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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/01/18 in tutte le aree
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Segnalo: https://www.cronacanumismatica.com/il-grosso-aquilino-della-zecca-di-vicenza-storia-e-varianti/ sono molto soddisfatto per la pubblicazione, tuttavia ho riscontrato qualche errore grammaticale (probabilmente per la fretta di pubblicarlo da parte della redazione) e qualche errore nella figura che spiega la disposizione (e la mancanza dei protagonisti: i tondelli) Sono, comunque, super felice per Roberto e gli auguro ogni bene. (in questi casi si dice bene? m...a? in c. alla balena?) allego la mia immagine5 punti
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34 anni, 6 mesi e 8 giorni, il suo dogado fu il più lungo della storia della Repubblica di Venezia. Una storia tramandata sia da fonti scritte che da un piccolo tondello di metallo, dal diametro anche di pochi millimetri .... Come ci insegna il buon Luciano: dopo il Tron,... Le stampe erano fate, manchava le letere e la testa a far, e le monede batude...! @417sonia2 punti
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E che non ci si conosce abbastanza caro @odjob ma dietro a molti nik batte un cuore speciale.. Eros2 punti
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Secondo me é importante sottolineare ancora la multidisciplinaritá di questo evento che ha come filo conduttore il precedente, sempre in Ambrosiana, per allargarsi però su più temi : prepredominante quello storico, che si avvolgerá su più epoche e protagonisti. Senza bisogno di presentazione il relatore , tra i massimi esperti del nostro patrono e dei Borromeo, ci condurrá sicuramente per mano in un percorso con orizzonti ben oltre la numismatica. La cripta di san san sepolcro é poi una gemma preziosa se si pensa che è l esatta copia di quella di Gerusalemme in epoca medioevale. Ma mentre quella originale nel tempo ha subìto modifiche quella milanese é rimasta una fotografia dell'originale di quel periodo. Un dovuto riconoscimento a Mario.2 punti
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Salve a tutti voi. Per alimentare questa discussione,,vi mostro le fotos di due altri "II tipo". Si leggono bene le lettere CON sul dritto del secondo mezzo soldo.2 punti
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Qualcuno che conosce bene l’inglese lo traduca a beneficio di paoaroupa , cosi evita di dire bischerate. Senza la visione diretta bisogna andarci cauti con le asserzioni troppo definitive. Un avvertimento mai ripetuto a sufficienza, a quanto vedo.2 punti
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Buongiorno e buona domenica a tutti posto l'ultima entrata in collezione... Da quello che ho visto in questi ultimi anni mi sembra più reperibile in alta conservazione il 1826 rispetto al 1841 Soldo 18262 punti
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Salve a tutti: dopo un poco di tempo nel quale non sono riuscita a connettermi molto e a partecipare alla vita del forum, eccomi di nuovo qua per segnalarvi la prossima mostra dedicata alle monete antiche della collezioni Simoneschi a Palazzo Blu, nel centro storico di Pisa. Il potere delle immagini e le immagini del potere: si rinnova la mostra temporanea nella sala del monetiere di Palazzo Blu Sabato 23 giugno, alle ore 11:00, Fiorenzo Catalli e Monica Baldassarri presenteranno al pubblico la nuova mostra temporanea delle monete Simoneschi, esposta nella sala del Monetiere di Palazzo Blu, dal titolo Il potere delle immagini / Le immagini del potere nelle monete antiche della collezione Simoneschi. L’incontro con Fiorenzo Catalli, funzionario direttore presso la Soprintendenza per molti anni, e Monica Baldassarri, curatrice della sezione di Palazzo Blu dedicata al Monetiere Simoneschi, si terrà alle ore 11:00 a Palazzo Blu e prevede una conferenza introduttiva sul tema di Fiorenzo Catalli e una visita guidata alla sala del monetiere, nell’ambito della quale saranno illustrate le nuove monete esposte in mostra. Si ricorda che la nuova mostra temporanea è comunque visitabile tutti giorni dalle ore 10:00 alle 19:00 i feriali e dalle 10:00 alle 20:00 i sabati e festivi, nell’ambito del normale percorso museale di Palazzo Blu (per informazioni su costi e orari si rimanda alla apposita sezione del sito). https://palazzoblu.it/evento/nuove-vetrine-del-monetiere-simoneschi/?event_date=2018-06-23 https://palazzoblu.it/orari-di-visita/ Sperando di poter incontrare in quell'occasione amici vecchi e nuovi, un caro saluto MB1 punto
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Dai cartigli più vecchi... --- --- ....a quello di qualche anno fa (forse di più di qualche anno fa...) ..passando per il più brutto esteticamente.. ..sino all'ultimo (500.000 lire 1997) Quello che in tutti questi anni non sono riuscito a capire è come mai la Banca d'Italia, per una serie dei suoi biglietti (circolazione per il territorio italiano), non ha inserito questa dicitura, purtroppo non ho trovato nulla a tal riguardo. Ci sarebbe in effetti una sola spiegazione ma è sin troppo ovvia e comunque non ne scuserebbe l'omissione, ci deve essere dell'altro.... A voi scoprire di quale emissione si tratta e magari formulare qualche ipotesi sul perchè non vi è stampigliata in qualche modo questa dicitura. ____________________________1 punto
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Salute è di recente pubblicazione questo libro scritto da Paolo Gabriele "Le frazioni di Follaro medievali di Bari della collezione numismatica di Paolo Gabriele" Il libro è stampato su ottima carta ha una copertina rigida il costo è di € 16 + 9 per la spedizione tracciata per contatti:[email protected] Salutoni odjob1 punto
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Buona sera, volevo condividere questa monetina: mezzo soldo di Carlo Emanuele II° Ø 18 mm. peso 1,05 grammi, ha la curiosità di essere ribattuto su un mezzo soldo della reggenza , grazie a tutti per i vostri pareri.1 punto
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Salve @Xenon97 , se accetti un consiglio , lascia perdere Porta Portese se non per motivi storici archeologici , non si comprano monete romane alle bancarelle , nessuno ti dara' mai un ricevuta di acquisto e nessuno ti dara' mai una garanzia di autenticita' , funziona cosi' al di fuori delle regole e non credere di risparmiare sul prezzo di acquisto ; inoltre , fattore molto importante , se un giorno volessi rivendere le monete acquistate cosi' fuori regole , non potrai mai farlo ufficialmente . Un saluto1 punto
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Quello postato precedentemente al post n.126 ha una "rottura" di conio al rovescio come quello di Giancarlone dove c'è la scritta CARITA' DI NOVARA mentre questo è senza "rottura"di conio1 punto
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Lo stile è quello dei gettoni di ottone (2,25 g, 20 mm) della ditta Lauer coniati dal 1873 al 1888, nel periodo della gestione di Maria Katharina Lauer, vedova di Ludwig Christian Lauer. La testa sul diritto è di Guglielmo I di Germania, nato Guglielmo Federico Ludovico (tedesco: Wilhelm Friedrich Ludwig; Berlino, 22 marzo 1797 – Berlino, 9 marzo 1888), che fu imperatore tedesco (Deutscher Kaiser) dal 18 gennaio 1871 al 1888 e re di Prussia (König) dal 1861 al 1888. E’ un gettone da gioco (Spiel Marke) il cui valore commerciale si aggira sui 10-12 €.1 punto
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dovrebbe essere un Quarto di Filiberto Ferrero Fieschi 1532-1559 di Masserano MIRn.728/a1 punto
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Colonne sonore come questa di Morricone non ne nasceranno più... farebbero bene a conservarne una copia a futura memoria allo Smithsonian Institution. Molto tempo fa cominciava l'estate solo allorquando cominciavano ad apparire questi cartelloni pubblicitari per le strade, lo ricordate?1 punto
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La prossima volta chiedigli la dichiarazione di lecita provenienza con l'alternativa di chiamare i carabinieri, vedrai come cambia tono!1 punto
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Un mio titolo provvisorio ed un mio vaglia cambiario a confronto, seppur quasi uguali, gli incisori hanno avuto il tempo di stravolgere quasi tutto, filigrana compresa, si trattava in fondo di una piccola dicitura, la fretta è forse solo una scusa. Altre ipotesi? anche fantasiose1 punto
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Finalmente la famigliola di Carlo II si allarga... cosa ne pensate amici?1 punto
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Ciao Luca Buongiorno, Grande Acchiappo complimenti . conservazione tra il BB+ e il q.SPL.1 punto
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Domanda: ma se invece di smoothing e cose del genere avessero solo eliminato il nero sulla moneta e pertanto, non essendoci più così tanto contrasto la rugosità apparisse inferiore complice anche una diversa illuminazione?.....l’abbiamo considerata questa possibilità oppure è troppo meno divertente della consueta caccia alle streghe?1 punto
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Ti conviene cercare per le vie un po' più traverse, nel corpo centrale ormai trovi solo vestiti e schifezze1 punto
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Non vorrei aver creato confusione... Ribattuto su un mezzo soldo della reggenza del I tipo, quelli con data 1647 in cui la reggenza inizia con CH F C EM...1 punto
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Buongiorno a tutti, vorrei condividere con voi questa medaglia che nei miei 4 anni di numismatica ho visto passare in asta pochissime volte ed ho quindi deciso di provare a prenderla nonostante non fosse in perfette condizioni. 100 Euro + Diritti. Opera di Tommaso Mercandetti anno 1817. Rappresenta la restituzione delle innumerevoli opere d'arte trafugate da Napoleone durante il suo dominio nella penisola , in particolare sul rovescio è rappresentata una scultura marmorea risalente II secolo AC ( il sacerdote troiano Laooconte che lotta contro un serpente marino in difesa dei suoi due figli). Le foto non sono mie (non è ancora arrivata), sono "rubate" dal sito dell'asta. Che ne pensate? Cordiali Saluti e buona Domenica Silver1 punto
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E' un'altra ipotesi Li posseggo pure i vaglia cambiari* e sono "quasi uguali", non è di certo un fattore determinante, si sono comunque dovuti approntare dei nuovi cliché e ad aggiungere quella dicitura non ci voleva nulla. E con l'ultima emissione con il contrassegno medusa (1947-1950) la fretta nell'emetterli era già un ricordo. (tre miei esemplari*)1 punto
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E' un ipotesi Comunque, dal secondo decreto di emissione la guerra era ormai alle spalle e per legge sono state equiparate a delle vere banconote, potevano aggiustare il tiro ed anche "la stampa". Nella primo decreto era previsto anche il 25.000 lire non più emesso:1 punto
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A che "titolo" ve lo chiedo? provvisoriamente ti rispondo che magari ne potete sapete di più sulla questione. Comunque l'ovvietà di cui parlavo, si riferiva alla "provvisorietà" dei titoli, ma che comunque non ne scuserebbe l'omissione, senza quella famosa dicitura significa che si potevano falsificare? O magari nella fretta di emettere biglietti di taglio superiore alle mille lire, data la necessità nel 1945 di adeguare la scala dei tagli al mutato potere di acquisto della nostra lira, se ne sono dimenticati? ma è solo una ipotesi.... volevo anche qualche vostra ipotesi in merito. (sulla G.U. che ne autorizza l'emissione non ho trovato nulla) Basta la legge contro la falsificazione in effetti, è chiara e cristallina, allora forse non c'era bisogno di stampare su ogni banconota in 100 e passa anni di emissioni su miliardi e miliardi di esemplari quella dicitura? (un mio esemplare contraffatto)1 punto
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Dal 1992 al 1999 sono stati emessi gettoni analoghi di plastica (0,8 g, 25 mm, spessore 1,8 mm) con lo stesso monogramma (M per Mosca) e le stesse scritte del gettone metallico, fatta eccezione per quello del 1995 di colore verde, che commemora il 60° anniversario della metropolitana e riporta 60 invece della M, con le date 1935 (anno dell’inaugurazione) e 1995.1 punto
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Anche io è un po' di tempo che non vado e ne parlavo pochi giorni fa con un amico che ha il banco proprio a Porta Portese, e mi diceva che oramai c'è ben poco di inetressante. I vecchi banchi con monete e francobolli ce ne dono pochissimi, ma in compenso ci sono molti cinesi.1 punto
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Era il 1987, e direttamente dall'Africa, più precisamente dalla Guinea, una canzone dal sapore tribale. Ebbe un ottimo successo, orecchiabile anche se insolita, ricordo che mi piacque molto quel ritmo da discoteca, comunque, si può sicuramente dire che non ci eravamo assolutamente abituati...1 punto
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E’ un evento sicuramente anche dell’identità e dei simboli, a volte dimenticati, a volte poco conosciuti, a volte poco stigmatizzati, sono occasioni che non arrivano tutti i giorni, in ambiti che da soli fanno l’evento, certamente per l’orgoglio e il piacere di questa città ma non solo ..gli ingredienti che usciranno saranno molti ma molti ...1 punto
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Posto il mio gettone della Metropolitana di Mosca (1992). Acciaio placcato ottone (quindi magnetico): 5,34 g, 25 mm, spessore 1 mm; orientamento a medaglia. D/ МОСКОВСКИЙ М • МЕТРОПОЛИТЕН • (Metro di Mosca) R/ МОСКОВСКИЙ М • МЕТРОПОЛИТЕН • (Metro di Mosca) Contorno zigrinato.1 punto
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Buon fine settimana a tutti, pensate mai al giorno in cui dovrete separarvi dalle vostre amate monete.....ricercate e collezionate per tanti anni? A chi affidarle per la vendita? E un pensiero che mi ossessiona ogni giorno.......a voi succede la stessa cosa?1 punto
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Ecco L'Inno omerico ad Ermes, IV, 1-1883, che racconta il furto dei buoi da parte di Ermes Canta Ermes, Musa, di Zeus e Maia, il signore di Cillene e dell’Arcadia ricca di pecore, il supremo messaggero degli dei, il figlio di Maia, dico, – la venerabile ninfa dai bei capelli -, e di Zeus, lei che i beati fuggiva, dimorando nell’antro tutto ombra; qui, il Cronide alla ninfa era solito unirsi a notte profonda, – mentre il sonno abbracciava Era dalle bianche braccia -, di nascosto dagli dei e dagli uomini. Ma quando Zeus compì il suo piano, – e per lei il decimo mese passò nel cielo -, da solo fece luce e illustre fu l’opera: ella generò un figlio astuto, ingannatore, ladro, guida di buoi, padrone dei sogni, spia notturna, custode di porte, presto famoso fra gl’immortali. Nato all’aurora, a mezzogiorno suonava la lira, a sera rubava i buoi di Apollo arciere, il quarto del mese generato da Maia padrona. Ermes da poco alla luce non rimase a lungo nella culla, ma si alzò e andò in cerca dei buoi di Apollo, oltrepassando la soglia dell’antro. Là trovò una tartaruga, e gioia lo prese. Per primo creò una tartaruga sonora. Se la trovò sulla porta del cortile, brucava erba, e lenta muoveva. Il veloce di mente la vide, rise e disse: “Che fortuna! Salve, carissima, ti si batte quando si danza, sai? Compagna di banchetto, felice bestiolina: chi ti porta qui, bel giocattolino? Hai un guscio variopinto, tartarughina; ti prenderò, bella mia, e porterò a casa; mi servirai, e non ti disprezzerò; tu gioverai a me prima che ad altri. A casa meglio stare che fuori fra i pericoli. Mi terrai lontano dal tristo maleficio, da viva; se invece tu morissi, ah come canteresti!”. Sollevatala, subito andò verso casa, in mano l’amabile gingillo. Poi, premendo con bulino di ferro, la perforò nel molle. Come quando fulmineo un pensiero penetra il cuore di un uomo assai afflitto, o quando lampi emettono gli occhi, così il luminoso Ermes meditava parola e azione. Tagliò con garbo delle canne e le ficcò nel guscio della tartaruga entrando dal dorso. Poi, l’ingegnoso, tese intorno una pelle di bue e vi fissò due bracci, uniti da un ponte, e tirò sette corde sinfoniche di pecora. E quando finì, in mano il bel giocattolino, provò col plettro una per una le corde: risuonò acutissimo; e il dio cantava – dolcemente improvvisando, come i giovani durante la festa gareggiano chiodo a chiodo – di Zeus e di Maia dalle belle scarpe, come un tempo si accoppiavano, e così illuminava la sua nobile stirpe; in subbuglio le ancelle e la splendida dimora della ninfa, e i tripodi della casa e i perenni lebèti. E mentre cantava, già altro meditava. Depose nella culla la curva lira; e, smanioso di carne, schizzò dalla stanza profumata, per stare di vedetta, macchinando un inganno profondo, come i ladri nella notte nera. Il sole entrò sotto terra, nell’Oceano con cavalli e carri. Ed Ermes di corsa giungeva ai monti della Pieria, dove i buoi degli dei avevano la stalla e pascolavano nei prati inviolati. Ermes, dall’occhio acuto e rapido, ne rubò cinquanta. Li spingeva ubriachi attraverso il terreno sabbioso, cancellava le loro orme: memore dell’arte dell’inganno; gli zoccoli invertiti, davanti dietro, dietro davanti: lui frontale. E subito, sulla sabbia del mare, si mise ad intrecciare con i giunchi sandali che non si possono dire, incomprensibili, cose meravigliose: univa tamerici e rami di mirto. Poi legò insieme un fascio di quella verzura, senza fare danno strinse ai piedi i sandali leggeri con le foglie, che egli stesso, la gloria, aveva spiccato, per nascondere il ritorno dalla Pieria, come chi si affretta per un lungo viaggio, contando su se stesso, unicamente. Ma un vecchio dalla sua vigna fiorente lo vide che correva verso la pianura, attraverso Onchesto adagiata sull’erba; per primo Ermes gli si rivolse: “Vecchio incrocchiato che zappi, certo molto vino avrai a fine raccolta: ma, anche se hai visto, non hai visto, se hai udito, niente hai sentito; stai zitto, il tuo è sicuro”. Così parlò. E spinse i buoi testa grossa. Per quanti monti ombrosi, e quante vallate tonanti e campi fioriti si avanzò la testa gloriosa. Nera soccorrevole era passata la divina notte quasi tutta; presto l’alba maestra; da poco in cielo la luna, figlia di Pallante megalomane, quando Ermes al fiume Alfeo sospinse i buoi, che freschi giunsero alla stalla e agli abbeveratoi dinanzi a uno splendido prato. Là, fece pascere i buoi, poi tutti nella stalla, – mangiavano trifoglio e cipero umido -, raccolse molta legna e impastò le mani nel fuoco. Prese un bel ramo di alloro e lo fece girare in un ramo di melograno, tenendolo fra le mani: ne scaturiva un soffio caldo. Ermes per primo mandò nel sopramondo fuoco e mezzi per accenderlo. Raccolse molta legna secca e compatta e la custodì in un fosso sotterraneo. Lampeggiò la fiamma, lanciando lontano la folata del fuoco, che forte bruciava. E mentre Efesto accendeva il fuoco, egli trascinò fuori due buoi mugghianti, vicino alla fiamma – aveva grande forza -: li gettò entrambi a terra, sul dorso, ansanti; poi, piegatosi, li girò, e toccò loro il tempo. Aggiungeva un lavoro a un altro, tagliando le carni pingui di grasso, e dopo averle infilzate insieme al dorso negli spiedi di legno, le arrostiva col nero sangue spurgato dalle viscere. Queste cose rimasero lì. Invece, tese le pelli su un’aspra roccia, dove tuttora giacciono. Dopo Ermes lieto poggiò le belle carni su una pietra larga e levigata e tagliò dodici parti assegnandole a sorte: rese ciascuna un dono perfetto. Allora Ermes voleva per sé le sacre carni: l’odore lo tormentava – ed era un immortale -; tuttavia non le mangiò, e quanto le desiderava. Ma conservò nella stalla e appese alte grasso e carni, trofeo del furto recente; poi, elevato un cumulo di legna secca, gettò nel fuoco zampe e teste. E compiuta ogni cosa come conveniva, buttò i sandali nell’Alfeo, fece morire la brace, coprì di sabbia la cenere nera. Per tutta la notte, la luna in alto splendette. Subito dopo raggiunse le cime luminose di Cillene, all’alba: nessun dio, nessun uomo nel lungo cammino né cani. Ermes, curvandosi, entrò dalla serratura come brezza, come nebbia. Difilato giunse nell’intimo della grotta, a passo lieve, senza far rumore. E subito saltò nella culla, con le spalle fasciate da bimbino, con una coperta sulle ginocchia, nella sinistra la tartarughina. Ma il piccoletto era un dio – non sfuggì alla madre, la dea: “Ma cosa fai, diavolino, da dove arrivi, a quest’ora, spudorato? Credo proprio che fra non molto in catene passerai per quella porta passerai per le mani di Apollo finirai fra pochissimo di fare il furfante per le valli. Torna indietro! Tuo padre ha generato un aborto per uomini e dei”. Ermes di fino: “Mamma, perché vorresti spaventarmi, non sono un bambino, che nulla sa di monellerie, non sono timoroso, né temo i rimbrotti della mammina! Piuttosto mi impossesserò dell’arte migliore, pensando a me e a te per sempre; né noi due soli fra gli dei sopporteremo – senza offerte, senza preghiere – di restare qui, come tu comandi. Meglio essere per sempre uniti agli immortali – ricco, ricchissimo, sfamato – che poltrire a casa, – che dico – in questa grotta buia; e, quanto all’onore, avrò gli stessi diritti di Apollo. E se mio padre non me li concederà, io stesso, io proprio io proverò – e ci riesco – ad essere il capo degli ingannatori. E se Apollo mi cercherà, altro guaio e più grande lo aspetta. Infatti, andrò a Pito e penetrerò nel suo grande santuario; di là molti e bellissimi tripodi e lebèti ruberò, e oro, e molto ferro infuocato e molti abiti; vedrai…”. Così parlavano Ermes e la madre.1 punto
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Caro @Zenzero ringrazio anzitutto te e tutti gli altri presenti per aver trovato il modo e il tempo di venire e partecipare all'evento. Sono contenta che tu sia rimasto soddisfatto sia per l'intervento di Fiorenzo Catalli (che è stato davvero bravo: 45 minuti passati in un soffio di interssante narrazione che so essere stata seguita facilmente e con piacere anche dai i non conoscitori di numismatica presenti), sia dell'esposizione. Mi sono permessa di trasmettere il tuo post agli uffici di Palazzo Blu, perché è bene che anche loro abbiano dei feedback in merito. Speriamo di incontrarci in qualche prossima occasione magari con più tempo anche per parlare delle monete pisane e tiscane medievali. Un caro saluto MB1 punto
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Complimenti Mario per un altro ‚storico‘ - in tutti i sensi - evento siete una fucina inesauribile di iniziative1 punto
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Della Palma, simbolo di Milano e dell’Ambrosiana, del suo restauro e ritorno se ne parla qui nella discussione ora nella sezione storia e in quelle a fondo pagina iniziale del forum linkate in vetrina, buona lettura e certamente se ne parlerà anche il 29 settembre oltre a fine mattinata poterla anche vedere..1 punto
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Mi ha fatto molto piacere partecipare all'evento, è stato molto istruttivo anche per il modo semplice di spiegare le cose da parte del Signor Fiorenzo Catalli e della Monica @monbalda, sono riusciti benissimo a far capire l'argomento anche a persone come me poco preparate. La mostra numismatica mi ha colpito, curata benissimo, tutte le teche con lente, una luce che permette di vedere le monete fin nei loro dettagli più piccoli, e per finire quel programma sviluppato con il CNR con un monitor che ci permette di vedere tutte le monete a diritto e rovescio, poterle ingrandire, e cambiare un'infinità di luci per poter apprezzare in modo diverso tutti i particolari è una cosa che non avevo mai visto. Infine dico che in Italia non siamo messi bene, spesso vedendo come sono tenuti i nostri beni pubblici prende il sopravvento il pessimismo, ma quando ci troviamo davanti a cose splendidamente tenute come a Palazzo Blu si risolleva il morale e si inizia nuovamente a ben sperare. Il Simoneschi può esser ben soddisfatto ed orgoglioso di come sono tenute, trattate, ed esposte le sue cose!1 punto
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Come vi avevo preannunciato, le indagini sul ripostiglio sono proseguite e con un certo grado di soddisfazione ora sono in grado di darvi qualche approfondimento maggiore. IL SITO: MEXIMIEUX Meximieux è un piccolo borgo di poco meno di 7500 abitanti situato nella provincia dell'Ain (Regione Alvernia-Rodano-Alpi). Il toponimo è di origine gallo-romana e deriva dal termine latino Maximiacus. In epoca romana di sicuro doveva esserci un centro abitato che tuttavia non è ancora stato scoperto nonostante non manchino i ritrovamenti di epoca gallo-romana nell'area dell'attuale comune. Nel 2017 sono stati rinvenuti i resti di due fabbriche agricole dotate di forni dedicati alla produzione di piastrelle in terra cotta. Vi sono anche tracce di una necropoli e nuove zone dedicate alla sepoltura sono state trovate durante la scoperta delle due fabbriche rurali, ma ancora non sono state inquadrate cronologicamente. Ai piedi della collina doveva passare una strada romana di collegamento con i siti urbani maggiori della zona. A circa un chilometro dal luogo della scoperta del ripostiglio c'è un sito con tracce di un edificio pubblico e di un impianto termale. CIRCOSTANZE DELLA SCOPERTA Il ripostiglio di Meximieux è stato scoperto il 12 giugno del 2012 in maniera del tutto fortuita durante dei lavori di costruzione per la realizzazione di una abitazione privata. La ruspa impiegata negli scavi di fondazione ha inavvertitamente urtato e rotto un vaso in comune ceramica che conteneva l'intero blocco di monete disperdendolo nel terreno. Il Servizio Regionale di Archeologia, ha provveduto al recupero di tutte le monete e le successive indagini non hanno portato ad alcun'altra scoperta né di suppellettili né di evidenze architettoniche. COMPOSIZIONE DEL RIPOSTIGLIO Nel mese di Ottobre del 2012 gli incaricati del Servizio Regionale d'Archeologia hanno eseguito lo studio preliminare e statistico del ripostiglio. Le monete sono tutte ossidate e sono state pulite con un semplice lavaggio per eliminare i residui argillosi più consistenti. Questo ha permesso l'individuazione di due lotti distinti: un gruppo di 4400 monete del peso totale di 5953 grammi di facile identificazione apprezzabile pezzo per pezzo e un gruppo dal peso di 764 grammi formato da monete amalgamate e coese in un unico blocco. Dal peso medio degli altri esemplari è stato ipotizzato che quest'ultimo nucleo contenga circa 569 pezzi. Riassumendo l'intero tesoro pesa 6,717 kg e contiene circa 4969 monete. L'identificazione delle monete è stata fatta in maniera sommaria e sintetica trattandosi di un ripostiglio composto pressoché interamente di esemplari imitativi . Per lo studio preliminare sono stati individuati 2300 pezzi che hanno restituito una componente del 99.6% di esemplari coniati da officine locali composti in prevalenza da imitazioni di prototipi dei Tetrici e con un diametro compreso tra i 12 e i 16 mm. La tabella qui riportata restituisce i dati di questa analisi sommaria: L'individuazione precisa della data di interramento potrà essere individuata solo con un'analisi puntuale dell'intero lotto (analisi che al momento non risulta ancora divulgata). Tuttavia la presenza di esemplari riconducibili al tipo DIVO CLAVDIO unitamente al fatto che la produzione massiva - e la relativa circolazione - delle imitazioni di modulo ridotto (i cosiddetti minimi) è da collocarsi tra la fine del regno di Aureliano e i primi anni del regno di Probo, è probabile che il tesoro sia stato accumulato di sicuro dopo la fine dell'Impero Gallico (273) e interrato nel periodo 276-285. Questa datazione in via presuntiva è deducibile da alcuni studi di Doyen sulla monetazione imitativa e in particolar modo dalla sua classificazione in 4 classi apparsa la prima volta sullo studio "Une trouvaille occidentale d'imitations radiees" pubblicato nel 1980 su "Cercle d'Etudes Numismatiques": e ripresa successivamente nel suo studio "Les imitations radiees" in "Economie, monnaie et societè a Reims sous l'Empire romain" pubblicato nel 2007. In quest'ultima occasione, le classi sono state riproposte senza indicazioni cronologiche in quanto "[cit] un quart de siecle plus tard, il est tujours imposible de meure en evidence un quelconque critere general determinant la succession ou l'imbrication de ces classes": Tuttavia, considerando in linea di principio ancora valido e utilizzabile il criterio assunto da Doyen, proprio per il fatto di essere basato sull'analisi di dati verificabili (ripostigli), si può sostenere con ragionevolezza che il ripostiglio di Meximieux è composto pressoché da monete appartenenti alla classe 2. Circa la loro datazione i termini di produzione e circolazione secondo me andrebbero leggermente rivisti in favore di un leggero "anticipo" e pertanto se quasi sicuramente le imitazioni di modulo maggiore (classe 1) sono da ritenersi coeve con la fase finale dell'impero gallico (di sicuro almeno con i Tetrici ancora in carica) , le imitazioni appartenenti alla classe 2 sono da ritenersi probabilmente collocabili nell'immediato approssimarsi della fine dell'impero gallico se non appena dopo la sua fine e quindi 273/74. La loro circolazione è da estendersi tranquillamente al regno di Probo e forse anche oltre e quindi ecco il perché della mia ipotesi 276-285 quale finestra temporale per l'interramento. * * * Parallelamente ai lavori di studio e reperimento del materiale sul ripostiglio, ho proseguito anche i lavori di pulizia dei pezzi concentrandomi su alcuni esemplari. Il pezzo che vi riporto qua sopra era completamente illeggibile. Credendo fosse del tutto corroso, l'ho utilizzato come "campione" per sperimentare le azioni di pulizia. Il risultato mi ha sorpreso: in realtà a essere corrosa era solo l'incrostazione superficiale che ricopriva la moneta e che, inizialmente, era molto dura e tenace da rimuovere. Dopo 15 giorni in acqua distillata con varie spazzolature e due giorni di bagno in olio d'oliva con successiva spazzolatura con uno strumento dotato di una punta leggermente abrasiva, il grosso dell'incrostazione è venuto via rivelando un esemplare imitativo di Tetrico I del tipo PAX AVG che ancora mantiene un'incrostazione tenace di cristalli di malachite che comunque non impediscono la leggibilità del pezzo. Ora vedo fino a che punto proseguire con l'intervento, ma già portare tutti i pezzi a questo livello mi darebbe molta soddisfazione perché mi consentirebbe una corretta identificazione di tutti gli esemplari in mio possesso. * * * Concludo con qualche piccola considerazione di natura emotiva... ogni volta che mi avvicino a questi dischetti incrostati e illeggibili messi a bagno in recipienti di fortuna mi sento un novello Indiana Jones e a ogni colpo di spazzola mi emoziono perché ho come la sensazione di tirar fuori un cuore vivo e pulsante da questi oggetti inanimati e cerco di immedesimarmi negli utilizzatori del tempo... contadini, gente comune, piccoli mercanti... che animavano i commerci nelle campagne e nei borghi rurali ai margini dell'impero...1 punto
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@eracle62..ti ricordi la chiacchierata che ci siamo fatti sugli "spiccioli" di Ferdinando IV per il popolo napoletano ? ..... Oggi, tornato da lavoro, mi sono ricordato....e ne ho tirato fuori qualcuno......1 punto
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Buonasera a tutti, non ho ancora ricevuto il Magliocca, non l'ho potuto leggere e non mi posso esprimere. Ma avendo anche io nel mio piccolo, collaborato con Pietro, mettendo a disposizione le monete Napoletane della mia Collezione e quel poco di esperienza maturata in 24 anni di studio e ricerca sulle varianti delle stesse, considero quest'opera come il frutto della passione e dell'impegno di Pietro e dei tanti collezionisti che lo hanno aiutato a formarla. Grazie Pietro a nome di tutti noi.1 punto
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tra un paio di giorni sarà tra i miei leoncini alati: svirgolata sulla medaglistica.1 punto
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