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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/09/20 in tutte le aree
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Buon pomeriggio a tutta la sezione, anche lei è arrivata finalmente... Ecco la mia 1818 R testa piccola...!6 punti
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Salve mariarosaria si sono belle da vedere specialmente i moduli grandi e non hanno niente da invidiare a quelle italiane però la sensazione che ho tenendo in mano monete borboniche specialmente una piastra è indescrivibile,per me che sono un'uomo del sud è come un senso di appartenenza avere e tenere in mano monete usate dai nonni dei nostri nonni.3 punti
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Chiedo scusa per tutte le incomprensioni di rito sinora fatte, ma un fatto è certo: se non mi fosse sfuggita l’asta, il Coronato l’avrei battuto e me lo sarei aggiudicato anche con un costo maggiore. Da buon intenditore ... poche parole! Il doppio fiore, voluto o non voluto allo slittamento, per me ha un valore numismatico. Poi ognuno è libero di cantarsela come vuole. ?3 punti
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Imitazione avara di miliarensi cerimoniali. Si trovano spesso nell'area tra l'Ungheria e la Romania, probabilmente furono imitate dagli Avari o da popolazioni limitrofe e tendono a imitare le monete di Costante II barbuto. da - K. Bíró-Sey, Újabb avar utánzatú ezüstpénz a MNM éremgyűjteményében, in Numizmatikai Közlöny szerkesztője 76/77 (1977/78), pp. 49-52, Budapest 1978. Una moneta molto simile venne rinvenuta, in un tesoretto, nel paese ungherese di Endrőd . Zona di interesse archeologico in quanto area di inumazione del popolo avaro. In Ungheria non è difficile imbattersi in queste aree nelle quali, spesso, il defunto era accompagnato da diversi reperti : argille oggetti d'uso quotidiano, gioielli e monete. Le monete solitamente sono imitazioni in oro dei solidi bizantini e molto più raramente di esagrammi e/o miliarensi in argento. Queste imitazioni per lo più ricalcano il tipo monetale di Costante II (641-668) ma anche di Eraclio (610-640) e di Maurizio Tiberio (582– 602).Esse riportano una pseudo legenda (i caratteri risultano solo accennati o senza senso), risulta quindi impossibile una loro interpretazione. Il busto frontale rappresentato al D/ (?) ricalca quasi fedelmente i tipi monetali bizantini (la presenza del globo nella mano ad esempio) anche se il diadema appare solo accennato o proprio assente e la barba appare molto accentuata. Al R/ (?) il busto appare meno complesso e sembra ricalcare le rappresentazioni che questo popolo faceva di se stesso . Una rappresentazione "pasticciata" probabilmente utilizzata con la funzione di garanzia sulla bontà del fino e di conseguenza sul valore della moneta stessa. Il peso di questi esemplari e di simili varia alquanto: da un minimo di circa 2 grammi a 3, 75 (più rare le emissioni "pesanti"). 3,3 grammi, diametro di 20-21 millimetri.3 punti
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Due immagini del palazzo di Felix Romuliana, precedentemente citato al post 42 punti
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Ho collezionato molti periodi diversi in passato, romane basso impero, regno d Italia, repubblica italiana ed errori e varianti regno e repubblica... da quando ho conosciuto Napoli ho ceduto tutto per concentrarmi solo su questo periodo che mi ha affascinato sin dal primo momento che ho avuto in mano il primo tondello...2 punti
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Ci sono due livelli di battitura che si sovrappongono. Tanto per capirci alla fine della parola PRESSIDIO parte una nuova perlinatura proprio a metà della O finale. Ma c'era gia una perlinatura sopra la parola PRESSIDIO. Quindi due perlinature e di conseguenza due legende con lo stesso livello di sfasatura. Arka Diligite iustitiam2 punti
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La qualità del lotto 478 è sicuramente alta. Difficile dire se q fdc o spl. Le mancanze dei rilievi possono essere dovute ai conii stanchi o a una pressione di coniatura insufficiente a fare risaltare i rilievi. Questo però non significa che la moneta non sia uscita dalla zecca così e che quindi non abbia mai circolato. E di conseguenza q fdc. Da una foto però è molto difficile cogliere i particolari che fanno di una moneta uno spl o un fdc. Saluti.2 punti
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1934 Stati Uniti d'America 10 Dollari Series OF 1934 A FALSO D'EPOCA Federal Reserve Note (sigillo verde C Philadelphia Pennsylvania) 20 Dollari Series OF 1934 A FALSO D'EPOCA Federal Reserve Note (sigillo verde E Richmond Virginia)2 punti
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Zecca di Verona Corrado II ( 1027 - 1039 ) Denaro a.g. - gr. 0,72 D/ + IN...ATO COR I - nel cerchio una croce R/ + N RO A EV - nel cerchio una croce cat. - Rizzolli/Pigozzo - C.N.V- vr 17a ( questo esemplare ) M.I.R - N. 305 var. 1 Perini n. 102 punti
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buongiorno. do anche il mio modesto contributo https://ibb.co/bbNXYqq https://ibb.co/3kzqVN02 punti
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Buona giornata Vero! Ho girato in lungo e in largo la Jugoslavia fin dagli anni 70 e devo dire che - benché povera rispetto ai nostri standard - era certamente più liberale rispetto agli altri paesi dell'Est: non c'erano negozi per i soli turisti, né venivano praticati cambi artificiosi. Ricordo che potevamo cambiare le Lire in banca o in posta senza problemi e pagare in dinari qualsiasi merce o servizio. L'unica particolarità che ricordo era l'acquisto di carburante; era consigliato rifornirsi di coupons a costi calmierati, che noi prendavamo solitamente al TCI, ma ci è anche capitato di fare benzina pagandola in dinari; la differenza era in effetti minima. Ricordo che noi usavamo la benzina a 80 ottani e non la super, tanto per la Renault 4 che avevamo, era più che sufficiente. Molti meno obblighi rispetto, ad esempio, all'Ungheria, che veniva allora considerata la Svizzera dei paesi dell'Est. Solo per entrarvi dovemmo farci la patente internazionale, alla frontiera sottoscrivere una copertura assicurativa per infortuni/malattia, garantire il possesso - di non ricordo quanti dollari Usa quotidiani - per ogni giorno di permanenza .... questa doveva essere fatta obbligatoriamente in alberghi (escluse abitazioni private) e quando si lasciava un albergo, dovevamo dichiarare la nostra prossima destinazione. Ad ogni passo venivamo avvicinati per chiederci se avevamo indumenti da vendere o se volevamo effettuare il cambio di valuta in nero (ci veniva proposto il doppio del cambio ufficiale) ... cosa mai avvenuta in Jugoslavia. saluti luciano2 punti
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Di seguito la 1/2 Lira (10 Soldi) anonima - gr 1,49 C'è una rappresentazione del Doge che mi piace moltissimo; lo vediamo inginocchiato e pregante rivolto alla Vergine con il Bambino in cielo e davanti a lui, su un ripiano, il corno (corona) ducale. Se ricordo bene, il Doge era obbligato a portare in testa il corno ducale in ogni occasione pubblica; era dispensato da questo obbligo solo in ambito privato e in due occasioni: la prima quando partecipava alla messa (anche nel momento della consacrazione) e la seconda quando si alzava dal suo scranno e prendeva la parola nel Maggior Consiglio; in questi due casi manteneva però sulla testa la "rensa" (o camauro), cioè quella leggera cuffia in tessuto di Fiandra.2 punti
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Buongiorno a tutti, lo sento come un piacevole appuntamento quotidiano, sempre se vi fa piacere ?. La prendiamo come augurio per avere al più presto un po' di refrigerio e relax anche noi. Saluti Alberto2 punti
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@deas Mi sembra si tratti di questa moneta: RIC temp #4247 Submit a correction Purse: Temp №: 4247 Reign Florianus Person Florianus Mint Rome Issue 1 Issue name Datation July – August 276 Officina 7 Denomination Aureliani obverse reverse Titulature IMP C M ANN FLORIANVS AVG Legend CLEMENTIA TEMP Obverse mark Reverse mark –/–//XXIZ Bust code D1 Reverse code Clementia 1 Bust description Bust right, radiate, cuirassed and draped with paludamentum Reverse description Clementia stg. l., holding long sceptre in r. hand, with I. elbow leaning on column. Reference BNC 1922 RIC1st 262 punti
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Gli Avari sono un "popolo" asiatico multietnico che purtroppo si conosce poco e male. Nei prossimi post cercherò di trattare e descrivere molto sommariamente questo popolo, pur sapendo sin d'ora che i miei sono poco più di cenni incompleti vista la vastità della tematica. "Come tanti altri popoli tra fine del mondo antico e inizio del medioevo, appaiono episodicamente sui libri di storia, appena menzionati, con quel nome che sembra fatto apposta perché gli studenti del secondo anno del liceo sbaglino a pronunciarlo, accentando la seconda "a" (Avàri) e creando strane ed erronee associazioni mentali (magari ritenendoli particolarmente "tirchi", al punto che il loro eponimo sia stato usato per antonomasia [1]). In realtà, però, gli Avari sono stati una grande Nazione, fondamentale per la storia dell'area est-europea e ancora presente nelle zone caucasiche, una nazione, come molte tra quelle "barbariche" orientali, poco studiata e, per molti tratti, piuttosto misteriosa, a partire dalle sue origini remote. UAR? Chi erano gli Avari? Da dove venivano? In effetti, purtroppo, la scienza storica può rispondere a questo quesito solo con dei "forse", con ipotesi in buona parte condivise solo da alcuni gruppi di studiosi. La più affascinante tra esse, ricollega l'inizio dell'epopea avara ad un popolo altrettanto misterioso quanto i suoi presunti discendenti, un popolo spesso citato dalle cronache orientali ma sconosciuto ai più: gli Uar. Gli Uar erano la più grande delle tre componenti etniche che costituivano la confederazione nota in Occidente (intendendo questo termine come Impero Romano d'Oriente) come "Hephthalites" e in Cina come "Yanda" e certamente erano l'etnia dominante del Khwarezm (la regione tra delta dell'Amu Darya e lago d'Aral). Lo storico cinese Liang ne parla come un popolo dell'Asia orientale e questo, insieme con la scoperta da parte di J. Marquart di molte somiglianze tra termini usati dagli Hephthalites in India e parole della lingua mongola, ha portato alcuni studiosi a ritenere che almeno una parte degli Uar fosse di origine proto-mongolica [2]. Di fatto, comunque, l'eterogeneità dei popoli sottomessi alla dinastia Hepthalita lascia spazio a numerose altre ipotesi, quali quella di un apparentamento con gli Yuezhi indo-europei specializzati nel commercio della giada con gli Hua [3] o quella che li vuole come ramo dei Tiele schierati con gli Xiongnu meridionali nella guerra intra-etnica contro gli Xiongnu settentrionali, cosa questa che li legherebbe indissolubilmente alla confederazione unna. Ciò, tra l'altro, spiegherebbe molte cose, prima tra tutte la migrazione verso occidente, allorché, si suppone attorno al 460, gli Uar e alcune tribù unne si posero sotto il dominio di una delle cinque famiglie Yuezhi (e, così, le due teorie finiscono per unificarsi) che guidavano l'"Hephthal". Verso la fine del VI secolo, poi, raggiunti da altre tribù quali Zabender, Tarnach e Unni Kotzagerek, andarono a formare, secondo quanto studiato dallo storico delle popolazioni nomadiche András Róna-Tas [4], venendo a contatto con Persiani indo-europei, il popolo degli Onoguri (da cui deriva il nome "Ungheria"), di cui, certamente, gli Avari erano parte e che, muovendosi verso il Danubio, avrebbero assoggettato un territorio enorme che, per qualche tempo, avrebbe incluso anche i Bulgari [5]. Unni e Avari, dunque, e non appare per nulla casuale che, infatti, gli storici bizantini Menandro Protettore (il primo che ci racconta che gli Avari parlassero una lingua praticamente uguale a quella degli Unni) e Teofilatto Simocatta [6] citino gli Unni come una componente importante dell'elite dominante Hephthalita, arrivando addirittura a identificare gli Unni stanziali dell'area dell'odierno Kazakistan come i "veri" Avari d'Oriente, contrapposti a gruppi minoritari e mescolati a nuclei sciti di "pseudo-Avari" che si stabilirono in Pannonia. La ragione di ciò rimane ancora piuttosto oscura: una possibile spiegazione potrebbe essere che, quando all'inizio del VI secolo la confederazione Hephthalita venne conquistata dall'Impero Göktürk, un insieme di clan, in parte Uar, in parte unni e in parte sciti, intendendo sottrarsi al giogo Göktürk, fuggisse e migrasse verso le regioni del Caucaso settentrionale e che i loro nuovi vicini credessero di avere a che fare con gli Avari, fino a che i nuovi arrivati non stabilirono un contatto diplomatico con i Bizantini e, dopo una prima fase, i Göktürk convinsero questi ultimi del fatto che coloro che offrivano loro alleanza non fossero gli Avari veri, ma sono dei fuoriusciti che usurpavano un nome tanto prestigioso [7]. E' molto probabile che, in ogni caso, la distinzione non avesse molto senso e che avesse ragione Walter Pohl affermando nel 1998: "Se gli Avari siano mai stati un gruppo etnico distinto, la distinzione non sembra essere sopravvissuto ai secoli in Europa. Essere un 'Avaro' sembra aver significato, piuttosto, far parte dello stato avaro (in modo simile a come essere 'romano' aveva cessato di avere un significato etnico). Quello che è certo è che nel momento in cui sono arrivati in Europa, gli Avari erano un gruppo di genti polietniche" [8] L'EPOPEA DI UN POPOLO Ciò che dalle cronache costantinopolitane sappiamo con un certo grado di certezza storica è che gli Avari, come visto un insieme eterogeneo di circa 20.000 cavalieri, arrivarono nella regione settentrionale del Caucaso nel 557 e immediatamente mandarono un'ambasceria a Costantinopoli, dando luogo al loro primo contatto con l'Impero. I nuovi arrivati furono ritenuti i diretti discendenti degli Unni, tanto il loro aspetto ricordava quello della gente di Attila. Per quanto fosse presente tra gli Avari il tipo antropico europide, nella maggior parte di loro erano evidenti i caratteri mongolidi: bassa statura (in media 165 cm. i maschi e 155 le femmine, con un successivo aumento di 6-8 cm.), carnagione giallastra, volto piatto, occhi scuri e a mandorla, capelli neri - che però, diversamente dagli Unni, gli Avari raccoglievano in due trecce ricadenti sulle spalle. Emanavano una puzza tremenda, perché non si lavavano mai. Indossavano mantelli di pelliccia o cappe di cuoio; e di cuoio avevano le corazze, gli stivali, le selle. Usavano staffe di ferro, che furono i primi a introdurre in Europa. Maestri nel tiro con l’arco, nel combattimento ravvicinato adopravano una spada ricurva. Al termine della battaglia, il loro khan (khâqân) raccoglieva in un sacco gli orecchi dei nemici uccisi, mentre i prigionieri di rango erano impalati con una tecnica raffinata. Donne e bambini venivano portati via. Abitavano in tende simili alle yurte mongole, adornate con nastri multicolori, code di cavallo, corna di bufalo, teschi umani. Insomma, c'era di che far inorridire i raffinati bizantini ma questi "popoli primitivi", in cambio di una discreta quantità d'oro, si offrivano di sottomettere a nome dei bizantini alcune "genti indisciplinate" dell'interno, cosa che, in effetti, puntalmente fecero, sconfiggendo e integrando varie tribù nomadi (Bulgari kutriguri e utiguri, Sabiri, Antii, ecc.). Verso il 562 praticamente tutte le steppe dell'Ucraina e il bacino inferiore del Danubio erano nelle loro mani e stavano diventando un pericolo per l'Impero, che, con Giustiniano I, decise di farli allontanare dai propri confini: gli Avari si mossero quindi verso nord, in quella che è l'odierna Polonia, fino alle sponde del Baltico, ma non riuscirono ad espandersi verso ovest, in Germania, sia per l'opposizione dei Franchi che per le dure condizioni in cui versava l'Europa occidentale. In cerca di terre più fertili e più adatte alla pastorizia, dunque, gli Avari richiesero a Costantinopoli la concessione delle aree a sud del fiume Danubio (nella odierna Bulgaria), ma se le videro negare dai Bizantini, che usarono i loro contatti con il Göktürks come una minaccia contro l'aggressione barbarica: fu per questo che essi rivolsero la loro attenzione verso la pianura dei Carpazi e le difese naturali che essa offriva [9]. Tuttavia, il bacino dei Carpazi era stato già occupato dai Gepidi e, nel 567, gli Avari dovettero firmare un'alleanza con i Longobardi, nemici giurati dei Gepidi, e con essi riuscirono a distruggere e occupare gran parte del regno di questi ultimi, per poi "persuadere" i nuovi alleati longobardi a muoversi verso il nord Italia, in una invasione che segnò l'ultimo movimento di massa germanico nel periodo di migrazione. A questo punto Bisanzio doveva affrontare più direttamente la questione avara e, continuando nella sua politica di spingere le tribù barbariche le une contro le altri, i Bizantini riuscirono a convincere gli Avari ad attaccare gli Sclaveni in Scizia Minore, raccontando di come la loro terra fosse ricca di bottino e non fosse mai stata conquistata prima [10]. Dopo una campagna devastante contro gli Sclaveni, gli Avari tornarono a stabilirsi in Pannonia, ma non prima di aver imposto il loro protettorato a molte aree in precedenza bizantine (sebbene, appunto, occupate dagli Sclaveni) e ora considerarte parte del loro khanato (fondato verso il 580 da re Bayan) che, alle soglie del 600, si estendeva dall'odierna Austira fino alle steppe del Ponto e aveva il suo centro nella ricca città di Sirmio (catturata nel 582). In realtà, inizialmente non è completamente corretto parlare di un vero e proprio protettorato: in cambio di enormi elargizioni in oro gli Avari si erano impegnati a fornire una certa quantità di mercenari all'esercito imperiale. Di fatto, però, quando Bisanzio si era rifiutato di aumentare, come richiesto dal successore di Bayan, Bayan II, la quantità dei tributi, gli Avari non fecero altro che procedere alla cattura delle città di Singidunum e Viminacium, imponendo il loro volere. Gli anni '90 del VI secolo furono caratterizzati da uno stato di guerra permanente tra Avari e Bizantini che, sotto la guida dell'imperatore Maurizio, riuscirono, all'inizio del VII secolo, ad ottenere anche qualche vittoria: in particolare, nel 602, sembrava che Bisanzio stesse per avere la meglio, ma una ribellione dell'esercito imperiale (al quale Maurizio aveva rifiutato il ritorno a casa durante l'inverno come di norma) prima e, soprattutto, l'invasione persiana dell'Impero poi, diedero mano libera agli Avari in tutta l'area balcanica, tanto da portarli ad un tentativo abortito d'invasione del nord Italia nel 610 e da permettere loro di imporre tributi in oro e in natura a Bisanzio per la cifra record di 200.000 solidi poco prima di 626 [11]. Il 626 segna un momento cruciale per la storia avara, l'inizio del declino: l'appoggio al fallito tentativo sassanide di assedio a Costantinopoli fa perdere di prestigio all'elite guerriera e numerosi "clienti" slavi si ribellano al loro dominio. Nel 630 Samo assume il potere sui territori a nord e ad ovest del khanato, diventando "Re dei Venedi" e, all'incirca nello stesso periodo, il gran khan Kubrat del clan Dulo conduce una rivolta che pone fine all'autorità degli Avari sopra la Pianura Pannonica, creando ciò che i Bizantini chiamarono "Antica Grande Bulgaria". Infine, una guerra civile, forse dovuta ad una lotta di successione in Onoguria tra l'alleanza Avari - Bulgari kutriguri e Bulgari utiguri, nel 631-632, vide la disfatta dei kutriguri e l'inglobamento degli Avari nella "Patria Onoguria". Dopo la sottomissione ai Bulgari, gran parte degli Avari (ad eccezione di un piccolo gruppo che emigrò verso nord lungo il Volga), chiusi nell'area transilvanica e ucraina occidentale, venne assimilata dai Cazari [12]. E' più o meno a questo periodo che risalgono gran parte dei resti archeologici avari in nostro possesso. Sebbene il bacino dei Carpazi fosse il centro dil potere degli Avari, la maggioranza di tali resti sono stati rinvenuti a sud-est della zona carpatica, suggerendo un forte grado di presenza nell'area balcanica, fino alla Macedonia settentrionale. Gli scavi mostrano una società altamente strutturata e gerarchizzata, ricca di complesse interazioni con altri gruppi "barbarici", in cui il khan (o, più correttamente, khagan) era la figura preminente, circondata da una minoranza aristocratico-nomadica, così come dimostrato dal numero piuttosto limitato di sepolture particolarmente ricche, nelle quali, oltre a quantità notevoli di monete d'oro, sono stati rinvenuti interessanti "simboli di rango", quali cinture decorate, armi, staffe simili a quelle trovate in Asia centrale e cavalli. L'esercito avaro era, però, composto da numerosi altri gruppi (Slavi, Bulgara, Gepidi, ecc.) che si offrivano come mercenari per piccole ricompense e appare evidente che esistesse un vasto strato sociale di clientes semi-indipendenti, formato prevalentemente Slavi, e di appartenenti a tribù alleate (come i Bulgari kutriguri o gli Slavi ardagasti) con facoltà di condurre offensive autonome in terra bizantina. E' quasi certo che inizialmente gli Avari e i loro sudditi vivessero separatamente, tranne che per un certo numero di donne slave e germaniche sposate a uomini avari, ma che, a partire dalla metà del VI secolo, i popoli germanici e slavi si siano inseriti nell'ordine sociale e nella cultura avara, a loro volta chiaramente influenzati dai costumi persiano-bizantino: gli studiosi hanno, infatti, identificato una fusione che dà luogo ad una "cultura avaro-slava" caratterizzata da ornamenti come orecchini a forma di mezza luna, fibbie in stile bizantino e braccialetti di perline con estremità a forma di corno. Su questa base, Paul Fouracre nota, "appare nel settimo secolo una cultura materiale mista slava e avara, frutto di rapporti pacifici e armoniosi tra guerrieri avari e contadini slavi. Si ritiene possibile che almeno alcuni dei leader delle tribù slave abbiano addirittura potuto far parte della aristocrazia avara" [13] Con il 670, i Cazari avevano frantumato l'unità della confederazione onoguro-bulgara, portando gli Utiguri a lasciare l'Ucraina per migrare verso ovest: è verso il 677 che gli "Ungari" (cioè gli Onoguri) si affermano decisamente in Pannonia, dando vita al cosiddetto periodo di mezzo avaro-bulgaro (670-720 dC), in cui un gruppo di Onoguri, guidati da khan Kuber, dopo aver sconfitto gli Avari a Sirmio, si trasferì a sud e si stabilì nella regione dell'odierna Macedonia, mentre un altro gruppo di Onoguri utiguri bulgari, guidati da khan Asparukh si era già stabilito in modo permanente nei Balcani (679-681). Anche se l'impero avaro era sceso a metà della sua dimensione originale, in questa fase aveva consolidato il suo dominio sulle parti centrali del bacino medio-danubiano ed esteso la sua sfera di influenza occidentale sul bacino viennese, con lo sviluppo di nuovi centri e il rafforzamento della base di potere degli Avari, sebbene la maggior parte dei Balcani fosse ora era nelle mani delle tribù slave, su cui né gli Avari né i Bizantini erano in grado di riaffermare il controllo [14]. Agli inizi dell'ottavo secolo, una nuova cultura archeologica appare nel bacino dei Carpazi: la cosiddetta "cultura del grifone e del viticcio": anche se alcuni studiosi hanno tentato di attribuire tale evento all'arrivo di nuovi coloni, non vi è alcuna prova di una nuova ondata di immigrazione dalle steppe dopo 700 d.C. e appare più verosimile la teoria degli archeologi ungheresi Laszlo Makkai e András Móczy, che parlano di una evoluzione interna della cultura avara, risultante dalla integrazione dei Bulgari emigrati rispetto alla precedente generazione [15]. CAUCASO! Il declino graduale della potenza avara accelerò nello spazio di un decennio: una serie di campagne dei Franchi guidati da Carlo Magno, dopo il 790, si concluse con la conquista del regno degli Avari e la presa della maggior parte della Pannonia fino al fiume Tisza. Quasi tutti gli Avari vennero battezzati e integrati nella società franca in quella che divenne una marca militare (in seguito, dall'840, parzialmente concessa al principe slavo Pribina che formò il Principato del Balaton), mentre a est l'area transilvanica cadde nelle mani del primo impero bulgaro: l'autoidentificazione come "Avari" in occidente durò ancora una sola generazione e dall'870 circa scompare completamente dagli annali. Tale autoidentificazione rimase, però, nel Caucaso, in cui una dinastia avara aveva formato, già dal VI secolo, il "Sarir", uno stato cristiano situato nell'odierno Daghestan. Durante le guerre contro i Cazari, nel VII secolo, gli Avari del Sarir si schierarono con i nemici e questo, probabilmente, preservò la loro integrità. Sebbene a fine VIII secolo il Sarir subisse una parziale eclissi dopo che gli Arabi avevano preso il sopravvento nella regione, esso, trasformatosi in stato islamico, riuscì a riaffermare la sua influenza sull'area nel IX secolo, sia fronteggiando una Cazaria ormai indebolita che conducendo una politica amichevole verso gli stati confinanti cristiani di Georgia e Alania. Agli inizi del XII secolo il Sarir si disintegrò, per essere, comunque, sostituito da un "Khanato degli Avari" a maggioranza musulmana, poco toccato dalle invasioni mongole e capace di stabilire rapporti di alleanza con l'Orda d'Oro. Barcamenandosi politicamente con le etnie via via emergenti nel Caucaso, il khanato riuscì a sopravvivere fino al XVIII secolo, avendo la possibilità, a tratti (in particolare durante il regno di Umma Khan, tra 1774-1801), di arrivare ad imporre tributi agli stati vicini, compresi Shirvan e Georgia. Nel 1803 il khanato si sottomise volontariamente alla autorità russe, ma l'amministrazione di queste ultime, caratterizzata da una pesante tassazione e dall'occupazione militare dell'area, deluse la popolazione, che si schierò con l'Imamato del Daghestan, guidato da Ghazi Mohammed (1828-1832), Gamzat-bek (1832-1834) e Shamil (1834-1859), di stampo mussulmano radicale. Le guerre caucasiche infuriarono fino al 1864, quando il Khanato Avaro fu abolito e sostituito da un distretto russo: una parte degli Avari rifiutò di collaborare con l'impero russo prima e con l'Unione Sovietica poi e diedero luogo ad una forte migrazione verso la Turchia, dove i discendenti di questo antico popolo vivono ancora oggi [16]. NOTE: (1) In realtà, secondo T. Bolelli, Dizionario Etimologico della Lingua Italiana, Vallardi 2006, il termine "avàro" deririva da una crasi dei termini latini "avidus + aeris" ("avido di denaro"). (2) K. Enoki, "The Liang shih-kung-t'u on the origin and migration of the Huá or Ephthalites" Journal of the Oriental Society of Australia, VII:1-2 (Decembre 1970), pp. 37-45. (3) M. Grignaschi, 'La Chute De L'Empire Hephthalite Dans Les Sources Byzantines et Perses et Le Probleme Des Avar,' Acta Antiqua Academiae Scientiarum Hungaricae, Tomus XXVIII Akademiai Kiado, Budapest (1980). (4) A. Róna-Tas, Hungarians & Europe in the Early Middle Ages: An Introduction to Early Hungarian History, Central European University Press 1999, pp. 109-123. (5) Ivi, pp. 168 ss. (6) Menandros Protiktor, Historiae, VI secolo e Teofilattes Simocattes, Historiae, VII secolo. (7) K. Czeglèdy, Az Etimològia Elmélete és Mòdszere, Benko 1976, pp. 82-89. (8) W. Pohl, Strategies of Distinction: The Construction of Ethnic Communities, Brill 1998, pp. 98-99. (9) L. Makkai, A. Mócsy, History of Transylvania, Volume I, Columbia University Press 2001. (10) F. Curta, The Making of the Slavs, Cambridge U.P. 2001, pp. 66-68. (11) L.M. Surhone, M.T. Timpledon, S.F. Marseken, Xionites: Bactria, Kushan Empire, European Avars, Uar, Hunni, Betascript Publishing 2010, p. 37 . (12) F. Curta, R. Kovalev, The Other Europe in the Middle Ages: Avars, Bulgars, Khazars and Cumans (East Central and Eastern Europe in the Middle Ages, 450-1450), Brill 2007, pp. 294 ss. (13) P. Fouracre, The New Cambridge Medieval History, Cambridge U.P. 2004, p. 274. (14) F. Curta, R. Kovalev, Citato, pp. 319 ss. (15) Ivi. (16) J. Minahan, One Europe, Many Nations: A Historical Dictionary of European National Groups, Greenwood 2000, pp. 86-87" https://www.mondimedievali.net/Barbar/avari.htm Allego anche la foto di un cranio allungato, visto il grande successo che hanno riscosso nella precedente discussione.2 punti
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Sempre relativamente a Galerio (deceduto il 5 maggio successivo all'editto di Serdica), trovo oggi questo brano (tradotto automaticamente per cui con qualche imprecisione) sul web : L ' ultimo imperatore romano dichiarato uguale agli dei era l'imperatore Galerio, e il rituale è stato eseguito nel suo sito di sepoltura presso il sito archeologico di Magura vicino a Zaječar, nella Serbia orientale. Magura contiene due mausolei imperiali romani, dell'imperatore Galerio e di sua madre Romula, e si trova vicino al palazzo imperiale Felix Romuliana - Gamzigrad. Gli archeologi hanno trovato due tombe con bellissimi ornamenti architettonici e due tumuli artificiali con posta in fiamme rituali su cui sono stati bruciati resti dell'imperatore e sua madre. Mausolei e tumuli rappresentano impressionanti prove di doppia apoteosi - stanno segnando il luogo dove l'imperatore Galerio e sua madre Romula sono stati sepolti e consacrati, dichiarati uguali agli dei. Finora Magura è l'unico posto al mondo che ci dà le prove scientifiche che Galerio è stato l'ultimo imperatore romano soggetto di apoteosi. Magura si trova a soli un chilometro dal palazzo imperiale Felix Romuliana - Gamzigrad, residenza dell'imperatore Galerio e complesso fortificato di palazzi, templi, basiliche e altri edifici pubblici. Il sito è famoso per bellissimi mosaici e scoperte di sculture romane, affreschi, rilievi, gioielli, oggetti quotidiani, armi... È stato costruito nel III secolo d.C. e prende il nome dalla madre dell'imperatore Romula. Il complesso è circondato da forti muri difensive, e la fortificazione ha 20 torri. L ' intero sito copre area di circa 6,5 ettari e non è ancora stato completamente esplorato. https://ricerca.repubblica.it/repubblica/archivio/repubblica/1984/06/30/stata-trovata-in-una-citta-serba.html Ciao Illyricum2 punti
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Buon pomeriggio a tutti, Innanzitutto mi scuso se dovesse già esserci una sezione dedicata, ma non l'ho trovata.. Ho aggiunto alla mia collezione una banconota giapponese hansatsu, utilizzata per i pagamenti in epoca feudale prima dello yen. Ho però difficoltà ad identificarla, se ci fosse qualcuno con una migliore conoscenza in grado di consigliarmi / aiutarmi, sarebbe super apprezzato ? Mal che vada, vi lascio comunque una foto per apprezzare questa banconota anche se non in ottime condizioni..1 punto
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Mariarosaria, prova ad affiancare un pezzo dorato ad uno senza. Ti faccio vedere un mio Mezzo Tornese 1835 con doratura spessa.1 punto
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Forse troppa luce.... comunque belli patinati. Il dorato....aveva una patina opaca e dava più sul "giallo"...se non ricordo male.1 punto
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Anche se di un breve segmento della storia della monetazione di Napoli, è un volumetto ricco di informazioni. Leggendolo un paio di volte, si comprende bene quello che avevano intezione di fare, quello che fecero e soprattutto quello che non si è fatto. Per la cittadinaza di Torre dell'Annunziata fu ed è stata un'occasione davvero persa. Poteva essere la Segovia di oggi.?1 punto
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Buonasera a tutti,su consiglio di @dareios it sto provando a pulire il mio Cavallo AEQVIITAS, facciamo un primo stato avanzamento lavori, di come si presenta dopo una decina di giorni in ammollo in olio di Vasellina, per il momento lo lascio ancora in ammollo senza provare a rimuovere alcunché. Prime considerazioni, al Rovescio Mi sembra di leggere AEQVIIITAS, con tre I. Al diritto noto una R particolare di REX. Come se avesse una c piccola attaccata. Cosa ne pensate? Saluti Alberto1 punto
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Grazie per l’apprezzamento. Oltre che un "pezzo di storia", che attraversa diverse fasi de ViceRegno, rappresenta anche un "documento" che certifica determinate attività all’interno della Zecca. ( che tu hai descritto nel tuo studio di questo periodo ).1 punto
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Come in tutti i campi bisogna dividere la zizzania dal buon grano. Esistono oggettivamente persone senza scrupoli, anche professionisti che diffondono in giro materiale di provenienza quantomeno dubbia (Vedi una casa d'aste Tedesca che riempie le proprie aste di falsi e artefatti). In genere questi venditori sono ben noti ai collezionisti navigati. Così come sono ben noti i venditori seri ed affidabili. Frequentare il forum aiuta a destreggiarsi meglio in questo mondo. La numismatica, intesa come studio della moneta, è sostanzialmente un specializzazione dell'archeologia e il suo studio rappresenta una delle tante strategie per conoscere il nostro passato. Il collezionismo, fatto nel rispetto della legge, non toglie alcuna informazione all'archeologo. Anzi, gli studi svolti dai collezionisti ha spesso e volentieri contribuito a sviluppare ulteriormente la nostra conoscenza del passato. Diverso è il discorso qualora domani prendessi un metal detector, e andassi a profanare siti archeologici per riempire la mia collezione. Mi sembra che tra un collezionismo responsabile e uno irresponsabile passi un'enorme differenza. Il problema dei falsi nasci nel momento in cui si ha un eccesso di domanda, a fronte di un'offerta di monete autentiche limitata. Da un certo punto di vista (condiviso da alcuni miei amici archeologi), il proliferare di falsi ha calmierato la richiesta di pezzi originali, rovinando il mercato, ma anche rendendo meno appetibile lo scavo clandestino. In un mondo ideale i falsi non dovrebbero esistere, ma le monete autentiche probabilmente dovrebbero costare il doppio se non oltre. Nel mio mondo ideale, addirittura, io farei sì, che fosse lo stato stesso a cedere il materiale numismatico ai collezionisti, qualora questo fosse superfluo e non valorizzato. L'uso collezionistico della moneta permette di apprezzarla molto più rispetto a lasciarla ammassata e dimenticata nel deposito di un museo, ma so bene che questa idea risulta difficilmente condivisibile. (chiaramente si intende di monete comuni note in numerosi esemplari).1 punto
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Ciao, queste foto sono meglio delle precedenti e cambiano molto la percezione, vista così la moneta sembrerebbe ossidata, quindi antica. Potrebbe avere visto bene L. Licinio Lucullo1 punto
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Infine gazzetta per la Dalmazia e l'Albania da 6 grammi e con leone più moderno come lo definisce il Papadopoli. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Ciao condivido in pieno ciò che dici, siccome avevo un bel pò di monete da 50 centesimi magari senza saperlo ne possedevo qualcuna di valore e senza saperlo potrei lasciarmela scappare utilizzandola in qualche pagamento1 punto
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Appena arrivato, Gran bella variante questo 2 Grani SICILAR ☺️1 punto
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Buonasera. Vorrei chiedervi per prima cosa un parere sull'autenticità (benché mi sembra che sia tutto apposto: lo stile sembra originale, le lettere ben definite e le linee di espansione ben visibili) In secondo luogo vorrei una vostra valutazione commerciale. Grazie mille.1 punto
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Per chiarire il fenomeno a chi non lo conosca, preciso che la monetazione imitativa mitteleuropea è costituita da argenti e aurei che riproducono, in maniera spesso grossolana, nominali e tipi repubblicani. Spesso vengono coniugati, in modo casuale, tipi appartenenti a monete romane differenti (si parla allora di ibridi). I rinvenimenti si concentrano in Romania, Ungheria e nella penisola balcanica. Phil Davis (Dacian and Celtic Imitations of Republican Denarii, 2004) ne ha proposto un accorpamento in 5 classi: monetazione di area geto-dacica, comprendente esemplari rinvenuti in Romania che ripetono denarî degli anni 90-70 (pochi risalenti sino al 148) e possono quindi essere datati, stimando il tempo necessario alle coniazioni per diffondersi in Oriente, al regno del dace Burebista (70-44); monetazione della Pannonia; monetazione dei Balcani; monetazione anomala; falsificazioni che, sebbene correntemente attribuite ai Celti, furono più probabilmente prodotte da altre nazioni. La monetazione della Pannonia, in particolare, è basata su tipi dei denari repubblicani di II e I secolo ed è localizzata nella zona dell'attuale Ungheria. La presenza su alcuni tipi (peraltro per il resto piuttosto fedeli ai prototipi) dell'etnico RAVIS o RAVIT ha indotto ad identificare la tribù responsabile delle emissioni con gli Eraviscii, il cui oppidum era situato nel territorio dell'attuale Budapest. L'inizio delle emissioni è situato attorno al 75, il suo termine è messo in relazione, al più tardi, con la definitiva conquista romana della Pannonia, nel 9 (al termine della guerra intrapresa nel 35). Si ritiene che i Pannoni entrarono in contatto con l'argento romano, che imitarono, tramite i mercanti che là si recavano per approvvigionarsi di schiavi provenienti dall'Europa più interna.1 punto
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Ecco un'altra banconota sovrastampata: da 5000 marchi, è stata rivalutata x10^8 a 500 miliardi La banconota è in condizioni pessime, ma qualità di stampa è davvero infima: la faccia del tizio raffigurato mi lascia perplesso ? Ho in collezione anche il biglietto postato da @Saturno , con due differenti "varietà" di numero di serie1 punto
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Non scordarti delle monete che ti girano in mano nella vita di tutti i giorni. Anche quelle hanno un fascino e una storia, e ce ne sono di molti tipi diversi.1 punto
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Buonasera @Francesco1984, questa è la seconda ribattuta testa piccola del 1818 che vedo. Ottima scelta, veramente eccezionale, hai fatto benissimo a prenderla. Queste sono monete difficilissime da trovare, in questa condizioni poi . Sicuramente non sarà costata poco, ma ci vale tutta. Ciao, Sergio.1 punto
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Ma lo sapete per caso che la tiratura delle divisionali fdc quest’anno sono state dimezzate ???1 punto
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in effetti le monete sono coniate con poca cura.. o di fretta, come se importasse solo il peso e il titolo dell'argento di cui erano composte. In particolare quelle coniate a Friesach. Quello che volevo dire è che la moneta postata da me al post 396, anche se il P - A non e' visibile mi sembra coniata con un po' piu' di cura di quelle battute a Friesach..magari è solo una mia impressione.1 punto
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Posto qui un esemplare con la sola A, tra l'altro simile a quello dell'Appendice 1 di Passera-Zub postato poco fa da @ak72 . E' comunque un'emissione difficile perchè spesso coniata con poca cura. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Erano legate insieme in mazzette con dello spago, a quel che ne so. I fori servivano per lo spago..1 punto
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Cercherò di farti notare la differenza minima fra i due La mia 1848 8 su 7 presenta il busto "più piccolo"1 punto
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Tirando le somme. Credo sia difficile stabilire la rarità assoluta di questa moneta rifacendosi solo agli esemplari apparsi sul mercato.... se non altro perché le monete di Licinio I sono meno richieste e quindi meno offerte. Ciò nonostante, sulla base delle informazioni raccolte, potremmo stabilire una rarità relativa tra gli esemplari a none di Costantino I e Licinio I di 5 a 1. Scusate, sono pensieri a “voce alta”.. magari non interessano neppure1 punto
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Il mio contributo: Piastra 1854 con 7 torrette nello stemma del Portogallo (oltre ad un "classico" leone anuro).1 punto
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Io credo che si debba tener conto di un fattore essenziale e poco indagato: coniare il bronzo era antieconomico. Teniamo conto, infatti, che Roma emetteva moneta per pagare le forniture di beni e servizi allo Stato, non per regolare il mercato della società civile, e che tali forniture comportavano soprattutto importi elevati: appalti pubblici, derrate alimentari e giochi circensi per il popolo, stipendium delle truppe (che, ricordiamolo, veniva solo conteggiato per mesi, se non per anni, e poi elargito a fine campagna). Ne consegue che gli spiccioli non erano indispensabili, per le esigenze del governo. Tanto premesso, immaginiamo cheoccorrano 1.000 denari e che uno schiavo sia in grado di battere 1.000 monete in un certo lasso di tempo. E’ evidente che per ottenere quel valore in denari basti uno schiavo solo, in assi ne occorrano 16 e in quadranti addirittura 64: il costo di produzione aumenta vertiginosamente, tenuto anche conto che lo stesso identico incremento di risorse umane si verifica anche per la preparazione dei tondelli. Ma v’è di più: esiste il problema del trasporto. Il metallo prezioso infatti non “nasce” a Roma, deve essere là trasportato. Tanto che provenga da bottini di guerra o da miniere, deve arrivare a Roma su navi mercantili e carri trainati da buoi. Nel 146 a.C., quando Antestio Gragulo emette l’ultima serie regolare di bronzi per i successivi 40 anni (RRC 219), un denario pesa circa 3,5 g, un asse circa 24 g e un quadrante circa 8 g (avviso per i tecnici: ho scritto valori mediani fra i pesi censiti oggi, non standard ponderali teorici). Ne consegue che per ottenere il valore di 1.000 denari sarebbe stato necessario trasportare a Roma 3,5 kg d’argento oppure 384 kg di bronzo ... o addirittura 512 kg di bronzo se si desiderava monetarli in quadranti. Fate voi. E considerate che gran parte del metallo monetato proveniva dal bottino di guerra (vd. Clare Rowan, Profits of war and cultural capital silver and society in republican Rome), previamente mostrato al popolo sui carri che seguivano la pompa trionfale. Ve l’immaginate trasportate via nave attraverso il Mediterraneo tonnellate e tonnellate di bronzo, per poi mostrare al pubblico romano una montagna di metallo color verde rame? Non sarebbe stata più economica, e più impressionante alla vista, una catasta di lingotti d’argento, ottenuta rivendendo in loco il bottino in bronzo (così come spesso si rivendevano schiavi e armenti sottratti al nemico)? Non è un caso che nelle società moderne le banche centrali emettano solo cartamoneta, mentre gli spiccioli siano stati “sdegnati” e lasciati a istituzioni differenti (le zecche). Gli spiccioli non servono al Governo, ma ai cittadini, per cui uno Stato privo di funzioni sociali (com'era la repubblica romana guidata dall'aristocrazia) se ne può disinteressare1 punto
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Coronato di Alfonso II, passato a questa asta una decina di giorni fa...... @Sanni, ne sai qualcosa ? ? quando inserisco monete in questa discussione, devo per forza di cose, interrogarti......ah...ahahahah1 punto
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La gens Coelia appare sulla scena politica romana nel II secolo d.C. Sappiamo da Cicerone che erano homines novi; diciamo subito che il loro nomen non ha alcunché a che vedere con il noto colle di Roma, che era Caelius e derivava il toponimo (secondo la tradizione) da Caelius Vibenna, condottiero etrusco là acquartieratosi ai tempi dei Tarquini. I nostri, invece, si chiamavano originariamente Coilius. A un certo punto della loro storia acquisirono - chissà perché - il cognomen (che in Latino, ricordo, era un soprannome) Caldus, "caldo". Infine mutarono il nomen in Coelius, forse assecondando un'evoluzione manifestatasi nella lingua parlata.1 punto
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Buonasera amici del forum, vi volevo presentare un nuovo ingresso nella mia collezione, ossia questo bel sampietrino romano ridotto, con legenda completamente punteggiata, senza firma incisore e ribattuto, sempre su un sampietrino, ma non ridotto e viste le caratteristiche dei dettagli (vista l'impugnatura a mezza luna), molto probabilmente a data 1797.1 punto
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Non so rispondere a questa domanda perché non mi sono mai soffermato su questo particolare che,tra l'altro, reputo un errore di conio... C'era una discussione in merito aperta da @favaldar,magari se riesce a recuperarla potremmo continuare li...1 punto
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Il mezzo tornese veniva spacciato per il 5 grana,mentre il 5 grana per il 3 ducati...1 punto
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