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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/20/20 in tutte le aree
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Tra il 1396 e il 1474 la città di Scutari fu sotto il dominio di Venezia. Durante queto periodo furono coniate nella zecca di Cattaro monete per Scutari. Anche se non fu coniato nella zecca di Venezia, il grosso qui illustrato può interessare chi vuole conoscere la storia monetaria della città lagunare e dei suoi domini. Scutari Grosso con sigla B - C (Bertucci Civran Conte e Capitano dal 1437 al 1439) D/ S STEFANVS SCVTARENSI +, S. Stefano stante R/ S MARCVS VENETIARVM 7A, leone in soldo Peso: 1,05 g Diametro: 21 mm Rif.: Paolucci 788; MIR 412 (questo esemplare illustrato). Arka Diligite iustitiam5 punti
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Avvistata casualmente dal vichingo Bjarni Herjolfsson verso il 986 e poi esplorata dal figlio di Eric il rosso, Leif Erikson verso il 1000, la vichinga isola di Vinland, oggi Terranova, è parte del Canada, prossima al Quebec . Il Canada diventa francese nel 1534 con J. Cartier e nel 1605 S. De Champlain vi costituisce la colonia di Quebec . La guerra europea dei 7 anni (1756-1763) viene anche combattuta, come guerra 'Franco-Indiana', in Canada tra Francia ed Inghilterra . Nel 1759, dopo altri infruttuosi tentativi di attacco alla città di Quebec, le truppe inglesi del generale Wolfe, risalendo una ripida scogliera, attaccano la città difesa dai Francesi al comando del marchese di Montcalm ed i 2 eserciti si affrontano con le fanterie schierate nella vicina piana di Abraham . E' probabilmente folcloristica leggenda che nel frangente Montcalm dicesse all'avversario 'a voi il primo colpo' , ed i fucilieri inglesi spararono . E' storia che, principalmente per il fuoco massiccio e ben coordinato dei fucilieri inglesi, in capo a poco più di 1 ora i Francesi persero rovinosamente la battaglia ed a seguire Quebec e poi l'intero Canada : dei 2 comandanti in campo, Wolfe cadde durante la battaglia e Montcalm morì il giorno seguente per le ferite riportate . I 2 re per i quali si combattè quel giorno a Quebec, erano il re di Francia Luigi XV (1710-1774) ed il re di Inghilterra Giorgio II (1683-1760) . P. S. la 'leggenda' riportata è ricordo della lontana lettura di un libro su quella guerra Franco-Indiana : la fonte non posso citarla, come a suo tempo non ho citato, per danni, il poco professionale traslocatore che danneggiò irrecuperabilmente una scatola che, con altri, quel libro conteneva .4 punti
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Posto alla rinfusa le mie dalmatine: Sebenico (bagattino) e Cattaro (grossetto e bagattino), tutte molto brutte lo ammetto ma ci stanno. Se non ricordo male Sebenico fu coniata da Venezia, mentre Cattaro zecca locale.3 punti
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Buon pomeriggio, posto una scheda telefonica con numero di pubblica utilità della Polizia di Stato, la trovo veramente interessante. Saluti Alberto3 punti
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1936 INDOCINA FRANCESE 50 centesimi di Piastra, arg. 9003 punti
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Rari sono questi Carlini con lettera P nel campo: Carlino: Ferdinando I (Don Ferrante) 1458-1494. Carlino Ag. (27mm, 3.57 g, ). Zecca di Napoli; Salvatore da Ponte, Maestro di Zecca. Emissione 1460-1461. D/ Stemma R / R Ferdinando seduto su trono con protomi leonine, Sul capo indossa la corona e regge fra le mani scettro e globo crucigero. Riferimenti :Pannuti-Riccio 21e; MIR 72/5; MEC 14, 953. da asta elettronica CNG n°459 lotto n°596 Salutoni odjob2 punti
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Se dovessi dirti, ammesso e non concesso che sia Volusiano, mi sembra di vedere qualcosa anche sul rovescio: Mi sembra di vedere una "T" a ore 1 e due lettere a ore 4 e ore 5 che leggerei come "B" e "L" Alla luce di ciò avrei pensato ad una FELICITAS PUBL, quindi RIC 205 Che ne pensi? Pareidolia? Ciao da Stilicho2 punti
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Dai, è falsissima. Basti confrontare il bordo (pressoché assente) e la perlinatura (del tutto difforme), per non parlare del resto.2 punti
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Il Telelavoro : allora pochissimo diffuso ma che ora è di grande attualità: moltissimi Uffici e Aziende sono ricorse al Telelavoro durante questa pandemia per limitare i contatti tra le persone. L'altra scheda ricorda il Motorshow, un avvenimento allora molto seguìto, con l'immagine del campione Valentino Rossi.2 punti
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Torniamo a Merano. I grossi tirolini si distinguono per il simbolo che divide le parole COMES TIROL. Ecco due grossi di Mainardo II (1274-1295). Il primo ha come simbolo un alberello (rif.: Rizzolli M 117) e il secondo una croce (rif.: M 125). Arka Diligite iustitiam2 punti
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Anche se all'epoca non ero più esattamente un bambino anch'io mi sono avvicinato inizialmente a questo collezionismo per curiosità, raccogliendo le schede abbandonate quando mi capitavano, ma quello che maggiormente mi attirò in seguito era la gran varietà di stili e tecnologie utilizzate oltre le emissioni italiane. _____________________________________________________________ In certi paesi esistono delle schede fittizie con chip non utilizzabili, fatte apposta per i collezionisti, ma quelle secondo me non hanno senso perchè sono solo figurine di palstica. Quindi concludo la serie "paradisi della cartofilia dove le schede continuano ad essere usate ancora oggi (infilandole nei telefoni)" con Croazia, Bulgaria, Grecia: Serbia e Turchia: E a mio avviso la più bella di tutte, Spagna:2 punti
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Salve nikita_ secondo il mio parere basta fare una riflessione per quale motivo mi hanno proposto alla pari una moneta SPL con una MB vuol dire che è una particolarità mai vista prima,se fossi io mi terrei la mia in MB quella SPL la potrai trovare in futuro quando vuoi la tua non so se ti possa capitare un'altra volta.2 punti
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Indocina francese ho provato a togliere lo sfondo con Gimp ma il risultato è pessimo2 punti
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The Empire of Japan: Showa 11 (1936) 5-sen...2 punti
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2019 - Pennsylvania La seconda moneta del 2019, dedicata allo stato della Pennsylvania, tocca un argomento di straordinaria attualità: la ricerca di un vaccino contro quella che, fino a poche decine d'anni fa, era una delle più terribili malattie che potessero colpire soprattutto l'infanzia... la poliomelite. Ricerca culminata nel 1953 con la scoperta del vaccino da parte del Dr. Jonas Salk e del suo team. La malattia infettiva, fino a quel momento, colpiva migliaia di persone, in maggioranza bambini. Questo aspetto la rendeva ancora più subdola e odiosa. Il virus si annidava nelle feci, nel catarro e nella saliva. Colpiva il midollo spinale e i polmoni; in molti casi era mortale. Il marchio indelebile del suo passaggio era la deformazione e la paralisi di braccia e gambe: molti malati non erano più in grado di camminare senza stampelle o tutori in ferro. Si pensò che fosse stato colpito dalla malattia anche il presidente americano Franklin D. Roosevelt (si scoprirà poi che era invece un'altra forma di paralisi), che per finanziare lo studio di un vaccino lanciò una raccolta di fondi, chiamata The March of Dimes, di cui anche noi abbiamo parlato in un'altra discussione Dall'inizio del '900 le epidemie di poliomielite erano sempre più ravvicinate e sempre più letali, soprattutto d'estate. Il picco si verificò nei primi anni '50, quando nei soli Stati Uniti si registrarono fino a 50.000 casi. Ed è qui che entra in gioco Jonas Salk. Nato a New York il 28 ottobre 1914 da una coppia di emigrati russi di origini ebraiche, Salk si laurea nel 1939 alla Scuola di medicina dell’Università di New York e individua nella virologia un campo di frontiera. Per sua fortuna si trova nel posto giusto, al momento giusto. Dopo due anni di tirocinio nel prestigioso Mount Sinai Hospital, ha la possibilità di lavorare al fianco di uno dei pionieri dei vaccini: il medico Thomas Francis Jr., all’epoca impegnato a isolare il virus dell’influenza. Quando Francis decide di trasferirsi all’Università del Michigan, Salk lo segue. Nel 1943, i due riescono a mettere a punto un nuovo tipo di vaccino contro l’influenza. Salk fa tesoro delle ricerche sull'influenza, quando pochi anni dopo affronta da solo la sfida alla poliomielite. Nel 1947 è chiamato all'Università di Pittsburgh, con il compito ambizioso di organizzare un moderno laboratorio dedicato ai virus. Ed è proprio qui che Salk inizia la sua corsa al vaccino anti polio. Le sue ricerche attirano ben presto l'attenzione della Fondazione nazionale per la paralisi infantile (quella della March of Dimes), che inizia a sostenerlo con ingenti finanziamenti. Durante la fase di sperimentazione, Salk può giovarsi delle ricerche di tre medici, John Enders, Thomas Weller e Frederick Robbins, che nel 1949 erano riusciti a far crescere in laboratorio il virus della poliomielite in culture con vari tipi di tessuti. L'annuncio ufficiale della scoperta del vaccino arriva il 12 aprile 1955 in una gremita conferenza stampa tenuta da Francis all'Università del Michigan di fronte a scienziati, giornalisti e telecamere. In breve tempo, Salk diventa un personaggio pubblico e popolare. Di lui e del suo vaccino parlano tutti. I giornali, le televisioni e i notiziari alla radio se lo contendono per le interviste, e sulla sua impresa l'industria di Hollywood pensa addirittura di girare un film. Salk stesso, in un'intervista rilasciata alcuni decenni dopo, riconosceva che gli americani di quegli anni ricordavano almeno due eventi: il vaccino antipolio e l'assassinio di Kennedy. Salk era animato da un genuino spirito umanitario, che lo aveva guidato fin dall'inizio nella sua scelta di intraprendere la carriera di scienziato. Questo atteggiamento si rispecchia nella sua decisione di non brevettare il vaccino, lasciando a disposizione di tutti la sua scoperta. Poco dopo l'annuncio del 12 aprile, a un giornalista che in un'intervista televisiva gli chiedeva il perché di questa decisione, Salk risponde senza esitazioni "Si può forse brevettare il sole?" Il senso del lavoro di Salk è tutto racchiuso in una sua citazione, scolpita nella pietra del suo Istituto: "La speranza sta nei sogni, nell'immaginazione e nel coraggio di coloro che osano trasformare i sogni in realtà". Jonas Salk è morto il 23 giugno 1995, a chi volesse approfondire il discorso sulla sua vita e i suoi studi basterà digitarne il nome in un motore di ricerca per trovare decine di siti dedicati. La moneta che celebra la lotta contro la poliomelite, disegnata da Richard Masters e incisa da Joseph Menna, raffigura la concezione di un artista del virus della polio a tre diversi livelli di ingrandimento, insieme alla sagoma di un microscopio, che rappresenta la vasta ricerca condotta per sviluppare una cura per la malattia. Il disegno è completato dalle iscrizioni UNITED STATES OF AMERICA - POLIO VACCINE - 1953 - PENNSYLVANIA. Tiratura di 372.250 esemplari per Philadelphia e 347.375 per Denver, tutti con finitura FDC, mentre a San Francisco sono state coniate 85.839 monete con finitura proof su entrambe le facce, e 36.337 con finitura proof solo al rovescio. petronius2 punti
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Salve a tutti. Ecco la prima savoiarda del anno! Decentrata, con debolezza di coniatura, e non se legge bene le sigle del zecchiere. Ma l'ultima lettera sembra essere la parte bassa d'una B. Dunque forse la sigla TB. Che pensate? Grazie.1 punto
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Maurizio Ganz e Faustino Asprilla, che spettacolo! Mi avete fatto tornate indietro di almeno vent'anni. Magari le schede non valgono più ma i ricordi che evocano sono impagabili! Grazie per questo post.1 punto
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@Rocco68 anche io ho un'altra piastra 1798 con corona rigata e 9 torrette.1 punto
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Ma che giro fanno le monete..... dovrebeb essere la stessa fotografata sul Manuale, al n. 665, pag. 364 dell'asta Negrini del 20 aprile 2018, lotto 2051.1 punto
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Conviene che tu decida la tua offerta massima e la inoltri alla casa d’aste. Comunque, per quel che mi riguarda, non è una moneta da 1000 e passa euro. Considerando, però, l’estrema vivacità dell’odierno mercato numismatico, tutto può essere...1 punto
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@NorbertV Il mio pensiero (di semplice appassionato): - Sul prezzo di una moneta incidono vari elementi: stato di conservazione, rarità, “pedigree”, spinta del mercato, nome del venditore, guadagni, tipo di vendita…..(e certamente ho dimenticato qualcosa). - Sono due monete entrambe molto belle. I prezzo sono alti (almeno per le mie tasche) , ma onestamente io non sono in grado di dirti se proporzionali al valore della moneta. Comunque, forse converrebbe fare un confronto con altre monete simili di altri venditori. Ma poi, alla fine quello che conta è cosa ti dice la moneta: e’ lei che chiama te. Certo, buttarsi allo sbaraglio no (non parliamo di cifre piccole), ma seguire il richiamo sì? Buona serata da Stilicho1 punto
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Buonasera..4 schede dedicate a padre pio..le prime due sulla beatificazione la terza rappresenta il convento dei frati cappuccini di san Giovanni rotondo e la quarta la CASA SOLLIEVO DELLA SOFFERENZA1 punto
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Buonasera a tutti, mancava in discussione, il mio 3 Cavalli 1790 SICI. Molto circolato, ma piacevolmente in Collezione Litra68.. ? Saluti Alberto1 punto
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Scusate @CdC, ma questo thread non andrebbe postato nella sezione dedicata ad altre forme di collezionismo, dal momento che non ha alcuna attinenza con la numismatica?1 punto
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In entrambi gli esemplari il tondello interno non è perfettamente centrato (non sono doppi bordi/"stelle decentrate"...), sfortunatamente rientrano ampiamente nel margine di errore della zecca. La seconda moneta non è slovena ma slovacca1 punto
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Buongiorno a tutti, una scheda telefonica(se è corretto chiamarla così) particolare, credo un omaggio di una nota marca di detersivi, utilizzabile sia da telefono pubblico che da privato. Saluti Alberto1 punto
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Buongiorno a tutti, Continuo con il Mezzo tornese del 1852 Riferimenti : Magliocca 801, Pagani 475/b, D'Incerti 424/a Senza punto dopo FERD e HIER Simbolo stella a 6 punte, Peso grammi 1,48 Rarità : Comune.1 punto
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Buonasera, @mariarosaria, una curiosità, non riesco a vedere bene il rovescio del cavallo a Sx. Tu che le hai in mano mi sapresti dire se il simbolo che sta in mezzo alle due colonne è identico su entrambe? Saluti Alberto1 punto
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tieniti la tua che e' abbastanza rara,forse unica con quel puntino!1 punto
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Da tempo sappiamo che i Vichinghi, un tempo associati quasi esclusivamente alla navigazione nei mari del nord o alle scorrerie e ai saccheggi ai danni delle vicine Isole britanniche, non furono in realtà un popolo di rozzi pirati, ma sapevano anche apprezzare i lussi e avevano abitudini, quali la cura e l’igiene del corpo, ignorate, nella loro epoca, dai popoli ritenuti più ‘civili’. Si ignorava, tuttavia, che i loro interessi commerciali fossero rivolti anche verso il lontano Oriente. Da una ricerca, durata quattro anni, di Marianne Vedeler, professore associato presso il Museo di Storia Culturale dell’Università di Oslo, apprendiamo che i Vichinghi norvegesi mantennero intensi rapporti commerciali sia con la Persia che con l’Impero Bizantino, in particolare per quanto riguardava l’importazione della seta. Una rete di operatori economici trasportava il prezioso tessuto verso i paesi nordici, attraversando una estrema varietà di luoghi e di culture, tanto da tracciare una vera e propria seconda ‘via della seta’, precedente a quella che abbiamo conosciuto grazie al ‘Milione’ del nostro Marco Polo. Già nella nave di Oseberg, un drakkar datato all’834 d.C. e riportato alla luce quasi cento anni fa, furono trovati più di cento piccoli frammenti di seta, i più antichi rinvenuti in Norvegia, senza immaginare che questo materiale provenisse addirittura dalla lontana Persia. Inizialmente, fu ritenuto trattarsi di brandelli di stoffe o paramenti cristiani, frutti di saccheggi di chiese o monasteri in Inghilterra o in Irlanda. Invece, altri resti vennero ritrovati in varie località dei paesi nordici: a Gokstad, nella contea di Vestfold; a Sandanger e Nedre Haugen, nella contea di Ostfold. L’ultima scoperta, in ordine di tempo, è stata fatta due anni fa a Ness, nella contea di Nordland. Il più alto numero di sepolture con resti di stoffe di seta è stato trovato a Birka, nella regione Uppland, a pochi chilometri da Stoccolma. La maggior quantità di seta è stata comunque trovata a Osenberg”, afferma la dottoressa Vadeler. “Quindici diversi tessuti e ricami; molti di questi tagliati in strisce sottili e forse utilizzati per l’abbigliamento”. La seta di Osenberg è tessuta con una tecnica particolare, il samitum, un sofisticato metodo praticato in Oriente, e più precisamente in Persia. Risultano visibili dei motivi religiosi, come un Shahrokh, un uccello che nella mitologia persiana fungeva da benedizione regale, in combinazione con foglie di trifoglio, simbolo che richiama il culto di Zoroastro. E’ abbastanza curioso – per così dire – che queste immagini religiose e mitologiche di paesi tanto diversi venissero apprezzate per i luoghi di sepolture pagane nei paesi nordici. In Oriente, la seta aveva una forte valenza simbolica, essendo associata al potere e alla forza. Esisteva quindi una varietà di qualità differenti di tessuto a seconda dei gradi gerarchici di chi indossava i vari capi d’abbigliamento e a Bisanzio vigevano severe leggi sulla esportazione della seta. Alcuni tipi di seta erano comunque riservati per doni a diplomatici di paesi stranieri. Molto probabilmente, però, secondo la ricerca, in Scandinavia giungeva seta di qualità inferiore alla media. Sulle modalità di trasporto di questo prezioso materiale si può supporre che siano avvenute risalendo i fiumi russi con navi mercantili provenienti da Bisanzio e dalla Persia. Le due aree di massima distribuzione dovettero essere la Turchia, in particolare l’antica Miklagard o Costantinopoli (l’attuale Istanbul), e la Persia, da cui si attraversava l’Europa centrale fino alla Norvegia risalendo il Dnepr, via principale da Costantinopoli e il Volga per quanto riguardava il collegamento con il Mar Caspio. http://gaianews.it/scienza-e-tecnologia/archeologia/i-vichinghi-importavano-seta-dalla-persia-47706.html#.XsIHR3nOM0M Frammenti di seta rinvenuti nella nave di Oseberg1 punto
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L' AMICO FRITZ Una vecchia foto ingiallita dal tempo e piegata in metà, una serie di bambini schierati su una scalinata, con varie espressioni, quelli imbronciati che guardano in giù, quelli birichini che accennano ad un sorrisetto, tutti vestiti con una giacchetta nera sgualcita, quasi tutti con ai piedi gli zoccoli di legno, pochi con una parvenza di scarpe nere ed un fiocchetto girocollo. Alla sinistra un prete allampanato che li guarda severo. Giro la foto: i nomi di tutti i compagni scritti con lapis viola e calligrafia incerta e senza cognomi, solo qualcosa che li identifichi, il lavoro svolto dal loro Padre: “Carlìn Minisiè” ( Carlino Falegname ) “ Cesco Panatè” ( Francesco Panettiere ) “Giuanin Frè” (Giovannino Fabbro) etc... Questa è la I° Elementare di “Cesco”, mio padre, nel 1933, Anno XI° dell'Era Fascista e da questa foto inizia la storia di un'amicizia. ----§----- Il Maestro, nonché Parroco del Paese, era Don Umberto, un uomo alto e segaligno con degli occhi grigi pungenti con i quali squadrava severamente sia i parrocchiani, sia la scolaresca. A rendere più inquietante la sua figura era la canna di bambù onnipresente nella sua mano destra, che serviva, sia ad indicare gli scritti sulla lavagna, sia come arma impropria per punire gli alunni più indisciplinati. Quel mattino di Novembre ogni cosa era avvolta dalla nebbia, gli spifferi di vento si insinuavano nelle finestre sgangherate ed i bambini erano così intirizziti nei loro vestiti troppo leggeri, che erano stranamente disciplinati. Proprio per questo motivo, il ticchettio incessante sulla porta dell'aula, fece trasalire Don Umberto che si precipitò a vedere chi era il disturbatore. Uscì con fare deciso e dallo spiraglio della porta si stagliò l'immagine di una giovane donna bionda e di un bambino ben vestito che sporgeva il testone per vedere con quali compagni avrebbe dovuto condividere le sue giornate. Il Maestro entrò nell'aula seguìto dal nuovo alunno, ingrugnito e con lo sguardo basso: “ Ecco il vostro nuovo amico. Come ti chiami?” “ Frrankesko..” con pronuncia inequivocabilmente tedesca. La scolaresca rumoreggiò e tutti si voltarono verso gli altri 3 “Franceschi” che popolavano la classe, chiamati per distinguerli Francesco, Franco e “Cesco” mio padre. Don Umberto comprese la situazione conflittuale e con fare assorto esclamò: “ Come lo chiamiamo...?” Mio padre si alzò dal banco: “Fritz !! L'amico Fritz!!!” Aveva preso l'ispirazione dall'Opera di Mascagni “L'amico Fritz”, che il nonno sentiva alla sera su un grammofono con una tromba enorme. La scelta del nome non fu presa bene dal nuovo arrivato, che durante l'ora di ricreazione si azzuffò ferocemente con mio padre. Ma ormai era stato battezzato Fritz e Fritz rimase per sempre. La situazione ormai si era chiarita e la baruffa sancì un'amicizia che sarebbe durata una vita. Fritz era un bambino di un'intelligenza prodigiosa, soprattutto in Matematica e mio padre, che invece zoppicava parecchio in questa materia, cominciò a copiare i suoi compiti ed a invitarlo a casa sua per avere delle “ripetizioni”. Praticamente il bambino venne adottato dai miei nonni. Fritz in effetti aveva una situazione familiare particolare: il padre era Dirigente della Banca d'Italia, di religione ebraica e viveva a Torino separato dalla moglie, una “svizzerotta” ricca di famiglia, con le guanciotte perennemente rosee ed i biondi capelli raccolti in due trecce di cui andava particolarmente orgogliosa. Praticamente una Heidi “ante litteram”. Era un donnone pieno di vita che ad ogni battuta scoppiava in una fragorosa risata, contagiando tutti i presenti, ma ahimè... era totalmente negata in cucina. Quando Fritz scoprì che mia nonna ogni giorno proponeva un piatto prelibato e dei dolcini meravigliosi, cotti nel forno della Panetteria, praticamente non si schiodò più da casa nostra. Gli anni passavano e Cesco e Fritz crescevano assieme, giocando, bisticciando e scoprendo nuovi posti che diventavano immediatamente il teatro delle loro avventure. Un bosco particolarmente selvaggio diventava “L'Antro dei Lupi”, una casa di legno diroccata era il “Vascello dei Pirati”, un palo conficcato nel terreno un “Totem degli Indiani”. Ma quando mio padre portò Fritz nelle cantine di casa nostra, questo diventò il “set cinematografico” preferito per loro. Erano un dedalo di camere, corridoi, anfratti, “infernotti”, dove il nonno teneva i propri attrezzi e macchinari, perchè non era mai fermo un istante ed, oltre a svolgere l'attività di Panettiere, era anche falegname, meccanico, elettricista, muratore. La parte più intrigante era un piccolo locale sbarrato da una porta di legno massiccio con chiodi a testa larga e chiusa da un gigantesco lucchetto. Per i bimbi era lo “Scrigno dei Tesori”, per mio nonno il posto dove metteva le vecchie monete che trovava girando per i Paesi vicini. Un giorno il nonno aprì la porta e mio padre e Fritz contemplarono una serie di cassette di legno ( costruite con i suoi macchinari ) ripiene “alla rinfusa” di monete antiche. Fritz era come ipnotizzato, come fosse davanti al Tesoro dei Pirati. Il nonno, notando il suo interesse, prese una moneta d'argento e disse: “ Ti regalo questa moneta e spero che sia la prima di una collezione, poi ti farò anche una cassetta come ho fatto per mio figlio Cesco”. Gli anni dei giochi e della spensieratezza, finirono presto. Il Governo Fascista promulgò le inique “Leggi razziali” e Fritz con la sua famiglia dovettero riparare in Svizzera dai parenti della mamma. L'addio fu straziante per tutti perchè Fritz era ormai diventato un fratello per mio padre ed un figlio per i miei nonni ed il commiato fu allietato solo dal regalo di una cassettina ripiena di monete che mio nonno aveva costruito per lui, come da promessa. Passarono anni terribili, la Guerra, la Guerra Civile, la lenta ripresa del dopoguerra. Nonostante le ricerche di mio padre, Fritz e la sua famiglia sembravano spariti nel nulla. ----§------- Metà Anni '50 Nel paese non si era mai vista un'auto come quella: linee sinuose, color grigio argento, motore rombante che emanava l'inconfondibile profumo della ricchezza. I bambini vocianti si avvicinarono all'uomo distinto che era alla guida e lui li ricompensò con qualche caramella. I vecchi seduti sulle panchine di pietra si ammutolirono e lo guardarono sottecchi e curiosi. L'uomo scese dalla macchina, si sgranchì le gambe, respirò profondo per sentire i vecchi profumi e lentamente si incamminò. L'andatura era decisa ma lenta, ogni tanto si fermava ed i suoi occhi si riempivano di quegli scorci che tante volta aveva visto da bambino. Entrò nella Panetteria dove mia nonna Sunta era al bancone indaffarata con altri clienti. “ Signora Sunta i mie omaggi! Per favore mezzo chilo di quei fantastici grissini “rubatà”, un pezzo di quella focaccia straordinaria e...” A mia Nonna quasi prese un coccolone: “Ma...ma... Tu sei Fritz! Il mio Fritz!!!”. Seguirono abbracci, baci e lacrime da parte di tutta la famiglia. Mio padre trattenne a stento la commozione, poi prevalse il suo carattere rude e sbottò: “ Ti abbiamo cercato per anni.. e Tu niente! Mai una lettera, una cartolina...”. Gli anni della guerra erano stati duri anche per Fritz, in seguito spiegò che aveva quasi rimosso il suo passato, aveva cercato di mettersi in contatto con loro, ma ogni cosa era cambiata ed infine aveva dedicato tutte le sue energie per diventare “qualcuno” (a 30 anni era diventato un'alto Dirigente della Banca Nazionale Svizzera), sacrificando la propria vita ed i sentimenti. La cena che seguì fu memorabile ed al termine Fritz si assentò un momento per parcheggiare la splendida auto nel cortile. Ritornò con un mazzo di fiori ed un valigione. “ I fiori sono per Mamma Sunta...ti posso chiamare Mamma, vero?” Lei rispose con un cenno del capo perchè non riusciva a parlare ed aveva le guance rigate dalle lacrime. “ E questo è per gli uomini di famiglia!” Posò il valigione sul tavolo, lo aprì lentamente e comparve la cassetta. L'interno era a scomparti, ripiena di monete Svizzere. “La cassetta la riporto a casa...ma le monete sono un modesto regalo per tutto quello che avete fatto per me, soprattutto perchè mi avete fatto conoscere la passione per la Storia e le monete che mi sono state di grande conforto in questi anni”. EPILOGO Fritz, anche grazie al suo lavoro ed alle conoscenze, era diventato un collezionista di alto livello e non mancava mai di ritornare in paese un paio di volte all'anno. Portava sempre delle monete notevoli e qualcuna le regalava a mio padre che, senza volerlo, si ritrovò dopo un po' di tempo ad avere una bella collezione di monete Svizzere. Le ritrovai in cantina, in una delle tante cassette di legno costruite dal nonno. Posto una moneta della Collezione: 5 Franchi 1926, anno di nascita di Cesco e Fritz.1 punto
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Salve, non si tratta di una moneta russa, sono 20 dracme greche del 1973, coniate in poco più di 3 milioni di pezzi. Allego il link per altre caratteristiche https://it.ucoin.net/coin/greece-20-drachmas-1973/?tid=27065 La cornice probabilmente era attaccata ad un gancetto, forse per portarla al collo come un medaglione (visto anche il diametro di 32 mm) A ore 9 mi sembra di vedere il punto dove era attaccata Saluti1 punto
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1936 Regno d'Italia - 1 e 2 Lire in nickel Queste due invece le ho trovate in una ciotola a 3 euro al pezzo (spesa finale 5 euro), anche se in modesta conservazione erano da prendere.1 punto
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Ciao Arka, L'interesse per le schede è stato azzerato innanzi tutto dalla grande speculazione commerciale di cui fu oggetto (e questo avvenne anche per monete e francobolli coevi), e poi anche dal fatto che non vennero più usate. Penso che non fosse affatto banale, come raccolta : innanzi tutto per la varietà e l'impegno grafico profuso, visto che erano usate come veicoli pubblicitari e dunque dovevano risultare efficaci, in grado di attrarre interessi e attenzione. Inoltre molte si collegano a fatti ed eventi della nostra Storia e del Costume, e sono quelle che preferisco. La discussione sulle schede è stata iniziata da un visitatore del Sito che ne ha chiesto notizia, e subito altri si sono accodati, mostrando esemplari delle proprie raccolte. Difficilmente chi le raccoglieva le avrà buttate via, magari le ha conservate da qualche parte : e ha fatto bene ! Saluti.1 punto
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Ciao @sandokan, un conoscente mi ha girato questa foto del congresso. L'arco della medaglia era per commemorare il cartellone che era esposto1 punto
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The coin shortage mentioned by Petronius caused the U.S. to suspend the production of proof sets during the years 1965/1966/1967. In their stead came sets of better-quality circulation coins called "Special Mint Sets." Perhaps these SMS coins led to this question? Two other things might make this coin somewhat special, although neither adds any monetary value to this 5-cent piece--which, again as Petronius has said, is its 5-cent face value: 1. 1965 Jeffs were the last of the series without the designer's initials FS below the portrait; and 2. while the mintage of the 1965 Jeff was large in absolute terms, it was dwarfed by the enormous production of 1964 nickels. I remember as a boy, looking for the new 1965 nickels, that they seemed difficult to find in circulation. v.1 punto
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Ciao Tiberius. Gettoni direi di no, in quanto non sono sostitutivi della moneta in corso legale né danno diritto all'acquisto di beni o ad usufruire di qualche servizio. A mio avviso sono Medaglie, frutto per altro di una mera iniziativa commerciale, diciamo quindi "senz'anima". Come bene-rifugio , infinitamente meglio allora acquistare delle sterline, facilmente realizzabili in caso di bisogno e incassandone il controvalore di "oro monetato" , superiore a quello del metallo.1 punto
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Buon pomeriggio e buona domenica, Beppe, @giuseppe ballauri, trovo veramente stimolante questa discussione che hai aperto, e devo frenarmi molto per non riempirla delle mie storie, ma ogni tanto mi piace farlo, il racconto che segue mi riaffiorava spesso alla mente e nella mia quotidiana visita alle mie monete, ho trovato l'ispirazione per farvela raccontare, è una storia che conosco a memoria ed è veramente bella, spero piaccia anche a voi che la leggerete. ? Questa è la Storia di Giovanni e Taliana (il vero nome era Giuseppina). Tutto ha inizio in un assolata giornata di Luglio dell'anno 1907 era da qualche giorno passata la festa della Madonna del Carmelo e il piccolo Carmine aveva da poco compiuto 3 mesi. Giovanni stava imbarcandosi sulla Nave che lo avrebbe portato in America, si, era uno dei tanti emigranti che in quegli anni lasciavano il nostro meridione, per andare a cercare la fortuna, il programma era quello di trovare un lavoro e una sistemazione e poi richiamare moglie e figli. Un bel viaggio di 6 giorni per mare, un mare che in alcuni momenti metteva paura, per le improvvise tempeste, e per il continuo ondeggiare, molti pregavano, anche Giovanni lo faceva, pensava alla giovane moglie, ai cinque figlioletti di cui il più grande non aveva più di 11 anni e il piccolo appena 3 mesi, pensava a quanto gli mancassero e gli sarebbero mancati, e pensava al futuro che voleva regalargli. Lo rincuorava il fatto che Giuseppina e i figli non erano completamente soli, avevano una grande e numerosa famiglia intorno. I giorni di viaggio passarono in questo modo e fu un sollievo scorgere la terraferma, il primo avamposto Americano si chiamava '' Ellis Island'' un piccolo isolotto artificiale nella Baia di Manhattan, adibito allo “smaltimento” immigrati, dal 1892 al 1954. Una volta sceso subì la trafila alla quale chiunque arrivasse in America doveva sottoporsi, visite mediche, psicologiche, interrogatori sulla loro posizione nei confronti della legalità, e se avevano un posto dove stare, Giovanni andava a stare con un vecchio Zio che viveva a New York già da una 20 di anni, e che gestiva uno Store, tipo un emporio nella Little Italy. I primi tempi furono abbastanza duri, non tanto per il lavoro (aveva trovato un impiego per una ditta delle ferrovie) ma per la lingua, l'avere a che fare con tante persone di posti diversi, per fortuna aveva legato con dei '' paesani'' di Milano.. ? La sera dopo il lavoro ed aver cenato era un altro momento particolare, era il momento che passava in rassegna le foto che ritraevano la moglie e i 4 figli più grandi, per il piccolo Carmine non avevano fatto in tempo, allora i fotografi oltre ad essere un lusso avevano la loro tempistica, e benché avesse fatto le foto al Battesimo proprio qualche giorno prima della partenza, non aveva fatto in tempo ad averle con tutta la famiglia al completo, aveva però portato con sé e conservato a posta una moneta del 1907 che in un certo qual modo gli facesse ricordare del Piccolo. Nei mesi che seguirono amava scrivere almeno ogni 15gg una lettera alla sua Giuseppina, che ormai chiamava affettuosamente '' Taliana che stava per Italiana''. Per una serie di motivi ed accadimenti familiari e di salute di Giovanni passarono 5 anni senza riuscire a realizzare il sogno di ricongiungere la famiglia li a New York, il suo fisico era compromesso da dei malanni e si rese necessario il suo rientro in patria, intanto Giuseppina con l'aiuto di alcuni familiari riuscì a mettere in piedi una piccola attività artigianale, e la mandava avanti con l'aiuto dei 4 figli maggiori. L'arrivo di Giovanni a casa in Italia fu una festa, fu commovente, le prime parole che disse alla moglie furono..'' Taliana.. sono qui''. Mentre tutti facevano un gran baccano, spunto' da dietro le vesti di Giuseppina il piccolo Carmine un ometto di quasi sei anni, che guardava con timore il papà, grande commozione per entrambi, un abbraccio intenso, poi Giovanni mette le mani in tasca e tira fuori 1 Lira di Vittorio Emanuele III del 1907 e la mette nelle mani e di Carmine. Ormai a Giovanni non serviva più.. ? Eccola Saluti Alberto Ps. Scusatemi in anticipo per qualche eventuale piccola incongruenza, sono accadimenti di oltre 100 anni fa. ?1 punto
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