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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/16/18 in tutte le aree

  1. E' proprio vero che i "Social" tirano fuori il peggio da ciascuno! Se il "Forum" ha un senso non è certo quello di parlare senza leggere quanto gli altri hanno da dire! E' piuttosto un confronto di idee che dovrebbe servire a far maturare l'esperienza individuale anche alla luce delle opinioni altrui. E quando mi accorgo che c'è chi non legge con adeguata pazienza quanto viene scritto (per cui ripropone in eterno le solite "domande" e le solite "risposte") mi viene voglia di andarmene , come altri hanno già fatto e molti ben sanno... Dunque un po' di umiltà e di disponibilità sono ingredienti qui (come altrove) essenziali, perché nessuno ha la verità in tasca. Ed il progresso è frutto dell'esperienza comune.
    3 punti
  2. Beh visto che è passato inosservato lo posto qui visto anche il tema della discussione..
    3 punti
  3. Salve a tutti! Qualche giorno fa, riordinando il mio labirintico "archivio fotografico", sono capitata su queste foto scattate durante una visita a Susa; così ne ho preso spunto per effettuare questa ricerca che vorrei condividere con voi, sperando possa essere di vostro interesse (Credo che dividerò il post in più parti per non appesantire troppo il discorso...) Parte I. Il re dei Cozii e l'Arco di Augusto L'Arco di Augusto a Susa sorge lungo un'importante via di comunicazione, la Via Cozia, un'antica strada romana che congiungeva Augusta Taurinorum (Torino) con Vapincum (Gap, in Francia), attraversando la Val di Susa e il Monginevro. Fu fatto costruire dal re Cozio tra il 9 e l' 8 a.C., per celebrare il patto di alleanza stipulato tra quest'ultimo e Ottaviano Augusto nel 13 a.C. L'imperatore stesso, di ritorno dalle Gallie, si fermò nell'allora Segusium per inaugurare il monumento. Prima di procedere alla descrizione dell'Arco di Augusto, qualche nota su Cozio. Il regno celto-ligure dei Cozii si trovava nelle Alpi occidentali e, grazie ad una politica di alleanza con Roma, riuscì a conservare la propria indipendenza fino all'età augustea, quando la popolazione era ormai romanizzata. Già prima di Augusto, Cesare si era accordato con il re ligure Donno, garantendo il transito delle proprie truppe attraverso una via di comunicazione sicura per accedere alle Gallie. Quando molte tribù galliche si ribellarono ai Romani, il figlio di Donno, Cozio, mantenne un atteggiamento prudente e successivamente, con Augusto, l'alleanza venne rinsaldata e celebrata con la costruzione dell'arco di Susa. Per meglio integrare il regno nel proprio sistema politico, i Romani concedettero il titolo di praefectus e la cittadinanza romana a Cozio, che latinizzò il suo nome in Marcus Iulius Cottius. L'accordo prevedeva una diminuzione dell'estensione del dominio di Cozio, compensata però dall'autonomia di cui poteva ancora godere, su un territorio che si andava arricchendo grazie ai commerci tra Gallia e Italia. La capitale Segusium cominciò ad accrescersi e a dotarsi di monumenti pubblici. Cozio fu visto come esempio di re giusto e previdente e, dopo la sua morte, s'iniziò ad identificare con il nome di Alpes Cottiae (precedentemente Alpes Taurinae) le montagne su cui aveva governato; nel IV secolo il suo mausoleo era ancora visitato. A Cozio succedettero il figlio Donno II e il nipote Cozio II. Quest'ultimo ingrandì il territorio amministrato dal nonno grazie a doni territoriali concessi dall'imperatore Claudio. Alla morte di Cozio II, non essendoci eredi, le Alpi Cozie divennero una provincia romana. [Continua...]
    2 punti
  4. Purtroppo non è il mio ultimo arrivato in collezione... non ancora almeno Attualmente in asta da cgb.fr, precedentemente noto in un solo altro esemplare custodito alla Biblioteca Nazionale di Francia con cui condivide gli stessi coni: Denaro; biglione; 21 mm; 3,50 gr D\ C PIV ESV TETRICVS CAES R\ PRINCIPI IVVENT Mairat 873/1, Elmer 882, RIC - https://www.cgb.fr/tetricus-ii-denier-ttb-,brm_485523,a.html In conservazione nettamente superiore rispetto al suo omologo... uno spettacolo oltre che pezzo di una rarità assoluta!
    2 punti
  5. La famiglia Vercellone era molto famosa per i suoi lanifici, quindi la ruota dentata può essere una parte di un macchinario che entra nel logo aziendale nell'anno dell'inizio del passaggio di proprietà.
    2 punti
  6. Ed ecco aggiunto il mio terzo Mario alla collezione delle galliche. Pezzo non in condizioni ottimali, ma comunque ancora ben argentato oltre che leggibile: D\ IMP C M AVR MARIVS AVG - Bust B1 R\ VICTORIA AVG – Victory 3b Mairat 550 - I emissione, Fase I, zecca di Colonia 3,18 gr - 22 mm Moneta non comune sebbene non tra le più rare di Mario... un bello e interessante pezzo in ogni caso!
    2 punti
  7. Bon dai dato che ci sono posto pure il mio, scusate la polvere sulla moneta, ma le foto allora le feci così...
    2 punti
  8. L'Arco di Augusto L'opera fu probabilmente realizzata sia da artisti romani e di provenienza centro-italica, sia da maestranze locali; anche i principali materiali utilizzati furono reperiti nelle vicinanze. L'arco presenta un unico fornice alto 8,85 m e largo 5,85 m, con volta a botte decorata a cassettoni; l'intera costruzione misura 13,07 m di altezza, 11,93 m di larghezza e 7,30 m di profondità. Quattro colonne, una ad ogni angolo dell'arco, sorreggono la trabeazione, che ospita un notevole fregio. Al di sopra della trabeazione, l'attico contiene l'iscrizione dedicatoria sulle due facciate principali (lati sud e nord della struttura). Il fregio costituisce un elemento dalla valenza storico-artistica molto interessante. Da un punto di vista storico esso è un'importante opera di propaganda, in quanto narra i principali atti politico-religiosi che portarono al patto di alleanza tra Cozio ed Augusto. Da un punto di vista artistico, rappresenta una prima rottura stilistica con i canoni dell'epoca, dato che in quel periodo i fregi non avevano un carattere narrativo ma puramente decorativo. Il fregio è costituito da quattro bassorilievi, uno per ogni lato della trabeazione. Sul lato nord è raffigurato il sacrificio di un suino, un ariete e un toro: gli animali sono raffigurati molto più grandi del normale, ad indicare che l'evento importante è il sacrificio stesso, mentre gli altri elementi sono di contorno alla scena. Il personaggio principale è forse da identificare in Cozio, accanto al quale si trovano gli addetti al sacrificio. Sul lato meridionale si vede un personaggio, solitamente identificato con Cozio, compiere altri sacrifici ai Dioscuri, mentre nella parte occidentale sono raffigurati i rappresentanti delle 14 popolazioni che a lui rispondevano, citate anche nell'iscrizione. Sul lato orientale, purtroppo, la scena non è più decifrabile. L'iscrizione, con la quale l'arco veniva formalmente intitolato ad Augusto, si sviluppa su quattro righe poste all'interno dell'attico, sulle facciate a nord e a sud. In origine era scritta in lettere di bronzo dorato, ma nel corso dei secoli l'arco è stato spogliato di tutte le componenti metalliche. « IMP · CAESARI · AVGVSTO · DIVI · F · PONTIFICI · MAXVMO · TRIBVNIC · POTESTATE · XV · IMP · XIII M · IVLIVS · REGIS · DONNI · F · COTTIVS · PRAEFECTVS · CEIVITATIVM · QVAE · SVBSCRIPTAE · SVNT · SEGOVIORVM · SEGVSINORVM BELACORVM · CATVRIGVM · MEDVLLORVM · TEBAVIORVM · ADANATIVM · SAVINCATIVM · ECDINIORVM · VEAMINIORVM VENISAMORVM · IEMERIORUM · VESVBIANIORVM · QVADIATIVM · ET · CEIVITATES · QVAE · SVB · EO · PRAEFECTO · FVERVNT» Una traduzione dell'epigrafe è la seguente: “[In onore dell']Imperatore Cesare Augusto, figlio del divino [Cesare], Pontefice Massimo, investito della Potestà Tribunizia da 15 [anni] e Imperatore da 13, [da parte di] Marco Giulio Cozio, figlio del re Donno, Praefectus delle popolazioni che sono qui elencate: Segovii, Segusini, Belaci, Caturigi, Medulli, Tebavi, Adanati, Savincati, Ecdini, Veamini, Venisami, Imerii, Vesubiani, Quadiati[9] e [da parte] delle popolazioni che furono sotto la sua prefettura”. [tratto da Wikipedia] Sebbene ancora oggi l'interpretazione di alcune parti dell'iscrizione sia oggetto di dibattito, essa rappresenta un'importante fonte scritta giunta fino a noi dopo più di 2000 anni. L'opera, quindi, non mirava tanto a celebrare il trionfo di Roma sulle popolazioni locali, ma voleva al contrario celebrare un'alleanza intesa come integrazione tra due culture molto diverse. Targa apposta in occasione del bimillenario dell'Arco di Augusto nel luglio del 1992 Mi scuso per le foto, sono state fatte con lo smartphone e non sono una brava fotografa [Continua con altre foto e brevi descrizioni dell'anfiteatro, acquedotto e castrum romano]
    2 punti
  9. Concordo il pieno con l'analisi del sempre ottimo @miroita... Praticamente impossibile classificare e catalogare con precisione questa tipologia di testoni, verosimilmente proprio in virtù del fatto che essendo stati coniati per molti anni, nel tempo sono state approntate moltissime variazioni ai coni che a loro volta sono stati accoppiati nei modi più svariati... Allego anche il mio esemplare, così da ampliare la galleria. Ciao, Michele
    2 punti
  10. @Gallienus purtroppo di questa tipologia di testoni è molto difficile trovarne in buono stato di conservazione, probabilmente per il fatto che hanno circolato per molti anni. Io ne ho diversi, ma nessuno supera il BB. Te ne propongo uno che è tra i più belli apparsi negli ultimi anni. Si tratta di una moneta passata in asta NAC 81del 2014, esemplare SPL , partito da una base di 800€ e finito a 1.920€ (diritti compresi).
    2 punti
  11. La prima del 1320 [1903] (calendario islamico-lunare) sembrerebbe piuttosto questa di seguito (link) e non ha alcun segno (è presente una scritta per esteso per la zecca di Tehran) تهران https://en.numista.com/catalogue/pieces62128.html La seconda, essendo del 1308 [1929] (calendario islamico-solare persiano) è stata prodotta a Tehran e non prevede il segno di zecca: https://en.numista.com/catalogue/pieces29133.html Sui calendari utilizzati in Iran (islamico lunare/solare-persiano ed imperiale)
    2 punti
  12. Nel periodo che intercorse tra la morte del Conte Cesare Coppola e la nomina di Antonio Planelli, in zecca a Napoli la Regia Corte si affrettò a coniare per suo beneficio le monete con le nuove sigle. Molti dei Grani Cavalli 1790 presentano sotto la lettera R di Regia, ancora la C, questo per farci capire la fretta nel battere moneta con le nuove sigle. Successivamente si appronto' il conio del Grano 1790 R C con le sigle corrette e più grandi. Nelle monete che invece non le riportano le sigle, per poter dimostrare la coniazione a beneficio della Regia Corte, bisognava farle distinguere dalle precedenti ad opera del Coppola, Penso che si decise di modificarne solo il rovescio, reimpostando la torre con i lati dritti anziché curvi, operazione più facile da eseguire. Successivamente con la nomina del Planelli i 9 Cavalli riportarono il nuovo Busto di Ferdinando IV. Questa é la mia ricostruzione logica, questo 9 Cavalli lo ritengo rarissimo. @Rex Neap, Pietro cosa ne pensi.
    2 punti
  13. È vero Gallienus : il dritto è meno bello del rovescio che mi ha un po' ingannato. Comunque è un bel testone piacevole. Vero quanto detto da Miroita, di questa tipologia ci sono un sacco di varianti. Allego il mio per confronto, saluti.
    2 punti
  14. Credo che ci troviamo di fronte all'ennesima variante non censita sia dal CNI che dal Muntoni. Ormai con i testoni di Ancona di Gregorio XIII ci siamo abituati. Quando feci il Catalogo, cercai di raggruppare i testoni in base allo stemma del R/, ma purtroppo ogni tanto ne viene fuori uno nuovo. Per certe caratteristiche, potremmo classificarlo come CNI 140, per altre come Muntoni 244. Resta il fatto che per lo stemma del R/ non lo troviamo se non nel giulio (non vorrei sbagliare) classificato al Muntoni 308.- La classificazione più idonea che ho trovato, ma purtroppo manca la foto, sarebbe quella del Serafini 579, dove riferisce nella descrizione "qualche varietà nello stemma". Le legende corrispondono sia al D/ che al R/, come pure il punto sopra lo stemma e la descrizione del piviale al D/.- Se vai a vedere la foto del CNI 140 nella scheda https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GXIIIA/19 , il D/ è esattamente uguale al tuo (anche nell'usura). E' lo stemma e l'impugnatura del R/ che è diversa. Comunque, complimenti per la moneta. P.S.: quando ho visto l'immagine del D/, tra me e me mi son detto: Ma questa moneta è mia!
    2 punti
  15. forse è simile a questa: Classical Numismatic Group, Inc. Auction 106, lot 517, 13/09/2017, Hammer 1.700 USD Greek PERSIA, Alexandrine Empire. Mazakes. Satrap of Mesopotamia, circa 331-323/2 BC. AR Tetradrachm (21mm, 16.93 g, 9h). Imitating Athens. Helmeted head of Athena right / Owl standing right, head facing; olive spray and crescent to left. Le Rider, Alexander, pp. 214-9; Van Alfen, Owls, Group IIIa, 77 (same dies); Nicolet-Pierre, Monnaies, pl. 26, c var. (same obv. die, "Mazakes symbol" on rev.). VF, traces of undertype. Very rare. Although this coin is struck with the standard Athenian ethnic, it is obverse die-linked to the Athens imitations in the name of Mazakes. Mazakes is best known as the Persian satrap who took over Egypt after Sabakes fell in battle against Alexander the Great's army at the Granicus, and later handed over the province peacefully to the Macedonian king. Imitative owls in the name of Mazakes have been known for some time, and all were originally attributed to his satrapy in Egypt. However, it was clear that stylistic elements separated the coinage into two general groups. More recent hoards, especially the 1973 Iraq hoard, have shown that one of the groups of imitative owls was certainly not struck in Egypt, but somewhere in the territory of modern day Iraq. In his analysis of the 1973 hoard, M. Price ("Circulation at Babylon in 323 B.C." in W.E. Metcalf, ed., Mnemata: Papers in Memory of Nancy M. Waggoner [New York, 1991], pp. 63–72) changed the findspot from Iraq to the more specific cite of Babylon, based on anecdotal evidence (p. 63), and gave the series of Mazakes' owls to the city. However, such an assignment has forced numismatists to conduct mental gymnastics in order to rationalize the presence of Mazakes' coins at Babylon (cf. Van Alfen, Owls, pp. 27–33, and Le Rider, Alexander, pp. 215–7, for a summary of the previous research). It is clear that the attribution of the owls to Babylon is almost certainly incorrect, and other find evidence suggests an attribution to somewhere further north, perhaps in the satrapy of Mesopotamia (cf. Le Rider, op. cit., p. 217–9). In any event, this coinage clarifies the historical record regarding the disposition of Mazakes following his hand-over of Egypt, upon which subject the literary evidence is silent. As noted by Le Rider (op. cit., p. 215), one can compare Mazakes to other Persians who peacefully welcomed Alexander to their domains: Mazaios, who handed over Cilicia, was later made satrap in Babylon; and Mithrenes, who surrendered Sardes, was made satrap in Armenia. Also, the Persian noble Amminapes, who met Alexander in Egypt with Mazakes, was later made satrap of Parthia and Hyrkania. Thus, one would expect Mazakes to receive similarly favorable treatment, appointment to some position of authority. Interestingly, Mesopotamia is the only satrapy that is not addressed in the literary evidence when Alexander is organizing his eastern territories. As these tetradrachms of Mazakes are found in that region, and date to the period after Alexander's conquest, it is reasonable to suggest that Mazakes may have been appointed as satrap of Mesopotamia. It was also in the adjacent satrapy of Babylonia that Mazaios was allowed to strike a coinage in his name and types (influenced by his prior issues at Tarsos) for local use, and similar issues of local type and weight are known to have been issued at mints throughout the basin of the Tigris and Euphrates, from the time of Alexander to Seleukos I. Thus, these Athenian type tetradrachms likely constitute a local coinage of Mazakes, struck in the satrapy of Mesopotamia while he reigned there.
    2 punti
  16. Concedo il bis. Nella prossima asta KUNKER di ottobre vi è un'altra siciliana falsa: un tetradramma di Selinunte: https://www.sixbid.com/browse.html?auction=5146&category=161022&lot=4302965 In questo caso, i rilievi approssimativi e non frutto della consunzione (reale) della moneta, i dettagli mancanti, l'etnico evanescente e pure la patina farlocca rendono la moneta sin da una prima occhiata più che sospetta. Ovviamente sono sempre ben accette altre ed eventualmente diverse opinioni. Saluti Odisseo
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  17. Buongiorno a tutti son riuscito a far due belle foto di questo 2 baiocchi AVGVSTA PERVSIA 1795 questa tipologia non si vede troppo spesso in conservazione sopra la media....per me questo è un buon compromesso. cosa ne pensate? si avvicina allo spl? grazie a tutti marco
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  18. Un piccolo ot. Guardi...da un lato è un bene che ci sia questa "corsa" al fdc perfetto ecc. Almeno, chi come me non ha milioni da investire nella propria passione, può comunque trovare belle monete a buon prezzo. ?
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  19. L'anno e' uno degli snodi...nel 1874 il Castello di Romagnano di Virle passa da questo casato alla famiglia Vercellone di Sordevolo . Quindi anno di cambiamento, vediamo se c'è dell'altro ...
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  20. Mmm... Collezione Calcagni. Posso saperne qualcosa di più caro Michele ? Certo l'esemplare Nac imbarazzante... Però anche il realizzo finale.
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  21. Ciao @clairdelune , a proposito dell' Arco di Augusto a Susa , se non sbaglio da qui proseguiva la Via delle Gallie proveniente da Milano e passando per Ivrea , che arrivando poi ad Aosta , si divideva in due tronchi , uno passando per il Colle del Piccolo San Bernardo e l' l' altro per il Colle del Gran San Bernardo . Strabone cosi' descrive la Via : "per il viaggiatore che valica la catena delle montagne venendo dall'Italia , la strada segue dapprima questa valle (Val d'Aosta). In seguito, essa si divide in due tronch i, uno dei quali passa per quello che è detto il Pennino (Gran San Bernardo) , impraticabile ai carri verso la cresta delle Alpi , l'altro che passa più a ovest , per il territorio dei Ceutroni..(Piccolo San Bernardo) . l'uno è praticabile ai carri sulla maggior parte del percorso , l'altro, per il Pennino , stretto e ripido , ma corto" La Via delle Gallie a Donnes
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  22. Dico la mia. Il motivo iconografico dello scudo coronato affiancato da due felini è tratto dal grande stemma marmoreo dei Marchesi di Romagnano, come segnalato al post # 3. Io penso che ad esso si sia ispirato l’incisore del conio di questo tondello, riducendo le dimensioni dello scudo (qui con croce araldica, una stella nel settore in alto a sinistra e un altro simbolo non identificato nel settore in basso a sinistra) e unendolo con due bracci a un settore di una ruota dentata, sulla quale poggiano una zampa i due levrieri (credo siano tali, non felini) ai lati dello scudo. Nel campo trapezoidale tra lo scudo e la ruota, la data 1874. Il motivo di chi ha progettato questa iconografia è tutto da scoprire.
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  23. Poco oltre l'arco sorgono i resti dell'acquedotto romano, che conduceva l'acqua alla città e alimentava forse anche le terme, la cui collocazione è però tutt'ora incerta. Nella stessa area sorgono anche i resti delle mura, edificate nel III secolo d.C., e tracce delle torri di guardia che circondavano la rocca su cui era edificato il castrum. L'acquedotto era denominato "delle Terme Graziane", per un collegamento improprio ad un'epigrafe menzionante gli imperatori Valente, Graziano e Valentiniano. L'altura del castello rappresenta l'antica acropoli cittadina. Fortificata in seguito alla costruzione dell'antica cinta muraria (fine III-IV secolo), divenne nel Medioevo sede del castello che prende il nome da Adelaide, sposa di Ottone di Savoia (1048-1060 circa). All'interno del cortile del castello gli scavi effettuati a cavallo della seconda guerra mondiale hanno portato parzialmente alla luce i resti del castrum, derivante dalla trasformazione in fortezza del complesso pubblico posto nei pressi dello sbocco in città della via delle Gallie, per la quale venne aperta una porta con arco in laterizi nella cortina muraria. Inoltre, sempre nel cortile del castello, le indagini archeologiche hanno rivelato una parte dei complessi di servizio di prima età imperiale. Grazie per aver letto fin qui! Aspetto sempre con piacere, se vorrete, vostre considerazioni o correzioni Un saluto
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  24. Salve @Legio II Italica e grazie per l'apprezzamento al post, per me è una gran bella soddisfazione! Concludo la parte precedente sull'Arco aggiungendo questo bel dipinto di Carlo Bossoli (1815-1884) Parte II. Anfiteatro, acquedotto e castrum romano (Per questa parte mi è stato di grande aiuto quanto riportato dai pannelli descrittivi) L'anfiteatro di Susa sorge a sud della città, a lato della strada delle Gallie che attraverso l'arco di Augusto, passando sotto i fornici dell'acquedotto, prosegue il suo percorso verso il Monginevro. L'edificio, per secoli coperto da metri di depositi, è stato riportato alla luce e restaurato negli anni tra il 1956 e il 1968. Sfrutta una conca naturale riparata dagli agenti atmosferici, con un lato dell'ellisse poggiato sulla collina e l'altro costruito artificialmente. [Devo dividere anche questo perchè non riesco a caricare tutte le foto in un unico post]
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  25. Forse giacutuli sarebbe da.....monitorare.... ( troll) ha fatto due interventi alquanto discutibili...... TIBERIVS
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  26. Gia' che siamo in ambito di battaglie navali della prima guerra punica , non va dimenticata anche la prima in assoluto vittoria navale romana di Milazzo ad opera di Caio Duilio che ammutoliti' la spavalderia cartaginese sicura di fare un sol boccone della flotta navale romana , ma che anche grazie all' invenzione del Corvo , arma segreta dei Romani , fu invece tragica per la flotta di Annibale di Giscone . Una descrizione di come era fatto il Corvo : secondo lo storico greco Polibio che scriveva circa un secolo più tardi , il Corvo era costituito da un "palo cilindrico posto a prua della nave avente una lunghezza di quattro orgyie e un diametro di tre palmi" . Qui veniva inchiodata "una scala a tavole trasversali larga quattro piedi e lunga sei orgyie" . La scala aveva ai lati un parapetto alto fino al ginocchio . Sulla punta era installato "una sorta di pestello di ferro appuntito con un anello in cima sicché l'insieme sembrava del tutto simile ai macchinari per la preparazione del pane" . Una corda attaccata all'anello permetteva di sollevare il corvo che , se lasciato cadere , si piantava sul tavolato della nave avversaria rendendo impossibile la separazione delle navi . In pratica il corvo era una passerella che fissata alla nave avversaria , permetteva a soldati abituati a combattere sulla terraferma di passare da una nave all'altra senza evoluzioni sulle funi e quindi di combattere come erano addestrati a fare sulla terra ferma . Reazione dei Cartaginesi alla vista dei Corvi , sempre da Polibio : " …....restarono incerti , stupiti dal modo in cui gli attrezzi erano congegnati ; tuttavia , avendo una pessima opinione dei nemici (i Romani) , quelli che navigavano davanti a tutti si gettarono audacemente all'attacco" A ricordo della prima vittoria navale ad opera di Caio Duilio nella prima guerra punica , venne eretta nel Foro una Colonna detta rostrata . In seconda foto una lapide a ricordo della stessa vittoria conservata nei Musei Capitolini a Roma
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  27. Aggiungiamo anche il MAGLIOCCA 324/A
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  28. vabbè dai,son dettagli...?
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  29. questo invece è con busto grande e torre con lati dritti e data grande MAGLIOCCA 325
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  30. Notare le differenze tra il mio 4 cavalli e quello di @Rocco68 ?
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  31. Appena torno dalle vacanze posterò le mie devozionali di Caravaggio, intanto invio unica foto che ho con me della BV delle Grazie di Crema.
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  32. Zecca di Leningrado. L'hai pesata per avergli attribuito il valore da 5.000 dinars anzichè le identiche 500 -1.000 e 2.000 dinars ?
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  33. Grazie @Malikalkamil, dovrebbe esser questa 5000 DINARS 1306 1927 REZA SHAH
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  34. Ciao Eros, non é passato inosservato! ..... Semplicemente siamo rimasti tutti senza parole? MAGLIOCCA 726. Raro Per farti capire come questo tre Tornesi sia "ben conservato", L'esemplare della famosa CIVITAS NEAPOLIS, Lotto 1002 (senza foto) era solo BB. Complimenti.
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  35. L‘ultimo corpus in italiano sulle monete romane chi ricordo fu quello di Banti e Simonetti che pubblicarono 18 volumi che si e‘ fermata a Nerone. Non nego l‘utilitA‘ dei volumi usciti pieni di dati, riferimenti, foto ed altre informazioni utlissime ( anche se oggi in parte superate) ma un‘opera di cosi ampio respiro e soprattutto della profondità richiesta da un Corpus e‘ oggi quasi impossibile da realizzare a meno che non si sia organizzato un progetto che richiede molte collaborazioni e accesso al materiale di moltissimi musei e collezioni private. Con il RIC tutto questo e‘ in gran parte gia‘ presente. Un altro Corpus - solo per averlo in italiano - sembrerebbe uno sforzo un po‘ inutile e quasi certamente impossibile da realizzare nell‘accezione autentica di ‚corpus‘ , se invece si mira a fare una sorta di agile atlante in italiano delle monete imperiali romane il discorso è diverso- e tempi/modalità di realizzo piu’ semplici e rapide ma allora non chiamiamolo corpus. ..
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  36. La prima, così a occhio, mi sembra iraniana, forse del periodo di Reza Pahlavi, ma non ho il catalogo sottomano e non posso esserne certo, né essere più preciso.
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  37. Non forse, è questa... Sei il solito pro.. Federico...
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  38. Anzitutto un grazie agli stimati amico @ZuoloNomisma e @sixtus78 per l'interessamento. La moneta al D/ non presenta una conservazione esaltante purtroppo, comunque è ben leggibile e con una piacevole patina leggera. Nel frattempo l'ho liberata dalla plastica; un amico mi ha detto che la classificherebbe come una variante di Muntoni 298. Ecco foto più chiare:
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  39. Vorrei tanto l'emoticon dell'omino che si gratta.....sgrat sgrat ?
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  40. Io sarò un bieco tradizionalista, ma non accetterò MAI e poi MAI nella mia collezione un pezzo che non possa prendere in mano. Questo vale sia per gli slab quanto per le perizie nostrane, che distruggo puntualmente. Quello che non capisco è come sia possibile, nel XXI secolo, dovere ricorrere a mezzi di blindatura che mi ricordano le cinture di castità dei secoli andati. Possibile che i collezionisti che sentono il bisogno di una garanzia terza - e mi riferisco a coloro che amano le monete e non ci vogliono solo speculare sopra - non PRETENDANO le perizie fotografiche, in alta risoluzione e consultabili online, ma che non costipano le monete in squallidi (quando non dannosi) contenitori in plastica?
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  41. Roma Numismatics Limited Auction 4, lot 124, 30/09/2912, Hammer 550 GBP Thessaly, Pharkadon AR Obol. Thessaly, Pharkadon AR Obol. Circa 425-375 BC. Horse pacing right within border of dots / Herakles, naked but for lion skin wrapped over his left arm, standing facing, head right, holding bow in his left hand and club in his right, Φ-A above, [K-P below retrograde]; all within a shallow incuse square with rounded edges. Cf. Triton XV, 608 (same dies). 0.63g, 12mm, 5h. Good Very Fine. Extremely Rare. The Triton XV example sold for US$1200, despite the head of Herakles being off-flan.
    1 punto
  42. Come appassionato delle monete di sede vacante,questa mattina di ferragosto,mi sono masso a ricosoderare le grandi rarita,ho visto che sul nostro catalogo delle monete italiane,il giulio per ancona muntoni 3 sv 1549-50 ,è considerato r4,credo che poche monete,oggi dopo gli esaurienti chiarimenti del muntoni,siano degne di un R 5 come questa. Saluti e buon ferragosto a tutti Aldo.
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  43. Buongiorno, Mostro il mio 1858. Buon ferragosto a tutti, Filippo.
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  44. Non posso esimermi visto che è un nominale che mi ricorda troppe cose e al quale sono molto affezionato. Il tre è il simbolo del ternario, la combinazione di tre elementi. Il ternario è uno dei simboli maggiori dell’esoterismo. Primo numero dispari, poiché l’uno non è considerato un numero, il tre è profondamente attivo e possiede una grande forza energetica. È il simbolo della conciliazione per il suo valore unificante. Infatti tanto il due separa quanto il tre riunisce. La sua espressione geometrica è il triangolo, simbolo esemplare del ritorno del multiplo all’unità: due punti separati nello spazio, si assemblano e si riuniscono in un terzo punto situato più in alto. Adesso un mio piccolo contributo a questo magnifico nominale..
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  45. Per confronto posto il rovescio del Tari' 1859 Troverete molti particolari in comune,
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  46. Riesumo questo "antico" ma sempre interessante post per aggiornarlo riguardo le sorti della collezione Scacchi già inquisite da precedenti utenti, a quanto pare la suddetta collezione è confluita per lascito testamentario nella proprietà della Società Napoletana di Storia Patria, unica quindi tra le raccolte di quella famosa generazione di studiosi a non essere dispersa in asta ma ancora integra… attualmente è in corso un progetto di catalogazione digitale descritto sinteticamente nel notiziario del portale numismatico dello Stato, il testo è qui disponibile a partire dalla pagina 106: https://www.numismaticadellostato.it/pns-pdf/notiziario/Notiziario_4_2014.pdf#page=106
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  47. Non vorrei essere autoreferenziale, ma quando nel 2015 dicevo che un'opera simile in italiano era strategicamente sbagliata in quanto avrebbe avuto un pubblico troppo ristretto e si sarebbe autolimitata, quando invece un aggiornamento serio del RIC - ma in inglese! - avrebbe avuto vasta eco nel panorama internazionale... Siamo seri, davvero qualcuno trova difficoltà nel gestire il limitatissimo vocabolario inglese necessario per comprendere un CATALOGO come il RIC?
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  48. Tipica foto di alcuni noti venditori di ebay... Se le prendi spera non ti arrivi in casa qualcuno a sequestrarti tutto... Perché è così, giusto o sbagliato, al di là dei pareri personali, è roba che in Italia possederai in modo illecito Comunque @Reboldi credo si possa chiacchierare su forum avendo un approccio più soft... Perché così rischi di stimolare inutili baruffe del tipo negoziante si negoziante no.... Io sono il più furbo del cucuzzaro etc... Roba che non serve a nessuno e fa solo arrabbiare tutti Buona estate
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