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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/01/19 in tutte le aree

  1. si scrive di aquile, e ci si dimentica di lui, l'aiglon? Non so quanto Napoleone III fosse lieto del nomignolo che gli avevano appiccicato addosso, ma "l'aiglon" (l'aquilotto) addosso gli è rimasto appiccicato.
    3 punti
  2. Dovrei ringraziarvi uno ad uno!!! La partecipazione è stata straordinaria, poche volte ho visto per eventi culturali di Numismatica affluenze confrontabili. Se ci fosse stato il sole saremmo andati tanto tanto oltre... Un pensiero particolare agli amici Marco Vola, arrivato dalla Valle d'Aosta, e all’ amico e socio Alessandro Giaccardi e fidanzata arrivati da Alassio. Posso riassumere in una sola parola Cuore. In alcuni momenti durante la presentazione mi sono venute le lacrime. Un link: https://m.facebook.com/groups/25774059698?view=permalink&id=10157755149194699 la conferenza è stata trasmessa su Facebook sul canale di Numismatica Italiana.
    3 punti
  3. A proposito di 1846, posto questo dieci tornesi molto usurato, che però è della tipologia testa normale. Vista la sua rarità rientra fra le mie più belle. Gradirei i vostri commenti, grazie
    3 punti
  4. Nel 2013 ebbi modo di incontrare in un’asta pubblica un denaro di Maguelonne che mostrava, almeno al rovescio, dato che al diritto era più difficile leggerne l’etnico, degli evidenti caratteri latini, anzichè la solita grafia stilizzata e degenerata.Michel Rol di Parigi, Ile-de-France, aveva messo in vendita due esemplari: un denaro ed un obolo di Maguelonne. Il denaro è questo: Esemplare numero 1 Al diritto è chiaro RAIMVNOS ed al rovescio NARDONA. Questa scrittura era nota a Poey D’Avant ma riferita ad altri esemplari e quello in esame sembra che abbia del tutto abbandonato la grafia a cui siamo stati abituati nel passato. E l’obolo è questo: Esemplare dal contorno irregolare e legende abbastanza leggibili. Variante: Al diritto gli stendardi sono allineati su di un piano obliquo e sopra lo stendardo di destra appare un piccolo triangolo e una spina. In OMNI N°2 – 12/2010 OMNI N ° 2 - 12/2010 “Un denier fréodal inédit pout le Languedoc”. 42UN DENIER FÉODAL INÉDIT POUR LE LANGUEDOCNIGOU JérômeNigou Jerome ci dice come “Certains types de deniers féodaux sont encore très mal connus des numismates chevronnés, surtoutAlcuni tipi di denari feudali sono ancora molto poco conosciuti dai numismatici esperti, in particolare lorsqu'il s'agit des attributions languedociennes.quando si tratta di attribuzioni della Linguadoca. Cet article présente deux nouveaux exemplaires Questo articolo presenta due nuovi esemplari di d'un type très rare.un tipo molto raro. Leur provenance permet de discuter les travaux déjà menés à ce propos. La loro origine può permettere di discutere il lavoro già svolto a questo proposito”. E’ la figura 1dell’analisi di Nigou Jerome : Denaro feudale 1 - Provenienza: 25 km Nord di Béziers (18 mm. - 1.08 gr.) ; 2 - Provenienza : 15 km Nord di Béziers (18 mm. - 1.10 gr.) che presenta analogie con le monete da me illustrate. L’esemplare seguente è stato già da me inserito nella sequela delle varianti descritte nella mia monografia “The Melgueil Denier, OMNI n°9” A seguito di una nuova osservazione è emerso che questo denaro ha caratteristiche per le quali è stata necessaria una ulteriore più approfondita analisi. Il denaro è questo: Esemplare numero 2 E a prima vista non ha molto di diverso dalle altre. Tuttavia, un elemento del diritto, ripetuto al rovescio, non mi ha dato mai la sicurezza di aver compiuto un esame completo del tondello. E’ la lettera ad ore 11 che si ritrova nelle raffigurazioni del Poey D’Avant (tavola LXXXV numeri dal 15 al 20) ma al rovescio di alcuni esemplari. Mostro, ora, le lettere come sono state estrapolate dalle due facce della moneta: Sembrerebbe che l’incisore abbia volutamente imitato o abbia precorso la grafia delle monete che normalmente siamo abituati a vedere. Se dobbiamo fare delle ipotesi, consapevoli del fatto che le monete di Maguelonne imitino quelle di Narbonne, si può affermare che questa emissione sia immediatamente successiva a quella di questa seconda città. Se invece, riteniamo che la grafia sia più prossima a quella delle monete che Poey D’Avant descrive con i caratteri latini, allora c’è una reminiscenza della precedente grafia che vira verso i caratteri latini stessi. Un’analisi di laboratorio del tondello potrebbe dirci quale sia stata la percentuale d’argento presente nella mistura e da lì stabilire quale delle due ipotesi sia quella più attendibile. Sarebbe interessante conoscere il parere di un esperto della materia per fare luce su questo fatto inconsueto. Infine, non ultimo, per ora spero, un esemplare anche questo con caratteristiche che si rifanno agli esemplari 1 e 2, venduto da Numis Corner Lille, Nord-Pas-de-Calais France métropolitaine, così descritto dall’antiquario: “Languedoc, Comté de Melgueil, Évêques de Maguelonne, 11-12èmes siècles, Anonymes, Denier, TTB+, Billon, Boudeau:753” Diamètre 18, poinds 1,09 gr. Questo è chiaramente il risultato di conii diversi da quelli degli altri due. Inoltre, vi si possono notare alcuni elementi evidenti di diversità: la croce composta da un fascio forse non ha un apice e i due stendardi sono di foggia più approssimativa. Le legende qui hanno il carattere di tipo latino più evidente al rovescio NARDONA, mentre RAIMVNOS del diritto lo è di meno perché non bene conservato. Le monete descritte sono in mio possesso.
    3 punti
  5. Buonasera a tutta la Sezione, amo guardare e toccare le Piastre, ma stasera ho notato che la mia 46 ha la parte finale del giro della corona ricurvo che va a toccare la cornice dello stemma araldico. Ho fatto una ricerca e sembrano tutte così. E' stata una coniazione del rovescio particolare? Avete in collezione Piastre del 1846 con la corona "normale"? Si conoscono altre varianti? Sul manuale del Magliocca non viene segnalato ne questo piccolo dettaglio ne altre annotazioni.
    3 punti
  6. Nuove foto in terra sarda: la bellezza di queste monete è che sono dei pezzi unici..
    3 punti
  7. Con non poca soddisfazione... entra in collezione il pezzo chiave della serie dei colli lunghi, e con questa ho chiuso il giro Pezzo dall'ultima asta Varesi, ancora fresca con bei fondi lucenti, e secondo me ben sopra la media dei 1856 T che si sono visti
    2 punti
  8. Oggi, con la bellissima medaglia donata a mia figlia!
    2 punti
  9. Buonasera, anche io propendo per la D come prima punzonatura e successivamente la lettera A. Per errore hanno pensato che la N che precedeva era la seconda e che quindi erano a fine leggenda ND Saluti Alberto
    2 punti
  10. Chi falsifica gli euro, lo fa per immetterli nella circolazione, non per venderne qualche manciata ai collezionisti, quindi, a meno che il commerciante non vada proprio a cercarselo il falsario , il rischio è più o meno quello che corriamo tutti, farci rifilare qualche falso di resto al supermercato, naturalmente nell'assoluta buona fede dei gestori dello stesso. E poi, si presume che chi commercia in euro, e più in generale in monete di qualunque tipo, abbia sufficiente esperienza per riconoscerli i falsi, altrimenti forse è meglio che cambi mestiere petronius
    2 punti
  11. Buonasera a tutti, condivido la mia 1846 con le "targhette" sotto la corona e sette puntini nello stemma del Portogallo
    2 punti
  12. La mia Piastra del 1846 ha la corona normale. Ciao Beppe
    2 punti
  13. Visto che abbiamo a che fare con Filippo V pubblichiamo anche il Carlino con patina iridescente.
    2 punti
  14. Grazie Ho le foto d'archivio dei singoli pezzi, le conservo in cassetta di sicurezza in banca :( Avevo fatto anch'io il pensierino al collage fotografico, appena ho un attimo lo preparo A fini statistici, cercando il bel pezzo senza spendere un capitale dal primo entrato in collezione, ci ho messo 11 anni. Mi ritrovo con 3 doppie (1857 G , 1857 T , 1858 T)
    2 punti
  15. 20 Dollari "Saint-Gaudens" Zecca: Philadelphia Metallo: Au .900 Peso: 33,43 grammi Diametro: 34,1 mm Dritto : Liberty in piedi con torcia e ramo d'ulivo. Rovescio: Aquila in volo a sinistra sui raggi del sole. Tiratura: 197.350 pz
    2 punti
  16. Buongiorno e buona domenica a tutti. Ciao @motoreavapore finalmente una Piastra che non è un "modello base"! ? Ho fatto una piccola ricerca per te e questa particolarità nel rovescio della 46 non è riportata nello studio delle varianti sulle Piastre di Ferdinando II del Traina.
    2 punti
  17. 2 punti
  18. Dall'ultima asta Montenegro Il 20 Lire 1879 in alta conservazione è molto più difficile da trovare rispetto alle altre date, 1884 e 1889 inclusi, questa non è affatto male
    1 punto
  19. Segnalo questo evento commerciale che si terrà a Palermo domenica 1 dicembre 2019 all’insegna della passione e del collezionismo. E’ bello che iniziative come queste si estendano in tutta la nostra Penisola e poi c’e’ un aspetto ulteriore molto bello che mi ha colpito e di cui parlerò in un prossimo post.
    1 punto
  20. Non è male la moneta agli spinaci ( che penso sia la seconda in alto a destra ). Proverei ancora con una ricetta gastronomica: ungere la moneta con la maionese e poi metterla in forno preriscaldato a 180° girandola ogni 5 minuti per un totale di 20-30 minuti. E' un'antica ricetta tibetana-aiurvedica-sabauda da non divulgare. Provare per credere! ? ...se continuiamo cosi, oltre a bannarci, ci ritirano in qualche clinica. La cosa positiva è che ci conosceremo direttamente, continueremo a fare i nostri esperimenti nella lavanderia dell'Istituto e faremo delle scoperte che rivoluzioneranno l'aspetto delle monete! Ciao alla prossima scoperta! Beppe
    1 punto
  21. Buonasera a tutti, È da tanto che non condivido un 2 Tornesi di Ferdinando II. Lo faccio stasera con un 1853 "modello base" come direbbe il mio Amico Sergio. Il Magliocca al 741 non riporta varianti per questo millesimo, mentre il D'Incerti questo mio lo classifica al numero 366 e al 366 /a un simbolo stella a 6 punte. ( che ancora non ho visto).
    1 punto
  22. Le mie galline da un po', forse a causa dei mutamenti climatici, sono diventate stitiche, per cui uova da sprecare per le patine, niente. Ho allora aperto il frigo per vedere che altro ci fosse, ed ho trovato, in sequenza: parmigiano di mio nonno (ricordi? quando le forme di parmigiano venivano ricoperte di nerofumo) spinaci (ci ho aggiunto uno spicchio d'aglio, non so se si vede) radicchio tardivo di Treviso (questa è la patinatura più costosa: accidenti se sono cari i verdurai!) carciofi (m'è un po' spiaciuto, ho dovuto saltare la cena; ma per le patine questo ed altro) Tutta la giornata a patinare. Poi dicono che la numismatica è rilassante!
    1 punto
  23. Complimenti Mario, Da questa foto sembra proprio un 10 Tornesi del 1846. Ad oggi dovrebbe essere il secondo esemplare conosciuto.
    1 punto
  24. Hai perfettamente ragione Marco, grazie della precisazione. Sì, l'edizione in mio possesso è la stessa tua. In effetti ricontrollando non mi risultano descritte, almeno limitandosi a questo testo, delle Minerva del 1970 a bordo liscio, a meno che non si consideri la M25h "coniata sul tondello delle 50 lire; C/liscio", ma qui la differenza di diametro è immediatamente evidente, così come l'inevitabile "taglio" delle figure (mi scuso per la qualità della foto, ma anche sul testo originale non è chiarissima)
    1 punto
  25. @dabbene Questa mattina Daniele mi ha consegnato la copia del gazzettino n.6 Ringrazio Mario e un complimento a tutti gli autori ottimi lavori . In settimana penso di consegnare la copia per Pier. Blaise
    1 punto
  26. Il problema è che quando ti immergi nelle Acque sulfuree delle Terme ( in Piemonte consiglierei Acqui ) non puoi portare le monete in palmo di mano, perchè ti scambierebbero per uno sciamano. Neanche è consigliabile nasconderle nel costume da bagno, perchè aumentando il peso ed il volume rischieresti l'annegamento, oppure, se ti va bene, di essere scambiato per un superdotato...? Ciao
    1 punto
  27. 50 Lire "50esimo Unita' d'Italia" Zecca: Roma Metallo: Au .900 Peso: 16,13 grammi Diametro: 28 mm Dritto : Testa del Re volta a sinistra Rovescio: Due figure allegoriche simboleggianti l'Italia e la città di Roma. Sullo sfondo la prora di una nave a vapore. Tiratura: 20.000 pz
    1 punto
  28. Buongiorno e buona domenica, @motoreavaporebella e interessante la tua piastra del 46, cercandone altre ho trovato questa vecchia discussione di @galaad la sua piastra del 46 ha le appendici della corona come al tua. Saluti Alberto
    1 punto
  29. Assolutamente no! È in conservazione decisamente piacevole, secondo me Bb, e rientra pienamente in uno standard qualitativo degno di entrare in collezione
    1 punto
  30. @motoreavapore nella tua Piastra ci sono solo 4 Pallini nello stemma del Portogallo, Anche questo particolare manca nello studio Traina.
    1 punto
  31. Ciao a tutti, guardate questa tipologia: https://www.tesorillo.com/aes/143/143i.htm Che ne pensate?? Buona notte. Stilicho
    1 punto
  32. Ciao @Hirpini, ho visto il particolare che hai notato e che mi era sfuggito. A questo punto concordo con te sulla RIC 388 Buona serata e.....alla prossima moneta! Stilicho
    1 punto
  33. La serie GLORIA ROMANORVM è considerata AE 3. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  34. Piccolo parere estetico: La Lire 100.000 in oggetto è sempre stata una delle mie preferite in assoluto della Repubblica... è fantastica!
    1 punto
  35. Taglio: 2€ Nazione: Portogallo Anno: 2004 Tiratura: 1.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 1€ Nazione: San Marino Anno: 2010 Tiratura: 996.134 Condizioni: BB Città: Milano
    1 punto
  36. Taglio: 1€ Nazione: Olanda Anno: 2014 Tiratura: 5.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: 2 monete
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  37. Nonostante l'usura sulla moneta di @Erdrückt è ancora ben visibile Nella prima emissione del 1911, tra le vesti di Giorgio V°, era previsto un fregio a forma di elefante, ma con quelle zampe corte e quel muso corto, l'animale risultò più somigliante ad un maiale Dal 1912 in poi il conio è stato corretto, questa volta molto più somigliante ad un elefantino. Da una mia rupia del 1916
    1 punto
  38. Russia - 10 Rubli 2014 Stemma della Repubblica di Inguscezia
    1 punto
  39. Taglio: 1 euro Nazione: Italia Anno: 2019 Tiratura: ? Condizioni: qFDC Città: Verona Taglio: 20 cent Nazione: Lettonia Anno: 2014 Tiratura: 35.000.000 Condizioni: MB Città: Biella Taglio: 50 cent Nazione: San Marino Anno: 2018 Tiratura: 1.100.000 Condizioni: SPL Città: Cossato (BI)
    1 punto
  40. Taglio: 2€ cc Nazione: Finlandia Anno: 2008 Tiratura: 1.500.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 2€ cc Nazione: Finlandia Anno: 2011 Tiratura: 1.600.000 Condizioni: BB Città: Milano
    1 punto
  41. Taglio: 2 cent Nazione: Estonia Anno: 2012 Tiratura: 25.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 2 cent Nazione: Estonia Anno: 2015 Tiratura: 17.100.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 2 cent Nazione: Estonia Anno: 2017 Tiratura: 9.000.000 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 1 cent Nazione: Estonia Anno: 2011 Tiratura: 32.702.681 Condizioni: BB Città: Milano Taglio: 1 cent Nazione: Estonia Anno: 2018 Tiratura: 500.000 Condizioni: BB Città: Milano Note: NEWS!!!
    1 punto
  42. Taglio: 1 Euro Nazione: San Marino Anno: 2018 Tiratura: 1.250.000 Conservazione: BB Città: Collegno (TO)
    1 punto
  43. Forse era meglio una foto a dimensioni naturali, ma meno mossa, cmq a me sembra un D abbastanza normale. E' possibile che l'interno della D si sia parzialmente riempito, piccolo difetto piuttosto comune per questo tipo di monete (succede quando va dello sporco o qualche piccolo truciolo all'interno dell'incuso sul conio), anch'io ne ho trovate un paio in circolazione. In ogni caso non è nulla di particolarmente rilevante, sono ben altri i difetti od errori di conio ricercati, che devono essere mooolto più evidenti.
    1 punto
  44. @luigibarile buongiorno, mi interesserebbe vedere al tua 10 con la data disallineata. Potresti postarmi un paio di fotografie. Saluti HIRPINI
    1 punto
  45. Nel ringraziarti per la monetina tedesca, anche sul Paese delle Aquile bisogna soffermarsi un attimo... La bandiera di Skanderbeg (di Kristo Frashëri, trad. di Francesco Marchianò) Come tutti i signori del Medioevo, anche Giorgio Castriota Skanderbeg aveva lo stemma di famiglia che, dipinto sulle bandiere o inciso sugli scudi, simbolizzava il proprio potere. Secondo Marino Barlezio, Skanderbeg teneva in battaglia la bandiera dei Castriota: una bandiera rossa ricamata con un’aquila bicipite nera. Dice poi che gli Albanesi quando vedevano “le bandiere dell’aquila” accorrevano senza chiedere per combattere contro il nemico ottomano sotto la guida di Skanderbeg. Un artista italiano del XVI sec. ci ha dato per mezzo di un’incisione la rappresentazione figurativa dello stemma araldico dei Castriota: uno scudo bianco screziato con un’aquila bicipite, mentre nella parte superiore una stella a sei punte. A parte questo, sulle due teste dell’aquila erano posate due corone reali. Ignoriamo dove si sia riferito l’artista italiano nella rappresentazione di questo stemma. Almeno le due corone reali suscitano una sorta di dubbio. Le corone, così come sono qui raffigurate, rappresentano un elevato potere imperiale o un duplice potere regale, come accadeva per esempio presso i Bizantini il cui sovrano si chiamava Imperatore d’Oriente ed Occidente. Skanderbeg fino a quando visse non si definì mai re e tanto meno duplice monarca. Re venne definito solo tardi da alcuni scrittori stranieri monarchici ai quali sembrava strano che una personalità tanto grande non fosse incoronata sovrano. Dunque sembra evidente che le due corone reali siano state aggiunte dall’artista anonimo sotto l’influenza della letteratura del XVI sec. Lo stemma dei Castriota la troviamo incisa in altre incisioni dedicate a Skanderbeg. Ci sono sicuramente differenze tra loro ma in tutti i casi il motivo centrale resta l’aquila bicipite. La vera forma sembra che la rappresenti un libro religioso preparato e decorato da un artista napoletano nell’epoca in cui era vivo l’Eroe. Il libro è dedicato e regalato a Skanderbeg come è annotato in esso. E’ un libro di preghiere, il cui valore consiste non nel contenuto, ma nelle miniature che ricoprono e abbelliscono le sue pagine. Ci sono molte possibilità che sia stato donato a Skanderbeg durante gli anni 1461-1462, quando il nostro Eroe andò a Napoli per aiutare il proprio alleato, il Re Ferdinando, nella repressione dei feudatari dell’Italia meridionale. Il dono di un napoletano nelle mani di Skanderbeg in questi anni è molto significativo. Come opera di valore artistico essa assumeva il significato di sentimento di riconoscenza dei napoletani verso Skanderbeg. C’è la probabilità che il dono sia stato consegnato a Skanderbeg durante la visita che fece a Napoli agli inizi del 1467. Comunque sia il libro sembra essere uscito dalle mani dell’artista napoletano prima del 1468. Oggi esso si trova nella collezione di manoscritti e stampe antiche che porta il nome dell’editore inglese C. G. St. John Hornby presso la casa editrice “Shelley House” a Chelsea (Londra). In Albania non si è mai parlato di questo documento. Ma a quanto si sa, di esso non si è parlato neanche nella storiografia sul nostro eroe nazionale che è molto ricca. Nessuno ne ha fatto qualche descrizione dettagliata.Non sappiamo, quindi, quante pagine abbia e da quante miniature sia illustrato. Abbiamo in mano solo una pagina fotocopiata. Il testo, che è in latino e di nessuna importanza, è circondato da una cornice ornamentale e arricchito di cinque miniature con soggetto religioso e non. Tra questi, il medaglione che si trova in fondo alla pagina, ha un interesse di prima mano. Il suo contenuto è direttamente collegato a Skanderbeg. Il medaglione è formato da una corona che si chiude nella parte superiore con foglie d’alloro stilizzate che rappresentano, secondo la nostra opinione, la gloria di Skanderbeg. Rafforzano questa supposizione i sei putti che sorreggono la corona con le proprie mani. Dentro la corona è dipinto uno scudo che viene tenuta altresì in mano da due putti. Lo scudo simboleggia di nuovo Skanderbeg, il difensore della libertà e può essere, per il pittore napoletano, il difensore dell’Italia dall’invasione ottomana. Lo scudo, da parte sua, è divisa in due parti. Nella parte sinistra è dipinto lo stemma di Skanderbeg, mentre a destra non si distingue chiaramente se ci sia una pantera, un leone o altro. Si ha a che fare quindi con un elemento molto prezioso per valore storico perché si è davanti alla più antica rappresentazione dello stemma di Skanderbeg, fino al periodo in cui era in vita l’eroe. Lo stemma di questa miniatura contiene inoltre l’aquila nera a due teste assieme alla stella bianca con sei punte, l’Aquila, anche qui stilizzata assomiglia molto alla copia dell’incisione del XVI sec., ma non è esattamente quella. L’aquila qui è interamente nera. Ma quello che è importante è il fatto che nella miniatura del XV sec. le corone regali mancano completamente. Da ciò si evince che l’autore dell’incisione del XVI sec. ha avuto sicuramente davanti a se il vero stemma di Skanderbeg, ma ha dato sfogo alla propria mano, sia nella stilizzazione dell’aquila, sia nell’abbellimento delle sue teste con corone regali. Da quanto detto si può concludere che lo stemma della miniatura del XV sec. si può ritenere come il documento che rappresenta in modo molto vicino il vero stemma di Skanderbeg. Non si esclude che la consultazione del documento che si trova nella collezione Hornby possa darci anche altre miniature con soggetti della vita e attività di Giorgio Castriota. L’aquila ha simbolizzato, fin dai tempi più antichi nella fantasia dei diversi popoli, la maestosità, la forza, la rapidità e l’astuzia. Dalla letteratura popolare nel tempo è entrata anche nella letteratura artistica. Contemporaneamente è usata fin dal principio dai maestri artigiani anche come motivo decorativo nei diversi domini dell’arte. I grandi condottieri militari usualmente sono paragonati all’aquila per le loro rapide vittorie. L’aquila con le ali spiegate è entrata poi anche negli emblemi dei reparti militari dell’ Impero Romano. Anche l’aquila bicipite ha seguito lo stesso percorso. Naturalmente in forma stilizzata viene rappresentata per la prima volta nell’arte popolare dell’Oriente soprattutto nell’arte dei tappeti. L’aquila a due teste risponde ad un’altra figura popolare – all’uomo con due cuori, all’eroe degli eroi. Durante il Medioevo dell’aquila bicipite si sono appropriati come stemma del proprio potere i Selgiuchidi. Poi l’hanno usata i Bizantini presso i quali rappresentava, secondo alcuni, il dominio sull’Oriente e l’Occidente, secondo altri, il duplice potere, temporale e clericale, uniti nelle mani dell’Imperatore. Più tardi l’aquila monocipite o bicipite venne usata negli stemmi di diversi imperatori, re, principi e signori d’Europa. Vari studiosi hanno espresso l’opinione che l’aquila bicipite dei Castriota sia un’influenza dello stemma bizantino. Ma non sembra esatto. L’aquila non è stata l’emblema solo dei Castriota ma anche di altri signori feudali albanesi del Medioevo. Nello stemma dei Muzaka l’aquila si presentava altresì nella forma bicipite con la stella, mentre nello stemma dei Dukagjini l’aquila era monocefala bianca. Dalle conoscenze in nostro possesso è evidente che esse non si assomigliavano. La diffusione di questo emblema nelle forme e colori vari si può spiegare meglio con l’influenza della tradizione popolare più che lo stemma bizantino. Secondo le parole che lo stesso Skanderbeg scriveva al principe italiano J.A. de Ursinis, gli Albanesi erano consapevoli di essere i discendenti degli antichi Epiroti e pronipoti del famoso Pirro. L’antico scrittore greco, Plutarco, narra che dopo la clamorosa vittoria che Pirro ottenne sui Macedoni, gli Epiroti lo salutarono con il sopranome di “aquila”. Pirro rispose: “ E’ merito vostro se sono un’aquila, e come non esserlo quando voi con le vostre armi mi avete innalzato come se avessi rapide ali?”. Secondo le parole di Pirro l’aquila con le ali spiegate simboleggia lo stretto legame del condottiero con la massa. L’aquila è sempre vissuta nelle montagne d’Albania: sempre ha volato sulle terre albanesi. In un simile posto, la figura letteraria, i motivi artistici ed i simboli storici essa ispira si trasmettono in modo ininterrotto da una generazione all’altra. Il fatto che i Balsha avessero nel loro stemma il lupo, al quale è collegata la leggenda della città illirica di Ulqin (Dulcigno in Montenegro, N.d.T.), testimonia come nel Medioevo fossero vivi gli antichi racconti popolari. Naturalmente nel corso dei secoli le piccolezze svaniscono ma il soggetto centrale rimane. Quando giunge il momento l’artista lo raffigura in forme diverse. Questo sembra il motivo per cui nel XV sec. l’aquila viene rappresentata in forme diverse negli stemmi dei Castriota, Muzaka e Dukagjini. Così accadde più tardi anche con l’aquila di Skadnerbeg. La bandiera dell’Eroe non giunse nella forma originale nel XIX sec. Pervennero solo la tradizione popolare e letteraria. Senza un preciso modello davanti, i patrioti della Rilindja (la Rinascita politica e culturale dell’Albania dal XIX sec. al 1912, anno dell’Indipendenza, N.d. T.) l’hanno rappresentata in forme diverse fino a quando non ha preso la forma che ha attualmente la nostra bandiera nazionale. Dopo l’insediamento del dominio ottomano, gli stemmi dei vari signori albanesi caddero quasi completamente nell’oblio della memoria popolare. Solo la bandiera con lo stemma di Skanderbeg ha fatto fronte ai secoli. Era la bandiera ricopertasi della gloria delle battaglie leggendarie del XV sec., la bandiera che simboleggiava la libertà e l’indipendenza della patria. Per questo motivo l’aquila di Skanderbeg è diventata la bandiera dei patrioti della Rilindja, la bandiera dell’unione degli Albanesi in lotta per la liberazione nazionale dal giogo straniero. I patrioti della Rilindja erano orgogliosi della bandiera di Skanderbeg non solo perché era rossa del sangue dei loro avi durante l’epopea del XV sec., ma anche perché era una bandiera pura, onorata, non macchiata di offese verso altri paesi. Essi la consideravano una bandiera popolare perché non aveva tolto a nessuno la libertà. Essa è, come dice F.S. Noli, “una grande bandiera per il popolo minuto”. Come tale essa ha ispirato i patrioti della Rilindja nella sacra guerra per la liberazione della Patria contro gli occupatori ottomani. E' vero che la storia ci racconta quello che sopra è descritto, ma so con assoluta certezza di quanto gli Albanesi siano orgogliosi delle loro tradizioni popolari, ma a me piace di più pensare che sia andata così... Si narra della leggenda di un ragazzo molto coraggioso, che un giorno mentre cacciava per le montagne, incontrò un’aquila maestosa che serrava nel becco un serpente. Dopo un po’, quando l’aquila volò via dalla cresta dove aveva il nido, il ragazzo si avvicinò e vide che il serpente non era morto del tutto, e stava per inghiottire il piccolo dell’aquila. Repentinamente, il giovane tirò fuori arco e freccia e uccise il serpente. Prese l’aquilotto e si avvio verso casa. “Perché rapisci mio figlio” grido forte mamma aquila “perché l’ho salvato dal serpente che tu non hai ucciso” rispose il ragazzo. “Restituisci mio figlio e io in cambio ti darò come ricompensa l’acutezza dei miei occhi e la potente forza delle mie ali. Tu diventerai invincibile e nel mio nome sarai osannato” Così il giovane consegnò l’aquilotto e da quel giorno l’aquila lo guardava dall’alto e lo guidava. La gente ha cominciato a chiamarlo “shqipetar”, cioè figlio dell’aquila, e il suo regno divenne conosciuto come “Shqiperia” o Terra delle Aquile”. Il paese ha cominciato a chiamarsi “Shqiperi” dopo la morte di Scanderbeg, eroe nazionale dell’Albania, perché prima si chiamava con un atro nome: “Arberia”. E per questo motivo che gli albanesi insediati qui in Italia, più di 500 anni fa, tutt’ora si chiamano “arberesh”. Ci sono documenti che testimoniano che già dal II secolo dopo Cristo, Plutarco, un biografo dell’antichità, nella sua opera, “Vite parallele”, racconta che Piro dell’Epiro, glorifica la battaglia di Eraclea, chiamando acquile i suoi soldati. Da quella volta il simbolo dell’aquila accompagnava le battaglie, come segno identificativo degli “arberesh”. Aquila nera in segno della battaglia nello sfondo rosso come il sangue versato. Ci sono documenti storici che mostrano che la bandiera di Skenderbeg era l’aquila nera bicipite, che distingueva il suo esercito durante le battaglie. Questa bandiera accompagnava gli albanesi dal momento della nascita ed era presente anche nella cerimonia della morte. Le ragazze ricamavano la bandiera per portarla in dote come simbolo di orgoglio e di identità. Ancora oggi durante le cerimonie di matrimonio, lo sposo con rappresentanti della sua famiglia, quando vanno a prendere la sposa portano con loro una bandiera che sventola. La bandiera dell’Albania ha una storia millenaria, ed è tramandata di generazione in generazione. Da sempre le nonne albanesi cantano ai nipotini parole che augurano di crescere forte e sano, vigile e coraggioso, come il sangue che portano nelle vene tutti i figli di Albania, bisnipoti di Skanderbeg.
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  46. Eccezionale!! Come sempre Daniele ci presenti esemplari "gustosi" per la loro evidente rarità! L'esemplare in oggetto insieme con gli altri due già in tuo possesso va a costituire un trio che credo sia molto difficile ripetere, ulteriore prova della qualità della tua ricerca e della tua collezione. Per una moneta di questa rarità, il foro (anche in considerazione della frequenza con cui le monete di S.V. venivano forate, montate o appiccagnolate per i noti motivi devozionali), è a mio avviso da ritenersi "pecca" molto marginale. Se e quando ne troverai un esemplare non forato, lo sostituirai . Michele
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  47. Condivido con voi un nuovo ritrovamento particolare/curioso da mercatino fatto domenica ad 1€ (prima di postarla qui ho voluto cercare di accertarmi che fosse autentica aprendo un'apposita discussione) 2 Centesimi 1907 (aimè forato? ma comunque R2)
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