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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/09/18 in tutte le aree

  1. Inoltre va considerato che sui sentieri si trova di tutto. Ecco un piccolo campionario: A sinistra, un utensile di utilizzo ignoto (probabilmente agricolo moderno), a destra in alto un chiodo da ferratura di animale e in basso parte di bossolo (moschetto?). Gli altri sono tutti chiodi da scarpone militare degli eserciti che si sono succeduti nel tempo dalla I Guerra mondiale ad oggi. Come si riconoscono? Dalla forma, dalla presenza di bava di fusione, dalla lega componente. Vi invito a leggere l’articolo (in lingua inglese, essendo stato edito su una rivista internazionale) all’indirizzo http://journals.plos.org/plosone/article/comments?id=10.1371/journal.pone.0194939 Troverete l’abstract, l’articolo completo e le “supporting information” dove troverete varie immagini. Chiaramente, si tratta di un free-text per cui la visione è assolutamente libera e non implica alcuna iscrizione o pagamento. Spero di avervi interessato anche se il tema non ha trattato il tema numismatico… fate conto che sia un’estensione delle discussioni “l’importanza dei dettagli…”. Ciao Illyricum PS: ringrazio anche l'aiuto prestato nelle fasi iniziali della ricerca dall'amico Exergus .
    5 punti
  2. Ritorno per aggiornarvi... Grazie a @Poemenius e a @snam per l'aiuto e le dritte. Ho trovato la conferma che cercavo, il riferimento indicato nella moneta coincide con il numero di lotto del listino di vendita del 1914: gentilmente un addetto della biblioteca del museo archeologico di Bologna mi ha fatto avere copia via mail della pagina in questione. Ovviamente, dato il tipo estremamente comune, non ci sono tavole fotografiche di supporto. Curiosità nella curiosità: l'antoniniano in questione era valutato all'epoca 1,5 Lire. Ai giorni nostri è stato messo in vendita a 5 euro. In questo simpatico link del sole24ore è possibile calcolare l'attuale potere d'acquisto della lira prendendo a riferimento un dato anno... orbene, le 1,5 Lire del 1914 corrispondono ai 5,93 € attuali... quindi chi dice che non conviene investire in numismatica sbaglia!!! C'è un delta di valutazione di ben 93 centesimi maturato in soli 104 anni... circa 0,89 cent. all'anno!
    4 punti
  3. Si ipotizza una vendita di materiale classificato e studiato, una provocazione che date molte teste italiche provoca scandalo. Magari le stesse teste che se ne fregano degli scatoloni, dei furti, delle carenze museali. Proprio fessi gli inglesi....
    3 punti
  4. Foto fatte al chiaro di luna?
    3 punti
  5. Pareidolia = Si tratta di un fenomeno istintivo, cioè la tendenza a vedere forme ed oggetti riconoscibili nelle strutture amorfe che ci circondano. Non mi sembra applicabile alla Sindone
    3 punti
  6. Ciao a tutti, oggi ho migliorato il mio precedente tornese prendendone uno decisamente migliore che ve ne pare? considerato che le mie monete di questo periodo solitamente sono in mb. Non faccio questa operazione spesso perchè avrei sin troppe monete da migliorare, ma in questo caso la data 1858 del tornese che già possedevo non si leggeva nemmeno bene ed il pezzo che ho preso costava poco. Ogni volta resta il problema di smaltire la moneta sostituita... spero la prossima volta di cambiarla alla pari con una moneta estera da ciotola da 50 cent od un euro magari, fortunatamente quella delle monete mondiali di comune circolazione è una delle mie collezioni principali. Questa è quella che avevo in precedenza:
    2 punti
  7. Meravigliosa canzone dei Kiss che non teme minimamente il passar del tempo..
    2 punti
  8. 2 punti
  9. Ciao. Allora siamo in due ad andare contro corrente... M.
    2 punti
  10. 2 punti
  11. Mi hai fatto ricordare che anch'io calcolavo gli anni che avrei avuto Mi ricordo che cominciai quando avevo una diecina di anni con la serie UFO (lo mandavano in onda la domenica), nella sigla iniziale c'era quel 1980 a caratteri cubitali che sembrava irraggiungibile... Alla metà degli anni 70 eravamo incollati alla tv con la serie Spazio 1999, superata anche questa data di quasi 20 anni... Infine ben 33 anni fa con il primo episodio di Ritorno al futuro, con quel display sulla De Lorean che segnava 2015,.. _____ tempo spietato.....
    2 punti
  12. Ciao @And08 , l' unica spiegazione possibile circa la sorgente che avrebbe impresso l' immagine del corpo , presupponendo che il corpo per noi credenti sia quello di Gesu' , e' l' attimo della Resurrezione , una "esplosione" di una forma di energia non spiegabile umanamente .
    2 punti
  13. sono d'accordo per i "paletti"se si tratta di reperti di un certo interesse ma limitiamoci a quelle montagne di monete del IV secolo riconosciute in migliaia di esemplari,cocci di vasellame,fibule ed altro,non sono un esperto in tal senso ne tanto meno un archeologo,anche se da bambino sognavo di diventarlo,ma bene o male sappiamo tutti che alcuni reperti sono noti in migliaia di esemplari,e allora perchè non venderli piuttosto che lasciarli a marcire nei depositi dei musei?quando poi c'è sempre qualcuno che ci fa la cresta,vedi la collezione di Vittorio Emanuele III del museo nazionale romano o la collezione Bovi del museo Filangieri di Napoli giusto per citarne qualcuno.... anch'io sono per non vendere il nostro paese ma poi a questo ci pensa la nostra classe politica...
    2 punti
  14. Conosco alcuni degli studi scientifici fatti sulla Sindone, in particolar modo quelli del Prof Fanti, essendo attualmente mio professore universitario e posso garantire la validità scientifica delle pubblicazioni in quanto dell'argomento ne è stato largamente discusso a lezione. Che vi sia un'immagine di un uomo è innegabile e penso evidente a tutti, e gli ultimi studi hanno dimostrato come l'impressione di quest'immagine non sia operabile da nessuna, per quanto abile, mano umana, ma solamente da una enorme e brevissima fonte di energia...una sorta di "esplosione"
    2 punti
  15. Questi obbrobri sono tutti tentativi casalinghi da "piccolo chimico", molta gente vede che ci sono dei pazzoidi che comprano qualsiasi cosa che possa anche solo lontanamente assomigliare ad un errore di conio, ed ecco i risultati. Questa non è numismatica, non è più nemmeno collezionismo, ma è follia pura. E, mi dispiace dirlo, siamo noi stessi collezionisti ad alimentare questa follia.
    2 punti
  16. E' stato amore a prima vista per questo ripostiglio... e non so spiegarmi il perché... così oggi mi son fatto un regalone: TACITO Zecca: Ticinum (Pavia) - inizio 276 d.C. - Aureliano - 23,5 mm; 4,14 gr - or. assi 6h D\ IMP C M CL TACITVS AVG R\ FELICIT TEMP// V Riferimento: RIC.140 - La Venèra. II.2/1880 Provenienza: Ripostiglio di Reyssouze Priva di argentatura superficiale (chi ha pulito le monete del ripostiglio ahimé le ha pressoché spatinate...), ma in buone condizioni. Pagata più della media perché cgb è cara e per via del surplus da hoard... ma Tacito per questo ripostiglio mi mancava! E poi di Tacito non avevo esemplari in rappresentanza del ripostiglio... e se non ricordo male è pure il primo Tacito a entrare nella mia collezione. In merito alla presenza di questo imperatore nel ripostiglio, questo è quanto viene scritto nel report preliminare:
    2 punti
  17. Come vedete, questo articolo non c'entra niente con la numismatica. L'ho inserito quasi come una provocazione. È triste che un museo debba cedere parte delle proprie collezioni per stringenti necessità economiche, ma non troverei niente di male se tutto ciò facesse parte di una strategia di autofinanziamento per importanti progetti, mostre, pubblicazioni o eventi importanti in genere. Ci arrivo: a quando la vendita di parte delle collezioni numismatiche o archeologiche (preciso: solo le cose ritenute non strategiche ed importanti) da parte dei nostri musei? So che molti non saranno d'accordo con me e lo capisco, ma è meglio lasciare che tutto prenda polvere o addirittura si rovini negli scantinati? Tutto ciò farebbe la gioia di molteplici collezionisti, ne creerebbe di nuovi, probabilmente, e darebbe una bella botta a tombaroli, ladruncoli e maneggioni vari. Che ne pensate?
    2 punti
  18. Si colleziona di tutto, sottobicchieri, tappi, lamette, punti mira lanza, figurine formaggino Susanna... che c'è di male? io colleziono pure gli "spessori"
    2 punti
  19. Ciao, le condizioni dei biglietti purtroppo sono modeste, realisticamente per il 1000 lire G.Verdi non arriviamo ad un euro, uno/due euro per il 100 lire di piccolo formato (è solo un valore simbolico), cinque euro per il 100 lire di grande formato. Poi ci sarebbero il 1000 lire ed il 500 lire, in medie/buone condizioni ma non tanto da poter valere più di 10/15 euro il biglietto da mille lire, e trattandosi di una serie speciale W227 15/20 euro per il biglietto da 500 lire. Se vedi in giro prezzi molto più alti per le medesime condizioni si tratta di solito di banconote proposte ad un prezzo fuori mercato, significa che rimaranno invendute per lunghissimo tempo se non per sempre.
    2 punti
  20. Va beh...questi mi sono scappati mitici...
    2 punti
  21. posto la foto di questa monetina, un quattrino di Filippo IIII 1621-1665 per Milano Crippa III n.27 il suo peso è di gr.1,30 la curiosità sta nella sua coniazione, riporta sia al diritto che al rovescio lo stemma inquartato la sua forma (sembra un cuore) chissà quante vicissitudini ha avuto questo è il bello della numismatica e le sue scoperte
    2 punti
  22. Probabilmente la scarsa attenzione verso il falso tetradramma di Atene è dipesa dal fatto che ci sono relativamente pochi forumisti che si interessano a monete ateniesi. Io, che non sono un "tuttologo", non avevo nemmeno guardato la parte delle monete greche fuori della Magna Grecia e Sicilia.... L'importante è che ci sia stata una tempestiva segnalazione di almeno due attenti osservatori con adeguate prove a sostegno, nello spirito di una fattiva collaborazione. Per il Gela mancavano prove altrettanto inoppugnabili e, come succede anche nei processi penali, è meglio avere l'assoluzione se non si hanno adeguate prove a sfavore, anche se potevano esserci alcuni elementi "indiziari" che legittimavano almeno alcuni sospetti, che restano comunque limitati dal fatto che sono basati solo sulle immagini fotografiche e che andavano supportati da adeguati esami dal vivo e da dimostrazioni più obiettive.
    2 punti
  23. Partendo dal buon proposito di iniziare a leggere qualcosa, su Milano la sua storia e le sue monete sono partito con i Quaderni di Lamoneta e la pubblicazione sulle monete e medaglie di Milano, trovando molti spunti non solo numismatici ma anche sulla storia della città. Allora oggi dopo tanto tempo ho finalmente deciso di andare a visitare il Castello Visconteo di Somma Lombardo, una vera meraviglia, un gioiello con stanze completamente affrescate ed arredi originali, che dire un vero spettacolo lasciato in dono dai Visconti a tutti noi, la visita si svolge con una guida che spiega di passo in passo la storia del castello e dei suoi propietari, delle evoluzioni dello stesso in ambito architettonico e in ambito artistico, con coloro che si sono avvicendati nella propietà e che hanno lasciato il loro segno sul maniero. Quale miglior modo se non andare a vedere di persona i posti dove i Signori di Milano ed i loro discendenti hanno fatto la storia, unica pecca non si possono fare foto degli interni, ma assicuro che sono meravigliosi, vi è nel salone centrale oltre ai vari affreschi che rappresentano i pianeti, Giove, Venere ecc. ed uno spòendido lampadario di Murano di forma non convenzionale, anche un meraviglioso scudo con le insegne dei Visconti, inquartato con biscione ed aquila, con colori vivaci come se fosse stato fatto ieri. Un castello che merita una visita sicura.
    2 punti
  24. L’oro per sé non è responsabile delle macchie di color rosso o marrone nè delle striature rossastre o altre 'manifestazioni esantematiche' che possono svilupparsi sulla superficie di una moneta aurea. Infatti allo stato puro l’oro è incorruttibile, cioè non arrugginisce, è eterno, omogeneo. Però l'oro allo stato puro è troppo tenero per essere funzionale e quindi per le monete si usa in lega, in genere col rame o con rame e argento. Nella produzione dei tondelli e nella coniatura di monete d’oro può capitare che si formino sulla superficie della moneta piccole aree localizzate dei metalli alligati, che col tempo si ossidano assumendo un colore rosso o rosso-marrone più o meno intenso. Non si può però escludere che queste macchie provengano da tracce di altri metalli provenienti dal contenitore che hanno aderito alla superficie della moneta d’oro. Un’ulteriore possibilità è che tracce di altri metalli presenti sul conio prima della battitura del tondello vengano trasferite sulla superficie con la battitura e, inizialmente invisibili a occhio nudo, si rivelino in seguito per la colorazione assunta all’aria. Naturalmente queste minuscole impurezze potrebbero contaminare il tondello prima della coniatura e diventare visibili col tempo, dopo che esso è diventato moneta. Personalmente anch’io le lascerei, come segno che anche un metallo nobile come l’oro può… arrossire! Cordialmente,
    2 punti
  25. Buona sera Chiedo umilmente scusa a tutti; per la mia azione Non succederà più. . Pensavo che i miei post fossero stati dimenticati. Un cordiale saluto
    2 punti
  26. DE GREGE EPICURI Il poco che posso dirti è questo: le imitazioni delle dracme massaliote non sono iniziate in Italia, ma hanno avuto dei precursori in Francia. Sono però imitazioni molto più rare di quelle cisalpine, poco note e poco studiate. Alcune provengono da territori relativamente vicini a Marsiglia (diciamo, dalla Provenza), altre da zone molto più distanti, come questa, che effettivamente è molto originale.
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  27. Cari amici Sono 3 anni che mi lamento ogni anno di bologna. Prima per il tendone scareggioso, poi peril servizio di sicurezza pessimo (e ripetuti furti). Finalmente posso dire di essere personalmente contento! Alla fine un convegno dove si paga qualcosa per parcheggiare o entrare. Entri dentro e trovi tutto in ordine, gente sorridente, nessuno che dice di aver subito furti. Parlo con amici commercianti e mi dicono che il servizio di sicurezza è aumentato e che si sono sentiti per la prima volta sicuri a bologna! giro tra i banchi, domando a 8 differenti commercianti amici, tutti sorridenti e con la solita risposta ! Porca miseria, alla fine hanno fatto una mossa giusta, anzi, giustissima ! bravi ! anche se mettete 5 euro a parcheggio o per l'ingresso alla mostra và benissimo ! sono arci contento di come è andata ! bravi ! Fregatevene se qualcuno dice che per 2 euro se ne è andato, pensate a cosa era venuto a fare se non voleva spendere 2 euro ! bravi, anzi, bravissimi, cotinuate su questa linea. Vigilanza, tranquillità e un pelo di qualità sempre più alta ! pagare 2 o 5 euro per un parcheggio o per l'ingresso ad un evento ben organizzato non sono nulla ! bravi.
    2 punti
  28. Riapro questa discussione perche ieri sera nella trasmissione segreti trasmessa in tv mi è sembrato molto interessante cio che hanno affermato gli scienziati del centro ricerche dell'Enea. Cioè in poche parole ci sarebbero voluti 10.000 laser che agissero simultaneamente per formare l'immagine che è presente sulla sindone. Riporto quello che gli scienziati hanno affermato con le loro scoperte in questi ultimi anni: Nella prima parte dello studio è stata confutata la tesi secondo cui la Sindone sarebbe un’opera artistica, in quanto «negli ultimi decenni è stato scoperto che l’immagine corporea non è un disegno o una pittura eseguita con tecniche conosciute, e alcune macchie rossastre sono state causate da sangue umano». La Sindone, altrimenti, sarebbe stata «realizzata dal più geniale falsario mai apparso sulla Terra e ancora oggi sconosciuto», il quale avrebbe dovuto conoscere «alcune tecnologie o informazioni prima della loro invenzione e divulgazione […] non poteva essere a conoscenza di scoperte moderne sia perché le tecniche a disposizione a quel tempo non permettevano di eseguire una simile opera dal punto di vista macroscopico e microscopico». Ma chi sostiene questa tesi, assume una posizione irragionevole, in quanto: 1) L’immagine corporea della Sindone è un falso negativo: tecnologia scoperta ed utilizzata nella fotografia solo nel 1850. 2) I chiodi sono infissi nei polsi dell’uomo della Sindone: ma in tutte le rappresentazioni antiche della crocifissione i chiodi sono piantati nelle mani, anche se in questo modo il corpo non poteva rimanere appeso in croce. L’ipotetico falsario medioevale non poteva saperlo o comunque non avrebbe avuto motivi per contraddire le rappresentazioni della tradizione, rischiando così di dare adito a sospetti. 3) L’immagine della gamba sinistra è più corta della destra: una conseguenza del metodo di inchiodatura dei piedi e della rigidità cadaverica repentina, due aspetti sconosciuti nel Medioevo, essendo stati scoperti solo in tempi recenti. 4) Sul lato destro della cassa toracica c’è una grande macchia di sangue e siero: nessun ipotetico falsario medievale poteva sapere che ciò è una conseguenza della morte istantanea per rottura della parete del cuore, una scoperta recente della medicina. 5) Le macchie di sangue sono nette e sotto di esse non c’è immagine corporea: queste caratteristiche sono incompatibili con un’opera artistica. 6) Ci sono numerose macchie di sangue sulla fronte e sulla calotta cranica: la rappresentazione tradizionale di Gesù è sempre stata con una corona di spine mentre le ferite sulla Sindone presuppongono un casco di spine, un fatto sconosciuto fino a tempi recenti. Nessun falsario, ancora una volta,avrebbe avuto motivi per contraddire di punto in bianco la rappresentazione tradizionale. 7) L’immagine corporea è assente in alcuni punti quali la parte destra della faccia e della fronte e altre parti del corpo: solo recentemente se ne è spiegata la ragione che è collegata alle formalità rituali della sepoltura. L’immagine corporea contiene informazioni tridimensionali: i dipinti e le foto sono generalmente piatti e, a parte le difficoltà tecniche di riproduzione, non si spiegano i motivi che possono aver indotto l’ipotetico falsario a creare un simile effetto, inutile e sconosciuto nella storia dell’arte. 9) L’immagine corporea è estremamente superficiale e consiste di fibrille colorate giallo-seppia che risultano ossidate e disidratate: per le tecniche chimiche e fisiche antiche conosciute non sarebbe stato possibile, mentre esiste una tecnica optoelettronica moderna compatibile. Si deduce, dunque, che «la Sindone non è un falso e tanto meno medievale, ed ha contenuto realmente il corpo morto di un uomo crocifisso in tempi antichi». L’altra ipotesi è che la Sindone abbia contenuto un corpo di uno sconosciuto, non quello di Gesù, anch’esso crocifisso nello stesso modo più o meno alla stessa epoca. Una tesi ancora una volta irragionevole, perché: 1) Il lenzuolo funebre utilizzato per avvolgere il cadavere era pregiato e costoso: simili lini venivano utilizzati in Israele solo per persone di rango reale e/o posizione sociale elevata, ed in questo caso la storia ne avrebbe parlato. 2) L’uomo della Sindone è stato fustigato metodicamente su tutta la superficie del corpo: ci sono segni evidenti di flagello romano in numero così elevato che, a parte i Vangeli, nessun documento storico li ha mai riportati per qualsiasi altro condannato. 3) L’uomo della Sindone è stato incoronato con una corona/casco di spine: ci sono segni evidenti delle ferite delle spine e non si conoscono storicamente altre crocifissioni avvenute con questa aggiunta singolare. 4) Il costato è stato trafitto da una lancia: c’è una vistosa macchia di sangue e siero nel fianco destro dell’uomo causata da una ferita da lancia, un fatto piuttosto irrituale. 5) Le gambe dell’uomo della Sindone sono integre, mentre quelle dei condannati alla crocifissione venivano generalmente rotte per affrettarne la morte, che sarebbe avvenuta solo molto più tardi per soffocamento. 6) La Sindone non contiene tracce di liquidi e gas putrescenti: questi segni sono prodotti dopo circa 40 ore dalla morte, e quindi il corpo non c’era già più prima di allora ma non troppo prima, per via delle macchie di sangue che hanno richiesto del tempo per formarsi per la liquefazione del sangue già coagulato, processo di emolisi. 7) Il corpo non è stato rimosso manualmente: non ci sono tracce di trascinamento in corrispondenza delle macchie di sangue
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  29. Inoltre i soldati spesso hanno lasciato le loro impronte su superfici malleabili che si sono mantenute fino ai giorni odierni. (da Britannia e Israele) O ancora, dopo la consunzione della parte organica, sono rimasti solo i chiodini nella disposizione originale . (Germania) Camminando lungo i le strade ed i sentieri gli antichi romani perdevano questi manufatti ferrosi fabbricati a mano che nel corso del tempo quindi si accumulavano. Pressochè sconosciuti ai più, sono uno dei manufatti romani più diffusi. Quello che è curioso è che a seconda di alcune decorazioni vicine al punto di attacco dello stelo, gli hobnails possono esser collocati cronologicamente. Nel nostro caso coprono il periodo tardo repubblicano e quello imperiale. “Coprono”… perché i soldati camminando per le varie strade perdevano chiodini di caliga e quindi, trovandoli in superficie, possiamo delineare i percorsi stradali che utilizzavano. Certo, bisogna avere anche la fortuna di avere un fondo ghiaioso, non troppo umido, morbido e transitato (i chiodini verrebbero schiacciati nel fango e quindi celati alla vista), non troppo esposto a fenomeni di accumulo di terriccio o humus. Dalle tracce LiDAR si evidenzia che quello attualmente in uso è solo l’ultimo in senso cronologico dei vari percorsi; spesso nel tempo qualche tracciato si spostò, probabilmente per deterioramento del fondo (con buche e solchi) e determinando la formazione di vari solchi paralleli (impercepibili ad occhio nudo).
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  30. Il suo decorso è pressochè parallelo all’attuale strada moderna per Fiume/Rieka (Tarsatica) e al fine di individuare una eventuale rete viaria collegata al forte romano si iniziarono delle prospezioni di superficie, atte ad identificare la presenza di “solchi carrai” di epoca romana. Questa risultò negativa in tal senso ma portò al rinvenimento, tra il ghiaino del fondo, di un minuscolo, misconosciuto e spesso trascurato manufatto: un chiodino di caliga. La caliga era la tipica calzatura del soldato: assomigliava ad un sandalo ed in realtà era una sorta di stivale da marcia con suola rinforzata che si indossava di solito senza calze (salvo il periodo invernale). Tratte da un unico pezzo di cuoio, la suola presentava dei veri e propri chiodi con lo stelo piegato che la rafforzavano, miglioravano la trazione sulle superfici, ne consentivano anche l’uso quasi come arma offensiva e durante la marcia producevano un rumore che poteva intimorire l’avversario, conferendo marzialità nell’avanzamento. In casi eccezionali le caligae si sono conservate (es. terreni umidi britannici o viceversa terreni asciutti egiziani); la disposizione dei chiodi (hobnails) variava nella disposizione. Li usavano tutta la truppa fino al grado di centurione; Gaio, il figlio di Germanico, acquisì il soprannome di Caligola proprio perché da bambino nei campi militari al seguito del padre indossava delle piccole caligae. http://objects.prm.ox.ac.uk/pages/PRMUID130480.html
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  31. Riprendendo quindi da dove eravamo rimasti nell’articolo https://www.lamoneta.it/topic/136278-la-vera-nascita-di-tergeste/?tab=comments#comment-1553784 sull’altura denominata Grociana Piccola, sul Carso Triestino, è stato identificato un doppio forte romano che presenta due probabili episodi di frequentazione. Nel sito sono stati raccolti frammenti ceramici e “... un chiodino di caligae nel terriccio smosso da animali fossatori del tutto sovrapponibile per forma, dimensioni e decorazione a quelli presenti nei siti delle guerre cesariane in Gallia.” Perché fu scelto questo sito? Probabilmente per due motivi fondamentali: per il principio di intervisibilità con quello di San Rocco (ovvero i due sito potevano controllarsi e vigilare l’uno sull’altro) e probabilmente perché nei pressi doveva esserci una via di transito di origine pre-romana (nell’area sono presenti anche abitati pre-romani dell’età del ferro di grosse dimensioni). In effetti l’area è stata identificata di vari studiosi come punto di arrivo della mitica “via dell’ambra”, il percorso protostorico che veicolava la resina fossile dall’area baltica al bacino mediterraneo. Ambra che ricordiamo veniva lavorata dapprima anche dagli etruschi e successivamente fece la fortuna di Aquileia e dei sui laboratori. Percorso che a differenza di quello più tardo del periodo imperiale (che valicava le Alpi Giulie e si dirigeva verso Aquileia stessa) dalla zona di Lubiana/Emona allungava il tragitto in termini di tempo ma evitava grossi dislivelli dipanandosi a fondo valle e passando ai piedi del Monte Nanos. Un tracciato viario protostorico, quel che conta, che permetteva di addentrarsi nell’entroterra. Detto ciò, attirò la curiosità la presenza di ciò che attualmente è un semplice sentiero a est dell’insediamento, ad andamento leggermente curvo della lunghezza di circa 450 metri già proposto qualche anno da un non-addetto ai lavori come “possibile strada romana”.
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  32. Il Latino fu veramente la lingua ufficiale e parlata nell’ Impero Romano ? credo che tranne in alcune parti dell’ immenso Impero , non lo sia stato se non marginalmente . Il Latino sara’ stata lingua parlata e scritta sicuramente nelle alte sfere della pubblica amministrazione civile e militare dell’ Impero e per necessita’ pratica anche nelle varie parti dei componenti subordinati dell’ esercito romano alto e medio imperiale , ma rimane la domanda : nelle classi medie e medio basse dei cittadini che componevano il caleidoscopio territoriale , il Latino era la lingua comunemente parlata ? sembrerebbe di no , perche’ ad esempio nella parte orientale , medio orientale e nord Africa dell’ Impero , il Greco era la lingua piu’ ampiamente in uso , anche nella stessa Italia del Sud e particolarmente in Sicilia la lingua greca sembra essere stata quella piu’ uso , come almeno si evince dalla maggioranza delle lapidi e sepolcri trovati in Sicilia incisi piu’ in Greco che in Latino . L' espansionismo militare romano comportò come conseguenza che la lingua parlata normalmente , sia dai legionari sia dall' enorme apparato burocratico civile che seguiva le conquiste , diffondesse nelle Province il Latino , la lingua dei conquistatori , fino a dar vita alle odierne lingue neolatine sopravvissute : italiano , spagnolo , francese , rumeno e portoghese . Come si puo’ notare dalla cartina delle antiche Provincie romane , nelle quali l’ antica lingua latina si e’ evoluta in neolatino , queste Provincie corrispondono alle prime conquiste territoriali di Roma avvenute quasi tutte in epoca repubblicana , furono quindi quelle che rimasero piu’ romanizzate nel tempo facendo si che il Latino come lingua e come usanze attecchisse profondamente tra la popolazione nativa ; unica eccezione fu la Dacia che nonostante rimanesse a far parte dell’ Impero per poco piu’ di un secolo venne profondamente romanizzata , tanto da includere il rumeno tra le lingue neolatine , questo perche’ dopo la conquista di Traiano , eserciti di coloni proletari provenienti principalmente dall’ Italia vennero li attratti per le opportunita’ di lavoro che la nuova Provincia offriva , agricoltura e sfruttamento delle miniere di metalli preziosi ; anche dopo il ritiro dei Romani dalla Dacia al tempo di Aureliano , i coloni di origine italica rimasero in gran parte in Dacia , dando vita nei secoli futuri ad un’ isola di latinita’ immersa tra le varie stirpi slave che invasero l’ antica Provincia . Per tutte la altre Provincie dell’ Impero il Latino non ebbe mai vita facile tra il popolo , venne quasi sempre preferito il Greco , tanto che la lingua romana termino’ completamente con l’ abbandono di esse . Di questo poco successo che ebbe il Latino al di fuori delle antiche Provincie se ne ha una piccola prova in un passo del primo libro delle “Confessioni” , biografia di Sant’ Agostino , quando dialogando con se stesso ricorda quando era alunno di scuola ad Ippona ed era costretto dal maestro ad imparare il Greco , lingua che a lui rimaneva ostica e per questa sua difficolta’ veniva severamente punito , preferendo al Greco , il Latino .
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  33. Dopo aver discusso e presentato in questa sezione molte ripostigli inglesi del III secolo, questa volta mi trasferisco in Francia, più precisamente a Reyssouze nell’Ain dove l’11 ottobre del 2014 durante alcuni lavori privati in un terreno, è stato fortuitamente scoperto un ripostiglio di 2096 monete di cui 17 denari e 2079 antoniniani. 1147 antoniniani appartengono all’Impero Gallico e 577 risultano essere produzioni irregolari. Tra le imitazioni vengono segnalati anche almeno 11 esemplari della serie DIVO CLAVDIO (conteggiati però con il gruppo di emissioni relative all’Impero Centrale). L’intero ripostiglio, dopo uno studio preliminare, è stato messo in vendita tramite asta pubblica. Questa è la composizione del ripostiglio per imperatori (e congiunti): Impero Centrale Settimio Severo Geta Caracalla Eliogabalo Giulia Mesa Alessandro Severo Massimino Gordiano III Filippo I Otacilia Severa Filippo II Traiano Decio Errenia Etruscilla Divi Treboniano Gallo Volusiano Valeriano I Gallieno Marianina Salonina Salonino Valeriano II Gallieno (regnante da solo) Salonina Claudio II Divo Claudio Quintillo Aureliano Severina Tacito Florian Probo Caro Carino Numeriano Diocleziano Impero Gallico Postumo Aureolo Mario Vittorino Tetrico I Tetrico II Imitazioni Il report preliminare attualmente disponibile (a cura di Isabelle Bollard-Raineau), costituisce l’unico studio esistente sul ripostiglio, ma non è completo e soprattutto non è privo di errori e refusi. Il blocco di monete degli imperatori gallici, per esempio, non è stato classificato completamente e nella lista dei sovrani ufficialmente non risultano emissioni di Mario, mentre a seguito di una revisione del materiale da parte della casa d’aste che ne ha curato la vendita, è emerso un antoniniano dell’imperatore gallico del tipo FELICITAS AVG. Leliano non risulta invece presente nel ripostiglio. Il deposito è stato trovato con il suo contenitore originario: una vaso in lamina di bronzo di fattura italica, ma di produzione locale. Si tratta di un normale vaso di uso comune di fatto presente tra le normali dotazioni domestiche. Si tratta quindi di un possibile ripostiglio apparentemente “domestico”. C’è un grande lasso temporale tra le emissioni più vecchie e quelle più recenti: il termine “post quem” è il 286 a fronte di un termine “ante quem” del 195. Tale tipologia di ripostiglio rientra in una serie di depositi analoghi come Goeblingen (2769 es; TPQ 279), Cléry (2787 es; TPQ 282), Reichenstein (2555 es; TPQ 283) ma è paragonabile anche a depositi più consistenti come Evreux (73373 es; TPQ 282), Sainte-Pallaye (8864 es; TPQ 283), Bavai (6659 es; TPQ 289), Annecy (10640 es; TPQ 281) o l’italiano La Venera (46077 es; TPQ 287). Il tesoro di Reyssouze presenta una parte di evidente tesaurizzazione (lampante la presenza di denari d’argento del periodo severiano, ma anche di buoni antoniniani in biglione con un discreto quantitativo di argento) e una parte che doveva riflettere parte della circolazione monetaria del periodo nonostante il mantenimento dello scopo iniziale dell'accumulo (la tesaurizzazione). La presenza di antoniniani di Probo in ottimo stato di conservazione fa propendere per una data di chiusura del ripostiglio anteriore al 300, approssimativamente collocabile tra il 286/290 e potrebbe quindi essere messo in relazione con le invasioni barbariche che interessarono le Gallie attorno agli anni ‘80 del III secolo e quindi condizionato proprio dal periodo di instabilità e scarsa sicurezza del territorio che gravava sulla provincia gallica recentemente riannessa all’Impero Centrale. Sulla composizione si possono fare alcune considerazioni. Per la componente di monete relative all’Impero Centrale, gli esemplari anteriori al 253 costituiscono una porzione consistente di una sessantina di esemplari di cui fanno parte 17 denari che di sicuro uscirono dalla circolazione monetaria attorno al 251 a seguito del loro recupero sistematico durante il regno di Traiano Decio prima e Treboniano Gallo dopo. Il grado di usura di questi pezzi non è elevato, anzi, alcuni esemplari godono di una buona conservazione come ad esempio il pezzo di divinizzazione emesso da Caracalla per Settimio Severo. (DIVO SEVERO PIO / CONSECRATIO; RIC 191e; 211 d.C.) Si tratta quindi di esemplari sottratti abbastanza repentinamente dalla circolazione e quindi di una sorta di ripostiglio iniziato e continuato nel tempo. Molto presumibilmente l’accantonamento dev’essere iniziato prima della sparizione totale dalla circolazione delle monete di argento puro e quindi sicuramente prima degli anni ‘50 del III secolo: una sorta di ripostiglio famigliare presumibilmente gestito da più generazioni. La presenza di antoniniani di buona lega della prima metà del III secolo è altrettanto rilevante: 22 esemplari di Gordiano III (20 della zecca di Roma e 2 della zecca di Antiochia) 13 esemplari di Filippo I e congiunti (di cui anche un denario a nome di Otacilia Severa, tutti della zecca di Roma), 9 esemplari di Traiano Decio e congiunti, 3 esemplari di Treboniano Gallo e 1 solo esemplare di Volusiano. La composizione di antoniniani dell’Impero Centrale da Valeriano a Quintillo è così strutturata: 52 sono gli esemplari della serie DIVO CLAVDIO di cui 11 ufficiali, 31 indetermnati e 10 imitativi. Complessivamente sono raggruppati in 40 di tipo Altare e 12 di tipo Aquila. Circa la componente “gallica” invece la ripartizione fatta nello studio preliminare è la seguente: Che va tuttavia rettificata dato che nel computo è “scappato” un esemplare di Mario confuso per un altro sovrano gallico. Mi soffermo ad approfondire alcuni aspetti di questo gruppo dato che, come ben sapete, il cuore dei miei interessi numismatici riguarda proprio la monetazione dell’Impero Gallico. la presenza delle monete galliche è piuttosto notevole (più della metà dell’intero ripostiglio se consideriamo le imitative) le imitative galliche sono quasi tutte di buon modulo e di buon peso. Si possono considerare pressoché assenti i cosiddetti minimi (diametro inferiore ai 10 mm). Le imitative presenti inoltre hanno uno stile molto aderente ai prototipi ufficiali o comunque abbastanza buono tale da confondersi con i tipi imitati o comunque da essere utilizzati con pari valore delle emissioni ufficiali. La presenza di moneta gallica così strutturata rispecchia l’evoluzione della produzione (e circolazione monetaria) senza tradire l’intento originario del deposito ovvero la costituzione di un gruzzolo di tesaurizzazione che riflette il progressivo impoverimento del materiale monetale pur tuttavia continuando a rispettare il principio della legge di Gresham: accantonamento della moneta con maggior contenuto di fino e mantenimento nel flusso circolatorio della moneta più povera. La qualità delle imitative presenti infatti rappresenta proprio un lavoro di selezione del circolante: tesaurizzazione della sola moneta rispondente a determinati standard (buon peso, buon modulo e stile vicino alle emissioni regolari) e conseguente scarto di imitative di bassa qualità, peso e moduli ridotti che erano comunque in circolazione (se non addirittura in produzione) al momento della formazione/occultamento del tesoro. Utilizzando le classi di catalogazione delle imitative proposte da Jean Marc Doyen nel suo studio sulla monetazione imitativa, nel ripostiglio di Reyssouze la produzione locale è da ricondurre sostanzialmente alle classi 1 e 2 con sporadici esemplari rientranti nelle classi 3 e 4 (quantitativi comunque non rilevanti): Quindi le classi 3 e 4, di fatto assenti nel deposito, erano in circolazione e in produzione proprio nell’ultimo periodo di accantonamento del deposito e della sua chiusura. L’ultimo blocco di Antoniniani a essere analizzato è quello riferibile agli anni 270/288 e riconducibile all’Impero Centrale con la riannessione dei territori gallici (dopo il 273 grazie ad Aureliano). La composizione è così strutturata: Aureliano: 199 esemplari (48,7% Milano; 21,1% Roma; 16,7% zecca incerta; 4,5% Serdica; 4% Siscia; 2,5% Lione; 2,5% Pavia; 0,5% Cizico) Tacito: 61 esemplari (70,5 % Lione; 23% Pavia; 4% Roma) Floriano: 7 esemplari (Lione) Probo: 177 esemplari (79,7% Lione; 14,7% Pavia; 2,3% Roma; 1% Siscia; 2,3% zecca incerta) Caro: 6 esemplari (5 Lione, 1 Roma) Carino: 19 esemplari (18 Lione, 2 Roma) Numeriano: 16 esemplari (Lione) Diocleziano: 4 esemplari (Lione) Gli esemplari appartenenti al periodo di chiusura del ripostiglio sono mal rappresentati e costituiscono un gruppo assai poco numeroso rispetto l’insieme del tesoro. Ampliando lo spettro d’analisi si può notare come con Aureliano il grosso dell’apporto al flusso monetario era garantito dalla zecca di Milano per poi passare il primato alla zecca di Lione che di fatto garantiva, assieme all’atelier di Pavia (aperto in concomitanza alla chiusura di Milano) la quasi totalità del circolante dell’area gallica. Verosimilmente la tesaurizzazione di esemplari nuovi e riformati di Aureliano prima e Probo poi, doveva essere bilanciata dal permanere in circolazione di un considerevole quantitativo di numerario imitativo abbondantemente svilito e sottopeso segnale di come vi fosse necessità di moneta spicciola per i traffici quotidiani e di come nei territori gallici abbia faticato a imporsi la moneta riformata che doveva sostituire le emissioni galliche. Chiudo ora la discussione allegandovi la mia rappresentanza del ripostiglio qui analizzato, ovviamente la scelta degli esemplari è ricaduta sostanzialmente nei sovrani gallici, imitative comprese, con l’inclusione degli imperatori centrali coevi Claudio, Quintillo e Aureliano (di quest’ultimo ho optato per l’ultima emissione uscita dalla zecca di Milano prima della sua chiusura). Purtroppo mancano all’appello Gallieno e Mario per la rappresentanza completa dell’arco temporale di mio interesse, ma mi ritengo comunque soddisfatto della composizione del mio “petit tresor monétaire”. 1) Postumo e Aureolo 2) Vittorino 3) Tetrico I e II 4) Claudio e Quintillo 5) Imitative 1/2 6) Imitative 2/2 7) Aureliano Portate pazienza per le foto... fatte al volo ieri sera con il telefono, poca luce e nessun accorgimento particolare. Nel gruppo, apparentemente alquanto "ordinario", ci sono alcune chicche per appassionati gallici e un pezzo interessante e anche, direi, abbastanza raro che è sfuggito sia in fase di catalogazione preliminare che in fase di verifica prima della vendita all'incanto e della successiva rivendita da parte del venditore professionale (purtroppo i miei sono acquisti di "seconda" tornata e quindi risentono di un leggero rincaro). Vediamo se notate gli elementi di maggior interesse... io non vi dico nulla
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  34. Mi piacerebbe avere qualche informazione in più su questa medaglia devozionale. La medaglia è in bronzo, pesa 4,815 gr., e le sue misure, appiccagnolo escluso, sono di 25x30 mm. Come si può vedere, al retro è descritto chiaramente di cosa si tratta, medaglia commemorativa del centenario del miracolo del movimento degli occhi della B.V. delle Grazie in Fabriano, la cui storia si può leggere qui http://www.viaggispirituali.it/2013/01/santuario-della-madonnetta-de-le-grazie-fabriano-ancona/ Ma, al di là di questo, qualcuno è in grado di fornire qualche informazione in più sulla medaglia? O la si deve semplicemente classificare come una delle tante medagliette devozionali? Grazie fin d'ora a chi potrà aiutarci, io e il mio amico in possesso della medaglia, a saperne di più. petronius
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  35. Confermato e già prenotato lo stesso posto. Spero che il gruppo cresca. L'anno passato eravamo una quarantina no?
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  36. Posto questa moneta solo per cercare di capire la raffigurazione al rovescio della moneta da identificare..... Kleitor The coinage of Kleitor in the 2nd quarter of the 4 Estimate: CHF 175.00 Chalkous (AE, 2.39 g, 12.5 mm, 5), c. 360s-350s. Helmeted head of Athena to right. Rev. Horse with trailing reins galloping to right. BMC 11. Nemea 1943. SNG Cop 227. Traité III 919. Lovely green patina. Good very fine. Somewhat interestingly, only one example of this type was found at Nemea while four of the Helios chalkoi were. This is significant because the sanctuary of Nemea was pretty much abandoned during the first half of the 4th century, when we suggest this coin was issued; while the site flourished during the late third and fourth quarters of the 4th century and in the first quarter of the 3rd, at the time we suggest the Helios pieces were produced.
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  37. Personalmente opterei per un asta di reperti non eccezionalmente di interesse archeologico e di manufatti che i musei posseggono già in diversi esemplari e di miglior conservazione, si farebbe un po' di spazio nei magazzini, si finanzierebbero altre interessanti iniziative, si darebbe la possibilità a chiunque di avere un frammento di storia da poter apprezzare e per ultimo credo che potrebbe essere una buona soluzione per combattere il mercato nero dell'archeologia.... Mio personale parere...
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  38. Grazie, direi che, se vuoi, puoi senz'altro aggiungere la foto nel catalogo. petronius
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  39. Ma io alludevo ad una moneta greca.......
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  40. Come sempre preciso ed esaustivo P.S. Mi permetto di lanciare un sondaggio... "vogliamo @nikita_ tra i cordinatori della sezione" chiaramente assieme agli "storici e imprescindibili" @petronius arbiter e @apulian PB
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  41. Una bella femmina, con poca veste, ma tanto fascino visto il nominale mica facile, e poi con una bella tavolozza che si sta arricchendo.. Anche questa secondo me, una moneta simbolo...
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  42. Non ne vale proprio la pena, a meno che non si colleziona solo il Sudan dalla seconda guerra mondiale in poi, o quantomeno dall'Indipendenza in poi. Non ne varrebbe nemmeno la pena collezionando solo l'Africa, non si inizierebbe con dei pezzi costosi di cui non si conosce quasi nulla. Ne vale invece la pena in una collezione organica a tema tipo: "ndo cojo cojo"
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  43. Buona domenica a tutti, nel mio solito giro per il controllo delle patine mi sono imbattuto in questa bella donna di 219 anni,
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  44. Bellissima ed interessante discussione, buona domenica a tutti.
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  45. Sapete cos'è e come si chiama questo modello? Pensate che alla fine del 1979 non l'ho voluto per 15.000 lire, un amico di mio papà doveva liberare il garage di cianfrusaglie varie tra cui questa motoretta funzionante ma da rimettere un pò. A quel prezzo sarebbe bastato prenderlo e metterlo da parte, adesso ci vogliono da 1.500 a 3.500 euro Ai tempi di questi due fantastici tormentoni dei Chic.
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  46. Veramente belle...bella scelta. @g.aulisio, @dux-sab Roberto
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