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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/21/18 in tutte le aree
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Cari amici, vi racconto questa “storiella” per farvi sbavare un po’ accadde qualche anno fa che io venni contattato dall’Hungarian National Museum di Budapest per aiutarli a catalogare le monete del V-VIII secolo dei regni romano barbarici, per i quali dovrebbe nei prossimi anni uscire il catalogo. Dopo numerosi scambi di foto etc, è stata d’obbligo una visita al museo per “passare sotto mano” tutte le monete romane e bizantine dal V secolo in poi per valutare se ve ne fossero in mezzo delle imitative (e infatti c’erano…), e per vedere se vi fossero dei falsi tra quelle dei regni romano barbarici. Sono stato quindi invitato a Budapest la settimana scorsa Quello che ho visto è incredibile…. Provo un po’ a riassumere…. – il museo ha circa 40.000 monete antiche non esposte, di tutte le epoche, quindi negli “intermezzi” del “lavoro” sono stato deliziato con varie chicche “fuori dal mio periodo”….. ho quindi visto e avuto in mano: 4 decadracme di siracusa di cui una qualitativamente eccelsa Alcuni lingotti d’oro romani del V secolo con contromarche imperiali (con scritte e con i volti dei 3 augusti), uno dei quali da 480 grammi Un diploma legionario in bronzo del tempo di Vespasiano Una cinquantina di contorniati romani di varie dimensioni con e senza monogrammi, uno dei quali con inserti in argento sulla corazza imperiale … anche un paio di quelli con Alessandro Magno fattin nel V secolo Un centinaio di medaglioni romano bizantini…. multipli in argento (tra cui il noto multiplo di Anastasio pubblicato da Hahn), multipli in oro (tra cui un 4 aurei di Massenzio da urlo, un multiplo di Costantino con “sguardo al cielo”, e una ventina di altri multipli d’oro di solidi e aurei) e medaglioni in bronzo (tra cui numerosi medaglioni anche bimetallici di cui uno inedito) Conii, basi di incudine, tenaglie, forbici e lastre di argento in parte già tagliate di un falsario di moneta locale del X secolo Un sesterzio di Nerone trasformato in antichità in una specie di scatolina, pur mantenendo la dimensione originale del sesterzio Un sesterzio di Traiano probabilmente fatto a inizio ‘900 con qualcosa che non si capisce,…sembra gomma vulcanizzata… ma da vedere sembra in ardesia…ma pesa 3 grammi …stranissimo…. Centinaia di solidi romani in qualità eccellenti tra cui moltissimi solidi da 20, 22 e 23 silique….nonché molti consolari anche di romani come Leone I…. poi Nepote, Romolo Augusto… tutto quello che potete sognare…. Solidi bizantini di zecca italica, tra cui il solido di Foca che Hahn assegnò alla zecca di Roma, un Costantino V zecca di Roma e un Teofilo zecca di Napoli!!!!! Veniamo alle “mie”….cos’hanno di barbarico? Di tutto….. vandali, longobardi, beneventane, avari, visigoti…….etc etc etc……ma soprattutto … udite udite…. Una moneta inedita longobarda… ovviamente censita “malamente” e quindi rimasta lì ignorata completamente….fino a che tra le foto io non ho detto…”scusate…ma sapete cosa avete lì? …. Un tremisse….di…….. Curiosi? Beh, vi lascio la curiosità perché questo inedito a mio avviso clamoroso è finito in un articolo che uscirà a brevissimo…a giorni…… l’attesa è la parte più bella del regalo no Cosa si trova nel “retro” di un grande museo allora? Il parco giochi di un numismatico…. Quello che ho potuto avere in mano mi emoziona ancora adesso a parlarne…..23 punti
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Buona domenica a tutti, condivido con voi l'ultimo arrivato in collezione. Ho sempre avuto un debole per i Grani Cavalli di Ferdinando IV e quando ho visto in vendita questo 1790 non ho esitato un attimo a prenderlo! @Rex Neap, @Asclepia, @Martin_Zilli, @borbonik, @lamanna921, @Ledzeppelin81, @Silver70, @gcs, @Caio Ottavio,@ilnumismaticoe tutti del forum appassionati di questi nominali meravigliosi . (Chiedo scusa per non aver scritto tutti....ma per mancanza di tempo). Sarebbero graditi i vostri pareri su questo conio che personalmente considero molto raro.8 punti
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Salve a tutti. Quest’oggi vorrei concentrarmi sulla presentazione di un paio di piccole monetine in mistura emesse in Italia meridionale durante i primi anni di regno di Carlo I d’Angiò come Re di Sicilia (1266-1282). Mi riferisco a: 1. D/ + K DEI GRACIA. Giglio fiorentino tra due globetti. R/ + REX SICILIE. Croce patente con quadrato nel mezzo, accantonata da quattro stelle a sei punte. Denaro in mistura databile al primo periodo (1266-1278) di zecca incerta tra Brindisi o Messina. Cfr. R. SPAHR, Le monete siciliane dai Bizantini a Carlo I d’Angiò (582-1282), vol. I, Zurich-Graz 1976, p. 230, n° 25 e MEC 14, p. 674, n° 632. Fig. 1 (ex LAC, auction D, n° 310). 2. D/ + K DEI GRA REX SICIL. Croce patente accantonata da quattro gigli. R/ + DVCAT APVL PRIC CAPVE. Giglio fiorentino con due globetti sottostanti. Denaro in mistura databile al primo periodo (1266-1278) della zecca di Messina. Cfr. SPAHR, Op. cit., manca e MEC 14, p. 676, n° 656-658/658A. Di questo stesso tipo esistono anche dei multipli di denaro (per questa dicitura e per il suo utilizzo in questo caso specifico si rimanda a MEC 14, p. 201) classificati in MEC 14, p. 676, n° 654-655. Fig. 2 (ex Ranieri 4, n° 667). Cosa hanno di così particolare queste due tipologie monetarie angioine del Sud Italia all’apparenza piuttosto “banali” e neanche troppo rare? Già lo Spahr, in una nota che accompagnava la descrizione della moneta qui riportata al n° 1, asseriva precisamente: «Questo denaro fu coniato nel 1267 quando Carlo ottenne la signoria di Firenze». Non a caso, infatti, l’interesse di un attento osservatore si focalizzerà necessariamente sul particolare araldico rappresentato dal giglio, elemento iconografico che unisce entrambe le tipologie oggetto di questa discussione. Il giglio, da sempre emblema della monarchia francese e della dinastia angioina (fig. 3), non deve essere confuso, in questo caso, con quello fiorentino (fig. 4), da cui si differenzia in primis per la mancanza dei pistilli laterali. Fig. 3: Stemma angioino. Fig. 4: Stemma fiorentino. Se ne deduce, quindi, che su questi denari di Carlo I d’Angiò sia effigiato un giglio fiorentino e non il consueto fiordaliso francese. Ma perché? Cosa centra l’Angioino con Firenze e come spiegare questo inconsueto richiamo su delle monete che forse non circolarono mai in Toscana? Cercherò di contestualizzare, di seguito, tali emissioni (per una prima analisi della monetazione in mistura di Carlo I nel Mezzogiorno italiano si rimanda a MEC 14, pp. 201 ss. con relativa bibliografia precedente). Tutto ebbe inizio verso la metà del XIII secolo, quando il Papato, nella persona di Innocenzo IV (1243-1254) si sentiva gravemente minacciato dall’ormai annosa questione dell’unificazione de facto delle corone del Regno di Sicilia e dell’Impero germanico sotto la dinastia sveva. Corrado I (1250-1254), nel 1252, aveva chiesto al Pontefice di poter unire ufficialmente i due poteri sotto un unico scettro, concentrando il dominio di una vasta compagine territoriale nelle sue mani. Lo Stato della Chiesa ne sarebbe risultato pericolosamente accerchiato ed Innocenzo IV non poteva permettersi di correre tale rischio. Pensò bene, quindi, di avviare delle trattative per scegliere un nuovo sovrano che prendesse il posto di Corrado I. Già a partire dal maggio del 1253 il Papa si mise in contatto con Carlo d’Angiò, inserendolo in una più larga cerchia di candidati. Il giovane rampollo francese non costituiva per Innocenzo la prima scelta, ma rimaneva di fatto il più ambizioso e predisposto per affrontare una simile impresa. Le trattative, però, fallirono e la morte sia del Papa che del Re svevo lasciarono il ruolo di Carlo ancora marginale per la politica italiana, anche perché in quegli stessi anni la Provenza stava attirando quasi tutte le sue attenzioni con rivolte continue difficilmente controllabili. Tuttavia i successori di Innocenzo IV non desistettero dal loro intento: sebbene Carlo penetrò in Italia già nel 1259, nel 1262 lo ritroveremo nuovamente in Provenza alle prese con l’ennesimo atto di ostilità verso il suo potere in quella regione. I continui tumulti provenzali riuscivano a tenere occupato l’Angioino abbastanza da stornarlo dalle sue mire italiane: i rivoltosi francesi, infatti, erano appoggiati, neanche tanto segretamente, dagli Aragonesi: l’Infante Pietro, futuro sovrano (1276-1285), terzo con questo nome, aveva infatti preso in moglie Costanza II, figlia del Re di Sicilia Manfredi di Svevia (1258-1266). Quest’ultimo era osteggiato dal Papato e presto si sarebbe trovato a fare i conti con le lance angioine. Con l’incoronazione di Urbano IV (1261-1264), originario di Troyes, iniziò un periodo felice per le ambizioni di Carlo e, nel contempo, segnò l’inizio della fine per la dominazione sveva in Italia meridionale. Le trattative, questa volta, furono così lunghe che si conclusero solo con il francese Clemente IV (1265-1268), successore di Papa Urbano. Il 6 gennaio del 1266 Carlo d’Angiò fu incoronato Re di Sicilia a Roma, nel Laterano, e già il 20 gennaio era in marcia verso Sud per combattere contro Manfredi, il quale, spinto da una rivolta dei Capuani, stava cercando di raggiungere la Puglia, le cui città si erano dimostrate molto più leali verso gli Svevi. Ma il 26 febbraio del 1266, in una località poco lontana da Benevento, le truppe francesi sbaragliarono quelle di Manfredi, il quale perse la vita sul campo di battaglia. Nonostante la netta vittoria di Carlo d’Angiò, questi non poteva ancora dedicarsi tranquillamente alla riorganizzazione amministrativa del Regno: numerose sacche di resistenza erano presenti su tutto il territorio, il quale richiese una conquista più “meticolosa” del previsto. Inoltre, i fuoriusciti ancora fedeli alla causa sveva si stavano riorganizzando in altre parti d’Italia per sferrare un nuovo attacco all’Angioino. Per questo motivo, i primi anni di regno di Carlo, tra il 1266 ed il 1268, furono da lui dedicati al consolidamento della sua posizione politica prima al di fuori dei confini regnicoli. I Ghibellini, in Italia settentrionale ed in particolare in Toscana, capeggiati da Guido Novello, avevano unito le proprie forze con quelle dei sostenitori svevi con la speranza di riuscire a contrastare il partito avverso dei Guelfi, i quali, al contrario, chiamarono in loro aiuto le truppe di Carlo I. Già all’indomani della vittoria angioina a Benevento si era verificato l’allontanamento da Firenze del Novello, nel novembre del 1266, ma i loro piani non vennero messi in discussione: in risposta alla cacciata operata da Carlo di tutti i mercanti senesi e pisani dal Regno di Sicilia, i Ghibellini ed il partito filo-svevo, nel marzo del 1267, gli opposero Corrado II, comunemente noto come Corradino, che era stato già Re di Sicilia dal 1254 al 1258. Egli era l’ultimo rappresentante vivente della dinastia sveva degli Hohenstaufen ed in quel tempo si trovava in Germania (1254-1268). Il trono siciliano di Carlo, appena conquistato con la forza e l’appoggio papale, si trovava ora in grave pericolo: Corrado II poteva contare sull’appoggio di un esercito più numeroso e meglio rifornito del suo, i cui ranghi potevano avvantaggiarsi dell’ausilio portato loro dai dissidenti italiani. La situazione richiedeva un intervento immediato: Carlo in persona, al comando del suo esercito, si mise in marcia verso Settentrione (aprile 1267), riuscendo ad entrare in Firenze il 17 aprile 1267. Nella città, egli ricoprì la carica di podestà almeno fino al 1273, favorendo senza troppi scrupoli la fazione guelfa. Nonostante l’azione di Carlo coinvolse, quasi sempre con esito positivo, gran parte della Toscana, Siena e Pisa continuavano a resistergli, anzi, costituirono delle ottime roccaforti per la conduzione della lotta filo-sveva. Ben presto, anche Clemente IV si affrettò a legittimare la posizione dell’Angioino a Firenze, nominandolo «pacificatore», senza opporsi alla sua autoproclamazione a vicario imperiale per la Toscana. Probabilmente, come credette lo Spahr, i denari ed i presunti multipli sopra elencati ricorderebbero proprio le felici gesta fiorentine di Carlo I da lui compiute nel corso del 1267. Corradino, nell’agosto di quello stesso anno, lasciò Augusta con l’intenzione di scendere in Italia ed affrontare Carlo d’Angiò sul campo. Contemporaneamente, gli Arabi di Tunisi, amici ed alleati degli Svevi grazie all’antica politica conciliatrice condotta a suo tempo da Federico II, organizzarono una spedizione navale contro la Sicilia, mettendo l’isola a ferro e fuoco. Gli Angioini si trovarono, così, accerchiati su due fronti. Mentre i Tunisini imperversavano in Sicilia, la colonia saracena di Lucera, da sempre fedele a Federico II e ai suoi discendenti, si sollevò (febbraio 1268), estendendo la rivolta a tutta la Puglia. Carlo, che aveva provato a bloccare la discesa di Corradino al Nord, fu costretto a lasciare Firenze per sedare i disordini nati all’interno del suo Regno: nonostante l’arrivo del Re e il conseguente assedio da lui portato senza successo a Lucera, la ribellione si propagò ulteriormente raggiungendo anche la Calabria. Ora, sia Carlo che Corrado II erano in cerca dello scontro definitivo per il possesso del Regno di Sicilia. La battaglia si registrò il 23 agosto 1268 in una località distante appena una decina di chilometri da Tagliacozzo: nonostante l’iniziale successo di Corradino, l’esperienza militare di Carlo I fu ripagata con la vittoria definitiva. Il destino riservato allo Svevo è tristemente noto: solo dopo la sua morte Carlo poté riorganizzare in tutta tranquillità i suoi nuovi possedimenti italiani. Ma l’Angioino conservò ancora per qualche tempo i suoi diritti sulla Toscana ed in particolare su Firenze, di cui era ancora podestà e vicario imperiale. Mentre il primo titolo fu perduto, come abbiamo visto, nel 1273, il secondo gli fu rinnovato da Innocenzo V nel 1276. Fu, infine, con l’intervento di Papa Niccolò III (1277-1280) che il vicariato non gli fu più concesso a partire dal 1278. A cominciare da quell’anno, l’influenza esercitata fino ad allora da Carlo I sulla Toscana e sugli altri centri dell’Italia settentrionale iniziò gradualmente a declinare, fino a sfuggirgli del tutto in favore di una politica filo-papale. La floridezza registrata nella Firenze della seconda metà del XIII secolo fu opera, soprattutto, dell’intervento carolino, che incentivò lo sviluppo di contatti diplomatici ed economici tra la città, il Regno siciliano, la Roma pontificia e la Francia, suo Paese d’origine.4 punti
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Ciao Rocco e grazie del parere anch'io credo che per i 3 grana sian quelle le combinazioni, però nei dodici carlini da quanto ho potuto vedere l'abbinamento è anche tra fiore e I8I0, oltre a I8IO e stella ecco qui due esempi:3 punti
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Il ritratto non è verosimile e rispondente ai canoni tipici, così come il busto, manca la P di TR P a fine legenda al diritto, le lettere non sono romane, la perlinatura non è congrua, troppo spessa, il peso è basso, e SENZA SCAMPO la provenienza da un NOTO CONIO del Cavino ( era presente a Parigi, da cui è stata coniata un pezzo al British, vedi foto 2 e 3, dove sono presenti peraltro numerosi esemplari) Ti allego anche una lamina coniata del rovescio dal British... (foto 1) A ben vedere la patina non è naturale e la cuprite ricopre come una crosta ma non permea il metallo, come puoi notare sui rilievi della guancia... Anche l'esemplare della discussione è palesemente falso e se te lo dice Vitellio puoi fidarti... P.S. @PLOTINA non credo sia una coniazione coeva a Cavino, penso a un fuso posteriore, direi sette/ottocentesco , di queste patine ne ho viste parecchie... P.P.S. Ho aggiunto una foto dal British del pezzo coniato di cui sopra, ovviamente classificato Cavino3 punti
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Caro Plotina, purtroppo si tratta di un noto FALSO, in questo caso vecchiotto, data la patina ... Il conio è tra quelli attribuiti a Giovanni da Cavino detto il Padovanino... confronta Klawans pag. 60 n.4 Ne sono stati prodotti moltissimi esemplari, spesso in fusione e in fusione di fusione... Martini nella sua monografia dedicata a quanto esistente a Milano nelle Civiche raccolte ne fotografa ben 14... Te ne allego alcuni esemplari simili, eseguiti in varie tecniche. Un cordiale saluto, enrico3 punti
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Per gli appassionati come me di cose passate metto le foto di questa bilancia americana per pesare monete d'argento,foto tratte dalla trasmissione Affari di famiglia. Se ho sbagliato sezione chiedo scusa e di spostare il post nella sezione giusta,grazie.2 punti
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Qualche ulteriore info per chi verrà : Sabato 27 gennaio, inizio ore 10,00 all'Hotel De la Ville, Via Hoepli 6, ingresso libero a tutti Conferenze in sala Duomo al piano primo per 80 posti a sedere Parcheggi silos in zona, il più vicino in Corso Matteotti Vicinissimo a Mm1 fermata San Babila o fermata Duomo Possibilita' per chi non potrà esserci di ascoltare la giornata sul nostro canale YouTube quellidelcordusio iscrivendosi prima in diretta o successivamente Possibilita' per i soli soci di ritiro immediato in loco dello Speciale a colori sulla Zecca di Milano in tiratura limitata e numerata di sole 111 copie Possibilita' per i nuovi soci di ritirare anche il secondo Gazzettino fino ad esaurimento copie Possibilita' di iscriversi in loco all'Associazione Culturale Quelli del Cordusio quote 20 Euro adulti, 10 Euro fino ai 29 anni compresi Bar Visconti al piano terra per soste Possibilita' finite le conferenze di uscita conviviale per uno spuntino per chi vorrà'.2 punti
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@Poemenius Tra qualche mese andrò dietro le quinte del British Museum, nel settore numismatico... Non vedo l’ora! Qui in Inghilterra ogni studente deve fare una “work experience” per una settimana. Mi sono scelto un posto niente male.2 punti
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cercando indietro nelle mie discussioni son riuscito a trovare le foto di quello che avevo in collezione...prima di cambiare periodo. Metto le foto.2 punti
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Buonasera a tutti, dopo qualche giorno di latitanza torno a mostrarvi un nuovo esemplare di provisino, di un tipo finora non postato da me. Al dritto vedo lettera su pettine con stella a sx, mentre al rovescio croce patente e parte di legenda [CAP]VS N. Peso 0,31g, 13 mm diametro. Un grazie in anticipo per gli interventi!1 punto
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MS 63? Materia ostica per me le conservazioni.... A malapena distinguo le diverse condizioni di queste due! __1 punto
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Ho notato che seguono tutte una stessa direzione......come se qualcosa avesse "intaccato" il punzone.....segni di spazzolatura?1 punto
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Il primo è un ben noto dupondio ( peso gr. 13,95 in oricalco) ex Ars Classica ed ex Goldberg, di grande conservazione anche se meno " perfetta " di quanto vorrebbe far credere il prezzo... Tieni presente che, come spesso il predecessore Nerone, Vitellio non marchia i dupondi con la corona radiata, si distinguono per peso e materiale... Il pezzo di Ebay mi lascia troppi dubbi ( lettere, campi, modulo patina etc. ) ... difficilmente può essere autentico... e il fatto che sia sulla Baia li conferma. Enrico1 punto
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Non ho mai indagato prima d'ora sulla natura di queste "striature", ma credo possano essere il risultato del contatto tra il conio ed il metallo malleabile del tondello in fase di battitura. Comunque, in linea di massima sono indicatrici di un ottimo grado di conservazione.1 punto
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la questione è dibattuta: è una moneta o no? Se l'iscrizione del valore sul dischetto metallico caratterizza la natura "monetaria" dell'oggetto, allora ha ragione Lay11 quando scrive che non avendo le sovrane indicazione di valore, neppur esse potrebbero essere considerate monete. Se la natura "monetaria" è data dall'uso come mezzo di pagamento che dell'oggetto viene fatto (similmente ai panetti di sale dati come rimunerazione ai legionari) allora, da quanto scritto nel sito citato da nikita, il dischetto in questione è da considerarsi una moneta. (incidentalmente, giusto per rispondere alla domanda di bizerba62, tale sito riferisce che ne furono coniati un milione, di tali dischetti) Varesi riporta questo dischetto, col nome 20 lei, nel suo libriccino dedicato ai marenghi, attribuendogli (in parte) dignità di marengo. Io non so quale sia la giusta risposta, ma per non sbagliare l'ho inserita (la "moneta", non la risposta) nella mia collezione (anche perchè brutta non è!)1 punto
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Ciao Ric70, non è difficile trovare questi gettoni che solitamente sono di ottone nichelato, non alluminio; alcuni ritengono che la nichelatura ne caratterizzasse l'uso manutentivo, per altri si tratta semplicemente di un trattamento postumo per essere inserito all'interno di portachiavi, souvenir ecc...1 punto
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R purtroppo confermo che una volta caricate le foto sul sito, sebbene non le abbia tagliate, appaiono con una certa sfuocatura, probabilmente anche a causa del fatto di averle dovute ridimensionare dai 3 mb originali ad 1 mb, come da necessità tecnica del sito.1 punto
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Eccola Ottima conservazione, ha debolezze e schiacciature ma ha circolato poco... Confrontandola con l'altra che hai postato sempre Regia Corte 1790 qui le lettere R.C. sono più grandi e c'è un punto in alto dopo il 12. Complimenti per questo acchiappo1 punto
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Ciao in questo link viene spiegato con cura http://numismaticamente.it/collezionismo-numismatico/i-talleri-1780-coniati-in-italia1 punto
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"Definite" è una parola grossa: ho provato a fare foto dei dettagli, ma il mio povero smartphone ha i suoi (grossi) limiti. In mano comunque sono evidentemente colpi.1 punto
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Ciao Quarto di grosso del I tipo di Emanuele Filiberto 1567 sigle TBC zecca Torino https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-EF/25 Queste che sai essere savoia per avere informazioni potresti postarle sulla sezione dedicata... qui ci sono già sempre un sacco di richieste...1 punto
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Si, esiste anche con fiore......non ci resta che trovare la stessa combinazione anche nei Grana 31 punto
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Tenete presente l'intervento di Nikita. Quante monete appena coniate sono considerabili FDC? Poche. Le prime uscite da un nuovo conio e mai finite nel cassone. Se poi dopo il cassone sono state nel portamonete a contatto con lo stesso e magari con altre monete mi riesce difficile immaginarle il "fiore del conio". Potranno essere "non circolate" (se si ha fortuna) ma non FDC. I segni di contatto non sono compatibili con il massimo grading. A meno che non si avvii una produzione con accorgimenti appositi, le monete FDC saranno pochissime, magari solo le prime coniazioni, quelle destinate ad un ruolo di presentazione. Buona domenica.1 punto
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bb se lo merita . per il valore 150 mi sembra un prezzo giusto visto che non si tratta di una moneta comune.1 punto
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Tornando al discorso di base: definire "circolate" della monete passate di mano un paio di volte mi pare eccessivo (e giustamente non testimoniabile): stiamo parlando comunque di oggetti in metallo, non di panetti di burro. Continuo a trovare discutibile l'ossessione per i pezzi "senza un atomo fuori posto".1 punto
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Se ho ben capito le spiegazioni nella discussione di rimando, potrebbe trattarsi di "legenda invertita"? Non è la legenda "corretta", perché non troviamo esattamente la "R" sopra il collo di Pegaso, ma neanche è una legenda capovolta, perché il senso di lettura è quello giusto.1 punto
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Sono in piena crisi da concupiscenza bibliofila,grazie @Poemenius,obbligato.1 punto
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La domanda giusta è " come hai fatto a trovarne uno rotondo?" Quello in copertina sulla pagina del catalogo ho veramente fatto una faticaccia a trovarlo! Si trovano normalmente squadrati e piccoli.. venivano coniati su dei pezzi di metallo tagliati a cesoia per accelerare la preparazione, moneta di piccolo valore per l'epoca, non valeva la pena di perdere tempo per farle belle tonde...1 punto
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Ciao @talpa Il libro sui talleri della Transilvania è effettivamente bellissimo. Peccato che per me sia come un trattato di astrofisica Il catalogo è bello e con molte varianti1 punto
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Non è un errore, il rigonfiamento è dovuto al metallo sottostante (acciaio) che ha reagito con l'ossigeno o qualche altro elemento e si è ossidato (e quindi gonfiato)... può capitare1 punto
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In Italia stiamo rimanendo (volutamente?) all eta della pietra numismatica. Il nostro sistema di valutazione “classico” (mb-bb-spl-fdc con tutti i q, i + etc etc) lascia un’ aurea di soggettività e incertezza che sembra studiato a tavolino per gabbare il collezionista. Che piaccia o meno oggi un qspl italiano ha zero appeal all estero. Perché vuol dir tutto e nulla, esattamente come un qfdc o un bb+. Il mondo si sta evolvendo, molti su questo forum la considerano Un involuzione, e so che adesso ripartirà la tarantella anti slab, e anti grading americano, ma è la realtà dei fatti. Chi compra ha il sacrosanto diritto di veder la propria moneta valutata e catalogata in modo certosino e più dettagliato possibile. Oggi un ms 64 ha un mercato differente da un ms63 e abissale rispetto ad un ms62-61 io nn ci vedo nulla di male in questo. Preferisco tutta la vita questo tipo di “accanimento certosino” al pressappochismo del qfdc/fdc o del qfdc o spl+/qfdc scritto al volo su un cartoncino frutto dei “5 minuti” (in buona o in cattiva fede) di un singolo operatore (che poi, guarda caso, oltre a valutare la moneta, ... la vende anche..) cip cip cip (fanno i merli..)1 punto
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DE GREGE EPICURI Molti anni fa avevo letto un libro (un po' romanzato) sul patriarca Bertrando, ma non ricordo nulla a proposito di una effettiva scomunica. Ma oggi mi inserisco in modo un po' abusivo in questa discussione, per mostarvi i miei due denari di Bertrando di Saint Geniès. Non è la monetazione di cui mi occupo, ma l'amore per la "Patrie dal Friul" mi ha indotto a fare un'eccezione. Il primo denaro è quello con S.Ermacora imberbe, Bernardi n.43; pesa 1,0 g. Al D. le scritte sono: SKHA - CHOR1 punto
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Ma del catalogo del forum non si ricorda mai nessuno? https://usa-coins.collectorsonline.org/cat/US-2D Con tutto il tempo che ci ho messo a compilarlo petronius1 punto
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Sarà per deformazione professionale, ma questa associazione mi ricorda molto il movimento Impressionista di metà ottocento, un movimento artistico che diede una nuova visione al concetto pittorico e non solo. Sono gli anni dove un certo fervore porta un gruppo di amici a perseguire un'idea diversa ai canoni sino allora legati alle ultime correnti Romantiche, e alle accademie che limitavano le nuove tendenze espressive, perchè legate ancore agli schemi classicisti, dove la cultura del tempo vi era rilegata di fatto. Costretti perchè rifiutati dai canali ufficiali a dover esporre per la prima volta autofinanziandosi, nello studio del grande Nadar, fotografo anch'egli innovativo e propositivo alle nuove correnti culturali. La cornice è quella Parigina, però anche loro si ritrovavano come noi nei caffè, anche loro erano uniti da uno spirito aggregativo, anche loro in qualche modo volevano dar voce, anche loro erano rappresentati da diversi ambiti culturali, e anche loro volevano...volevano.. Un movimento che preferisce abbandonare l'atelier e riversarsi per le vie cittadine, incontrare la gente con le loro passioni, abbandonare il concetto del chiuso, avvicinarsi per ascoltare e confrontarsi, la pittura come la numismatica forse oggi più desiderosa d'essere vicina al popolo... Una Milano che sta crescendo sempre più, grandi mostre, grandi eventi, grande musica, grande voglia di mettersi in gioco, stanno nascendo molte associazioni, la cultura sta vivendo una nuova fioritura, il paese sta rispondendo, vedo altri capoluoghi propositivi, insomma un nuovo evo che mostra al mondo la vera natura del popolo di questa meravigliosa terra, unica sotto ogni punto di vista,,. E perchè no, anch'essa ammaliata da quella ninfa chiamata numismataica.. Eros1 punto
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Buongiorno scusate il ritardo ho provato a fare le foto con il cellulare con luce naturale ma sono negato.1 punto
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Praticamente hai tutte le monete di Aosta e tutti i mir che non si trovano... Pensa a quelli che da anni ne cercano uno quante benedizioni ti stanno mandando!!1 punto
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Secondo me è almeno R2 considerando che in giro se ne vedono davvero pochi e sempre in bassa conservazione. Andrebbero riviste tutte le rarità delle monete Siciliane a mio parere.1 punto
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Buon inizio di settimana a tutti, ecco a voi appassionati e studiosi di queste monete le 1839 della mia raccolta: Ferdinando II- Piastra Tari' Carlino 1° tipo 10 Tornesi 2° tipo 5 Tornesi 3 Tornesi 2 Tornesi 1 Tornese 1/2 Tornese.1 punto
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Ferdinando II di Borbone (1830-1859) - Piastra 1835Zecca: Napoli - Fronte: effigie del Re a destra con contromarca bomba in incuso - Retro: stemma coronato - In lotto con altra Piastra 1838 - (Pag. n. 194 var.1 punto
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Non riuscendo a modificare il post che avevo creato tempo fa, riallego qui le schede scaricabili sperando di fare cosa gradita a tutti gli utenti...Un saluto Daniele1 punto
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Il conio stanco purtroppo è frequente nelle emissioni del III secolo ed è un segno di trascuratezza: il conio del rovescio, di minore importanza anche perché non portava il ritratto imperiale, veniva usato anche quando era molto usurato. Il conio, appiattitosi per le migliaia di mazzate che aveva ricevuto, produceva delle monete senza rilievi, con zone indistinte e le lettere della leggenda impastate e illeggibili. Il diritto veniva cambiato più frequentemente per cui può capitare di vedere monete con un bel diritto e il rovescio affetto da conio stanco. Quindi non si tratta di usura da circolazione (che non potrebbe colpire solo una faccia della moneta) ma di un difetto nella fase di coniatura della moneta.1 punto
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