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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/18/18 in tutte le aree
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…e tutti tutti sono arrivati. Con Dio per il Re e la Patria. Ciao forum! Ho comprato due monete (che come dicevo in un'altra discussione “mi piacevano e mi potevo permettere”): due e tre marchi del 1913, “Centenario delle guerre di liberazione contro la Francia” e che vorrei condividere con voi tutti, tutti! le monete - a parte le dimensioni, il peso ed il bordo della 3 marchi: GOTT MIT UNS, "Dio è con noi", meno criptico del nostrano FERT! - sono identiche, vedi sotto. Si rifanno al proclama AN MEIN VOLK - “Alla mia gente" del 17 marzo 1813, la chiamata del re di Prussia Federico Guglielmo III al suo popolo per chiedere sostegno per la lotta contro l'imperatore Napoleone I. Lo stesso giorno, la Prussia dichiarò guerra alla Francia. (Apro parentesi: Tanto per dare una nota polemica al post, invito tutti quelli che ce l’hanno con la BCE e l’Europa di riflettere sul fatto che forse è meglio arrivare a fatica a fine mese, che a fine mese non arrivarci proprio… si sa cosa è successo dal 1813 in poi, fino al 1945!) Ho trovato da subito molto piacevole il motivo sia del dritto sia del rovescio, che credo essere frutto di una tradizione millenaria. Intanto inizio con la scena principale: il re circondato dalla folla. Non ho potuto non pensare ad alcuni sesterzi come quelli per es. di Caligola o Nerone - e su quello di Postumo c'é anche un cavallo: e pure al famoso dipinto francese della Libertà: la figura centrale e la folla sono ricorrenti. L’altro lato – un’aquila che combatte un serpente – qui carico di dinamica, lo troviamo su molte monete sia moderne sia antiche, dalle Americhe all’Europa, la prima che cronologicamente ho trovato è uno statere greco per Olimpia: Per terminare: credo che questa sia una delle monete tedesche più riuscite, più complete, certamente più interessanti dei soliti aquilotti e dei profili dei monarchi che ci accompagnano fino ad oggi. Un buon pacifico proseguimento a tutti, tutti voi! Servus, Njk Per l'archivio: Materiale: Argento (900) Diametro 33 / 28 mm Peso: 16,67 /11,11 g5 punti
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Buonasera. Posto volentieri, in questa bellissima discussione dell'Amico Rocco, l'ultimo acquisto: un 10 Tornesi 1851 non in buonissima conservazione, per un vostro parere. Grazie5 punti
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Come nelle Piastre del 1851, anche nei 10 Tornesi si hanno due tipologie di busto.4 punti
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Salve a tutti! Tanto per cambiare un po', vorrei proporvi questa breve ricerca riguardante il mio periodo preferito, cioè quello di Augusto Spero che l'argomento possa interessarvi, e aspetto sempre con piacere vostre considerazioni o correzioni. Tra gli spettacoli dell'antica Roma, oltre ai combattimenti dei gladiatori e le corse delle bighe, vi erano anche le naumachie: con questo termine, letteralmente " battaglia navale", si fa riferimento sia allo spettacolo vero e proprio che al bacino in cui si tenevano. Prima... La prima naumachia conosciuta è quella organizzata da Giulio Cesare nel 46 a.C., in occasione del suo quadruplice trionfo. L'apparizione di questo spettacolo segue di poco una pratica simile, cioè il "combattimento fra truppe", che vedeva affrontarsi due piccole armate: Cesare traspose quindi questo principio in un ambiente navale. Erano, questi, spettacoli più micidiali di quelli dei gladiatori, in quanto i combattenti erano spesso dei condannati privi di un addestramento specifico. Le naumachie avevano inoltre una caratteristica particolare, quella cioè di rappresentare dei temi storici: ogni flotta che si affrontava incarnava un popolo celebre per la sua potenza marittima nella Grecia classica o nell'Oriente ellenistico. La naumachia era quindi uno spettacolo che necessitava di mezzi considerevoli, per questo era riservato ad occasioni eccezionali. La naumachia di Cesare fu una semplice fossa scavata in more cochleae, cioè con andamento spiraliforme, con una profondità di circa 12 metri per consentire all'acqua di riempirla fuoriuscendo direttamente dal terreno. Si trovava nel Campo Marzio, probabilmente in corrispondenza della depressione centrale dove era presente la Palus Caprae, e dove più tardi venne sistemato lo stagno di Agrippa. Non potendo essere svuotata, se ne decise il riempimento nel 43 a.C. La naumachia di Augusto Dopo quella di Cesare, il popolo romano assistette ad una naumachia sotto Augusto, nel 2 a.C., in occasione dell'inaugurazione del tempio di Marte Ultore. Il bacino fu realizzato presso le pendici sud-orientali del Gianicolo, in un'area appartenuta a Giulio Cesare, il quale possedeva qui i suoi horti. (da Wikipedia): (LA) « Navalis proeli spectaclum populo de[di tr]ans Tiberim, in quo loco nunc nemus est Caesarum, avato olo in longitudinem mille et octingentos pedes ~ in latudine[m mille] e[t] ducenti. In quo triginta rostratae naves triremes a[ut birem]es ~ plures autem minores inter se conflixerunt. Q[uibu]s in classibus pugnaverunt praeter remiges millia ho[minum tr]ia circiter.» (IT) «Allestii per il popolo uno spettacolo di combattimento navale al di là del Tevere, nel luogo in cui ora c'è il bosco dei Cesari, scavato il terreno per un lunghezza di milleottocento piedi e per una larghezza di milleduecento; in esso vennero a conflitto trenta navi rostrate triremi o biremi, e, più numerose, di stazza minore; in questa flotta combatterono, a parte i rematori, circa tremila uomini.» La struttura misurava 1800 x 1200 piedi romani, quindi probabilmente comprendeva sia il bacino sia l'area circostante per ospitare il pubblico. Per rifornire d'acqua il bacino, Augusto fece realizzare un acquedotto che si alimentava dal Lago Alsietino (odierno Lago di Martignano) nei Monti Sabatini. L'imponenza della struttura era funzionale alla grandiosità delle rappresentazioni che vi si svolgevano. Infatti, in occasione dello spettacolo inaugurale, fu messo in scena un combattimento con 30 imbarcazioni (biremi, triremi e altre più piccole) che coinvolse tremila uomini oltre ai rematori. Le dimensioni di una trireme romana fanno pensare che lo spettacolo si basasse più sui combattimenti tra naumacharii che sulle manovre, che dovevano certamente risultare difficoltose. Le navi accedevano al bacino risalendo il Tevere, attraverso un canale navigabile realizzato appositamente per questo scopo. Nel punto in cui la via Campana attraversava il canale si trovava un pontile mobile che poteva essere alzato quando necessario. Da un frammento della Forma Urbis di età severiana sappiamo che la naumachia di Augusto era probabilmente di forma rettangolare e divisa in due settori: uno costituito dal bacino vero e proprio, l'altro riservato agli spalti per gli spettatori; quest'ultimo probabilmente si estendeva fin sulla pendice del Gianicolo. Al centro del bacino vi era un isolotto artificiale, collegato ad una delle sponde mediante un ponte di legno. ... e dopo Presso la naumachia Augusto dedicò il nemus Caesarum, un bosco sacro in onore dei nipoti Gaio e Lucio, morti e divinizzati rispettivamente nel 2 e nel 4 d.C. La naumachia Augusti fu successivamente restaurata da Tiberio, che ricostruì il ponte di legno che conduceva all'isola, distrutto in un incendio. Successivamente, vi si tennero spettacoli sotto gli imperatori Nerone e Tito; al tempo di Alessandro Severo era ormai abbandonata. Curiosità: "Ave Caesar..." Anche l'imperatore Claudio allestì una naumachia, nel 52 d.C., sul lago del Fucino, per inaugurarne i lavori di prosciugamento. Fu un evento grandioso: le due flotte contenevano ognuna ben 50 vascelli, e lo spettacolo riproduceva la battaglia navale tra Siculi e Rodii. Soprattutto, però, questa naumachia vide la nascita di una frase che diventerà nell'immaginario collettivo il saluto dei combattenti, cioè proprio quel "Ave Caesar, morituri te salutant" rivolto dai naumacharii all'imperatore, che soprattutto la tradizione cinematografica ha reso una formula di rito dei gladiatori, ma che è attestata solo in quest'occasione. Fonti: Andrea Carandini: "La Roma di Augusto in 100 monumenti" Giorgio Franchetti: "Panem et circenses. Vita e morte nell'arena" Wikipedia Grazie per aver letto fin qui! Un saluto e buona domenica3 punti
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Ciao @littleEvil, Aggiungo questa korona commemorativa del 1896 con uno dei conquistatori a cavallo...2 punti
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Da un bel statere di Metaponto, la testa elmata del giovane guerriero Tarragoras con al rovescio, accanto alla consueta spiga, un trofeo di armi .2 punti
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8.) secondo me il pezzo migliore Una Corona Liechtenstein 1900 (argento) tiratura 50'000 pezzi2 punti
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Buongiorno Paolo, 11 senza ombra di dubbio! Visto che siamo in tema torrette, posto nuovamente il dettaglio di una piastra con "16 Torrette" 1833 ed una piastra 1852 con 11Torrette +1/8 Buona Domenica Silver2 punti
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Spesso, nei cataloghi di vendita capita di trovare che i grandi bronzi di Postumo non emessi dalla zecca di Treviri (in passato identificata inizialmente con Colonia), siano ricondotti a un generico Atelier II. Si tratta di un centro di produzione che ha visto alternarsi numerosi incisori con risultati di varia natura: dalle emissioni di ottimo stile alle emissioni più rozze e dimensionalmente ridotte, utilizzando sia la coniazione che la fusione quali strumenti produttivi. L'Atelier II è stato individuato e ottimamente censito nel testo di riferimento per i bronzi di Postumo, l'opera di Bastien "Le monnayage de bronze de Postume" del 1967. Successivamente molti sono stati gli studi compiuti da altri autori che hanno completato e integrato la sua opera magistrale, focalizzandosi anche su questo misterioso Atelier II (Gricourt, Hollard, Pilon...). Adesso, piccola pausa... leggetevi questo fumetto! ...anche se in francese, la lettura risulta comunque comprensibile: due (soldati? controllori?) romani girovagando per un vicus - un villaggio rurale - si imbattono in un'officina clandestina dove dei falsari sono intenti a fare... il loro lavoro e la mia gioia - futura di un bel po' di secoli - di collezionista di imitativi! Il luogo non è un luogo a caso, siamo a Chateaubleau un piccolo villaggio rurale della Seine-en-Marne che gode di una discreta fortuna derivata dalla sua posizione lungo la via Agrippa che collega Boulogne-sur-Mer a Lione e Milano e alla presenza in loco di sorgenti ritenute miracolose. Ebbene sì, a Chateaubleau esistevano di sicuro due santuari di una certa importanza: uno dedicato proprio a queste acque miracolose (un cosiddetto sanctuaire de source) che dovevano guarire da sterilità e malattie degli occhi e un altro con una serie di celle multiple dedicate a diverse divinità tra le quali Mercurio, protettore di viaggiatori e commercianti, e la dea Epona, protettrice dei cavalli. A questi due santuari probabilmente se ne deve aggiungere un terzo stando ai più recenti sondaggi archeologici. La pianta del vicus è stata così ricostruita dagli archeologi e, come potete già notare dalla cartina, sono state evidenziate ben 3 strutture adibite alla produzione di moneta. Già, perché è proprio su questo aspetto che volevo incentrare questa discussione: la produzione di moneta locale. Il sito di Chateaubleau, studiato magistralmente da Pilon, è stato un importante centro produttivo di moneta imitativa del III secolo. I ritrovamenti chiave di materiale di scarto di fusione, di tondelli vergini, di tondelli scartati, di materiale metallico destinato alla fusione, di barre preparatrici di tondelli, di matrici di pietra per la produzione di tondelli per fusione e di una grande quantità di stampi in terracotta con calchi di denari, sesterzi e antoniniani ufficiali non lasciano dubbio alcuno circa la presenza di ben tre (o forse di una sola ma articolata in tre officine!) zecche locali attive molto probabilmente dal 260 al 280 d.C. Delle tre officine, due non potevano non "conoscersi" data la loro distanza di pochi metri e, in generale, essendo tutte e tre operanti nel medesimo periodo è alquanto probabile, se non certo, che ci fosse un certo scambio della manodopera impiegata. Una pianta più dettagliata della zona forse rende meglio l'idea: Interessante come in queste tre officine si sia prodotto di tutto: dai denari agli antoniniani passando per i sesterzi, sostanzialmente con questa distribuzione: Lo studio e l'analisi su questo sito, per quel che mi riguarda, è ancora in una fase embrionale, ma già da adesso volevo condividere con voi alcune mie piccole scoperte e qualche sintesi. Di grande interesse è il tempio a nord, il santuario di fonte, dove è stato trovato un vero e proprio ripostiglio di tondelli vergini da coniare scartati in quanto difettati. Il deposito citato è stato rinvenuto nella zona del "bassin nord" e si tratta di un possibile deposito votivo dove il valore in questo caso non era costituito da reali monete in quanto tondelli non coniati, ma da oggetti monetiformi il cui valore risiedeva nel loro peso complessivo. La datazione, resa possibile anche grazie alla presenza di un antoniniano imitativo di Tetrico I con l'hilaritas al rovescio è collocabile tra il 274 e il 280 d.C. Un simile deposito, proprio per la sua natura, può essere stato accantonato quasi sicuramente da un soggetto in stretto contatto con un atelier di produzione di moneta imitativa, quindi con buona dose di probabilità da un addetto alla preparazione dei tondelli o comunque da qualcuno facente parte della filiera produttiva e data la vicinanza di ben tre officine è altamente possibile che il dono sia composto proprio da "prodotti locali". - FINE PRIMA PARTE (...continua nei prossimi giorni) -1 punto
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pubblicato uno studio che attribuisce ad una eruzione vulcanica in Islanda , l'inizio di una carestia durata 100 anni. https://www.ansa.it/canale_scienza_tecnica/notizie/biotech/2018/11/18/eruzioni-e-carestie-il-536-dc-e-stato-lanno-peggiore-della-storia_b44cea0d-31a6-4a24-90f3-c8221021f7a9.html1 punto
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EDTA e ammoniaca sono entrambi dei complessanti ed hanno la proprietà di formare dei complessi stabili con i prodotti di ossidazione dei metalli (in questo caso il rame). Il problema con misture a bassa percentuale d'argento come anche con rame e bronzo è che i prodotti di ossidazione sono rappresentati sia dalle pesanti incrostazioni che possono rendere parzialmente illeggibile una moneta che dalla patina, che dona loro un aspetto spesso piacevole e che, se rimossa, potrebbe lasciare qualche porosità. Io in questo caso, piuttosto che per immersione completa opererei per piccole aree. Preparerei una soluzione satura di acqua demineralizzata e EDTA e poi con un cotton fioc a delicati passaggi solo sulle aree da trattare potrai verificare direttamente e costantemente l'efficacia del trattamento e potrai fermarti quando vuoi. In questo caso l'EDTA è da preferire all'ammoniaca perchè non libera gas irritanti. Ovvio che ci vorrà tempo e pazienza ma un metodo rapido e senza controindicazioni non esiste. ciao Mario1 punto
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Ciao @lucalup, è un piacere vedere che ti stai appassionando alle zecche toscane, per quanto riguarda la tua monetina dovrebbe essere un denaro di Pisa (1155-1216) con la lettera F al D, e la scritta PISA al R intorno ad un punto; le legende dovrebbero essere al D IMPERATOR e al R FREDERICVS, con la S finale coricata... per attribuirla ad un gruppo preciso ed ad un periodo più preciso bisognerebbe riuscire a leggere meglio (almeno per me) le legende, aspettiamo che magari qualcuno può riuscirci. Quello che ho notato è il peso molto basso, ma non credo che possa essere accostata ad una rarissima mezzaglia visto il diametro di 16/14mm1 punto
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Salve a tutti, secondo me si tratta di un 7 girato verso il basso, la cui base si interseca con la T di FERIT. Saluti!1 punto
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Ciao @miza ti ringrazio per l'apprezzamento verso la discussione, mi limito solo a cercarle nel web, credimi che non è per nulla facile aggiungerne qualcuna diversa da quelle già inserite, quel disco e quel volantino postati qualche ora fa mi sa che saranno le ultime. Comunque ammetto che, pur non collezionandole, mi sono sempre piaciute moltissimo. Ne ho solo una che ho postato alcuni giorni dopo la creazione della discussione, un 5.000 lire Colombo primo tipo che ti mostro di seguito, quando ho iniziato la discussione non pensavo nemmeno di averla, l'ho trovata successivamente in mezzo a cartaceo vario che tengo da parte, non si butta via nulla1 punto
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Erano imprese immani per scavare e deviare l acqua. L effetto doveva essere di grande impatto. Roberto1 punto
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Salve @Legio II Italica e grazie È vero, in effetti mi sono limitata alla naumachia di Augusto, accennando brevemente a quella precedente di Cesare e successiva di Claudio, ma altre naumachie si tennero sotto Nerone, con Tito nell'Anfiteatro Flavio e sotto Domiziano; anche Traiano ne inaugurò una nel 109, forse presso l'Ager Vaticanus. Da quanto ho capito, tuttavia, anche se le naumachie erano senz'altro eventi spettacolari che richiedevano grande ingegno e abilità costruttive (soprattutto quando si svolgevano negli anfiteatri), esse non appassionarono particolarmente i Romani. Infatti, potendosi tenere via via con maggiore frequenza grazie all'introduzione di nuove tecnologie, le naumachie non furono più considerate eccezionali, tanto che a mano a mano non vennero più menzionate negli annunci che precedevano i giochi. Grazie ancora e buona serata1 punto
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Ciao @Meleto oggi hai preso veramene delle belle monete. Sono quasi tutte difficili da trovare in ciotola Complimenti, anche la conservazione non è male Saluti1 punto
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Concorderei anch'io @Gioni sul pistrix, ho però mantenuta l'identificazione ippocampo perchè così descritto dai compilatori del catalogo NGSA . Simile animale marino, per altro, compare anche su rare dracme incuse di Poseidonia : quella che unisco in calce è tratta da "La monetazione incusa della Magna Grecia" ( 1975 ) di G. Gorini, Autore che vi ha visto pure allora un ippocampo .1 punto
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1) -2 Qindar.ar 1935 Albania (sx) -1 Qindar.ar 1935 Albania (dx)1 punto
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Salve , anche io penso che le due stelle rappresentate nel dritto della moneta NON rappresentino la supernova del 1054 , oggi conosciuta come Nebulosa del Granchio a causa della sua forma , apparsa nella costellazione del Toro e che all' epoca dell' esplosione era ben visibile in Cina , in seguito registrata anche negli scritti arabi perché visibile nella parte orientale dell' impero persiano . Inoltre perché rappresentare due stelle anziché una sola se l' incisore avesse voluto rappresentare l' evento astronomico ? Le stelle sono simboli comuni nelle monete di tutte le epoche antiche .1 punto
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Cari amici oggi voglio parlarvi di questa moneta RIC X 3667 La moneta è da molti assegnata a Odoacre, nel quarto anno di regno di Zenone, ovvero 477-8 La moneta riporta un 40 XL al rovescio e un IIII al dritto interpretato come anno di regno Leggiamo ad esempio in una vendita CNG “The precise dating and rationale for this, the last "Roman" bronze of the mint of Rome, cannot be determined from the evidence known. Odovacar had removed the last emperor in Rome, Romulus Augustus, in 476, seeing no need for a separate western emperor. Thus this piece could declare his continuing loyalty to Zeno, the eastern emperor. The IIII below the bust might represent the fourth year of Zeno's reign (477). Alternately, this piece could be regarded as the beginning of the Ostrogothic monetary reforms of the 490's which saw the reintroduction of large circulating bronzes and probably spurred the later reform of Anastasius around 498. The IIII would then be the fourth officina of the mint. This piece can be regarded as either the last of the Roman bronzes or the first of the Byzantine folles” In breve, Kent nel RIC X la posiziona alla fine del regno di Zenone e interpreta il IIII come officina Per vicinanza con la monetazione ostrogota Hahn e Grierson la posizionano al 477, e Metlich li segue Quindi comunque l’attribuzione va a Odoacre…dicono Questo post vuole aprire la possibilità , già percorsa da altri, di una diversa datazione.1 punto
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al di la di quelle che a volte sembrano o sono fantasiose elucubrazioni delle case d'asta, cito in questo caso il DOC:1 punto
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per chi vuole approfondire... non vorrei sembrare immodesto ma conosco molto bene il famigerato manoscritto in esame. Ovviamente non sono tra quelli (molti!) che dicono di averlo capito e decifrato (AHAHAHA!), ma ho un po' di idee al proposito. Non sul testo, si intende. Molto probabilmente si tratta di un bellissimo esempio di glossolalia. Da molti anni ormai me lo scorro in lungo e in largo, e il non poterlo decrittare mi stimola ancora di più. Dato di fatto è che il manoscritto è riconosciuto scientificamente come quattrocentesco. Quindi, se anche fosse un hoax, è antico e non un'opera del Voynich come qualcuno ancora pensa.1 punto
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Secondo me si tratta di un follis di Costantino I, Gloria Exercitus, zecca di Antiochia. Ho provato a cercare: RIC VII 85? RIC VII 86? Vista la mia inesperienza, preferirei (per correttezza ed onestà) che la risposta venisse fornita da qualcuno più competente di me. Ciao. Stilicho1 punto
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" Per te ari, per te semini, per te ugualmente mieti, infine questa fatica ti procurerà gioia " Proveniente dalle remote radici della millenaria cultura del Bel Paese, per la 1° emissione del 2016 si è scelto di commemorare colui che è stato ispiratore di molti drammaturghi, Shakespeare e Molière solo per citarne alcuni, nonché uno dei più importanti e prolifici autori dell'antichità latina, ovvero Tito Maccio Plauto nel 2200° Anniversario della sua Scomparsa. Per la sua rappresentazione è stato scelto un mosaico romano del I° Secolo A.C. raffigurante le maschere teatrali tragica e comica, in onore alla sua grande capacità artistica. Varie fonti antiche chiariscono che Plauto era nativo di Sàrsina, cittadina appenninica dell'Umbria romana ( oggi in Romagna ) il dato è confermato da un bisticcio allusivo in Mostellaria 769-70. Plauto, come del resto quasi tutti i letterati latini di età repubblicana su cui abbiamo notizia, non era dunque di origine romana: non apparteneva però, diversamente da Livio Andronico ed Ennio, a un'area culturale italica già sotto influenza e dominio greco. Si noti anche che Plauto era con certezza un cittadino libero, non uno schiavo o un liberto: la notizia che svolgesse lavori servili presso un mulino è un'invenzione biografica, basata su un'assimilazione tra Plauto e i servi bricconi delle sue commedie, che spesso vengono minacciati di questa destinazione. Il nome del poeta è fra i dati incerti. Gli antichi lo citano comunemente come Plautus, la forma romanizzata di un cognome umbro Plotus. Nelle edizioni moderne fino all'Ottocento figura il nome completo Marcus Accius Plautus. Questa forma è di per sé sospetta alla luce di considerazioni storiche: i tria nomina si usano per chi è dotato di cittadinanza romana, e non sappiamo se Plauto l'abbia mai avuta. Un antichissimo codice di Plauto, il Palinsesto Ambrosiano, rinvenuto agli inizi del XIX secolo dal cardinale Angelo Mai, portò migliore luce sulla questione. Il nome completo del poeta tramandato nel Palinsesto si presenta nella più attendibile versione Titus Maccius Plautus; da Maccius, per errore di divisione delle lettere, era uscito fuori il tradizionale M. Accius ( che sembrava credibile per influsso di L. Accius, il nome del celebre tragediografo ). D'altra parte, il nome Maccius si presta a interessanti deduzioni. Non si tratta certo di un vero nome gentilizio e del resto non c'è ragione che Plauto ne portasse uno; si tratta invece di una derivazione da Maccus, il nome di un personaggio tipico della farsa popolare italica, l'atellana. Questa originale derivazione deve avere un legame con la personalità e l'attività di Plauto. È dunque verosimile e attraente ipotesi che il poeta teatrale umbro Titus Plotus si fosse dotato a Roma di un nome di battaglia, che alludeva chiaramente al mondo della scena comica, e quindi conservasse nei “tre nomi” canonici la traccia libera e irregolare del suo mestiere di "commediante". La data di morte, il 184 a.C., è sicura; la data di nascita si ricava indirettamente da una notizia di Cicerone ( Cato maior 14,50 ), secondo cui Plauto scrisse da senex la sua commedia Pseudolus. Lo Pseudolus risulta rappresentato nel 191, e la senectus per i Romani cominciava a 60 anni. Probabile quindi una nascita fra il 255 e il 250 a.C. Le notizie che fissano la fioritura letteraria del poeta intorno al 200 quadrano bene con queste indicazioni. Dobbiamo immaginarci un'attività letteraria compresa fra il periodo della seconda guerra punica ( 218-201 a.C. ) e gli ultimi anni di vita del poeta: la Casina allude chiaramente alla repressione dei Baccanali del 186 a.C.. Plauto fu autore di enorme successo, immediato e postumo, e di grande prolificità. Inoltre il mondo della scena, per sua natura, conosce rifacimenti, interpolazioni, opere spurie. Sembra che nel corso del II secolo circolassero qualcosa come centotrenta commedie legate al nome di Plauto: non sappiamo quante fossero autentiche, ma la cosa era oggetto di viva discussione. Nello stesso periodo, verso la metà del II secolo, cominciò un'attività che possiamo definire editoriale, e che ha grande importanza per il destino del testo di Plauto. Di Plauto furono condotte vere "edizioni" ispirate ai criteri della filologia alessandrina. Benefici effetti di questa attività si risentono nei manoscritti pervenuti sino a noi: le commedie furono dotate di didascalie, di sigle dei personaggi; i versi scenici di Plauto furono impaginati da competenti, in modo che ne fosse riconoscibile la natura; e questo in un periodo che ancora aveva dirette e buone informazioni in materia. La fase critica nella trasmissione del corpus dell'opera plautina fu segnata dall'intervento di Varrone, il quale, nel De comoediis Plautinis, ritagliò nell'imponente corpus un certo numero di commedie ( ventuno, quelle giunte sino a noi ) sulla cui autenticità c'era generale consenso. Queste erano opere da Varrone accettate come totalmente e sicuramente genuine. Molte altre commedie - fra cui alcune che Varrone stesso riteneva plautine, ma che non aggregò al gruppo delle "ventuno" perché il giudizio era più oscillante - continuarono a essere rappresentate e lette in Roma antica. Noi ne abbiamo solo titoli, e brevissimi frammenti, citazioni di tradizione indiretta: questi testi andarono perduti nella tarda antichità, fra il III e il IV secolo d.C., mentre la scelta delle "ventuno" si perpetuava nella tradizione manoscritta, sino ad essere integralmente recuperata nel periodo umanistico. La cronologia delle singole commedie ha qualche punto fermo: lo Stichus fu messo in scena la prima volta nel 200, lo Pseudolus nel 191, e la Casina, come si è detto, presuppone avvenimenti del 186. Per il resto, alcune commedie presentano allusioni storiche che hanno suggerito ipotesi di datazione troppo sottili e controverse. Uno sguardo cursorio agli intrecci delle venti commedie pervenuteci integre ( la Vidularia, messa in ultima posizione da Varrone, fu oggetto di danneggiamenti nel corso della trasmissione manoscritta: ne abbiamo infatti solo frammenti ) è senz'altro opportuno, anche se può suggerire una prima impressione assai parziale e anche fuorviante. Per unanime riconoscimento, la grande forza di Plauto sta nel comico che nasce dalle singole situazioni, prese a sé una dopo l'altra, e dalla creatività verbale che ogni nuova situazione sa sprigionare. Ma solo una lettura diretta può restituire un'impressione adeguata di tutto ciò: e se l'arte comica di Plauto sfugge per sua natura a formule troppo chiuse, una maggiore sistematicità nasce proprio dalla considerazione degli intrecci, nelle loro più elementari linee costruttive. Prima delle commedie vere e proprie, nella trascrizione manoscritta c'è quasi sempre un argumentum, cioè una sintesi della vicenda. In alcuni casi sono presenti addirittura due argumenta, e in questo caso uno dei due è acrostico ( le lettere iniziali dei singoli versi formano il titolo della commedia stessa ). All'inizio delle commedie vi è un prologo, in cui un personaggio della vicenda, o una divinità, o un'entità astratta personificata presentano l'argomento che si sta per rappresentare. Nella commedia plautina è possibile distinguere, secondo una suddivisione già antica, i deverbia e i cantica, vale a dire le parti dialogate, con più attori che interloquiscono fra di loro, e le parti cantate, per lo più monologhi, ma a volte anche dialoghi tra due o addirittura tre personaggi. Nelle commedie di Plauto ricorre spesso lo schema dell'intrigo amoroso, con un giovane ( adulescens ) che si innamora di una ragazza. Il suo sogno d'amore incontra sempre dei problemi a tramutarsi in realtà a seconda della donna di cui si innamora: se è una cortigiana deve trovare i soldi per sposarla, se invece è onesta l'ostacolo è di tipo familiare. Un altro elemento strutturale di grande importanza nelle commedie di Plauto è il riconoscimento finale ( agnitio ), grazie al quale vicende ingarbugliate trovano la loro fortunosa soluzione e ragazze che compaiono in scena come cortigiane o schiave recuperano la loro libertà e trovano l'amore. La grande comicità generata dalle commedie di Plauto è prodotta da diversi fattori: un'oculata scelta del lessico, un sapiente utilizzo di espressioni e figure tratte dal quotidiano e una fantasiosa ricerca di situazioni che possano generare l'effetto comico. È grazie all'unione di queste trovate che si ha lo straordinario effetto dell'elemento comico che traspare da ogni gesto e da ogni parola dei personaggi. Questa uniforme presenza di comicità risulta più evidente in corrispondenza di situazioni ad alto contenuto comico. Infatti Plauto si serve di alcuni espedienti per ottenere maggior comicità, solitamente equivoci e scambi di persona. Plauto fa uso anche di espressioni buffe e goliardiche che i vari personaggi molto di frequente pronunciano; oppure usa riferimenti a temi consueti, luoghi comuni, anche tratti dalla vita quotidiana, come il pettegolezzo delle donne. Le commedie di Plauto sono delle rielaborazioni in latino di commedie greche. Tuttavia, questi testi plautini non seguono molto l'originale perché Plauto da una parte adotta il procedimento della contaminatio, per il quale mescola insieme due o più canovacci greci, dall'altra aggiunge alle matrici elleniche cospicui tratti riconducibili a forme teatrali italiche come il mimo e l'atellana. Plauto tuttavia continua a mantenere nella sua commedia elementi ellenici quali i luoghi e i nomi dei personaggi (le commedie della recensione varroniana sono tutte palliatae, cioè di ambientazione greca). Si può affermare che Plauto prende molto dai modelli greci ma grazie ai cambiamenti e alle aggiunte il suo lavoro non risulta né una traduzione né un'imitazione pedissequa. A questo contribuisce anche l'adozione di una lingua latina molto vivace e pittoresca, in cui fanno spesso bella mostra di sé numerosissimi neologismi. La cosa che distingue l'imitatore dal grande scrittore è la capacità di quest'ultimo di farci dimenticare, tramite le sue aggiunte e le sue rielaborazioni, il testo di partenza. Sul tema della contaminatio c'è un'altra importante nota, il fatto che nei prologhi del Trinummus ( verso 19 ) e dell'Asinaria ( verso 11 ) Plauto definisce la propria traduzione con l'espressione latina "vortere barbare" ( in italiano: "volgere dal greco in latino" ). Plauto utilizza il verbo latino vortere per indicare una trasformazione, un cambiamento di aspetto; si perviene necessariamente alla conclusione che Plauto non mirasse solamente a una traduzione linguistica ma anche letteraria. Il fatto poi che utilizzi l'avverbio barbare deriva dal fatto che essendo le sue fonti di ispirazione di origine greca, in latino erano rese con un notevole perdita di significato oltre che di artisticità, e dato che per i Greci tutto ciò che era straniero era chiamato barbarus, Plauto afferma che la propria traduzione è barbara.1 punto
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La moneta che hai postato è parte di una serie nota, Per Quanto per assurdo si voglia anticipare rispetto al 498, il problema del 40 nummi di Zeno dato a Odoacre rimane invariato1 punto
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E' corretto, vero e non pensavo che una moneta potesse riportare in forma simbolica un evento astronomico di tale portata. Per la precisione si tratta dell'osservazione da parte degli astronomi terrestri del passaggio della luce dovuta all'esplosione della supernova del Granchio....evento avvenuto migliaia di anni prima circa 6300 anni. Puoi trovare tutte le info di tale evento sul web. Se le stelle riportate nel campo sono descritte in fonti storiche greco-bizantine come essere la rappresentazione dell'evento....allora sono veramente sorpreso. Una foto della nebulosa : https://www.nasa.gov/multimedia/imagegallery/image_feature_1604.html1 punto
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Fa parte delle emissioni anonime di gettoni ”Rosa/Grande globo” databili nel periodo circa 1500-1550. Il globo è sproporzionatamente grande rispetto allo spazio disponibile all’interno dell’intreccio e la croce alla sommità del globo ha una forma piuttosto rudimentale.1 punto
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Taglio: 2 euro Nazione: Malta Anno: 2015 Tiratura: solo divisionale Condizioni: SPL Città: Milano1 punto
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Una cosa fa piacere, indipendentemente da tutto e tutti, che a una settimana dall’evento siamo qui a parlarne ancora. Evidentemente il tema era ed e’ sentito ed e’ stato un bene quanto meno proporlo nel reale, si lancia il sasso, si apre una nuova ulteriore strada che può essere percorsa ora con le monete in mano e con tutti realmente, e’ un po' il mio destino, il mio piacere di incuriosire, consigliare e proporre, di trovare e intercettare il sentiment, l’ho sempre fatto da 10 anni ormai, tutto sembrava difficile, impossibile, eppure dai giovani, alla divulgazione, alle esposizioni museali per tutti, a un giornale per tutti, a nuove forme aggregative, le idee sono tante ancora da esplorare e poi però da fare, l’ultimo dei problemi e’ con chi e come realizzarle, direi con tutti potenzialmente quelli che vorranno, che sembra una banalità ma banalità non lo e’ mai stata e non lo e’, avere idee e farle, realizzarle, magari anche bene costa fatica, energie, impegno, organizzazione, serietà e ovviamente presuppone un volere comune che non e’ detto che ci sia o ci debba essere ...alla prossima avventura spero ...1 punto
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Io penso che l’autore si farebbe delle gran risate pensando a quanti antichi apprendisti stregoni e quanti moderni studiosi hanno perso il loro tempo a cercar di decifrare la scrittura ed interpretare le immagini di quel libro.1 punto
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Non credo sia il trattamento corretto, ho compreso che si tratta di argento, anche a basso titolo. Che reazione ci dovremmo attendere dall'acqua ossigenata (a che volumi?) con la moneta. Secondo me si ossida tutto.. e diventa quasi tutto grigio nera, le zone verdi si ossidano e rischi solo di rovinarla. Io procederei con la complessazione dei sali efflorescenti di rame con ammoniaca 20%. Significa, immergi la moneta in ammoniaca al 20% con controllo a vista, ogni ora . Asciuga delicatamente quando sarai soddisfatto del grado di eliminazione delle diverse maculazioni e fine. Altre operazioni di lavaggio non tendono ad eliminare il problema.1 punto
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L'acqua ossigenata libera ossigeno che é un potente corrosivo. La zona verde potrebbe diventare nera. Forse intendeva dire acqua demineralizzata?1 punto
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Qualche elemento in più su questa moneta: http://www.moneteromane.info/corrisp/b730/b730.html Arles, Costantino I e la Gloria dell'esercito [email protected]1 punto
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Ci ho provato anche io con qualche giovane........purtroppo penso che bisogna avere una certa predisposizione e una modesta maturità. I giovani di oggi , hanno altro da pensare che stare ore al microscopio. Forse un giovane sposato che abbia un ottimo lavoro ed appassionato di numismatica, potrebbe cominciare a cimentarsi a piccoli passi nel mondo affascinante del restauro di monete antiche. Bisognerebbe cominciare a prendere confidenza col microscopio, perché all'inizio da un po di fastidio, ma ci si abitua subito, alcuni bisturi dedicati , (anche autocostruiti) e iniziare con monetine in bronzo (l'argento solo dopo anni) di poco valore, purché incrostate. Basterà chiedere a come noi che non abbiamo segreti, Almeno io.1 punto
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Ciao @claudioc47, Ottimo lavoro. Non sapevo che ti cimentavi alla pulitura di monete antiche, direi con ottimi risultati, il tutto grazie ad una grande passione, poiché senza di questa , non si avrebbero questi risultati. Se si dovrebbero quantificare le ore che si passano con i bisturi affilatissimi al microscopio, ai voglia per i costi...... Dall'ultimo tuo post , penso che sei prossimo alle nozze d'oro, poiché io li ho festeggiati quest'anno, dovremmo essere coetanei. Per me è stato un mestiere , ora da un po di anni , mi sono ritirato e cerco di godermi un po della mia "pensione". di tanto in tanto, per non perdere l'abitudine, faccio qualche intervento (gratuito). E da pochi giorni che ho ripulito da sedimenti terrosi e concrezioni calcaree una moneta fusa di un amico. Che soddisfazioni ........... Peccato che dopo di me, nessuno ......... Cordialmente Giovanni.1 punto
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Se può essere d'aiuto una "foto" sull'utenza (clienti) del nostro sito... Direi che dia una panoramica abbastanza chiara sullo status.1 punto
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Salve , in considerazione dell' argomento del post , la particolare moneta emessa a Filippi , mi sembra inevitabile per avere un quadro completo dei fatti , consigliare la lettura della battaglia che qui si svolse e che di conseguenza decise nell' arco di pochi anni le sorti del mondo romano : se essere ancora repubblicano oppure , anche se velatamente , autocrate . Per questo e' necessario fare riferimento alla penna di Cassio Dione : Storia Romana , Libro XLVII , tomi dal 38 al 49 compresi , pagine che iniziano con una serie di prodigi accaduti a Roma e in Macedonia che annunciarono la sanguinosa battaglia e la rovina di Cassio e Bruto e che terminano con il suicidio prima di Cassio , poi di Bruto ; lo storico partendo dai preliminari fa rivivere , come vedendola dall' alto dei secoli , tutte le fasi della battaglia fino al tragico epilogo .1 punto
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Dimenticavo di aggiungere la bibliografia, per chi volesse approfondire l'argomento. - D. Gricourt, D. Hollard, "L'articulation des frappes de bronze et de billon dans la production de l'atelier II sous Postume", CahNum 93, 1987 - Tresor Monetaires XIII, 1992 - F. Pilon, "La fabrication de monnaies d'imitation frappées et coulés à Chateaubleau" TM XVII, 1999 - F. Pilon, "Unofficial cast coinage in 3rd-c. Gaul at Chateaubleau", JRA 2004 - F. Pilon, "L’atelier monétaire de Châteaubleau Officines et monnayages d’imitation du IIIe siècle dans le nord-ouest de l’Empire", 20161 punto
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Riprendo la discussione come promesso. Ci eravamo lasciati con il rinvenimento del ripostiglio di probabile natura votiva di materiale di scarto di un atelier locale. Qualche dettaglio in più è doveroso. Il deposito comprendeva: un imitativa di Tetrico I, tipo Hilaritas Avg; 17 tondelli non coniati e scartati perché difettosi (es. A2-A4); 582 frammenti di tondelli da coniare (es. A14/A615), 2 boudins monetaires (piccole sezioni ritagliate dalla barra cilindrica che poi andavano martellate per formare il tondello vuoto). Ovviamente, nel sito in questione, non è stato trovato solamente questo materiale estremamente interessante! Accanto a varie monete che attestano la frequentazione del santuario fino al IV secolo (moneta di Graziano, zecca di Arles, RIC IX 15) sono stati rinvenuti altri sesterzi (anche precedenti al III secolo) e antoniniani. Un altro ritrovamento interessante è avvenuto all'interno del tempio: un probabile gruzzoletto disperso rispetto al sito di interramento originario nei dintorni delle due vasche del cortile centrale: si tratta di 27 doppi sesterzi di Postumo di cui più della metà riconducibili al cosiddetto Atelier II. Stabilire la composizione originaria del gruzzoletto, anche dal punto di vista numerico non è semplice e va tenuto conto anche di altri rinvenimenti sparsi nelle vicinanze dei sesterzi (monete di Tetrico e Claudio II, che però non possono essere considerate parte del ripostiglio iniziale in quanto le due tipologie, sesterzi e antoniniani, non venivano praticamente mai tesaurizzate assieme se non con qualche sporadica inclusione dell'uno o dell'altro tipo). Tra questi 27 esemplari figura anche un sesterzio classificato come: N. Catalogo Chateaubleau 7 Atelier II, incisore "G", Doppio Sesterzio [IMP C] M CASS LAT POSTVMVS P F AVG V[IR TVS AVG], Giove andante a sinistra con la testa girata, con in mano fulmine e aquila. 12,62 gr - 9h Bastien 180 (stessa coppia di conii dritto e rovescio degli esemplari 180a-b-c riportati da Bastien, stesso conio di dritto del tipo Bastien 178a-b con rovescio PMTRPIIIICOSIIIPP, stesso conio di rovescio del Bastien 205) Se state cercando lumi sul perché ho concentrato il mio interesse su questa singola moneta, presto detto: analizzando i bronzi di Postumo presenti nella mia collezione ho trovato questo esemplare: A sinistra trovate la moneta appartenente al ripostiglio trovato all'interno del tempio di Chateaubleau e a destra il mio esemplare. Se da foto si apprezza fino a un certo punto, vi posso assicurare che dal vivo, cambiando anche le condizioni di luce, è evidente l'identità di conio sia al dritto che al rovescio. Un interessante lavoro di Gricourt-Hollard "L'articulation des frappes de bronze et de billon dans la production de l'atelier II sous Postume" propone una datazione indiretta del pezzo (nel senso che questo studio non prende in esame il pezzo in questione ma il Bastien 178 che ne condivide il conio del dritto): e questa è l'immagine del pezzo catalogato da Bastien al 178a: Come potete vedere, al di là delle interessanti identità di conio, l'articolo a firma di Gricourt-Hollard tende a individuare delle corrispondenze stilistiche e tipologiche tra le emissioni di bronzo proprie dell'Atelier II e un gruppo di antoniniani imitativi legati tra loro da identità di conio... per dimostrare (e ci riescono in maniera evidente!) che l'Atelier II non ha prodotto solamente grandi bronzi ma anche antoniniani, produzione che poi è diventata esclusiva una volta abbandonata quella dei grandi bronzi... una sorta di riconversione dell'officina. Tassello molto importante questo nello studio del 1987 dell'Atelier II perchè diventerà negli anni a venire un punto chiave per sostenere la tesi attuale di Pilon: l'Atelier II va individuato nell'officina 1 di Chateaubleau. Per ora, il mio studio e la mia analisi si fermano qui... il libro di Pilon (questo: https://www.academia.edu/30806742/L_atelier_monétaire_de_Châteaubleau_Officines_et_monnayages_d_imitation_du_IIIe_siècle_dans_le_nord-ouest_de_l_Empire) mi è arrivato un paio di giorni fa e ho appena iniziato la lettura, per cui ancora non mi addentro sull'analisi degli indizi e dei fatti che portano a questa sensazionale conclusione... già così ritengo che ci sia abbastanza materiale interessante in questa discussione, materiale a cui va aggiunto anche questo pezzo discusso qualche giorno fa qui: Infine, se volete avere un'idea di come doveva presentarsi il santuario dei ritrovamenti citati in questa discussione, non dovete far altro che trovare le corrispondenze della pianta dello stesso con la seconda delle vignette riportate nella discussione di ieri Spero di non avervi annoiato troppo e soprattutto di essere riuscito a trasmettervi un po' del mio entusiasmo nel vedere che tutti i miei studi e le mie ricerche nel campo delle imitative stanno iniziando a trovare dei riscontri oggettivi sulle monete, tondelli consunti e bruttarelli che - un po' snobbati (per fortuna mia!) dal mercato numismatico - son finiti nella mia collezione. Ormai credo vi sia chiaro che tra i miei intenti c'è quello di fare opera di condivisione delle monete che raccolgo, credo che formare una sorta di banca dati di informazioni e notizie possa essere utile per tutti oltre che interessante. E' grazie ai confronti reciproci che si possono trovare elementi utili per la ricerca generale! Inoltre, il collezionismo inteso come geloso possesso del pezzo non mi appartiene... certo, la monete ce l'ho fisicamente io, ma idealmente la condivido con tutta la comunità numismatica affinché resti a disposizione per eventuali studi futuri anche da parte di altri utenti... se @gpittini sette anni fa non avesse postato quella foto di quel doppio sesterzio bruttarello e insignificante per molti... be', nessuno avrebbe saputo della sua identità di conio, della provenienza dei suoi "fratelli" ecc ecc, quindi: CONDIVISIONE SIA!1 punto
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Non si tratta di fare polemica ma di dare informazioni precise e se non se ne hanno sarebbe meglio astenersi......Mettere sullo stesso piano monete d'oro da investimento (sterline, marenghi, ecc) con quelle numismatiche è una castroneria per non dire altro. Se uno vende monete da investimento può considerare di realizzare circa il 10% in meno. Sulle monete numismatiche come si fa a dare indicazioni senza sapere di che moneta si tratta? Ogni moneta numismatica ha una quotazione e non si possono fare generalizzazioni altrimenti si danno notizie palesemente false. "Sul fatto che si trattasse di marenghi e non di monete da collezione, poco importa." è una affermazione assolutamente sbagliata e fuorviante soprattutto se letta da un neofita che si avvicina al forum per avere qualche consiglio. Forse, e vale per tanti........., prima di rispondere bisognerebbe leggere bene le domande e soprattutto pensare bene che quello che si risponde potrebbe, anche se involontariamente, creare dei danni, perchè se il neofita che ha fatto la domanda avesse venduto le proprie monete al 30% in meno del prezzo ufficiale dell'oro avrebbe preso una bella fregatura, Se poi fossero state monete numismatiche meglio non parlarne.1 punto
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Su non prendiamoci in giro, sarebbe più onesto ammettere d'aver detto una castroneria, o più educatamente aver fatto disinformazione, era palese la tua risposta 146 al 145, non stava parlando di Vette d'Italia o Aratrici, ma semplicemente di marenghi e sterline.1 punto
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Grazie per aver scovato per noi questo filmato. Caspita. L'ho visto tramite app sul televisore ieri sera e l'ho riguardato stamattina (senza audio ?; fastidiosissimo) . Mentre ciò avveniva ho ripensato a quanti inveiscono regolarmente circa il conservare monete in slab. Per carità io sono del partito dell'"ognuno faccia ciò che crede". D'altro canto sono convinto che tali gioielli, rarissimi o anche unici in queste condizioni di conservazione, al fine di essere tramandati intatti alle generazioni future, abbiano il diritto di essere isolati e preservati da ogni tipo di contaminante esterno.....compreso il collezionista. Io sicuramente non vorrei toccarle. Per il tatto mi van benissimo le mie monete in ef o meno. A parte questa riflessione del tutto personale consiglio vivamente di ritagliarsi qualche minuto e godersi le immagini. Buon week end.1 punto
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Ho trovato questo link che permette di calcolare immediatamente l'equivalente data nei vari calendari mondiali. http://www.themeter.net/calendario-1.htm?S...i+tra+calendari (basta inserire l'anno in un calendario, cliccare "calcola", ed apparirà la conversione in tutti gli altri calendari)1 punto
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