticato qualcosa chiedete. Vi posto la foto di una sua sorella coniata per lo stesso motivo nello stesso anno ma con la patina sana. PS sempre se vi piacciono certe patine. Silvio
    2 punti
  9. Finalmente hanno messo qualche moneta bizantina su Numista: https://en.numista.com/catalogue/pieces19712.html
    2 punti
  10. Salve a tutti, aggiungo a questa vecchia discussione un articolo che mi era sfuggito, di un mio caro amico storico e profondo conoscitore della val di chiana, che ha pubblicato numerosi libri. sperando di fare cosa gradita, un saluto a tutti.
    2 punti
  11. Ciao quel che vi posto è un sesterzio di Domiziano che alcuni di voi riterranno non consono alle loro collezioni in quanto consunto e con una patina cuoio strana, ma queste secondo il mio parere e la mia concezione di monete antiche, sono quelle che dovrebbero avere il maggior prestigio in quanto non lavorate o ripatinate, che dimostrano tutti gli anni e le vicissitudini che si portano addosso, ma fuori dal contesto di bellezza a cui sembra andare incontro la numismatica di questi tempi. Scusate il mio sfogo ma girando per convegni e aste o leggendo certi post, a volte mi chiedo come si fa a discutere su tondelli rifatti e ripatinati con persone che elogiano monete antiche che di antico hanno ormai poco o niente. Torniamo al sesterzio come dicevo Domiziano per la serie della conquista della Germania, in questo caso con il fiume Reno sottomesso dallo stesso Imp, coniata nel 85 dc e come dicevo con la S maiuscola in quanto questi moduli di lì a pochi decenni sono scomparsi per lasciare posto ai più semplici sesterzi di barra. Arriva dalla burse di Annecy di domenica scorsa ( logicamente con tanto di fattura al seguito ) bella domenica passata al lago con moglie e amici del circolo di Aosta. Mm 35,69 Gr 25,97 centratura perfetta su ogni lato.
    1 punto
  12. Ciao aggiungiamo un ulteriore denarietto della serie LIMES questa volta di S. Severo e direi anche in ottime condizioni. Questo arriva dalla Francia fa riferimento al RIC 221e sul Sylloge pubblicata su Ticinum è al n° 54 mm 17,67 gr 2,51 e qui non vi sono dubbi sulla coniatura e aggiungerei anche di ottima fattura, il che voterebbe a favore della coniatura di necessità operata dallo stato. Silvio
    1 punto
  13. Oggi ho trovato questo pezzo, davvero ben conservato rispetto alla media. Non ne avevo ancora visto uno così, solitamente questi tondelli (compresi gli 1 e i 2) li ho sempre trovati dal BB in giù.
    1 punto
  14. Segnalo l'uscita del n. 328 di Panorama Numismatico questo l'indice: Curiosità numismatiche – Pag. 3 Davide Bruni, Afrodite Urania. Storia occidentale di una divinità orientale – p. 7 Alberto Castellotti, I vari volti della Fortuna – Pag. 17 Mario Veronesi, Modena: sesini, bolognini, muraiole e giorgini di Francesco I d’Este. Proposta per una collocazione cronologica, comprese alcune varianti inedite – Quarta parte – Pag. 29 Giuseppe Merlino, Una variante inedita della petachina di Filippo Maria Visconti per la zecca di Genova – Pag. 33 Pietro Magliocca, Sulle monete da dodici carlini coniate nella zecca di Napoli a ricordo del felice ritorno di Ferdinando IV di Borbone e Maria Carolina dal viaggio in Austria. Documenti e considerazioni sui motivi di una doppia coniazione – Pag. 35 Corrado Marino, Le prime emissioni islamiche – Pag. 45 Renzo Bruni, Nota sulle monete di rame per la Sardegna con data 1842 – Pag. 48 Giuseppe Carucci, Le zecche di Russia – Pag. 49 Bernardino Mirra, Le nostre gloriose riviste numismatiche – Diciannovesima parte – Pag. 52 Notizie dal mondo numismatico – Pag. 54 Emissioni numismatiche 2017 – Pag. 56 Recensioni – Pag. 58 Numismatica 2017 – Pag. 61 Mostre e Convegni – Pag. 62 Aste in agenda – Pag. 63
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  15. Ascolta ho avuto conferma...visto con i miei occhi.....ma niente foto, non posso, non mi hanno autorizzato: 1788 sigle c/C_C in legenda SICILI esiste. N.B. non ci potevo credere...... !!
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  16. La patina è stata uno dei motivi della "attrazione" SI trovano ormai troppo spesso denudate!
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  17. Buonasera @Brios i due conii si sono scontrati senza il tondello di mezzo (una battitura a vuoto, in pratica) e quindi si intravede la P di PIVS; ovviamente speculare. Spero che l'immagine rielaborata (dove in pratica il diritto viene visto come se fosse il conio) ti renda tutto più chiaro: Buona serata, Antonio
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  18. Salve @melatino, dato lo stile così diverso del tuo esemplare, propenderei anche io per un 3 cavalli di Filippo III falso d'epoca. Sicuramente è riconducibile a questa tipologia, per via della corona d'alloro che circonda, al R/ (anepigrafe), la croce di Gerusalemme, come già ti ha giustamente indicato @giarea: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIII/9 Inoltre, da quello che si riesce a vedere, a prima vista, sembrerebbe essere un falso del tipo classificato nel link propostoti con il n° cod. W-FIII/9-2. Ma, dato anche lo stato di conservazione del pezzo, è difficile esserne sicuri. La risposta è sì: ricordo di aver letto, qualche anno fa (ma non ricordo la fonte: dovrei cercare approfonditamente), che a Napoli, proprio durante i regni di Filippo III e IV, non era difficile per coloro che si trovavano a divenire falsari per necessità (spesso la povertà dilagante e il bisogno di mantenere la famiglia erano le ragioni più diffuse) produrre nominali in rame di basso valore piuttosto che monete di valore più alto in metallo pregiato: se ne producevano quantitativi limitati, per non dare nell'occhio, il giusto necessario per provvedere alle necessità giornaliere della famiglia. Le spese affrontate da questi falsari indigenti erano effettuate con monete di scarso valore, proprio gli spiccioli di rame, la moneta del popolo, anche per non destare sospetti in chi le avesse ricevute: se l'acquirente gode di uno status sociale per nulla elevato e naviga in evidenti difficoltà finanziarie, difficilmente avrebbe avuto accesso a nominali in argento, per esempio, ma era molto più semplice per lui reperire quelli in rame che, di conseguenza, erano ugualmente falsificati per provvedere ai propri bisogno quotidiani. Inoltre, c'è anche una motivazione di ordine tecnico: il rame, come metallo, era più facile da reperire e da lavorare a differenza degli altri metalli preziosi, soprattutto per gli abitanti più poveri.
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  19. Eccezionale due volte!!!!!!! Per la ribattitura su un 12-Carlini di Murat....e per le stellette!
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  20. Grazie per il riscontro e per l'incoraggiamento @petronius arbiter. Il n. 2/2017 è ormai quasi concluso nella sua struttura di base, certamente sarà disponibile dopo l'estate... Aggiungo che a breve (fine maggio) il n. 1/2017 verrà reso disponibile gratuitamente in formato digitale per raggiungere proprio tutti gli appassionati Un caro saluto, Antonio
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  21. Grazie per il chiarimento @Rex Neap e quindi il 5T del 98 dell'amico Ambrogino che misura a sua detta 25,5mm può essere ho uno 5T con P sotto lo stemma o un 5T senza P (per problema tecnico). Mò vediamo se arrivano foto migliori giusto per chiudere il post.
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  22. Dalla foto, e senza sapere neanche il diametro ed il peso per me potrebbe anche essere di cioccolato servono foto migliori per giudicare correttamente
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  23. Bellissima... con il rametto di ulivo che emerge al R e il mento di Gioacchino al D...moneta direi... didattica nell'esemplificare la sovrabattitura sul 12 carlini Murat! Ottima
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  24. Buondì , pochi giorni fa ho avuto la fortuna di pescare questo 10 lepta da una ciotola comprata ad un mercatino, che conservazione e valore gli diamo? Quelle chiazze verdi sono segni di cancro del rame?
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  25. Cari amici, sono lieto di invitarvi alla presentazione del volume Archeologia e numismatica in Val di Sole, che si terrà venerdì 28 aprile a Ossana (TN), nella sala arancio del Comune, alle 20.30. Il volume, nato dalla collaborazione tra Centro Studi per la Val di Sole, Soprintendenza per i Beni culturali della Provincia autonoma di Trento e museo Castello del Buonconsiglio, ripercorre relativamente al territorio della Val di Sole, due secoli di letteratura numismatica, le vicende della circolazione monetaria nell'antichità e fino al medioevo, presenta gli esemplari conservati nel museo Castello del Buonconsiglio e gli esiti di alcuni scavi archeologici in chiese e castelli recentemente effettuati in valle. Il volume è a cura di Alberto Mosca e Nicoletta Pisu, con contributi di Michele Asolati e Beata T. Marcinik, oltre che dei curatori. La prefazione è di Andrea Saccocci.
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  26. Io andavo in vacanza a Ossana da piccolo, quanti barbecue in Valpiana. Gran bei posti! Ho anche visitato varie volte la collezione numismatica del castello del Buonconsiglio durante i miei studi universitari a Trento. Mi ero letto anche il lavoro di Orsi sui rinvenimenti numismatici romani in Trentino che credo questo libro abbia ripreso ora e forse ampliato. Cercherò di procurarmi il volume quindi, magari la prossima volta che passo da Trento.
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  27. Salve @Legio II Italica e grazie per questo approfondimento! E' inoltre molto interessante notare le diverse rappresentazioni della Pira nelle varie coniazioni: questa differenza è dovuta effettivamente ad una diversa costruzione della Pira oppure all' "interpretazione" degli incisori? Un saluto e buona giornata
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  28. @rocco68..Si..grano di Filippo IV°..mir 259/3
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  29. Dopo aver "rispolverato" le provinciali quest'oggi, posto il mio sesterzio di Domiziano battuto in Tracia (80-81) Pax Avgvsti RIC 507
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  30. Sposto la discussione nella sezione di approfondimento monete Napoletane, affinché si possa avere opinioni specialistiche.
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  31. CILICIA Soloi. III-II Century BC. AE18 (5.95 gm). Turreted head of Tyche / Caps of the Dioscouroi. SNG.Lev.867. aVF, brown patina. [Est. $110.]
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  32. Fede @mfalier secondo me dovresti anche organizzare i tavoli secondo i gruppi affare assai difficile, anche perché dopo poco ci si mescola, e questo è il bello del pranzo dei lamonetiani. Nelle ultime edizioni, tra le portate, ci sono state mescolanze tra papalisti e veneziani (!), medievalisti e romanofili, nordisti e sudisti, decimalisti e grecofili, imperialisti e bizantini vari, per non parlare delle schegge impazzite ecc... insomma un bell'insieme eterogeneo di numismatici di tutte le etnie. Ciascuno con le proprie esperienze e le proprie testimonianze da condividere, e una gran voglia di imparare e conoscere. Collezionisti, amatori, simpatizzanti, commercianti, studiosi, dilettanti (nel senso settecentesco, ovvero chi si diletta), curiosi... Questo è il bello del pranzo di Verona.
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  33. @apollonia guarda questa moneta del Koinon Macedone. L'ho scoperta da poco: bella, vero? Numismatik Naumann (formerly Gitbud & Naumann) Auction 37, lot 413 , 1. Nov. 2015 MACEDON. Koinon. Pseudo-autonomous. Time of Severus Alexander (222-235). Ae. Obv: AΛEΞANΔPOV. Head of Herakles right, wearing lion skin. Rev: Macedonia seated left, receiving helmet (?) from Nike, shield with depiction of riding Alexander. AMNG - ; SNG Cop. -. Condition: Very fine. Weight: 9.98 g. Diameter: 25 mm.
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  34. I colpi presenti sono dovuti sicuramente alla caduta delle altre monete al momento della coniazione. Purtroppo è quasi impossibile averle intonse. Bellissima moneta.
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  35. Difficile scegliere... Io scelgo la piastra con il Porto di Anzio. E ci aggiungo anche la mezza piastra con il porto di Ripetta.
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  36. E' una moneta egiziana da 25 Piastre del 1956, commemora la nazionalizzazione del canale di Suez.
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  37. Che monetina....parlano da sole queste foto. FDC e una sana invidia....
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  38. Quasi al top, complimenti.
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  39. notevole, molto bella!
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  40. ok, ma le foto sono abbastanza vecchie, non ne ho trovate di più recenti
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  41. Per me siamo sul qFdc. Usura pressoché inesistente e lustro ancora presente. Gran bella moneta. Poi se vuoi ci farai sapere come è stata chiusa.
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  42. Non la vedo così intonsa da farla arrivare al qFDC (da queste foto) ma... ci è molto ma molto vicina., complimenti per questa bella moneta.
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  43. Prossimo Appuntamento Numismatico in Francia
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  44. Molto interessante. C'é del materiale per un bel romanzo alla Montalbano. Non ho infatti le competenze legali per fare commenti tecnici ma mi ha colpito il fatto che quella che doveva essere una benedizione per la famiglia dei rinvenitori e dei proprietari si sia trasformata in una maledizione che ancora pende sugli eredi dopo ben 90 anni dalla scoperta. Almeno mi piace pensare che i rinvenitori (che si sono rivelati decisamente piú furbi dei proprietari del terreno avendo capito prima l'andazzo che avrebbe preso la questione) grazie alla vendita della loro parte di monete abbiano finanziato una florida attività commerciale, gli studi dei figli, l'acquisto di una casa con un terreno proprio dando così una svolta alla loro vita... (In realtà si scoprí che il ricavato era servito solo a pagare le spese legali fino a lí sostenute.) Saluti Simone
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  45. Nel 1168 Enrico lascia i suoi titoli francesi al figlio Riccardo ( futuro re Riccardo I " Cuor di leone " ) che renderà homage a Luigi VII re di Francia l'anno seguente. La produzione di monete a suo nome è piuttosto vasta coniando infatti oltre che in Aquitania, come il padre, anche a Poitou e a Issoudun. Queste monete sono molto interessanti poichè si tratta delle uniche a nome di Riccardo; i penny coniati presso le zecche inglesi durante il suo regno, infatti, rimangono a nome di Enrico. Come duca d'Aquitania le tipologie conosciute sono quattro: due denari e due oboli , tutti molto simili fra loro. Denaro e obolo del I tipo D/ + / RICA / RDVS / w R/ +AGVITANIE Croce al centro entrocerchio cordonato +AGVITANIE Denaro e obolo ( molto raro ) del II tipo D/ M / RICA / RDVS / + R/ come esemplari precedenti
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  46. Le fonti storiche non numismatiche ci hanno restituito, e solo per caso, esclusivamente il nome di due monetarî: M. Fonteius, difeso dopo il 69 da Cicerone, e C. Claudius Pulcher, di cui si è conservato l'elogio funebre. Tuttavia non si conservano monete firmate da M. Fonteius; Cr. gli riserva una serie "vuota", la n. 347; Mattingly invece gli attribuisce la serie 353, ritenendo che la tradizione manoscritta di Cicerone abbia equivocato il praenomen; Pedroni infine utilizza questo argomento a sostegno della sua tesi secondo cui il nome sui denarî non è del monetario, bensì del privato che ha fornito l'argento. Per l'intepretazione della raffigurazione (Vejove? Apollo Vejovis?) e del monogramma (Apollo? Argento Publico? Roma?) presenti al D/, si veda Cr. 298/1. Al R/ abbiamo una capra (Amaltea?) cavalcata da un genietto alato o amorino (Cupido?), sovrastato da due berretti frigi o pilei; nel campo sottostante un tirso. La raffigurazione di Amaltea, una capra, si sposa con quella di Vejove, mentre la figura che la cavalca è di incerta interpretazione; potrebbe trattarsi anche solo di un' immagine di repertorio (l'amorino è un motivo molto comune negli affreschi pompeiani). Suscita invece dubbî l'identificazione con Cupido, non risultando miti che lo colleghino a figure caprine. Il tirso è attributo di Dioniso e, per estensione, dei satiri che compongono il suo corteo; i berretti frigi sono solitamente simbolo dei Dioscuri. Secondo il Cr., potrebbe trattarsi di un riferimento a Tusculum (affiancata ai Dioscuri, ad esempio, nella moneta Cr. 515/1), luogo di origine della famiglia del monetiere. In alternativa, il collegamento potrebbe essere cercato nel rapporto che intercorre tra Fauno (talvolta confuso e accomunato a sileni e satiri), divinità italica agreste della fertilità e i Lari, due gemelli (come i Dioscuri), anch'essi divinità italiche molto antiche, dedite alla protezione del territorio e delle persone che lo abitano. Nel mondo romano più antico esisteva una differenziazione della terra cosiddetta "vicina" in due grandi regioni contigue, una di cui gli uomini avevano il pieno controllo, l'altra in cui invece si sentivano estranei. La prima era soggetta all'azione dei Lari, sulla seconda invece agivano dei e demoni, tra cui Fauno, che presiedeva sulle foreste immediatamente al di fuori del centro abitato. I legami tra Fauno e i Lari sono molti: Fauno è, come i Lari, un nume tutelare del territorio, sorveglia il limite tra città e campagna, tra boscaglia e campi coltivati. Fauno con i Lari condivide anche l'iconografia che, spesso, confonde le sue raffigurazioni con quelle di Silvano
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  47. L'intonazione della discussione è stata da subito processuale nei confronti di un ragazzo appena maggiorenne fondatore del CGN, io credo che non ci sia più nulla dire, di numismatica si è parlato poco o nulla, comunque evidentemente questo sacchetto doveva essere molto importante....su questo non ci sono dubbi, e quindi io consiglierei di chiuderla qui, continuare porterebbe solo ad altre polemiche e non ne abbiamo assolutamente bisogno, spero lo capiate tutti......
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  48. Complimenti a Lucilla per gli ottimi interventi :). Mi permetto di aggiungere qualche considerazione riguardante questa divinità decisamente affascinante. "Et arae Sabinum linguam olent, quae Tati regis voto sunt Romae dedicatae: nam, ut annales dicunt,vovit Opi, Florae, Vediovi Saturnoque, Soli, Lunae, Volcano et Summano, itemque Larundae, Termino, Quirino, Vortumno, Laribus, Dianae Lucinaeque" Secondo Varrone (De Lingua Latina, libro V, X) è il re sabino Tito Tazio ad introdurre a Roma il culto di un rilevante numero di divinità, tra cui appunto Vediove... e qui entrano in gioco le teorie di George Dumézil che, secondo la tripartizione delle funzioni (sovranità, bipartita in magica e giuridica; forza guerriera; fecondità), inquadrano queste divinità "di importazione" quali appartenenti alla terza funzione, ovvero a quella decisamente più complessa da tracciare (sarebbe interessante soffermarci un po' sulle opere del Dumézil, sulle sue intuizioni e su quegli aspetti che gli studi più recenti hanno decisamente perfezionato, ma il tutto risulterebbe forse troppo "corposo"... meglio quindi fare solo dei brevi accenni ed entrare nel dettaglio qualora vi siano eventuali richieste specifiche). Circa questa tripartizione delle funzioni, i principali parallelismi tra il tessuto religioso e storico sacerdotale sono: Sovranità giuridica: Giove - Romolo - Flamen Dialis Sovranità magica: Giove - Numa Pompilio - Flamen Dialis Forza guerriera: Marte - Tullo Ostilio - Flamen Martialis Fecondità: Quirino - Anco Marzio - Flamen Quirinalis Come già detto, è proprio la terza funzione quella più complessa da inquadrare e comprendere, nonché quella che ha subito, più recentemente, i principali "aggiustamenti". Più che di fecondità sarebbe meglio parlare di prosperità e di produzione-riproduzione, quindi di cicli, vitali, umani e naturali... il contesto quindi è decisamente ampio. Secondo Dumézil tale vastità trova riscontro sia nell'operato del flamine quirinale che in quello dei 12 flamini minori, il cui sacerdozio è riconducibile a divinità presiedenti a minuziosi e capillari aspetti, sempre riconducibili alla terza funzione. Per farla breve, Giove e Marte, o i loro rispettivi flamini, sono legati ad una funzione ben precisa e ben circoscrivibile... tutto ciò che non rientra nella sovranità e non è riconducibile all'attività bellica rientra nella terza funzione, divinità sabine incluse. Gli dei della terza funzione "si spartiscono le componenti, i corollari, gli annessi, dell'ambito della prosperità e della fecondità, e Quirino è solo un elemento di tale grande famiglia". Ops, Flora, Saturnus, Terminus, Vortumnus, Volcanus ed i Lari sono figure divine il cui culto è legato all'agricoltura ed al terreno, Diana e Lucina favoriscono le nascite, Sol e Luna hanno la funzione di regolare stagioni e mesi, Vediovi, Larunda e Summano hanno un rapporto col mondo infero e sotterraneo: inizio, sviluppo e conclusione dei cicli vitali. Dopo questa premessa riguardante il Vediove arcaico aggiungerei a quanto detto da Lucilla alcune considerazioni. Sono stati giustamente citati sia il tempio di Vediove sul Campidoglio, sia quello edificato sull'Isola Tiberina... non ci resta che spendere due parole circa i culti che interessavano tale divinità. Il 1° gennaio si festaggiava la fondazione di due templi nell'Isola Tiberina, quello appunto di Vediove e quello del "greco" Esculapio, edificato su ordine dei decemviri sacris faciundis. Tale collegio sacerdotale era incaricato all'introduzione di riti e culti eccezionali, al fine di far fronte a particolari situazioni che i pontefici non erano in grado di risolvere mediante la consultazione degli annali. Nel 291 a.C. la pluriennale pestilenza che infestava Roma, non placata dall'operato dei pontefici, divenne una crisi eccezionale e su tale fenomeno fu chiesta ai decemviri s.f. la consultazione dei Libri Sibillini. La soluzione proposta fu quella di importare il culto di Esculapio da Epidauro e così fu fatto. Il luogo scelto per l'edificazione del tempio fu proprio l'Isola Tiberina, ove già esisteva un tempio dedicato a Vediove, divinità che solitamente veniva placata mediante un rito apotropaico di espiazione consistente nel sacrificio di una capra. La peste che affliggeva Roma era tuttavia un evento straordinario ed il tempio di Esculapio fu edificato accanto a quello di Vediove allo scopo di “spuntare” le frecce del dio, debellando la peste. Qui emerge uno di quei tratti già citati da Lucilla ove Vediove viene associato ad Apollo (l'hekébolos omerico), anche se tale interpretazione presenta chiare influenze greche. Il Vediove del Campidoglio invece veniva venerato alle none di marzo (mese di Marte). Secondo il Sabbatucci la doppia festa di Vediove riproduce il doppio capodanno, di gennaio e di marzo, che delimita il periodo d'incubazione del nuovo anno o la sua fase preparatoria, posta tra il solstizio invernale e l'equinozio primaverile; giorni oscuri ove è decisamente logico onorare e placare una divinità potenzialmente così malevola. (Circa gli Agonalia di maggio, è il calendario venosino a citare il nome di Vediovis, anche se non si è certi che il destinatario della festività fosse proprio lui). Il numen di Vediove è dunque piuttosto ostile, ma tale divinità non va vista come esclusivamente malefica... o meglio, in alcuni casi il suo potere può essere utilizzato in modo vantaggioso. Durante la seconda guerra punica, con Annibale alle porte di Roma, le divinità tradizionali parevano aver abbandonato i romani: i pontefici e la religione tradizionale non erano riusciti a ristabilire la pax deorum. E' in un simile contesto che trova spazio un Apollo guerriero, divinità chiamata in causa al fine di rimediare alla latitanza funzionale degli dei tradizionali, Marte in particolare. In questa fase è ad Apollo che si chiede la distruzione dell'esercito cartaginese. Durante la terza guerra punica invece, per lo stesso scopo, Scipione Africano Minore, come riportato da Macrobio, invoca Vediove. Sembrerebbe quindi che i due dei fossero “intercambiabili”, ma in realtà non è così... Roma assediata e Roma che assedia, Roma in un momento di debolezza e Roma in un impeto di forza, Roma che perde o che riacquista fiducia verso i suoi culti tradizionali. Durante l'assedio di Cartagine, Vediove viene invocato per assolvere la sua funzione tradizionale, ovvero quella ctonia ed in grado di arrecare un danno potenzialmente fatale: non è semplice guerra, quella appartiene a Marte, è la fine di un ciclo, è la cancellazione dei cartaginesi. Per quanto riguarda il rovescio, i pilei stellati sono a mio avviso un inequivocabile attributo dei Dioscuri e potrebbero, come suggerito dal Crawford, indicare Tusculum quale luogo di origine della famiglia del magistrato.
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