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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 04/27/20 in tutte le aree

  1. Ravvivo la sezione con l'ultima arrivata, presa in asta su ebay dal buon Luca Iacovino Non rara ma affatto male, e decisamente migliore dal vivo che in foto
    6 punti
  2. 1933 Cile - 10 Centavos L'autore del condor cileno è lo stesso artista che ha creato la famosissima 'seminatrice" francese. (Louis-Oscar Roty)
    5 punti
  3. taglio         2 euro TDR paese     Finlandia anno 2007 tiratura 1.367.900 condizioni bb città Milano
    4 punti
  4. Ma scusate, per capire eh, ma con chi ce l'avete ? Io ho visto (in tv) Mattarella portare la corona sull'Altare della patria da solo. Niente feste, niente celebrazioni. Cosa c'entra poi la messa ? Mi risulta che gli antipecoristi sfoggino rosari ad ogni pie' sospinto, ma a messa ci vadano poco e niente. Comunque si cerca maldestramente di mettere i 'cattolici' contro i 'comunisti', il tutto condito con un po' di antipolitica che scalda sempre gli animi.
    4 punti
  5. Io pur essendo un bibliofilo non condivido questa impostazione, le ristampe hanno un loro valore bibliografico e collezionistico, non sono semplici copie ma prodotti editoriali distinti, in alcuni casi presentano dei pregi materiali per la fattura della carta e rilegatura, non poche volte possono assumere carattere di rarità o presentare elementi testuali aggiuntivi (prefazioni, introduzioni) di notevole interesse scientifico, vi sono poi ristampe fondamentali che permettono il possesso e la consultazione in formato tradizionale di opere estremamente difficili a reperirsi, un esempio classico in merito è la grande opera del Rizzo sulle monete della Sicilia greca, quando la si trova in originale è spesso in condizioni piuttosto vissute ed a prezzi proibitivi, l'unico modo alternativo per averla senza svenarsi è ricorrere alla ristampa Forni che nonostante la differenza qualitativa rispetto all'originale pure spunta prezzi non proprio per tutti. L'ideale a mio avviso è di possedere gli originali insieme alle varie ristampe in modo da ricreare in biblioteca la storia bibliografica dell'opera, chiaro che la mia è un'impostazione particolare che si basa su un criterio bibliografico e privilegia la coerenza scientifica di una biblioteca rispetto al possesso di singoli pezzi di pregio...io stesso l'ho applicata solo per alcune opere di riferimento come lo Spahr e il Sabatier sulle monete bizantine.
    4 punti
  6. Buonasera a tutti... posto anch io la mia 1840 con taglio del collo del 30 ducati o 10 tornesi 1839/1840...! Comunque @Rocco68, dopo aver visto la foto con tutti quei mostri messi assieme, mi viene voglia di non postare nulla più ☺️☺️☺️... una buona serata a tutti...!
    4 punti
  7. Non essendo un collezionista di libri, a me interessa il contenuto, non la tiratura, per cui il problema di prendere l'originale o la ristampa non me lo pongo. Non mi interessa la rarità o il suo valore collezionistico, lo devo leggere il libro, non tenerlo da parte. Se capisco la tesi dell'importanza dell'originale, non condivido la comparazione della ristampa con un riconio di una moneta che è semplice gadget, mente la ristampa contiene tutto ciò che interessa al lettore, meno molto spesso, se non quasi sempre, il valore collezionistico. Questa discussione nacque per mostrare libri in possesso agli altri utenti che, in tal modo, avrebbero potuto chiedere informazioni o notizie sugli stessi, non, almeno credo, per una mera esibizione muscolare di rarità collezionistiche.
    3 punti
  8. Il mio '46 testa piccola
    2 punti
  9. Jim Thorpe "Signore, lei è il più grande atleta del mondo", così avrebbe detto re Gustavo di Svezia a Jim Thorpe, consegnandogli le due medaglie d'oro vinte alle Olimpiadi di Stoccolma del 1912. Jacobus Franciscus Thorpe, detto Jim, è stato in effetti uno degli atleti più completi delle sport moderno. Giocatore di football americano e di baseball, eccelleva anche in tutte le discipline dell'atletica leggera, tanto da vincere, nelle Olimpiadi del 1912, le competizioni di pentathlon e decathlon, con risultati che in almeno 4 gare su 10 del decathlon lo avrebbero portato a vincere medaglie anche nelle singole specialità. Nato nel 1887 (secondo altre fonti nel 1888) in una riserva indiana dell'Oklahoma da genitori di sangue misto, fu allevato come un Nativo americano. Il suo nome indiano era Wa-Tho-Huk, che significa Sentiero Lucente. Narra la leggenda che tutto cominciò un giorno del 1907 a Carlisle, quando Thorpe si improvvisò saltatore in alto e, con addosso i calzoni normali, batté tutti gli altri studenti con la misura di 1,85 m. Non si sa se quest'episodio sia vero, ma è certo che i primi risultati ufficiali di Jim Thorpe risalgono proprio al 1907. Thorpe non si limitava alla sola atletica leggera: mentre frequentava la scuola di Carlisle praticò anche il football americano, il baseball, e persino il ballo da sala. Si propose all'attenzione nazionale per la prima volta nel 1911. Giocava come running back nella squadra di football americano della scuola, e in una partita contro Harvard finita 18-13 segnò tutti i punti. Il football americano era, e sempre fu, il suo sport preferito, all'atletica leggera si dedicava sporadicamente, anche se fu quella che gli diede maggior fama. Giusto, quindi, mostrarlo in tenuta da giocatore di football. Il programma dei Giochi Olimpici del 1912 prevedeva due nuove prove multiple, il pentathlon e il decathlon. Ai Giochi intermedi del 1906 si era già svolta una competizione ispirata al pentathlon dell'antica Grecia, ma le cinque prove di Stoccolma sarebbero state salto in lungo, lancio del giavellotto, 200 m. piani, lancio del disco e 1500 m. Il decathlon invece era un evento completamente nuovo, anche se negli Stati Uniti già dagli anni 1880 si organizzava una competizione su dieci prove nei meeting di atletica leggera, chiamata All around. Le prove del nuovo decathlon olimpico erano però leggermente diverse dalla versione statunitense. Thorpe partecipò a entrambe le competizioni, vincendo quattro gare su cinque nel pentathlon (arrivò terzo nel giavellotto, che praticava solo da poco), e classificandosi tra i primi quattro in tutte e dieci le prove del decathlon, distaccando di oltre 700 punti il secondo classificato. Partecipò anche alle gare individuali di salto in alto, dove sfiorò la medaglia arrivando quarto, e di salto in lungo, dove si classificò al settimo posto. Oltre alle gare di atletica leggera, ai giochi olimpici Thorpe partecipò anche a una partita dimostrativa di baseball tra due squadre formate dagli atleti della nazionale americana. Non era la prima volta che giocava a baseball, come presto avrebbe scoperto tutto il mondo. Verso la fine di gennaio del 1913, i giornali americani riportarono la notizia che Thorpe aveva giocato a baseball da professionista, e l'Amateur Athletic Union (AAU) prese il caso molto sul serio. Thorpe scrisse loro una lettera in cui ammise di aver giocato a livello semi-professionistico: "...spero verrò scusato almeno in parte dal fatto che ero semplicemente uno studente indiano e non sapevo tutto quello che c'era da sapere. Davvero, non sapevo che stavo facendo una cosa sbagliata, perché sapevo che molti altri studenti avevano fatto lo stesso, solo che loro non avevano usato i loro veri nomi..." La lettera non fu di grande aiuto. L'AAU decise di revocargli con effetto retroattivo lo status da dilettante, e chiese al CIO di fare altrettanto. Quello stesso anno il CIO all'unanimità dichiarò Thorpe professionista, e decise di privarlo dei titoli olimpici, delle medaglie e dei premi Nessuno mosse un dito per difendere il pellerossa Thorpe, nonostante episodi di “professionismo” più o meno mascherato fossero già allora tollerati. Ma il clima olimpico era ben diverso da quell’ideale di “fratellanza” attribuito a De Coubertin e soci: soprattutto non piacquero agli organizzatori delle Olimpiadi le vittorie di neri, indiani e di un hawaiano contro i bianchi, al punto che gli USA ritirarono dalla finale dei 100 metri di Stoccolma il più veloce, un afroamericano, per far vincere il connazionale bianco. Lo stesso clima si respirava ancora nel 1936, con il grande Jesse Owens osteggiato forse più dai colleghi della sua squadra che dai tedeschi, per il suo essere nero (si veda il bel film Race - Il colore della vittoria). Thorpe a quel punto diventò professionista per davvero, giocando in diverse squadre di baseball e di football, sport nel quale, nel 2009, fu classificato al numero 37 tra i migliori cento giocatori di tutti i tempi. Ma terminata, a 41 anni, la carriera sportiva, la vita per lui si fece sempre più difficile e complicata, a causa, anche della grande depressione del 1929. Faceva fatica a trovare un lavoro fuori dal mondo dello sport, e non riusciva a mantenere un impiego a lungo. Così si adattò ai mestieri più disparati, la comparsa nei film western (di solito nella parte del capo indiano), il muratore, il buttafuori, il marinaio. Incominciò a bere. Nel 1952, colpito da un tumore alla bocca fu ricoverato in ospedale, che poté pagare solo grazie alla beneficenza. Nel 1953 ebbe un infarto miocardico (il terzo) mentre cenava con la terza moglie, Patricia Askew, nella roulotte in cui viveva a Lomita, in California. Fu rianimato con la respirazione artificiale, ma perse conoscenza poco dopo e morì, all'età di 65 anni. Negli anni vennero fatti diversi tentativi, soprattutto da parte dei figli, per ottenere la restituzione dei titoli olimpici, e finalmente nell'ottobre del 1982 il comitato esecutivo del CIO approvò la riabilitazione di Thorpe. Con una decisione insolita, non tolsero i titoli a Bie e Wieslander, i secondi classificati che erano stati dichiarati vincitori del pentathlon e del decathlon dopo la squalifica di Thorpe, ma semplicemente lo dichiararono co-campione olimpico assieme agli altri due, anche se questi avevano sempre riconosciuto Thorpe come il vero vincitore sul campo. Le medaglie vennero riconsegnate ai figli di Thorpe in una cerimonia commemorativa il 18 gennaio 1983. Non erano le medaglie originali, perché quelle erano finite tempo prima in un museo, da cui erano poi state rubate e mai più ritrovate. Nel 1998, gli Stati Uniti dedicarono a Thorpe un francobollo commemorativo da 32 cents, e nel 2018 la moneta oggetto di questo post. Disegnata e incisa da Michael Gaudioso, raffigura l'atleta con in primo piano gli elementi che mettono in risalto i suoi successi olimpici e nel football. Sulla moneta sono riportati entrambi i suoi nomi, quello, più conosciuto di Jim Thorpe, e quello Nativo di Wa-Tho-Huk. Tiratura di 1.400.000 esemplari per Philadelphia e Denver, e 849.374 per la zecca di San Francisco, petronius
    2 punti
  10. Leverei tranquillamente il forse. La cosiddetta "alta polarizzazione" delle opinioni è uno dei maggiori obiettivi che si tenta di raggiungere nella PsyWarfare/IW (guerra psicologica e dell'informazione) moderna, il cui obiettivo principale è di cercare di seminare più confusione possibile nel campo avversario, sia cercando di modificare a proprio favore ed interesse la percezione delle cose (la cosiddetta "infromation awareness", consapevolezza dell'informazione) sia nel cercare di tenere più divisa e litigiosa possibile l'opinione pubblica avversaria. Il classico "seminar zizzania" che c'è sempre stato, ma grazie a Internet e a tecniche sempre più moderne oggi avviene in modo sempre più massiccio ed efficace. E' una grossa minaccia ancora decisamente sottovalutata.
    2 punti
  11. Guarda le differenze... La prima è buona
    2 punti
  12. Io aggiungo il 40 soldi di Sebastiano Venier.
    2 punti
  13. Naturalmente le impostazioni e i criteri seguiti in ogni tipo di collezionismo sono del tutto personali e anche la bibliofilia non fa eccezioni, nel mio caso, pur essendo sensibile ai pregi materiali ed estetici di una bella edizione, seguo un criterio che privilegi il valore scientifico del contenuto, vale a dire che tra un volume antico, uno bello editorialmente e uno moderno in semplice brossura ma con un contenuto di rilevanza scientifica superiore ai primi due esempi sceglierò quest' ultimo, la semplice antichità di un volume non è un elemento per me dirimente, le opere antiche o originali a cui sono interessato devono possedere il carattere di perdurante valore o utilità scientifica o essere stati comunque dei riferimenti centrali nella bibliografia sul tema, per fare degli esempi il Corpus fa parte di quelle opere che vorrei possedere anche in originale per il suo carattere di opera fondamentale negli studi di numismatica italiana. Riguardo alle biblioteche dei grandi numismatici non credo che questi disdegnino ristampe o fotocopie, in futuro abbonderanno anche le biblioteche digitali fatte di PDF, anch'io ne sto creando una specializzata in determinati ambiti e trovo il digitale di estrema praticità e utilità nella ricerca scientifica, i numismatici sono in primo luogo studiosi e le loro biblioteche hanno fini scientifici.
    2 punti
  14. Ciao, sono solo copie a microfusione, ovvero FALSI.
    2 punti
  15. La 826 non so che collezione sia. La 843 era una buona parte della collezione Curti. La 700 aveva una collezione di oselle e una di zecchini, credo nessuna delle due appartenente a Curti. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  16. Questo è solo superficialmente un “fuori tema”. Il giugno scorso ho partecipato a Milano a un convegno sull’arbitrato. Erano tutti cattedratici di fama. Certo non si prendevano a male parole,ma menavano come fabbri. Ricordo uno dei maggiori processualcivilisti italiani indirizzarsi al curatore di in trattato (in fieri) di 15 tomi con queste parole: “spero ardentemente che possa essere portato a compimento”. Le letture del commento erano due: 1) non ce la fai; 2) muori prima. La domanda è questa: ma cosa ci sta capitando ? Perche’ il dissenso non si può esprimere con quello che dalle parti mie si chiama “gentile fermezza” .
    2 punti
  17. Premetto che non sono un grande esperto del volto di Claudio, ma a me sembra molto fuori stile dalla mascella, al collo, al pomo d'adamo, alla guancia, all'occhio. Mi sbagliero' ma proprio non mi piace. saluti maumo
    2 punti
  18. Buongiorno, da collezionista di libri (prevalentemente antichi), oltre che di monete, condivido in parte ciò che scrive fedafa. Come collezionista di libri non posso accontentarmi di una copia, di una ristampa o di una edizione dozzinale ma sono sempre alla ricerca dell'originale (naturalmente compatibilmente con le mie finanze, proprio come accade quando decido di acquisire una nuova moneta). Questo non significa che se tra i miei libri vi sono alcune cinquecentine mi astenga dal consultarle, dal leggerle integralmente o parzialmente, dallo sfogliarle periodicamente, dal sentire l'odore delle pagine (o la "puzza", per come la vede mia moglie). Lo faccio con tutti gli accorgimenti del caso. Proprio come faccio per le monete (che mai mi sognerei di chiudere in quelle algide bustine periziate con sigilli, ma sono gusti). Chi acquista un libro (antico o moderno che sia) per lasciarlo depositato su uno scaffale a raccogliere polvere per paura di sciuparlo (ignorando che così facendo il danno sarà maggiore di quello che potrebbe recare un contatto "umano") non è il collezionista ma l'arredatore. E' vero, ci sono alcune edizioni originali che, per la loro estrema delicatezza (parliamo sempre di carta), si prestano poco al contatto: in questo caso una copia per uso studio diventa indispensabile come l'originale (ma non collezionabile, almeno per me). Saluti.
    2 punti
  19. Se si collezionano libri è ovvio che si cerca l'originale. Se si collezionano monete (o le si studiano) ci si "accontenta" anche di una copia anastatica. Non esiste il giusto o sbagliato in questo caso. Ognuno segue la sua regola o passione. Io personalmente non spenderei mai 500 € per un testo se posso averne la copia anastatica a 20. Perchè a me quel libro serve aprirlo, leggerlo, studiarlo (qualcuno si accontenta anche solo di sfogliarlo) e domani tornare a riprenderlo, riaprirlo e rileggerlo di nuovo. Tutti passaggi che su un testo originale fanno venire i brividi ma i libri sono nati per questo. Nonostante tutto qualche testo originale lo possiedo e non nego che molti di loro sono pieni di sottolineature, appunti e note a margine. Sono i miei preferiti perchè significa che chi li ha avuti prima di me li ha usati e non messi su uno scaffale a raccogliere la polvere. A mio avviso è solo una questione di gusti e di esigenze e per fortuna ognuno è ancora libero di scegliere. Mia opinione ovviamente e, pur non condividendo alcuni paragoni letti, massimo rispetto per le opinioni altrui.
    2 punti
  20. Ciao! Ecco il mio 40 Soldi (o 2 Lire) - gr 8,90 La particolarità di questo pezzo, già mostrato tempo addietro e che qualcuno ha definito "imbarazzante", è che mostra chiaramente il segno nel conio usato per puntare il compasso che è servito a tracciare la rotondità della moneta ed il cerchio di perline al rovescio; questo ha determinato la presenza di un attributo improprio alla povera Giustina. Il Massaro (BP) è Benetto Pisani, che assunse la carica circa due anni dopo lo Stae Duodo e possiamo vedere, rispetto all'esemplare precedente, delle differenze nei conii; ad esempio: Al diritto vediamo subito che alla dogalina del Doge mancano i 3 bottoni; la figura di san Marco è leggermente spostata verso sinistra, tanto che la manica della tunica del suo braccio destro, svolazza oltre il cerchio di perline e questo comporta che anche il leone, accucciato al suo fianco, risulti un po' più esterno alla stessa. Sono anche sparite le stelline che delimitano le iniziali del Massaro ed al loro posto sono stati messi dei puntini. Compare poi un basamento al trono, sul quale poggiano i piedi del santo assiso, ben distaccato dalla linea dell'esergo; nel pezzo precedente manca o - forse - i due tratti sono sovrapposti. Al rovescio, tra le parole TVI e IVSTINA, proprio sopra il capo della santa, prende posto una grande stellina a sei punte, assente nel pezzo precedente. saluti luciano
    2 punti
  21. Chiaramente ognuno ha le sue idee. Io fui molto addolorato quando la Forni chiuse i battenti. Ho molte loro ristampe anastatiche di opere che ormai non avrei mai trovato in originale, se non a prezzi proibitivi che traghetterebbero la bibliofilia nella bibliomania.
    2 punti
  22. 2 punti
  23. Mi chiedo quanti di questi "non greggisti" avrebbero la possibilità di scrivere se ci fosse un regime. Parole sante quelle di Galimberti......
    2 punti
  24. Medaglia devozionale, bronzo/ottone, con appendici globulari o pomellate, del XVII sec. (primo quarto) , probabile produzione romana.- D/ Madonna d'Itria, sorretta da due monaci calogeriani. Molto venerata nel Santuario di Cirò Marina (Catanzaro). R/ S. Giacinto di Polonia in abiti domenicani, in ginocchio, guarda in alto verso la statuetta della Madonna da cui scende una banderuola con scritta, a dx stemmino araldico? E patrono della Lituania, canonizzato da papa Clemente VIII nel 1594. Non comune.- Ciao Borgho
    2 punti
  25. https://www.interno.gov.it/sites/default/files/modulistica/circolare_festa_liberazione_2020.pdf Non mi soffermo sul merito: il Viminale, d’intesa con Palazzo Chigi, ritiene che, nonostante l’emergenza, siano consentite le celebrazioni dell’anniversario, e che a esse prendano parte anche le Associazioni partigiane e combattentistiche, col doveroso rispetto delle regole del distanziamento. La Presidenza del Consiglio peraltro, con un comunicato sempre del 22 aprile, rispondendo all’ANPI-ass.partigiani d’Italia, ha voluto rimarcare che dalle cerimonie l’Associazione non è in alcun modo esclusa. Non mi soffermo sul merito, pur se vi sarebbe da osservare che ai cattolici italiani è stata preclusa pochi giorni fa qualsiasi memoria pubblica della loro festa più importante, la Pasqua, senza tentare di conciliare la partecipazione alla Messa col possibile rispetto delle regole di distanziamento e di igiene (per non dire delle celebrazioni interrotte dalle forze di polizia). E che non solo ai cattolici ma a tutti gli italiani è preclusa da due mesi, a norma di decreto legge e di dPCM, di assistere alla cerimonia cui ogni civiltà collega il commiato con un proprio caro: per un funerale non sono permesse neanche dieci persone in una chiesa che ne contenga trecento. È vietato e non si discute! Mi soffermo su due aspetti non di merito, ma non per questo non marginali del provvedimento. Il primo. Una circolare di un Ufficio di Gabinetto deroga a due chiarissime norme a essa sovraordinate, che prescrivono il contrario. L’art. 1 comma 2 lett. h) del decreto legge 25 marzo 2020 n. 19 include espressamente fra le misure di contenimento la “sospensione delle cerimonie civili e religiose”. In attuazione di tale disposizione l’art. 1 comma 1 lett. i) ultimo periodo del dPCM 10 aprile 2020 conferma che “sono sospese le cerimonie civili e religiose, ivi comprese quelle funebri”. La parola chiave è “cerimonie”; non vi è eccezione fra “civili” o “religiose”: sono tutte inderogabilmente “sospese”, al punto che – come è accaduto – se un prete celebra la Messa davanti a 13 persone distanziate metri l’una l’altra intervengono i Carabinieri. La medesima parola chiave “cerimonia” compare nella circolare del Viminale: “si potranno (…) ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia di deposizione di corone ecc.”. Quelle “cerimonie”, che un atto avente forza di legge e un dPCM espressamente “sospendono”, una circolare del Gabinetto del ministro dell’Interno consente, con l’avallo della Presidenza del Consiglio. Secondo aspetto. Riprendo il passaggio appena riportato senza saltare alcun termine: “si potranno, in qualche modo, ritenere consentite forme di celebrazione della tradizionale cerimonia ecc.”. “In qualche modo”? Qual è il senso giuridico dell’espressione “in qualche modo”? Una condotta o è permessa, o è vietata, o è permessa nel rispetto di condizioni che però vanno esplicitate: “in qualche modo” pare rientrare nella terza categoria, ma qual è il “modo”? Ciascun prefetto viene delegato a far svolgere cerimonie vietate da una norma di legge, secondo modalità che – certo col necessario distanziamento – potranno variare per ognuna delle cento province d’Italia.https://www.centrostudilivatino.it/liberazione-in-qualche-modo-come-una-circolare-del-viminale-sul-25-aprile-libera-dal-diritto/ https://live.sloode.com/Video/rete7/49a71a1e-bd36-4d5d-b04d-46b6402bae3e_16_9.mp4 L’inerzia del carabinieri di ieri stride terribilmente con l’arroganza del militare che sale sull’altare per impedire a don Lino Viola di celebrare Messa. È evidente che il problema non sono i carabinieri, ma gli ordini di scuderia che essi hanno ricevuto ed è evidente che la tolleranza rispetto all’inosservanza della legge è stata decisa per via politica. L’effetto è sgradevole: nel giorno della libertà si certifica che c’è qualcuno più libero di altri. Conte, Zingaretti, Renzi, Di Maio… c’è qualcuno che dopo aver finito la spaghettata antifascista ha voglia di dirci qualcosa? https://lanuovabq.it/it/loro-in-piazza-noi-a-casa-senza-liberta-prove-di-regime Nel giorno della libertà si certifica che c’è qualcuno più libero di altri.Cruda verità
    2 punti
  26. «Decidemmo (Minucio,Ottavio,Cecilio) di recarci a Ostia, piacevolissima città, affinché i bagni di mare fungessero da blanda cura adatta a prosciugare gli umori del mio corpo… In quel momento infatti, superato il solstizio d'estate, l'autunno volgeva ad un clima più temperato. All’alba dunque ci dirigemmo al mare per passeggiate su e giù sulla spiaggia, affinché l’aria, spirando dolcemente, vivificasse le nostre membra, e per provare il grande piacere di sentire la sabbia cedere mollemente sotto i nostri passi... Attraversato ormai lo spazio interno della Città ci trovammo sul libero lido. Lá un’onda leggera si distendeva bagnando l’estremo lembo sabbioso della spiaggia, e quasi livellandolo per la nostra passeggiata. Così, camminando lentamente e tranquillamente, costeggiavamo il litorale appena incurvato, ingannando la via con racconti... Ma una volta consumato uno spazio di cammino bastante al nostro discorso, volti indietro i passi ripercorremmo la stessa strada: e giunti dove alcune piccole imbarcazioni, tratte in secca, riposavano poggiate su travi di quercia perché il contatto con la sabbia umida non le rovinasse, vedemmo dei bambini che, gesticolando, facevano a gara nel gioco del lancio dei cocci in mare». A questo punto Cecilio propone: «Ora sediamoci su questi frangiflutti di pietre costruiti per proteggere le terme e protesi in profondità verso il mare: potremo così riposarci del cammino e discutere più seriamente» Alcuni cenni Leggendo il testo in apertura che io tanto amo e spesso cito (lo avevo fatto anche in un altro post su Ostia che però non trovo) molti che vivono a poco distanza dal mare potranno riconoscere come le abitudini antiche siano come quelle attuali, una passeggiata in spiaggia respirando brezza marina, affondando i piedi nella sabbia e guardando bambini giocare con l’acqua. La città costiera ha vissuto alterne fortune, anche successivamente all’apertura di Portus che ne ridimensionò l’importanza come porto relegandola a un ruolo amministrativo. Nelle sue vie risiedevano quelle gilde, corporazioni e uffici di rappresentanza che permettevano gli scambi commerciali tra le varie provincie e Roma. Ostia ha permesso uno studio diverso rispetto a Pompei, la seconda è rimasta sigillata a quell’autunno del 79 d.C. lasciando più o meno intatto tutto fino a quel fatidico momento, Ostia invece ci permette di viverne le alterne vicissitudini fino al decadimento completo. La zecca Nonostante Meiggs ritenga che Ostia abbia battuto monete a ridosso della seconda guerra punica con certezza possiamo solo affermare che la zecca è stata attiva per quasi un quinquennio tra il 308 e il 313 d.C. La zecca venne qui stabilita per coniare in un luogo lontano dai tumulti interni, lontano dagli insicuri confini e sicuramente per finanziare la campagna militare contro Domizio Alessandro. I motivi quindi appaiono svariati, l’iconografia con busti militari fu presente sin da subito proprio per la remunerazione delle truppe, la necessità di avere un luogo sicuro lontano dalla tumultuosa Roma in cui coniare moneta in metallo nobile trova riscontro nella sequenza delle emissioni dove appare evidente che inizialmente venisse coniato solo oro e argento entrambi con marchio di zecca POST, nella seconda emissione gli argentei successivamente mutano dall’iniziale POST(delta) a MOSTB, MOST(gamma) e MOST(delta), segno di zecca presente poi nelle primissime emissioni bronzee. Le maestranze ostiensi non provenivano da Cartagine come saltuariamente viene riportato, ci sono evidenti differenze sia stilistiche che produttive con la zecca africana, il personale che operò a Ostia proveniva da Roma, zecca con la quale lavorerà in stretta collaborazione pur rimanendo comunque completamente autonoma. Vienne, Kunsthistorisches Museum, Münzkabinett, 25338. Londres, The British Museum, Department of Coins and Medals, R 0137. La zecca operò in tre distinte fasi, la prima in cui conio solo aurei e argentei, la seconda in cui coniò tutti e tre i metalli e la terza più duratura in cui la produzione si attesto su moneta aurea e bronzea. L’ubicazione della zecca è ancora oggi a noi sconosciuta, probabilmente ubicata all’interno delle vecchie mura della città, sarebbe plausibile immaginarla sotto al tempio capitolino, dove il tesoro cittadino veniva conservato ma tesi comunque difficile accettare se si pensa al caos che il centro cittadino doveva generare. Le quattro officine ostiensi batterono indistintamente moneta bronzea e argentea mentre la moneta aurea venne coniata esclusivamente dalla prima officina. L’iconografia dominante nella monetazione ostiense di Massenzio, tipologia emessa per tutto il periodo, è rappresentata dai Dioscuri con legenda AETERNITAS AVG N, riferimenti alla tradizione navale della città quali protettori dei marinai e riferimento a quella propaganda messenziana che enfatizza i simboli di Roma, restituzione dei principi classici da parte dell’imperatore. La produzione monetaria di Massenzio si concentrava su due tipi principali, AETERNITAS AVG N per Ostia e CONSERV VRB SVAE per Roma. Diritto: IMP C MAXENTIVS P F AVG, busto nudo con lancia e scudo visto da dietro. Rovescio: AETE-RNITAS AVG N, I Dioscuri Castor e Polluce l’uno di fronte all’altro tengono i cavalli per briglie, all'esergo MOSTQ. RIC VI Ostia - (2 esemplari censiti) L’iconografia come accennato in precedenza è fortemente incentrata sin dall’inizio sulla campagna militare e rappresentata da busti militari e sin dal 309 d.C. appare la FIDES sui rovesci argentiferi cosa che non avviene a Roma nel medesimo periodo, coniazioni destinate al pagamento dei soldati e alla costruzione della flotta per la campagna militare. Diritto: IMP C MAXENTIVS P F AVG, testa laureata rivolta a destra. Rovescio: AETERN-I-T-AS AVG N, la Fides stante a sinistra tiene due stendardi, all'esergo MOSTS. RIC VI Ostia 43 Massenzio non abbracciò la riforma monetaria attuata da Constantino in Gallia nel 310 d.C. che porto il nummo argentifero a 1/72 di libbra romana, mantenne un peso teorico di circa 6 grammi con un modulo di circa 24mm equivalente a 1/48 di libbra romana. Altri due nominali bronzei si affiancavano alla produzione di nummi argentiferi, una moneta dal peso teorico di 3,25 grammi che potremmo definire mezzo follis e quello che viene oggi chiamato terzo di follis con peso che arrivava a quasi 2 grammi. Nel secondo periodo il mezzo follis ostiense è conosciuto con la raffigurazione di Massenzio in pelle leonina, è un nominale coniato limitatamente ed è completamente assente il modulo più piccolo. Nel terzo periodo invece il mezzo follis è piuttosto frequente, ipotizziamo un valore di 12,5 denari comuni ma qui fa la sua apparizione il terzo di follis che a sua volta è piuttosto raro. Personali conclusioni mi portano a fare due riflessioni, il circolante nel primo periodo non necessitava di nominali più piccoli, veniva largamente utilizzato il nummo argentifero e sporadicamente si aveva bisogno di moneta di taglio inferiore come il mezzo follis forse perché era ancora largamente circolante la frazione radiata diocleziana, immediatamente dopo però si è avuta la necessità di coniare un modulo più piccolo, forse per un livellamento dei prezzi al ribasso, come potrebbe essere per la documentata carestia che si ebbe nel 309 causata dalla mancanza di approvvigionamento di grano da parte dell’africa, si ha quindi necessità di circolante per quei servizi essenziali come le terme o le latrine e sulle quali sarà importante tornare più avanti. La penisola italica si presenta ancora instabile e tumultuosa, dal 310 d.C. vediamo un tentativo di Massenzio di legittimare la porpora imperiale agli occhi del popolo con delle emissioni di consacrazione dinastiche in cui vengono rappresentati i legami con il padre Massimiano, il genero Galerio e il cognato Constanzo. Diritto: DIVO MAXIMIANO PATRI MAXENTIVS AVG, testa velata rivolta a destra. Rovescio: AETERNA MEMORIA , un'aquila rivolta a destra sulla cupola del tempio esastilo, porta destra aperta, all'esergo MOSTT. RIC VI Ostia 25 Dopo la morte di Massenzio la zecca continuò a operare sotto Costantino per ancora qualche mese coniando moneta aurea e bronzea a 1/72 di libbra romana quindi adeguandosi alla riforma monetaria costantiniana attuata nel 310 d.C. I nummi argentiferi vengono coniati per i tre augusti, Costantino, Licinio e Massimino, rappresentati con busti Laureati e corazzati, laureati drappeggiati e corazzati e laureti drappeggiati e corazzati visti da dietro. Il RIC riporta anche un quarto busto laureato e drappeggiato accoppiato al rovescio GENIO POP ROM presente nell’ANS ma del quale non si trova traccia. C’è pero un quinto busto (o quarto se non si considera quello ANS) laureato e corazzato visto da tre quarti che ho iniziato a catalogare differentemente nonostante i testi non riportino tale variante, ha una rappresentazione stilistica differente sia nella ritrattistica sia appunto per il busto leggermente spostato. Sulla sinistra dell'immagine seguente sono riportati i busti canonici più comuni, sulla destra la variante. I rovesci coniati sono principalmente GENIO POP ROM, SOLI INVICTO COMITI e S P Q R OPTIMO PRINCIPI quest’ultimo tipo forse per riconoscenza verso Domizio Alessandro con il quale Costantino aveva stretto un’alleanza contro Massenzio qualche anno prima. Queste tre coniazioni sono piuttosto abbondanti e presentano alcune varianti stilistiche. La chiusura della zecca avvenne nel 313 d.C. con la necessità di Costantino di decentralizzare la produzione e di onorare il supporto della provincia Gallica aprendo nella città una nuova zecca. Arles celebra l’avvenimento con due belle monete in cui viene rappresentata la partenza e l’arrivo della moneta in città. E’ importante sottolineare come si possa notare che venga rappresentata Roma che lascia partire la moneta, questo sottolinea la visione dell’amministrazione costantiniana che vedeva nella zecca di Ostia una succursale di quella di Roma, proprio contrariamente a quanto aveva fatto Massenzio. Arles quindi batte moneta stilisticamente di scuola italiana, le maestranze ostiensi infatti raggiunsero in parte Arles e in parte Roma mentre il maestro di zecca continuò a lavorare a Ticinum. Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des monnaies, médailles et antiques, acq. 1985/380. Paris, Bibliothèque nationale de France, Département des monnaies, médailles et antiques, acq. 2005/211. Ma cosa circolava, come si viveva, come si spendeva e risparmiava a Ostia? Lo vedremo più avanti.
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  27. Oh bella ... chi ha predisposto il conio non è riuscito a mettere per intero VIRGO; usate lettere troppo "cicciotte".
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  28. Veramente a me sembra la stella nel crescente. E quindi sarebbe questa la moneta 550/2a
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  29. Le monete antiche / greche e roane - molto raramente per non dire mai ( in europa) sono sigillate. Sia collezionisti che commercianti non gradirebbero non poter esaminare de visu e in mano le monete. nessuna delle aste maggiori ( escludendo le USA) offre monete sigillate nelle sue vendite. inoltre non essendoci alcun metodo infallibile che possa dire cio’ che e’ buono e cio’ che non lo e’ non basta purtroppo un contenitore di plastica ( NGC) o una bustina con 4 punti metallici s garantircene l’autenticità - che in alcunj casi e’ il risultato incrociato di pedigree, provenienza, conoscenze, paralleli , anslisi metallografica, epigrafica e stilistica . stabilire con certezza l’autenticità a volte e’ un compito complesso che non puo’ essere standardizzato...
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  30. Buonasera. Stabilire un grado di conservazione risulta sempre molto complicato e, in ogni caso, non può essere mai univoco ( ognuno la vedrà in modo differente ). Serve di sicuro agli operatori commerciali per stabilire un prezzo, ma per il collezionista, che già la possiede, questa domanda dovrebbe precedere l’ acquisto, e qui le variabili sono davvero tante. Nel caso della tua moneta, difficile da reperire, credo che l’analisi fatta da chi mi ha preceduto sia corretta e condivisibile. Al posto tuo sarei felicissimo di possederla, anche con i piccoli difetti evidenziati, senza preoccuparmi troppo di assegnare a tutti i costi un " grado di conservazione " ma con la consapevolezza che trovare di meglio é davvero difficile.
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  31. Invito tutti a leggere il Post #72 della discussione che trovate in alto ad inizio sezione: " I FALSI NELLE MONETE E NELLE MEDAGLIE" in cui Francesco 77 fa vedere questo che lui ritiene un falso d'epoca. Inserisco le immagini del pezzo che somiglia molto a quello di Acqvavitus e invito @borbonik a condividere il suo 10 Tornesi 1846 originale e il 1846 falso d'epoca. Saluti, Rocco
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  32. Non ne sono proprio convinto, è come se il presidente di una squadra di calcio che non riesce a raggiungere i risultati sperati decidesse di ritirarla dal campionato. Magari, ponendo in essere i giusti accorgimenti ed evitare così di giungere a così drastiche decisioni potrebbe non dico ovviare, ma quantomeno tentar di correggere alcuni "difetti" - come tra l'altro già si sta facendo - per far si che i componenti della squadra possano continuare a "giocare".
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  33. Ciao! L'espressività e la conservazione del viso di san Marco è stupefacente. Noto anche che, come nella mia, si intravede sotto la tunica di san Marco, quello che mi parrebbe l'ombelico ..... ed io che pensavo fosse un difetto fuorviante, invece penso proprio che sia voluto! saluti luciano
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  34. Unisco la mia Giustina del Mocenigo, con Massaro Marco Corner. Viste le osservazioni di Luciano, vedo che pPresenta una fase evolutiva della dogalina ? ....con i 3 bottoni ricurvi....in procinto di sparire.... Pesa gr. 8,93 per mm 31/32 Paolo
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  35. pupo messo al bagno...avvertita mamma (...mia moglie) che non tocchi nulla…..
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  36. Rocco ti faccio i complimenti in quanto questa sezione l'hai resa vivace tu, postando pezzi memorabili, sempre con un bagaglio di studio dietro ad ogni moneta, invogliando gli altri utenti a condividere i propri magnifici pezzi, tutti, dal modello base a pezzi in conservazioni eccellenti, che hanno reso questa discussione un modello da seguire. Poi per le piastre del 34, tra quelle postate qui e quelle condivise nella sezione "Le varianti delle piastre di Ferdinando II, penso che si sarebbe potuta aprire una discussione solo su quelle.
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  37. Concordo con quanto detto, tolta la debolezza di conio con i corrispondenti graffi (problema comune alle Piastre e Mezze Piastre Sebeto), i rilievi sono in ottimo stato e con il tempo sta acquisendo una gradevole patina. Bella moneta!
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  38. credo che il periodo però potrebbe essere questo da dove iniziare...(sembra il più promettente) https://en.numista.com/catalogue/inde_princiers-1.html saluti, Lucretiu
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  39. P.S. BMC, volume 16 (Barclay V.H, Catalogue of the greek coins of Ionia, London 1892), p. 175, riporta la moneta (1-2) ma, nel dritto, Atena con elmo corinzio invece che Ares.
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  40. Magari, spero, questi esemplari furono mal risposti e quindi "spariti" in chissà quale scatolone nel ripostiglio del museo (lo so, sono ottimista). In ogni caso fu lo stesso Grierson a ricordarci che i musei hanno spesso problemi a gestire il loro materiale in funzione dello spazio espositivo disponibile. Inoltre la valorizzazione di detto materiale è spesso pilotata dal gusto personale del curatore di quel momento: se appassionato di ceramiche tenderà, a parità di spazio espositivo, a prediligere queste a scapito delle monete o dei bronzi che dunque finirebbero inesorabilmente nello scantinato. Mi chiedo: se i musei possiedono, come molti riferiscono, molto più materiale di quello che espongono, perché non lasciar gestire il surplus alle università per fini di ricerca e/o didattica? Sarebbe una nobile alternativa a farle ammuffire in scatoloni nello scantinato. Senza polemica alcuna Saluti
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  41. Taglio: 2€ Nazione: San Marino Anno: 2013 Tiratura: 592.624 Condizioni: BB+ Città: Milano Taglio: 2€ Nazione: San Marino Anno: 2016 Tiratura: 864.067 Condizioni: BB/BB+ Città: Milano Note: 2 monete
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  42. Visto che è passato oltre un anno dall'ultima moneta postata, vediamo se vi siete dimenticati di questa fantastica discussione. Nazione: Slovacchia Taglio: 2 euro commemorativi Anno: 2013 Tiratura : 1.000.000 Autore : Miroslav Hric Descrizione moneta: Al centro della moneta i fratelli Costantino e Metodio insieme con la doppia croce sopra tre colline. Al di sopra ad arco la scritta “"KONŠTANTÍN METOD”; in basso ad arco la scritta "SLOVENSKO ● 863 ● 2013". A sinistra le iniziali dell’autore Miroslav Hric “mh”; a destra il simbolo della Zecca di Kremnica “MK” (Mincovňa Kremnica). Sul bordo esterno 12 stelle a cinque punte rappresentanti l'Unione Europea. Tema : Emessa il 5 luglio 2013 per commemorare il 1150° anniversario della missione di Costantino e Metodio nella Grande Moravia BIOGRAFIA: Le poche notizie scritte relative ai due santi provengono principalmente da due "Vite" scritte in antico slavo ecclesiastico. Data la scarsità di fonti, grande è il numero di leggende fiorite intorno alle figure di Cirillo e Metodio. I due fratelli nacquero a Tessalonica (oggi Salonicco in Grecia). Erano figli di Leone, drungario della città, dunque governatore militare del thema di Tessalonica. La città a quell'epoca contava una forte presenza slava. I fratelli Cirillo e Metodio acquisirono così dimestichezza con la lingua dei popoli migrati da nord-est. Cirillo era il più giovane di sette fratelli e fu battezzato con il nome di Costantino (prese il nome di Cirillo poco prima della sua morte). Già in giovane età Costantino sembrava desideroso di dedicarsi al conseguimento della sapienza. Egli si trasferì presto a Costantinopoli per perfezionare gli studi di teologia e filosofia. Nella capitale Costantino venne consacrato prete, entrando a far parte del clero della basilica di Santa Sofia. A Costantinopoli conobbe anche Fozio, uomo di cultura e politico di spicco, che divenne suo precettore. La curiosità di Costantino dimostrava il suo eclettismo: coltivò infatti nozioni di astronomia, geometria, retorica e musica. Soprattutto nel campo della linguistica Cirillo diede prova del suo genio: oltre allo slavo e al greco, parlava correntemente anche il siriaco, l'arabo e l'ebraico. Assieme a Fozio viaggiò in Oriente per importanti incarichi diplomatici. Durante un viaggio in Crimea Costantino avrebbe rinvenuto le reliquie di papa Clemente I, lì esiliato e morto nell'anno 97. Nella stessa missione Costantino trovò anche un Vangelo e un salterio. Divenuto Fozio patriarca di Costantinopoli nell'858 per volontà dell'imperatrice Teodora, la Chiesa bizantina cercò di contrastare l'espansionismo della Chiesa latina e dei Franchi presso gli Slavi. Costantino venne dunque inviato assieme al fratello Metodio a evangelizzare la Pannonia. Quando il re della Grande Moravia, Rastislav, chiese all'imperatore di Bisanzio di inviare missionari, la scelta ricadde ancora una volta su di loro. Costantino dunque si recò nel regno di Rastislav e incominciò a tradurre brani dal Vangelo di Giovanni inventando un nuovo alfabeto, detto glagolitico (da глагол glagol che significa verbo). Probabilmente già da anni stava elaborando un alfabeto per la lingua slava. Dal Vangelo di Giovanni venne tradotta una serie di passi scelti che entrò a far parte dell'Aprakos. Nel regno di Rastislav entrarono in contrasto con il clero tedesco che rivendicava quel dominio, essendo stato evangelizzato dalla missione di Salisburgo. Sull'onda del crescente scontro tra Chiesa d'Oriente e d'Occidente per il controllo dei nuovi fedeli moravi, nell'867 Costantino e Metodio vennero convocati a Roma per discutere con papa Niccolò I dell'uso culturale della lingua slava. A Roma i due fratelli trovarono una buona accoglienza. Portarono al pontefice in dono le reliquie di papa Clemente I, morto in Crimea nel 97 e venerato come santo. Niccolò I consacrò prete Metodio e approvò la traduzione della Bibbia in slavo, a patto che la lettura dei brani fosse preceduta dagli stessi passi espressi in latino. A Roma Costantino si ammalò e assunse l'abito monastico, prendendo il nome di Cirillo. Quando morì, venne inumato presso la basilica di San Clemente. Trafugati i suoi resti mortali, vennero successivamente in parte ritrovati e nuovamente inumati sempre presso la basilica di San Clemente. Metodio ritornò in Moravia. In un altro viaggio a Roma venne nominato vescovo e assegnato alla sede di Sirmio (oggi Sremska Mitrovica). Intanto in Pannonia a Rastislav successe il nipote, Svatopluk I, favorevole alla presenza tedesca che circondava il regno. Iniziò così la persecuzione dei discepoli di Cirillo e Metodio, visti come portatori di un'eresia. Metodio stesso fu incarcerato per due anni in Baviera. Nell'885 anche Metodio morì; i suoi discepoli vennero incarcerati o venduti come schiavi a Venezia. Una parte di essi riuscì a fuggire in Bulgaria occidentale (oggi Repubblica di Macedonia del Nord) e in Dalmazia. I santi Cirillo e Metodio sono considerati patroni di tutti i popoli slavi; nell'ambito della Chiesa cattolica sono molto venerati in Slovenia, Slovacchia, in Croazia, Repubblica Ceca e Repubblica di Macedonia del Nord. Nel 1980 papa Giovanni Paolo II con la lettera apostolica del 31 dicembre 1980 Egregiae virtutis li elevò a compatroni dell'Europa, assieme a san Benedetto da Norcia. Nell'Enciclica Slavorum Apostoli Giovanni Paolo II afferma che "Cirillo e Metodio sono come gli anelli di congiunzione, o come un ponte spirituale tra la tradizione occidentale e quella orientale, che confluiscono entrambe nell'unica grande Tradizione della Chiesa Universale. Essi sono per noi i campioni ed insieme i patroni dello sforzo ecumenico delle Chiese sorelle d'Oriente e d'Occidente, per ritrovare mediante il dialogo e la preghiera l'unità visibile nella comunione perfetta e totale". La Chiesa Cattolica fa oggi memoria comune dei due santi il 14 febbraio[1], ma in passato essi sono stati festeggiati anche in altre date. La Chiesa Ortodossa festeggia il 14 febbraio solo Cirillo, mentre Metodio è commemorato il 6 aprile; i due santi sono inoltre ricordati insieme l'11 maggio e il 17 luglio.[2] Anglicani e luterani ricordano entrambi i santi il 14 febbraio, con qualche eccezione.[2] ALFABETO: L'alfabeto cirillico deriva in massima parte dall'alfabeto glagolitico, che era usato nel IX secolo nei paesi di origine slava. Alcuni caratteri di quest'alfabeto sono le variazioni del greco di Bisanzio. Questi ultimi rappresentano suoni che iniziarono ad esistere partendo dal greco medievale in poi. Diversamente da come potrebbe far pensare il nome, l'alfabeto cirillico non è in realtà da attribuirsi a Cirillo, bensì a qualcuno dei suoi seguaci. Al contrario, le origini dell'alfabeto da cui esso ha avuto origine in massima parte (quello glagolitico) sono quasi certamente attribuibili a Cirillo e Metodio. Un'ipotesi abbastanza diffusa attribuisce la paternità dell'alfabeto cirillico a Clemente di Ocrida, un discepolo di Cirillo e Metodio, ma si ritiene più probabile che l'alfabeto sia stato creato e sviluppato alla Scuola letteraria di Preslav nella Bulgaria nord-orientale, dove sono state ritrovate le più antiche iscrizioni in cirillico, datate all'incirca 940. Quest'ipotesi viene supportata dal fatto che l'alfabeto cirillico aveva soppiantato il glagolitico nel nord-est bulgaro già alla fine del X secolo, mentre alla Scuola letteraria di Ocrida, dove operò Clemente, si continuò ad usare il glagolitico fino al XII secolo. Tra le ragioni per cui il glagolitico fu rimpiazzato dal cirillico c'era la maggiore facilità d'uso del secondo e la sua vicinanza all'alfabeto greco, più conosciuto nel Primo impero bulgaro. Un'altra teoria sostiene che sia stato Cirillo a creare l'alfabeto che porta il suo nome, e che addirittura questo abbia preceduto il glagolitico, essendo un passaggio di transizione tra il greco ed il glagolitico corsivo, ma questa teoria non trova supporto nel mondo scientifico. Anche se Cirillo quasi certamente non è l'autore dell'alfabeto cirillico, i suoi contributi al glagolitico ed al cirillico vengono ormai riconosciuti, e l'alfabeto ne porta il nome. L'alfabeto venne diffuso insieme con l'antico slavo ecclesiastico, e l'alfabeto usato per la lingua clericale ortodossa si avvicina ancora al cirillico arcaico. Comunque, nei dieci secoli successivi alla sua creazione l'alfabeto cirillico si è adattato alla lingua parlata, ha sviluppato varianti per adattarsi alle caratteristiche delle lingue nazionali ed è stato soggetto a riforme accademiche e decreti politici. Al giorno d'oggi svariate lingue nell'Europa orientale ed in Asia utilizzano il cirillico come alfabeto ufficiale. La cattedrale: La struttura esistente nasce come chiesa cattolica romana dedicata a san Carlo Borromeo ed edificata tra il 1730 e il 1736 da Kilian Ignaz Dientzenhofer e Pavel Ignác Bayer. La chiesa era originariamente parte della vicina casa per sacerdoti in pensione, trasformata in caserma nell'anno 1783. Il 29 settembre 1935 la chiesa fu solennemente consacrata ai santi Cirillo e Metodio e divenne la sede della chiesa ortodossa a Praga. Nel 1942, durante la seconda guerra mondiale, i componenti della squadra che realizzò l'operazione Anthropoid nella quale fu assassinato il gerarca nazista Reinhard Heydrich trovarono rifugio nella cripta della cattedrale. La cattedrale fu presa d'assalto dalle truppe naziste il 18 giugno 1942. Dopo un feroce scontro a fuoco, i patrioti si suicidarono per evitare la cattura. La cripta ospita un museo dedicato all'evento.[1]
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  43. 2 - Cominciamo con le monete. In primo luogo dobbiamo rispondere alla domanda preliminare "che valuta circolava?" Ebbene, la valuta ufficiale era il Dollaro di Sarawak, suddiviso nei canonici 100 centesimi. Prendendo spunto proprio dalla figura di Vyner Brooke, iniziamo ad ammirare anche qualche moneta. - L'esemplare che qui vi presento per primo è 1 cent del 1937. Moneta coniata in bronzo, del peso di 5,48 grammi, 24 mm di diametro. D : al diritto abbiamo la testa volta a destra del terzo Rajah, con intorno la dicitura C. V. BROOKE RAJAH; R : il rovescio presenta due rami di olivo, chiusi in basso da un fiocco, che racchiudono il valore. In alto l'indicazione dell'autorità emittente ed in basso la data. Se aguzzate la vista potrete notare una minuscola H, posta proprio sotto il fiocco al rovescio, si tratta del segno identificativo della zecca di Birmingham (la medesima ditta Ralph Heaton & Sons nota per aver prodotto monete anche per il neonato Regno d'Italia all'epoca di Vittorio Emanuele II). Questa tipologia è stata prodotta in maniera saltuaria dal 1927 al 1941 (gli esemplari del 1941 sono oggi rarissimi a causa dell'improvvisa occupazione giapponese). Le monete del 1937 sono state coniate in tre milioni di esemplari.
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  44. Eh.....bhè direi di sì......per il periodo Borbonico verrà fuori per la prima volta uno scritto nel quale sono stati inseriti in ordine cronologico tutti i maestri di zecca, poi direttori, maestri di prova poi (omissis) ed incisori della monetazione napoletana fino al 1860....direi semplicemente da non perdere !! Ritornando invece al periodo vicereale, credo che una serie di articoli su alcuni nominali di Filippo II, apporteranno molte novità a questa monetazione. Ci vediamo tutti a settembre !! :director:
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  45. @@dareios it @@francesco77 @@Giuseppe :good: Grazie ragazzi, ma avevo già constatato sulla mie pelle che prima di scrivere alcune "affermazioni" bisogna avere sempre qualche documento o moneta a sostegno e come prova !!.......ho appurato che lo stimolo aiuta tutti noi.....bene !! Un grazie a Francesco, un plauso a Giuseppe oramai etichettato da me come espertissimo di coni/confronti e che viene sempre in aiuto ;) e uno anche a Lorenzo per aver postato ciò che io avevo in archivio e da dove ho avuto la conferma che quella era una D (Asta NAC 35 lotto 1166). P.S. fateci caso ...e qui vorrei la conferma anche di Giuseppe, la lettera D sotto le monete del periodo è sempre di quella forma.
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  46. Vediamo se questo è interessante ....... scusate ma lo devo scrivere !! Sposto in questa discussione, perché attinente l'argomento trattato, l'osservazione fatta dall'attento Utente @@lamanna921 che ci faceva notare come mai sulla Piastra "Pro Fausto" del 1791 ci fossero le sigle DP e sul 2 Quattrini della stessa data 1791 le sigle BP...... stessa data due incisori con sigle diversi...giusto ? Avevo scritto nell'altra discussione che questo già mi era noto e siccome non riesco a tenermi nulla di "segreto" e il compito che mi sono prefissato ( già moltissime altre volte sottolineato, quando ho trattato il periodo 1278 - 1734) è quello di far emergere ciò che è stato riportato errato....nella speranza che non mi si additi, come già successo in passato l'appellativo di "Cacciatore di errori" discorro adesso in questa discussione di quanto ho rilevato: L'anomalia qual è ?...è il 2 Quattrini del 1791 con sigle BP di Bernardo Perger che è morto nel 1786...possibile che nessuno si sia mai accorto di questo errore ? il Bovi, Pannuti e Riccio, MIR e chi più ne ha ne metta non hanno verificato la data di morte del Perger B. (1786) che confrontandolo anche con l'altro pezzo in monetazione (120 Grana con sigle DP) e soprattutto la verifica della sigla sulla moneta ecc .ecc. l'errore doveva emergere abbastanza agevolmente...ma questo non è accaduto. Mi meraviglio del Bovi che a più riprese in vari suoi lavori faceva osservare che il Perger Bernardo fosse morto il 5 ottobre del 1786...... ma perseverare !!! Quindi veniamo al concreto........ quand'è che compare la prima volta questa moneta ?.... essa non è riportata dal Corpus, mentre la vediamo apparire nel Pannuti e Riccio catalogata al nr. 5a come appartenente ad una collezione Privata.....la moneta in realtà proviene dalla collezione Bovi ed è riportata in un suo lavoro su questa monetazione nel BCNN del 1972 a pag.6 (fig.5), il MIR che fa riferimento al Pannuti e Riccio riporta pure lui le sigle BP.........ma in realtà le sigle su questa moneta sono DP di Domenico Perger che prese il posto del padre come incisore dei coni. Grazie per l'attenzione e alla prossima. http://www.ilportaledelsud.org/bcnn1972a.pdf
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