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  1. Xenon97

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/13/19 in tutte le aree

  1. Mi chiedo se sono due immagini della stessa moneta o se sono due cloni... A sinistra Asta Vecchi 2 1996, a destra Asta Alde 2017 (stessa moneta tooled and smoothed ?)
    3 punti
  2. Michele Antonio - Marchese di Saluzzo - Zecca di Carmagnola - Cavallotto ( g. 5,37 )
    3 punti
  3. Impero Austriaco: Auction Institut 7 novembre 1825; Bermann 1822; Elden, Trattner e Appel 1805; Giacomini 28 febbraio 1825; Reich 1815; Senoner 1839; Wratislaw Wopytka 16 novembre1836. Belgio: Renesse 1835; Verchulst 10 giugno 1844. Germania: Cosack 29 aprile 1811; Ebner 5 ottobre 1829; Heinrich 1 dicembre 1819; Jakobs 1735/36; Leitzmann 2 luglio 1828; Lindberg 4 ottobre 1830; Pansa 10 novembre 1766; Pfeiffer 19 marzo 1823; Schnobel 1790; Schott 31 gennaio 1718; Soothe 24 settembre 1784; Texier 15 settembre 1788; Ulich 6 novembre 1809; Ulich 16 luglio 1812 Danimarca: Haven - Thottius marzo 1789; Haven - Thottius febbraio 1790 Francia: Didot - Debure - Barrois aprile 1788; Hoffmann 7 marzo 1830; Mionnet 19 settembre 1796; Rollin 1811; Gran Bretagna: Sotheby - Leigh 30 gennaio 1840; Spink (listino) luglio 1891; Italia: Caucich (listino) 1867; Dina (listino) 1855; Kunz (listino) 1855; Paternò 1863; Riccio 1843. Mi sono divertito a cercare le aste, e qualche listino, più antiche della collezione di Domenico Rossi esitata da Varesi nel 2005. Arka Diligite iustitiam
    3 punti
  4. Buongiorno a tutti, questo è il mio unico 1792...
    3 punti
  5. Ciao Stilicho, per la classificazione hai ragione perché lo stile del rovescio è più vicino al RIC VII 370. Un'opinione sulla moneta? La conservazione è davvero impeccabile, ma sinceramente non la comprerei in quanto mi fanno storcere un po' il naso i profili di Costantino che si notano sulle monete della serie Gloria Exercitus coniate ad Arles...Troppo grossolani! Preferisco di gran lunga i ritratti mediorientali della zecca di Antiochia: semplici ed...Eleganti.
    3 punti
  6. Io sono dell'idea che sia necessario fare una distinzione tra patina (fenomeno naturale di ossidazione del metallo a contatto con l'aria e di conseguenza segno del tempo e dell'ambiente in cui la moneta ha vissuto - come nel caso delle patine sulfuree di alcune zone del regno di Napoli e Sicilia) e lercio (quello della prima immagine). Il primo fenomeno è un bell'abito, che può costituire un surplus di valore per la moneta e che va molto di moda in tempi recenti. Il secondo resta lercio, equivale non a un bell'abito ma ad andare in giro puzzolenti, con i capelli unti e le incrostazioni di sudore e altre amenità corporee. Confondere le due cose non mi pare cosa auspicabile, né in società né in numismatica.
    3 punti
  7. Lo storico di I secolo a.C. Diodoro Siculo ci informa che i Celti avevano “trombe di natura particolare e di tradizione barbara; infatti, quando vi si soffia dentro, emettono un suono aspro, appropriato al tumulto di guerra”. Del resto, già lo storico Polibio, aveva descritto la vittoria romana di Talamone (225 a.C.) contro la grande coalizione celtica, evidenziando come quest’ultima contasse un numero di suonatori di corno e di tromba incalcolabile, “e poiché l’intero esercito strepitava insieme a questi, si levava un clangore così forte e prolungato che sembrava che non soltanto gli strumenti e l’esercito, ma anche i luoghi circostanti emettessero dei suoni per effetto dell’eco”. IL CARNYX E IL SUO USO IN BATTAGLIA L’impressionante impatto acustico che accompagnava i guerrieri gallici in battaglia era prodotto dal #carnyx (termine tardo greco per indicare un corno musicale), ovvero la lunga tromba diffusa dal III secolo a.C. in tutta l’Europa barbara e collegata verosimilmente al rango della nobiltà militare. Le fonti archeologiche e iconografiche confermano come questo strumento, pur nelle sue varianti regionali, rappresentasse un elemento culturale comune alle diverse popolazioni celtiche: generalmente in ottone o in bronzo (ma anche in terracotta nella Penisola iberica) era sempre formato da un lungo fusto rettilineo che collegava il bocchino, per introdurre l’aria soffiando, alla cima, costituita da un padiglione zoomorfo, cioè a forma di testa di animale. In virtù del suo riconosciuto valore identitario, dunque, il carnyx caratterizzò la monetazione antica sia dei Celti che romana, adattandosi alle diverse esigenze iconografiche e propagandistiche delle due civiltà spesso in conflitto fra loro. Pur in uno scenario molto complesso, possiamo individuare nella numismatica antica almeno tre ambiti generali in cui questa tromba da guerra venne raffigurata come indiscutibile emblema delle popolazioni barbare. IL CARNIX NELLE MONETE DEI POPOLI CELTICI Al pari delle altre civiltà antiche, anche la cultura celtica vantava un’importante tradizione musicale, tant’è che i loro poeti/cantori, i famosi bardi, vennero ricordati in numerose fonti. Il carnyx, tuttavia, svolgeva per i Celti una funzione particolare, attinente al divino. Nel calderone di Gundestrup (un recipiente d’argento piuttosto misterioso, ma generalmente datato I secolo a.C. e decorato con scene mitologiche) i suonatori di carnyx accompagnano una cerimonia militare che sembra avere a che fare con un’immersione rituale o una scena di rinascita dopo la morte. Dunque, non una banale tromba da guerra per “suonare la carica”, ma un oggetto insieme sacro e simbolico della nobiltà guerriera, che trovava inevitabilmente nei campi di battaglia il contesto ideale per esprimere le proprie funzioni di magica protezione ed esibizione del rango. Il carnyx nelle monete dei Celti compare quasi sempre abbinato agli attributi dell’élite militare preromana che governava i territori gallici e britannici, cioè il cavallo e il carro da guerra. In una emissione argentea del re degli Edui Dumnorix (100-50 a.C. circa) il carnyx è in mano a un auriga che espone la testa del nemico decapitato secondo le usanze belliche dei barbari. Lo ritroviamo poi, insieme al cavallo e nelle forme stilizzate tipiche dello stile celtico, sul rovescio dei denari degli Aulerci Cenomani (80-50 a.C.), ma anche nella monetazione aurea (stateri) di Trasciovanus (25 a.C. – 10 d.C. circa), re dei Britanni Catuvellauni, quale prestigioso attributo del cavaliere, nonché abbinato al simbolo della ruota di carro. UN EMBLEMA DEI NEMICI DI ROMA La monetazione romana considerò il carnyx uno strumento esclusivamente militare, adattandolo alle proprie esigenze propagandistiche come emblema del nemico di Roma e, in particolare, del nemico sconfitto. Associato spesso ad altri simboli della tradizione guerriera celtica, come lo scudo oblungo e la ruota del carro da guerra, la tromba barbara divenne un elemento distintivo per caratterizzare i trofei celebranti le vittorie sui Galli. Iconografie di questo tipo le possiamo riscontrare nei denari repubblicani degli anni 120, 119, 98, 97, 54 e 51 avanti Cristo, in prossimità di eventi particolari ai quali occorreva garantire il massimo risalto, come le vittorie di Gaio Mario contro i Cimbri agli inizi del I secolo a.C. e la campagna di Cesare contro i Galli negli anni cinquanta. Contestualmente ai trofei venivano spesso raffigurati i prigionieri celtici in catene, accovacciati e riconoscibili per barba, baffi e capelli lunghi, ma anche le personificazioni di Roma o della Vittoria alata. Entrato a far parte del repertorio iconografico monetale romano per indicare il trionfo sui barbari, il carnyx continuò a comparire periodicamente anche nei conii di piena età imperiale, come dimostrano le emissioni dell’augusto Marco Aurelio e del cesare Commodo, risalenti agli anni settanta di II secolo d.C. e dedicate alle campagne contro Sarmati e Germani, ormai considerate vinte. LA ROMANIZZAZIONE DEI SIMBOLI CELTICI C’è poi un terzo utilizzo iconografico del carnyx che vale la pena analizzare in maniera distinta poiché sembra collegarsi a quel raffinato percorso politico e culturale noto come “romanizzazione”. Il processo inclusivo avviato da Roma nei confronti delle popolazioni sottomesse, infatti, non rappresentò un banale corollario alla conquista militare, come spesso tende ad essere derubricato, ma costituì una fase strategica ben definita, nonché fondamentale per la longevità e il successo dell’imperialismo romano fin dai suoi esordi. In questo senso, infatti, può essere verosimilmente interpretato il denario serrato coniato presso la zecca di Narbo Martius (l’attuale francese Narbonne), a nome del magistrato Porcio Licinio, nel 118 a.C. e dunque poco dopo la fondazione della colonia stessa: la prima al di fuori della penisola italica. Benché l’emissione, destinata alla circolazione locale coloniale, sia stata collegata alla vittoria di Gneo Domizio Enorbarbo sui Galli Allobrogi e sui loro alleati, risulta evidente un diverso approccio iconografico rispetto alle scene di sottomissione con trofeo. Il rovescio, infatti, non raffigura un nemico sconfitto o in catene, ma un guerriero celtico sul carro, nudo e ben identificato etnicamente dal carnyx. E’ quindi una rappresentazione eroica che denota un’ambigua mescolanza fra elementi romani e barbari, in cui il protagonista, benché barbaro, assume un atteggiamento romanizzato e non sembra essere caratterizzato né da baffi, barba e capelli lunghi come ci si aspetterebbe nella caratterizzazione di un avversario gallico. Verosimilmente, anche sulla scelta dei tipi monetali era in corso un processo di romanizzazione: il carnyx, simbolo della tradizione locale, veniva ora adottato dai vincitori impegnati a definire la nuova identità della colonia, celtica sì, ma subordinata alla civiltà e al potere di Roma. Così, attraverso le monete, si andava promuovendo verosimilmente l’immagine di una Gallia “un po’ meno barbara”, o almeno libera da catene e favorita dai romani in quanto parte dell’impero e ad esso fedele. L’adozione di immagini identitarie locali come strategia comunicativa per ribadire la romanizzazione (in corso o avvenuta) delle provincie galliche andrebbe considerata anche nell’interpretazione delle iconografie monetali successive alle campagne di Cesare, in cui un discreto numero di carnyx tornò a comparire sui denari romani. In quest’ultimo caso la scelta dei conii potrebbe comunque essere stata funzionale alla fazione cesariana per rammentare le gesta militari del grande conquistatore in tempo di guerre civili. DA STRUMENTO IDENTITARIO A TROFEO DI CONQUISTA Il carnyx, strumento sacro per i celti e da loro suonato in battaglia, impressionò a tal punto gli eserciti antichi da venire considerato un oggetto fortemente identitario delle popolazioni barbare. Divenuto un simbolo culturale e politico venne riprodotto nella monetazione sia celtica, che romana. Emblema dell’élite guerriera e della difesa della propria civiltà per i Galli, venne sfruttato dai Romani nel raffinato gioco di costruzione dell’Impero: esibito come trofeo nemico per celebrare la conquista militare, ma anche adottato iconograficamente nell’intento di romanizzare quelle inquiete popolazioni. La suggestione e il mistero di questo oggetto viene mantenuta viva attualmente dal musicista John Kenny che nel 1993, dopo duemila anni, è tornato a suonare una fedele riproduzione di un carnyx del II-III secolo d.C., ritrovato dagli archeologi in Scozia. https://www.cronacanumismatica.com/il-carnyx-nelle-monete-un-simbolo-tra-identita-celtica-e-romanizzazione/?fbclid=IwAR3SB-Vrsf_MHpTafIiMNIepT3rQwdJzZKBFnDXh9U9Vl58S0I4VhcdfrAQ odjob
    2 punti
  8. Buonasera, Ho recentemente messo in collezione questo ramino modenese, più precisamente un bolognino di Ercole III del 1783 con una armatura intatta ed un lustro di conio davvero inusuale. Son poche le monete in rame di modena e sono difficili davvero da trovare in buone condizioni. Cosa ne pensate? Grazie a tutti e un saluto Marco
    2 punti
  9. Forza ragazzi.. mancano meno di 10 giorni al veronafil e a chi non è mai stato al pranzo dei la monetiani , vi posso assicurare che è un bel momento, anche per conoscerci...e poi dai si mangia anche benino. Buona serata a tutti.
    2 punti
  10. Ciao @Xenon97, grazie per l'intervento. Sapevo della tua passione per le monete di Costantino e in alcuni tuoi interventi ho potuto apprezzare la tua competenza. In particolare mi ricordo che una volta avevi riconosciuto la zecca dallo stile! Sono andato a guardarmi le coniazioni di Antiochia per Costantino I e ora capisco a cosa ti riferisci. Quanto alla classificazione, mi fa piacere di averci azzeccato?. Ti auguro una buona serata. Stilicho
    2 punti
  11. Ciao, ti informo che non è un dollaro di Hong Kong ma un Britannia Trade Dollar emesso in India a Mumbai. Ti allego il link: https://www.allnumis.com/coins-catalog/great-britain/britannia-trade-dollar-1895-1935/1-dollar-1902-b-21106
    2 punti
  12. Così in alcuni documenti, pare si firmasse Offa, re di Mercia in Britannia . Nei 3 secoli successivi all'abbandono da parte dell'Impero romano, la Britannia, invasa da genti di stirpe germanica, Angli e Sassoni, si struttura in 7 regni appunto anglo-sassoni, che lasciano al loro esterno le terre celtiche del Galles ed il nord dei Pitti . Salito al trono di Mercia attorno al 757, Offa ne estende in breve il dominio e l'influenza su parti importanti degli altri 6 regni, fino al punto di poter essere considerato il più grande sovrano dell'Alto-medioevo britannico : sul confine verso il Galles non sottomesso, costruirà una difesa lunga quasi 200 km. oggi nota come il 'vallo di Offa'. Contemporaneo di Carlomagno, pressochè in contemporanea con questi, attua una riforma monetaria che, simile a quella carolingia, istituisce un monometallismo argenteo basato sul nuovo penny : con gesto rarissimo per l'epoca, alcune monete sono battute al nome della regina moglie di Offa, Cynethryth . Per meglio sviluppare il commercio internazionale con l'Europa e l'oriente, in buona parte dominato dai dinari d'oro arabi, la zecca di Offa avrebbe battuto in suo nome monete d'oro che copiano, anche nella leggenda coranica in arabo, quei dinari .
    2 punti
  13. gia nei primi anni dell'ottocento 1839 si battevano aste numismatiche a Londra e Parigi vedi Rollin, Sotheby, esistono anche vendite della Christie's avvenute sulla fine del 700
    2 punti
  14. Ciao Alessio, ho letto con piacere e vivo interesse il tuo articolo e ti faccio i complimenti per la passione (sempre più merce rara) con la quale hai approfondito la tematica. Detto questo, essendomi occupato anch'io per motivi di ricerca dell'evoluzione della titolatura imperiale tra il III ed il IV sec., posso dirti che l'argomento è una brutta gatta da pelare, e non di rado si può giungere solo a conclusioni parziali. Un primo appunto che vorrei muoverti, in maniera ovviamente costruttiva e per puro spirito di discussione, è il metodo con le quale arrivi alle tue conclusioni. Nello specifico, trarre delle conclusione sulla ricostruzione dell'evoluzione della titolatura ufficiale imperiale, affidandosi come fonte primaria alla documentazione numismatica, è improprio. Le testimonianze in tal senso a cui dare assoluta precedenza, come mi è stato insegnato da professori che si sono interessati per anni ed anni alla questione, è la documentazione di carattere ufficiale, ovvero quella redatta direttamente dalla cancelleria imperiale e non soggetta ad interpolazioni, certamente al corrente delle reali titolature e posizioni di diritto, attraverso la quale è ricavabile la progressione sia dei titoli che dell'iterazioni degli stessi. Nella nota di un mio articolo, per specificare sommariamente quali fossero in concreto questi documenti, ho scritto (scusa l'autocitazione, che in realtà riprende un concetto di altri esimi studiosi): "Sono annoverabili in questa categoria le costituzioni imperiali (sia che esse siano rescritti, epistole o diplomi militari) preservate dalle epigrafi o tramandate per esteso da autori contemporanei alla loro promulgazione, benché anche tale classe di documenti possa essere stata soggetta in fase di compilazione o trascrizione ad errori di vario genere. Il resto della copiosa documentazione di carattere pubblico o privato, quali ad esempio dediche di funzionari, comunità civiche o corporazioni ai sovrani, miliari, papiri e monete, può solo confermare o eventualmente integrare il dato acquisito per via ufficiale, ma non dovrebbe essere assunto per contraddirlo." Infatti nelle monete non vi era la necessità, e quindi neanche lo scrupolo, da parte degli addetti alla loro coniazione nel trascrive correttamente e per esteso la titolatura imperiale. Nelle monete il nome del sovrano era riportato in maniera concisa, tagliando in maniera arbitraria e senza una logica coerente vari pezzi della sua titolatura. In molti casi, addirittura, nella monete venivano aggiunti epiteti estranei alla titolatura imperiali. in tal senso, tra i tanti esempi, posso citarti l'utilizzo di Dominus Noster al posto di Imperator Caesar per alcune delle emissioni a nome di Costantino e dei suoi figli soprattutto nella fase del suo regno successivo alla vittoria a Ponte Milvio, benché Dominus fosse solamente l'allocuzione usata per rivolgersi all'imperatore e non un titolo assunto dallo stesso (che infatti non compare mai nella documentazione di carattere ufficiale, come per esempio l'epistola inviata al senato Romano nel febbraio del 337, CIL VI, 40776, ove è infatti Imperator Caesar). Riguardo invece al resto della documentazione, posso riprendere il caso, da te anche citato nella nota 27 del tuo articolo, del cognomen Germanico attribuito ad Antonino, che però per l'appunto non è mai attestato nella documentazione dai crismi ufficiali, come ad esempio i diplomi militari, di cui ci sono rimasti, per nostra fortuna, diversi esemplari rilasciati sotto il regno di Antonino. E d'altronde, in più di vent'anni di regno, nessun'altra iscrizione tranne due africane (anch'esse non di carattere ufficiale secondo le categorie sopra espresse, ovvero CIL VIII, 20424 citata da te, e CIL VIII, 12513) attribuisce all'imperatore dei cognomina devictarum gentium. Entrando nel merito della tua teoria, per la quale Antonino e Marco Aurelio non iterarono per una seconda volta la rispettiva potestà tribunizia il 10 dicembre nell'anno in cui la assunsero per la prima volta, bensì iniziarono a farlo simultaneamente per il 10 dicembre solo nell'anno 151, i diplomi militari emessi durante il regno di Antonino che, come scriveva l'epigrafista Giovanni Forni "rappresentano il più genuino, autentico e attendibile esempio di costituzione imperiale", smentiscono questa ipotesi. Nello specifico, nel diploma militare AE 1977, 793 = AE 2006, 1870, emesso con assoluta precisione il 13 febbraio del 139 (l'anno è specificato sia dall'indicazione del secondo consolato di Antonino, giacché nel 140 assunse poi il terzo, e, soprattutto, dalla coppia consolare, ovvero Antonino stesso e Gaio Bruttio Presente Lucio Fulvio Rustico), Antonino, la cui titolatura è appunto doverosamente riportata per estesa, essendo un documento avente valore di legge, ha già acquisito la sua seconda tribunizia potestà, e questo, per quanto mi riguarda e per quello che viene accettato da tutti gli studiosi, toglie ogni dubbio sul fatto che l'imperatore l'acquisì una prima volta il 25 febbraio del 138 e la seconda il 10 dicembre dello stesso anno. Rispetto a Marco Aurelio è invece impossibile ricorrere alla documentazione ufficiale, poiché il suo nome non compare insieme a quello di Antonio nei diplomi emessi durante il regno di quest'ultimo e ci si deve affidare a quella secondaria, come tu hai appunto fatto per le monete, che però francamente non danno, per i motivi già espressi, una reale sicurezza nel merito. Personalmente un'idea me la sono fatta sull'anomalia che tu hai correttamente evidenziato, ovvero su un'abbondanza ingiustificata di esemplari che riportano la prima tribunizia potestà per Marco Aurelio, se questa fosse durata il solo spazio di 9 giorni, ma vorrei prima approfondire con altri elementi il mio pensiero. Grazie per l'attenzione e sarò lieto di leggere ogni tuo commento nel merito. Francesco
    2 punti
  15. Ciao a tutti, senza andare in Scozia, un carnyx ricostruito sulla base dei ritrovamenti archeologici a Sanzeno (TN). Anche questo viene suonato in varie occasioni culturali sul periodo. https://www.rainews.it/tgr/trento/video/2018/09/tnt-carnyx-karnyx-celti-tromba-suono-sanzeno-a87178e0-cc30-499d-80ee-114dd66d92e2.html
    2 punti
  16. http://www.ansa.it/sito/notizie/cronaca/2019/11/12/ritrovate-monete-rubate-museo-aretino_de494f85-679f-47ac-9006-acc094ae9bc8.html Una buona notizia con cui iniziare la giornata. Saluti Michele
    2 punti
  17. Salve. Ci sono poche probabilità di trovare qualche riferimento all'interno dei classici riferimenti per le monete romane repubblicane perché questa emissione non fu coniata a Roma. Si tratta infatti di un semisse in bronzo battuto in Spagna, a Carteia (nei pressi dell'odierna San Roque, Cadice), tra il 150 ed il 100 a.C. Al D/ testa laureata di Giove/Saturno a destra. Dietro: S. Al R/ prua di nave a destra. Davanti: S, sopra: L. MARC. e in esergo: CARTEIA. Riferimenti: SNG BM Spain, n. 1684. Rarità: R.
    2 punti
  18. Buonasera, secondo me è proprio il numerale 1... Per dargli un po' di colore puoi provare di massaggiarla con i polpastrelli con una goccia di olio di vasellina fino al completo assorbimento, poi la lasci all'aria qualche giorno su uno scottex girandola a metà del tempo...
    2 punti
  19. Buongiorno a tutti gli amici del forum, dopo aver discusso sui 10 mon "Hōei Tsūhō" e 4 mon "Kan'ei Tsūhō" nella sezione Zecche straniere, e preso spunto dai commenti di @tiziano.goffi e @gennydbmoney, oggi parlerò della moneta più iconica del periodo Tokugawa: i 100 mon "Tenpō Tsūhō". Perché scrivo questa discussione qui? Per rispettare la cronologia del tempo descritta nella sezione Zecche straniere visto che ricopre un arco che parte dal Rinascimento e finisce all'età della Rivoluzione, non adatto per una moneta che iniziò il suo percorso nel 1835. Emblema del clan Tokugawa Dalla caratteristica forma ovale, i 100 mon sono una delle monete giapponesi più apprezzate e collezionate, e addirittura in Giappone vengono vendute anche come portafortuna. Le caratteristiche spesso cambiano in base alla zecca, ma mediamente buona parte degli esemplari hanno una lunghezza di circa 49 mm, una larghezza di 32 mm, uno spessore di 2,6 mm e infine un peso di 20 - 21 grammi. Generalmente la moneta era costituita dal 78% in rame, 12% in piombo e 10% in stagno. Al dritto della moneta si notano i caratteri 天保 (Tenpō), quindi un riferimento all'era in cui questa moneta è stata coniata, mentre sotto 通寳 (Tsūhō) che significa "tesoro circolante". Al rovescio invece si evidenziano i caratteri 當百 (Tō Hyaku) che significa "uguale a 100", mentre sotto si nota la firma del funzionario della zecca Hashimoto Mitsuji, un membro del clan Gotō che controllava la zecca di Kinza. Una breve storia della moneta...All'inizio del XIX secolo lo shogunato (Bakufu) entrò in profonda crisi economica. Nel 1835 il governo Tokugawa iniziò a emettere la moneta da 100 mon per cercare di risolvere il suo deficit fiscale, ma a causa del declassamento del rame nella moneta da 100 mon (5½ volte rispetto a una moneta Kan'ei Tsūhō da 1 mon) cominciò un'inflazione cronica dei prezzi delle materie prime. Nonostante ciò il Tenpō Tsūhō continuò ad essere prodotto per tutta la durata del periodo Edo, e il valore di mercato effettivo era significativamente inferiore al suo valore nominale (nel 1869 fu stimato a soli 80 mon). Verso la fine dello shogunato la moneta era la denominazione mon più comunemente circolata, rispettivamente del 65%. Tra il 1835 e il 1870 furono prodotte in totale 484.804.054 monete da 100 mon Tenpō Tsūhō. Ora la parte più interessante...L'identificazione della zecca! Personalmente devo dire che non è tanto facile, ma non impossibile. Il punto fondamentale per identificare la zecca è quello di controllare gli "shirushi", marchi a forma di fiore di sakura (il bellissimo ciliegio giapponese) presenti normalmente sul lato destro e sinistro della moneta. Gli stampi hanno varie forme e dimensioni a seconda della zecca. La grandezza della moneta, la lunghezza, la larghezza, lo spessore, il peso, il diametro del foro e la distanza A tra il carattere TEN (天) e HŌ (寶) sono sempre fattori chiave per identificare una zecca, quindi munitevi di righello, calibro e bilancia di precisione. Fortunatamente l'utente principale della sezione monete giapponesi del sito numismatico Zeno.ru ha fatto una guida disponibile per tutti molto utile per identificare la zecca. Questo è il link della prima versione di guida (http://charm.ru/coins/jp/Tenpo Tsuho.htm) mentre la seconda, decisamente più completa e consigliata, è un file PDF e per visualizzarlo cliccate sopra la scritta blu Guide for attribution of Tenpo Tsuho (https://www.zeno.ru/showgallery.php?cat=1463). Facciamo un piccolo esempio di identificazione... Questo è il primo 100 mon che ho acquistato. La moneta ha una lunghezza di 49 mm, una larghezza di 32 mm, spessore di circa 2,5 mm, pesa circa 21 grammi, ha un diametro del foro di 7 mm, la distanza A è di circa 41,1 mm e presenta uno shirushi simile a questo (si vede abbastanza bene nell'altro lato della moneta). Consultando la seconda guida, e considerando tutti i dati a disposizione, si arriva alla conclusione che la moneta in questione è un'emissione ufficiale dello shogunato (Bakufu-sen 幕府銭) coniata a Edo (Honza 本座, Kinza 金座, Asakusabashi 浅草橋, Edo 江戸) nel periodo Kōka 2 (1845). Le monete più comuni provengono proprio da Edo e valgono poco, ma come potete ben vedere dalla guida esistono altre zecche (Satsuma, Yamaguchi etc), alcune anche abbastanza rare come le monete di colore rosso rame della zecca di Akita. Da notare nella guida che lo "shirushi" del Bakufu è valido anche per la zecca di Osaka e Sado (altre zecche governative), ma grazie ai dati ponderali della moneta e delle altre caratteristiche l'identificazione è risultata più semplice. Il libro "Early Japanese Coins" di Hartill ne elenca otto varietà, tuttavia considerando anche le zecche ancora sconosciute e misteriose si presume che ne esistano in totale almeno 180. Ma se la moneta non presenta nessun segno di zecca? In quel caso non per forza si tratta di un falso, ma potrebbe essere un'emissione di una zecca sconosciuta o una rara moneta madre. Le monete madri, dette anche monete da seme, erano quelle utilizzate durante le prime fasi del processo di fusione (per le monete da 100 mon provengono tutte dalla zecca di Edo). Fate attenzione che anche i 100 mon sono falsificati, specialmente quelli più rari. Il mio consiglio è quello di evitare i 100 mon che presentano uno stile decisamente grossolano, e sopratutto chiedete sempre i dati ponderali e una foto dei marchi di zecca. Date uno sguardo anche al sito Zeno.ru visto che ci sono abbastanza discussioni sulle monete da 100 mon. Successivamente posterò un link di un sito giapponese che mostra delle foto di molti segni di zecca presenti nella guida, e in futuro aggiungerò anche le informazioni di un altro mon ovale importante: i 100 mon delle isole Ryūkyū (Ryūkyū Tsūhō) . A presto e buona giornata a tutti! Xenon97 PS: il link per visualizzare i vari tipi di shirushi (grazie infinite Tiziano!) http://kosenmaru.sub.jp/tenpo8.html
    1 punto
  20. Buongiorno a tutti, ho appena pubblicato sul mio profilo di academia.edu un articolo che presenta una ricostruzione cronologica delle Tribuniciae Potestates assunte da Marco Aurelio. In particolare viene affrontata la problematica relativa all'allineamento del giorno di rinnovo della carica tra Marco Aurelio ed Antonino Pio, alla luce di varie evidenze numismatiche. Il tutto è preceduto da una breve introduzione sulle origini e sulla natura della Tribunicia Potestas in età imperiale. Ho infine aggiunto una tabella con l'elenco delle varie cariche ricoperte dagli imperatori Antonino Pio, Marco Aurelio e Lucio Vero. L'indicazione di ciascuna di queste cariche è corredata da una nota esplicativa. Il titolo dell'articolo è: "Marco Aurelio e il mistero della Tribunicia Potestas V - Una revisione delle datazioni delle Tribuniciae Potestates di Antonino Pio e di Marco Aurelio" Avevo già affrontato questo argomento in un'appendice del libro sulla monetazione di Faustina II dove, tuttavia, era presentato in modo quasi esclusivamente intutivo. In questo articolo ho voluto argomentare in dettaglio la questione così da chiarire il mio pensiero in tema. https://independent.academia.edu/ABusseni Resto quindi in attesa dei vostri graditissimi commenti ed opinoni. Grazie a tutti Alessio
    1 punto
  21. Per segno dello shogunato indico questo marchio: Ricorda che questo tipo di shirushi si trova anche sulle monete coniate ad Osaka e Sado visto che queste erano zecche ufficiali del governo. Per favore Tiziano lasciami qualcuna di Osaka disponibile, grazie!
    1 punto
  22. Però è veramente bella e ricca di dettagli. Ho guardato l’ immagine 5 volte.
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  23. Bella moneta, peccato per la zona verde sul fronte.. peró sempre affascinanti. Davide
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  24. Si lo so è ridotta malissimo! Grazie a te! Per il momento la tengo stretta tra i miei ricordi.
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  25. Due "cornuti" di Carlo II, uno debole ed uno forte, in queste tipologie di "cornuti" o di cavallotti i cavalli sono molto più "statici".
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  26. Per Le Rider i kaniktum erano un po' come delle medaglie, cioè oggetti onorifici dati in dono a personaggi importanti o militari e pertanto non rientranti in un regolare circuito di circolazione monetale, avevano un valore nominale superiore all'intrinseco che teneva conto anche delle spese di fabbricazione, però in caso di cessione all'amministrazione da parte del beneficiario si contabilizzava solo il valore intrinseco del metallo contenuto, laddove le prime monete erano ricevute dallo stato al loro valore nominale; i marchi incisi su questi oggetti secondo l'ipotesi dell'autore servivano a facilitare la ricognizione di peso e di intrinseco al momento della contabilizzazione.
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  27. Cerchiamo di ravvivare un po’ questa Verona ....
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  28. La stessa regola della sottintesa congiunzione tra grafemi distanziati vale anche per quelli tra parentesi tonde, che indicano per convenzione le lettere da togliere dal soggetto contraddistinto. Prendo come esempio questo rebus da http://rebusmania.blogspot.com/2017/08/rebus-9-6-9.html
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  29. Stavo anch'io sfogliando il catalogo Domenico Rossi e ho trovato appunto l'asta di Schott di Berlino la più "antica" (con titoli in latino) del 31 gennaio 1718 Lotto (in asta Varesi 45) aggiudicato a 2200 euro + d.a.
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  30. Bella moneta con gran bella data! Ne aggiungo uno di un'altra tipologia, in queste monete si vedono i cavalli molto più robusti e tozzi rispetto a quelli che siamo abituati a vedere oggi..
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  31. Noi intanto ci siamo ...i Gazzettini ci sono, la targa pure...manca il prosecco ora ?
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  32. Quindi un altro furto. Di peggio in peggio. Certo che donare qualcosa ai musei "fa pensare se ne valga la pena", visto come viene tutelato il patrimonio pubblico. Non voglio assolutamente innesacre nessun dibattito, ma ribadisco quello che ho detto in un posto precedente.
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  33. https://www.espansionetv.it/gate/2019/11/12/lo-studio-sul-tesoro-di-como-dalle-monete-doro-una-lezione-di-archeologia-che-ricostruisce-uno-spaccato-della-citta/ Buongiorno, segnalo il link dell'interessante incontro di ieri sera! Ipotizzano un'esposizione a Como l'anno prossimo di una selezione tra le 1000 monete rinvenute, con video e pannelli interattivi per una migliore fruibilità e comprensione delle monete da parte dei visitatori.
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  34. @Xenon97, ti ringrazio per le spiegazioni che, almeno io, trovo molto interessanti...
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  35. Buongiorno, se pensate ai ladri allora lasciate perdere, portano via le casseforti sfondando i muri e portare via un monetiere è molto più semplice, qualsiasi serratura abbia. Se si possiedono monete di valore e non si vuole rischiare nulla meglio affidarsi ad una cassetta di sicurezza in banca. Saluti Silver
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  36. Da un po' di tempo mi sto facendo conquistare dal fascino del rame. Complimenti!
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  37. Buongiorno @Brennos2 Un altro esempio con caratteristiche del tondello davvero assai simili dalla E Sale 44 lotto 72 di Roma Numismatics del 03-03-2018. peso 9,99 g diametro 19 mm Anche questo esemplare mi parrebbe proporre caratteristiche troppo somiglianti del tondello con alcune piccole varianti come le incrostazioni al dritto. Curiosi invece come al rovescio i piccoli globetti che accompagnano il globetto più grande sembrino variare in numero e posizione, ferma restando tuttavia la sovrapponibilitá ragionevolmente sospetta della forma del tondello. Colpa delle foto ? Un possibile tentativo di "depistaggio"? Quali erano i dati relativi a peso e diametro dei due esemplari che hai postato in apertura, nel caso fossero disponibili? Hai posto comunque una questione che merita decisamente attenzione.
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  38. A proposito dei grafemi... Un grafema con due lettere scritte di seguito significa che dobbiamo tenerle unite nella risoluzione del rebus. Un grafema con due lettere distanziate tra loro significa che tra esse c’è la congiunzione “e” oppure “ed”. Come dire che la congiunzione "e" (o "ed") può essere omessa quando si trova tra due lettere che contraddistinguono un soggetto della vignetta (v. post # 1603).
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  39. Ciao @giuseppe ballauri Sono contento di aver fatto l'esperimento. (se provate, fatelo sempre su monete comuni e di pochissimo valore) Penso che un numismatico deve anche sapere intervenire su una moneta se necessario. Non dimentichiamo che in commercio diversi tondelli datati hanno subito un qualche trattamento, per esempio sono rimasto colpito dall'esperimento dell'uovo sodo (cosa ci si può inventare...) illustrato da @littleEvil se non ricordo male. Però se si acquista esperienza con questi innocui esperimenti possiamo capire come sono intervenuti sulla moneta e decidere se acquistarla oppure no. Sono del parere che le monete devono essere lasciate così come sono e questo lo sottolineo, Quasi mai intervengo su una moneta però ritengo che qualche esperimento non è sempre distruttivo. Poi per carità, su questo tema ognuno ha il suo rispettabilissimo punto di vista saluti
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  40. 5 Rubli commemorativi 1991 moneta da 35 mm. di diametro
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  41. Dov'è ora la statuetta di Dante? Piange sempre senza motivo ed ora che deve piangere non lo fa.
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  42. Riassumo un episodio della vita di Alessandro Magno di cui avevo già parlato sul forum dal possibile titolo ‘Alessandro e lo statere’. Una sera Olimpiade chiamò Alessandro per confidargli che Filippo aveva un’amante. Alessandro rispose che suo padre, oltre a essere il re, era un uomo focoso e una donna sola non gli era mai bastata. Ma stavolta era diverso perché Filippo si era innamorato di una ragazza che aveva l’età di sua figlia Cleopatra. Inoltre la ragazza era incinta e lui voleva sposarla. Si trattava di Euridice, la figlia del generale Attalo, e la preoccupazione di Olimpiade nasceva dal fatto che Euridice era macedone, figlia della migliore nobiltà, non una straniera come lei. Se la ragazza avesse partorito un maschio e nell’ipotesi che Filippo avesse ripudiato Olimpiade e dichiarato Euridice regina, suo figlio sarebbe diventato l'erede legittimo e Alessandro il bastardo, il figlio della straniera ripudiata. Alessandro si chiese perché mai suo padre, che gli aveva sempre voluto bene e lo aveva educato per diventare re, avrebbe dovuto agire in quel modo. La madre gli fece notare che una ragazza bella e ardente poteva sconvolgere completamente la mente di un uomo maturo, e un bambino appena nato avrebbe potuto attirare tutte le sue attenzioni facendolo sentire giovane e riportando indietro il tempo che scorre inesorabile. Quando, pochi giorni dopo, Filippo rientrò nella reggia e convocò il figlio abbracciandolo impetuosamente, notò che Alessandro gli restituiva un abbraccio impacciato e gliene chiese il motivo, venendo a conoscenza di quanto gli aveva prospettato Olimpiade. Filippo si raggelò d'un tratto, molto contrariato dal fatto che Olimpiade avesse insinuato dei dubbi nel cuore di suo figlio, e cercando di trattenere la sua ira, prese Alessandro per un braccio e lo trascinò dabbasso lungo una scala e poi in fondo a un corridoio, nella zona delle officine. Spalancò una porta spingendolo dentro quasi a forza dicendogli solo: “Guarda!”. Alessandro si trovò in mezzo a una camera rischiarata da una grande finestra laterale. Appoggiato a un tavolo c’era un tondo in argilla che lo ritraeva di profilo e lo rappresentava con i capelli cinti da una corona d’alloro, come il dio Apollo. - Ti piace? - chiese una voce da un angolo scuro. - Lisippo! - esclamò Alessandro volgendosi di scatto e abbracciando il maestro. - Ti piace? - ripeté Filippo dietro di lui. - Ma che cos’è? - È il modello di uno statere d'oro del regno di Macedonia che verrà coniato da domani per ricordare la tua vittoria a Cheronea e la tua dignità di erede al trono. Circolerà in tutto il mondo in diecimila esemplari - rispose il sovrano. Alessandro abbassò il capo, confuso… Mi sarebbe piaciuto assistere alla scena e vedere quel modello dello statere.
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  43. Buongiorno a tutti gli amici del forum, in questi mesi sono attratto dalla monetazione giapponese del periodo Tokugawa e oggi vorrei condividere con voi il mio ultimo acquisto arrivato proprio oggi. Si tratta di un Hōei Tsūhō, una moneta costituita in bronzo dal diametro di 37,5 mm, dal peso di circa 9 grammi e coniata dalla zecca di Shichijō. Ma come mai fu considerata una moneta scomoda? Verso il 1700 le miniere di rame giapponesi iniziarono ad esaurirsi a causa della massiccia produzione di monete da 1 mon (Kan'ei Tsūhō) allo scopo di sostenere l'economia dello shogunato, ma la politica di isolamento del governo Tokugawa costrinse il Giappone a non importare rame. Nel 1708 (quinto anno dell'era Hōei) lo shogunato Tokugawa introdusse un'enorme moneta in bronzo dal valore facciale di 10 mon, Hōei Tsūhō, ma conteneva 3 volte più rame di una moneta da 1 mon e quindi il suo vero valore era solamente di 3 mon. Le monete erano troppo grandi per essere maneggevoli nel commercio quotidiano, ma sopratutto a causa del loro valore nominale relativamente basso non erano popolari. Dopo aver tentato brevemente di forzare la popolazione ad adottare queste monete, e addirittura minacciandola con severe punizioni, nel 1709 le monete vennero ritirate dalla circolazione. Spero che la moneta e la storia che gli gira intorno sia stata di vostro gradimento! Quando avrò più materiale farò una piccola guida sulla monetazione bronzea del periodo Tokugawa. Buona giornata a tutti! Xenon97
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  44. @Ivan07, la lingua parlata non sempre riesce a rappresentare le trasformazioni geometriche con precisione, per cui è meglio ricorrere alle schematizzazioni: la tua centolire si comporta secondo la modalità A, o secondo la B?
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  45. A margine, consiglierei la lettura anche di questo libro: Il regolamento degli scambi nell'antichità: III-I millennio a. C. a cura di Lucio Milano e Nicola Parise. Specialmente nel contributo di Lucio Milano vengono sottolineate le differenze tra il metallo, anche marchiato, e la moneta. @numa numa la tua proposta di studio mi interessa molto e penso dovrebbe essere approfondita.
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  46. Buongionro, pescata di sabato mattina, ogni moneta 50 centesimi: Stato francese 20 centimes 1941, zinco: Serbia, 10 dinara 1943, zinco :
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  47. Perché fino a che un pollo non ci casca viene riproposto.
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  48. Pensavo di fare cosa gradita aumentare la collezione fotografica di questo post
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