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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/24/19 in tutte le aree
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Conferenza di livello notevole di Storia, economia. La moneta come merce, l'intervento commerciale dei genovesi non da colonizzatori, estenalizzazione della zecca attività delegata ai genovesi, sono tutti termini e temi che, magari anche in altri contesti, ancora ci accompagnano. Sia io che @enricociferri abbiamo portato delle monete in visione nel pre conferenza. Per chi ha voluto c'è stato anche il pranzo in una location antica completamente ristrutturata con chef giovani che hanno fatto esperienza in ottime cucine in giro per il mondo.6 punti
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Più la osservo e più mi convinco che ci troviamo di fronte ad una nuova variante. Errore di punzonatura: F al posto di E, Lo stesso errore che riscontriamo nella Piastra 1816 INPANS, P al posto di F La moneta è in conservazione splendida e non ci possono essere dubbi quali: Mancanze, conio stanco, schiacciature. La chiusura della lettera ( nella parte bassa) è netta come nella F di FERDINAN Ho visionato nel frattempo molti 9 Cavalli e non ho trovato simili "mancanze" nelle lettere E Grazie ancora Gcs per aver condiviso la tua moneta.4 punti
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Dobbiamo considerare che forca è un toponimo molto comune, poiché con questo termine, derivato dal lat. furca, si intende un valico montano, propriamente posto fra due cime acute. Altro termine è giogo, con cui anche si indica un valico montano, posto fra cime più "arrotondate". Forca deriva ovviamente nella sua immagine dalla forca lignea a due denti, mentre giogo dal giogo applicato ai bovini da tiro. I toponimi con forca e giogo sono come detto frequenti. Per quello derivato da furca abbiamo Foca, Forcella, Forchia.4 punti
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carissimi, volevo presentarvi una particolare variante nella monetazione di un imperatore da me particolarmente apprezzato, Traiano Decio (249-251). Oltre ad essere ricordato storicamente soprattutto per la famosa persecuzione del 250 (non solo contro i cristiani) con l'introduzione dei libelli (i certificati di chi sacrificava al culto imperiale) e per essere stato il primo imperatore romano morto in combattimento per mano gota ad Abritto, in campo numismatico sicuramente spiccano per importanza e rarità i doppi sesterzi da lui coniati. Mi hanno però incuriosito sfogliando il RIC delle curiose varianti riguardo a una tipologia di rovescio, tutto sommato, comune per Decio: quella della Uberitas augusta. Catalogata come RIC 28 la normale Uberitas (una sorta di particolare rappresentazione dell'Abbondanza), esistono però alcune varianti di antoniniani che diventano IBERITAS (variant RIC 28a) oppure VBERTAS, VERITAS, MERITAS (varianti catalogate tutte come variants RIC 28b, zecca di Antiochia) riporto qui alcuni esemplari della variante Veritas (la variante forse più comune e curiosa) sperando di avere fatto cosa gradita presentando una variante non ancora citata nel forum, un cordiale saluto! Cato.3 punti
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Si e' finalmente conclusa ,con un lieto fine ,la vicenda della " testa Lorenzini" . Lo stato e' entrato in possesso di una testa di "Kuros" etrusco gia' apparso in una asta molti anni fa ma "appesantito" da una notifica dei beni culturali e da una vicenda giudiziaria tra gli eredi del possessore del manufatto. Mi lascia un po' interdetto il dilemma su dove esporlo: mi pare di ricordare che fu rinvenuto in un pozzo di una casa signorile di Volterra e che I proprietari comunque la lasciarono esposta al museo Guarnacci di tale citta' ,quindi non vedo dove sia il problema... https://www.finestresullarte.info/flash-news/3388n_stato-acquista-testa-lorenzini-importante-scultura-etrusca.php3 punti
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Buonasera a tutti, posto un rarissimo 9 cavalli coniato sotto Ferdinando IV di Borbone nel 1789 così catalogato : Magliocca n°323a pag. 164 R5 Al momento il miglior conservato3 punti
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Il 23 febbraio nell'Antica Roma venivano festeggiati i Terminalia. Introdotti da Numa Pompilio che dopo aver stabilito i poderi dei possidenti terrieri romani li sacralizzò dedicandoli a Iupiter Terminalis. Divenne in seguito una divinità autonoma (il dio Termine / Terminus) che vegliava su poderi e pietre terminali. La sua rappresentazione era quella di un cippo conficcato nel terreno per dividere le varie proprietà. Durante le festività i possidenti terrieri vi deponevano offerte votive. La festa pubblica si teneva presso la pietra miliare del VI milgio sulla via Laurentina, il limite originario del territorio di Roma in quella direzione. [Livio, Ab Urbe condita libri, I, 55] «Tarquinio [...] quindi si rivolse a progetti di edilizia urbana. Il primo era il tempio di Giove sul monte Tarpeio: sarebbe stato un monumento immortale al suo regno e al suo nome [...] Affinché la zona venisse liberata da ogni precedente traccia di culto e dedicata esclusivamente a Giove e al suo tempio, ordinò di sconsacrare quei santuari che erano stati in un primo tempo dedicati agli dei da Tazio [...]. Proprio all'inizio dei lavori, tradizione vuole che gli dei inviassero un segno per indicare la grandezza di quel potente regno. Infatti, mentre gli uccelli diedero il via libera alla sconsacrazione di tutti gli altri santuari, la stessa cosa non successe per quello del dio Termine. Il presagio augurale fu interpretato in questo modo: visto che il tempio di Termine rimaneva al suo posto ed era l'unica tra tutte le divinità a non essere allontanata dallo spazio a essa consacrato, ciò significava stabilità e solidità per lo Stato. Una volta ricevuto questo presagio di durata, ne seguì un altro che annunciava la grandezza dell'Impero. Solamente il dio Termine si rifiutò di partire, e si dovette includere la sua cappella all'interno del tempio. [...] Poiché il dio Termine era stato persino in grado di opporsi all'autorità di Giove, alcuni auguri predissero che i confini dello stato romano non sarebbero mai receduti.» Per ulteriori dettagli: https://www.romanoimpero.com/2011/01/culto-di-termine.html Ciao Illyricum3 punti
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Taglio: 2 Euro CC Nazione: Italia Anno: 2017 A Tiratura: 1'500'000 Condizioni: qFDC Città: Trento (TN)3 punti
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In questi giorni, corrispondenti ai comitia calata* più probabilmente il 24 (o il 25) febbraio gli Antichi Romani celebravano il cerimoniale del REGIFUGIUM (comp. di rex regis «re» e fugĕre «fuggire»). Consisteva in un rito celebrato davanti al Comizio, concluso il quale il rex sacrorum** fuggiva precipitosamente dal Foro. La cerimonia aveva un significato oscuro già in antico ad indicarne una certa arcaicità ed affonda le sue origini nell’età monarchia. Ovidio la ricollega alla cacciata di Tarquinio il Superbo (509 a.C.) ma secondo altri segnava la fine dell’anno o quantomeno la sospensione delle attività del rex sacrorum fino alle calende di marzo. Antecedentemente alla riforma giuliana, l’anno costituito da 10 mesi iniziava infatti con il mese di marzo (dedicato a Marte). *comitia calata: assemblee abbastanza poco conosciute che venivano convocate (da calare, chiamata) per dare pubblicità a degli avvenimenti come le nomine del rex sacrorum, dei flamini e delle vergini vestali. Sembra si tenesse sul Campidoglio. Un’altra interpretazione la collega ad una tipologia di assemblea dei Comizi centuriati e dei Comizi curiati. **rex sacrorum: Il rex sacrorum è il sacerdote, soggetto al Pontefice, che, dopo la fine della monarchia, assume le funzioni religiose che prima erano del monarca. Ciao Illyricum2 punti
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Se per il Coppola, intendi l'incisore, mi spiace, ma non è lui. Queste monete hanno delle P sotto il busto/testa di Ferdinando ... fu lui il creatore: Domenico Perger2 punti
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Una visita all’imponente biblioteca e’ d’obbligo ...2 punti
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Buonasera, riprendo questa discussione perché mi sembra la più completa per quanto riguarda le pubbliche di Filippo IV... Ieri sono stato al convegno di Bologna e sono rimasto veramente affascinato quando ho visto questo esemplare, almeno per quanto mi riguarda è il miglior esemplare che mi sia mai capitato di osservare dal vivo, l'unica pecca è l'impronta di un qualche attrezzo che hanno usato, probabilmente in Zecca, per maneggiare il tondello, ed io che di mestiere tratto le fusioni, posso immaginare che sarebbe stato praticamente impossibile maneggiare un tondello magari ancora molto caldo dopo la fusione e la coniatura a mani nude... Come potete vedere nella foto del particolare del dritto i campi presentano le striature di conio (in rilievo) che sarebbero sparite con la circolazione, secondo me la moneta ha circolato davvero poco o forse non ha circolato per niente, mentre il rovescio sembra essere più sofferente rispetto al dritto con una porosita' diffusa ma, sempre a mio avviso, potrebbe essere sempre dovuto alla realizzazione del tondello... Ovviamente sono ben accetti pareri da tutti voi...2 punti
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Meno male che ci sono esperti come YV, altrimenti noi moriremmo in un mare d'ignoranza numismatica....... TIBERIVS2 punti
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Anche per me F. Lo spazio tra la F e la X potrebbe darci un indizio. Se fosse stata una E la parte in basso della lettera si sarebbe accavallata su parte della X.2 punti
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dobbiamo chiederci perchè sotto Alfonso I e Ferdinando II troviamo le due colonne simbolo di Brindisi2 punti
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Hai ragione @Rocco68 sembra proprio che sia una F. Allego altra foto con dettaglio2 punti
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eccomi. sul IV secolo non sono fortissimo, e dovrei rileggermi il RIC VIII credo si tratti semplicemente di segni di officina... Siscia ricordo ne ha vari "strani" o non alfanumerici (ghirlande etc) credo siano semplicemente dei marker identificativi dell'officina o emissione ... magari lo zigzag potrebbe essere un rimando al numero 7 ... ma la sto un po' sparando....2 punti
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Ci provo: Al dritto: IMP C M A MAXIMIANVS PF AVG : Massimiano Erculio volto a destra, radiato, corazzato(?). Non mi sembra drappeggiato Al rovescio: CONCORDIA MILI TVM: Giove offre a Massimiano la Vittoria su un globo Al centro del campo: A In esergo: dot XXI dot (?) RIC 595 Heraclea? Per favore fatemi sapere se la mia classificazione e' corretta (sto cercando di imparare) Grazie a chi vorrà rispondermi. Stilicho2 punti
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Ferdinando il Cattolico - Grano (?) / Sestino (?) con il motto: TANTO MONTA Alla Aureo & Calicò dello scorso 12/13 dicembre 2018, sono stati esitati due esemplari di moneta con sopra detto motto. Le monete sono descritte Grano, ed hanno rispettivamente il peso di 1,19 gr. la prima (lotto 1362) e di gr. 1,26 la seconda (lotto 1363). Dalla bibliografia del Pannuti e Riccio (Napoli 1984) e a seguire MIR/Napoli (2010), tale moneta è scomparsa dall’attribuzione alla zecca di Napoli perché il Pannuti e Riccio (a volo d’uccello e senza documentazione a riguardo), scrivono perché probabilmente coniate in territorio ispanico. La rivediamo comparire nel volume di D’Andrea/Andreani alla pag. 338 nr. 7 (denominato Grano con rif. al Cagiati), ma senza alcun riferimento a documentazione e/o alle motivazioni del perché si è provveduto ad inserire la moneta tra quelle della zecca partenopea. Mi preme ricordare che nel Corpus (ai nr. 21/25), le monete sono descritte in Napoli con la denominazione di Grano. Il Cagiati ne descrive esemplari dal nr. 1 al 6 con la denominazione di Due Grana e altri due esemplari (nr. 1 e 2) con la denominazione Cavallo, tale da far presupporre che esisterebbero due moduli diversi (in base al diametro/peso) di questa moneta. Il più recente volume (complimenti per l’opera @jordinumis) sulla monetazione della corona Catalano-Aragonese (in Napoli), di Jordi Vall-Llosera ne riconduce il tipo alla zecca di Napoli; alla pagina 451 del volume sono descritti 3 esemplari di detta moneta 2 dei quali sono proprio questi esemplari esitati …. ma uno di essi (lotto 1363) e riportato come “Vellon Rico”… sia dall’asta che dallo stesso Jordi. C’è molto altro ancora da scrivere, da commentare e ragionare (sono giorni che ci studio su), ma per il momento e per non confonderci (nel senso di mettere troppa carne a cuocere), mi fermo qui.2 punti
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DE GREGE EPICURI Hai visto bene, però all'interno delle diverse province potevano esserci delle città (in questo caso, Alessandria nella Troade) che avevano lo statuto di Colonie, oppure di Municipi. Le colonie generalmente erano fondate da un imperatore che inviava lì un gruppo di veterani, assegnando a ciascuno delle terre alla fine del servizio militare. In questo caso, la lingua ufficiale era il latino e non il greco, anche sulle monete; inoltre, le istituzioni locali ricalcavano quelle romane. Invece, nelle normali città delle province, permaneva la lingua locale (in oriente il greco), anche sulle monete, e in genere erano mantenute le istituzioni locali precedenti, se compatibili.1 punto
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Buon pubblico e ottima l’organizzazione dell’evento e l’accoglienza dell’Astengo che ti fa trovare come a casa tua ...1 punto
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Durante il dogado del Tiepolo (1268-1275) il peso del piccolo viene ridotto a gr.0,289 e la parità si abbassa a vantaggio del grosso a 1 e 28. Sul rapporto 1 a 26 si esprime anche Lane in le" Vecchie monete di conto veneziane". Egli afferma: il rapporto 1 a 26 almeno per quanto riguarda gli anni precedenti alla delibera del 1254 è ritenuto il più credibile per 3 ragioni: 1) Andrea Dandolo riporta questa tradizione 2) l'esistenza della lira mancasembra essere meglio chiarita supponendo che 1 libra grossorum equivalesse a 26 libre Venecialis 3) il grosso conteneva leggermente meno argento fino di quanto ne contenessero 26 denari coniati nellos tesso tempo in cui esso fu emesso.1 punto
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Personalmente, la lascerei, se fosse possibile, al Museo Guarnacci di Volterra, "città di vento e di macigno". Ciao. Stilicho1 punto
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Ma infatti non sono segni di espansione del metallo sotto il colpo del conio?1 punto
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Alcuni studi recenti attribuiscono il cavallo con la colonna a Tagliacozzo, piuttosto che a Brindisi. Tutto questo per la colonna stessa che sarebbe il simbolo della famiglia Colonna, che deteneva la signoria di Tagliacozzo.1 punto
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E' comprensibile essere inesperti , ma prendere monete per ortaggi non l' avevo mai sentito .1 punto
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Per inserire un commento nascosto, basta cliccare sull'icona evidenziata in rosso e scrivere nella maschera "spoiler" che compare.1 punto
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Sicuramente un convegno di tutto rispetto che avrebbe meritato di essere visitato assolutamente, peccato per la distanza, comunque faccio i miei complimenti agli organizzatori che tengono alta la bandiera della numismatica anche dall'altro capo della penisola, in un periodo storico Nazionale dove si litiga e si cerca autonomia regionale, la numismatica unisce tutta la penisola, nulla è più forte della passione per legare le persone.1 punto
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Molto probabilmente il comune di Forchia anticamente aveva una estensione territoriale maggiore di quella che è oggi. Dico ciò perchè la zona dove si svolsero i fatti non è difficile che oggi si possa trovare nel comune di Cervino, comune adiacente a Forchia. Si sa che Cervino fu fondato nel periodo longobardo-normanno da un gruppo di carbonai in cerca di nuove zone dove potersi insediare dopo la distruzione di Suessola ad opera dei saraceni. Trovarono rifugio e lavoro nella valle boscosa e selvatica di Cervino formando il primo nucleo abitato. Il nome Cervino fu dato forse per l'abbondanza di animali selvatici tra cui il cervo. Ancora oggi in questo comune esiste una zona chiamata Forchia ed esiste anche una strada che porta questo nome. Con questo mio scritto non voglio dire assolutamente che il fatto storico non appartenga al comune di Forchia, visto che all'epoca Cervino neanche esisteva. Forse tutto ciò non centra niente, ma ho voluto parlarvene lo stesso, non si sa mai.1 punto
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Non ho letto testi specifici a riguardo e quindi sono la persona meno adatta, penso però che semplicemente indichi la serie. forse Alain @Poemenius potrebbe non solo avere una risposta sulla simbologia di Siscia ma anche su eventuali testi.1 punto
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Taglio: 1 euro Nazione: San Marino Anno: 2017 Tiratura: 500.000 Conservazione: SPL Località: Torino Note: la moneta è molto più bella e splendente di quanto si veda nella mia orribie foto!1 punto
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Certo che non sono originali, alcuni che posterò riguardano il centenario delle ferrovie o il 75°. Per chiarire, il famoso GAMBA DE LEGN non era un treno ma un tram a vapore di collegamento extraurbano milanese dal 1878. Mentre il gettone MILANO - MONZA si riferisce alla FERDINANDEA primo tratto, epoca Lombardo-Veneto, vedi https://it.wikipedia.org/wiki/Ferrovia_Milano-Venezia La medaglia della Milano-Venezia al post n. 122 della discussione sottostante, pag. 5.1 punto
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IL 22 febbraio si celebravano a Roma i Caristia. Si trattava di una festa conosciuta anche come “Cara Cognatio” che seguiva quella dedicata agli avi (Parentalia) e si rivolgeva alla famiglia dei “vivi” ovvero i propri cari. Era una festa privata che comprendeva un banchetto solenne cui partecipavano solo i parenti consanguinei (cognatus significa consanguineo). "I nostri avi istituirono anche un convito annuale che chiamarono Caristia, in cui non si ammettevano che parenti e affini, cosi che, se esisteva qualche ragione di litigio fra persone della famiglia, fosse ristabilita la concordia mediante il carattere sacro della mensa e della comune gioia." (Valerio Massimo, II, 1, 8). Il collegamento tra Caristia e Feralia è dato da un passo di Ovidio (Fasti, II, 617-638): "I cari congiunti diedero il nome di Caristia al giorno che segue, e tutti i parenti vengono a visitare gli dei della famiglia. E' di certo gradevole rivolgere lo sguardo dalle tombe e dai parenti defunti a quelli che vivono, e guardare, dopo i tanti perduti, quelli che sopravvivono del nostro sangue ed enumerare le diverse generazioni. E vengano gli innocenti! Lontano da qui, lontano sia il fratello empio e la madre crudele verso la sua prole, e colui che giudica troppo longevo il padre, e chi conta gli anni della madre, e l'iniqua suocera che perseguita l'odiata nuora." Vi si distribuiva pane, vino e sportulae (piccole somme di denaro). La Cara Cognatio restò al calendario molto tempo dopo che l'impero romano divenne cristiano e nel 449 d.C. fu contrapposta la celebrazione del seppellimento di San Pietro e San Paolo. Il concilio di Tour del 567 condannò coloro che profanavano il giorno di San Pietro. Ave Illyricum1 punto
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Sapendo che ultimamente l'interesse sulle monete provenienti da hoard è notevolmente aumentato su questo forum, evidentemente io e @Illyricum65 abbiamo fatto proseliti , vi segnalo che in questi giorni su ebay c'è un'asta dedicata a un pezzo con provenienza dichiarata dal ripostiglio descritto e analizzato in questa discussione. Orbene: sebbene il pezzo come "tipologia" è presente, l'esemplare proposto in questa inserzione: https://www.ebay.it/itm/113646180477 è palesemente FALSO!!! Non solo il venditore cerca di spacciarlo per autentico, ma addirittura lo fa dandogli un pedigree inesistente e inquinando la reale provenienza di esemplari da un ripostiglio noto. Vi carico le immagini del falso moderno proposto: Come potete vedere già da queste immagini, se uno ha un po' l'occhio abituato alle silique (ma anche alla monetazione romana in genere), nota subito una serie di elementi incongruenti: fondi porosi, lettere pastose, limature al bordo ben visibili al rovescio ecc. In più, si tratta di un falso noto e riportato anche nel FAC, eccovi il riferimento: http://www.forumancientcoins.com/fakes/displayimage.php?album=47&pos=369 Morale: state in guardia!!! Ho scritto al venditore dicendogli che si tratta di un falso e ho segnalato l'inserzione a ebay... non so se le due cose produrranno qualche effetto...1 punto
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Buon pomeriggio a tutti, condivido con piacere con tutti voi il pezzo più bello della mia modesta collezione... saluti a tutti..!1 punto
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Salve , la musica piu' strana e sconosciuta , forse la piu' bella ……. e' quella delle Stelle :1 punto
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Noto con molto piacere che questa discussione ha avuto molte visite e molte preferenze da parte di molti lamonetiani e questo mi gratifica. La moneta di oggi è: NAPOLI CARLO DI BORBONE(1734-1759) 5 Grana o Mezzo Carlino 1756 AG D/Busto del Re a destra;attorno CAR D G VTR SIC REX,sotto I A R/L'Abbondanza che sparge monete;ai lati M M Il contorno reca trecce in rilievo PANNUTI E RICCIO 46 CNI 133 Questa piccola moneta è trascurata dai collezionisti di monete napoletane ed oggi voglio renderle l'onore che merita,postandola in questa discussione. La foto è stata presa dall'asta n°92 della casa d'aste belga JEAN ELSEN & SES FILS SA ,il lotto era il 1196 Carlo di Borbone (Madrid, 20 gennaio 1716 - Madrid, 14 dicembre 1788), figlio di Filippo V di Spagna ed Elisabetta Farnese duchessa di Parma e Piacenza. Fu duca di Parma dal 26 febbraio 1731 al 1735 con il nome di Carlo I di Parma, Re di Napoli e Sicilia dal 1735 al 1759 con il semplice nome di Carlo (era Carlo VII secondo l'investitura papale, ma volle, in opposizione a questa, proclamarsi Re "senza numerazione specifica" per marcare una discontinuità sia con il regno angioino che con il precedente Vicereame spagnolo), fu infine Re di Spagna dal 1759 al 1788 con il nome di Carlo III di Spagna. Viene talvolta anche designato erroneamente come Carlo III di Napoli, sebbene questo titolo spetti in realtà al molto precedente Carlo d'Angiò-Durazzo, Re d'Ungheria col nome di Carlo II e Re di Napoli dal 1382 al 1386 col titolo, appunto, di Carlo III di Napoli. È ricordato principalmente per il suo periodo come Re di Napoli, in quanto fondatore della dinastia borbonica a Napoli e Sicilia e in quanto riuscì a "donare" al regno l'indipendenza dopo oltre due secoli di dominazione straniera, prima spagnola e poi austriaca. Carlo di Borbone, già con la nascita risultò essere pretendente da parte di madre (Elisabetta Farnese era nipote di una Medici) ad uno stato italiano che comprendesse il Ducato di Parma e Piacenza ed eventualmente anche i domini dei Medici, in caso di estinzione del ramo diretto. Elisabetta riuscì a garantire al figlio il Ducato di Parma nel 1732, sotto la tutela della nonna; nel frattempo l'anno precedente Carlo si era dichiarato "gran Principe ereditario" del Granducato di Toscana, essendo ormai certa l'estinzione di Casa Medici, e Gian Gastone de' Medici, ultimo Granduca ancora vivente, ne fu nominato co-tutore. La sua storia cambiò a causa dell'inizio della Guerra di successione polacca: infatti Elisabetta mise il figlio a capo di un esercito in Italia e lo inviò alla conquista del Regno di Napoli, dal 1707 in mano agli Asburgo. Il 20 gennaio 1734 Carlo si dichiarò "maggiorenne" (cioè fuori tutela) iniziando così la sua marcia verso Napoli. Da Monterotondo lanciò un proclama di Filippo V ai napoletani e il 10 maggio fece il suo ingresso in città. Alcuni giorni dopo giunse da Madrid l'atto con cui Filippo V cedeva al figlio tutti i diritti regali sul Regno conquistato. Napoli ebbe così di fatto, dopo oltre due secoli di dominazione straniera, nuovamente un "proprio" Re. Successivamente, il 25 maggio 1734, Carlo sconfisse definitivamente gli austriaci a Bitonto, conquistò poi la Sicilia e il 2 gennaio 1735 assunse il titolo di Re di Napoli "senza numerazione specifica"; in luglio venne incoronato a Palermo anche Re di Sicilia. Nel frattempo, con decreto dell'8 giugno 1735, provvide ad istituire un nuovo organo con funzioni consultive e giurisdizionali: la Real Camera di Santa Chiara. La fine della Guerra di successione polacca nel 1738, se da un lato "formalizzò" la conquista dei regni di Napoli e Sicilia, d'altro canto comportò la conquista del Ducato di Parma e della Toscana da parte asburgica (la Toscana passò definitivamente agli Asburgo-Lorena, mentre il Ducato sarebbe stato affidato, con la Pace di Aquisgrana del 1748 (che pose fine alla Guerra di successione austriaca), al fratello minore di Carlo, Filippo, che dava così inizio alla casata dei "Borbone di Parma"). Nel frattempo, a Napoli, Carlo governava mediante un Consiglio di Stato composto da ministri voluti dai genitori, e quindi influenzati da Madrid (tra questi il Conte di Santisteban, il Marchese di Montealegre, Bernardo Tanucci, il Brancaccio). Durante la Guerra di successione austriaca, Carlo mandò nel 1742 un esercito in Lombardia in aiuto dei franco-spagnoli (dove regnavano gli altri "rami" della famiglia Borbone), ma quando una flotta inglese apparve nel golfo di Napoli minacciando di bombardare la città decise di ritirare il corpo, suscitando le ire di Parigi e Madrid. Poté riscattarsi nel 1744, quando sconfisse un esercito austriaco a Velletri, ponendo fine per sempre alle pretese austriache su Napoli. Con la fine di questa guerra il Regno iniziò realmente ad essere indipendente a tutti gli effetti. Ciò divenne ancor più chiaro nel 1746, con la morte di Filippo V di Spagna e con la messa in disparte dei ministri maggiormente legati a Madrid. A questo punto le uniche minacce al Regno erano di carattere "dinastico". Infatti Carlo era destinato a succedere al fratellastro Ferdinando VI sul trono di Spagna, in quanto questi era senza eredi maschi e le grandi potenze, con la Lega di Aranjuez e il Trattato di Vienna, avevano stabilito che il Regno di Napoli passasse al Duca di Parma e Piacenza Filippo di Borbone, e i due Ducati venissero divisi rispettivamente tra l'Austria e i Savoia. In pratica, Carlo rischiava, per salire al trono di Madrid, di perdere il regno appena conquistato. Carlo lavorò perché ciò non accadesse: e in effetti vi riuscì, favorito da situazioni internazionali. Dopo cinque figlie femmine, la moglie Maria Amalia di Sassonia gli diede il primo maschio, purtroppo incapace mentale; ma poi vennero altri quattro maschi (Carlo Antonio, Ferdinando, Gabriele e Francesco Saverio), e in tal maniera la successione fu assicurata. Quando nel 1759 morì Ferdinando VI di Spagna, Carlo gli successe sul trono di Madrid con il nome di Carlo III e, rinunciando alle corone di Napoli e Sicilia, le assegnò al terzogenito maschio Ferdinando, di soli otto anni (il secondogenito Carlo Antonio lo seguì infatti in Spagna come erede al trono). Ciò era già previsto dalle norme ereditarie borboniche; Carlo avvalorò tale divisione promulgando la prammatica sanzione del 6 ottobre 1759 con la quale egli, divenuto Re di Spagna, sanciva definitivamente la divisione delle due case reali. La reggenza venne affidata a otto ministri, fra cui il Tanucci, primo ministro e ministro degli esteri, ma sempre sotto il controllo di Carlo dalla Spagna. Gli ultimi anni della sua vita saranno amareggiati dalla discordia con il figlio a Napoli, ed in particolare con la nuora, Maria Carolina, figlia dell'imperatrice Maria Teresa d'Asburgo, decisa a limitare l'influenza spagnola (e quindi di Carlo di Borbone) nella corte di Napoli. Fra le iniziative commerciali, per sollevare il Regno dalle difficili condizioni economiche, Carlo istituì la Giunta di Commercio, intavolò trattative con turchi, svedesi, francesi e olandesi, istituì una compagnia di assicurazioni e prese provvedimenti per la difesa del patrimonio forestale, cercò di cominciare a sfruttare le risorse minerarie, istituì consolati e monti frumentari. Oggi sono per noi visibili soprattutto molte delle sue realizzazioni nel campo dell'edilizia pubblica, in particolare a Napoli, che tendevano a fare di questa città una capitale ai livelli europei. Tra queste sicuramente vanno annoverate il restauro del Palazzo Reale di Napoli e la costruzione della splendida Reggia di Caserta, la Reggia di Portici, il Teatro San Carlo (realizzato in 270 giorni), il Palazzo Reale e il bosco di Capodimonte, il restauro di numerosi porti. Sono da ricordare inoltre il Real Albergo dei Poveri a Napoli, con cui si voleva dare un tetto ed un'occupazione a tutti i poveri del Regno, la creazione della fabbrica di porcellane di Capodimonte, il forte militare del Granatello, la creazione, praticamente da zero, dell'esercito nazionale e della flotta. --Salutoni -odjob1 punto
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La moneta che posto quest'oggi é: Napoli Carlo II(1674-1700) GRANO 1679 Cu D/Busto del Sovrano a destra e dietro lettere AC A R/Stemma coronato riferimento:Pannuti e Riccio 54 Varesi "Civitas Neapolis"390-395 Vi sono grani,di questo Sovrano, coniati al martello o al bilanciere:quelli coniati al martello hanno un flan irregolare con coni affatto precisi,mentre,al contrario,quelli coniati al bilanciere hanno un flan tondo,il conio è preciso e ben distribuito sulla moneta e sono le ultime emissioni,che vanno dal 1680 in poi. Carlo II di Spagna (Carlos Segundo) (Madrid, 6 novembre 1661 - Madrid, 1 novembre 1700), della famiglia degli Asburgo, fu re di Spagna e dell'impero d'oltremare di Spagna, e, come Carlo V fu re di Napoli e Sicilia, e dei restanti dominii spagnoli in Italia. Carlo era l'unico figlio maschio sopravvissuto di Filippo IV d'Asburgo e della sua seconda moglie Marianna d'Austria. La sua nascita era stata accolta con gioia per i timori legati alla successione al trono spagnolo, dopo la morte del precedente erede, unico figlio maschio del re, Baltasar Carlos, nel 1646, a 17 anni. Egli era malaticcio e di debole costituzione e la credenza popolare, alla quale egli stesso credette, riteneva che fosse vittima di una maledizione. Questa debolezza derivava, più probabilmente, dalla pratica di matrimoni tra consanguinei all'interno della dinastia degli Asburgo (molto frequente era il matrimonio tra primi cugini o tra zio e nipote), destinata a non disperdere i territori asburgici, ma tutt'altro che vantaggiosa dal punto di vista genetico. La madre di Carlo era figlia della sorella del padre, Maria Anna di Spagna, che fu contemporaneamente zia paterna e nonna materna di Carlo. A questo si aggiungeva che Carlo discendeva per ben 14 volte da Giovanna di Castiglia denominata "Giovanna la Pazza" per la sua infermità mentale. Successe al padre nel 1665, a soli quattro anni, sotto la reggenza della madre. Il governo fu affidato prima al gesuita Juan Everardo Nidhart, confessore della regina. Don José Juan d'Austria, figlio illegittimo di Filippo IV, si oppose a questo governo e marciò dalla Catalogna su Madrid nel 1669, ottenendone la cacciata. Il governo venne quindi affidato a Fernando de Valenzuela. Nel 1675, terminata la reggenza, Carlo assunse i poteri regali a soli quattordici anni, con Valenzuela come primo ministro. Questi, che si era attirato il malcontento della nobiltà spagnola, venne cacciato nel 1677 da don José Juan che lo sostituì nel governo, mentre la regina madre lasciava la corte. Nel 1679, dopo la morte di don José Juan, divenne primo ministro, al suo posto, il duca di Medinaceli (1680-1685) e quindi il conte di Oropesa (1685-1691). Sempre nel 1679 Carlo II sposò Maria Luisa d'Orléans, nipote di Luigi XIV di Francia, che morì nel 1689 senza avergli dato figli, e in seconde nozze la capricciosa Maria Anna di Neuburg, che ebbe forte influenza sul re dopo la caduta del primo ministro Oropesa. Attraverso la regina ebbe grande influenza l'arcivescovo di Toledo, il cardinale Luis Fernández de Portocarrero. Carlo II morì senza eredi nel 1700, nominando successore Filippo d'Angiò, nipote del re di Francia Luigi XIV e di Maria Teresa d'Austria, sorella maggiore di Carlo. L'estinzione della casa di Asburgo di Spagna fu elemento scatenante per la Guerra di Successione Spagnola (1700 - 1714) che vide impegnati i regni rivali di Francia e Austria. La foto della moneta riguarda il lotto n°2936 dell'asta n°69 di UBS --Salutoni -odjob1 punto
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