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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/29/18 in tutte le aree
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Rispondo per la mia parte, precisando all'amico Luciano che il presidente citato da Arka non ero io, ma l'attuale presidente Lamperi. Detto ciò, anche io non conosco collezionisti bergamaschi che collezionino in prevalenza monete veneziane, ma certamente ce ne sono molti culturalmente interessati a queste monete o che la raccolgono nell'ambito di argomenti più generali. Le più importanti collezioni bergamasche sono rivolte alla monetazione locale, a quella di "Antegnate", a quella classica romana, alla medioevale e rinascimentale, al regno d'Italia, alle medaglie bergamasche e papali. Nell'opera di Pietro Lorenzelli "Corpus nummorum bergomensium" c'è un articolo del nostro compianto socio Marco Olivari dedicato alla monetazione veneziana specificamente destinata a Bergamo; se qualcuno troverà e mi proporrà alcune di queste monete o il quattrino di Pasquale Cicogna (con BERGO" nell'esergo), purché non coniate oggi, vi assicuro che diventerò collezionista di monete veneziane !!!3 punti
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Ieri mattina giro abbastanza veloce al convegno di Torino... Più che monete ho passato il poco tempo che sono rimasto a salutare e parlare con amici e conoscenti che non ho mai l'occasione di incontrare, sinceramente è quello il motivo che mi spinge maggiormente al convegno.. Mi ero ripromesso di tornare a casa a mani vuote, ultimamente qualche monetina sono riuscito ad inserirla in collezione, quindi sono abbastanza contento, ma i miei occhi hanno incrociato una moneta di un Conte sabaudo di cui non avevo ancora nessuna moneta e questo ha rovinato i miei sani propositi... Si trattava di un denaro debole del II tipo di Amedeo IV, allora ho ceduto alla passione e l'ho portato a casa! Moneta con bei rilievi, abbastanza centrata e leggibile, con un peso di 0,81 gr. Sono graditi i commenti e le opinioni...2 punti
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Potrebbe essere un altro simbolo, sicuramente uno zecchiere sconosciuto. Complimenti per la piccolina. Saluti Marfir2 punti
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Buonasera, concordo anche io sul picciolo III serie, per quanto riguarda il simbolo dello zecchiere non mi sembra la fogliolina, che allego qui sotto.2 punti
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Taglio: 5 centesimi Paese: Malta Anno: 2017 Tiratura: ----------- Tiratura divisionale: 25000 Condizioni: Spl Città: Roma2 punti
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Ciao Luciano, come ben sai sono innanzitutto un classicista focalizzato sulla monetazione antonina del secondo secolo. Tuttavia mi sono con il tempo appassionato per ragioni diverse anche ad altri due filoni: la monetazione veneziana e la monetazione partica in bronzo. L'interesse verso le coniazioni della Serenissima è dovuto in primo luogo alla mia passione per la storia e quella bresciana è profondamente legata a quella della Serenissima. In secondo luogo ho avuto ed ho modo di condividere molte discussioni numismatiche con un caro amico esperto di questa monetazione che mi ha i indotto a "deviare" saltuariamente dalla numismatica classica . Infine, particolare non trascurabile, sono innamorato della città di Venezia.2 punti
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Taglio: 2 Euro CC - Grotte di Altamira Nazione: Spagna Anno: 2015 Tiratura: 4.200.000 Conservazione: BB Località: Torino2 punti
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Mi ricorda "Zio Paperone e la pesca dello skirillione", con Paperone che decide di raccogliere tutte le monete esistenti da 10 cent del 19162 punti
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Buongiorno, vorrei condividere con voi questo 50 centesimi 2007, italiano, trovato ieri nel borsellino di mia moglie, evidentemente dato di resto della spesa. Condizioni direi qfdc, suppongo uscito da un rotolino appena aperto... Trovato a Roma, zona Centocelle.2 punti
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a futura memoria metto un riferimento completo … a parte le questioni stilistiche, abbastanza evidenti nella corona del rovescio, nella costruzione del busto, sottolineerei l'incertezza della mano nell'incidere, guardate bene il tratto dell'incisione dei capelli, incerto, diseguale, tremolante ( in particolare la ciocca terminale sul collo)… anche la corona e tutto sommato le lettere… da guardare ad alto ingrandimento ! Non oso pensare cosa potrà dire il venditore, speriamo che non cerchi una difesa nel sostenere che il suo è l'originale da cui sono stati tolti gli altri… il titolare però, sebbene giovane, penso sia persona seria…. Un saluto, Enrico2 punti
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è un esemplare di rarità estrema, un medaglione commemorativo emesso da Costantino. Dopo aver celebrato Costantinopoli e Roma, aveva fatto emettere una serie in onore dei suoi beniamini musicali. Questo pezzo era dedicato a Glenn Hughes dei Villa Populo, in seguito meglio conosciuti col nome di Village People2 punti
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Saltuariamente per il mercato numismatico transita un tipo di antoniniano a nome di Claudio II che, sebbene non di rarità estrema, non è nemmeno tra i più comuni e che, in ogni caso, merita qualche piccola riflessione. Il tipo è stato oggetto di uno studio alquanto dettagliato pubblicato su "Bulletin du Cercle d'études numismatiques" n. 37/II del 2000 a firma di Luc Severs con il titolo "Remarques à propos du revers CONCOR EXERCI (RIC 26) de Claude II le Gothique (Rome, 268 AD)" e si tratta appunto dell'antoniniano (presente in tre varianti? D\ IMP C CLAVDIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra (tipo D2 secondo class. Normanby) R\ CONCOR EXERCI, la Fides stante a sinistra con testa a destra, con in uno stendardo nella mano destra e uno scettro di traverso retto con la sinistra (Fides2a) D\ IMP C CLAVDIVS AVG, busto radiato, drappeggiato e corazzato a destra (tipo D2 secondo class. Normanby) R\ CONCOR EXERCI, la Fides stante a sinistra con testa a sinistra, con in uno stendardo nella mano destra e uno scettro di traverso retto con la sinistra (Fides2c) D\ IMP C CLAVDIVS AVG, busto radiato e corazzato a destra (tipo B1 secondo class. Normanby) R\ CONCOR EXERCI, la Fides stante a sinistra con testa a sinistra, con in uno stendardo nella mano destra e uno scettro di traverso retto con la sinistra (Fides2c) Questo tipo va ricondotto alla prima emissione della zecca Romana e, secondo lo studio dettagliato di Luc Severs e le precisazioni della Estion nella sua rivisitazione online del RIC, va posizionato tra la fine del 268 d.C. e l'inizio del 269 d.C. quando, a Milano, dopo la sconfitta del generale ribelle Aureolo per mano di Claudio II (succeduto nel frattempo a Gallieno) la parte ribelle dell'esercito romano si è nuovamente ricongiunta con l'esercito sovranista: la Concordia dell'esercito rappresentata appunto dalla Fides ovvero la fedeltà nei confronti dell'imperatore unico riconosciuto, Claudio II. Il tipo, coevo con le emissioni analoghe milanesi, venne emesso per un breve periodo di tempo anticipando il più diffuso ADVENTVS AVG che onorava l'ingresso trionfale dell'imperatore Claudio II a Roma. Una particolarità che riguarda questa moneta è un piccolo sottogruppo di monete caratterizzate da un errore nella legenda del rovescio che risulta essere "CORCON EXERCI" (con una inversione della R e della N) frutto di una disattenzione (o più probabilmente di una maestranza illetterata!) dell'incisore del conio: L'esemplare in foto, attualmente nella mia collezione, è l'esemplare catalogato al n. 37 del saggio citato all'inizio oltre che il numero 135/14 della versione online del RIC e proviene dalla collezione di antoniniani di Ph. Gysen passati per la recente asta Jacquier n. 45. In totale, gli esemplari noti con questo errore di legenda sono 15 di cui 14 disponibili in foto e così suddivisi: 1) Gruppo Fides 2a (non disponibile la foto dell'esemplare n. 180 del ripostiglio di Seveux, conta complessivamente 11 esemplari): 2) Gruppo Fides 2c (conta complessivamente 4 esemplari): Concludendo posso dire che si tratta di un pezzo con pedigree e con una storia interessante alle spalle che ha avuto uno spazio di vita piuttosto breve a uso e consumo strettamente propagandistico-commemorativo che si allaccia a un particolare momento storico (sconfitta di Aureolo e ritorno della legione da lui comandata in forza all'Impero) alquanto saliente per le vicissitudini dell'Impero Gallico.1 punto
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Buongiorno a tutti, come classifichereste questo tornese di Filippo II? Grazie a chi dirà la sua...1 punto
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Grazie per il contributo. Da quel che riesco a vedere i tuoi quattro esemplari rappresentano le quattro tipologie di legenda con aquila "normale", ovvero con ali completamente spiegate e zampe divaricate. Oggi posso aggiungere le immagini, già presenti nell'articolo citato sopra, di un esemplare in stato di conservazione decente, che permetterà di comprendere meglio la nuova tipologia da poco individuata: il verso, con aquila ad ali aperte ma raccolte, le zampe appaiate ed appoggiate ad un piano. Nel becco un ramoscello (??!!)... un particolare originale ed inedito. Il dritto, con ritratto vòlto a sinistra e normale legenda CAESAR•(DVX•MVT•) REG(•&•) Un saluto Mario1 punto
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Buona sera Mario, le allego l'immagine dei 4 esemplari in mio possesso, purtroppo in condizioni non proprio eccelse di conservazione.. Non ho un gran occhio quindi lascio a lei giudicare se nota qualcosa di interessante.. Buona serata1 punto
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Ciao, mi permetto di aggiungere un parere da neofita: evento eccezionale sia per il tema che per la caratura dei "tutor". Come detto da chi mi ha preceduto avere le monete in mano è tutta un'altra cosa. Sensazione tattile oltre che visiva, se poi ci mettiamo le indicazioni di cosa e come guardare abbiamo fatto centro. Grazie per l'opportunità!1 punto
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Bella discussione e bella iniziativa, peccato che molti si accorgono della donazione del sangue quando serve a loro o a qualche famigliare..... comunque l'importante è donare.... sono arrivato alla 108°, penso e spero di aggiungerne altre. saluti TIBERIVS1 punto
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Con vivo rammarico a causa di una patologia che mi hanno diagnosticato di recente non potrò MAI più donare. Non si tratta di una patologia grave, ma per sicurezza sono sospeso definitivamente dalle donazioni (lavorando nell'ambito lo so). Abbandono quindi la mia carriera ma continuerò a rompere le ba.... a spronare gli amici e conoscenti a donare il sangue!! L'invito è soprattutto per i giovani (ma non solo): Donate il sangue! Il sangue non si fabbrica! Si dona! Grazie, Guido.1 punto
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Buonasera prima di tutto grazie per le risposte , ho fatto altre foto compreso il particolare della data un po' meglio delle precedenti1 punto
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Darei un'occhiata anche a questi due esemplari: https://www.acsearch.info/search.html?id=552643 https://www.acsearch.info/search.html?id=206870 Il CNG 2005 lo darei autentico da questa foto (ha anche un pedigree risalente al 1984), rimane da capire se è autentico anche l'Helios 2008 o se è un derivato dal Lanz magari con modifiche sull'host. Da un'occhiata veloce darei forse anche lui per autentico, con i due esemplari da Gorny derivati da questo che ha fatto da host per le due fusioni successive.1 punto
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Adesso che l'asta è terminata, posso raccontarlo, senza essere tacciato di turbativa. A Riccione c'era un signore straniero che cedeva quattro medaglioni argentei, provenienti da una collezione terminata (con la morte del proprietario) almeno una trentina di anni fa, con tanto di cartellino (acquistati per autentici dal vecchio proprietario, mi pare svizzero). Erano dichiarati onestamente falsi e ceduti come tali dal signore. Uno in particolare sembrava il gemello del medaglione di questa vendita, anzi in mano sembrava quasi convincente. Quasi, lo sottolineo. Era quasi probabilmente coniato, con tanto di frattura di conio, ma dava una sensazione di innaturale. Volevo quasi prenderlo per didattica (e magari alla fine per farci un quadretto), ma il prezzo (500 euro) mi ha demotivato. Gli altri 3 non erano anch'essi male. Un altro forse coniato, mentre un paio forse pressofusi. Tutti avevano patine e/o ossidi apparentemente non banali. Non so se li abbia alla fine ceduti, ma il prezzo, per dei falsi, non era certo invitante.1 punto
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In discussione " Un Metaponto da Napoli " a suo tempo ( 14-06-2015 ) era stato proposto l'esemplare di grande qualità e forse di furtiva origine, passato in asta Kunstfreundes nel 1974 .1 punto
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Ho contattato UFN in merito ritardo spedizioni mi hanno risposto cosi: Gent. Le Cliente, ci scusiamo per il ritardo dovuto ad una problematica nella consegna delle monete da parte della ditta confezionatrice , a breve le riceverete al vostro domicilio. Il suo ordine è stato fatturato con raccomandata num 61xxxxxxx , non tarderà molto ad arrivare ,i tempi di evasione non li posso dire con certezza1 punto
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taglio 2 euro cc paese italia anno 2018 A tiratura 4.000.000 condizioni bb+ città trieste taglio 2 euro paese grecia anno 2005 tiratura 1.000.000 condizioni bb città trieste1 punto
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@avgvstvs complimenti per esserti ricordato di quel post, credo che Monica intendesse proprio quello e io ovviamente me lo ero perso, non sono riuscito a trovare il peso di quella moneta nei post successivi ma è probabile che Mario @dabbene non lo abbia fornito. Il peso di questo invece, se pur non indicativo su un solo esemplare, ci porta sempre li sul finire del secolo o sbaglio?1 punto
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Carlo I Viennese I Tipo Variante Inedita Mir 260 Presenta le crocette nel secondo e terzo cantone1 punto
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Ripensando a questo straordinario ritrovamento, credo (o meglio ipotizzo) che la ragione di quelle monete straniere in Ungheria sia ascrivibile alle svariate guerre ottomano-ungheresi e ottomano-asburgiche, precisamente queste monete forse erano la paga (il soldo come si dice in gergo) di qualche compagnia militare. Si deve ricordare che durante le guerre contro i Turchi (iniziate dai re ungheresi già nel Trecento e conclusesi per l'Ungheria essenzialmente con la pace di Carlowitz nel 1699, ma continuate per quasi tutto il Settecento fino alla pace di Sistova nel1791) oltre alla partecipazione di eserciti regolari , ci furono anche compagnie di ventura che parteciparono (soprattutto in ambito cristiano). Quindi questo tesoretto potrebbe essere stato anche la paga di alcuni soldati giunti in Ungheria per combattere il "turco" dietro una ricompensa. Da qui mi viene in mente una bellissima recensione di Paolo Mieli ad un interessante saggio di Brunelli "La santa impresa. Le crociate del Papa in Ungheria (1595-1601)": https://www.corriere.it/cultura/18_giugno_11/giampiero-brunelli-la-santa-impresa-salerno-cb748c42-6d8f-11e8-9b64-3ff7a67664c8.shtml Per capire un meglio quindi cos'era l'Ungheria del Seicento e del Settecento (datazione del tesoretto), dal punto di vista naturalmente bellico contro i Turchi , del via vai degli eserciti nella pianura danubiana e dell'importanza che aveva per Roma questa guerra, ho pensato di inserire appunto questa recensione (pur essendo cronologicamente riferita ad un periodo un po' anteriore): "Crociata in Ungheria contro i turchi La spedizione di Papa Clemente VIII Un saggio di Giampiero Brunelli (Salerno) ricostruisce le imprese di Giovan Francesco Aldobrandini, nipote del Pontefice, che affrontò gli ottomani alla fine del XVI secolo Ippolito Aldobrandini fu eletto Papa nel gennaio del 1592 e prese il nome di Clemente VIII. Aveva 56 anni e visse fino al 1605. Sotto il suo pontificato ebbe luogo, nel 1600, una celebrazione dell’anno santo davvero considerevole per il numero di pellegrini che giunsero a Roma: oltre un milione. Ma quello stesso 1600 restò nella storia per il rogo in Campo dei Fiori che mise fine alla vita di Giordano Bruno, un’uccisione che ancora oggi la cultura laica (e parte di quella cattolica) non ha perdonato alla Chiesa. Clemente VIII fece cardinali due nipoti, Cinzio Passeri e Pietro Aldobrandini, ai quali affidò importanti ruoli di direzione della Chiesa, e si giovò anche della collaborazione di un grande gesuita, il cardinale Roberto Bellarmino. Il personaggio più importante del pontificato di Clemente VIII, quantomeno sotto il profilo militare, fu però Giovan Francesco Aldobrandini, appartenente a un ramo cadetto della casata, ma che — avendo sposato Ippolita Aldobrandini, figlia di un fratello del Pontefice — era stato ammesso nella cerchia dei «nipoti» (pur essendo poco più giovane del Papa). A Giovan Francesco Aldobrandini furono affidate, tra la fine del Cinquecento e l’inizio del Seicento, ben tre missioni militari in Ungheria per soccorrere gli Asburgo contro i turchi impadronitisi del 40 per cento delle terre magiare. Spedizioni che sono adesso oggetto di un interessantissimo libro di Giampiero Brunelli, La santa impresa. Le crociate del Papa in Ungheria (1595-1601), che la Salerno si accinge a mandare in libreria. Quelle tre «imprese», spiega Brunelli, costituirono per il Papa e per la sua segreteria «la rivisitazione dell’antico sogno crociato, con nuovi obiettivi»: non più la riconquista di Gerusalemme, ormai impossibile, bensì «l’arresto immediato dell’avanzata turca e il contrattacco… puntando direttamente su Costantinopoli, dal 1453 capitale dell’impero del sultano». Era passato molto tempo dall’epoca delle crociate, i Paesi europei erano in competizione uno con l’altro e su di loro si poteva contare assai limitatamente. Clemente VIII riuscì a mobilitare in quella «santa impresa» qualche migliaio di soldati che disordinatamente, agli ordini del «nipote» Giovan Francesco, raggiunsero l’Ungheria. E, almeno in due occasioni, nel 1595 e nel 1597, ebbero ragione degli ottomani. Gli Asburgo (dapprima con Massimiliano II; poi, dopo il 1576, con Rodolfo II) avevano firmato ben quattro trattati con gli invasori turchi (nel 1568, nel 1574, nel 1583 e nel 1590) con i quali si impegnavano a versar loro una cospicua dote in fiorini ungheresi purché cessassero le loro aggressioni. Aggressioni che con ogni probabilità in quel momento non avrebbero avuto luogo, quantomeno su larga scala, dal momento che gli ottomani erano impegnati in una guerra contro la Persia durata una dozzina d’anni (1578-1590). Questa guerra li dissanguò e fu proprio la crisi economica provocata dal conflitto turco-persiano a provocare i primi contraccolpi come effetto di qualche cedimento militare degli ottomani. Le «chiacchiere» fecero il resto. In che senso? Anche a non voler retrodatare alla fine del Cinquecento la nascita della cosiddetta «opinione pubblica», scrive Brunelli, è «indubbio» che la diffusione delle voci circa la ripresa del conflitto in Ungheria contro i turchi, «debba esser collegata alla nascita di quel primissimo giornalismo che si esprimeva attraverso la pubblicazione di fogli manoscritti di notizie (chiamati “Avvisi”)». Come funzionavano queste prime forme di giornalismo moderno? Gli antenati di quelli che sarebbero stati i corrispondenti «si incaricavano di raccogliere informazioni sull’andamento della guerra, informazioni che venivano da Vienna, Costantinopoli, Venezia o da altre città più prossime al teatro delle operazioni; poi traducevano i testi in tedesco o in ungherese, li vagliavano, li ricopiavano e li mettevano in circolazione, facendoli vendere agli ambulanti». Al grido di «Nuove!», «Avvisi!». Roma fu invasa da questo genere di proto giornali che parlavano di «rotta» dei turchi e di «felice successo» degli eserciti asburgici. Notizie davvero esagerate che, però, crearono un clima particolarmente favorevole a una nuova «crociata». A chiunque — com’era il caso dell’ambasciatore veneziano Paolo Paruta — gli riferisse di questo «clima» o dei capovolgimenti militari in Ungheria, papa Clemente rispondeva compiaciuto: «Lo sappiamo, lo sappiamo». Era giunto il momento — secondo l’«opinione pubblica» romana — di «riprendere il discorso» che si era interrotto dopo la vittoria di Lepanto sulla flotta ottomana nell’ottobre 1571. Rodolfo II d’Asburgo a cui il Papa, appena eletto, aveva rivolto una specifica richiesta in tal senso, gli aveva risposto di essere ben lieto di continuare a ricevere sussidi pontifici per l’opera di contenimento dei turchi, ma che non aveva intenzione di avventurarsi in una guerra contro di loro e che — eccezion fatta per qualche scaramuccia atta a riconquistare piazze perdute, le piccole battaglie che tanto avevano elettrizzato Roma — il suo progetto era proseguire in una politica di «amicizia» e di «tregua» con la Sublime Porta. Papa Clemente decise allora di non limitarsi più alle donazioni economiche, anche perché sospettava che esse restassero impigliate nella giungla della corruzione che infestava la corte asburgica. Si rendeva conto che il resto d’Europa — Filippo II di Spagna, pur ben intenzionato, la Francia, i ribelli olandesi, la regina d’Inghilterra — non si sarebbe mobilitato per contrattaccare e, deciso a scatenare comunque questa offensiva, pensò bene di mandare in loco un corpo di spedizione. Un corpo di spedizione di diecimila fanti e seicento cavalleggeri guidati dal già citato Giovan Francesco Aldobrandini, che aveva dato buona prova in precedenti operazioni di repressione del banditismo nelle campagne romane. Il reclutamento dei soldati fu assai complicato e alcune città, come Spoleto, fecero ostruzionismo. Ma alla fine l’azione di Clemente VIII fu coronata dal successo e — secondo i calcoli dell’ambasciatore veneziano Paruta — tra il 1592 e il 1595 l’esercito pontificio era riuscito ad arruolare ben 30 mila soldati. Un terzo dei quali — come si è detto — nel 1595 furono inviati in Ungheria. In che modo? Alla spicciolata, «sbandati», a piccolissimi gruppi, di fatto ognuno a spese proprie. Marciavano «allegramente», secondo quel che riferì il luogotenente generale Paolo Sforza. Le città e i paesi attraversati, in segno di solidarietà alla «santa impresa» erano tenuti ad offrire a questi «viandanti» ricovero e cibo a prezzi più che contenuti. Le armi sarebbero state acquistate a Brescia e a Milano, poi spedite a Trento e di lì in Tirolo. Il tutto per non destare allarme nelle lande attraversate. Solo il viaggio di Giovan Francesco Aldobrandini fu «principesco». Ma quando giunse alla meta, ad Ala in Tirolo, si trovò di fronte un esercito di «straccioni», talché il generale pontificio dovette impegnarsi non poco a rimetterli in sesto con grande rapidità. Alla fine di agosto Aldobrandini raggiunse l’accampamento imperiale il cui esercito era, per così dire, impegnato in guerra con i turchi dai primi di luglio. Pochi giorni dopo gli uomini di Aldobrandini attaccarono Strigonia, che dal 1543 era in mano turca e dal 1594 resisteva all’assedio asburgico. In men che non si dica, le truppe pontificie la conquistarono. E quando, dodici giorni dopo, la notizia giunse a Roma, il Papa, per ringraziamento, si recò a piedi recitando il rosario a Santa Maria dell’Anima. In seguito Aldobrandini avrebbe voluto attaccare Buda e per qualche tempo sembrò che anche gli alleati fossero d’accordo. Ma l’intesa durò poco: ripicche, stanchezza, diserzioni, gelosie e disordine suggerirono di levare le tende e tornare a casa. «Negli accampamenti», scrive Brunelli, «gli alleati stavano diventando più temibili dei nemici». Per reazione — ma anche per fame e disperazione — i soldati pontifici «svaligiavano le masserie in cui sostavano, abbattevano e macellavano gli animali degli allevamenti, non pagavano i viveri, angariavano persino i contadini che glieli fornivano». I paesi che avrebbero dovuto attraversare, li accoglievano — di conseguenza — con ostilità. Più di cento uomini di uno dei villaggi deputati ad ospitarli li affrontarono «con bastoni e archibugi alla mano, decisi a tutto pur di vederli allontanare». L’imperatore Rodolfo II («occupato», riferisce una cronaca dell’epoca, «dalli suoi soliti piaceri et passatempi») alla corte del quale Aldobrandini era andato a perorare la causa del proseguimento dell’offensiva, fece attendere a lungo il generale e fu disposto a riceverlo solo nell’aprile del 1596. Nel frattempo i musulmani di Maometto III erano tornati all’attacco e in ottobre di quello stesso 1596 inflissero agli imperiali pesanti sconfitte. Rodolfo II se ne dispiacque al punto da proibire per quell’anno qualsiasi festeggiamento di Natale. Il Papa, anche per spronare Rodolfo, ordinò ad Aldobrandini di tornare sul campo di battaglia e coprirsi ancora una volta di gloria. All’inizio di febbraio del 1597 il generale si mise in movimento. Giunto in Ungheria, ottenne subito qualche vittoria e propose di attaccare Buda (a suo avviso, solo «un grande successo contro la capitale dell’Ungheria ottomana avrebbe dato coraggio agli ungheresi e ai transilvani»). Il 4 novembre ci fu un confronto in campo aperto fra soldati pontifici e ottomani, «praticamente da soli a soli». E gli uomini di Clemente VIII ebbero la meglio. Il Papa ne gioì nuovamente ma quella fu l’ultima volta che ebbe occasione di compiacersi per ciò che accadeva in terra ungherese. Dopo quello scontro — anche per mancanza di risorse economiche — le truppe cattoliche furono fatte rientrare e passarono quasi quattro anni prima che, nel 1601, venissero rispedite sul luogo per la terza e ultima missione, sempre guidata da Aldobrandini. Il Papa adesso si era convinto che gli Asburgo non fossero più una famiglia compatta e che alla corte dell’imperatore ci fossero troppi protestanti che boicottavano le imprese militari sotto insegne cattoliche. Tra i soldati poi l’entusiasmo si era spento per il deludente esito delle campagne precedenti e si era stati costretti a ricorrere al reclutamento di banditi ai quali veniva promessa l’impunità (a patto che, una volta tornati in patria, non riprendessero a delinquere). Vennero persino arruolati, nota Brunelli, «sudditi già condannati per aver contravvenuto agli ordini di non militare per altri sovrani». Una soldataglia che in molti casi aspettava solo la paga per poi disertare. Si diffuse poi la voce di trattative in extremis tra Rodolfo II e il sultano e a Roma iniziarono i borbottii contro imprese che «non portavano a niente», provocavano un ingente «spreco» di risorse al quale si accompagnavano anche delle «ruberie». Per di più si era in estate, un’estate torrida, e Aldobrandini, ormai sicuro di sé, si lasciava andare a qualche eccesso nel consumo di vino e frutta ghiacciata. Effetto degli eccessi fu una febbre improvvisa che lo avrebbe portato dritto alla morte. Nel mentre i soldati, senza più la sua guida, andavano incontro alla catastrofe militare. Fu come un segno divino: dopo quei giorni infausti il Papa non si sarebbe più cimentato in questo genere di impresa, avrebbe smesso di sognare la «Lepanto ungherese», sarebbe tornato a sovvenzionare (malvolentieri) Rodolfo II, e — a celebrazione della «santa impresa» — si sarebbe limitato a riportare a casa il cadavere del valoroso «nipote» per rendergli sontuosi onori funebri. Il funerale barocco del «capitano generale di Santa Chiesa» fu celebrato il 30 dicembre del 1601. Erano presenti, oltre al Papa, quasi tutti i prelati della Curia. L’orazione, tenuta dal gesuita Francesco Sacchini, fu interamente dedicata all’esaltazione del casato a cui apparteneva il defunto (nonché il Pontefice). Il vicegerente della diocesi di Roma, l’arcivescovo Berlingerio Gessi, aveva l’ordine di annotare chi fosse mancato alla cerimonia. I gendarmi dovevano altresì prender nota dei commenti dei cittadini comuni. Qualcuno, sorpreso a sparlare del morto, fu arrestato su due piedi. Venne messo in prigione persino un frate che raccontava di aver sognato, la notte prima, proprio quel funerale e di aver constatato ben nitidamente «che tutte queste spese erano fatte al vento». Forse le spese per le pubbliche esequie furono eccessive, ma la «santa impresa» degli Aldobrandini fu tutt’altro che superflua. E diede alla Chiesa — per quel che riguarda la storia della resistenza alle invasioni musulmane — titoli che fino a quel momento le erano mancati".1 punto
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Non so so sia giusto metterla qui, ma, dal momento che è dedicata anche alla numismatica ma non solo, preferisco non metterla in Bibliografia numismatica. http://db.irpinia.org/biblioteca.php?id_categoria=21 punto
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A mio parere @dabbene è senz'altro molto utile toccare con mano una moneta, lo trovo fondamentale per abituare l'occhio a riconoscere le monete buone, da quelle farlocche. Poi certamente è fondamentale anche una realtà virtuale, come Lamoneta, che ci permette tramite le immagini di farci una prima idea sulle varie monete.1 punto
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http://www.numismatica-visual.es/2013/05/catalogo-del-euro-edicion-junio-2013/ ho stampato la prima pagina di ogni nazione da qui1 punto
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Sabato scorso girando fra i banchetti del Convegno Numismatico Torinese ho avuto l'opportunita' di migliorare alcuni esemplari della mia collezione : Vittorio Amedeo III Mezzo Soldo 1784 Mir Savoia 997e1 punto
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Perché i nomi degli stati in spagnolo? p.s. Non dovebbe essere Eslovaquia?1 punto
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Ciao,anche io colleziono solo circolate anche se vedo che comincia ad essere un pò impegnativa come tipologia di collezione.1 punto
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Ciao a tutti, tornese molto interessante, andrebbe approfondita la presenza o meno della medusa, in ogni caso un gran bella moneta. Saluti Eliodoro1 punto
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Monete poco curate generalmente, si trovano spesso in cattiva conservazione. Molto bella la tua invece, conservazione inusuale! Il grano è la moneta più comune delle emissioni palermitane di VAII, più raro il 3 piccioli (se parliamo di rame). Interessante la scritta al R/ senza doppie (ma ci sono un’infinità di varianti per questi grani!) Ancora complimenti! N.1 punto
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Dovrebbe essere un jeton au châtel tipo questo: https://www.cgb.fr/rouyer-viii-jetons-classes-par-types-jeton-de-compte-au-chatel-ttb,fjt_089774,a.html1 punto
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Ciao, per me è autentica al 100% anche se pesa 24,52 gr., non so se nel sudamerica potevano usufruire di una tolleranza maggiore rispetto il parametro imposto dall'UML riguardo le piastre, ma l'usura c'e' e si nota. Una volta era stata inserita questa tabella da un utente, non sarà per tutti i casi, ma da l'idea in via generale della perdita di peso rispetto la conservazione per i 25 gr. Un SPL non meno di 24,95 Un BB non meno di 24,8/7 Un MB non meno di 24/3-2 Un B può arrivare anche a 231 punto
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Falso d'epoca, molto affascinante, hai fatto bene a prenderla...molto probabilmente all'inizio era coperta da un sottile strato di argentatura, che l'avrebbe resa plausibile per i rudi pistoleri dell'epoca.. Anche il peso è discreto per essere una contraffazione realizzata in metallo non nobile.. Ne ho uno simile anche io, con ancora tracce dell'argentatura iniziale...allego il link della discussione..?1 punto
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DE GREGE EPICURI Ma mi pare che si legga abbastanza chiaramente CONSTA-NS. Quindi, Costante. Fra l'altro, non mi sembra che Costantino 2° abbia emesso questo tipo di moneta (e tanto meno Costantino 1°).1 punto
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Moneta facile a trovarsi molto usurata, ma difficile in bella conservazione. A parte l'ossidazione verde moneta più che collezionabile. Secondo me hai iniziato questa zecca bene!1 punto
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Aggiungo una foto della splendida sala piena1 punto
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Anche il volto è piu‘ angolare , illuminato da un’aura midterica , mentre il volto apollineo e‘ pieno, rotondo perfetto nelle proporzioni e nei lineamenti quasi sempre illuminato da una calma e un‘armonia olimpica tranne in alcuni tetra di Katane ove assume un‘aspetto caratterizzsto da una bellezza eccezionale ma qussi tenebrosa. dioniso e‘ stato molto meno rappresentato rispetto ad Apollo il ritratto sul nomos metapontino e‘ uno dei piu belli conosciuti del dio della vite, del vino e dell‘ebrezza1 punto
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Carissimi, una ultima annotazione "tecnica" il pezzo che condivide il rovescio ritengo sia stato prodotto con l'uso della pressa e non battuto al martello, piuttosto indicative sono le piccole rotture e frastagliature radiali in tutto il bordo, tipiche dell'uso della pressa… ( peraltro anche nell'altro, ma meno evidente) Non credo che ci sia difesa realmente possibile a favore dell'autenticità … Nel primo pezzo del Bollettino si nota una inusuale usura da circolazione del pezzo che , di norma, non circolavano ...credo appositamente creata per togliere le incertezze dell'incisione, che invece si notano tutte nel pezzo Leu, che viceversa non presenta usura… insomma non ci si scappa... La mano e le caratteristiche di incisione mi fanno pensare chiaramente a una produzione slava/bulgara, soprattutto confrontando con gli innumerevoli prodotti posteriori ... Un carissimo saluto a Tutti ! Enrico1 punto
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