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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 08/24/19 in tutte le aree
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Questa invece E' numismatica. Perché quei falsi hanno svolto, sia pure in maniera fraudolenta, una funzione monetaria, e a mio parere non si può prescindere, anche, dalla loro conoscenza. petronius8 punti
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Come sempre quando si tocca l'argomento FDC si scaldano gli animi. Fortunatamente ognuno colleziona ciò che vuole: non è certo un problema per me se uno colleziona solo alte conservazioni, anzi: vuol dire che c'è un concorrente in meno sui pezzi di mio interesse. Dal momento che non acquisto per investimento, non ho necessità di rivendere i miei pezzi e non ho figli, e di conseguenza la mia collezione con tutta probabilità quando passerò a miglior vita sarà lasciata in donazione a qualche ente, posso permettermi il grande privilegio di acquistare senza l'assillo di dover recuperare ciò che spendo. Certo se così non fosse sarei meno sereno, dal momento che è evidente, se si segue con attenzione il mercato, che la tendenza è quella di un radicale sbilanciamento sulle massime conservazioni, almeno per la monetazione contemporanea. Continuo a pensare che ciò sia un peccato, ma d'altra parte questo vuole la massa: un pezzo BB/SPL è "da sostituire con uno migliore", come si legge spesso su forum e social network. Per me invece saranno sempre meglio due monete BB che una FDC: forse non per il portafoglio ma certamente per la gioia dello spirito.5 punti
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Se la numismatica è, cito dall'Enciclopedia Treccani, "Disciplina che studia la moneta in tutti i suoi aspetti (tecnici, metallografici, metrologici, artistici, epigrafici, legislativi ecc.) e nei suoi rapporti con la cultura, l’arte e l’economia" allora le riproduzioni, che monete non sono, non hanno nulla a che vedere con la numismatica. Ciò non toglie che sia legittimo collezionarle, a patto che lo si faccia con la consapevolezza di quello che si sta facendo, che è semplice collezionismo, e non numismatica. petronius5 punti
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Come dicevo ieri in un altro thread, dipende da come si intende la moneta. Oggi l'interesse principale per la moneta è a livello artistico - come si vede dal fatto che la maggior parte dei raccoglitori preferisca una moneta comune in alta conservazione piuttosto che una rara in bassa conservazione - per cui mi sembra che i tuo discorso abbia senso. Ovviamente non ne ha per chi nella moneta vede l'oggetto storico (io sono di questa minoranza): non mi interessa la conservazione - e infatti tutti i miei pezzi sono al di sotto dello SPL, spesso e volentieri con fori di sospensione o appiccagnoli - per cui non metterei mai una patacca coniata ieri in collezione.4 punti
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Buongiorno a tutti, oggi ho visitato il museo archeologico di Randazzo, a parte la " puntualità a richiesta" e qualche errore nei cartelli dei reperti (tipo scambiare un bruciaprofumi pensile bizantino con un "mortaio") devo dire un bel museo, piccolo ma con alcune perle che valgono sicuramente il viaggio. Vorrei far notare che la Sicilia non è solo grandi musei che ti obbligano a lunghe ed saturanti visite, sono ottime anche le piccole realtà che ti permettono di concentrarti su collezioni meno conosciute ma di eguale dignità, anche il paese con il suo medioevo cupo, vulcanico è decisamente peculiare, almeno per chi come me è abituato ad un romanico caldo, fatto di laterizi e arenaria. Ho anche scoperto che il quartiere che ospita il museo è detto "quartiere dei lombardi" accanto a quelli dei greci e degli ebrei, praticamente per me è stata una sorta di " visita parenti".3 punti
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Costituito per lo più da un listello di legno di tasso alto almeno quanto una persona e da una corda per la tensione, era arma di facile ed economica realizzazione, largamente usata nell'Inghilterra medioevale da cacciatori, bracconieri e da chi rubava ai ricchi per dare ai poveri . Gli eserciti inglesi dell'epoca impiegavano importanti reparti di arcieri così armati e numerosi erano gli arcieri che Edoardo III di Inghilterra il 26-08-1346 schierò su un crinale nella zona di Crecy per fronteggiare l'attacco dell'esercito francese di Filippo VI . Surclassati e decimati i balestrieri Genovesi di parte francese (privi degli scudi di protezione) dal tiro dei lunghi archi inglesi, la cavalleria pesante francese lanciò la sua carica : i cavalieri francesi, in carica in salita e su terreno reso fangoso da precedente pioggia, furono falcidiati dal tiro degli arcieri inglesi e volti in rotta disastrosa per l'esito dell'intera battaglia . Se quel giorno forse non cessò di esistere, come qualcuno ha detto, la cavalleria (come arma da battaglia) certamente può essere emblematica del crepuscolo la morte dell'alleato dei Francesi, Giovanni I re di Boemia : non più giovane, ormai cieco, il re volle cadere in battaglia in armi da cavaliere legato ad altri che lo guidarono nella sua ultima carica . Vale una nota ricordare che 70 anni dopo, il 25-10-1415, nella piana di Azincourt, la cavalleria Francese fu ancora disastrosamente sconfitta dai lunghi archi degli Inglesi .3 punti
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Diciamo che il collezionista medio dovrebbe fare lo sforzo di elevarsi al disopra della media, e capire che una moneta può essere apprezzata e goduta anche se non sbrilluccica come un FDC. petronius3 punti
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Che non facciano vedere le monete e’ una faccenda e sono d’accordo che dovrebbero permetterne la visione se motivata seriamente e con gli opportuni Accorgimenti. Ma sostenere che meta’ delle monete non ci sono o sono sostituite e’ una balla bella e buona. ho avuto occasione di collaborare con l’MNR e posso assicurare che non è cosi. Inoltre basterebbe visitare il caveau del museo per riscontrare la presenza di migliaia di monete della Gnecchi e della Reale , perfettamente esposte , visionabilissime ef autenticissime. Piantiamola di diffondere fake news.3 punti
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Grazie, ma è una realtà evidente. Inoltre lo stesso re lo esplicita nel lascito. Quello che mi fa incazzare di più è che, oltre ai furti ai danni di noi tutti, la collezione è/è stata accessibile solo per gli amici degli amici (fra cui devono esserci gli autori dei furti). Prova a fare una richiesta per visionare una o più monete, una tipologia, una zecca, eccetera. Col caxxo che ti fanno visionare (la roba anche tua). Un amico è rimasto scornato recentemente. Gli serviva la visione diretta di una tipologia o al limite di una singola moneta per verificare principalmente il peso (è illustrata nel corpus). Niente, gli hanno risposto che non è possibile. A me in passato risposero lo stesso per alcune monete della Collezione Gnecchi, che invece appartiene allo stato (presumo quindi NON a tutti noi). Conservo ancora da qualche parte la la gentile lettera di diniego, anche se sono stato più volte tentato di farne un utile uso in bagno... All'estero fai una richiesta e ti aprono volentieri i magazzini. So che stiamo andando fuori dal tema della discussione, me ne scuso, ma su questo argomento sono incazzato come una vipera.3 punti
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Dal mio limitato punto di osservazione, noto esattamente l'opposto di quanto rilevato da @Sirlad . Se le altissime conservazioni si sono rivalutate, e' avvenuto esattamente l'opposto per le conservazioni medie. Inoltre il mercato e' inondato da materiale. Quindi, se la numismatica langue e i piccoli collezionisti stanno scomparendo, forse le cause vanno cercate altrove.2 punti
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No, diventi un « investitore » quando acquisti solo monete FDC chiuse in slab o solamente periziate da famosi periti. Questo vuol dire che di numismatica ci capisci poco o nulla e hai bisogno delle monete slabbate perché non hai le competenze per capire se sono genuine o no e che lo slab ti serve anche per poterle rivendere in fretta (quindi speculi sulle monete). Io che mi reputo un semplicissimo collezionista, non ho nemmeno una moneta slabbata e le monete che possiedo sono tutte in conservazione mediocre, non mi interessa minimamente investire in numismatica, lo faccio solo per passione. Detto ciò, rispetto anche i cosiddetti « investitori » numismatici, ma non condivido minimamente ciò che fanno, perché così facendo la numismatica autentica andrà a morire, scompariranno tutti i piccoli collezionisti (come me e siamo in tanti) a causa di un aumento esponenziale dei prezzi e sul mercato rimarranno soltanto quattro rottami di monete a prezzi abbordabili.2 punti
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Scusa ma te dove le conservi le monete? Io le nascondo, ho paura dei ladri. Questo discorso non mi è chiaro. Fra l'altro la maggior parte delle monete di proprietà dei musei sono inaccessibili. Sono d'accordo. Si può apprezzare le monete anche in conservazione non eccelsa. Sono però anche convinto che, messe accanto ad un FDC, sarebbero eclissate. Tutti dovranno accontentarsi. La variabile portafoglio è decisiva. Ma ora alzi la mano chi, a parità di prezzo, lascia uno "stato di zecca" e prende un BB della medesima moneta. Personalmente non posso permettermi FDC, mi accontento di rilievi "fedeli". Potessi però prenderei gli FDC, altroché....a pensarci bene prenderei direttamente il cameo dell'incisore! La moneta è storia anche quando è intonsa. Essere transitata in molte tasche non ne aumenta il valore storico. Al contrario l'essere intonsa ne aumenta il valore artistico. A chi continua con la solfa dell'"FDC non è desiderabile quanto un BB" aggiungendo motivazioni varie dedico questa favola. Per quanto riguarda la possibilità di introdurre "patacche", ancorché ben fatte, ognuno è "re" in casa sua. Personalmente penso che la differenza fra una patacca e la moneta originale sia paragonabile a quella fra una donna e una bambola gonfiabile. I gusti sono gusti ma io preferirei, in entrambi i casi, una bella foto al surrogato. Buona serata.2 punti
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Forse non mi sono spiegato. Non discuto che l'appassionato abbia facoltà di collezionare monete FDC. Assolutamente ! E' connaturato al collezionismo cercare sempre qualcosa di bello o di più bello di quello che hai. Chiunque, se in collezione ha un BB, trova un FDC al giusto prezzo, lo compera e sostituisce il BB va bene. Contesto chi compera SOLO FDC e soprattutto se lo fa per investimento, senza essere appassionato. Questo ha creato un mercato parallelo di "investitori" che naturalmente ha influito negativamente sul collezionismo. Ad esempio, le Case d'Asta ( in un periodo di crisi che ormai dura da più di 10 anni ) hanno spinto molto su questa possibilità. Ti vendono il L.5 1914 FDC a 10.000 e la stessa moneta SPL che comperavi a 3000 adesso la paghi a 6-7000 ! Non contenti hanno aggiunto un'altra categoria il cosiddetto FDC- ECZ ( eccezionale ) oppure si sono scoperte monete in FDC-FS ( fondo specchio ) dell'800 ( quando hanno pudore vengono descritte come "monete d'ostentazione"), quando si sa che le prime monete in fondo specchio risalgono ai primi anni del '900 ( massimo ultimi anni dell'800) perchè non esisteva le tecnica per creare il Fondo Specchio. Oppure vengono valutate con prezzo maggiorato monete con "patina iridescente" ( e qui stendo un pietoso velo.. ) Diverso è il discorso delle Monete Contemporanee. Se collezioni Monete della Repubblica, certo che se sono FDC è meglio, tanto di solito giacciono in quelle orribili bustine di plastica e non vengono spese al mercato. Ciao2 punti
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Avevo accennato al famoso TITI LAVS ET GLORIO ed eccolo magicamente ricomparso: Attualmente in asta2 punti
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Condivido in toto quanto dici @Litra68, aggiungo che è anche una gradevolissima moneta. Un plauso anche a @Rocco68il donare qualcosa è un gesto che fa un gran piacere a chi riceve il dono e attribuisce grande onore a chi lo compie. Complimenti2 punti
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@simonesrt Sul portale di Numismatica dello Stato vengono pubblicati i fascicoli con il nuovo catalogo corredato di foto della collezione di Vittorio Emanuele III. Così ognuno può controllare con il rispettivo volume del CNI in mano la correttezza della collezione. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Si parte sempre dal presupposto che ognuno è libero di collezionare ciò che vuole, ma personalmente non spenderei neanche 50 cent per una riproduzione, per quanto bene sia fatta. Meglio guardare le monete in foto. E' come se in un museo ci fossero solo riproduzioni di quadri di Monet e Renoir, non avrei la curiosità di andarci neanche fosse gratis, piuttosto mi compro un catalogo sull'impressionismo ben fatto, con delle belle immagini. Penso che il fascino delle monete originali, come di molti altri oggetti da ammirare, studiare o collezionare, stia nel fatto, appunto, che sono originali, cioè coniate a quel tempo, da quella zecca, con una storia realmente vissuta2 punti
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C'è poi da dire che i falsi d'epoca, così come le loro compagini genuine, hanno circolato e quindi, sebbene in forma fraudolenta, hanno ricoperto il ruolo di moneta.2 punti
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Bravo, è questa la cosa tragica. Chi ha custodito per conto del popolo italiano, proprietario della collezione (non fu lo stato italiano beneficiario del lascito), non lo ha fatto bene. E non ha avuto nessuna conseguenza.2 punti
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Buonasera a tutti, @savoiardo, @giuseppe ballauri, veramente bei ritratti, ma soprattutto bella donna la Contessa, ho spulciato un po' tra le mie monete, ma di monete con ritratto femminile ne ho ben poche ma soprattutto recenti, mi sposto un pochino indietro nel tempo, solo che non ho una data ben precisa, per l'occasione usiamo un lasso temporale che va dal 1516 al 1519 se non sbaglio. La moneta, piuttosto malconcia e credo ammalata, è un Sestino di Giovanna di Castiglia (detta la Pazza) e di suo figlio Carlo. La moneta è collezione Litra68, le notizie storiche e avvenimenti sono come al solito fonte Web. Poi piano piano cercherò di andare ancora più a ritroso nel tempo. Buona lettura. Saluti Alberto Dalla morte del marito, 1506, e fino al 1520 Giovanna venne confinata, per ordine del padre, nel castello di Tordesillas, completamente isolata dal mondo esterno, e vi rimase anche quando - morto il padre Ferdinando, 23 gennaio 1516 a Madrigalejo - la Spagna, ormai unita, passò al figlio Carlo di Gand, poi meglio conosciuto, una volta divenuto imperatore, con il nome di Carlo V. Il 4 novembre 1517 Carlo si recò in visita alla madre che non vedeva da dieci anni, essendo stato allevato nelle Fiandre dalla zia Margherita. Di lei non ricordava le sembianze e aveva solo sentito descrivere la sua follia. L'incontro, peraltro, era dettato dalla necessità di ottenere la legittimazione all'assunzione del potere, ma la situazione per Giovanna non cambiò. Carlo V Carlo temeva le idee poco convenzionali della madre, specie per quanto riguarda la religione: un governo della madre avrebbe avuto effetti dirompenti su quegli interessi del clero e della nobiltà che si erano consolidati negli anni della reggenza di Ferdinando; avrebbe altresì escluso dalla gestione della corona lui e l'entourage fiammingo di cui era circondato e che si stava arricchendo enormemente alle sue spalle; un'incapacità mentale di Giovanna faceva comodo a molti e ovviamente gli interessati ne erano consapevoli. Carlo continuò la politica del nonno lasciando la madre nella stessa condizione in cui l'aveva trovata: prigioniera nel palazzo di Tordesillas. «Egli sacrificò risolutamente la madre alla sua missione, come Filippo aveva sacrificato la moglie alla sua avarizia, come Ferdinando aveva immolato la figlia ai suoi piani politici.» Carlo pose a custodia di Giovanna il marchese di Dénia, don Bernardino de Sandoval y Royas, che si dimostrò un feroce aguzzino non migliore del suo predecessore Luis Ferrer, che, peraltro, dichiarava di non avere mai sottoposto la regina alla tortura della cuerda[10] se non per ordine del padre Ferdinando.[11] La prigionia a Tordesillas di Giovanna, regina di Castiglia, fu estremamente dura, per quanto coerente con i tempi, e resa ancora più dura sia dal rigoroso isolamento a cui fu sottoposta sia dai tentativi di costringerla a pratiche religiose, come la confessione, che ostinatamente rifiutava. Il marchese di Denia manifestò uno zelo esemplare nella sua funzione di carceriere-aguzzino, come dimostra la corrispondenza intrattenuta con Carlo, nella quale a volte gli ricordava che prima dei sentimenti filiali dovevano venire gli interessi politici: a volte suggeriva di applicare alla regina la tortura perché questa sarebbe stata utile alla sua salvezza e certamente avrebbe reso un servizio a Dio e spesso gli ricordava che egli agiva nel suo esclusivo interesse. Il marchese allontanava quei frati che, messi vicino alla regina nel tentativo di convertirla, ne divenivano, invece, amici e difensori, come accadde per il futuro santo Giovanni d'Avila. Di tutto veniva sempre informato il figlio Carlo, che temeva una Giovanna libera e attiva, che potesse infiammare il serpeggiante sentimento popolare antifiammingo, mettendo in pericolo il suo potere. Fiandra e profonda pianura padana, Gand e Mantova, città d’acqua entrambe nel 1500 diedero i natali a Carlo, figlio di Filippo e di Giovanna la Pazza e a Federico, primo maschio di Francesco II Gonzaga e Isabella d’Este. Tra il 24 e il 25 febbraio nasce Carlo, a Gand. Il padre morirà presto e nel 1516 a soli sedici anni Carlo diventerà re e in seguito, grazie a una serie di improbabili coincidenze, riunirà nella sua persona un impero che non ne vedrà altri uguali. Federico ha un’infanzia diversa, erede del marchesato lascia Mantova come ostaggio del papa Giulio II della Rovere e trascorrerà gli anni più formativi a Roma nel periodo in cui vi lavorano sia Raffaello che Michelangelo. Nel 1519 diventa Marchese di Mantova e comincerà la sua scalata al titolo di duca. Nel 1519 Carlo diventa Carlo V l’imperatore del Sacro Romano Impero sbaragliando gli altri due candidati: Francesco I di Francia che diventerà suo acerrimo nemico e Enrico VIII d’Inghilterra. Entrambi campioni della chiesa cattolica: Carlo fronteggia la riforma luterana e combatte i principi che la sostengono. Durante il suo impero è stampato il primo indice dei libri proibiti. Federico sarà Capitano generale della Santa Romana Chiesa. Entrambi campioni della Chiesa cattolica ma: Carlo V darà il via al sacco di Roma nel 1527, la giusta punizione per un papa disubbidiente e Federico aiuterà i Lanzichenecchi ad attraversare il Po (suo fratello Ferrante comanderà le truppe imperiali nell’assalto alla città eterna). Non ci si deve stupire di questa doppiezza in un periodo storico in cui era vero tutto e il contrario di tutto ma soprattutto quello che rispettava i canoni della Chiesa e dell’Impero: i deboli principi italiani sono costretti a quella politica di continuo cambiamento delle alleanze per potersi presentare dalla parte giusta, quella del vincitore, quando sarà chiaro di chi sarà la vittoria. Ma il vero legame tra i due personaggi ha come baricentro Mantova e soprattutto Palazzo te. 1516, l'anno prima di Claudio Geymonat 08 aprile 2016 Cosa accadeva nel mondo poco prima dell’irrompere della Riforma protestante Prima del 1517 c'è stato il 1516, avrebbe potuto dire senza timor di smentita monsieur Lapalisse. Cosa accadde nell'anno che precede la decisione di Lutero di affiggere le 95 tesi e di dare in questo modo un nuovo corso a parte degli eventi storici? Le cause profonde della Riforma sono antiche e il movimento riformatore pare essere il frutto di una evoluzione lenta ma ineluttabile. Il 1516 rappresenta la messa in atto degli elementi che precedono immediatamente lo choc causato dal 2017. Umanisti, teologi, politici, tutti i protagonisti dell'epoca sono presenti in scena. Iniziamo dalle lettere: Erasmo da Rotterdam sostiene che le Scritture possono essere lette e comprese dal popolo, a patto che questo possa utilizzare traduzioni in lingue a lui note. Pubblica il primo marzo 1516 a Basilea il “Novum Instrumentum”, dedicato a papa Leone X. Propone un Nuovo Testamento sempre in greco e latino, ma sulla base di manoscritti disponibili in greco appena scoperti con la fine dell’impero bizantino; la versione di san Girolamo, la Vulgata, viene dunque lasciata da parte per la prima volta. Le idee contenute nei commenti, nelle note, sono rivoluzionarie: si parla di auspici perché le donne possano leggere il Vangelo, e perché gli operai, le tessitrici, possano cantarlo durante le ore di lavoro. Il battesimo, i sacramenti, appartengono a tutti i cristiani, e allora perché il dogma, la Parola, è nota solo a teologi e monaci? Il testo di Erasmo segna un punto di svolta e verrà ristampato più di 200 volte prima della fine del secolo. Lo stesso anno, sempre il 1516, vede il Concilio Lateranense V stabilire tramite la bolla Inter Sollicitudines che qualsivoglia pubblicazione debba essere sottomessa all'approvazione preventiva delle autorità ecclesiastiche. Non sono poche le figure nell’ambito della chiesa cattolica ad auspicare un rinnovamento al proprio interno: fra queste Ulrich Zwingli, prete a Zurigo che rende note sempre nel 1516 le proprie opinioni portanti. Lutero dal canto suo ha già ampiamente iniziato le proprie riflessioni. Al momento ricopre ancora il ruolo di professore di sacre scritture all'università di Wittenberg e di monaco agostiniano al convento di Erfurt e pubblica un commentario sull'epistola ai romani di san Paolo, documento prezioso perché consente di conoscere il suo pensiero alla vigilia degli avvenimenti del 1517 :« l’unica disposizione nei confronti della grazia è l’eterna elezione e predestinazione di Dio». L'anno 1516 da un punto di vista politico vede la pubblicazione del Principe di Niccolò Machiavelli: la realpolitik entra nel linguaggio corrente; nel mentre papa Leone X, un Medici, dona il ducato di Urbino a suo nipote, detronizzando il titolare, a sua volta nipote di un pontefice precedente, l’ineffabile Giulio II. Il papato da tempo subisce le critiche per questa continua commistione fra potere temporale e spirituale. Intanto Carlo di Gand, principe d'Asburgo, diventa re di Spagna col nome di Carlo I. Diventerà più noto come Carlo V, una volta nominato imperatore del Sacro romano impero, e con questa carica dovrà gestire gli albori della Riforma in Germania. A Venezia il 29 marzo compare per la prima volta il termine ghetto per definire l’area in cui sono obbligati a risiedere gli ebrei, a seguito di un decreto del doge Leonardo Loredan: l’inizio di un apartheid che avrà il suo culmine con Auschwitz. In Inghilterra? Tutto va bene, Enrico VIII regna in armonia con la sua sposa Caterina d'Aragona. Unica inquietudine, la regina mette al mondo figli che muoiono tutti in tenerissima età, tranne una bimba che sembra dimostrarsi più tenace: sarà la futura Maria Tudor, Bloody Mary o Maria la cattolica. In Francia il giovane re Francesco I entra nel secondo anno del suo regno, sigla il 18 agosto con il papa il concordato di Bologna, che regolerà i rapporti fra chiesa cattolica e stato francese fino al 1790, anno della sua abrogazione per mano dell'assemblea costituente figlia della rivoluzione. Testo di estrema importanza che rinforza il potere del re donando a lui il diritto di nomina di quasi tutte le cariche ecclesiastiche. In pratica è il sovrano a controllare la chiesa in Francia: se ne servirà per ricompensare le grandi famiglie cui dispensa cariche utili per raccogliere i profitti dei raccolti dei poveri contadini. Un bimbo di 7 anni cresce tranquillamente a Noyon, in Picardia. Si chiama Giovanni Calvino. Un altro nasce, il 2 di febbraio, non lontano da Bergamo: di nome fa Girolamo Zanchi e contribuirà in maniera decisiva alla diffusione del nascente protestantesimo luterano e calvinista anche nei nostri confini. Del 26 novembre è il trattato di Friburgo fra Francia e Svizzera: la Lombardia diventa francese e gli elvetici rinunciano ai progetti di espansione in pianura padana, tracciando il confine fra Como e Varese valido ancora oggi. Tommaso Moro pubblica “L’utopia”, sogno di una società pacifica dove è la cultura a regolare la vita degli uomini: l’umanesimo tocca il suo culmine. Vediamo quindi che nel 1516 erano presenti tutti quegli elementi che saranno costitutivi dei stravolgimenti che da lì a poco sarebbero esplosi: dalla crisi del papato alle spallate dei massimi teologi e pensatori dell’epoca. Il 31 ottobre 1517 non è quindi un fulmine a ciel sereno, ma il frutto di un percorso lungo, che intreccia religione e storia, rivolte sociali e grandi imperi, fughe in avanti e volontà di mantenere lo status quo. I tempi erano maturi per un rivolgimento.2 punti
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Buongiorno a tutti gli amici del forum, in questi mesi sono attratto dalla monetazione giapponese del periodo Tokugawa e oggi vorrei condividere con voi il mio ultimo acquisto arrivato proprio oggi. Si tratta di un Hōei Tsūhō, una moneta costituita in bronzo dal diametro di 37,5 mm, dal peso di circa 9 grammi e coniata dalla zecca di Shichijō. Ma come mai fu considerata una moneta scomoda? Verso il 1700 le miniere di rame giapponesi iniziarono ad esaurirsi a causa della massiccia produzione di monete da 1 mon (Kan'ei Tsūhō) allo scopo di sostenere l'economia dello shogunato, ma la politica di isolamento del governo Tokugawa costrinse il Giappone a non importare rame. Nel 1708 (quinto anno dell'era Hōei) lo shogunato Tokugawa introdusse un'enorme moneta in bronzo dal valore facciale di 10 mon, Hōei Tsūhō, ma conteneva 3 volte più rame di una moneta da 1 mon e quindi il suo vero valore era solamente di 3 mon. Le monete erano troppo grandi per essere maneggevoli nel commercio quotidiano, ma sopratutto a causa del loro valore nominale relativamente basso non erano popolari. Dopo aver tentato brevemente di forzare la popolazione ad adottare queste monete, e addirittura minacciandola con severe punizioni, nel 1709 le monete vennero ritirate dalla circolazione. Spero che la moneta e la storia che gli gira intorno sia stata di vostro gradimento! Quando avrò più materiale farò una piccola guida sulla monetazione bronzea del periodo Tokugawa. Buona giornata a tutti! Xenon971 punto
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Cari Lamonetiani, oggi porto alla Vostra attenzione due 20 centesimi del 1895, il primo è un esemplare originale in buona conservazione, il secondo un falso d'epoca...1 punto
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Cavolo @El Chupacabra, quando smetterei di propinarci le brutte monete di cui sei in possesso, hai un bel futuro come poeta. Buone ferie e ci vediamo a Verona.1 punto
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Pare quasi che abbiano faticato ad accettare uno strumento "preconfezionato" come la moneta, di valore garantito senza controlli, rispetto ai più scomodi ma presumibilmente sicuri pezzi d'argento o altro metallo da pesare e saggiare ogni volta. Esempi di queste forme ibride premonetali sono le 金 餅 (jinbing), torte d'oro con cui soprattutto nell'antico stato cinese di Chu venivano pagate le somme più elevate. https://www.google.it/search?q=金+餅&client=ubuntu&hs=SWg&channel=fs&dcr=0&source=lnms&tbm=isch&sa=X&ved=0ahUKEwjv__ONyvbZAhUKDOwKHbz9B88Q_AUICigB&biw=1381&bih=805#imgrc=_ Avevano un diametro di 5 o 6 cm e non più di 2 cm di spessore, ciascuna del peso di oltre 200 grammi. La purezza dell'oro è del 95%. Non erano moneta ordinaria ma alcune erano marchiate con ideogrammi o simboli e avevano un vasto utilizzo come doni, ricompense e per pagamenti di grossi importi da parte dell'imperatore.1 punto
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E poi decidi tu come continuare in base al tuo obiettivo. ? Apparte gli scherzi...Con la piccola guida che farò in futuro (sto già facendo qualche bozza) spero di aiutarti a trovare la via migliore per iniziare una collezione di monete dello shogunato Tokugawa.1 punto
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Un bel tetradramma di Messana @Adelchi66 dal celebre "Randazzo Hoard" del 1980 : moneta, come le altre del ritrovamento, che non si è trattenuta in Sicilia.1 punto
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Sulle oselle non ti saprei dire - in cuor mio spererei di no - perche la Reale ha una collezione di oselle d’oro a dir poco fantastica. Nella mia ultima visita di pochi mesi fa quelle in esposizione ( d'oro) erano sempre li intatte - bellissime / di altro pero’ non saprei dirti .. sorry.1 punto
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MA ANCHE NO! Come se di falsi ce ne fossero pochi in giro.....facciamone anche degli altri, magari fatti anche particolarmente bene che la numismatica ne ha proprio bisogno...tanto figurati se poi a qualcuno verrebbe mai in mente di spacciarli per buoni dopo averli anticati un po’...con questi acclarati esempi di cristallina onestà che ci sono in giro specialmente tra gli abusivi, non si corre alcun rischio. Che le patacche restino riconoscibili come patacche e se non hai i soldi per la moneta da 10000 euro stai senza, anche per rispetto di chi invece ha fatto sacrifici per averla e se la vede svalutare da una miserabile copia....tanto per fare una analogia: se ti piace una Ferrari ma non te la puoi permettere, è proibito per legge farsela in casa una simile....se la vuoi la compri vera o niente...per le monete dovrebbe essere la stessa cosa...1 punto
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Personalmente mi è capitato di avere una richiesta di acquisto da parte di un commerciante che sapeva che ero in possesso di quella moneta acquistata in una particolare asta. L'offerta valeva però solo se corredata del cartellino orginale, che in quell'asta ne certificavano la provenienza. La moneta non era particolarmente rara anche se pregiata.1 punto
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Purtroppo quello che ho visto di numismatico ho postato. Stavamo recandovi in un'altra sezione. Vedere tutto è praticamente impossibile1 punto
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É un ipotesi assurda quella di @Mr.Coin, come già detto la Numismatica è un´altra cosa, altro che storcere solo il naso. L´obbiettivo da perseguire a tutti i costi, non è l´avere la serie completa, ma sapersi anche accontentare di monete comuni, che rappresentano comunque un preciso momento storico. Il fatto di riconiare dei falsi per chiudere i buchi è un´idea alquanto bislacca, non bastano già tutte le patacche che vi sono già in giro? Ne aggiungereste altre nuove? Sicuramente un favore in più a truffatori, ai danni dei soliti sprovveduti. Saluti TIBERIVS1 punto
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Sulla collezione di riproduzioni ben fatte, invece, io personalmente, ma è solo una mia opinione, non sono d'accordo. Piuttosto volgerei le mie energie su una bella bibliografia attinente quella monetazione in cui, magari, poter ammirare delle belle foto.1 punto
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A mio parere sono monete a tutti gli effetti, in quanto emesse da un'autorità autorizzata a farlo, in genere uno stato sovrano, e hanno corso legale in quello stato. Che poi non circolino perché vendute a un prezzo che è dieci volte il valore facciale e/o quello intrinseco del metallo, è un altro discorso, ma sempre monete sono. Temo però che si stia andando petronius1 punto
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Complimenti, monete dal grande fascino, anch'io ne sono attratto da un po' di tempo, vorrei iniziare ma non saprei da dove...1 punto
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Ad altri invece un buco funge da stimolo e sogno, quindi non solo ricorda la propria misura. Ma, sono sempre stato dell'idea che ognuno se la debba vivere a suo modo.1 punto
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Direi : la soluzione del rebus può riferirsi all’inventario di un negozio di abbigliamento. Ismène è lo pseudonimo di un’autrice di rebus appassionata di ciclismo che ricorre a immagini di campioni di questo sport per le sue composizioni, come in questo caso a Cunego. Notare che nella mitologia greca Ismène è l’eroina tebana figlia di Edipo e di Giocasta, quindi sorella di Antigone, che Sofocle ha introdotto come personaggio in tre tragedie. Ciao da apollonia1 punto
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La "monetina" oltre che piccola è molto comune, forse il perito che ha istruito l'asta non vi ha dato più di occhiata distratta (si sarà concentrato su ben altre monete) e la patina irregolare lo ha tratto in inganno. Meglio per te. I rilievi sono intonsi ed il lustro dev'essere nascosto dalla patina...1 punto
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@Caio Ottavio lo so che sotto la Cuprite può formarsi il cancro ed hai ragione ma se rileggi tutti i post ad un profano può apparire l'associazione Cuprite = Cancro del bronzo per cui sono contento della tua risposta che specifica chiaramente come stanno le cose1 punto
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Taglio: 2 € Nazione: Italia Anno: 2019 Tiratura:? Condizioni: SPL Città: Pontinia (LT) Note : news1 punto
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Un reperto interessante : formato inusuale, come pure la stilizzazione dei due fasci. Durante il regime furono coniate parecchie medaglie dedicate alla ONMI, basta dare una occhiate alla Rete per vederne diverse. Questa non l'avevo mai vista prima , neppure a qualche Fiera o manifestazione del settore : mi spiace non poterti essere di alcun aiuto.1 punto
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Ciao di ducati senatoriali il Muntoni ne cataloga un certo numero dal nr 102 al 135 con svariate varianti, sopratutto per il 104, e ve ne sono altri non catalogati. I ducati senatoriali non sono riferibili specificatamente ai singoli ponfefici, fatto salvo il 134 che riporta in bassa al D/ lo stemma di Condulmer ( Eugenio IV). Sono monete relativamente comuni, se paragonate alle monetazioni specifiche auree di pontefici del XV secolo, si trovano generalmente in buone se non ottime condizioni, SPL ma anche FDC, è una monetazione poco ricercata dal mercato, in quanto risulta anonima, e stilisticamente molto simile nei coni.( similmente ai ducati veneti, però qui con il pregio che viene riportato il nome del Doge). Ti consiglio, prima di acquistare di vagliare i prezzi sul mercato, e scartare a priori, se la conservazione è bassa. saluti TIBERIVS ps ti allego una foto del Muntoni 115 da NAC 601 punto
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Certo a una moneta da 5 euro la contromarca collezionistica dà un valore aggiunto, ma a una da 1000 ne toglie di sicuro. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Se provengono da un'asta importante fatta ieri o fatta 100 anni fa provengono in entrambi i casi da un asta importante. Quello che se vogliamo darebbe un peso diverso è se la moneta fosse fotografata su un catalogo d'asta prima del 1909, cosa difficile, così potresti dimostrare la presenza della moneta sul mercato antiquario prima di quella data che equivarrebbe ad un possesso legalmente legittimo della stessa per la legislazione attuale.1 punto
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Citazione: Su tutte le lucide vette tremava un sospiro di vento; squassavano le cavallette finissimi sistri d'argento. Pascoli - L'assiuolo1 punto
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Ciao Giuseppe e grazie per essere intervenuto :) Ad averlo stò Tarì.......pensa che la foto è sempre la stessa, cioè quella del DAP, del MIR e dell'Asta Varesi 42 "Civitas Neapolis" e non è presente come foto sul Pannuti Riccio - Alla Civitas Neapolis è risultata invenduta......chissà chi l'avrà :beerchug: io no di sicuro, ma vorrei averla, secondo me è molto Rara. Ciao1 punto
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Ecco il confronto stilistico della lettera G con un Mezzo Ducato di Filippo III oo)1 punto
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Al post di prima nessun commento e nessuna risposta :lazy: ma intendo continuare...........anche perchè sarebbe un vero peccato non farlo .........ecco un'altra riprova. Mi rifaccio vivo in questa mia discussione portando all’attenzione un’altra moneta oggetto di indagine, nella quale mi sono imbattuto nel lungo cammino che conduco sullo studio dei Maestri di Zecca, di Prova e Incisori della monetazione Napoletana. Monetazione di Filippo III, Tarì con il busto a sinistra PR 10a - MIR 205/1 - DAP 26 - Corpus 398; Sigle riportate IAF/C; Disamina della moneta > da un controllo effettuato, in relazione alla verifiche delle sigle riportate sulle monete, ho notato con stupore come questo Tarì riportasse la sigla IAF/C impressa; ho affermato “con stupore”, non per la presenza della sigla IAF di Giovanni Antonio Fasulo, ma per la presenza in concomitanza della sigla C del Maestro di Prova. Ora sappiamo che Giovanni Antonio Fasulo è stato maestro di zecca fino al 6 settembre 1611 (Rif. BCNN An.LII 1967) siglando oltre alle monete di Filippo II (in quanto lo fu fin dal 1594) anche le monete di Filippo III e che durante questo periodo (sotto Filippo III) il Maestro di Prova era Francesco Antonio Giuno (dal 1609 al 1619) sigla G sulle monete. Come e spero vi sarà noto, e per quanto sopra esposto, l’abbinamento Fasulo – Giuno esiste su molte monete di Filippo III, ma uno con Fasulo – e la sigla C non è plausibile (sigla C che è ricondotta a Michele Cavo o a Costantino di Costanzo, che comunque sono presenti in zecca come maestri di Prova, ma in periodi posteriori). Le sorprese non finiscono qui, apro il Corpus e alla nr. 398 trovo il Tarì a cui molti cataloghi fanno riferimento ma la sigla che è riportata non è la lettera C bensì la sigla G di Francesco Antonio Giuno. E’ un refuso o il Pannuti e Riccio, supponiamo hanno di persona effettivamente visionato la moneta riportandola con la sigla C, ma come ho esposto sopra non risulta il maestro di Prova con la sigla C durante il periodo del Fasulo in zecca. Nel MIR (205/1) e nel DAP (26) viene riportata anche la foto di questa moneta, e in quest’ultimo la foto 26 reca il riferimento all’Asta Varesi 42 lotto 253, che a me sembra essere la stessa moneta (foto) presente sul MIR. Dalle stampe delle foto non riuscivo a determinare con esattezza se la sigla fosse una G o una C ma cercando cercando, ecco che ritrovo la foto del Tarì in questione, nell’articolo di Francesco “Due varianti nei tarì napoletani d’argento di Filippo III di Spagna”. Ho dato un’occhiata approfondita a questa moneta e secondo un mio parere non reca la sigla C bensì la lettera sembra essere una G (sigla plausibile che conferma la presenza in quel periodo come maestro di Prova, Francesco Antonio Giuno) e sigla riportata anche dal Corpus. Non me ne voglia Francesco ma posto la foto, secondo Voi è una G oppure una C1 punto
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