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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/07/17 in tutte le aree

  1. Salve a tutti Sono sicuro che gli appassionati della monetazione lucchese conoscono il denaro (esemplare unicum) "attribuibile" a Bonifacio di Canossa 1028-1052 (MIR 106, Bellesia 1 p. 56). Mi chiedevo quali siano le motivazioni storiche, o altro, per cui invece dell'usuale monogramma marchionale, in questo caso, sia utilizzato quello a doppia T introdotto da Corrado II nelle sue emissioni e anche successivamente, come ben sappiamo. Inoltre nelle legende non è specificata alcuna titolatura. Ogni opinione sarà benvenuta. Grazie e cari saluti
    3 punti
  2. Quasi tremila anni di storia di vita della Roma antica sono davvero tanti per una Citta’ come Roma moderna ; aspetto fisico attuale che in relazione a quello passato la rende quasi irriconoscibile ; Roma infatti ha vissuto all’ inizio come un povero ed oscuro villaggio di pastori sorto in cima al Colle Palatino e diventando poi un’ Urbs ricca di marmi preziosi di ogni genere e di edifici giganteschi , fino a diventare poi nei secoli successivi alla fine dell’ Impero come una immensa e inesauribile cava da sfruttare contenente preziosita’ di ogni genere . Naturalmente tutto cio’ ha avuto un prezzo da pagare , aggravato in piu’ dalla morfologia tipica del territorio dove sorse Roma antica , composto da valli profonde e da alte colline scoscese , di cui ormai si fa quasi fatica a riconoscere l’ elevazione rispetto al piano attuale , ma che nell’ antichita’ davano un aspetto fisico di Roma molto diverso rispetto all’ attuale . La ricostruzione dell’ antica morfologia di Roma risulta percio’ piuttosto difficile e complesso a causa delle trasformazioni del territorio avvenute nel corso dei secoli ; per fortuna grazie alle tradizioni scritte storiche ed archeologiche e in particolare grazie alle informazioni ricavate dai sondaggi geologici eseguiti sul territorio in vari punti della Citta' , si riesce a ricavare una possibile ricostruzione dell’ antico territorio romano prima delle continue trasformazioni apportate dalla natura e dall’ uomo nel trascorrere dei millenni e dei secoli . Dai dati dei sondaggi geologici eseguiti sotto tanti edifici storici di Roma si sono ricavati dati stratigrafici che permettono di stabilire la profondita’ dell’ antico piano di calpestio del territorio romano prima del possesso dell' uomo ; sotto alcuni esempi della profondita’ . Chiesa di Santa Pudenziana in Via Urbana : a -39 metri sotto terra si trova l’ antico piano campagna della Via , a -12 metri si trova il piano antico con basoli del Vicus Patricius e a -3 metri il piano della Chiesa ; si comprende bene come in meno di 3000 anni quanto sia cambiato in altezza il piano moderno , 39 metri in orizzontale sembrano pochi , ma visti in verticale sono una enormita’ , come un edificio moderno alto oltre 13 piani ! Piazza Barberini : a -20 metri sotto terra si trovano strutture di Roma imperiale Chiesa di San Vitale in Via Nazionale : a -40 metri sotto terra si trova il piano campagna della Via e a -6 metri il piano originale della Chiesa Chiesa di San Silvestro al Quirinale in Via XXIV Maggio : a -50 metri sotto terra si trova il piano campagna della strada e a -10 metri l’ antico ingresso della Chiesa Insula dell’ Aracoeli sotto il Campidoglio / Vittoriale , Piazza dell’ Aracoeli : a -20 metri si trova l’ antico piano della piazza . Questi sono soltanto pochissimi esempi che dimostrano come il piano attuale di Roma sia enormemente piu’ elevato rispetto all’ antico prima che l’ Urbs venisse originariamente abitata da un piccolo nucleo di pastori . In foto una pianta di Roma antica con i Colli e le profonde valli , prima che venissero oggi quasi livellati dalla natura e dall’ uomo .
    2 punti
  3. Abbiate pietà, sono completamente inesperto in questo campo. Grazie mille ?
    2 punti
  4. Mi dispiace che non ce la farai (ma la speranza è l'ultima a morire ... ;)!). La "vivacità" della Toscana per queste iniziative, come altre parti d'Italia, è dovuta anche alla passione dei collezionisti e degli studiosi che si occupano di queste monetazioni, e alla loro voglia di divulgazione dei temi numismatici anche presso un pubblico più allargato. Spero davvero che questo possa essere un buon segno perché si prosegua sempre di più su questa strada. Buona serata MB
    2 punti
  5. Buonasera @nikita_, bellissimo falso d'epoca del 10 Tornesi 1819, Io non ho ancora un falso di Ferdinando I in collezione......si, in collezione! Perchè le tengo a fianco gli originali, come vere monete....in fondo hanno circolato allo stesso modo come le "gemelle". Ne posseggo uno di 10 Tornesi 1832 falso d'epoca. Il tuo pezzo in particolare non è stato ottenuto per fusione, ma il falsario ha creato un conio di sana pianta.....cercando di copiare alla meglio la moneta originale. È raro ma ne ho viste altre dello stesso falsario, ognuno aveva il suo stile Bel pezzo di storia del nostro Sud. Saluti, Rocco.
    2 punti
  6. .....Riprendo dagli studi del Bovi alcuni dati riguardanti le Piastre 1804.... Descrive in ordine le monete pubblicate nel XX volume del CNI e illustrate alla tavola XXV ( segnate con I seguenti numeri d'ordine: 2,3,4,5,). 1^ piastra: D/ FERDINAN.IV.D.G.REX. Leggenda in fascia con caratteri rilevati; nel campo, mezzo busto del Re a testa nuda, volto a destra con lunghi capelli. Sotto 1804 R/ VTR.SIC.HIE.HISP.INF.P.F.A. Leggenda in fascia con caratteri rilevati, nel campo, stemma curvilineo coronato, in basso a destra L a sinistra D sotto G. 120. Sul taglio in rilievo PRINCIPIS (5 gigli) CVRA OPTIMI (giglio) Argento, diametro 38mm, peso gr.27,37 Collezione Vittorio Emanuele III. 2^ Piastra: D/ .FERD.IV.INF.HISPAN. 1804 Leggenda incusa su fascia, nel campo mezzo busto del Re come il precedente. R/ D.G.SIC.ET IER.REX. G.120 Leggenda incusa su fascia, nel campo in rilievo stemma coronato, affiancato, in basso da L D Sul taglio, in rilievo: PRINCIPIS CVRA.OPTIMI Argento, diametro 38mm, peso gr. 27,52 Collezione Vittorio Emanuele III 3^ Piastra: D/ FERDINANDVS.IV.D.G.REX Leggenda e figura rilevata su piano liscio, busto del Re come I precedenti, sotto 1804 R/ VTR.SIC.HIE.HISP.P.F.A. Leggenda e stemma rilevati su piano liscio, lo stemma coronato affiancato da L. D. Sotto G. 120 Sul taglio in rilievo ...PRINCIPIS.CVRA.OPTIMI. Argento, diametro 38mm, peso gr.27,56 Collezione Vittorio Emanuele III 4^ Piastra: D/ FERDIN.IV D.G.REX.VTR.SIC. Leggenda incusa su fascia rilevata, nel campo busto del Re come I precedenti,volto a destra; sotto il busto P. Sotto, nella fascia, incuso 1804 R/ HIER.HISP.INF.P.FA Leggenda incusa su fascia rilevata, nel campo stemma coronato, in alto a sinistra M ai lati L. D. Sotto nella fascia incuso G. 120 Sul taglio, in rilievo (due gigli) PRINCIPIS ( tre gigli) CVRA OPTIMI ( due gigli) Argento, diametro 38mm, peso gr. 27,54 Collezione Vittorio Emanuele III Queste quattro .....le abbiamo censite, ora aggiungiamo quella della collezione Bovi da lui descritta come tipo a parte......e siamo a 5 "prove" tutte diverse le une dalle altre. Di un tipo....(quella della collezione del Conte Cademario).....se ne conoscono quattro esemplari (rif. Gigante). Questa postata sopra, presente nel saggio del dott. Corrado Minervini è simile al primo esemplare presente nella collezione reale, In conclusione per adesso siamo a: 4 Piastre 1804 Collezione reale. 1 Piastra 1804 Collezione Bovi 1 Piastra 1804 ex Cademario 1 Piastra 1804 rif. Minervini Rimane da visionere lo studio del Prota, per scoprire se la sua Piastra è di un conio diverso o uguale ad uno dei 5 censiti. Caro @Rex Neap, questo è tutto cio' che ho potuto "spulciare" sui miei testi. Saluti, Rocco.
    2 punti
  7. E' la stessa moneta che è stata pubblicata nel saggio del Dr. Corrado Minervini che sopra ho nominato, pubblicato su un quaderno del Circolo Filatelico Molfettese nel 1998. Trattasi del prodotto dell'ultimo tentativo di Don Domenico Perger di incontrare la soddisfazione della Corte reale nel progettare la nuova moneta da 120 grana "tipo inglese". Come detto di essa se ne fece una ridotta liberata nel dicembre 1804. Nonostante che sotto il profilo artistico le piastre il cui dritto venne inciso da Don Filippo Rega siano ben superiori a questa, questa tipologia monetale mi pare comunque ricca di fascino, non solo per la preziosa testimonianza storica e numismatica che rappresenta, ma anche per il dato estetico del D, anche se oggettivamente poco somigliante al re Nasone, e per il R, con l'arme borbonico mistilineo che non fu più riproposto in seguito.
    2 punti
  8. Questa piastra è la medesima del catalogo Le grandi monete d'argento dei Borboni di Napoli . Come si può vedere dalla qualità dell'immagine, la foto non è stata tratta direttamente dal catalogo, bensì da una foto scattata dal proprietario della moneta.
    2 punti
  9. @Mariolina Cara (caro?) Mariolina, mostri belle monete ma devi considerare che non si può andare ogni volta dal fisioterapista a farsi rimettere a posto il collo per le strane rotazioni assunte dalle foto: postale diritte e, se puoi, ritagliale opportunamente! Punto numero due. Le rarità per la monetazione papale pre-Ottocento sono spesso opinabili: una moneta che non passa da un po' in asta viene classificata molto rara, salvo comparire subito dopo in 2-3 esemplari. Per cui R2 o R3 è assolutamente irrilevante, e chi la vende la definisce R3, chi l'acquista la contesta R2... Punto numero tre. Ribadisco che posti belle monete anche se non ho capito l'aspetto che per tutte è molto simile (patina e caratteri generali): provengono da una stessa collezione che, per quanto posso congetturare, è venuta recentemente in tua disponibilità (eredità? acquisto? parente?) oppure sono fotografate secondo un metodo non ottimale con cattivo bilanciamento del bianco (salvo quelle in B/N che, credo, siano di qualche anno fa")? Infine la moneta in oggetto: non vedo il D/ per cui non capisco se si tratta del tipo con il ritratto di Innocenzo al D/ o quello con lo stemma. In ogni caso i tipi coi coni di Ferdinand de Saint Urbain sono più pregevoli di quelli successivi dell'anno VII, e pertanto più apprezzati.
    2 punti
  10. Sarebbe bello poter avere la scansione di una pagina del libro, anche per avere una idea della sua impostazione.
    2 punti
  11. Non so. Pensare che non si sia in guerra da 70 anni solo perchè le bombe degli altri non cadono in testa a noi, ma le nostre agli altri mi pare "quantomeno" riduttivo. Pensare che solo una parte del mondo si debba sentire in diritto di far ciò che vuole di territori/beni/risorse e vite altrui perchè lui può tirar le bombe in testa agli altri, mi pare forse un po' ingiusto per la mia morale un po' uman-populista (ma questa é sempre soggettiva e non fa testo). Pensare che i valori insegnatici da sempre siano per forza giusti belli e buoni, solo perchè sono i nostri e così abbiamo imparato a pensare da sempre, costruendoci su le nostre vite, mi pare logicamente sciocco. E via discorrendo... Rimane la atavica naturalità dell'essere umano. Nel bene e nel male, sempre che bene e male siano concetti che possano prescindere da dogmi e devianze culturali.
    2 punti
  12. Ciao aggiungiamo un ulteriore denarietto della serie LIMES questa volta di S. Severo e direi anche in ottime condizioni. Questo arriva dalla Francia fa riferimento al RIC 221e sul Sylloge pubblicata su Ticinum è al n° 54 mm 17,67 gr 2,51 e qui non vi sono dubbi sulla coniatura e aggiungerei anche di ottima fattura, il che voterebbe a favore della coniatura di necessità operata dallo stato. Silvio
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  13. Salve a tutti. Ecco una medaglia che ha perduto il suo anello di sospensione: Grazie per i vostri pareri.Altezza=mm.30. Ps, Non ho potuto toliere "Abruzzo", che abbia notato per sbaglio. Alain.
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  14. Ciao a tutti,sono appena entrato nel forum e avrei bisogno di un consiglio riguardo al costo vero e proprio della moneta interessata,per le banconote per iniziare ho preso il catalogo,ma per le monete esiste un sito con elencato il loro vero valore?? Piu avanti mi forniro anche il catalogo delle monete,il prezzo scritto e quello reale o e diverso?? parto da 0 e non ho una preferenza,bensi monete mondiali in generale,dipende se mi piace o meno il pezzo,per me e l'inizio di un lungo viaggio. Sandro colombo
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  15. @adelchi sul sito della nac c'è una sezione dove puoi scaricare i file in pdf delle aggiudicazioni Non ringraziare me (che ho fatto solo da tramite) ma tutto il circolo, che mette a disposizione i cataloghi doppi dei soci per gli interessati È stato un piacere conoscerti di persona, alla prossima! Buona serata, Antonio
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  16. Ho riletto con molta attenzione il post di @Caio Ottavio #22....riguardo alla coniazione d'emergenza di questi Tari' del 1798. Inserisco le immagini di un'altro di questi rari pezzi, scoperto in una vendita elettronica Artemide del gennaio 2013. Peccato che mi sia "sfuggito".......era in lotto anonimo. Saluti.
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  17. Questa emissione e' straordinaria ma questo tipo in particolare e' il meno riuscito la ninfa sembra raffigurata prima dell'inizio di una cura dimagrante gli altri esemplari invece - se avete avuto la fortuna di tenerli in mano - semplicemente non sono di questo mondo ...
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  18. Qui l'errore è sulla data: MMVII invece di MMXVII.
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  19. Salve! Sapete qualcosa su questa moneta? Per ora il peso è il diametro non lo so. Grazie in anticipo!
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  20. Finalmente ho pure io una moneta molto rara! a prima vista sembrava del 1838. E' in scarsa conservazione, pazienza.... ma la rigatura del contorno è tutta visibile e ben definita, almeno questo, non ho fatto la scansione alla parte migliore, l'ho fatta su di una porzione a caso, purtroppo ho solo uno scanner epson a disposizione Modifico il titolo della discussione da: 5 Tornesi 1833 a: 5 Tornesi 1833 - Contorno rigato obliquo - R4
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  21. Non ultimo bisognerebbe tenere presente che le monete da te postate e qui in quote, fotografate in siffatta maniera dalle case d'asta, si rivelerebbero con ogni probabilità diverse riguardo ai segni di contatto presenti sui fondi e sui rilievi e/o eventuali segni di pulizia esistenti o meno, se fotografate con luce più obliqua e naturale come per la foto d'esempio del 100 lire del thread.
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  22. In effetti é propio particolare. Credo (é solamente la mia opinione ) si possa trattare di un rarissimo falso d'epoca.
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  23. Innanzitutto fagli i complimenti per lamoneta particolarmente bella, che raramente si trova con patina naturale come in questo caso. Credo la perlinatura venisse battuta separatamente dal resto della moneta come il bordo zigrinato, e che questo sia solo un piccolo difetto probabilmente causato da un conio stanco. Come puoi vedere, anche questo esemplare, presenta la stessa caratteristica. La foto proviene dal sito di Numismatica Ranieri.
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  24. Il colpo di grazia alle altimetrie di Esquilino,Quirinale e Viminale,fu dato dagli enormi lavori edilizi successivi al 1870.
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  25. Anche stamattina si parlava al Cordusio in termini estremamente positivi della Conferenza di martedì sera di Arslan, sia per la qualità della stessa e per le capacità del relatore di rendere semplici i concetti espressi e per la partecipazione numerica importante. Cresce l'interesse a Milano per buoni eventi e cresce il gruppo , buon segno e ottimi auspici per il nostro futuro ...
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  26. Buongiorno @Rocco68, complimenti sono bellissime e con una patina stupenda.
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  27. Buona domenica Amici, posto anche l'altra mia Piastra 1805 capelli lisci.
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  28. @tigro Mysia, Pergamon, c. 200-133. Æ (18mm, 6.64g, 12h). Helmeted head of Athena r. R/ Nike standing r., holding wreath and palm. SNG Copenhagen 359. Green patina. Good Fine
    1 punto
  29. puoi mettere anche il peso di ciascuno. Sono belle
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  30. 35 e' già comunque un numero importante, credo che arriverà ancora qualche adesione, almeno lo spero .... Rimangono i dubbi segnaposti o a gruppetti per zecca ? E effetti speciali all'inizio anche questa volta ? Vedremo ...il tempo c'è ...di certo c'è il Gazzettino ...
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  31. Perdonami ma, in base a cosa lo dici ? A mio avviso ci ben altre rarità ... Come suggerito già da altri pure io lascerei perdere
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  32. Medaglia devozionale lauretana, tonda, bronzo/ottone, fine XVIII sec. (1795), Marche.- D/ Madonna di Loreto con Gesù Bambino, raggiata, con ricca dalmatica campaniforme, scritta: S. MAR[IA] - LAVR[ETA], contorno lineare.- R/ Beato Bernardo da Offida (Ascoli Piceno), frate minore cappuccino, in ginocchio con le braccia aperte, davanti alla visione di Gesù e Maria? Scritta: B.- BER[NARDO].- D[A]. OF[FIDA], medaglia non comune/rara. Ciao Borgho.
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  33. Hai perfettamente ragione: non si vedono tutti i giorni monete "perfette" come quella che hai postato caro @El Chupacabra. Penso proprio che non mi sia ancora capitato di vederne una in conservazione MS66 ! Ne ho viste alcune, anche in conservazione FDC, ma sempre con qualche problemino, la tua è da paura.... Il termine che ho usato,"quasi perfetta" era solo in relazione al MS69...ma forse non esiste nemmeno.... saluti
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  34. Per divertimento e per una piacevole lettura vi posto le pene per i fabbricatori di sesini nella provincia di Brescia: Fra gli incartamenti che lo storico archivio di Stato di Venezia conserva fra quelli relativi all’organo dello stato veneziano denominato “Capi del Consiglio dei Dieci” si legge, ad esempio, in relazione ad una sentenza datata 25 maggio 1602: “Batta (Battista) di Lorandi da Gardon (Gardone Valtrompia). Condannato, per l’Illustrissimo Signor Nicolò Donato Capitano e vicepodestà di Brescia, che gli sia troncata la testa dal busto et il suo cadavere abbruciato per monetario”. Un altro caso, ancora attinente un falsario di monete, portava invece sulla sponda bresciana del Sebino, circa un paio d’anni dopo, in merito a quanto, sulla scorta di un’analoga trasgressione dalle leggi, l’antico manoscritto dell’autorità di quel tempo ne ascrive al 03 aprile 1604 il succinto dettaglio di una chiara determinazione: “Giacomo Burlotto da Sali de Marasino. Si sia troncata la testa con confisca de beni, per monetario”. Era prevista una pena anche per l’introduzione di monete false, entro i domini della Serenissima Repubblica di Venezia, dove le maggiori cariche istituzionali governative, rispettivamente in capo ad ogni città che di esse ne erano rappresentativamente investite, hanno provveduto, nel ruolo del Podestà e del Capitano, ad amministrare quella giustizia che, nel caso del manoscritto redatto a Brescia il 20 settembre 1603, procedeva a condannare quell’illegalità implicante, nello specifico in questione, i “sesini”, cioè quelle monete del valore di sei denari o mezzo soldo, coniate da quasi tutte le zecche italiane, dalla metà del Quattordicesimo alla fine del Sedicesimo secolo: “Rafael Abramo, figlio di Angelo ebreo mantovano. Fu condannato alla galea per anni doi, per haver portato sesini falsi in questo territorio”. In quegli anni, pare non sia capitato solo ad un, così citato, ebreo di incappare in una condanna che riguardasse l’utilizzo di tali tipi di monete, ma anche ad un personaggio emerso dalle note giudiziarie il 28 febbraio 1604, nella proporzione di un altro tipo di responsabilità, correlata da un diverso tenore punitivo, per quanto riguardante “Lelio Bona, cittadino di Brescia. Fu perpetuamente bandito di terra e di luogo con pena capitale e che il cadavere fosse arso e redotto in cenere, con taglia in terre aliene de lire tremila e confisca de beni che non potesse liberarsi se non passati anni quindici. Per aver fabbricato in questo territorio sesini falsi”.
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  35. @davide1978, certamente, Filippo III di Spagna è stato già liberato dall'involucro in cui era imprigionato. Si tratta dell'ultima foto con il tondello all'interno della perizia sigillata. Saluti!
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  36. Girovagando per la rete ho trovato l'artico di Gjuro Krasnov (per tradurlo dal croato usare Google transl.) http://blog.dnevnik.hr/hrvatskanumizmatika/2013/01/1631468848/moneta-dalmatie-prvi-mletacki-novac-za-dalmaciju.html Interessante il lavoro svolto sugli stemmi
    1 punto
  37. Certo, vuol dire semplicemente che a "qualcuno" interessa che sul catalogo sia presente quel particolare difetto per giustificare e sostenere nelle sedi opportune il valore del suo esemplare ma non che sia una tipologia importante in se... Dargli poi un grado di rarità lo trovo fuorviante per il lettore. Devo dire che da questo punto di vista sul Montenegro la cosa sta diventando piuttosto disordinata e stia sfuggendo di mano: i difetti e le varianti andrebbero indicati a parte rispetto alla scheda principale. Invece ci sono tipologie che constano mettiamo solo di 4 annate la cui scheda raddoppia o triplica perchè viene inclusa anche la ribattitura...i 15°...la data piccola... il dentello... Saluti Simone
    1 punto
  38. Sarà un piacere Daniele salutarti e ovviamente dartelo, troverai spunti divulgativi interessanti di molti che conosci, news come in questo numero sull'Ambrosiana, nel prossimo toccherà per esempio a Parma, ma soprattutto troverai in molti scritti molto cuore e secondo me ci vuole anche questo....
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  39. Aggiungetemi per il pranzo del sabato, arrivo da Agrigento solo per avere il gazzettino.
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  40. Buona sera a tutti. Per poter parlare dell'insuccesso tecnico di Don Domenico Perger, che culminò con la sua sostituzione con Don Filippo Rega, incisore di pietre dure, bisogna fare un passo indietro e parlare della nascita di questo tipo monetale nella zecca di Napoli, il c.d. "tipo inglese". In tempi immediatamente successivi alla nomina di Luigi Diodati a Mastro di Zecca, nomina risalente al giugno 1804, la zecca napoletana venne rinnovata e dotata di moderne attrezzature; il Diodati ricevette subito l'incarico di realizzare un nuovo modello per la coniazione di pezzi da 120 grana. Il primo progetto della nuova piastra, corredato da disegno a firma di Domenico Perger, fu presentato nel luglio 1804, ma al re Ferdinando IV non piacque il suo busto, in veste romana, e con testa cinta di una corona di lauro. Subito dopo il Diodati ricevetto l'ordine di approntare un nuovo progetto di piastra, questa volta con l'indicazione di attenersi al modello di una moneta inglese con l'effige di re Giorgio III. Trattavasi del due pence in rame che venne coniato, nel 1797, presso la zecca privata di Matthew Boulton ubicata a Soho, nei pressi di Birmingham, utilizzando i conii incisi da C.H. Kukler (lo stesso incisore della medaglia coniata a Napoli per il ristabilimento di Ferdinando IV nel 1799, dopo la caduta della Repubblica Napolitana). Questa moneta inglese è di notevoli dimensioni, pesa circa 56-57 grammi, ed ha la caratteristica di avere, sia al dritto che al rovescio, la leggenda perimetrale incusa su ampia fascia rilevata. Questa moneta inglese, proprio per via della pesantezza e della fascia rilevata perimetrale al D e al R, somiglia ad una ruota e, dunque, i britannici la soprannominarono, assieme alla sua metà (1 penny), cart wheel, letteralmente ruota di carro. Dunque il primo progetto avanzato in tal senso dal Perger aveva al D e al R proprio una leggenda incusa su fascia rilevata, ne fu iniziata la coniazione ma....le monete per via della pressione trasmessa dai conii, si slabbravano o, addirittura, si spezzavano. Il Perger, dunque, si mise al lavoro per un altro progetto di moneta, dalle leggende perimetrali in rilievo su campi lisci (è la moneta di prova pubblicata all'inizio di questa discussione; il Gigante la definisce moneta campione). Purtroppo anche in questo secondo caso non venne avviata una coniazione regolare, forse per motivi tecnici, probabilmente per motivi estetici e per il fatto che detta moneta non era per nulla somigliante al prototipo inglese sopra menzionato (queste ultime affermazioni sono mie congetture). Il Perger, quindi, approntò un terzo progetto avente leggende in rilievo su fascia perimetrale rilevata; questo progetto fu scelto in via definitiva il 18.10.1804 e si fece una piccola liberata di monete con queste caratteristiche nel dicembre 1804. Purtroppo ancora una volta la moneta non incontrò il gradimento del re, il busto reale essendo ritenuto di scarso contenuto artistico; inoltre si ebbero, anche in questo caso, non ben specificati problemi tecnici in fase di coniazione. La coniazione venne sospesa, ma alcuni esemplari dovettero entrare in circolazione, visto che l'esemplare della collezione di re Vittorio Emanuele III mostra segni di circolazione. Dopo l'ennesimo fallimento di Don Domenico Perger, gli appaltatori per la monetazione argentea affidarono il compito di approntare nuovi conii per le piastre di nuova fattura a due maestri esterni alla zecca di Napoli: Filippo Rega per il dritto e Michele Arnaud per il rovescio. L'abilità di questi Maestri è alla base del pregio artistico delle piastre "tipo inglese" che conosciamo, sia coi capelli fluenti che lisci.... Proprio a causa di questi tre fallimenti consecutivi il maestro incisore dei conii Don Domenico Perger perdette il proprio incarico.... Per maggiori dettagli consultare: - Giovanni Bovi "Una moneta inglese modello di una napoletana"; - Corrado Minervini "La vera storia delle piastre tipo inglese di Ferdinandi IV di Borbone" su quaderno del Circolo Filatelico Molfettese ottobre-novembre 1998; - Giuseppe Ruotolo, Corrado Minervini "Le grandi monete d'argento dei Borboni di Napoli", Numismata Italia, Vicenza ottobre 1999.
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  41. Giusto per inserire nella discussione anche la piastra 1805 "capelli lisci" Ecco la mia, in conservazione SPL
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  42. mmm!!! mi chiami ad un esercizio a me non congeniale.... le classificazioni MB, BB, SPL, +, -, quasi, etc. etc. le considero già poco rappresentative per le monete moderne....per quelle antiche mi sembrano (a me personalmente...meglio precisare) abbastanza fuori luogo... La moneta in questione a me piace pur presentando alcuni difetti: l'usura è minima ma ... ma presenta due evidenti crateri (fra REGNI e VTRI nel dritto e sotto al 5 nel verso); nel dritto mi pare inoltre di vedere l'effetto di un processo corrosivo (sotto l'orecchio e a deturpare la E di FERDINANDVS). Su entrambe le facce vedo dei chiaroscuri che mi fanno sospettare di un trattamento "estetico" volto ad esaltarne l'effetto "rame rosso" originale...insomma difetti non trascurabili. Il tutto come può essere traducibile in una sigla? Semplice! se la devo vendere metto SPL +, se la voglio comprare la valuto BB+, se la devo comprare perché mi faccia compagnia in una fredda serata invernale ....me ne frego delle sigle e cerco di capire se mi piace e se le sensazioni che mi da valgono il prezzo... io finisco sempre per seguire la terza opzione.... ma sono un sentimentale... ciao Mario
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  43. Ecco i miei 5 tornesi 1851 Scusate, mi sono accorto solamente ora che questa discussione risale al 2013.
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  44. Non credo che si può venirne a capo, per questo ho scritto che magari la verità sta nel mezzo. Il catalogo del sito credo rispecchi quanto riportato dall'unificato, (rif. 460), indica un'unica tiratura da 28.800.000 di pezzi, emissioni con numero di serie da A1 a Z12 rarità R3. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-BI/19 Se noti altre banconote con tiratura dimezzata sono classificate con rarità C, è anche giusto, si parla comunque di milioni di esemplari. C'è da dire però che questa 31-03-1943 è l'unica emissione del 500 lire Barbetti con il fascio al retro, dalla successiva emissione (agosto 1943) abbiamo il monogramma BI sino all'ultima del 1950. Ne sono state distrutte di più rispetto le altre per questo motivo? Nel senso che man mano che rientravano in Banca d'Italia quelle con il fascio, anche se in buono stato, non venivano più reimmesse in circolazione? in effetti di li a pochi anni saremo in piena Repubblica.... sarebbe logico, e la prescrizione arriverà nel 1953, può anche essere... ma è solo un'ipotesi. ______________ Andiamo di nuovo a noi: Anche il Gavello/Bugani (rif. 31 A) accorpa l'intera emissione da 28.800.000 pezzi, ma gli attribuisce una rarità R2 Il Crapanzano Giulianini suddivide le emissioni in due: (324 A) - 24.800.000 (serie da A1 a H11) Stampa Istituto Poligrafico Dello Stato di Roma - rarità C - (324 B) - 4.000.000 (serie da I1 a Z12) Stampa Alfieri e Lacroix di Milano per conto dell'I.P.S. - rarità C - Fermo restando il grado di rarità, data la tiratura inferiore, le 324B le valuta solo qualcosina in più da spl in poi, tra l'altro le due banconote sono identiche, si distinguono solo dal numero di serie, la tua per esempio è una C6 IPZS Roma. ______________C R3 ? ________________________ Comunque quel ritaglio di catalogo di 28 anni fa che ho inserito in precedenza proviene da un catalogo unificato, se vedi la numerazione è la stessa (460), lo stesso catalogo attualmente gli attribuisce una rarità R3, quindi nel tempo è passato da R a R2 a R3, ci sono stati studi specifici? Se facciamo una media la banconota è un................ R1½ Sarà molto rara solo ed esclusivamente in eccellente conservazione, ma è solo una mia personale opinione.
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  45. DE GREGE EPICURI @VignoLa sigla SM in esergo, seguita dalla iniziale della zecca e dal numero della officina, inizia almeno dal 293 d.C. con le monete di Diocleziano e colleghi della tetrarchia; se ben ricordo, all'inizio non tutte le emissioni avevano questa caratteristica, come succede dal 295. Ad es. fra le prime monete: SMT significa Sacra Moneta Ticinum. Invece,SMKA significa: Sacra Moneta Cyzicum, prima officina. Tieni conto che "moneta" non ha il significato italiano, ma quello di "zecca". Perchè la zecca era definita "sacra" alla fine del 3° secolo? In realtà le zecche e la monetazione erano "sacre" da sempre, poste sotto la protezione di Giunone ma anche di altri dei. La falsificazione della moneta era considerato "alto tradimento"verso lo Stato e l'imperatore, e anche in qualche modo "sacrilegio". Ma probabilmente Diocleziano ha accentuato questo aspetto, così come ha accentuato l'investitura "sacra" dell'imperatore (protetto da Ercole o da Giove, ad Occidente ed a Oriente). La sacralità dell'origine della moneta (non solo di quella romana) è però un problema diverso, ed è un'ipotesi approfondita dallo storico ed economista tedesco Laum, all'inizio del '900.
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  46. poi abbiamo un quarter dollar con conio stanco; poi abbiamo 1 dirham con ribattitura dell'anno hegjra.
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  47. Dopo aver "rispolverato" le provinciali quest'oggi, posto il mio sesterzio di Domiziano battuto in Tracia (80-81) Pax Avgvsti RIC 507
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  48. Salve a tutti. Discussione interessantissima dai risvolti da seguire con attenzione. L'esemplare in oggetto (sui nostri Cataloghi la varietà con S rovesciate è segnata alla nota 4 ed è portata come R: http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIV1/24), poi, è molto particolare: stiamo parlando di una moneta dallo stile insolito (a me sembra più rozzo rispetto agli esemplari "canonici" che siamo abituati a vedere), dal peso di gran lunga calante (di solito il peso medio si aggira intorno ai 4,58 g.) e con evidenti "errori" nelle legende. Sarei curioso di sapere com'è il taglio di queste monete, liscio o con la solita treccia in rilievo? Il peso calante è giustificato da un tondello più sottile, ma le particolarità evidenziate sono troppe per accostare queste monete alle tipologie simili, ma con caratteristiche diverse, nella "norma". Da una prima analisi, dalle foto che si vedono qui, non mi sembra che i due esemplari postati si possano considerare dei falsi d'epoca, anzi, a me danno l'impressione di essere coevi e in argento così com'erano gli altri nominali da 20 grani. Né le differenze sopra riscontrate sono sufficienti a dire che una moneta simile sia un falso. Lo stile rozzo ed il peso calante, così come gli "errori" nelle legende, secondo me, avrebbero una ragion d'essere negli avvenimenti storici di quell'anno, il 1798. Perché produrre delle monete di taglio medio-basso (quindi a largo spettro di circolazione e per usi quotidiani), di peso calante (all'epoca, pesando la moneta se ne sarebbero sicuramente accorti) e con dei caratteri così "diversi" (rozzi) da distinguersi palesemente dalle coniazioni coeve "normali"? Secondo me si trattò di necessità: in pratica, avevano bisogno di moneta sonante in circolazione e produssero altri nominali di questo tipo, ma con conii più rozzi perché incisi in tutta fretta, senza dedicare troppa attenzione ai particolari, e di peso calante (quindi di spessore più sottile) per risparmiare sull'argento in zecca. Ma quale circostanza costrinse la produzione di questi tarì così anomali? Sempre secondo la mia ipotesi, la causa scatenante fu la guerra che il Regno di Napoli aveva ingaggiato con la Francia della Prima Repubblica (settembre 1792 - maggio 1804). L'esercito francese aveva invaso l'Italia e, nel 1798, si era spinto fino a minacciare i territori dello Stato Pontificio, all'epoca alleato nonché "vicino" confinante del Regno di Napoli di Ferdinando IV, con l'obiettivo di sostenere la Repubblica Romana, nata proprio in quell'anno e quindi ancora debole di fronte alle altre potenze italiane vicine. Terni era stata occupata e la calata francese doveva essere arrestata, ma il Papa si trovava nell'impossibilità di contrastare gli invasori, poiché era stato deposto. Così, i Napoletani accorsero in armi in aiuto di Pio VI: al comando del colonnello Sanfilippo, un contingente napoletano di ben 4000 uomini, accompagnati dal micidiale sostegno di molti pezzi d'artiglieria, aveva occupato Rieti senza troppe difficoltà. Da lì, il 27 novembre 1798, la colonna si mosse per affrontare l'esercito francese del generale Louis Lemoine a Terni che contava a malapena 1500 effettivi (la guarnigione di Terni era praticamente insignificante tanto era ridotta all'osso, sia di mezzi che di uomini). Solo l'arrivo dei rinforzi al comando di Simon Dufresse riequilibrò le forze in campo, ma Sanfilippo rimaneva in netta superiorità numerica. In più, l'artiglieria era una minaccia concreta per i Francesi che dovevano sbarazzarsi subito dei cannoni napoletani per avere qualche possibilità di vittoria. Invece di asserragliarsi a Terni e di aspettare l'attacco di Sanfilippo, il generale Lemoine decise di passare all'azione: tra Terni e Papigno sorprese così la colonna napoletana in marcia e, dato che i soldati borbonici non si aspettavano un attacco così aggressivo e repentino, furono messi in fuga. La vittoria quel giorno arrise ai Francesi e il bilancio delle perdite per Sanfilippo fu tragico: tutti i cannoni del convoglio, insieme alle salmerie, erano caduti interamente nelle mani del nemico e lo stesso colonnello fu fatto prigioniero insieme a 400 dei suoi soldati. Le truppe napoletane, sbandate, si diedero alla fuga senza tentare di recuperare quanto perduto, né di salvare il proprio comandante dal nemico. Il successo francese, però, fu di breve durata perché il 14 agosto 1799 un contingente austro-russo del generale Gerlanitz cacciò i Francesi da Terni, aprendo così la strada al crollo della Repubblica Romana (cadrà il 30 settembre 1799). Secondo me, quindi, questi tarì furono coniati in quell'anno proprio per far fronte ad una simile evenienza: data la mole della spedizione napoletana in territorio pontificio (4000 uomini, cannoni e vettovaglie con munizioni), non mi sorprende se si deducesse che furono coniate altre monete di taglio medio-basso, magari per l'approvvigionamento o la paga delle truppe. Dobbiamo pensare che i soldati non venissero pagati tutti in piastre o sue frazioni (ducati e mezze piastre), ma anche con tagli di minor valore. Una cosa simile avveniva anche ai tempi degli antichi Romani se pensiamo che le paghe dei legionari o dei pretoriani erano espresse in sesterzi (unità di conto nei documenti d'epoca, oltre che moneta effettiva circolante di grande modulo e di peso consistente), ma il pagamento veniva effettuato con moneta sonante di taglio diverso, spesso molto più basso (assi e dupondi in rame) o più alto (denari in argento). Prendete le mie parole come quelle che sono, cioè delle ipotesi: ho sentito comunque il bisogno di avanzare la mia idea sul perché dell'esistenza di queste monete così particolari, poiché non mi appariva del tutto priva di senso.
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