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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/04/19 in tutte le aree
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Con l'avvento di Diocleziano si pose fine a quel periodo noto come crisi del III secolo, un periodo che vide pressione ai confini e lotte interne caratterizzate soprattutto dalla volontà dell'esercito di elevare al rango di Augusto un generale piuttosto che un altro. Il nuovo Augusto si trovò a dover affrontare una profonda crisi economica e pose in essere una serie di iniziative atte a far fronte alle nuove esigenze del sistema tetrarchico che imponeva tra l'altro maggior circolante necessario a pagare un esercito tanto numeroso. Dopo aver nominato Massimiano come Augusto d'occidente e Galerio e Costanzo come cesari, Diocleziano nel 294 d.C. attua un riforma monetaria che prevede non solo la rivalutazione della moneta aurea portandola nuovamente a 1/60 di libbra romana (5,41gr) ma anche l'emissione di un nummus argenteus dal peso di 1/96 di libbra romana pari a 3,41 grammi con un valore pari a 100 denarii comunes. Viene inoltre introdotto un nummus argentiferous, oggi viene comunemente chiamato follis, dal peso di circa 10 grammi quindi corrispondente a 1/32 di libbra e con un valore nominale ancora oggi dibattuto che potrebbe essere di 10 o 12,5 denarii communes. I radiati continuano a essere battuti, ma a differenza di prima non più argentati e con un valore pari a 2 denarii communes. A questi si affianca la moneta laureata, proprio quel denario che da tempo non è più d'argento ma in metallo vile, la moneta di conto in cui vengono espressi tutti i prezzi. Questa moneta di rame con un peso approssimativo di 1,5 grammi e che successivamente diventerà effettivamente un terzo di follis o genericamente una frazione di follis. Questi divisionali avevano un valore troppo basso rispetto a quello nominale e la logica conseguenza fu quella che il mercato impose un proprio tasso di cambio con le monete di metallo nobile. L'inflazione dilagante generò una diminuzione del potere d'acquisto della moneta e portò all'emanazione di quello che oggi conosciamo come editto di Afrodisia. Questo editto emesso in un periodo imprecisato del 301 d.C., ma del quale è conosciuta la decorrenza dal 1° settembre, raddoppiava il valore nominale delle monete enee circolanti ristabilendo nelle intenzioni il potere d'acquisto originario. L'editto di Afrodisia, trovato parzialmente completo, permette di scoprire quindi che la bicharactam pecunia aveva un valore di 4 denarii communes (qvae in maiore orbis partec... qvattvor denariorvm) mentre la nostra monetina in rame passava dal valore nominale di un denario communes a due. L'editto scoperto nel 1970, e quindi successivamente alla pubblicazione del RIC, riporta quindi come detto in precedenza che la moneta radiata emessa in oriente viene comunemente conosciuta come Bicharactam Pecunia, chiara allusione all'iconografia del rovescio CONCORDIA MILIT che mostra sempre due figure distinte. Anche il nummus argentiferous (follis) aveva raddoppiato il suo valore arrivando adesso ad almeno 20 denarii communes, su questo cifra non tutti sono unanimemente convinti, sempre un frammento riporta "..]TIQVINQVE", che apparentemente si riferisce al valore della moneta dell'editto e che Hendy interpreta come [VIGIN]TI QVINQVE, quindi 25. L'editto di Afrodisia non portò i risultati sperati, anzi la situazione peggiorò rapidamente e drasticamente, si arrivò a un aumento vertiginoso dei prezzi ormai incontrollabili. Venne quindi poco dopo promulgato il conosciuto editto dei prezzi, "Edictum de pretiis rerum venalium", tale editto altro non era che un calmiere dei prezzi, imponeva quindi quale fosse il prezzo massimo da pagare per un determinato bene o servizio. Tornando ai nostri piccoli laureati cosa ci permettevano di acquistare con queste piccole monete? L'editto ci viene in aiuto e ci dà un'idea del potere di acquisto del tempo. Scopriamo così che con 4 denarii communes era possibile acquistare un sextarivs di lupini cotti o dieci mele di prima scelta. Un nostro follis ora valeva 20 o 25 denarii communes (a seconda della tesi sposata, affronteremo in un secondo momento i valori probabilmente inseriti nei campi dei follis orientali), dall'editto deduciamo che questa moneta era la paga giornaliera per un pastore o il costo di un sextarivs di Vino rosato o ancora il costo per miglio del trasporto di un moggio su una barca fluviale. Con l'abdicazione nel 305 d.C. l'editto di Diocleziano viene messo da parte, il nummus argentiferous mantiene il suo valore di 20/25 denarii ma viene portato nel 307 d.C. a 1/48 di libbra corrispondente a 6,5 grammi. Prima di questa riforma a Siscia e stranamente solo in quella zecca vengono emessi dei laureati con rovescio GENIO POPVLI ROMANI. Ormai l'editto dei prezzi era accantonato ma i prezzi sicuramente sarebbero stati visti al rialzo, con pugno di monete come quelle in foto ci saremmo forse potuti permettere dipendentemente dal valore della singola moneta una libbra di camoscio o una pelle di antilope o un pettine in legno. Constatino in occidente avvia il follis a una continua svalutazione seguito da Massimino Daia in oriente, Massenzio da parte sua invece non segue le riforme costantiniane e mantiene immutato il peso fino alla sua morte. 310 d.C. 5,4gr 1/60 libbra 312 d.C. 4,51gr 1/72 libbra 313 d.C. 3,38gr 1/96 libbra Dopo la morte in Massenzio anche la zecca di Roma si adegua alle altre zecche galliche ma mantiene il sistema monetario di Massenzio emettendo il 2/3 di follis da 16 denarii communes e il mezzo follis da 12 denari, monete con percettibili differenze di peso e modulo. Come possiamo vedere in queste emissioni del 312 d.C. vengono riportate nei campi i valori nominali della moneta. Non è ben chiaro se il follis aumenta il suo valore nominale da 20 a 25 o se continua semplicemente a valere 25 denarii communes come avveniva in precedenza. L'emissione VIRT EXERCIT GALL ha anche un’altra particolarità oltre all'indicazione del valore, come si vede dalla foto di questa bellissima moneta di @Tinia Numismatica abbiamo la presenza al diritto della corona radiata che solitamente è associata a un valore doppio (dupondi, doppi sesterzi e antoniniani). In realtà, come è riscontrabile anche nella serie elmata e radiata dei follis di Lugdunum si tratta di un chiaro riferimento all'iconografia Costantiniana del Sol. Come accennato nel 313 d.C. il peso del nostro nummus argentiferous viene ulteriormente ridotto ma da questo momento in poi non abbiamo molti riscontri su cosa accade tra Costantino e Licinio, dei loro diversi sistemi monetari e dell'introduzione del centenionale (100 denarii communes) con la VICTORIA LAETAE PRINC PERP, questo è un tema che va affrontato separatamente. Cope, Lawrence. "Diocletian's Price Edit and its associated coinage denominations", 1977, pages 7-12. Zschucke, Carl-Friedrich. "Die Bronze-Teilstuck-Pragungen der Romischen Mumzstatte Trier", 1989 Spink, "The Roman Imperial Coinage Volume VI", 1967 David G. Wigg "An Issue of Follis Fractions with Denominational Marks", 19916 punti
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Ritirate stamattina, invio foto più reali visto che quelle spagnole sono un collage. Comunicazione per i pochi interessati, la divisionale proof oro è in ritardo perché il produttore delle confezioni glie l'ha fatta blu troppo scura e l'hanno rimandata indietro.5 punti
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2) 5 cents Canada 1975 presa a €0.20 1 Drachma Grecia 1973 presa a €13 punti
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Sono appena passato all'IPZS per ritirare le mie Leonardo. Mi hanno tristemente confermato che non torneranno più in stock nemmeno in negozio, quindi la Zecca ha terminato tutti gli esemplari da destinare alla vendita. Probabilmente li hanno già comprati molti commercianti e gli utenti interessati. Mi hanno riferito che, quindi, per gli acquisti in negozio è consigliabile andare il primo giorno, perché è altamente improbabile che vengano forniti più di una volta per la stessa moneta. I dettagli si vedono poco, moneta molto piatta, peccato.3 punti
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Ciao @graxzy78 È sempre un piacere vedere nuove monete Ci hai messo a disposizione queste foto e quindi basiamoci su queste per giocare al gioco della conservazione... Alcuni elementi ci possono aiutare: il 10 lire 1936 con il foro lo classificherei come MB. (Puoi postarla anche in questa bella discussione se ti va. Allego il link.) La lira 1917 ha rilievi ancora belli ma anche un vistoso colpo al D/ a ore 13.30, le darei quindi un bel BB. Il 5 lire 1936 è il più bello e di maggiore interesse. Per questa azzarderei un qSPL, anche qui però, vedo un colpetto al R/ a ore 16.00. Ripeto, le foto non permettono di essere precisi, siamo nella nebbia... Se riesci a fare fotografie più a fuoco e postarle, sicuramente possono aiutarci Saluti2 punti
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Buongiorno! Volevo aggiungere qualche altra moneta che ho trovato al mercatino: 1) sx: 20 centesimi Australia 1966 presa a €0.50 Dx: 5 centesimi Australia 1999 presa a €0.202 punti
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Ho controllato tutte le 8 aste di Grigoli (e le 4 per corrispondenza), ma non ho trovato niente. Solo nell'asta n. 8 del 24/5/1992 è presente una moneta di Nicolò Sagredo, ma è uno zecchino.2 punti
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Buonasera a tutti posto il mio ultimo acquisto per questo pontefice di una delle sue zecche più piccole...San Severino Marche appunto direi muntoni 411 come riferimento. era un po che ne meditavo l'acquisto e finalmente mi son deciso...spero vi piaccia come piace a me ;) un saluto a tutti e grazie a chi commenterà marco1 punto
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Domenica al convegno "Roma Colleziona" ho trovato questo fiorino del Giubileo 1887 in alta conservazione. Oltre alle foto unisco un breve video per ammirarne il lustro. DSCN5016 - Copia_Trim_Trim.mp41 punto
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Una schifezza assura..... 3 volte il numero 5 e due volte il nome di san marino... ma che schifezza è questa? Non la compro neanche per 10 euro. Che se la tengano... l'acquisterò a 10 euro tra 20 anni... troppo brutta e totalmente insignificante..... complimenti alla schifetta del titano. Son riusciti a battere la moneta insignificante dei giochi dei piccoli stati nel 2017..... ma chi è che cura il design sul Titano? Un pazzo????1 punto
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Qua bisogna chiedere le royalties... Ricordo male o era vietato l'uso del forum a fini commerciali? Pure peggio se senza dirlo e... addirittura prima che il forum si sia pronunciato. Mah.1 punto
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Ultima ad entrare in Collezione, Francesco II 2 Tornesi 1859. Magliocca 812 Comune Come vi sembra?1 punto
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possiedo la ristampa Forni. Sono presenti le tavole. Degli aurei di Antonia intendi dell'imperatore Claudio?1 punto
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Confrontala con questo fals mesopotamico http://www.worldofcoins.eu/forum/index.php?topic=29352.01 punto
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Buonasera @enriMO, se vuole conoscere la storia e la bibliografia (aggiornata al 2010) delle zecche di suo interesse, allora credo che le convenga dare un’occhiata al volume curato dalla Travaini. Tra l’altro, le voci delle zecche minori piemontesi che vuole approfondire sono state redatte, se non ricordo male, proprio da Gianazza. Personalmente non credo che il termine “generalista” per indicare questo volume sia appropriato. Forse sarebbe più adeguato dire che i testi dei quali i due tomi si compongono danno una visione generale. ma era proprio questa l’intenzione dell’opera. La bibliografia è approfondita, ma non in modo simile per tutte le zecche. Questo dipende per gran parte dei vari autori che hanno firmato le schede. Io le consiglio di consultarla. Se poi decidesse di comprarla (ma il prezzo è veramente alto), non credo farebbe un brutto acquisto, anzi. Saluti, Teo1 punto
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CENTRO CULTURALE NUMISMATICO MILANESE - XXVII CONVEGNO NUMISMATICO NAZIONALE del 1988 Medaglia con al D/. Profilo di CARLO V, conio LORIOLI mm.501 punto
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Quindicesimo video, giriamo e cambiamo zecca...andiamo a Ferrara con i d’Este e un grande simbolo , il Diamante, una moneta importante, un motto significativo, una moneta che insegna ....raccontiamola e vediamola ... https://www.youtube.com/channel/UCAKbdRcMho3IJwDgKcSwezQ1 punto
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Ciao, allego l'indice dell'opera così puoi farti un'idea degli argomenti trattati. Tieni conto che le singole voci di zecca danno una visione generalista della zecca stessa: è utile per chi non conosce o conosce poco di quella zecca e vuole saperne qualcosa di più; ma è inutile per chi vuole approfondire la singola zecca. Zecche italiane_Versione definitiva.pdf1 punto
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Peccato per il buco che ammazza il valore del 10 lire... la moneta più interessante è il 5 lire. Personalmente il 10 non l'avrei preso, essendo molto comune, a meno che te l'abbiano lasciato a non più di 10 euro.1 punto
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Classical Numismatic Group, Auction 87, lot 302, 18/05/2011 KINGS of MACEDON. Perdikkas III. 365-359 BC. AR Diobol (11mm, 0.93 g, 1h). Bearded head of Herakles right, wearing lion skin / Bow and club; [Π]-EP around; all within shallow incuse square. Westermark, Remarks pl. LXX, 45; SNG ANS -; SNG Alpha Bank 237-8. Good VF, bright surfaces. Extremely rare. Perdikkas III was the son of Amyntas III and Eurydice, and succeeded his elder brother, Alexander II, to the throne of Macedon in 368 BC. At the time, Perdikkas was a minor, and the Macedonian Assembly elected as regent Ptolemy of Aloros, who served in this capacity for three years. The fact that Ptolemy was elected by the Assembly discounts a popular theory in much of the classical literature that he was responsible for the assassination of Alexander II (see N.G.L. Hammond, "A History of Macedonia, Volume II", pp. 181-4, for an analysis of the event). During the regency, Macedon was forced into a form of subservience to Thebes by means of an unbalanced alliance, in which Ptolemy surrendered his son and thirty of the Companions as hostages. This 'alliance' also brought Macedon into conflict with Thebes' opponent, Athens, which was then attempting to gain control over Amphipolis. By the time Perdikkas entered his maturity, in 365 BC, the kingdom was under threat of Athenian domination. Whereas Thebes provided virtually no support to Perdikkas, the Athenians gained new allies all around Macedon, from the Thracian tribes in the east, to the Molossians in the west, not to mention the pro-Athenian faction among the Macedonian elite. In any event, by late 364 or early 363 BC, Perdikkas was compelled to ally himself with Athens, whose general in the region, Timotheos, subsequently enlisted the Macedonians in his attempt to subjugate the Chalkidian League and capture Amphipolis. Later in 362 BC, however, perhaps encouraged by an expedition of the Theban leader Epaminondas against Athens, Perdikkas renounced his alliance with Athens. Macedon was quickly subdued by an Athenian force under Callisthenes, but Perdikkas again renounced Athens soon after its forces departed, and gave military support to both the Chalkidians and Amphipolis. Timotheos eventually had success against the Chalkidians, but his final attempt to take Amphipolis failed miserably, and he was forced to withdraw in 360 BC. While Perdikkas' attention had been drawn to the eastern lowlands of Macedon, another, more formidable threat had grown in the highlands to the west. The Illyrians, long opponents of Macedon, had become invigorated under their king Bardylis, who began plundering his neighbor Epiros in 359 BC. Encouraged by finding little resistance from the Epirote king, Arybbas, Bardylis took his forces into Macedon, where he decimated the Macedonian army and killed Perdikkas in battle. From the death of king Archelaos, whose reign saw an early pinnacle of Macedonian power, the kingdom had been fighting a defensive battle against enemies on all sides. This blow by the Illyrians exposed the kingdom to all these enemies, who moved to capture their own part of Macedonian territory. Unfortunately for them all, Perdikkas' youngest brother and successor, Philip II, became the most formidable king the Macedonians had yet produced. Coins of Perdikkas are known in silver and bronze. His silver consists of two denominations, staters and diobols. The staters continue the basic types from Amyntas, with the head of Herakles in lion skin on the obverse, and a walking horse on the reverse. What is innovative is that Herakles is now depicted beardless, which becomes the standard way his shown on subsequent royal Macedonian issues. The diobols feature the bearded head of Herakles in lion skin, which suggests they were issued prior to the staters, while the reverse has a bow and club. Perdikkas' bronze coinage is known with three types. All feature the beardless Herakles on the obverse, with three different reverses. His bronze coinage is fairly common today, while his silver is very rare. In her article on the Macedonian regal coinage in this period, Westermark noted that, even though the output of his coinage was limited, the artistic quality of Perdikkas' coins was very high. ILLUSTRAZIONE: OPLITA TEBANO1 punto
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anche a me sembra tutto ok.. sicuramente il metallo presenta porosità diffusa1 punto
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Il metallo e' un po' ossidato, ma a me non dispiace, perche' credi che sia falsa ?1 punto
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Ciao, c'è un bel video del nostro @Alex-Vee dove spiega benissimo la storia.1 punto
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Per quanto riguarda il Papadopoli: parzialmente vero. In realtà i conii del Correr non sono mai stati pubblicati, e lo meriterebbero, quale integrazione a questo autore. Inoltre è molto interessante il destino dei riconii con questi stessi nell’ottocento delle monete della Repubblica. Non si sa niente a riguardo, o molto poco. Per le oselle (non menzionate se non sbaglio dal Papadopoli) si sa poco. Per i talleri di Maria Teresa, coniati dalla zecca di Venezia, anche qui si tratta di aspetti particolarmente interessanti e poco noti, così come il periodo Napoleonico e gli incisori e l’attività di Zecca desunta dai documenti d’archivio (che tuttavia, se non erro, sono carenti perché parzialmente distrutti). Ce ne sarebbe di carne al fuoco...1 punto
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Sulla ''Sopravvivente'' avrei qualche obiezione... Anzi per certi versi il cinquecento e il seicento ne fanno la ''Gloriosa'' (chiedere ai Turchi). Per quanto riguarda la monetazione veneziana del settecento, ma anche del cinquecento e dell seicento, scrivere qualcosa di nuovo in questa materia rispetto a quanto fatto da Papadopoli risulta altamente difficile. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Poiché è pressoché impossibile stabilire se a destra della testa di Giove ci siano delle lettere che ne modifichino l'identificazione direi che si tratti di questa1 punto
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Per la penetrazione dello zecchino veneziano abbiamo una simpatica discussione che ti posto e che inizialmente riguardava il ducato di Andrea Dandolo, ma che poi si è incentrata sulla penetrazione dello zecchino e dove leggendo trovi molti riferimenti letterari.1 punto
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Infine ecco qui la monetina del Regno d'Italia che pure colleziono ma mi rendo conto non essere molto attinente alla sezione: 1 Centesimo Italia su Prora 1911 700'000 pezzi coniati e classificato R nonostante la conservazione non sia eccelsa mi è costato solo 50 cent1 punto
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I cataloghi sono qualcosa di diverso da una pubblicazione monografica. Il catalogo Zadra non fa eccezione.1 punto
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Due Fiorini IV Tipo 1626 V Carlo Emanuele I p.s. questo sara' apprezzato da Blaise1 punto
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Avete ragione, ( vale la scusa che ho avuto un attacco di gotta? ) proseguo con la medaglia del 1987 ...e il volantino del CONVEGNO1 punto
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taglio 2 euro cc paese finlandia anno 2017 A tiratura 2.500.000 condizioni spl città trieste1 punto
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Per approfondire... la punteggiatura, quando singola (sia essa in legenda, sia al fianco del valore, alle sigle dei responsabili di zecca), è sicuramente da fare ricadare nei casi che ho riferito, della semplice dimenticanza. A volte leggiamo legende continue del tipo SICILIARETHIEREX ecc.ecc. che non farebbero intendere ad un mancana voluta, anche perchè a volte ci sono in altre parti delle legende a volte miste .. e così via. Al contraio, come tutti sappiamo il caso delle mancanze delle lettere (coma ad esempio la solita I) e su più coni, di diversi nominali, ci conduce verso un'altra strada da seguire...che in definitiva sarebbe l'errore/mancanza commessa di proposito. Così come su alcune monete di punti ne troviamo due....ci sono monete che hanno due belli "palloncini" ed è stato anche creato (dall'incisore) l'apposito spazio (allargando la legenda) per inserirli. In definitiva le monete con queste particolarità vanno e/o andrebbero valutate caso per caso...potrei stare qui a fare tantissimi esempi....come questo anche che Vi sottopongo sulle monete d'oro di Carlo di Borbone V e U ... anche queste hanno un significato.1 punto
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Esistono anche nominali di valore inferiore all'oncia: quartoncia (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB11/8) e semioncia (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB11/7), ma non avevano notazione di valore. Il termine "triens" non è una dizione diversa da "triente": uno è latino (per l'esattezza, nominativo), l'altro italiano (e comunque corrisponde all'ablativo latino). L'asse fu prodotto, per brevissimo tempo, anche in argento (la cosiddetta "libella", ovvero "libra leggera", nome derivante dal fatto che in origine l'asse valeva una libra di bronzo). Non aveva, però, notazione di valore (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RC/26). La moneta da tre assi non si chiamava a tripondio, ma tressis, ed effettivamente aveva una notazione "III" (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB5/1) Il sesterzio in origine valeva non 4 assi, ma 2,5; l'etimologia deriva infatti da semi-terzio, "[due più] metà del terzo". Proprio per il valore di 2,5 la sua notazione era "IIS", ovvero "asse-asse-semisse". La notazione "HS" secondo me non esiste: compare nella scrittura corrente (ad esempio, sui muri di Pompei) ma credo che sia solamente un "IIS" barrato in centro, esattamente come "£" per la "L" di lira. Il valore fu portato a 4 quando quello del denario fu portato a 16 (perché il sesterzio era un quarto del denario), ma non ricordo di aver mai visto la notazione "IIII". I sesterzi non furono mai emessi in bronzo, in epoca repubblicana, a meno che siano sesterzi alcune emissioni di Cesare (https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I2/46) e Ottaviano (http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-I17/38). Sono in effetti sesterzi in bronzo alcune rare monete della serie navale di Antonio, che però alcuni studiosi riconoscono come emissioni greche e non romane (vedi sotto). Inoltre non è corretto parlare di "ottone": l'altra lega usata per queste monete, oltre al bronzo, è l'oricalco. La notazione "X", prima che sul denario, compare sul decussis, di pari valore ( http://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-RRB13/1) La notazione "XVI" compare su poche emissioni. Poi per ragioni tradizionali si torna a "X" benché il valore sia rimasto di 16 assi. La notazione a forma di asterisco non è, probabilmente, una "X" barrata, ma un monogramma della notazione "XVI" Le notazioni superiori a X, che compaiono sugli aurei, sono di dubbia interpretazione: non è detto che esprimano il valore in assi (dovrei cercare la bibliografia su questo; molti studiosi concordano in effetti sul fatto che esprimano il valore in assi, ma ricordo che ci sono delle difficoltà in relazione al valore reciproco oro/bronzo che si ritiene sussistesse all'epoca). Una curiosità: potrebbe essere non un caso, ma una specie di gioco di parole, che la notazione "I" corrisponda all'iniziale di Ianus (dio, come noto, raffigurato sull'asse) e la notazione "S" a quella di Saturnus (presente invece sul semisse) Sulla serie navale di Antonio:1 punto
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Taglio: 20 cent Nazione: Austria Anno: 2019 Tiratura: ? Condizioni: SPL Città: Vienna(Austria) Note: NEWS1 punto
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