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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/10/20 in tutte le aree

  1. Ciao e buona domenica @Francesco1984, si, è stata una sorpresa, in effetti ero certo di trovare una o più stelle. Perché? Le mie ribattute, anche se non sono testa piccola, hanno entrambe le stelle.
    6 punti
  2. Sempre per Candia, la cosiddetta "moneta Grimani", spesso (come in questo caso) frutto di ribattitura su pezzi da 2.5 soldini. Moneta picassiana ma a mio avviso di grande fascino. Ex Varesi 67. Moneta di necessità da 10 gazzette (terminazione 14 gennaio 1648), Paol. 880, Mont. 168., R3 "Nel 1645 i Turchi sbarcarono in Creta ed in breve posero assedio a Candia. Il rapido evolversi si queste operazioni causò quello stato di necessità che più volte nella storia ha portato ad emissioni di monete ossidionali o comunque totalmente fiduciarie (...) nel settembre del 1647 il Capitano della piazza Giovanni Battista Grimani autorizzò il Provveditore a coniare "ferlini" (tessere con segno di valore) per sopperire alla mancanza di moneta. Questa coniazione consistette in una ribattitura dei pezzi da 10 tornesi" (R. Paolucci). "La moneta Grimani è un pezzo da 2 1/2 soldini recuso, la cui recusione ha le forme più barbare sì né caratteri che nelle figure, e fu stampata da gente inesperta nel maneggio del martello monetario (...) l'altro lato ha un orrido S. Marco in soldo che tiene lo scudo Molin, insegna del doge allora regnante (...) nel 1652 correvano ancora in Candia siffatti pezzi, e sotto quell'anno i disordini moltiplicatisi obbligarono la signoria a totalmente bandirli: "E perché in essa città s'erano formate certe monete di rame dette grimani, le quali ogni giorno mancavano di stima in riguardo dell'accrescimento che facevano di numero, si vedeva chiaramente che la continuazione delle medesime haverebbe affatto divertito il commercio alla piazza, la quale una volta finalmente sarebbe perita per necessità; fu ordinato al generale Riva che totalmente le prohibisse e che inviaasse a Venetia tutte le stampe, per troncare una cosa tanto perniciosa; la quale, conforme l'ordinario, fu incominciata con un ottimo fine in un caso di estrema urgenza." (V. Lazari)
    5 punti
  3. Non è certamente una piastra d'argento rara o una variante inedita e nemmeno una reimpressa. Si tratta di una bruttissima e piccolissima monetina in vile metallo, in bassissima conservazione. Ciò nonostante voglio condividerla con quanti (pochissimi) amano e apprezzano queste piccolissime, umili e snobbate monete Si tratta dell'ultimo mezzo tornese coniato a Napoli, (Rif. Magliocca 804) grado di rarità R3 Ovviamente il mio esemplare non è R3, ma CC (comunissima) vista la bassa conservazione.? Solo l'amico @Rocco68 può vantare un esemplare in R3 (davvero spettacolare). Sono curioso di vedere altri esemplari in conservazione simile al mio, dato che si tratta di una moneta molto molto comune.
    4 punti
  4. I miei due 1853 Magliocca 803 Caratteristica di questi dritti sono i doppi punti dopo la G..
    3 punti
  5. Buona domenica Alberto, ti ringrazio per aver apprezzato l ultima arrivata in collezione... i ramini sono comunque dei bei pezzi e anche molto rari in bella conservazione specie per Ferdinando lV...! Ho ceduto a malincuore questo bel 8 tornesi proprio qualche giorno fa essendo che non lo colleziono più il rame...
    3 punti
  6. Ohh finalmente parliamo di cose serie Tra i miei vari 4 tornesi vi presento due varianti notevolmente rare (posto solo il dritto): T 4 (4 ruotato di 90°) e 4 T
    3 punti
  7. Il tema del diritto e rovescio è molto complesso e meriterebbe studi approfonditi. Qual è il discriminante? In base a cosa decidere? Lato incudine e lato martello? Autorità emittente? Corso della legenda? Raffigurazione più complessa? A seconda del criterio le cose possono cambiare. Emblematico è il caso di Verona nel XII secolo: conia monetine con il nome della città su un lato e dell'imperatore sull'altro. Fino ad un certo periodo la scritta VERONA viene incisa sul lato di martello e poi passa su quello di incudine. Alla fine del Trecento poi si coniano i quattrini dei fratelli Antonio e Bartolomeo della Scala che hanno un nome da una parte e uno dall'altra!
    3 punti
  8. Per gli interessati a questa civiltà abbiamo nel forum qualche bella discussione, ne evidenzio alcune:
    3 punti
  9. DE GREGE EPICURI Questo bronzetto (con micro-goccia d'oro!) è molto malridotto, e pesa solo 0,35 g; diametro 12-15 mm. Ve lo mostro ugualmente, visto che quasi mai nel Forum sono state postate monete axumite. Al D, che è la parte più rovinata, si intravvede il busto reale verso dx, con una tiara sul capo e pochi residui di lettere (C..X..) Al rovescio: nella parte centrale, croce greca in un cerchio, con microscopica goccia d'oro. Attorno, la scritta nell'alfabeto axumita: TOV TO APECH TH XWPA, cioè: "questo segno sarà gradito al popolo". Il segno di cui si parla è la croce, che compare sulle monete axumite dal 330 d.C., anno della conversione del re Ezana. Questa moneta a mio parere va classificata fra le cosiddette anonime, ed è databile fra il 400 ed il 500 d.C.
    2 punti
  10. Inizio questa discussione per far vedere il nuovo acquisto della mia collezione. Si tratta, come da titolo, di un Mezzo Soldo di Carlo Emanuele II del 1650. Mi sono lasciato tentare per la sua bella conservazione che, in questa tipologia, non mi era ancora mai capitato di poter vedere e, dal vivo, è ancora meglio che in foto.. Moneta veramente piccola ed anche un po' ridotta, con un peso di grammi 0,85 comunque nella media di queste monete. Quello che non sono mai riuscito a spiegarmi in questa tipologia è il fatto di avere due tipologie monetali, il mezzo soldo del I tipo e quello del secondo, con due impronte diverse e stesse date, 1649 e 1650. Fosse solo un anno lo capirei, l'accavallarsi di un cambio di impronta, fossero due zecche diverse anche, ma stessa moneta, stessa zecca, due diametri e due pesi differenti, due impronte diverse con gli stessi anni proprio non mi convincono! Non so se qualcuno può aiutarmi, probabilmente mi sono perso qualcosa... Ora le immagini della piccolina, sperando che sia cosa gradita.
    2 punti
  11. Buongiorno a tutti, avendo una casa al pian terreno, sono sempre stato un pò preoccupato per il fattore umidità nella conservazione delle monete. Ho cercato in giro tra tutte le discussioni sul forum e ho trovato numerosi riferimenti in cui si diceva, riassumendo molto grossolanamente, che effettivamente l'umidità fa male. Tuttavia, da buon ingegnere, volevo aggiungere qualche numero a queste (in generale corrette) affermazioni. Mi sono basato sulla lettura di questo articolo: https://iopscience.iop.org/article/10.1149/1.2127403 Cerco di riassumere brevemente le conclusioni dello studio scientifico riportato sopra, che analizza per via sperimentale l'effetto di vari fattori (umidità relativa, presenza di H2S, acido solfidrico, O3, ozono, e altri inquinanti) che possono influenzare il processo di corrosione (ovvero "formazione di patine") dell'argento e del rame: - per quanto riguarda l'argento (che personalmente, al momento, è il metallo a cui sono più interessato), la rapidità di corrosione è sostanzialmente indipendente dal livello di umidità, ovvero resta praticamente costante al variare dell'umidità anche oltre 80%; - per quanto riguarda il rame, come si sa, è presente invece una sensitività molto maggiore della reazione chimica al livello di umidità. Tuttavia, un dato che mi sembra interessante è il seguente. La rapidità di corrosione resta abbastanza uniforme per tutti i valori di umidità fino al 60%, mentre poi ha un salto veramente notevole passando da 60% a 70%. Al 70% di umidità il rame si corrode più di 6 volte più velocemente che al 60%; - l'ammoniaca accelera notevolmente la formazione di patina su argento, mentre lascia abbastanza inalterata la reazione per il rame. L'ozono, che è anche sicuramente più facile da ottenere e gestire, aumenta (leggermente) la velocità di entrambe le reazioni; - (questa conclusione dovrebbe essere abbastanza ovvia). In un ambiente interno il rame si corrode 100 volte più lentamente che all'aperto; - (questa invece, forse, è interessante). L'argento si corrode più rapidamente (anche di un fattore 2 o 3) in un ambiente interno piuttosto che lasciato all'aperto. Spero che le conclusioni possano essere utili anche a qualcun altro! Saluti
    2 punti
  12. Salve a tutti,prendendo spunto dal forum dedicato a Napoli-Sicilia invito chi come me ha la passione di collezionare Regno d'Italia a pubblicare i pezzi ritenuti più belli in collezione o che riteniamo importanti,così da poterli condividere e scambiare opinioni.
    2 punti
  13. Buonasera, visto che si parla di ramini, posto anche il mio 53? Scusatemi come al solito per la qualità delle foto, io lo trovo delizioso, chiaramente sono di parte, assaiiii. ? Saluti Alberto
    2 punti
  14. È stato il primo che ho trovato.... Ma per me i pezzi veramente rari vanno presi in qualsiasi conservazione sono. E il tuo mezzo tornese @pietromoney è un gran pezzo e a me piace.
    2 punti
  15. Allora, chi rappresenterebbe San Colmano di Stockerau qualora fosse lui quello rappresentato sulla moneta con P - A ? Andiamo per esclusione. Non può rappresentare l'imperatore. E qui che è necessario specificare che gli imperatori all'epoca erano tedeschi. E quindi non prenderebbero un Santo locale per rappresentarli. Ai tempi di Massimiliano I sarebbe stato possibile, nel XII secolo no. Non può rappresentare il Vescovo di Salisburgo, perchè avrebbe usato un Santo di quella zona, così come lo avrebbe fatto il Patriarca di Aquileia, cosa che succede nel XIV secolo con Sant'Ermacora. Restano i duchi di Carinzia, di Stiria e dell'Austria. Tutt'e tre insieme no, perchè nel XII secolo sono tre ducati distinti. Quindi solo uno dei tre, ma quale? Se P - A significa Patronus Austriae sarebbe logico rispondere Austria. Restano da risolvere ancora alcune questioni. La moneta con P - A ha delle sorelle molto strette, ovvero quella postata con la sola lettera A e quelle postate senza lettere ma con l'iconografia identica. Queste due monete sono da tutti attribuite alla zecca di Friesach di proprietà dei Vescovi di Salisburgo. Tra l'altro c'è da esaminare un altro elemento ovvero il pastorale. Il pastorale è il bastone del Vescovo che è un pastore per il suo gregge di fedeli. Considerato anche che le emissioni dei successivi vescovi di Salisburgo mantengono questa iconografia direi che il personaggio rappresenta l'autorità emittente che è il Vecovo di Salisburgo per tutte le emissioni tralasciando quella con P - A. Quindi per la P - A restano due ipotesi: o è un emissione di Aquileia con il Patriarca o è un'emissione dell'Austria con San Colmano. Secondo me a favore di Aquileia ci sono alcuni fatti. Il primo che il Patriarca è sempre un pastore e il suo bastone può essere un pastorale, mentre San Colmano era un pellegrino e avrebbe un altro tipo di bastone. In secondo luogo i santi avevano l'aureola e il personaggio rappresentato non ce l'ha. E infine il fatto che i Patriarchi imitano per molto tempo le monete di Friesach tanto da provocare la protesta dei Vescovi di Salsburgo, risolta con l'editto di Enrico VI nel 1195. Comunque è sicuramente una materia che farà discutere per molto tempo ancora e in mancanza di documenti probabilmente non si raggiungerà mai una soluzione definitiva. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  16. Questo è un doppio bagattino con la targa. La moneta purtroppo ha circolato molto. Comunque sul dritto è visibile il busto di San Marco e sul rovescio una targa con l'iscrizione VENE // TI. Peso teorico 0,35 g, diametro 13 mm, rif.: Zub-Luciani 129. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  17. Questo è un quattrino da 4 bagattini. Sul dritto è rappresentata la Beata Vergine stante con il Bambino e la sigla che abbiamo già visto, R C L A e in esergo 4. Sul rovescio un leone in soldo. Peso teorico 2,82 g, diametro 21 mm, rif.: Zub-Luc 136. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  18. Ciao a tutti, secondo me siamo un po' tutti accumulatori seriali.. ? Io amavo i Francobolli avevo una bella raccolta tematica soggetto farfalle, non disdegnavo poi quelli con i castelli. Vi dirò di più, avevo un bel vaso pieno di biglie di vetro colorate e anche quelle che chiamavano Americane in ceramica colorata.. ? I Francobolli li ho regalato ad un mio nipote il maggiore, e le biglie ai più piccoli, in verità qualche biglia la tengo da parte ?. Vado un attimo OT ve ne mostro qualcuna, però poi torniamo tutti all'oggetto della Discussione. Saluti Alberto
    2 punti
  19. Proseguo: Come spesso scriveva qui nel forum il mio amico @Sanni, quando riusciva a scovarne e portarne a casa qualcuna: direttamente dall’Ungheria, Cinquina di Carlo V ricondotta nel Regno di Napoli; la moneta è estremamente rara, corretto @santone ?, a questo punto qualcosa andrebbe rivisitato. Io sono per la felice e concreta informazione sulle monete di Napoli ….. e non le tengo “nascoste” in attesa di … chissà che cosa !!
    2 punti
  20. Nell'analisi di una moneta dobbiamo prendere in considerazione alcune cose. Fra queste dove, perchè e da chi è stata coniata. Il ''da chi'' è importante perchè ci dice chi è l'autorità emittente. Questa autorità è fondamentale perchè il potere liberatorio di una moneta è dato proprio dall'autorità di chi la emette. Nella moneta con P - A sul dritto abbiamo un busto rozzo una croce a globetti sopra la sua testa e un pastorale oltre alle lettere P - A. Sul rovescio un edificio a tre torri che probabilmente è un tempio. Da qui dobbiamo risalire all'autorità emittente. La figura potrebbe essere un'imperatore, un re, un duca o conte, un vescovo, un patriarca e, perchè no, un santo. Le lettere P - A hanno sicuramente un significato. Che potrebbe essere Patriarcha Aquilegensis, ma anche Patronus Austriae o altro. Per prima cosa dobbiamo tenere conto della massima autorità che nel nostro caso è l'imperatore. Questo perchè è a lui che spetta il diritto di zecca. Un esempio di questo potere è rappresentato dalle monete di Genova che portano per secoli il nome Corrado per ricordare che proprio l'imperatore corrado diede il diritto di zecca a Genova. Ma la figura rappresentata sulla moneta che stiamo analizzando non è l'imperatore , nè un re , nè un duca. Infatti la presenza di un pastorale ci indica che la figura è un rappresentante del clero. Quindi un patriarca, un vescovo o un santo. Se dovesse essere un patriarca, la moneta sarebbe battuta ad Aquileia, che deteneva un diritto di zecca fin dal 294 concessole da Diocleziano. Se dovesse essere un vescovo, la moneta sarebbe battuta a Friesach, zecca dei Vescovi di Salisburgo. La terza ipotesi se dovesse essere un santo per la precisione San Colmano di Stockerau, sarebbe battuta in una zecca carinziana, stiriana o austriaca. Ma un santo potrebbe rappresentare l'autorità emittente? Sì e ne abbiamo un esempio a Venezia dove proprio in questo periodo San Marco compare sulle monete della zecca lagunare. Ovviamente non è proprio il santo l'autorità emittente, ma la rappresenta. Ovvero San Marco rappresenta il doge poichè non era ancora giunto il momento per il doge di esporsi in prima persona. Quindi, tornando alla nostra moneta, chi rappresenterebbe San Colmano di Stockerau? Questa è la domanda alla quale dobbiamo rispondere. E per ora mi fermo. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  21. @Gik82 direi che, sempre grazie al sito di @Orodicarta la tua banconota dovrebbe essere questa: 5 monme, feudo Hiroshima (Provincia di Aki-Geishū), 1764 RETRO: Tigre Bianca, uno dei quattro Siling (Guardiani Celesti delle Quattro Direzioni, ognuno dei quali rappresenta un punto cardinale e una stagione), rappresentazione dell'ovest e dell'autunno, in alto; subito sotto, cinque Hōjyu, gioielli propiziatori in grado di esaudire desideri, riportare la calma e dare la comprensione del Dharma (legge buddista), e che si crede contengano le ceneri del Buddha; denominazione al centro; timbro rosso circolare e nero; testo a caratteri tensho in basso.
    2 punti
  22. Buongiorno e buona domenica, approfitto del fatto che vi piacciono e ne posto un' altra, con un simpatico Cammello? Saluti Alberto
    2 punti
  23. .... mi resi anche conto quello che state per vedere: a sinistra Segovia a destra Napoli, queste 2 monete sono perfettamente uguali, stesso metodo di fabbricazione..... tranne qualche lieve dettaglio nella legenda.?
    2 punti
  24. Interessanti le pagine di R. Giuffrida (La lunga crisi monetaria del Regno di Sicilia tra Settecento e Ottocento, pp. 44-46) dove l'autore narra con date, personaggi e leggi la nascita e l'epilogo della singolare monetazione di rame a nome di Ferdinando II. Personalmente molte informazioni a me erano sconociute.
    2 punti
  25. Ecco il denario di Antonino.
    2 punti
  26. Che bella famigliola numerosa ? E' bellissimo vederli tutti assieme. E pensare che rappresentavano gli spiccioli più piccoli nelle tasche del popolo, al contrario di come avviene oggi con i bruttissimi 1 centesimo di euro che piu nessuno vuole tenere in tasca ed anche lo Stato ultimamente sta rinunciando a coniare. Per come ho impostato la mia collezione (tipologica), al momento ho solo 5 esemplari. Poi magari forse un domani potrò allargare la famiglia ?
    1 punto
  27. Per le origini, iI substrato scitico, i Sarmati, gli Alani e gli Xiongnu : "Siberia, gli uomini dei fiumi ghiacciati" e "i tesori della steppa di Astrakhan".
    1 punto
  28. Anche per "Dal mille al mille" parliamo di oggetti ritrovati nelle steppe dell'Ucraina che si affacciano su Mar Nero, ma relativi a popoli affini agli Avari : Cazari, Peceneghi, Polovcy...
    1 punto
  29. Grazie @Sirlad mi fai riaccendere la voglia di cercare e cercare ancora e ovunque, mi capulterò in chissà quale storia, ma credo che sarà bellissimo, rimango sempre con la speranza di sapere cosa sia, per il momento ringrazio di cuore. A presto
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  30. 1 punto
  31. Anche questa ha circolato molto! Gazzetta per le isole di Corfù, Cefalonia e Zante - gr 4,38 Ricordo che queste monete non potevano circolare al di fuori delle isole nominate.
    1 punto
  32. Buona domenica a tutti, io tra le mie reimpresse ne ho 2 con giglio nel taglio, 1818 testa piccola e 1818 8 su 7...! Mentre ho una 1817 con stelle e un altra 1818... per Ferdinando l diciamo che ho un debole, ho anche altre 2 1818 testa piccola una “normale” ma in alta conservazione davvero bella e poi ho la gigli invertiti in media conservazione ... testa grande oltre le Reimpresse ho la più comune e un altra bombetta molto molto bella e rara con stelle nel taglio e gigli rovesci...! Credo di non averne dimenticato nessuna ☺️☺️☺️
    1 punto
  33. @ak72 chiama le diverse bandierine ''differenziazioni stilistiche''. E ha ragione. Questi particolari rientravano nella libera interpretazione dell'incisore. Quello bravo inseriva un piccolo leone, gli altri croci, globetti o altro... Quindi più che varianti sono diversità di conio. Possono essere oggetto di una collezione specialistica che, se completa, potrebbe portare a una sequenza di coni. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  34. Be tutto no effettivamente?.. sennò entra la roba a casa e usciamo noi ahahaahaha....no cmq io nel mio piccolo mi limito a banconote e monete?,con un passato alle schede telefoniche...Anche x me la grafica.è importante,consistenza e peso,colori...saluti?
    1 punto
  35. Grazie a @demonetis per aver riesumato la discussione che non ricordavo di aver mai letto. Aggiungo un'ulteriore considerazione. Le monete coniate nel 1835/36 di per se non danno adito ad alcuna autonomia Siciliana, almeno dal punto di vista amministrativo. La legenda Regni Siciliarum Rex evidenziava l'unione tra i regni di Napoli e Sicilia sancita nel 1816. Da un punto di vista formale tra: Regni Siciliarum Rex : "Re del regno delle Sicilie" e regni Utriusque Siciliae Rex: Re del regno di ambedue le Siciliae passa poca differenza sostanziale. Il regno è sempre uno e solo uno. Mi sembra invece avesse una portata molto più rivoluzionaria la coniazione di moneta espressa in unità di conto meramente siciliane, Grani e tarì. Era la riesumazione di queste unità monetarie a mettere in dubbio l'esistenza di un nuovo regno di Sicilia (Se esiste la moneta, potrebbe esistere anche lo stato). Poichè sono noti esemplari in pessima conservazione, è plausibile che qualche esemplare sia stato asportato dagli operai di zecca per scopi fraudolenti . Non so se siano stati tanto stupidi da utilizzarli per le spese quotidiani ma probabilmente finirono in circolazione o furono usati da nostalgici dell'indipendenza Siciliana.
    1 punto
  36. La tua moneta mi piace, ma al di là di tutto, quello che conta e' che piaccia a te?. Circa la rarità o la valutazione personalmente non sono in grado di esprimermi. Ti allego, se ti fa piacere leggere qualcosa (e a beneficio anche di altri), una discussioni sulle monete di restituzione: Poi c'e' questa che parla dell'aquila sul globo, del suo significato su una moneta di restituzione di Tito per Augusto, ma un po' diversa dalla tua: Buona domenica. Stilicho
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  37. Occorre rispettare anche il regolamento. Entrando nel merito, mi pare che nel messaggio in questione non fossi neanche stato nominato. Consiglio, pertanto, per evitare spiacevoli derive di scontri pregressi di usare la funzione "ignora utente": ne guadagneremmo tutti, in termini di serenità.
    1 punto
  38. si.... @demonetis, conosco. Tempo fa, mentre scrivevo il volumetto, mi ero preso la fissa per le monete di Segovia...ne misi da parte anche qualcuna...per studiarmele....da vicino.... Volumi comprati, compresi.
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  39. Nel falso il braccio della croce di destra è più lungo di quello di sinistra il braccio inferiore è più largo degli altri per esempio
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  40. Ho continuato le ricerche per validare la mia ipotesi sul numero di medaglie emesse. Nel 1981 il Correo de Guatemala emise una serie di francobolli in omaggio della Fundancion del Centavo al POPOL VUH, bene questa emissione di francobolli conferma la mia ipotesi che furono 12 le medaglie coniate. Di seguito la serie dei francobolli con il D e R di tutte le medaglie.
    1 punto
  41. Ciao ...infatti mi hai fatto ricordare di quelle straniere...ne recuperammo un po con mio padre?
    1 punto
  42. Ci credi se ti dico che non ho lo smartphone, e il cellulare (d'epoca) con contratto a consumo lo tengo spento nella borsa da lavoro, per il solo uso in caso d'emergenza grave? Grazie alla mia scarsissima socialità, dal punto di vista della telefonia sono praticamente un fossile vivente ?
    1 punto
  43. Ho appena avuto una web call di lavoro col dott. Bisanti (giuro, uno dei miei capi si chiama così ahah) e devo fare una piccola rettifica al mio intervento precedente. Quella che vedevo come l'errore L su Y in realtà non è altro che la corruzione del punzone per la L, nella fattispecie il piccolo trattino orizzontale superiore. La stessa moneta era passata nel 2017 (allego quindi immagini migliori per una miglior valutazione dello stato di conservazione). Scorrendo il mio database, in effetti, ci sono pezzi con la L "corretta", pezzi in cui si inizia a vedere la progressiva rottura del punzone via via fino a questo. Devo ragionarci su, ma se la mia idea è corretta, ho trovato un nuovo marker per lo studio della successione dei conii, un'idea che mi ronza in testa da anni ma che mi fa un po' paura e infatti ancora non l'ho affrontata. Adesso però che ho a disposizione centinaia di immagini, ovviamente non tutte utilizzabili per i motivi che conoscete, potrei mettere giù qualcosa. Purtroppo il fatto che i punzoni si deteriorassero rapidamente e venissero sostituiti con frequenza rende il tutto ancora più maledettamente complicato. Nella fattispecie, per esempio, non posso dire che un bisante con L sia inequivocabilmente precedente a uno con L/Y, perché potrebbe benissimo essere stato sostituito dopo la rottura. In tal caso, questo nuovo marker non sarebbe tra i fondamentali (che sono, ad oggi, PRAFS invece di PRAES, le ali e l'inclinazione del genio, la posizione del 1570, i distanziamenti tra le lettere, numero e posizione dei trisceli e pochi altri, oltre ovviamente a quelli imprescindibili, ovvero le reali varianti I / I F e PRAESIDIO / PRESSIDIO). Insomma un lavoro immane e che forse non porterà a nessuna soluzione, ma che mi intriga molto e che prima o poi voglio seriamente affrontare.
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  44. IL MARESCIALLO E LE MONETE RUBATE Il nuovo Maresciallo, Comandante della Stazione dei Carabinieri del mio paese C***, si presentò alla popolazione il 4 Novembre, Festa della Vittoria, giorno molto importante e sentito dalla popolazione e che richiamava sempre Autorità, ex Alpini, Carabinieri in congedo, ed una folta rappresentanza della Curia. Quando l'Alfetta si fermò sulla piazza, centinaia di occhi curiosi scrutarono per vedere come fosse il nuovo Rappresentante dell'Ordine. Non fu un bel vedere, perché il Maresciallo Vitaliano Lapaglia era un omone obeso e ansimante che fu estratto a stento dall'abitacolo, grazie alla prestanza dell'Appuntato e del Brigadiere. Durante la cerimonia, strozzato dalla divisa, con i bottoni gementi per lo sforzo, fu preso di mira dai piccioni, che dal campanile planavano invariabilmente sul suo cappello e sulle mostrine, cosa che creò una crisi isterica al malcapitato, che sempre più paonazzo ed incavolato, continuava a sbracciarsi ed a urlare contro i volatili. Dopo questa figura ridicola, le prime decisioni che prese per salvaguardare l'Ordine Pubblico, furono: portare l'Alfetta in carrozzeria per allungare i “binari” dei sedili anteriori, così da poter entrare, ed in seguito, cominciare una lunga diatriba con il vecchio Parroco, perchè non faceva il possibile per evitare la piaga dei piccioni. Il Paese era tranquillo, a memoria d'uomo non si era mai verificato un omicidio, i furti erano pochi, tutto si riduceva a qualche diatriba familiare ed alle liti tra vicini. Quindi Vitaliano si poteva dedicare alla sua passione viscerale (in tutti i sensi): mangiare, mangiare, meglio ancora se a “scrocco”. In paese ormai, lo chiamavano “Sergente Garcia”, tutti erano al corrente di queste sue abitudini goderecce, ma essendo un'Autorità, erano mezze parole, qualche epiteto, qualche battuta salace. Con il tempo diventammo amici, perchè in fondo era un bonaccione che chiedeva alla vita soltanto di non avere dei “casini” e dedicarsi a soddisfare le sue insaziabili papille gustative. A tutte le questioni cercava di applicare il “Metodo Lapaglia” che consisteva nell'appianare ogni lite o piccolo reato, evitando denunce, querele e cercando di comporre le diatribe con blandizie, minacce velate, mezze parole, accompagnate da una mimica faciale inconfondibile: stringere le labbra grassoccie a forma di “culo di gallina” (il cosiddetto “aumma aumma” alla maniera di Totò) . Il metodo funzionava e, naturalmente, il Maresciallo aveva il suo tornaconto alimentare: salami, salcicce, forme di formaggio ed in periodo di Festività anche capponi e porchette! §§§§ Ebbi modo di toccare con mano il “Metodo Lapaglia” poco tempo dopo. Avevo preso nella mia cassetta di sicurezza in Banca, un album contenente Marenghi e Sterline ed avevo aggiunto delle monete Sabaude e del Regno, in vista di uno scambio con un mio amico Numismatico Professionista, che avrei ospitato per un paio di giorni a casa mia. L'appuntamento saltò per motivi di salute del Professionista. Avevo prenotato una cena in un noto Ristorante della zona e non volendo disdire, andai con mia moglie, scusandomi per l'assenza del mio ospite. Al ritorno, in tarda notte, trovai la casa svaligiata e... naturalmente le monete erano sparite! Telefonai alla Stazione dei Carabinieri e poco dopo si presentarono a casa mia il Maresciallo e l'Appuntato, assonnati e incavolati, per procedere ai "rilievi" ( cioè dare un occhiata sommaria al disastro ). Il Maresciallo con fare grave, tra uno sbadiglio e l'altro, sentenziò lapidario: “ E' un furto! “. Consegnai le fotografie delle monete e non dormii per qualche notte, pensando di aver perso gli amati tondelli per sempre. Dopo qualche mese invece... fui convocato alla Stazione dei Carabinieri! Ero impaziente, passavano i minuti, quando finalmente l'imponente figura del Maresciallo si stagliò sul vano della porta: “ Era “La Stampa” Dottò... abbiamo svolto un grande lavoro... preso il delinquente, recuperata la refurtiva, ehh.. adesso anche i giornali sanno chi è il Maresciallo Lapaglia! Vieni a vedere le tue monete!”. Le monete erano poste in una scatola di cartone ed erano una meraviglia, Scudi di Genova e di Venezia d'argento, molte monete d'oro che non avevo mai toccato con mano. Ero come rapito, ma mi svegliò la voce del Maresciallo: “ Dottò, metti 'na firma qui, ti prendi le monete e Noi, Dico NOOOI ci troviamo una sera in quel Ristorante che tu BEN conosci !”. Lo guardai sconcertato, aveva un sorriso a 32 denti ed azzardai timidamente: “Il problema, caro Vitaliano è che le monete non sono mie e quindi non le posso prendere!” . Oddio, La..paglia prese fuoco! Il viso del Maresciallo avvampò, passando a varie tonalità di Rosso; quando arrivò al fantozziano Rosso Pompeiano, cominciò a gridare fissandomi intensamente con i suoi occhi porcini: “Io che ho risolto il caso trovando il delinquente e recuperando il maltolto...Io che il Colonnello mi ha proposto per un Encomio...Io che sono stato intervistato dai giornalisti! Cosa dico a Tutti? Che mi sono sbagliato? Ma vattenne!!! “ E lasciò ricadere la sua pesante mole sulla poltrona che emise dei gemiti sinistri. Feci per andare via, quando Vitaliano mi apostrofò: “Dottò chi nasce fesso...muore fesso!”. Mi tolse il saluto, nei mesi seguenti cercai invano di avvicinarlo, ma lui era “ 'na capa tosta ” e svicolava. Usai l'unica arma che poteva avere successo: un invito in quel famoso Ristorante della zona. Tra una portata e l'altra, buttai l'amo: “E le monete ?” Mi guardò di traverso :“ Non ti dico niente perchè chi nasce...” “ Eh no, adesso basta! Chi nasce cesso... muore cesso! Ti sei guardato? Non sei il sosia di Paul Newman!!”. L'amicizia era rinata ed è forse la cosa più importante di tutta la storia. Posto la tipologia di una moneta che era parte della refurtiva: Scudo Largo – Rep. Di Genova ( immagine dal web: Ex Asta Varesi N.60 ) Ciao a Tutti cari Amici, e Grazie a chi avrà la pazienza di leggere questa storia. Beppe
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  45. CICCI' ED IL REGALO DI NATALE PREMESSA: Ciccì era cambiato. Quell'uomo elegante, con i baffetti da sparviero, i capelli neri ed impomatati con la Brillantina Linetti, era improvvisamente invecchiato e sembrava un clochard. Barba di una settimana, capelli arruffati e quel sentore di Acqua di Colonia sostituiti da effluvi di sudore non proprio gradevoli. Nel quartiere tutti sapevano il motivo e cercavano di aiutarlo perchè era veramente una brava persona: chi lo invitava a pranzo, chi gli lavava la biancheria, chi cercava di distogliere quegli occhi fissi e lontani con battute spiritose. La luce si era spenta qualche mese prima, quando aveva trovato l'anziana Netina, governante, nonna e mamma adottiva, riversa sul letto, con il rosario in mano e gli occhi cerulei e spenti rivolti al cielo. L'arrivo di Rosita, che aveva affittato l'alloggio della povera Netina, ebbe lo stesso effetto della mitica “Bocca di Rosa” nel paesino di Sant'Ilario. Era lo stereotipo della vera spagnola: capelli lunghi e scuri, formosa e piena di vita, dotata anche di una simpatia debordante. Naturalmente tutte le donne del vicinato diventarono sue nemiche irriducibili e le voci, dapprima sussurri, divennero un fiume in piena. L'attività ufficiale di Rosita era quella di cuoca in una trattoria della zona, quella a tempo perso sarta, quella notturna era avere un certo movimento di uomini nella sua abitazione... Fumava con eleganza e assiduamente sigarette americane “Astor” e quindi era sovente nella nostra Tabaccheria, allietando con la propria “verve” i vari clienti che, con la scusa di dover compilare la schedina del Totocalcio, erano ormai diventati stanziali e aspettavano sempre la sua apparizione. Mia mamma comprese che la Rosita si stava “allargando” perchè sovente portava dei piatti prelibati e chiamava mio padre “Baffetto”. Risultato: piatti prelibati nell'immondizia e mio padre relegato nel retrobottega non appena la Rosita usciva di casa. Per Ciccì, la Rosita fu il miglior ricostituente. Ritornò più vivo e splendente di prima. Si era innamorato pazzamente. Nonostante i vari tentativi di “farlo ragionare”, niente da fare, Ciccì era un caso disperato, in quanto aveva deciso di fidanzarsi con Rosita. Il periodo era favorevole, mancava poco al Natale...quindi era inevitabile una puntata nell'Orificeria di “Rotella” per comperare un anello. “Rotella” era un numismatico, chiamato così perchè se gli portavi un orologio da riparare, lo guardava con la lente, lo scuoteva e invariabilmente diceva: “ Si è rotta una rotella!” Mio padre gli aveva spiegato il “caso umano” e gli aveva riferito che Ciccì ultimamente collezionava marenghi e quindi...tutto era pronto. Primo vassoio con anelli con diamante, secondo vassoio anelli con zirconi. Ciccì era completamente nel pallone. Quelli con diamante troppo cari, quelli con zirconi troppo da poveracci. “Rotella” tirò su il sopracciglio e fece un cenno a mio padre: “Poca roba, qualche moneta, qualche MARENGO (alzando la voce)...vieni nel retro! “ Ciccì abboccò come una trota all'amo. Nel vassoio vi era un florilegio di marenghi, tra i quali uno molto bello di Carlo Felice. Nella mente di Ciccì qualcosa si sbloccò. Comperò il Carlo Felice e poi...essendo quasi in bolletta, l'anello con lo zircone! Rosita non prese molto bene il regalino, il fidanzamento andò a monte e Ciccì ritornò in depressione. EPILOGO: Poco tempo dopo Ciccì, che era molto scaramantico, disse a mio papà che la moneta gli portava sfortuna e che se la voleva, gliela la cedeva al prezzo di costo. Conservava i marenghi a mollo in un vasetto di ceramica con fiori di plastica. Era un'altarino con alle spalle l'effige della Madonna, talismano adatto ( diceva lui) a tenere alla larga i ladri. E' cosi che la moneta è finita nella raccolta di famiglia. La Rosita sparì improvvisamente nottetempo. Qualcuno disse che aveva fatto innamorare un imprenditore che la portò con lui in una villa sul Lago di Como, altri che aveva perso la testa per un saltimbanco del Circo che sostò qualche giorno nel nostro Paese. Sicuramente lasciò molti rimpianti in quelle persone che mai avevano pensato di trovare “il Paradiso al primo piano” e grandi sospiri di sollievo “delle cagnette a cui aveva sottratto l'osso “. ( Grande Faber un modesto tributo nel ventennale della tua morte, da chi ti ha amato e ti considera il più grande poeta dei nostri giorni ) Questa è la moneta: Buon Anno a Tutti!
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  46. LA CASSAFORTE INVIOLABILE PREMESSA: è una storia famigliare che mi ha insegnato molte cose. Che bisogna badare più agli affetti che alle cose e che siamo dei granelli di sabbia sulla spiaggia e non sai mai dove ti porterà il vento. Lo chiamavano “Bugher”, né lui né i famigliari hanno mai saputo il perchè, forse era un suono onomatopeico che ricordava il ringhio dei mastini. Alto, tutto nervi, occhi a spillo penetranti che qualche volta diventavano cattivi, naso a punta e un modo di atteggiarsi brusco fino al limite dell'arroganza. Era fratello di mia nonna Assunta e nella vita ne avevano passati di tutti i colori. Mezzadri in una grande cascina di proprietà di un Marchese, pativano la fame, anche perchè ad inizio Novecento si diffuse la Filossera, un insetto che distruggeva le viti. Bugher aveva appreso che l'innesto della vite americana poteva salvare le viti autoctone e quindi, raccolti i pochi risparmi, si imbarcò per l'America. Dopo un lungo peregrinare, arrivò in California, dove grazie al commercio dei vitigni americani ( refrattari a questa malattia ), divenne ricchissimo. Però era solo e sentiva la nostalgia delle sue colline. Ritornò accolto dalla Banda del Paese, sia perchè aveva salvato i vitigni delle Langhe, sia perchè, un uomo ricco deve essere sempre blandito... Le prime cose che fece fu comperare tutta la Tenuta del Marchese e chiedere al Sindaco quale fosse la più bella ragazza del posto. Naturalmente la sposò e l'unione fu allietata dalla nascita di due figli: Gepìn ( che ho già ricordato in una storia precedente ) e Gilda. Però i soldi non comprano tutto, soprattutto gli affetti. Bugher girava in Paese con una macchina americana con le pinne sul retro, cappello da Texano e continuava a fare affari come commerciante di vini...intanto i soldi davano alla testa ai figli. Aveva fatto installare in cantina una cassaforte enorme, perchè aveva sempre bisogno di liquidità per i suoi affari. Nel frattempo, in famiglia il clima era sempre più teso: i due figli erano in aperto conflitto su ogni minima cosa. Gepìn si sposò, lasciò la casa di famiglia e rilevò l'azienda dello suocero. Gilda invece continuò a lavorare con il padre nel campo dei vini, sempre acida ed in conflitto con il fratello. Bugher morì ad inizio anni '60. All'apertura del testamento si scoprì che il Padre aveva lasciato quasi tutto al figlio maschio. Cominciò un contenzioso legale durato decenni, con tutte le proprietà poste sotto sequestro e soprattutto la cassaforte con i sigilli. La moglie di Bugher diceva che era strapiena di soldi perchè dovevano fare un grande affare in quei giorni. Finalmente ad inizio anni '90 (!), ci fu un accordo e si aprì la cassaforte. Conteneva 66 milioni di Banconote ( inizio anni '60 erauna cifra notevole). Tutte inservibili perchè ormai "fuori corso". EPILOGO: Mio padre arrivò dal cugino Gepìn prima che, in un impeto di rabbia, desse inizio al grande falò delle Banconote ormai inutili. Cercò di “ragionarlo” in tutti i modi, dicendo che potevano avere qualche valore. Niente da fare. Prima che Gepìn andasse a prendere la benzina, arraffò qualche manciata di banconote e le mise in tasca. Poi cominciò lo scempio: si levarono delle alte fiamme e un fumo spesso che avvolse tutto e soprattutto l'egoismo e l'avidità degli attori di questa commedia umana. Ciao Beppe ( scusate la lunghezza ed un po' di poesia! ) P.S: non so quali sono le Banconote arraffate da mio padre e la collezione di Banconote di famiglia devo ancora catalogarla, quindi posto due tipologie che potrebbero essere coerenti. Chiedo aiuto agli esperti quale tipologia di taglio alto fosse usata fine anni '50 - inizio '60. Dal web ho scelto queste:
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