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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/08/19 in tutte le aree
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taglio 2 euro BNDR paese estonia anno 2015 tiratura 350.000 condizioni ?? città Roma taglio 2 euro cc paese Germania anno 2010 tiratura 6.300.000 condizioni ?? città Roma6 punti
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Buongiorno, posto, previo permesso da parte degli autori, una buona presentazione da un punto di vista militare, sui Galli che si scontrarono con Giulio Cesare. L’ESERCITO GALLICO AI TEMPI DELLA CAMPAGNA DI CESARE (58 a.C. – 50 a.C.) Nel magnifico dipinto di Giuseppe Rava quattro cavalieri galli in azione, di cui due provvisti di armatura pesante del tardo La tène. Doverosa premessa: questo articolo è una ricostruzione autoriale di quello che poteva essere l’apparato militare celtico della Gallia nel suo ultimo periodo romanizzazione. Per la stesura di questo “esperimento” ci si è basati su fonti archeologiche, articoli di autori stranieri e libri sull'argomento (tutti indicati in fondo), ma nonostante ciò si rimane comunque nel campo delle ipotesi, non avendo un’ovvia conoscenza diretta degli eventi. Possiamo però affermare di essere sufficientemente sicuri della bontà di questa ricostruzione tanto da volerla condividere con voi. Buona lettura. La conquista della Gallia da parte del divo Giulio Cesare è una delle imprese romane più conosciute e studiate. Il De Bello Gallico è inoltre una delle fonti storiche più esaustive sulla società celtica dell’ultimo periodo, eppure lascia per ovvi motivi innumerevoli aree nebulose. Una di queste è in realtà l’organizzazione militare dei suoi avversari, tralasciata forse perché data quasi per scontata nel mondo romano, avendo ormai da secoli contatti con il popolo d’oltralpe. Ciò ha lasciato spazio a ricostruzioni degli indomiti galli piuttosto farlocche: da una parte descritti come barbari sanguinari senza alcun acume tattico, dall'altra come eroi lontani dalla civilizzazione mediterranea, puri come il mito del buon selvaggio. Di queste ricostruzioni colpisce spesso la faziosità di una o dell’altra parte, fino ad arrivare ad abomini storici come le donne guerriere (attualmente tanto care ai vichinghi). Eppure la verità è ben lontana da ciò: il guerriero gallico dell’ultimo secolo a.C. era ben lontano da un urlante spadaccino ricoperto di pitture di guerra. Se questo potrebbe essere vero per le popolazioni del Belgio (metà germaniche) e dai lontani abitanti della Britannia, è del tutto errato per i civilizzati signori della Gallia meridionale e centrale, il vero fulcro di potere della Gallia antica. Il periodo di cui parliamo è infatti chiamato dagli archeologi come Tardo La Tène, ultimo tassello di una lunghissima evoluzione partita dall'antica cultura di Hallstatt, risalente all’800 a.C. In questo ultimo periodo i galli intessevano ricchi scambi commerciali con l’Africa, la Grecia, l’Italia e la Spagna. Dopo la grande migrazione del terzo secolo a.C. i celti erano entrati in contatto con una miriade di culture diverse, trasformandole e venendo trasformate da essi stessi. C’erano tribù celtiche stanziate in Egitto, c’era un regno celtico nel cuore dell’Anatolia, i Celtiberi dominavano la Spagna e avevano combattuto contro Roma e Cartagine. E dove non arrivavano i celti, erano gli altri popoli ad arrivare da loro: le colonie greche di Massalia, Emporio e Alalia erano importanti partner commerciali del mondo gallico, mentre i retaggi liguri erano comuni in tutta l’Occitania. Infine, i nemici germani e romani premevano da anni ai confini tribali. Dunque, essendo la società celtica imperniata sulla guerra, che forze militari si trovò ad affrontare nella sua conquista Cesare? Combattevano ancora come i loro antenati conquistatori? Dalle stringate parole di Cesare spesso non riusciamo a notare una reale differenza tra i Germani di Ariovisto e i galli di Vercingetorige, eppure le risultanze storiche nonché archeologiche marcano un’importante distinzione. Cominciamo dal primo punto: la cavalleria. Le forze migratorie che sconvolsero il Mediterraneo nel IV secolo a.C. parevano essere composte da grandi masse di fanteria armate con spade e asce, al cui seguito c’erano i civili (tra cui donne, che, sì, in questo caso, erano solite menare fendenti). La cavalleria, spesso sotto forma di primitivi carri da guerra, aveva una funzione di supporto e trasporto, tanto che in Italia si considerava i Veneti dei cavalieri molto più abili dei celti, all'epoca improntati sulla fanteria. Le compagnie inter tribali di mercenari al servizio dei sovrano ellenistici erano composte da fanti, non cavalieri, spesso protetti da pesanti armature di maglia. Invece, quando Cesare annienta gli Elvezi e penetra in territorio Gallico già da molti anni si parlava di abilissimi cavalieri galli, che avrebbero presto preso servizio nell'esercito romano (primi su tutti gli Edui, alleati di Cesare). I romani erano estremamente abili nel copiare dal nemico e nel prendere il meglio di loro, perciò è gioco facile capire come in quel momento la cavalleria gallica fosse superiore in valore della fanteria celtica. Dalle ricostruzioni sembra che i galli avessero due classi di cavalieri: i cavalleggeri di rango inferiore, spesso piccoli proprietari terrieri capaci di avere solo un cavallo oppure il seguito di qualche nobile importante, armati alla leggera e i cavalieri nobili riccamente equipaggiati. Bisogna ricordare che i galli non avevano le staffe, perciò i loro soldati a cavallo non operavano come i futuri cavalieri medievali, bensì fiancheggiavano e assalivano a sciame le fanterie nemiche, cercando di scardinarne i ranghi più con l’altezza e la velocità dell’animale che con il peso di una carica lancia in resta. I cavalleggeri gallici avevano funzione di esploratori, avanguardia e saccheggiatori, mentre nelle battaglie preferivano tenersi a distanza di sicurezza lanciando giavellotti o inseguendo i fuggitivi brandendo delle lance corte. Oltre all'elmo (non sempre presente) la loro unica difesa era di solito uno scudo rotondo, presto adottato dai cavalieri ausiliari romani (quasi sempre galli, celti cisalpini o ispanici) per la sua leggerezza e comodità. La cavalleria pesante gallica era formata da nobili o seguiti di sovrani, perciò poco numerosa. Parlare di pesante è molto relativo, in realtà, rispetto a un catafratto o un cavaliere medievale: questi uomini erano dei cavalieri leggeri, protetti da una corazza di maglia e da scudo ovale o semi quadrato, mentre le loro armi da offesa erano giavellotti (scagliati prima di una carica), lance e spade per il corpo a corpo. Non era raro che questi uomini smontassero da cavallo e ingaggiassero duelli contro uno o più avversari, mentre il seguito di cavalieri leggeri poteva supportare da distanza. Nella battaglia di Carre, nonché nelle future battaglie contro i parti combattute dal triumvirato, i cavalieri galli si distinsero per abilità e resistenza, formando muri di scudi anche quando erano ormai stati appiedati a causa del fitto dardeggiamento nemico. L’importanza rivestita dalla cavalleria, sfruttata per respingere i germani e nelle guerre tra tribù, portò a modifiche sostanziali nella fanteria. Se precedentemente il guerriero celtico appiedato era un duellante provvisto di scudo e spada, nonché giavellotti, e protetto da una cappa, nel periodo tardo latenico la lancia prese il posto della spada, mentre la difesa fu affidata ad armature di pelle, sormontate dai tipici elmi che divennero ordinanza tra i legionari del primo secolo d.C. La lancia presentava grandi vantaggi rispetto alla spada lunga celtica, il cui apogeo era stato nel IV secolo a.C. : per prima cosa una lancia era più economica, migliore della spada nel combattimento individuale tra fanti (ci sono tantissimi video e fonti storiche che ci fanno capire di come la lancia fosse un’arma migliore di una spada anche in uno scontro uno contro uno) e infine straordinaria per respingere un cavaliere. Se i primi guerrieri celti puntavano a scardinare la formazione nemica con la forza d’urto della fanteria (pensiamo a uno scontro tra celti e opliti etruschi) e quindi sfruttare le spade per sgominare dei nemici non addestrati nel duello, nel primo secolo avanti Cristo i galli utilizzavano la cavalleria per scompaginare il nemico, mentre la fanteria rivestiva un ruolo di supporto o difesa, per cui la lancia era indubbiamente meglio indicata. Inoltre un guerriero armato di lancia poteva comunque brandire una spada corta come arma di riserva. Attenzione! Ciò non significa che i primi guerrieri celtici non facessero uso di lance, ma che tale arma fosse vista (soprattutto dalle fonti romane e greche) più che altro come arma da getto o come equipaggiamento secondario. Con lo sviluppo della cavalleria, invece, la lancia assunse un ruolo via via crescente, fino a diventare l’arma standard dei guerrieri gallici. Altro errore è quello di pensare ai guerrieri gallici come masse disordinate. Bisogna ricordare che ciò che Cesare affrontò fu l’intero popolo gallico, dunque la maggior parte dei suoi avversari erano civili armati alla buona, che sfruttavano la mera forza d’urto per cercare di scardinare il muro dei legionari (senza quasi mai riuscirci). Invece la vera classe militare gallica non aveva grandissimi numeri, poiché divisa in una miriade di tribù che raramente poteva schierare più di un migliaio di soldati a piedi e altrettanti a cavallo. Il guerriero a piedi gallo, diciamo di professione sebbene professione non fosse, sapeva combattere fianco a fianco al compagno sfruttando muri di scudi e lance per respingere la cavalleria nemica (tanto che ci sono fonti storiche in cui si parla di “opliti” arverni), scagliava dardi sui nemici in avvicinamento e organizzava cariche in linea molto simili a quelle dei legionari romani. La reale differenza che dava maggiore vantaggio ai romani era il sistema degli ordini, ben più sviluppato, la formazione di centurie autonome e soprattutto la maggiore coesione dei numeri di una legione. Se un clan poteva schierare 1000 guerrieri a piedi ben addestrati, una legione metteva in campo 5 volte tale numero, costringendo i galli a doversi confederare ad altre tribù e quindi con tutte le problematiche che da ciò conseguivano. Se aggiungiamo poi che molti galli combattevano dalla parte dei romani (spesso i clan più ricchi e militarizzati), allora è indubbio il motivo per cui l’esercito romano vinceva sempre in uno scontro in campo aperto. Ci siamo dunque levati dalla mente il guerriero a petto nudo urlante, ma rimangono ancora tre punti di interesse: l’armatura, l’uso della spada e la schermaglia. Iniziando a spiegare il primo punto, è doveroso ricordare come i celti fossero fabbri indubbiamente superiori a quelli italici. I legionari che marciarono per le foreste della Gallia indossavano armature forgiate nella Cisalpina e moltissime delle reclute erano essi stessi liguri o insubri, popolazioni italiche da tempo celtizzate. La X legione, cara al Divo Cesare, aveva la sua sede di reclutamento nel Nord Italia, la cui popolazione era e rimase sempre di stirpe celto-ligure o al limite etrusca. Consegue che i guerrieri migliori dei Galli indossassero anch'essi ottime armature di maglia, molto simili a quelle dei legionari, abbellite da fregi e sormontate da grandi elmi. Come già accennato, però, al contrario dei romani i guerrieri corazzati erano una piccola parte del nucleo militare gallico, mentre la maggior parte doveva accontentarsi di cuoio e semplici cappe nonché l’onnipresente scudo. Sull'uso della spada le fonti sono troppo poche per ricostruire davvero come un celta combattesse: le spade dei cavalieri ritrovate avevano una lunghezza di 80-90 cm e potevano solo colpire di taglio, mentre la fanteria pare utilizzasse ancora le spade tra i 60 e i 70 cm, atte colpire sia di punta che di taglio. Il Gladius Hispaniensis (diverso dal gladio imperiale), arma d’ordinanza del legionario Giulio-Claudio aveva una lunghezza simile ed era palesemente ispirata alla spada celtica, che dunque aveva sviluppato una scherma diversa da quella degli antenati. Infatti, se il guerriero celta del primo periodo sfruttava la spada per calare colpi dall'alto durante una carica opponendo lo scudo a umbone contro il nemico, tanto da avere una catenella di sospensione ad anelli metallici per evitare che l’arma scivolasse nella mischia violenta, il guerriero celta “civilizzato” usava la spada come arma di ripiego, lunga a sufficienza per ferire un cavaliere, ma atta più che altro a sopravvivere in un combattimento fuori formazione contro nemici poco corazzati, ad esempio altri celti o più probabilmente dei germani. È importante però comprendere come l’uso della spada fosse legato allo scudo, non a improbabili combattimenti a due mani come qualche nostalgico del medioevo vuole vedere applicato anche ai galli. Ultimo punto, la schermaglia: certe volte si sente dire che i celti (o i barbari in generale) ritenessero disonorevole uccidere da lontano, dunque non facessero uso di armi da getto. Questo è, semplicemente, un falso mito. Sicuro la spada era vista come arma nobile, ma Cesare ci parla di vere e proprie piogge di giavellotti, sassi (dunque presenza di fromboli) e frecce sulle linee romane. Se attorno ai guerrieri di professione c’erano sempre accompagnatori armati alla leggera equipaggiati con armi da lancio, anche cavalieri e fanti scagliavano dardi contro il nemico, sia in funzione difensiva che per ammorbidire la resistenza prima di una carica. Il giavellotto, comunissimo in Iberia, era quindi un’arma utilizzata anche dai guerrieri gallici, a maggior ragione nelle grandi orde male armate che si opposero alla conquista romana. Infine, Cesare stesso non manca di citare, c’erano gruppi di arcieri, spesso utilizzati come avanguardia ed esploratori. L’arco, anche di dimensioni importanti, era l’arma prediletta per la caccia, che i celti non sfruttavano particolarmente in battaglia (un frombolo è un’arma molto più utile di un arco) se non dopo le decisioni di Vercingetorige, che a quanto pare chiese espressamente ai tanti cacciatori della Gallia di combattere con gli archi. Le genti meno civilizzate del nord, come Belgi e Armoricani, non avendo le stesse protezioni fisiche dei cugini del sud, facevano largo uso di archi e giavellotti, per poi caricare il nemico indebolito. In conclusione, possiamo notare come tantissimi dei luoghi comuni sui “selvaggi” Galli siano in realtà semplici creazioni dell’immaginario collettivo: l’esercito gallico dell’ultimo periodo era invece formato da nuclei altamente specializzati di guerrieri, ben armati e capaci di applicare tattiche avanzate, la cui principale forza era data dalla cavalleria, supportata da linee di lancieri corazzati e da nutriti gruppi di schermagliatori. Ciò che fece pendere la bilancia in favore dei romani, oltre a una straordinaria e superiore organizzazione militare (superiore però a chiunque nel Mediterraneo, pure ai civilizzati greci per esempio), fu soprattutto la divisione politica dei celti, incapaci di fare fronte comune contro un invasore spesso ben accetto, e dall’esiguo numero dei soldati professionisti, che costrinse i magistrati e i re celtici a rimpolpare le armate di miliziani mal armati, del tutto inefficaci contro i soldati romani. Ad ultimo, la frammentazione delle tribù non permetteva ai guerrieri professionisti di creare bande coese tra loro, costringendo a combattere spesso fuori formazione e quindi inadatti a tenere testa alla legione. In futuro, se questo esperimento vi è piaciuto, utilizzeremo questo formato per parlare anche di altri eserciti del mondo antico, dagli Iberici agli Illiri. Vi ringraziamo dunque per la lettura e vi invitiamo a condividere questo articolo per aiutarci nella nostra opera di divulgazione. FONTI PRINCIPALI - Il De Bello Gallico, Caio Giulio Cesare - Celtic Warriors: The armies of one of the first great peoples in Europe, Daithi O'Hogain - Lords of Battle: The World of the Celtic Warrior, Stephen Allen - Celtic Warrior 300 BC–AD 100, Stephen Allen - Rome's Enemies GALLIC & BRITISH CELTS, Peter Wilcox - Celtic Warriors: 400BC-160AD, Tim Newark Tratto da : https://www.facebook.com/regogoloboemetto/?__tn__=%2CdkCH-R-R&eid=ARAPlulxSn-0FQ28RnlxJ3xjQ98ydTWJxaI-0X9c-prD0OOa4fdNRwG6sTyDHYNiDldsPwtxufHPZ5og&hc_ref=ARS_Y-SdUDrKn_xULlP9VLqUKW38ZC0B2zr4at5_SBfj2CrxVQpqwEV36ir1U1-OV6M&fref=nf&hc_location=group4 punti
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Ciao a tutti, non è una moneta rara, ma trovarla con una BELLA e SANA patina, variopinta di coloratissime iridescenze, se ne vedono davvero molto poche. La condivido con tutti voi, con una fotografia in una risoluzione più grande del solito, sperando che possiate apprezzarne i dettagli, ma sopratutto le stupefacenti iridescenze della patina, che ci tengo a dire, assolutamente sana, cresciuta in un monetiere di buon legno e velluto. @cembruno5500 Chiamo l'amico Bruno... che credo (e spero), avrà due parole da spendere...2 punti
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Questa è difficile ma per me la soluzione è una vecchia mandola scordata2 punti
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Salve @MarengoMare in effetti l'iconografia del rovescio di questa moneta - che i documenti dell'epoca chiamavano più spesso "lucchese d'oro" - è assai interessante e fino ad ora non era stata discussa in modo molto approfondito, tanto che ci ho provato io in un mio contributo dal titolo "La monetazione di Lucca tra la fine del XII e gli inizi del XIV secolo: nuovi contributi" appena uscito sui Quaderni NAC, che saranno presentati a Lugano il prossimo 21 gennaio. Qualcosa avevo accennato anche in un altro mio saggio dal titolo "Da un 'Enrico' all’altro.La monetazione lucchese tra il Mille e gli inizi del Trecento", ma si trattava del testo per un volume di natura storico-artistica e molti argomenti storici e numismatici non li avevo potuti sviluppare anche per i limiti degli spazi che mi erano stati concessi. Le posso anticipare intanto qualcosa qui, ovvero che riprende il motivo dei sigilli del Comune di Lucca che erano già in uso almeno dallo scorcio del XII secolo; tuttavia è interessante che compaia sulle monete auree di Lucca proprio tra il 1267 e il 1269 (datazione da me discussa e proposta nel testo) e che abbia un certo stile e alcune caratteristiche che non ricordano affatto San Martino nei suoi tradizionali attributi, quanto un cavaliere crociato (e armato, con tanto di cotta di maglia ben vsibile in dettaglio negli esemplari più conservati) nelle tipologie più frequentemente usate nella sfragistica francese medievale. Ultima cosa interessante da notare: in questa moneta lucchese l'immagine e la legenda di San Martino prendono il posto che in tutte le altre emissioni della città era stato occupato - almeno fino a quel momento - dal monogramma e dalla legenda con il riferimento all'autorità imperiale. Per le conclusioni alle quali hanno portato queste mie osservazioni e le ipotesi conseguenti vi rimando alla lettura del contributo...così rimane la suspence (e magari leggendo, capite meglio anche le argomentazioni, se ovviamente vi interessa di conoscerle). Un caro saluti a lei, a @teofrasto e a tutti gli altri amici del forum MB P.S. Uno splendido esemplare - che compare nelle mie pubblicazioni con il permesso della Soprintendenza - è quello della collezione Supino conservata al Museo Nazionale di San Matteo di Pisa.2 punti
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Un capolavoro assoluto il primo conio di herakleidas. L’immagine e’ quella di un dio, potente, sovrumano, perfettamente conscio della sua natura divina rispetto ai poveri mortali. Una bellezza forte e perfetta, quasi sfrontata che gode del rango privilegiato che gli compete. il ritratto di Choirion e’ completamente diverso, e’ piu’ naturale, sensibile, delicato , umano. Non vediamo qui la potenza del dio bensi il suo aspetto terreno, il suo farsi simile all’uomo. Bellissima rappresentazione densa di sentimento. il terzo ritratto e’ una rielaborazione meno forte e potente del primo. Interessante il trattamento dei capelli - con effetto ‘bagnato - che ha un grande impatto visivo. E’ il tipo che ha avuto una gran fortuna sul mercato essendo presente in molte grandi collezioni. I veri esteti sembrano preferire però il primo tipo ( come gulbenkian - forse in assoluto la piu bella collezione di monete greche di periodo classico dopo la Pennisi - che ne aveva addirittura due )..2 punti
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DE GREGE EPICURI A me l'idea del falso sembra incredibile: ci sono un mucchio di esemplari in giro di questa moneta (pur ricercatissima e carissima), di cui non pochi suberati. Inoltre, è citata anche ben prima del 1793, ma ora non ricordo dove e da chi.2 punti
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Il Gazzettino su Panorama Numismatico online https://www.panorama-numismatico.com/il-gazzettino-di-quelli-del-cordusio-nr-4/2 punti
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Ciao @skubydu,Sicuramente le foto fanno tanti scherzi. Trattandosi di una moneta che rappresenta un viso frontale di un Apollo, i rilievi sono fortemente rialzati. Come tu sai, una foto presa perpendicolare al naso , viene in un modo, se presa (come quella di Monaco ) che l'asse di ripresa è un po dall'alto, può dare un effetto ottico diverso. Come il Tetra del BM è ripreso da un'asse spostato a destra. Poi vanno considerati l'insieme dei capelli, (uno spettacolo) che durante la coniatura , alcuni dettagli possono essere lievemente difformi, dovuto a salti di conio, slittamenti, espansioni di metallo che riempiono, o non riempiono. Come esempio ti allego il gran bel dritto dell'esemplare dell'HIRMER.... (DIE GRIECHISHE MUNZE) tav. 15 n 43. Come puoi osservare un doppio colpo di conio, evidenziato sotto il mento, che si estende in espansione sotto il taglio del collo, non deturpando il viso e le parti superiori. Purtroppo sempre in espansione dalle ore 3 alle ore 5 la firma HPAKΛEIΔAΣ con alcune ciocche, sdoppiati.2 punti
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è davvero una gran moneta...poi immagino facendo ruotare la moneta in mano e giocando col lustro cosa che una foto seppur perfetta come questa non può fare. è una meraviglia,compreso il mezzo bersaglio al rovescio che sembra quasi un marchio di fabbrica. c'è qualche segnetto? beh considerando la mole della moneta e quanto è ingrandita direi che non è neanche da tenere in considerazione. complimenti marco2 punti
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taglio 1 cent paese Grecia anno 2017 tiratura 30.000.000 condizioni qspl città Milano note NEWS2 punti
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Grazie @King John, per aver iniziato l'anno nuovo con questa discussione sui Grandi Maestri Incisori. Dovremmo continuare con il Grande KIMON , che con la sua Aretusa di faccia, ci ha trasmesso grandi emozioni. BRRRRR !!!!!!!!!2 punti
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Carissimo @Luileo, purtroppo, e da come hai risposto non è il tuo caso, tantissimi si registrano... chiedono ,senza un minimo di educazione , e poi spariscono. La numismatica non è solo : "Quanto vale?". La numismatica è una scienza, è studio, è passione. Ci sono in questo forum fior fiore di professori e studiosi. Persone che dedicano la loro vita alla numismatica. La numismatica ti stacca dal "cosa vale", il valore venale della moneta passa in secondo piano, prima viene lo studio, il valore economico ha la sua importanza, ma non è la cosa primaria. Prima viene il contesto storico. Se riuscirai a vedere le monete non come "soldi" ma come storia , avrai fatto un passo avanti. Buona giornata. Graziano2 punti
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taglio 2 euro cc paese Slovacchia anno 2015 A tiratura 988.500 condizioni spl città Milano2 punti
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Il primo gennaio di quest'anno cade il 20° anniversario della nascita dell'euro, evento che non è passato inosservato su diversi media. E' positivo che sia stato ricordato anche perchè ancora oggi c'è la nota diffusa convinzione che sia nato nel 2002, con l'altrettanto ben noto e contorto discorso che "l'euro è arrivato e ha fatto aumentare i prezzi" ecc. ecc. Da subito l'euro si è imposto come seconda valuta più importante del mondo dopo il dollaro USA e in questi 20 anni ha mantenuto una media di circa 1,20 contro quella valuta. Massimo storico 1,6039 Valore alla nascita 1,1667 Minimo storico 0,8230 La massima quotazione storica contro dollaro è anche "assoluta", in quanto il picco massimo dell'ECU sul dollaro fu di 1,4557 nel 1992. Se si fosse deciso di emettere una 2 € commemorativa comune, come fatto nel 2009 per il decennale, a mio parere sarebbe stata fantastica questa proposta di annovi.frizio: http://www.friziodesign.it/coins23.html Buon ventesimo anniversario!1 punto
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Amici cari vi informo che il mio nuovo libro (mio come autore) LA MONETAZIONE CARTAGINESE IN SARDEGNA – EMISSIONE E CIRCOLAZIONE (375-216 a. C.) è stato pubblicato ed è quindi disponibile. Chi ne fosse interessato, a una o più copie, può contattare me, in questa sede, attraverso messaggio privato, oppure, via e mail [email protected] - Messenger, WhatsApp (cell. 3483231371); o, anche, direttamente la Carlo Delfino editore: Tel. 079 262661. Codice ISBN 978-88-9361-112-1. Oltre 600 le monete puniche, e sardo-puniche, catalogate, tra cui, per interesse storico, scientifico numismatico spiccano oltre cento varianti e decine di tipi completamente inediti, minuziosamente descritti e illustrati già in sede di catalogo, con relativo peso, diametro e grado di rarità di ogni serie. Un elegante veste editoriale: formato A4, copertina rigida e sovraccoperta, 190 pagine di testo, 38 tavole fotografiche ad alta risoluzione. Disponibile per informazioni dettagliate al riguardo. Giuseppe Lulliri1 punto
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Ciao a tutti , vorrei avere la vostra opinione riguardo a questa moneta, personalmente credo potrebbe essere un 2 denari 1706 del II tipo , vi allego le foto ed attendo i vostri commenti grazie.1 punto
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Buonasera, la moneta è follis ridotto 313-314 d.C. emesso dalla quinta officina della zecca di Antiochia come si legge dalla Epsilon presente sotto la ghirlanda nel campo destro della moneta. Nella moneta è raffigurato Giove, divinità patrona di Licinio. diritto:IMP C VAL LICIN LICINIVS P F AVG, testa laureata a destra. rovescio: IOVI CONSERVATORI AVGG, Giove stante a sinistra si poggia uno scettro e tiene una vittoriola su globo nella mano destra, a sinistra ai suoi piedi un’aquila con corona. All’esergo ANT e nel campo destro sotto la ghirlanda, epsilon e III. RIC VII Antioch 81 punto
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La notifica ha anche, e direi forse soprattutto, lo scopo di impedire che il determinato bene finisca all'estero, dove per lo stato diventerebbe non più raggiungibile (a meno di una successiva vendita che lo riportasse in Italia).... l'esempio recente più clamoroso è quello del premio Nobel di Quasimodo del quale si è discusso a profusione. La notifica deprime in maniera sensibile il potenziale valore commerciale, perchè pone un forte limite al mercato dell'oggetto che si vuole vendere, che in alcuni casi ha molto più appeal all'estero che non in Italia.1 punto
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Però è ben a fuoco l'estintore nell'angolo!! A parte gli scherzi.. se riesco questa primavera mi piacerebbe andare a fare una gita con la famiglia a Chambéry, in quel caso un giretto al museo è d'obbligo!1 punto
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Buonasera e buone feste fatte a tutti. Aggiungo immagini di un bel esemplare da poco giunto in collezione di un sampietrino 1797 di San Severino ridotto. Variante rarissima, appartenente ai riferimenti Serafini 1011 e CNI 30. Che distinguono suddetta variante dalle più comuni per i ridotti per questa zecca per la legenda al dritto che, si presenta con S.P APOSTOLORUM PRIN invece del canonico S.P APOSTOLORUM PRINC.1 punto
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Concordo. Anche se il lavoro potrebbe rivelarsi parzialmente inutile se poi la/le moneta/e per cui si è richiesta l'esportazione vengono aggiudicate in Italia. Sempreché lo Stato non decida comunque di "notificare" la moneta particolarmente rara, a prescindere dal fatto che sia dichiarata "non vendibile all'estero". In effetti, la "notifica" dovrebbe avvenire tutte le volte che lo Stato ravvisi l'esistenza di una moneta particolarmente rara o di pregio (e, aggiungerei, mancante nei medaglieri nazionali). M.1 punto
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Per i casi a) e b), l'asta deve necessariamente essersi conclusa [nel caso b) con aggiudicazione della moneta all'estero]. Nel caso c) l'asta, di norma, non deve essersi conclusa (o, quanto meno, la moneta dev'essere ancora in Italia). Se lo Stato esercita la prelazione all'acquisto non sequestra la moneta già battezzata "bene culturale", ma obbliga il venditore a cedergliela allo stesso prezzo al quale il venditore la venderebbe a terzi. M.1 punto
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DE GREGE EPICURI "Dopo l'uccisione di Giulio Cesare, si coniarono in Roma delle medaglie in onore di Bruto e Cassio, capi dei congiurati liberatori, nel cui rovescio vedesi una berretta in mezzo a due stiletti. La berretta è il simbolo di libertà, perchè davasi a quelli che la recuperavano, per coprire la nudità del capo propria degli schiavi; e i due stiletti denotano i due tirannicidi e liberatori di Roma, Bruto e Cassio. Alla morte di Nerone, il Popolo mise la berretta, per mostrare che si credeva già libero". (dal MONITORE ITALIANO, Monaco, introduzione: 15 dicembre 1792) La frase è tratta dal giornale "Monitore Italiano Politico e Letterario", bisettimanale stampato dal 3.1.1793 al 27.6.1793, prima a Monaco e poi a Nizza, da Giovanni Antonio Ranza, vercellese emigrato in Francia, rivoluzionario, repubblicano, filofrancese. Nel periodo rivoluzionario, la Repubblica Romana ed i suoi estremi difensori (come anche Machiavelli) furono studiati a fondo e molto ammirati, mentre Cesare fu ovviamente identificato con la tirannide...profezia del Bonaparte! Come curiosità, aggiungo che abbonarsi al Monitore Italiano per 6 mesi (era di 16 pagine, bisettimanale) costava 2 scudi in metallo, oppure...18 franchi in assegnati! Inflazione fa rima con rivoluzione.1 punto
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Nel prossimo numero cartaceo di PN dovrebbero esserci anche la prima pagina e l'indice, sarebbe un giusto riconoscimento anche per gli autori di questo numero1 punto
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Ciao. La domanda di osio è se lo Stato italiano possa impedirgli di conferire ad una casa d'asta italiana le sue monete antiche, acquistate in modo legale. Le conseguenze ulteriori che hai aggiunto Tu (vendita successiva delle monete da parte della casa d'aste ad acquirenti esteri) non erano oggetto della domanda a cui ho risposto. Indubbiamente, se osio avesse chiesto se, successivamente al conferimento delle monete alla casa d'aste (che lo Stato non può impedire) e dopo che la casa d'aste abbia predisposto l'asta, lo Stato possa esercitare: a) la prelazione sulle monete in asta già dichiarate "beni culturali"; b) l'acquisto coattivo; c) l'avvio del procedimento per la dichiarazione di culturalità delle monete che lo Stato ritiene di particolare rarità o pregio; allora la risposta sarebbe stata affermativa. E se avesse anche chiesto (ma mi pare che, da quanto scritto nel primo intervento, osio sappia già la risposta) se, laddove le monete in asta vengano aggiudicate all'estero, sia necessario ottenere il nulla osta all'esportazione, allora anche questa risposta sarebbe stata affermativa. Ma la domanda testualmente posta da osio era un'altra. Saluti. M.1 punto
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Molto interessante questa moneta, anche per le funzioni e scopi del documento moneta oltre al valore economico, sembra quasi un quadro di famiglia, una testimonianza storica fatta per il loro presente e il futuro ...1 punto
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La quantità dei cofanetti dovrebbe essere prodotta in base alla tiratura delle monete da inserire al suo interno. Che senso ha produrne altri? Non penso che ci siano tante persone che acquisterebbero quei cofanetti per metterci dentro ad esempio le pillole per la prostatite...1 punto
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Seguono foto di sguincio per entrambi i versi Dritto Rovescio Saluti1 punto
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taglio 5 cent paese Slovacchia anno 2018 tiratura ?? condizioni bb città Milano note NEWS1 punto
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Calma ......davanti a questi Maestri Incisori che hanno gareggiato dal 410 al 405 a.C. dobbiamo SOLO inchinarci. Che poi qualcuno esprima opinioni personali, non altera il senso della visione di questi gioielli. Il grande HPAKΛEIΔAΣ , che per primo a Katania ha inciso il primo dei suoi tetradrammi, con la vera espressione Siceliota. Successivo , ancora un'altro grande CHOIRION , che con il suo Apollo di faccia , esprime il massimo di una bellezza maschile , sicuramente più raffinato, l'esemplare del museo di Siracusa è sicuramente il più bello di questo Maestro Incisore..........Anch'esso una scultura. Continua HPAKΛEIΔAΣ con un'ennesimo conio . Evidentemente il primo, con i colpi che ha ricevuto, ha continuato a coniare , fino al cedimento. Ed ecco un'altro capolavoro...... Che dire davanti a tale bellezza.1 punto
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Ruotandolo si potrebbero leggere in un monogramma una tau, due pi (come suggerito da chievolan) e un'omega.1 punto
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Direi qBB :) Moneta comunque collezionabilissima e "storica" per la collezione della Repubblica in lire! :)1 punto
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Difficile dirlo... all'inizio degli anni 2000 per questa moneta, anche bruttina, si spendevano diverse centinaia di euro.... oggi si è parecchio deprezzata. Questa moneta ha un ottimo rovescio, il lato con Virgilio è invece abbastanza sofferente... e soprattutto è forata. Tenuto anche conto che è un monetino minuscolo (che quindi non dà certo una gran sensazione a livello tattile) io non andrei oltre i 100 Euro se dovessi acquistarla.1 punto
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Taglio: 2 euro comm. Nazione: Slovenia Anno: 2010 Tiratura: dovrebbe essere 910.000 Conservazione: Non certa Località: Bologna Note: da novizio è la moneta con tiratura più bassa che ho1 punto
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Ciao a tutti, ciao @Hirpini guarda se ti può essere utile questo: BARANOWSKY S.a.s. di Vincenzo FILONARDI Via Salaria, 300/F – 00199 – Roma (RM) Telefono: – Cellulare: 334.8547359 preso da https://numismaticaitaliana.net/roma/ e poi prese con un po' di "magic"?♂️ Sull'attualità dei dati non posso purtroppo dare nessuna garanzia! Alla prossima, servus, Njk1 punto
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Belle, belle ........ Grazie,Giovanni. Specialmente l'esemplare tardo (secondo quarto del XIII secolo?), uno dei più conservati mai visti considerando il tipo. Il punzone a triangolo utilizzato per la E è riadoperato per l'estensione della S; dovrebbe essere una prerogativa della tipologia. Una goduria. L'altro, di cronologia più alta, ha tracce di martellatura in tutti e quattro gli angoli: interessante. Ravvisate altre particolarità? @margheludo Secondo te più H4 oppure H5?1 punto
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Buona notte a tutti e buon anno nuovo, giusto per non far freddare la discussione vi mostro due simpatici denaretti dalla rete, entrambi con particolarità più o meno interessanti.1 punto
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E' il più bel complimento mai ricevuto per i miei libri..e vale oro, dato che dici di essere molto giovane. GRAZIE. Mi ripaghi di tutte le offese che ho ricevuto in questi anni. Vale la pena di scrivere sapendo che esistono persone come te.1 punto
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Ma soprattutto non si scandalizzano se uno compra una cravatta a 80 euro o un telefono a 1.200 euro quindi è anche un discorso di quello che chiamerei "egocentrismo sociale" e ad essere più cattivi direi anche di una certa carenza d'intelletto1 punto
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Ciao all. From New York: Silver plated: 27.33 g – 39 mm Edge: Milled with coin number (each coin has a unique, specific number from 1-10000). The number on my token is 17861 punto
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Forse ti stavi riferendo a quella del 2002, che come prezzo si può trovare anche a qualcosina di meno, poiché quella del 2006 è solo Fondo Specchio e costa quasi il doppio... Diciamo che quando mi pongono delle domande sulle valutazioni o svalutazioni, vengo colto spesso da orticaria, poiché colleziono esclusivamente per passione e del lato economico non me ne importa nulla. Il mio animo misericordioso può dirti che solo il tempo saprà darti risposte più certe, devi considerare il fatto che l'Euro è una monetazione già speculata alla fonte e ancor di più nel mercato collezionistico. In parole spicciole può svalutare come può succedere l'esatto contrario. Permettimi un'ultima considerazione: con le prime serie divisionali di Monaco e Vaticano, che hanno un costo così elevato, non mi sognerei mai di toccarle, vanno conservate così come sono nate... come si suol dire: ci va la scarpa giusta per ogni piede1 punto
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Mi ricordo che il Catalli, durante una conferenza al Circolo Numismatico Milanese, spiegò il rovescio dell'aureo con il granchio e la libellula associandolo al motto "Festina Lente".1 punto
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Cari Lamonetiani, tempo fa ho postato, singolarmente, 2 dei 3 moduli dei centesimi del 1842 coniati a Torino per sopperire alla mancanza di circolante nell'isola che dava il nome al Regno dei Savoia. Oggi, dopo diuturna ricerca, ho finalmente completato il trittico e voglio presentarveli nella speranza di farVi cosa gradita.1 punto
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