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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/15/18 in tutte le aree
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Buongiorno, ho 20 anni e mi sono avvicinato alla numismatica già da diversi anni; mi fa piacere raccontarvi la mia esperienza. Da quel che vedo io di giovani collezionisti ce ne sono molti, ma come già detto da qualcuno, tendono ovviamente a collezionare la moneta corrente. Anch'io ho iniziato così: mentre mio babbo curava la sua raccolta (collezione è un termine troppo "dispendioso" per certe categorie di monete ) di lire e monete straniere, io cominciavo una collezione di euro circolanti e circolati di cui oggi posso anche vantarmi (nonostante le moltissime mancanze). L'arrivo dell'euro secondo me è stata una spinta per la formazione di giovani collezionisti, poiché permette di iniziare una raccolta ampia, nuova e propria, indipendente da quella "antica" dei genitori che ci pare così pesante e carica di "responsabilità". Per me la collezione di euro è stata un punto di partenza per sviluppare una grande passione che penso non mi abbandonerà più. L'euro è fantastico per come facilita il cominciare una collezione. Chi inizia da zero spesso è incerto se prendersi questa responsabilità, ma con l'euro si ha contatto diretto con un amplissima serie di monete straniere: può capitarmi per le mani senza problemi una moneta Estone, a quanti di voi al bar avevano mai dato di resto una corona estone, invece? Dal mio punto di vista l'euro permette di iniziare una collezione molto più ampia in modo molto meno impegnativo. Certamente oggi i giovani collezionisti sono meno che in altri periodi (penso al boom pazzesco che tutte le forme di collezionismo hanno avuto negli anni 70 specialmente sui giovani. C'erano pubblicità di filatelia su Topolino!!) ma non crediate che si siano allontanati dalla numismatica: semplicemente è difficile, per età, che frequentiamo le conferenze e gli altri luoghi "canonici" del collezionismo. Credo anch'io che conti molto la zona in cui si abita, per me andare ad una fiera è un evento veramente raro. Oggi "gestisco" le collezioni riunite mie, di mio padre e di mio nonno, cosa che mi ha permesso di ampliare molto il mio raggio d'azione. Con la scoperta -purtroppo solo molto recentemente- di questo forum, poi, mi si sta aprendo un mondo di nuove conoscenze da assorbire. Spero che vi sia interessata la prospettiva di un ventenne (che poi è pure possibile che mi sbagli, d'altronde "a vent'anni si è stupidi davvero, quante balle si ha in testa a quell'età") saluti, Steto.5 punti
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Si lo ammetto @aemilianus253 pur non essendo notoriamente collezionista e avendo pochissimi pezzi, questo a 260 euro, sospettano ciò che potrebbe forse essere, non me lo sono proprio perso...4 punti
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che si possa avere il dubbio se Anastasio o Giustino I lo accetto .... (ammesso e non concesso che non si tratti di una di quelle dalla Serbia...visti alcuni tratti al dritto....) ...ma che una casa d'aste scriva NEPOTE no... mi rifiuto di crederlo... io getto virtualmente la spugna http://romanumismatics.com/auction/lot/0749/2 punti
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Di tutto questo e di altro si parla nel sito specifico dell'Associazione Culturale di Quelli del Cordusio. A oggi ci sono già 18 discussioni che vengono riprese a seconda degli interessi degli iscritti, 131 a oggi, ci sono molte riflessioni, spazi per tematiche anche alte, quasi un pensatoio, oggi sarebbe difficile farlo in Piazzetta, qui i ritmi sono lenti, le discussioni rimangono lì, si può riprenderle senza trovarsi il giorno dopo in seconda pagina. Io consiglio di leggerlo questo sito nel sito, è altro per taglio, per impostazione, certamente c'è spazio anche per eventi, news, monete... Lo linko qui ma lo trovate facilmente insieme agli numerosi box di Circoli e Associazioni cliccando Circoli in alto. https://www.lamoneta.it/forum/207-discussioni/ Riporto qui un post che ho fatto lì e che si inserisce bene in quello che stiamo dicendo ora qui : " Ma poi il gruppo formato da singoli può tutto ? No, non può, semplicemente perché per fare quanto già fatto e quanto vorremmo fare dei singoli non lo avrebbero potuto fare. Non puoi fare pubblicazioni, prendere sale in hotel per eventi, contattare personalità, avere rapporti con le istituzioni, realtà varie, periodici stessi e via dicendo... L'Associazione nasce per fare di più e fare cose che solo lei può realizzare, ecco spiegata perché una esplosione di eventi, iniziative, semplicemente perché ora volendo si possono fare...e li facciamo... Ma non basta farle, bisogna poi comunicarle a 360 gradi, quello che voi vedete su Lamoneta è solo la punta dell'iceberg della comunicazione totale e qualcuno questa comunicazione deve pur farla, perché se hai fatto belle cose e poi non le comunichi e nessuno sa che ci sono, mi domando perché farle, se sono poi per tutti ? E qualcuno che si offra, ci vorrà pure, con il io non posso, non ho tempo, non ho voglia, una Associazione non va avanti, ci vuole una grande condivisione di intenti e di operatività, ci vogliono volontari operativi e questi vi assicuro non bastano mai... Mi piacerebbe però coinvolgere qualche altro su questa tematica non so magari @ciosky68o @giamba54o @italpeno @flepre o chi vorrà ovviamente, tema decisamente aperto e vario...e per tutti "2 punti
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Se non ricordo male 1 o 2 le dovrei avere. Comprate ai vecchi tempi da Savoca. hai presente quando ti "innamori" di un imperatore e comperi tutto quello che trovi in giro (e ti puoi permettere)? :-) Anche ora, per quanto messe peggio di quella dell'amico @romanus, trovi su ebay... Ciao! TWF2 punti
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Eccomi, sono stato molto veloce e certosino. Quindi, con il nero ho disegnato tutti i tratti del conio sardo (da 10 reali di Filippo IV), mentre con il rosso quelli del sottostante spagnolo (8 reales di Filippo III). Confermo, inoltre, che si tratta di Filippo III, infatti è uscita la base del III. Buona visione!2 punti
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Discussione piacevole. Vorrei sottolineare alcuni aspetti sul grading: Quando si una il prefisso "bello" "buon", esso è equivalente al "+". Es. "bel BB" o "buon BB" equivale BB+. Né più né meno. Il termine "ottimo" non ha alcun significato specifico: vorrei dire che è commerciale (per vendere meglio) o, al massimo descrittivo. Se, ad esempio, una moneta fosse definita ottimo BB, non può essere un BB/SPL perché altrimenti sarebbe stata definita in tal modo (più "remunerativo"). Ottimo FDC, in particolare, non può voler significare FDC+ e neppure FDC/Ecc . Meglio lasciar perdere tali aggettivi, che creano solo confusione!2 punti
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Condivido ogni singola parola. Era quanto succedeva a chi come me maneggiava le lire tutti i giorni da bambino e poi si è allargato ad altri ambiti: collezionare il circolante è stata una palestra fondamentale per fare l'occhio alle diverse conservazioni, ai diversi metalli e a come essi si comportavano quando sottoposti a qualsiasi agente chimico o fisico (ad esempio nel caso di manipolazioni varie volute o meno). E il tutto a costo zero perchè in qualsiasi momento esemplari della collezione o intere tematiche si potevano reimmettere nel circolo senza perderci nulla. Ho notato poi che questa impostazione mentale è stata un vantaggio anche in età adulta rispetto a chi si approcciava direttamente in età matura limitando di molto fregature e facili entusiasmi interessati perchè sponsorizzati da questa o quella "sirena" (= operatori commerciali) Saluti Simone2 punti
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Buongiorno E',a mio avviso, il più bel gettone satirico su Vittorio Emanuele II. Creazione di completa fantasia che ha il modulo del 5 centesimi ufficiale,le sembianze del Re sono volutamente grossolane,senza contare la data 1881... e il segno di zecca T...(come tutti sanno non esistono 5 centesimi coniati dalla zecca di Torino ne tantomeno datati 1881...dato che morì nel 1878). Chiaro l'intento satirico e sempre a mio avviso l'intenzione da parte dell'autore di non incorrere nel reato di falsificazione,scegliendo data e segno di zecca di fatto impossibili. la legenda è poi a dir poco esilarante...Vittorio emana le date a Natalia;e il 5 centosemi (intesi come figli) al rovescio si riferisce alla numerosa progenie avuta da Vittorio Emanuele II anche al di fuori del matrimonio (non a caso era ritenuto,in tutti i sensi,il Padre della Patria). Allego un link dell'amante ufficiale più famosa del Re dalle quale ebbe anche dei figli. https://it.wikipedia.org/wiki/Rosa_Vercellana Il mio intervento è chiaramente a puro scopo informativo,in quanto personalmente ritengo Vittorio Emanuele II il migliore tra i 3 Re d'Italia.2 punti
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Salve a tutti, si tratta di un esemplare ricco di fascino e storia, davvero molto strano che abbia riscosso così poco interesse. Bellissimo, @marmo87, a volte facciamo un po' di sana concorrenza. Del 10 reali di Filippo IV, zecca di Cagliari, si riesce ad intravedere parte della legenda del dritto ([P]HILIP . P[. ARA . ET . S]ARDINIE), le estremità del volto, ossia parte del naso e della bocca (accanto allo stemma sottostante spagnolo) e la A di C/X-A. Mentre nel verso si vede una buona porzione della legenda, la quale è stata battuta due volte (INIMICOS [EIVS INDVAM C]ONFVSIONE, ossia INIMICOS EIVS INDVAM [CONF]VSIONE) e parte della croce con due globetti. Passiamo ora al conio spagnolo. L'8 reales spagnolo sottostante è molto ben conservato e visibile, la zecca è indubbiamente Segovia. Nel dritto si vede perfettamente lo stemma, il segno della zecca e una piccola parte della legenda (HILIPP), mentre nel verso solo parte della croce con i due castelli. Dopo una breve analisi dello stile dello stemma e della croce nel verso, il sovrano potrebbe essere Filippo III o, meno probabile, Filippo II. Grazie per l'intenso grattacapo e saluti!2 punti
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Salve a tutti. Quest’oggi volevo proporvi una nuova discussione “trasversale”, dato che l’argomento di cui andremo a trattare ci permetterà di spaziare in situazioni storiche e numismatiche dal Mezzogiorno al Settentrione della nostra penisola. Anche questa volta, al centro del nostro dibattito troviamo un sovrano napoletano della dinastia francese degli Angioini, Roberto d’Angiò (1309-1343), autore di una coniazione molto particolare ed estremamente rara che merita di sicuro un approfondimento. Ecco la descrizione del pezzo in esame: Gigliato. D/ + ROBERTUS • DEI GRA IERLM • ET SICIL • REX Robertus Dei gratia Ierusalem et Siciliae Rex. Roberto, per la grazia di Dio, Re di Sicilia e Gerusalemme. Il Re coronato, seduto frontalmente su di un trono con protomi leonine ai lati, tiene nella mano destra lo scettro gigliato e nella sinistra il globo crucigero. R/ + IPPETUU CU SUCCESSOIB DNS TRE PRATI In perpetuum cum successoribus dominus Terrae Prati. Signore in perpetuo della Terra di Prato con i suoi eredi. Croce piana ornata, con le estremità fogliate, accantonata da quattro gigli. CNI XI, p. 345, n° 1 (tav. XXII, n° 4). AR 3,90 g. e 27 mm. (esemplare della Collezione Reale, già ex Collezione Gnecchi, n° 3515). Un altro esempio trovato in rete, dal peso dichiarato di 3,78 g.: Si sa benissimo oramai che il gigliato fu una moneta ampiamente accettata in molti luoghi diversi tra loro, non solo d’Italia, ma anche d’Europa e addirittura fu imitata e scambiata nelle zecche e negli Stati dell’Oriente Latino. Tale fama scaturisce dalla bontà della lega utilizzata per la coniazione di queste monete, molto più ricca di fino rispetto ad altri nominali, non solo italiani, che si potevano trovare in circolazione all’epoca. Era, se vogliamo, una specie di “dollaro” d’argento del Basso Medioevo, utilizzato per i commerci locali nel Regno di Napoli, ma anche per quelli di più vasta portata, tant’è che si sviluppò un vero e proprio giro d’affari intorno all’imitazione del gigliato napoletano o robertino, come veniva chiamato per via del sovrano che lo fece diventare così celebre e ben accetto. Non ci si sorprende, quindi, di trovare una moltitudine di gigliati che si differenziano anche molto da quelli coniati a Napoli durante il regno di Roberto d’Angiò, ma il gigliato “pratese” ha avuto sempre un ruolo molto particolare nella numismatica non solo napoletana, ma italiana in generale, per via della sua esimia rarità, ma soprattutto per i risvolti storici che tale moneta potrebbe rivelare. E allora è il caso di vedere meglio le circostanze storiche che portarono alla realizzazione di questo strano pezzo. Innanzi tutto occorre spiegare perché la definizione di “pratese”. La caratteristica peculiare risiede proprio nella legenda di rovescio, ampiamente sciolta e tradotta in fase di descrizione. In pratica, Roberto d’Angiò, oltre che Re di Napoli, veniva riconosciuto anche come signore della Terra di Prato, la città toscana in provincia di Firenze. Il privilegio signorile si estendeva anche ai suoi eredi, quindi, dopo la morte del sovrano angioino, i suoi successori avrebbero beneficiato della signoria di Prato. Come si configura storicamente un tale potere? Come arrivò Roberto d’Angiò a detenere i diritti su città così lontane da Napoli e dal suo Regno, coinvolte in ben altre realtà politiche? E, soprattutto, come si giunse alla coniazione di una moneta, il gigliato, appunto, che per stile e standard ponderale rientra perfettamente nei meccanismi economici napoletani, ma che è di più difficile inserimento in quelli toscani? Dobbiamo pensare ad un’Italia divisa tra due principali fazioni: i Guelfi, sostenitori del partito filo-papale, e i Ghibellini, favorevoli invece nel riconoscere all’Imperatore di Germania un potere temporale superiore a quello della Chiesa di Roma. L’autorità imperiale, inoltre, voleva anche consolidare la propria influenza in Italia, ormai solo un ricordo rispetto a ciò che era stata nel corso del XIII secolo o anche prima. Gli scontri tra le diverse fazioni nelle città dell’Italia settentrionale portarono i liberi comuni ad indebolirsi per i dissidi e le divisioni interne: sia Firenze che le città limitrofe della Toscana, infatti, erano molto deboli militarmente e non riuscivano a fare fronte alle esigenze belliche che il tempo imponeva. Tra il 1305 ed il 1310, quindi, Roberto d’Angiò, uno dei sovrani più potenti d’Italia, era stato coinvolto nelle lotte politiche toscane e si schierò dalla parte dei Guelfi: il Re di Napoli, infatti, già nel 1305, quando era solamente Duca di Calabria, fu insignito della signoria di Firenze, che mantenne pressappoco fino al 1321, e messo a capo di una lega di città toscane che si opponevano al potere ghibellino ed imperiale in Italia. Prato, la cui situazione militare non era molto diversa da quella della vicina Firenze, aveva vissuto anni migliori dopo che, alla metà del XIII secolo, si era fissato lo Statuto cittadino e il centro aveva riconosciuto la propria qualifica di libero comune. La floridezza economica di quei tempi, dovuta al grande sviluppo dell’industria della lana, era solo un lontano ricordo. Dal 1312 la situazione peggiorò ulteriormente a seguito delle guerre intestine che affliggevano le città toscane: Prato, insieme alla lega di città che facevano capo a Firenze, composta da Siena, Pistoia, Arezzo, Volterra, Colle Val d’Elsa, San Gimignano e San Miniato, si trovò contrapposta alla Pisa di Uguccione della Faggiola, condottiero ghibellino e vicario imperiale in Italia. Uguccione si rivelò una minaccia concreta per i Fiorentini i loro alleati nel 1315, quando le armate ghibelline collezionavano sempre più successi sui nemici di parte guelfa. Fu proprio in quell’anno (tra l’altro, passato alla storia come il più fulgido per il partito ghibellino in Italia) che Firenze si decise a chiedere aiuto militare a Re Roberto. Quest’ultimo acconsentì, radunando in breve tempo un congruo numero di truppe che, inizialmente, dovevano essere guidate da suo figlio, nonché erede al trono, Carlo d’Angiò (1298-1328), Duca di Calabria dal 1309 e Vicario Generale del Regno. Il comando, però, passò poi all’ultimo momento nelle mani del fratello del Re, Filippo I di Taranto (1294-1332). La colonna partì dunque per Firenze per unirsi al resto dell’esercito guelfo che la lega toscana aveva raccolto per far fronte alla minaccia ghibellina. Lo scontro sembrava giocare a favore dei Fiorentini e dei loro alleati napoletani, vista la loro superiorità numerica. Uguccione, oltre ai Pisani, poteva fare solo scarso affidamento su Lucca, perché questa città era stata presa dai Ghibellini con la forza. Il confronto armato non si fece attendere: la battaglia di Montecatini (29 agosto 1315) sancì la gloriosa vittoria dei Pisani di Uguccione che, contro ogni pronostico, misero in fuga i Fiorentini con i loro alleati. Il comandante napoletano Filippo di Taranto neanche prese parte allo scontro perché, colto da febbre, fu costretto a ritirarsi dal campo di battaglia e a rientrare precipitosamente a Firenze, la cui situazione peggiorava giorno dopo giorno. Roberto d’Angiò, da parte sua, non si mostrò molto preoccupato della sconfitta subita dalle sue truppe in Toscana: Firenze, che dal 1305 si era costituita sotto la sua protezione, rimaneva, con il suo circondario, ancora salda e sicura. Qualche anno dopo, però, tale sicurezza crollò: nel 1325 il baricentro ghibellino da Pisa si era spostato a Lucca che, sotto il suo signore Castruccio Castracani, aveva riscoperto un nuovo periodo di riscossa militare, culminato con la vittoriosa (per i Ghibellini) battaglia di Altopascio il 23 settembre di quello stesso anno. Questa volta, Roberto non aveva inviato alcun aiuto contro il Castracani per favorire i Fiorentini, così, quando questi arrivò addirittura a minacciare la città stessa, essi si rivolsero al Duca di Calabria, Carlo, figlio di Re Roberto, il quale fu eletto dai Guelfi nuovo signore di Firenze a garanzia della protezione angioina sulla città. Carlo accettò e l’anno successivo, nel 1326, il 13 gennaio, si recò a Firenze per prendere possesso del nuovo incarico che gli era stato offerto. Ma la permanenza di Carlo e del suo seguito di Angioini nel capoluogo toscano fu breve: nel 1327, il Duca fu richiamato a Napoli, poiché le truppe tedesche di Ludovico IV il Bavaro (1328-1347), allora Rex Romanorum (1314-1328), minacciavano il Regno nella loro discesa in Italia verso Roma. Si ritiene che il gigliato “pratese” fosse stato battuto intorno al 1326, quindi durante la signoria fiorentina di Carlo d’Angiò, per l’infeudamento di Prato alla casata angioina. Le legende sulla moneta, che vanno lette in modo continuo tra diritto e rovescio, comunicherebbero che Roberto d’Angiò, già Re di Napoli, era anche signore (dominus) di Prato e che il privilegio si estendeva anche ai suoi successori, cioè a Carlo Duca di Calabria. Quest’ultimo, nato dal matrimonio celebrato il 23 marzo 1297 tra Roberto e Jolanda d’Aragona (1273-1302), era l’unico figlio maschio della coppia reale e, nel 1316, contrasse una prima unione, infruttuosa, con Caterina d’Asburgo (1295-1323). Nel 1324, poi, prima di essere chiamato dai Guelfi a Firenze, Carlo sposò in seconde nozze la giovanissima Maria di Valois (1309-1332), dalla quale ebbe la figlia, futura Regina di Napoli, Giovanna I d’Angiò (1343-1381). Appena Carlo si allontanò da Firenze nel 1327, Castruccio ne approfittò per occupare molte città che prima erano cadute sotto la giurisdizione feudale angioina: in nome dell’Imperatore tedesco, il condottiero ghibellino, divenuto intanto Duca di Lucca, arrivò ad attaccare anche Pistoia e Prato. Gli abitanti di questi due centri, soprattutto i contadini che erano quelli più esposti alle scorribande ghibelline nelle campagne intorno alle città, per non subire gli attacchi nemici, scesero a patti con il Castracani: in cambio di un tributo semestrale da pagarsi in denari, i Pistoiesi ed i Pratesi evitarono attacchi e saccheggi da parte dei Ghibellini del condottiero lucchese. In realtà, fino a quando gli Angioini si ersero a garanti della sicurezza dei Guelfi toscani, Firenze e gli altri centri toscani limitrofi non subirono mai il sopravvento della parte ghibellina avversa. Il gigliato “pratese”, dunque, costituisce una moneta commemorativa (e non una medaglia, come credeva Arthur Sambon e com’è riportato anche nel CNI XI) che aveva lo scopo di manifestare la sovranità signorile degli Angioini, di Roberto e di suo figlio Carlo, sui centri guelfi toscani minacciati dall’inarrestabile potenza militare ghibellina. Si potrebbe anche pensare che la moneta circolasse nel ristretto entourage del Duca di Calabria e che difficilmente abbia interagito con la moneta e l’economia locale fiorentina, poiché, come faceva già notare il Sambon, il gigliato era sì una moneta ben accetta all’epoca (quindi magari sarà anche stata accettata in alcune transazioni tra Angioini e Fiorentini), ma era profondamente diversa per caratteristiche fisiche rispetto al sistema monetario ed economico fiorentino. Dobbiamo poi pensare che Prato patteggiò un accordo per non essere occupata dai Ghibellini di Castruccio solo nel 1327, ovvero dopo la partenza di Carlo d’Angiò da Firenze. Dato che Prato non ebbe mai una propria zecca, sembrerebbe più logico ipotizzare che il gigliato in questione fu coniato nel 1326 a Firenze, durante il breve soggiorno del Duca di Calabria in città. Forse la sua breve permanenza e il circoscritto utilizzo del gigliato “pratese”, in unione con lo scopo commemorativo dell’emissione, non consentirono la coniazione di un gran numero di pezzi, anzi, ne frenarono la produzione allo stretto indispensabile per le esigenze degli Angioini, padroni della scena politica cittadina. Dobbiamo poi notare che questa teoria non sembra priva di fondamento, se pensiamo che, a Napoli, la locale zecca incrementò la produzione di gigliati, per volere regio, proprio nel 1326! In questo anno, infatti, furono assunti nuovi manovali in zecca per la lavorazione delle monete d’argento, in vista del successo e delle attenzioni che il gigliato napoletano stava ricevendo in molte parti d’Europa e del Mediterraneo. Ma non furono solo gli Angioini ad aiutare militarmente i Guelfi toscani e ad importare a Firenze il gigliato “pratese” di stampo e peso napoletani: sotto Roberto d’Angiò, le finanze del Regno di Napoli erano quasi monopolizzate da potenti banchieri fiorentini. Pensiamo che molte Compagnie bancarie avevano filiali a Napoli che costituivano il fulcro di importanti guadagni. Proprio con il governo di Roberto assistiamo spessissimo all’affidamento dell’incarico di Maestro di Zecca, ufficio fondamentale per la gestione della stessa, ad esponenti di queste potenti Compagnie. Tra questi ricordiamo: 1. Lapo di Giovanni di Benincasa, un mercante fiorentino, fattore della Compagnia degli Acciaiuoli, fu Maestro di Zecca nel 1317. Fu proprio tra il 1317 ed il 1319 che si decise di inserire sui gigliati dei simboli per poter distinguere l’operato delle diverse maestranze, poiché in molti casi si erano verificati dei cali nel peso effettivo delle monete rispetto a quello teorico stabilito (pari quasi a 4 grammi). 2. Donato degli Acciaiuoli, Maestro di Zecca nel 1324 (al 12 febbraio si data l’appalto per il suo incarico), proseguì la battitura dei gigliati di peso accurato, com’era già stato fatto sotto l’amministrazione dei suoi predecessori, Rainaldo Gattola, di Napoli, e Silvestro Manicella, di Isernia. 3. Petruccio di Siena, Maestro di Zecca nel 1325, anch’egli esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 4. Domenico di Firenze, Maestro di Zecca sempre nel 1325, esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 5. Dopo l’intermezzo del napoletano Rogerio Macedonio, nel 1327, a dirigere la Zecca partenopea troviamo nuovamente un fiorentino, un certo Filippo Rogerio, della Compagnia dei Bardi. 6. Pieruccio di Giovanni, ugualmente fiorentino, fu Maestro di Zecca dopo il 1327 ed esponente della Compagnia degli Acciaiuoli. 7. Sempre in una data posteriore al 1327 a capo della Zecca viene annoverato il fiorentino Matteo Villani, della Compagnia dei Bonaccorsi. Tutte queste Compagnie bancarie fiorentine avevano, attraverso il controllo dell’ufficio di Maestro di Zecca, oltre a rapporti commerciali di favore tra Firenze ed il Regno, anche il sopravvento sulla gestione della moneta regnicola e sulla sua circolazione. I Bardi, presso la cui filiale di Napoli lavorò anche il padre di Boccaccio, gli Acciaiuoli e i Bonaccorsi, insieme ad altre Compagnie fiorentine, fallirono a seguito del mancato saldo del debito che i Re si Francia ed Inghilterra avevano contratto con i Fiorentini a seguito dell’allestimento degli eserciti per la Guerra dei Cent’anni. Anche Roberto d’Angiò aveva un grande debito con gli Acciaiuoli, che di fatto erano i banchieri della Casa d’Angiò e tenevano in mano le finanze di mezza Napoli, in quanto questi ricevette un primo prestito di ben 50.000 fiorini d’oro e suo figlio Carlo, Duca di Calabria, beneficiò di un secondo prestito pari a 18.500 fiorini. Dopo la mancata restituzione delle somme dovute dai sovrani francese ed inglese, Roberto non saldò il suo di debito usando come precedenti le insolvenze degli altri due Re, Filippo VI ed Edoardo III. Ma gli Acciaiuoli beneficiarono grandemente della benevolenza regia: sotto Roberto, Niccolò Acciaiuoli fu nominato prima cavaliere e con l’avvento di sua nipote, Giovanna I, fu invece creato, nel 1348, Gran Siniscalco del Regno. Fu proprio Niccolò a farsi promotore del (secondo per la sovrana) matrimonio tra Giovanna I e Luigi di Taranto (1352-1362). Quando questi morì, il 26 maggio del 1362, l’Acciaiuoli fu il principale protettore dei diritti della Regina angioina (a cui, tra l’altro, doveva tutte le sue fortune) quando altri nobili ne minavano il potere. Ma, ritornando in Toscana, Prato rimase ancora per poco tempo in mano angioina: morto Roberto a Napoli, il 16 gennaio 1343, (Carlo era già morto il 9 novembre 1328) Firenze tentò, a partire dal 1350, di conquistare con la forza la città vicina, vedendo la morsa angioina allentarsi dai comuni toscani come un’occasione di rinascita politica. Nel 1351, con un atto cancelleresco approvato da Giovanna I, la Corona di Napoli cedeva i diritti feudali di Prato a Firenze dietro pagamento di una somma ammontante a circa 17.500 fiorini. Anche dietro questo atto si nasconde un disegno politico di Niccolò Acciaiuoli che, in virtù della propria influenza sulla Regina napoletana, spinse la sovrana a concludere un accordo remunerativo con Firenze. Da allora, la città di Prato non è mai uscita più dall’orbita fiorentina.1 punto
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Proprio nei giorni delle festività pasquali, tradizionalmente dedicati alla pace, si alzano le minacce e i venti di guerra. Speriamo prevalga il buon senso, ma la situazione è molto difficile. La storia ci dice che non abbiamo mai vissuto 70 anni consecutivi di pace e che la follia di chi ha il potere è da sempre stata la causa dei conflitti mondiali. Preghiamo il Signore che domani risorge affinché non si riscateni il mostro, stavolta purtroppo ampiamente munito di testate nucleari.1 punto
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ho atteso che l'asta "Cesare" Tinia + Varesi finisse ... ma questa moneta veniva così descritta: Zecca N/D, Longobardi a nome di Maurizio Tiberio, Tremisse, 582-602, Au (0,73g x 15mm); D/ D N MA [...] P AVG; busto con diadema di perle, drappeggiato e corazzato. R/ VICTORIA AVG [...]; COMOB (esergo); croce. Grading/Stato: MB+ mi viene in realtà il sospetto che possa trattarsi di un mezzo tremisse (che in realtà è una "pezzatura" rara, ma che esiste), proprio di Ravenna, non longobarda, credo, ma a nome di Eraclio simile tra virgolette al tremisse DOC 275 leggo infatti DN HERACL - I PERP AVC VICTORI HERACLI AVC - CONOB cosa ne dite? cosa ne pensa @Alberto Varesi o @Tinia Numismatica?1 punto
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Spesso si parla di riferimenti cristiani nella monetazione Costantiniana o di quale siano le prime emissioni cristiane, recentemente però sono apparse alcune teorie su messaggi cristiani presenti nella monetazione di Costantino e famiglia. Alcune appaiono piuttosto forzate e ne parlerò in seguito, altre invece potrebbero apparire interessanti e meritevoli di una certa attenzione. Non è ovviamente detto che tali riferimenti siano stati imposti da Costantino ma piuttosto lasciando a ciascuno di noi la libertà di interpretarli potrebbero essere stati in realtà opera di incisori cristiani addetti alla produzione dei conii. Altra precisazione andrebbe fatta anche sulla creazione dei conii, sembra corretto pensare che venissero mandati dei busti negli angoli più remoti dell’impero per far conoscere la fisionomia dei nuovi reggenti e alle zecche per realizzare i conii di incudine ma è anche vero che quando veniva creato un tipo monetale questo veniva realizzato da una specifica zecca e poi una moneta di quel tipo veniva inviata presso altre zecche per copiare e produrre quel tipo. Si potrebbe pensare quindi che l’eventuale ricorrenza di questo eventuale messaggio Cristiano sia partito da una zecca e poi copiato involontariamente dalle altre zecche più o meno fedelmente lasciando sempre quel margine di libertà fisiologico di una copiatura. Partiamo con la tipologia SOLI INVICTO COMITI, emessa do Costantino presubilmenre per 8 anni fino al 318 d.C. in tutte le zecche Costantiniane. Sembra che la raffigurazione del Sol o l’interruzione della legenda metta sempre in rilevanza le lettere IC, Iesus Cristus. Come potete vedere dalle immagini si viene a creare un’interruzione della legenda che isola IC, la mano destra del Sol mette in evidenza le lettere IC oppure la mano destra che punta la I e il globo sulla C o ancora la I da anti la testa del Sol e la C subito dietro. Alcune invece evidenziano VIC, interpretato con VIVAT IESVS CRISTVS. Andiamo ora dalle classiche porte del campo, la teoria è che la stella presente nel cielo di questa tipologia abbia riferimento alla porta celeste, quindi la porta del paradiso, come San Giovanni riporta nell’apocalisse “Dopo ciò ebbi una visione: una porta era aperta nel cielo” oltre a ciò sembra che in alcuni affreschi di antiche chiese la porta dei cieli sia raffigurata in maniera simile a quella presente su questo tipo di monete vale a dire molto stretta. Il va gelo secondo Matteo riporta “Entrate per la porta stretta, perché larga è la porta e spaziosa la via che conduce alla perdizione, e molti sono quelli che entrano per essa; 14quanto stretta invece è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e quanto pochi sono quelli che la trovano” Altro messaggio Cristiano sembra presente sulla serie HOS SIGNO VICTOR ERIS, in pratica l’interruzione della legenda sembra sempre formare la parola NOVIC, abbreviazione di novicius vale a dire “novizio”, un iniziazione alla cristianità. Ovviamente soprattutto in questa tipologia già sono presenti simboli cristiani come il labaro e quindi un relativo messaggio imperiale. Per una più fluida comprensione del testo avrei voluto inserire le immagini direttamente nel testo ma non ho idea di come si faccia.1 punto
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Dalla rete, 3 stateri della non comune monetazione di Itanos con il simbolo cittadino del Tritone, Tritone che predominante sul diritto delle prime due, si trova poi relegato come simbolo secondario al rovescio della terza . Polis a vocazione marinara, probabilmente di antiche origini, situata nell'estremo lembo orientale dell'isola di Creta, città di quel Corobio pescatore di porpore che avrebbe raggiunto portato dal vento ( Erodoto IV , 151 ) la Libia .1 punto
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ne deduco che allora della numismatica non te ne importa un granche'..... comunque attendi qualche esperto della tipologia....1 punto
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Quindi, riepilogando tutta la questione leggermente complicata. Per quanto riguarda l'esemplare apparso su Panorama Numismatico do ottobre 2017 si tratta di un 10 reali di Filippo III coniato con i coni di Filippo II su un esemplare da 8 reales di Filippo III (con tondello regolare). Mentre in questo caso si tratta, secondo la mia opinione, di un 10 reali di Filippo IV semplicemente coniato su un 8 reales di Filippo III (con tondello regolare). L'elemento, quindi, che accomuna i due tondelli sono i pezzi da 8 reales di Filippo III su cui sono stati coniati. Saluti!1 punto
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E questo è un altro, immagino, anonimo... Vi presento per 4 grammi di peso e 25 mm di diametro... ...una bellissima moneta di cui non so nulla! :-) HELP! Thanks. TWF1 punto
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Grazie ora é molto più chiaro su quale moneta é stata coniata. Si tratta dello stesso conio sul quale é stato ribattuto il 10 reali di Filippo II pubblicato su panorama numismatico di ottobre 2017 e attribuito per questo motivo a Filippo III, anche quello un maltagliato "non maltagliato" .1 punto
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DE GREGE EPICURI Ma certo, è il piccolo bronzo di Costantino post-mortem: Costantino è sulla quadriga, e una mano scende dal cielo per...tirarlo su. Sull'altro lato, Costantino velato (come in genere avviene nelle monete di consacrazione).1 punto
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Cari amici, Condivido con voi due mie nuove recenti piastre di Ferd II che ho messo in collezione. Premetto che pur essendo una tipologia che mi piace molto, non sono un esperto di queste monete. Il mio obiettivo era avere di qualità e tipologia superiore (sia per il 2 tipo che 4 tipo), al dilà dell'unica altra piastra di cui dispongo (del 55, 6 tipo), che è più comune ed in conservazione inferiore. Spero di aver fatto bene, anche per lo sforzo economico ... Secondo me ognuna di queste ha pregi e difetti; magari con il vostro contributo, mi suggerirete ulteriori spunti di analisi. Li vado ad elencare: - entrambe le monete dovrebbero avere una lieve velo di patina coeva (più chiara nel 38 e dichiarata in perizia) - il dritto migliore è del 38, il rovescio sicuramente del 44 per la totale assenza di graffi di conio - tra i difetti, i graffi di conio sullo stemma borbonico del 38 (so che non sono un difetto, a non li amo tantissimo) e l'alone/macchia al collo del sovrano sul 44 (che dovrebbe essere considerato garanzia di assente pulizia/lavaggio, ma che indubbiamente balza all'occhio). - il criterio (scala) di valutazione dei periti è diverso, anche se (credo) abbastanza coincidente. - ultima considerazione sulla mia modalità di conservazione: da qualche mese a questa parte, ho deciso di tagliare le perizie (pur fotografando le monete prima e conservando il talloncino). Devo dire che le monete si godono di più su un vassoio in velluto, ma il taglio della perizia non è mai (per me) un'operazione che faccio a cuor leggero. Ovviamente mai avrei proceduto all'acquisto di queste due monete, senza la perizia (data la mia inesperienza), e mi sento di considerarli tra quelli più autorevoli nel panorama numismatico italiano. Nei prossimi gg. vi dirò come sono state chiuse. Fatemi sapere il vostro spassionato parere (per quel che si può vedere dalle foto), poichè spero di poter inserire l'ultimo pezzo mancante alla mia collezione (una piastra di Ferd II del primo tipo). Per il moneto mi accontento solo di averne una per tipo, poichè collezionarle per millesimo è troppo impegnativo. Un cordiale saluto.1 punto
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Non ho notato nessuna data, tuttavia sul bordo in prossimità di IC di INIMICOS potrebbero esserci un 3 e un 7, tuttavia riesco a vederli con molta difficoltà. Ho visto già parecchi 5 e 10 reali di Filippo IV battuti anche al contrario, ossia in tutte le posizioni, dove capitava. Cercherò di ricalcare gli elementi principali dei due coni, spagnolo e sardo, nel dritto e nel verso. @marmo87, posso procedere? Saluti!1 punto
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Stati Crociati. Zecca di Antiochia, denaro in mistura, di Boemondo III (1149-63), Reggenza di Costanza e Renaud de Chatillon, Malloy, 34 o 35. - Ciao Borgho1 punto
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Ciao! Mi permetto con profondo rispetto di esternare liberamente le mie più franche impressioni in merito, senza vena polemica alcuna, ma solo ed esclusivamente per cercare di ragionare su fattori obiettivi e certi. Personalmente rimango molto interdetto sapendo del grading "nostrano"... Ottimo fdc per la piastra del 1844? e allora quella che ho postato io prima (la 1838) come dovrebbe essere chiusa? A tal proposito chiedo (non a te, ma retoricamente, per ragionare): ottimo per cosa? - presenta i consueti segni di conio... - un'antiestetica macchia che ne abbassa anche l'appeal... Già in altri contesti mi son sentito rispondere: "ottimo per il lustro". Allora SPECIFICHIAMOLO, no? Dal momento che un "ottimo" seguito dal grading da adito a pensare (erroneamente, a questo punto), che sia l'esemplare mai visto (cavolo, se leggo "ottimo FDC" io mi immagino DAVVERO un esemplare di "notevole rilevanza", per essere moderati nei termini, non siete d'accordo anche voi?) Già da questi due soli parametri esaminati sopra (graffi e macchia) già il grading FdC è molto opinabile (parlo anche in base alle foto chiaramente). Non parliamo dell'ottimo di cui già qualcosa ho scritto prima... Discorso Graders: Mah, rimango altresì perplesso nel credere che i graders americani conoscano le bene nostre monete per esprimere pareri equipollenti. Così come noi ci affidiamo a loro per le monete americane (con tutti le infinite sequele di VAM & Co.), teoricamente dovrebbe essere la stessa cosa anche per loro. O no? manco fossero Dei a questo punto!! enza contare che le nostre monete hanno procedimenti tecnici (e relative problematiche) molto diverse dalle "loro" monete (che, ricordiamocelo, sono "giovanissime", in quanto ufficialmente nascono solo negli ultimi anni del '700 con il famigerato dollaro "american eagle"). In una delle ultime Heritage ad esempio, un mezzo scudo Piemontese (quindi praticamente contemporaneo alla "prima" moneta americana) era slabbato nientepopodimenocheaddirittura MS66 (!!!!!) MA, piccolo dettaglio, presentando le puntuali problematiche tecniche tipiche di quella tipologia (tantissime, tanto per andare al sodo), che ne deturpavano fortemente non solo il tondello, ma anche il modellato (che poi, tra parentesi: nel leggere le disquisizioni tecniche dietro il grading americano che pcgs e ngc citano, tali problematiche tecniche dovrebbero impedire al grading di salire oltre l'MS63, nel caso di un esemplare non circolato; domanda: come può arrivare a 66 un tondello già deturpato dai segni di riporto al marco, e per giunta da una coniazione con conii scadenti? mah... mistero della "fede nel grading...") Che poi gli slab siano più "apprezzati" economicamente questo è un altro discorso, puramente economico... e lo trovo adatto esclusivamente per chi ma monete veramente veramente forti da voler vendere, e da cui vuole ottenere il massimo profitto. Cordialmente, Fabrizio1 punto
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Ripostiglio di Serravalle, pubblicato su Archivio Storico Cenedese 3 del 2017.1 punto
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Grazie a te per il tempo speso a cercare di capirci qualcosa. Questa moneta proviene da una collezione vecchia di decenni ed il proprietario la classificava come ribattuta su un 8 reales di Filippo II zecca di Toledo, 1647. Affascinato dall'importante presenza del conio precedente gli ho fatto un'offerta ed ha accettato. Tuttavia a me pareva mal classificata: la zecca é sicuramente segovia e concordo con Philippus IX nel vederci Filippo III soprattutto per la forma della coda dei leoni al rovescio. Non mi resta che cercare di intravvederci delle date e magari anche il segno dello zecchiere.1 punto
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Se l’approccio e’ commerciale, ma anche nel caso fosse culturale, sicuramente sabato e’ il giorno di maggiori presenze commerciali .1 punto
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Certo, mi sono dimenticato di inserirlo https://france3-regions.francetvinfo.fr/pays-de-la-loire/loire-atlantique/nantes/nantes-coeur-anne-bretagne-vole-1458853.html1 punto
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Apr. 2018 Un euro e mezzo per due monetine, oggi è andata così così... il 200 lire proviene dalla circolazione e ne porta i segni. Vaticano 1999 Slovacchia 19391 punto
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Faccio notare che la forma della E di VE è resa in nesso con la V, cioè l'asta verticale destra della V è contemporaneamente l'asta verticale della E e le tre barrette orizzontali risultano, nella moneta, simili ad un piccolo pettine. La medesima soluzione stilistica che si trova sul mediatino veronese che iniziò ad essere coniato nel 1342 e che fu la moneta di gran lunga più utilizzata a Verona dalla fine degli anni Quaranta fino agli anni Sessanta del Trecento. Venezia guardò con sospetto a queste coniazioni di piccoli e mediatini scaligeri e nel luglio del 1346 decise di mettere al bando dai propri territori i "denari parvi croxati plurium manerium". Vittorio Veneto apparteneva al territorio veneziano, quindi sarebbe strano trovare in un ripostiglio monetine veronesi...1 punto
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L'eccesso di metallo può essere causato da una piccola frattura del conio. La C e 50 più grandi possono risultare più grandi a seguito dell'usura. Considera che i numeri e le lettere nelle monete non sono di forma cilindrica ma conica. Per cui consumandosi e usandole i rilievi si appiattiscono.1 punto
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Pazienza, ti meriti di averla presa perché l'hai notata, contrariamente ad altri superficiali o distratti, come il sottoscritto (mi rimprovero entrambe le cose). Vorrà dire che se un giorno deciderai di cederla, mi metterò in fila. Intanto goditela, te la sei ampiamente meritata.1 punto
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Buongiorno Khodni, complimenti vivissimi, queste piastre sono veramente in condizioni ottime. Dovresti fotografarle singolarmente a tutto campo, una faccia per volta in modo da poterci mostrare queste monete spettacolari come meritano. Per quanto riguarda la patina, personalmente credo che in 200 anni di vita l'argento non può avere questo aspetto, a mio avviso sono state lavate. Ti mostro la mia del 38 sicuramente in condizioni di conservazione inferiore ma con una patina che mostra tutti i suoi 180 anni. Tra l'altro è una variante insolita R2 con una rigatura verticale a pettina tra la corona e lo stemma. Complimenti ancora per l'acquisto! Silver1 punto
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buon pomeriggio Regno di Castiglia. Non capisco molto bene queste monete. Assunzione probabilmente ALFONSO X. DINERO1 punto
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Bravissimo. Sono allora sollevato per il fatto di non aver riguardato con attenzione il catalogo e non aver fatto offerte, altrimenti temo che te l'avrei fatta pagare un po' di piu'. neanche io sono propriamente un collezionista, ma queste cose mi intrigano. Good eye! Buona domenica.1 punto
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Veramente una bella collezione! Qualche anno fa ne trovai uno bellissimo in argento, inglese di fine ‘800, presso un antiquario a Firenze ma il prezzo proposto era un po’ troppo oltre il previsto. Rimane il fascino di oggetti che in passato hanno fatto parte della quotidianità ed erano mediamente di ottima fattura.1 punto
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Pensare che ci possa essere un futuro, è fondamentale, ma per far questo dobbiamo contribuire, altrimenti si rischia di attendere invano... Ognuno deve fare la sua parte nel suo piccolo, solo questo potrà garantirci la possibilità del confronto, dello stare insieme, e di vedere tondelli.. Un piccolo sacrificio a volte diventa una tessera importantissima per questo straordinario mosaico..1 punto
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Ti seguo e continuo piacevolmente ad apprezzare il tuo impegno... Eros1 punto
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Stasera ho voglia di fare uno strappo alla regola... Nella mia personalissima top ten, questo pezzo forse sul podio.. Lui un'immenso...1 punto
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Tenete conto che se una persona compra regolarmente una divisionale fdc, o un 2 euro fdc , non si vedrà MAI modificate le sue assegnazioni. Bisogna fare domanda per quei prodotti che non hanno un mercato florido , per esempio gli argenti . Se inviaste un modulo di richiesta per l’assegnazione degli argenti, sicuramente iniziereste a vedere le vostre assegnazioni cambiare. È più che logico che le assegnazioni suppletive o i nuovi 2 euro proof o divisionali 9 valori vengano assegnati a chi contribuisce ad acquistare una varietà di prodotti elevata, che il semplice pezzo singolo .1 punto
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Da un denario di L. Papius (Crawford 384/1) Simbolo n. 204 (per questa coppia di simboli il Crawford non ha indicato nulla, solamente ? / ? )1 punto
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IONIA. Magnesia ad Maeandrum. Ae (Circa 88-85 BC). Eukles and Kratinos, magistrates. Obv: Helmeted head of Athena right. Rev: MAΓΝΗΤΩΝ ΕΥΚΛΗΣ ΚΡΑTΙΝΟΣ. Horseman galloping right, holding spear. BMC 44-45. Condition: Very fine. Weight: 7.7 g. Diameter: 21 mm.1 punto
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THESSALY, Trikka. 4th century BC. Æ Chalkous (14mm, 2.02 g, 3h). Head of nymph Trikke r. with hair rolled, wearing pendant earring / T-PI[KKAI]O-N from top l., to r. circular, warrior naked but for conical helmet, in fighting attitude r., holding spear in his r. and large shield with his l. See G. Hirsch 263 (24 September 2009) 2277 var. [different dies and no visible inscription]; Helios 6 (9 March 2011) 511 (same obv. die). Near VF, green patina, both sides marginally off centre.1 punto
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Grazie @numa numae grazie @Sirlad, un successo decisamente inaspettato anche per noi, credo che abbiamo colto e intercettato quello che chiedeva neanche poi tanto in silenzio il mondo numismatico, i numeri e i consensi ci premiamo, ma in fondo le vere gratifiche vengono dalle varie iniziative già realizzate con successi e risultati e da quelle che verranno. Passione sicuramente, ma poi anche un piccolo ma decisivo particolare che non tutti possono vantare e che c'è almeno per me fin dal primo giorno di affaccio al mondo numismatico, quello di non avere assolutamente nulla da perdere, fare senza chiedere nulla in cambio, se ci saranno dei grazie e delle gratifiche ci faranno ovviamente piacere ma di certo le nostre vite continueranno comunque tranquille anche senza tutto ciò, e vi assicuro che in numismatica questa e' una forza non da poco ...1 punto
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Quando Gesu' ha svolto la sua missione di evangelizzazione girando in lungo e in largo i posti del suo territorio, tra i suoi discepoli vi era chi teneva la borsa dei denari ( dati da fedeli che si convertivano che vendevano i propri averi e il denaro lo davano ai discepoli incaricati per le elemosine) tra questi Matteo e Giuda il traditore. Quindi ben vengano questi eventi nonostante le critiche danno lavoro ad un po di persone.Credo che molti turisti sono attirati dal Colosseo anche per il fatto che venissero ammazzati i cristiani. Tutto gira attorno al denaro , chi ha fede non la compra e chi ha denaro non la puo' comprare,nessun imprenditore ti da del denaro se non puoi spezzare il pane per la tua famiglia ma molti sacerdoti con le offerte dei fedeli riempono di gioia le famiglie che sono in difficolta'. Per quando riguarda la Sindone io non metto in dubbio la parola dei scienziati dell'Enea ,ma di quelli che dicono che è falsa oltre alle tante ipotesi che fanno perchè non riproducono un lenzuolo uguale a quello ? Hanno tecnologia sufficiente oggigiorno per farlo pero' dovrebbero usare i metodi che erano in uso a quel tempo se no sarebbe troppo facile.1 punto
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Buonasera a tutti, leggendo le disavventure ripetutesi ben due volte mi viene da pensare che un po' di leggerezza da parte di chi ha spedito ci deve pur essere stata... Seppur in altro ambito, ma con gli stessi due corrieri menzionati, lo scorso anno abbiamo fatto e ricevuto ben oltre 4.000 spedizioni tra Italia e resto del mondo incappando in un solo ed unico problema poi risolto ma dovuto alla dogana turca... Di certo la continua ricerca del contenimento dei costi e quindi come conseguenza l'utilizzo di personale poco o per nulla qualificato non aiutano...ma questa è storia lunga ed annosa.... Buona serata a tutti, Massimo.1 punto
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siamo agli sgoccioli, questo "tubetto" conteneva 50 marenghi francesi (visto personalmente) venduti anni fa ad in negozio della mia zona, quindi 50x20 =1000 franchi Francesi1 punto
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