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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 03/06/19 in tutte le aree
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@Massenzio i miei complimenti per questa discussione! Un'ottima presentazione, sintetica ma completa e soprattutto accessibile a tutti. Sono questi i contributi che arricchiscono il forum e, lasciatemelo dire, era da tempo che non ne leggevo qualcuno di così interessante che non provenisse sempre dai soliti "animatori di sezione" (che guai non ci fossero!!!). mi auguro che questo breve saggio sia solo l'inizio di una prolifica successione di lavori oltre che uno stimolo per tutti!!!4 punti
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Con l'avvento di Diocleziano si pose fine a quel periodo noto come crisi del III secolo, un periodo che vide pressione ai confini e lotte interne caratterizzate soprattutto dalla volontà dell'esercito di elevare al rango di Augusto un generale piuttosto che un altro. Il nuovo Augusto si trovò a dover affrontare una profonda crisi economica e pose in essere una serie di iniziative atte a far fronte alle nuove esigenze del sistema tetrarchico che imponeva tra l'altro maggior circolante necessario a pagare un esercito tanto numeroso. Dopo aver nominato Massimiano come Augusto d'occidente e Galerio e Costanzo come cesari, Diocleziano nel 294 d.C. attua un riforma monetaria che prevede non solo la rivalutazione della moneta aurea portandola nuovamente a 1/60 di libbra romana (5,41gr) ma anche l'emissione di un nummus argenteus dal peso di 1/96 di libbra romana pari a 3,41 grammi con un valore pari a 100 denarii comunes. Viene inoltre introdotto un nummus argentiferous, oggi viene comunemente chiamato follis, dal peso di circa 10 grammi quindi corrispondente a 1/32 di libbra e con un valore nominale ancora oggi dibattuto che potrebbe essere di 10 o 12,5 denarii communes. I radiati continuano a essere battuti, ma a differenza di prima non più argentati e con un valore pari a 2 denarii communes. A questi si affianca la moneta laureata, proprio quel denario che da tempo non è più d'argento ma in metallo vile, la moneta di conto in cui vengono espressi tutti i prezzi. Questa moneta di rame con un peso approssimativo di 1,5 grammi e che successivamente diventerà effettivamente un terzo di follis o genericamente una frazione di follis. Questi divisionali avevano un valore troppo basso rispetto a quello nominale e la logica conseguenza fu quella che il mercato impose un proprio tasso di cambio con le monete di metallo nobile. L'inflazione dilagante generò una diminuzione del potere d'acquisto della moneta e portò all'emanazione di quello che oggi conosciamo come editto di Afrodisia. Questo editto emesso in un periodo imprecisato del 301 d.C., ma del quale è conosciuta la decorrenza dal 1° settembre, raddoppiava il valore nominale delle monete enee circolanti ristabilendo nelle intenzioni il potere d'acquisto originario. L'editto di Afrodisia, trovato parzialmente completo, permette di scoprire quindi che la bicharactam pecunia aveva un valore di 4 denarii communes (qvae in maiore orbis partec... qvattvor denariorvm) mentre la nostra monetina in rame passava dal valore nominale di un denario communes a due. L'editto scoperto nel 1970, e quindi successivamente alla pubblicazione del RIC, riporta quindi come detto in precedenza che la moneta radiata emessa in oriente viene comunemente conosciuta come Bicharactam Pecunia, chiara allusione all'iconografia del rovescio CONCORDIA MILIT che mostra sempre due figure distinte. Anche il nummus argentiferous (follis) aveva raddoppiato il suo valore arrivando adesso ad almeno 20 denarii communes, su questo cifra non tutti sono unanimemente convinti, sempre un frammento riporta "..]TIQVINQVE", che apparentemente si riferisce al valore della moneta dell'editto e che Hendy interpreta come [VIGIN]TI QVINQVE, quindi 25. L'editto di Afrodisia non portò i risultati sperati, anzi la situazione peggiorò rapidamente e drasticamente, si arrivò a un aumento vertiginoso dei prezzi ormai incontrollabili. Venne quindi poco dopo promulgato il conosciuto editto dei prezzi, "Edictum de pretiis rerum venalium", tale editto altro non era che un calmiere dei prezzi, imponeva quindi quale fosse il prezzo massimo da pagare per un determinato bene o servizio. Tornando ai nostri piccoli laureati cosa ci permettevano di acquistare con queste piccole monete? L'editto ci viene in aiuto e ci dà un'idea del potere di acquisto del tempo. Scopriamo così che con 4 denarii communes era possibile acquistare un sextarivs di lupini cotti o dieci mele di prima scelta. Un nostro follis ora valeva 20 o 25 denarii communes (a seconda della tesi sposata, affronteremo in un secondo momento i valori probabilmente inseriti nei campi dei follis orientali), dall'editto deduciamo che questa moneta era la paga giornaliera per un pastore o il costo di un sextarivs di Vino rosato o ancora il costo per miglio del trasporto di un moggio su una barca fluviale. Con l'abdicazione nel 305 d.C. l'editto di Diocleziano viene messo da parte, il nummus argentiferous mantiene il suo valore di 20/25 denarii ma viene portato nel 307 d.C. a 1/48 di libbra corrispondente a 6,5 grammi. Prima di questa riforma a Siscia e stranamente solo in quella zecca vengono emessi dei laureati con rovescio GENIO POPVLI ROMANI. Ormai l'editto dei prezzi era accantonato ma i prezzi sicuramente sarebbero stati visti al rialzo, con pugno di monete come quelle in foto ci saremmo forse potuti permettere dipendentemente dal valore della singola moneta una libbra di camoscio o una pelle di antilope o un pettine in legno. Constatino in occidente avvia il follis a una continua svalutazione seguito da Massimino Daia in oriente, Massenzio da parte sua invece non segue le riforme costantiniane e mantiene immutato il peso fino alla sua morte. 310 d.C. 5,4gr 1/60 libbra 312 d.C. 4,51gr 1/72 libbra 313 d.C. 3,38gr 1/96 libbra Dopo la morte in Massenzio anche la zecca di Roma si adegua alle altre zecche galliche ma mantiene il sistema monetario di Massenzio emettendo il 2/3 di follis da 16 denarii communes e il mezzo follis da 12 denari, monete con percettibili differenze di peso e modulo. Come possiamo vedere in queste emissioni del 312 d.C. vengono riportate nei campi i valori nominali della moneta. Non è ben chiaro se il follis aumenta il suo valore nominale da 20 a 25 o se continua semplicemente a valere 25 denarii communes come avveniva in precedenza. L'emissione VIRT EXERCIT GALL ha anche un’altra particolarità oltre all'indicazione del valore, come si vede dalla foto di questa bellissima moneta di @Tinia Numismatica abbiamo la presenza al diritto della corona radiata che solitamente è associata a un valore doppio (dupondi, doppi sesterzi e antoniniani). In realtà, come è riscontrabile anche nella serie elmata e radiata dei follis di Lugdunum si tratta di un chiaro riferimento all'iconografia Costantiniana del Sol. Come accennato nel 313 d.C. il peso del nostro nummus argentiferous viene ulteriormente ridotto ma da questo momento in poi non abbiamo molti riscontri su cosa accade tra Costantino e Licinio, dei loro diversi sistemi monetari e dell'introduzione del centenionale (100 denarii communes) con la VICTORIA LAETAE PRINC PERP, questo è un tema che va affrontato separatamente. Cope, Lawrence. "Diocletian's Price Edit and its associated coinage denominations", 1977, pages 7-12. Zschucke, Carl-Friedrich. "Die Bronze-Teilstuck-Pragungen der Romischen Mumzstatte Trier", 1989 Spink, "The Roman Imperial Coinage Volume VI", 1967 David G. Wigg "An Issue of Follis Fractions with Denominational Marks", 19913 punti
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Taglio: 2 Euro CC Nazione: Italia Anno: 2016 A Tiratura: 1'500'000 Condizioni: qFDC Città: Milano (MI)3 punti
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Documento manoscritto. datato Rivoli li venti otto del mese di agosto, l'anno del Sig.re mille sette cento sedeci e del nostro Regno il Terzo, con firma autografa del Duca di Savoia Vittorio Amedeo II di (Torino 1666 - Moncalieri 1732) . Provvedimento amministrativo in favore del Marchese Pallavicino. Una pagina in-Folio. Firme di funzionari vari, sigillo in cera sotto carta in calce. @angelonidaniele3 punti
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Taglio: 2 euro commemorativi Nazione: Germania Zecca: Monaco Anno: 2019 Bundesrat Tiratura: ? 30.000.000 totale 5 zecche Conservazione: Spl Località: Udine3 punti
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Ciao a tutti, Quest'oggi vi presento un biglietto di stato, piccolino, dall'aspetto quasi anonimo ma per quanto ho visto, decisamente raro in buona qualità. Rappresentava per un un piccolo cruccio... tipologicamente è l'unica che mi mancava (escludendo le costosissime 3: 500 e 1000 barbetti matrice, e 25 Lire effige Vittorio Emanuele III). Comprarla o non comprarla? Mi son fatto questa domanda per molto tempo... tempo che trascorreva... trascorreva... (senza che alcun pezzo di gesta tipologia sbucasse fuori in BELLA qualità) senza trovare una risposta decisiva a questa mia domanda. Mentre cercavo la baia ed il web in cerca di notizie, passaggi o altro, per quello che riuscivo a vedere non era mai in bella conservazione (sulla baia sono comparsi esemplari dichiarati Spl o più, ma lasciavano, e lasciano, alquanto a desiderare). Tutto ad un tratto è comparsa questa... ed è andata! Nel corso del tempo ho imparato ad apprezzare il suo stile artistico, decisamente "retro" già per i canoni stilistici del nuovo millennio, specialmente grazie alla ventata di novità artistiche volute dal nuovo Re. Mi piacerebbe ricevere molti pareri, anche i più disparati. Quindi chiedo a tutti: Cosa ne pensate? In merito a conservazione, valore di mercato e ricercatezza di questo specifico decreto, bellezza artistica e quant'altro vi viene in mente. Chiamo in causa gli ottimi @petronius arbiter @ray-ban @jena @wstefano santo@nikita_ @PriamoB @loris1980 @Guysimpsons @jaconico @robindan77 e chiunque altro abbia piacere di esprimere un suo parere grazie a tutti, Fab2 punti
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Buongiorno @Saturno e @borbonik , confermo che i vostri 10 tornesi 1846 sono due rari falsi d'epoca, oltre ad avere sostanziali differenze sul ritratto ci sono incongruenze stilistiche sui caratteri e rigatura del bordo e taglio e relativo allineamento. Ricordo di averne postati un paio alcuni anni fa in questa sezione.2 punti
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Guardate le foto da smartphone Allora, personalmente come ho detto, reputo il 1751 un anno molto comune per le oncine. La moneta per me è intorno al BB da queste foto ma non si nota al meglio l'usura al dritto e ci sono anche graffi pesanti che non sono di conio È pur sempre un oncina d'oro quindi parecchio apprezzata dal mercato, stiamo parlando di una tipologia che anche in condizioni molto basse si vende sui 280/300 euro, che secondo me sono cifre esagerate visto che l'oncia è una tipologia comune. Credo che in questa conservazione dovrebbe costare meno ma per il mercato mercato attuale credo sono sicuro si possa vendere con estrema facilità a 350/370 euro, forse 400. Personalmente però se devo spendere intorno ai 400 cercherei un pezzo più simpatico aggiungendo un altro cinquantino. Le annate 50, 51 e 52 sono le più facili da trovare in conservazione medio/alta. Detto ciò, l'esemplare qui postato è carino, alla cifra adatta l'avrei preso anch'io. Purtroppo ho problemi a caricare le immagini, se riesco domani ti faccio vedere le mie due oncine ?2 punti
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Credo che la zia in questione sia una delle sempre più rare persone oneste a questo mondo, è capace di intendere e volere alla grande, ha voluto estinguere il debito che le pesava sulla coscienza più di un ammanco di 10.000 euro dal conto in banca. Anche se va a vostro sfavore come eredi, dovreste farle i complimenti per l'onestà dimostrata.2 punti
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Ovvero lo studio di come veniva immaginato il futuro prossimo o remoto nel passato, non limitandosi solo alle opere utopistiche o di fantascienza. E' un campo poco considerato ma molto interessante, non solo per la stranezza di quel che vi si ritrova ma anche perchè in molti casi vennero immaginati - anche in tempi non sospetti - oggetti o scenari oggi realmente esistenti con una precisione sorprendente. Unica previsione a cui non ci si è nemmeno avvicinati è la diffusione delle dannate automobili volanti, assurdità con cui non si sa perchè l'umanità è sempre stata fissata. Per il resto ecco qualche filmato interessante. Notate specialmente cosa si vede sui tavoli davanti a cui passa il bambino a 1:39 minuti di questo mini-documentario anni '60: https://www.youtube.com/watch?v=3HmtHKBP2ok Molto interessante anche la seconda parte: https://www.youtube.com/watch?v=LwXHjV1aohA Una rassegna moderna di futuri immaginati negli anni '20 e '30:1 punto
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Con delle foto nitide non ci sarebbe bisogno di andare a farla periziare. Osserva per esempio la limpidezza delle immagini postate in questa discussione: Anche se solo online, con queste foto/scansioni che hai fornito è praticamente impossibile dare un parere sufficientemente valido.1 punto
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Accadeva in questo periodo: Il Navigium Isidis e il Carnevale L’origine del Carnevale, per come lo conosciamo, è senza dubbio medievale; è stato supposto che l’origine della parola sia una contrazione di carnem levare, ossia levale la carne, poiché precedeva immediatamente l’inizio del periodo di Quaresima. Tuttavia alcune somiglianze possono essere riscontrate nelle Antesterie greche e nei Saturnali romani: le prime, che cadevano tra febbraio e marzo, erano una festa dionisiaca, quindi legata al vino e agli eccessi, in cui sfilavano dei cortei di carri e maschere; la festa era legata ai morti e al ciclo della vita. Anche i Saturnali, dal 17 al 23 dicembre, erano improntati agli eccessi, ed era l’unico periodo dell’anno in cui gli schiavi erano liberi, mentre ci si concedeva a una certa libertà sessuale e sociale. La festa di Iside La festa dedicata alla dea Iside (navigium Isidis) si svolgeva nel primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera, quindi pochi giorni prima rispetto alla Pasqua cattolica. Essa vedeva sfilare su un carro navale (carrus navalis) la dea Iside, per festeggiare la resurrezione del suo sposo Osiride, smembrato e di cui aveva ricomposto il corpo. Inoltre si svolgevano lunghe processioni con persone in maschera, e seguiva una lunga festa. E’ possibile forse che Carnevale venga proprio da carrus navalis? E’ quello che ritiene il linguista Mario Alinei: il navigium Isidis non sarebbe altro che l’origine delle festività legate al Carnevale, respingendo l’idea che la parola fosse legata a carnem levare o a carnem vale (addio carne), mettendo invece in risalto la forte opposizione avuta sempre dalla Chiesa nei confronti del Carnevale, festa completamente opposta al periodo di Quaresima che seguiva. Così Apuleio racconta nelle sue Metamorfosi (libro XI) la festa e Iside: 5. (Io sono) la madre dell’universo, la sovrana di tutti gli elementi, l’origine dei secoli, la totalità dei poteri divini, la regina degli spiriti, la prima dei celesti, l’immagine unica delle divinità maschili e femminili: con un cenno del capo io governo i picchi luminosi della volta celeste, i venti salubri del mare, i silenzi desolati dell’inferno. La mia essenza è indivisibile, ma nel mondo sono adorata ovunque in molte forme, con diversi riti, con nomi diversi: gli Attici autoctoni Minerva Cecropia, i Ciprioti bagnati dal mare Venere di Paphos, i Cretesi, abili arcieri, Diana Dictynna, i Siculi trilingui Proserpina Stigia, alcuni Giunone, altri Bellona, l’uno Ecate, l’altro Ramnusia [Nemesis]. Ma I due ceppi di Etiopi, quello illuminato dai raggi del Sole all’alba, e quello dai raggi del sole al tramonto, e gli Egiziani dotati dell’antica saggezza, mi venerano con riti che appartengono solo a me, e mi chiamano col mio vero nome: Iside regina”. 8: Ed ecco che lentamente cominciò a sfilare la solenne processione. La aprivano alcuni riccamente travestiti secondo il voto fatto: c’era uno vestito da soldato con tanto di cinturone un altro da cacciatore in mantellina, sandali e spiedi, un terzo, mollemente ancheggiando, tutto in ghingheri, faceva la donna: stivaletti dorati, vestito di seta, parrucca. C’era chi, armato di tutto punto, schinieri, scudo, elmo, spada, sembrava uscito allora da una scuola di gladiatori; e non mancava chi s’era vestito da magistrato, con i fasci e la porpora e chi con mantello, bastone, sandali, scodella di legno e una barba da caprone, faceva il filosofo, due, poi, portavano delle canne di varia lunghezza, con vischio e ami, a raffigurare rispettivamente il cacciatore e il pescatore… 9. Mentre queste divertenti maschere popolari giravano qua e là, la vera e propria processione in onore della dea protettrice cominciò a muoversi. Donne bellissime nelle loro bianche vesti, festosamente agghindate, adorne di ghirlande primaverili spargevano lungo la strada per la quale passava il corteo i piccoli fiori che recavano in grembo, altre avevano dietro le spalle specchi lucenti per mostrare alla dea che avanzava tutto quel consenso di popolo, altre ancora avevano pettini d’avorio e muovendo ad arte le braccia e le mani fingevano di pettinare e acconciare la chioma regale della dea, altre, infine, versavano, a goccia a goccia, lungo la strada, balsami deliziosi e vari profumi. Seguivano uomini e donne in gran numero che con lucerne, fiaccole, ceri e ogni altra cosa che potesse far luce, invocavano il favore della madre dei cieli. 16. Intanto fra questi discorsi e le festose ovazioni, procedendo lentamente, giungemmo alla riva del mare, proprio lì dove il giorno prima, ancora asino, io m’ero riposato. Qui, allineate secondo il rito le immagini sacre, il sommo sacerdote s’avvicinò con una fiaccola accesa, un uovo e dello zolfo a una nave costruita a regola d’arte e ornata tutt’intorno di stupende pitture egizie e, pronunziando con le sue caste labbra solenni preghiere, con fervido zelo la purificò e la consacrò offrendola alla dea. La candida vela di questa nave fortunata recava a lettere d’oro il voto augurale di una felice navigazione per i traffici che si riaprivano. A un tratto fu issato l’albero, un pino rotondo, alto e lucido con su in cima un bellissimo calcese; la poppa ricurva, a collo d’oca, scintillava rivestita com’era di lamine d’oro e la carena di puro legno di cedro splendeva anch’essa. Allora sia gli iniziati che i profani, tutti indistintamente, fecero quasi a gara a recare canestri colmi d’aromi e d’altre offerte e libarono sui flutti con un intruglio a base di latte, finché la nave, colma di doni e d’altre offerte votive, libera dagli ormeggi, non prese il largo sospinta da un vento blando e propizio. Quando essa fu tanto lontana che appena la si poteva scorgere i portatori ripresero di nuovo i sacri arredi che avevano deposto e, tutti soddisfatti, ritornarono al tempio in processione nello stesso bell’ordine di prima. 17. Quando giungemmo al tempio il sommo sacerdote, i portatori delle divine immagini e quelli che erano stati iniziati già da tempo ai venerandi misteri, entrarono nel sacrario e deposero, secondo il rito, quelle statue che sembravano vive. Allora uno di loro che tutti chiamavano «il grammateo», dalla soglia convocò in adunanza la schiera dei pastofori, – così erano chiamati quelli del sacro collegio e salito su un alto scranno cominciò a leggere da un libro alcune frasi augurali all’indirizzo dell’imperatore, del senato, dei cavalieri, di tutto il popolo romano, dei marinai delle navi e di tutto quanto al mondo rientra sotto il nostro imperio; poi, in lingua e rito greco proclamò l’apertura della navigazione e l’ovazione che seguì della folla confermò che quest’annunzio era inteso come un buon auspicio per tutti. Quindi la folla esultante, portando rami fioriti, verbene e ghirlande, si recò a baciare i piedi della dea, tutta in argento, che troneggiava su una gradinata, poi fece ritorno a casa. L’idea alla base di questa teoria che identifica l’origine del Carnevale con la festa di Iside è la seguente: dopo i decreti teodosiani del 391-92 in cui si proibiva formalmente ogni culto pagano, la festa si sarebbe scissa in due parti: la parte riguardante la resurrezione di Osiride sarebbe rimasta nello stesso periodo dell’anno e si sarebbe legata a quella di Cristo, confluendo nella Pasqua, mentre la parte legata ai festeggiamenti più lascivi sarebbe stata anteposta al periodo di Quaresima. L’identificazione sarebbe poi avvalorata dalle caratteristiche di Iside date da Apuleio, che ricalcano molte di quelle della Madonna cristiana (come l’epiteto Stella Maris, protettrice dei navigatori); il culto di Iside era molto in voga nell’impero romano nel II d.C., quando scriveva Apuleio. Bisogna anche considerare che molti dei Carnevali storici sono legati a città marinaresche, come Venezia, legando dunque l’idea di carro navale a quello del Carnevale. La stessa Iside, non solo protettrice dei navigatori come la Madonna, veniva spesso ritratta in trono con un bambino, senza considerare le numerosissime statue di “Madonne nere“, che avrebbero le loro origini dunque proprio nell’egizia Iside. Pertanto le etimologie medievali, periodo da cui deriva la festa che conosciamo ancora oggi, avrebbero cercato di rimuovere le tracce delle origini più antiche della festa; insomma la Chiesa avrebbe cercato anche di cristianizzarne anche il nome, inserendo al suo interno l’azione del non mangiare la carne (carne – levare) durante il periodo di Quaresima. Tratto da SITO WEB: www.storieromane.it Ciao Illyricum1 punto
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Catalogue des monnaies musulmanes de la Bibliotèque National. Par Henry Lavoix. Paris MCCCLXXXVII (Google Books)1 punto
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Ciao Massenzio, ammetto di aver fatto un po' di fatica seguirti, ma non per tua mancanza chiarezza (anzi!) , quanto per la mia poca competenza in materia. Tuttavia, essendo molto curioso ed interessato all'argomento, ho letto con attenzione trovando spunti per studiare ed approfondire. Mi unisco agli altri nel ribadire i complimenti per il lavoro che stai scrivendo. Ciao. Stilicho1 punto
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Ciao Massenzio, tantissimi complimenti per questa splendida trattazione! Non vedo l'ora che arrivi il prossimo capitolo della storia, non farci attendere tanto! Quindi è confermato che il follis si chiamava nummus argentifereus?1 punto
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Veramente un ottimo pezzo...non posso che ribadire quello che ha detto chi mi ha preceduto... Complimenti!!1 punto
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C'è poco da aggiungere a quello detto da @nikita_, banconota fantastica, che dopo più di 100 anni è ancora bella fresca. Qualche piccolo segno del tempo, inevitabile, lo presenta (gli angoli non perfetti), ma per il resto "fantastica". Credo che una banconota così i tre zeri ci siano e anche li passi.1 punto
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Ciao Rocco, l'unico esemplare da 60 grana 1856 con numerale 1 speculare (riportato nel Gigante 2019) è attualmente in mio possesso. Io credo che queste varianti siano da collegare da un punto di vista storico ... alle altre piastre coeve. Non sono errori di punzonatura ma "segnali".1 punto
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Oggigiorno non è impossibile collezionare tutte le date delle once in oro di carlo di Borbone, tra il BB e lo SPL si trovano con un eccellente rapporto qualità prezzo, ma il bello di questa tipologia è che ogni data ha un'effigie ed un rovescio differente sia per stile che per grandezza delle figure e impostazione dei raggi solari, la cosa più interessante a livello iconografico è a parer mio la differenza sulle once coniate a partire dal 1753 dove la fenicie al rovescio è rivolta a sinistra anzichè a destra. Questa non è un cosa da poco, non dimentichiamo che tutto ha un senso in numismatica. A breve uscirà anche uno studio dove verrà indagata l'oncia in argento da 30 tarì del 1793 dove troviamo "il sole che volta lo sguardo non sulla fenicie ma a destra".1 punto
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Eccellente banconota con qualche minuscolo difettuccio che però non va ad intaccare tutta la sua bellezza, oserei dire 'Maestosa' seppur di piccole dimensioni. Non posso che farti i miei complimenti per aver messo nella tua collezione questo biglietto e di aver raggiunto un notevole traguardo. Sappiamo bene che il valore di una banconota è legato alla conservazione, ed in certi biglietti, come in questo caso, ad una miglior conservazione non solo un maggior costo/valore, ma anche una maggiore rarità, per questo mi viene difficile quantificarne il valore, ci avviciniamo ai tre zeri, ma magari aspettiamo che ne pensano gli altri che interverranno. Per la conservazione direi quasi/sup, ma come ben sai, non avendo la banconota in mano, posso solo ricavare il mio parere da quanto visualizzo a monitor. Ancora Complimenti!1 punto
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La Colaneri è bravissima, almeno per quanto mi concerne è la mia preferita, tuttavia concordo che poteva curare di più il volto dei due soggetti. Ciò che mi da più fastidio, e che ho notato subito, è il tipo che sembra si sorregga il pacco Insomma quelle mani le avrei viste più volentieri sul manubrio della vespa1 punto
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Ci provo di nuovo... Questa è la mia 1750 (foto del venditore, non riuscirei a farle di questa qualità)1 punto
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Piace anche a me pur non trovandola eccezionale. La moneta della Vespa invece non mi convince del tutto. Bello il tema ma guardando le immagini non mi piace molto la riuscita del volto dei due vespisti. Fermo restando che io non sarei riuscito nemmeno ad avvicinarmi a un simile risultato1 punto
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Taglio: 20 cent Nazione: Lussemburgo Anno: 2017 Tiratura: 50.000 Conservazione: BB+ Località: Besenzone1 punto
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taglio 2 euro paese monaco anno 2016 tiratura 864.645 condizioni bb città trieste taglio 1 euro paese sanmarino anno 2017 tiratura 500.000 condizioni bb+ città trieste1 punto
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taglio 2 euro BNDR paese Italia anno 2015 tiratura 995.000 condizioni bb città Milano taglio 2 euro cc paese Slovenia anno 2013 tiratura 975.000 condizioni bb città Milano1 punto
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Per il trecento c'è il testo di Bartolomeo Cecchetti, La Vita dei Veneziani nel 1300, dove vengono analizzati i prezzi di tutti i beni che usavano i Veneziani dell'epoca. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Secondo me anche voi che siete intervenuti siete tutti falsi... Non vedo tracce di coniazione nelle vostre facce!1 punto
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Il 51 è uno degli anni più comuni. Volevo chiederti delle foto migliori perché, da queste, sono sicuro che il mio parere deluderà le tue aspettative [sia economiche che conservative]. Non riesco, da PC almeno, a vedere bene i dettagli del busto.1 punto
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Per quanto concerne il fattore tiratura..., concordo pienamente con te: sono stato sempre dell'idea che un contingente davvero esiguo riguardante un prodotto da collezione di scarso interesse non creerebbe mai la rarità... Quando invece parliamo di prodotti, nel nostro caso di monete, le cui tematiche sono d'interesse pubblico, e quindi attirano l'attenzione anche dei clienti occasionali..., allora la bassa tiratura svolge un ruolo a mio avviso fondamentale nella creazione di una rarità! Nel nostro specifico caso, direi che il discorso diventa un po' più complesso: d'accordo che le proof italiane si esauriscono in fretta, ma se escludiamo i "carabinieri" ( e per gli argenti la "500" e la "vespa"... ), sono pezzi facilmente reperibili a buon prezzo presso altri canali di vendita... Il fatto che si esauriscono in fretta, vedi ad esempio la 2018 II emissione e quella di quest'anno, secondo me è dovuto sostanzialmente all'emissione molto anticipata rispetto alle versioni fdc che invoglia, talvolta influenza e condiziona il collezionista ad acquistarne un esemplare, magari due ( anche per un probabile scambio, per un amico, per un regalo... ), pensando che un domani possano acquisire un certo valore. Dall'altro lato non dimentichiamo che ci sono i commercianti che ne fanno incetta, e pertanto 5 mila pezzi, pur essendo davvero tanti per una proof... ( tra l'altro dubito che Leonardo possa interessare un'ampio raggio di persone estranee al collezionismo numismatico.. ) si esauriscono in circa due mesi! Ma come abbiamo visto e come stiamo vedendo..., i nodi vengono al pettine, in quanto il mercato è saturo e le quotazioni non si discostano poi così tanto dal prezzo praticato alla fonte. Ad oggi la moneta vieni infatti venduta a circa 25 €, e se pensate che € 2,5 sono di tariffa, il guadagno è misero, e chi vende lo fa per disfarsi di un acquisto multiplo che non ha dato i risultati auspicati... Insomma è un cane che si morde la coda...1 punto
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Ultima ad entrare in Collezione, Francesco II 2 Tornesi 1859. Magliocca 812 Comune Come vi sembra?1 punto
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Date una medaglia a questa signora...????con buona pace dei soliti miserabili che hanno a cuore solo il vile denaro..??1 punto
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A meno che non ci sia uno sbaglio nella data anziché nella cifra, diciamo che se fosse 1940 anziché 1960, ci avvicineremmo di parecchio al controvalore di 10.000 euro. I miei genitori mi raccontarono che il nonno vendette un piccolo locale nel 1938 per duemila e quattrocento lire, ebbe mille e quattrocento lire d'anticipo subito, per le rimanenti mille lire.... con la svalutazione mostruosa che ci fu nel periodo bellico, un litro di olio d'oliva alla fine del 1945 a saldo.1 punto
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Mi sa tanto che non ci siamo con le cifre, nel 1960 10.000 lire erano bei soldini ma non tanto per "finire di sistemarsi una casa", forse solo per tinteggiarla e mi sembrano pure pochi. Mio Papà proprio nel 1960 comprò la nostra casa per 6.500.000 [sei milioni e mezzo (5.500.000 + accessori)], facendo le debite proporzioni 10.000 lire non sono nulla. Con un milione di lire semmai si poteva sistemare seriamente una casa, circa 12.000/15.000 euro attuali.1 punto
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Ma la signora pur novantenne, è in grado di intendere e volere....? se la risposta è sì, credo non ci sia altro da aggiungere.1 punto
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Anche questo è interessante: Università Ca' Foscari Dottorato di ricerca in Storia moderna, Scuola di dottorato in Storia sociale europea dal Medioevo all’Età contemporanea: Venezia e le immigrazioni in Istria nel Cinque e Seicento Tesi di dottorato di Lia De Luca. p. 77 " ...la proposta partì da Francesco Calergi, nobile di Famagosta, che si offrì di trasferire in Istria cinquanta famiglie di ciprioti ed altrettante di Napoli di Romania." Vorrei inoltre ricordare che nell'anno successivo alla caduta di Cipro Capodistria partecipò con una sua galera, comandata dal Co: Domenico del Tacco, alla Battaglia di Lepanto. Il vessillo della galera capodistriana, dopo un lungo "esilio" a Lubiana, è ora di nuovo nel Museo regionale di Capodistria. http://www.arenadipola.com/articoli/79629 https://venetostoria.wordpress.com/2016/04/20/la-galea-di-capodistria-liona-con-mazza-a-lepanto/1 punto
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Ho la Nac 21 e posso controllare una volta a casa. Sconcerta quello che viene ormai proposto ( vedi lotto 64 citato) : monete da ciotola dei falsi/ riproduzione in aste comunque di nome dalke quali normalmente uno si aspetterebbe un lavoro di cernita almeno minimale. Il prezzo di questi esemplari e' indicativo della strategia 'pur che si venda' ... il collezionista accorto vede tali esemplari lontano un miglio, ma il collezionista piu' alle prime armi ? Altri esemplari sono dei falsi molto piu sofisticati per i quali l'attenzione richiesta non e' banale . Ormai in certi settori - bronzi greci ed aurei romani ad esempio - sembra quasi di essere in un videogioco : spuntano tranelli, insidie, nemici ad ogni giro di pista (l'asta). il povero collezionista e' bersagliato - se poi osa lamentarsi spunta sempre subito qualcuno che prende le parti del commerciante, minimizza se la moneta è proprio ' indifendibile ( 'un errore capita a tutti - vero - ma mi sembra stiano diventando un po' troppi e un po' troppo spesso quedti errori) oppue se c'è un minimo di dubbio si attacca chi ha osato esprimere il 'dubbio con atteggiamenti che rasentano l'haters... come diceva una pubblicità: tempi duri per i troppo buoni ...1 punto
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Scusate, mi sono dimenticato, sempre di Roberto Melillo, Elisa Bonaparte Baciocchi. Quattro monete per una principessa, «Circolo Numismatico 'Mario Rasile'». Quaderno di Studi, 47, Settembre/Ottobre 2001. Formia, 2001. Cordiali saluti, Teofrasto1 punto
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Buonasera dott. Giannoni, qui di seguito riporto la bibliografia che conosco, relativa alla zecca di Piombino. Ometto gli interventi presenti sul catalogo della mostra del 1987 e il saggio di Gradenigo in Zanetti II: - Bellesia L.1997, Note su due monete di Piombino, «Schweizer Münzblätter», 47, 186, pp. 25-29. - Brunetti L. 1966, Opus monetale Cigoi, Arnaldo Forni Editore, s.l. (ma Bologna), p. 106, nn. 704-705. - Del Mancino A 1969, La crazia con santa Anastasia di Giovan Battista Ludovisii principe di Piombino, «RIN», 71, pp. 145-164. - Melillo R. 2002, Quell’orientamento del bordo sempre trascurato o ignorato, «Cronaca Numismatica», 140, aprile, pp. 52-55. - Melillo R. 2003, E' stata la rottura del conio a produrre la rara variante, «Cronaca Numismatica», marzo, p. 48. - Petrucciani E. (a cura di) 2004, Il ferro il fuoco e l’oro. Follonica zecca di stato del principato di Piombino dall’età rinascimentale: gli Appiani d’Aragona e Boncompagni Ludovisi, catalogo della mostra, Follonica s.d. [ma 2004]. - Traina M. 1995, Quelle quattro stelle lo rendono inedito, «Cronaca Numismatica», 65, giugno, pp. 51-52 (viene pubblicato una variante del grosso di Giacomo VII Appiani signore di Piombino). - Traina M. 2009, La posta. I Ludovisi e le monete battute a Piombino, «Cronaca Numismatica», gennaio, pp. 4-5 (Traina pubblica la foto del rarissimo mezzo scudo di Niccolò Ludovisi e uno strano soldo in argento di Gianbattista Ludovisi, facendo alcune ipotesi in proposito - v. anche CN 216-). Spero di esserle stato utile. Cordiali saluti, Teofrasto1 punto
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