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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 07/05/20 in tutte le aree

  1. Non confondiamo autenticità con il pedigree. La moneta può essere autentica anche senza pedigree o falsa pur con il pedigree. I falsi sono sempre esistiti. Quindi il pedigree è solo un elemento per l'autenticità e tra l'altro non quello più determinante. Arka Diligite iustitiam
    4 punti
  2. Buona giornata a tutti. Un ringraziamento a matteo95 che col suo consiglio mi ha fatto risparmiare. Il catalogo in questione è stato assegnato a 120 € più diritti. Cordialità Gabriella.
    3 punti
  3. Ciao a tutti ragazzi e buona domenica, Voglio condividere con voi la mia ultima arrivata. Saluti Raffaele.
    3 punti
  4. 25 lev 1951 della repubblica popolare di Bulgaria (1946-1990)
    3 punti
  5. Questo è il pensiero di Pierpaolo Irpino: https://storianumismatica.wordpress.com/2019/04/10/il-regno-di-sicilia-capovolto-o-cancellato-punizione-imposta-dal-re/
    2 punti
  6. Buongiorno a tutti, Condivido con voi la mia coppia. Le foto non sono delle migliori chiedo venia. Un saluto a tutti. Raffaele
    2 punti
  7. Il rovescio vorrai dire... era sin troppo evidente
    2 punti
  8. Non e' che magari nella moneta intrusa citata da @undinar, viene cambiato il dritto? Ha le diciture della Banca di Russia e mi pare sia raffigurata la cattedrale di San Basilio, mentre tutte le altre hanno stemma e diciture dell'Unione Sovietica.
    2 punti
  9. Posto la mia doppietta acquistate tra dicembre e gennaio a distanza di 10 giorni ??
    2 punti
  10. Ci sono anche contraffazioni di questa moneta, dalla forma dei gigli si potrebbe ad esempio pensare a qualcosa del genere: ma senza una legenda almeno parzialmente leggibile è difficile -per me- essere sicuri.
    2 punti
  11. Insomma, @simone , diciamo le cose come stanno: sappiamo che purtroppo ci sono in giro molti infedeli, molti bestemmiatori di N.S. IDDIO DENARO in tutte le Sue forme, che portare alla ragione è difficile. Hai aperto questo thread perchè sei una brava persona e sai che ricondurre queste pecorelle smarrite all'ovile è dovere di ogni buon Pastore... ma nessuno all'infuori di Denaro può fare miracoli. Se Denaro toccherà il cuore a questi figliuol prodighi e gli farà capire che la numismatica è importantissima sarà bene per tutti, se no saranno affari loro: quando bruceranno agl'inferi capiranno, e pagheranno cara la loro vita di peccato antimunismatico.
    2 punti
  12. Su Fb ho rintracciato questo curioso brano sulla falsa moneta nell'Italia meridionale. I fatti risalgono al 1863 e si parla di "regio conio" ma purtroppo non si capisce a quali monete faccia riferimento: se a quelle borboniche o a quelle del neonato Regno d'Italia (personalmente propendo per quest'ultime). Fonte: Enrico Vricella, Le estati dei briganti.
    2 punti
  13. Questo è un liard di Dombes per Marie de Montpensier... http://monnaiesdeladombes.blogspot.com/2009/07/marie-de-montpensier-1608-1627.html?m=1 Ciao Mario
    2 punti
  14. Ciao Michele, un bel testone! Si tratta di una tipologia rara e affascinante, nonostante la monotonia dei simboli. Anch'io ne ho un esemplare, devo dire magnifico. Esitato da Kuenker 8 anni or sono, presenta una patina che definirei pittorica. Allego solo il particolare della colomba!
    2 punti
  15. Ciao a tutti, ripropongo questa mia recente discussione per condividere l'altro testone di questa Sede Vacante che da poco è entrato in collezione. Sede Vacente 1700, Testone , Roma (Munt. 5, CNI 7). D/: Stemma a targa semiovale (Card. G.B. Spinola) SEDE ^ VACA _ NTE ^ MDCC R/: Colomba radiante volante a sinistra VADO ET VENIO AD VOS Es: ANN _ IVBIL ai lati dell'armetta di Mons. Giovanni Battista Anguissola, presidente di zecca. T/: Liscio Peso 9.11 g. Testone generalmente ritenuto RR, è molto frequentemente montato o con foro/foro otturato. Recentemente ne sono passati sul mercato alcuni esemplari e tutti quelli che ho visto presentavano questi difetti. Questo testone invece è integro e con una conservazione ancora gradevole. Sono contento di aver fatto la "coppia" ed aver così archiviato i testoni della S.V. 1700 Michele
    2 punti
  16. Interessante articolo, di cui riporto il testo integralmente. Buona lettura :) La prima moneta europea, per giunta proprio con il nome EURO, fu realizzata a Bologna quaranta anni addietro, nel 1963-1964, da quattro giovani dirigenti della sezione di Bologna del Movimento Federalista Europeo (MFE). Io ero uno di loro. E fui io a proporre il nome Euro. I quattro dirigenti federalisti bolognesi erano Maurizio Rosa, Jacopo Di Cocco, G.Carlo Cassoli e Dino Buzzetti. A quell'epoca eravamo giovanissimi studenti: io ero il più giovane ed avevo ventuno anni, Di Cocco e Buzzetti ventidue, Maurizio Rosa, appena laureato, ne aveva ventiquattro. Liniziativa ebbe inizio nel 1963 ed ebbe una durata di dieci o undici anni. LE PREMESSE Noi avevamo la fortuna di essere allievi di Altiero Spinelli e lonore di considerarci suoi amici. Spinelli è stato uno dei più grandi europeisti e federalisti di tutti i tempi, uno dei "Padri dell'Europa" e all'ideale della unità federale del continente europeo ed alla realizzazione pratica di quella idea ha dedicato tutta la vita. Fu autore negli anni Quaranta del Manifesto del Federalismo Europeo quando era ancora confinato nell'isola di Ventotene per attività contro il fascismo. Appena liberato, il 27 agosto del 1943 fondò a Milano il Movimento Federalista Europeo. E' stato membro del Parlamento Europeo e della Commissione Europea e fu l'iniziatore di quella operazione che ha poi portato al trattato di Maastricht ed alla decisione dell'unificazione monetaria. All'inizio degli anni Sessanta Spinelli insegnava, due giorni alla settimana, presso il Centro di Bologna della Johns Hopkins University ed era membro della redazione della rivista "Il Mulino". La sera in cui Spinelli era a Bologna, il giovedì, c'era riunione della redazione del Mulino sui temi della politica estera, allargata ad alcuni amici e noi giovani federalisti vi partecipavamo. Lui arrivava da Roma in treno e io e Di Cocco andavamo a prenderlo alla stazione con la mia cinquecento e lo accompagnavamo prima alla Johns Hopkins, dove spesso ci fermavamo ad ascoltare le sue lezioni, e poi lo accompagnavamo alla sede del Mulino, che allora era in Via Galliera. Due giorni alla settimana avevamo quindi l'occasione ed il piacere di incontrarlo e discutere a lungo con lui, particolarmente io e Di Cocco. Spinelli era una persona straordinaria e le conversazioni con lui erano lezioni indimenticabili. Poi l'incontro, alla sera, con Spinelli e con gli altri della redazione del Mulino era un evento sempre straordinariamente avvincente, atteso con rinnovata emozione ogni settimana. E certo la frequentazione settimanale con Spinelli per un certo numero di anni ha costituito l'evento formativo più importante della nostra vita. Eravamo entrati nel MFE tra la fine degli anni Cinquanta (Rosa e Di Cocco) ed i primi Sessanta (nel 1960 io e nel 1962 Buzzetti). Negli anni Sessanta ci siamo poi tutti quattro avvicendati nella carica di Segretario della sezione di Bologna del MFE. Jacopo era la miglior mente e la vera anima politica del MFE a livello regionale e seppe radunare attorno a sé un validissimo ed affiatato gruppetto di giovani ed entusiasti federalisti bolognesi, costituito, oltre che da noi quattro, anche da altri, come Francesco Landi, Giampaolo Catelli, Carlo Maria Frediani, Paolo Gasperini, Angelo Varni ed altri ancora che in quel periodo straordinario frequentavano la sede del MFE bolognese in via Indipendenza 62, come l'assai meno giovane ma insostituibile factotum Guastaroba. Il rapporto con Spinelli era splendido e amichevole, ma pur sempre da allievo a maestro, anche se, soprattutto tra lui e Di Cocco, si stabilì un rapporto di profonda amicizia e quasi di familiarità. Spinelli aveva una grande considerazione di Di Cocco, che ho sempre ritenuto il suo vero continuatore ed erede politico e sono convinto che anche Altiero la pensava così. Ma non era solo per questi motivi personali che la sezione di Bologna del MFE era forse la sezione più "spinelliana" del MFE in Italia, più della stessa Roma di cui facevano parte lo stesso Spinelli e Riccardo Perissich (che poi lo seguì a Bruxelles come suo Capo di Gabinetto e fu un alto dirigente della CEE ed ora è Vice Presidente della Telecom) e delle altre sezioni "spinelliane" che pure contavano uomini di notevole valore, come la sezione di Firenze di Umberto Giovine, e Riccardo Petrella, e quella di Torino di Gianni e Cesare Merlini, l'uno poi direttore dell'Istituto Affari Internazionali, fondato dallo stesso Spinelli, l'altro Presidente della Fondazione del Banco San Paolo.. Rileggendo anche ora gli scritti di Spinelli si rimane colpiti, oltre che dalla semplicità e chiarezza di esposizione, dall'acume e dalla straordinaria capacità di vedere lontano, anche e soprattutto dal rigore del ragionamento politico, supportato da una eccezionale capacità di analisi approfondita delle vicende ed una altrettanto eccezionale capacità di sintesi delle implicazioni e delle conseguenze. Cosa che, in parte, riuscì a trasmettere anche a qualcuno di noi. PERCHE' L'EURO Il Movimento Federalista Europeo aveva come scopo di operare per la realizzazione della unificazione politica dell'Europa con un ordinamento federale, che fosse quindi rispettoso delle caratteristiche proprie di tutti i popoli che avessero fatto parte della futura federazione degli stati europei. In quel periodo, come membri del MFE, eravamo sempre alla ricerca di strumenti di pressione politica e di informazione e formazione dellopinione pubblica sulla opportunità e sulla necessità dell'Unione Federale dell'Europa che fossero efficaci ed incisivi. Si era in una fase avanzata del Mercato Comune per cui ci pareva assurdo continuare a pensare ad una economia che andava integrandosi ma mantenendo tante monete diverse. Perché non pensare ad una sola moneta, la stessa per tutti i paesi? Idea semplice, forse, ma allora quasi rivoluzionaria. Impensabile! Ma noi la pensammo. E la realizzammo! Cercavamo così anche dei mezzi di autofinanziamento perché le varie iniziative, i bollettini di informazione, i manifestini, ecc. costavano. Più delle nostre scarse risorse economiche personali. In quegli anni su diversi aspetti della politica internazionale vi era un profondo contrasto tra gli Stati Uniti ed alcuni paesi europei, con in testa la Francia di De Gaulle, che vedevano con crescente insofferenza la leadership americana che a molti appariva meno benevola e assai più interessata di quanto si affermava da parte statunitense. Mentre la Francia rivendicava per sé e per l'Europa un ruolo più autonomo ed in economia voleva che venisse abbandonato il dollaro come moneta internazionale di scambio e minacciava il ritorno alloro. Una moneta comune europea sarebbe venuta quindi a porsi come elemento di stabilità ed anche come possibile alternativa al dollaro. Liniziativa dellEuro tuttavia non fu una iniziativa del MFE, dalla direzione centrale di Milano fu anzi inizialmente ignorata e un poco snobbata e neppure partì da Altiero Spinelli, né fu ispirata da lui. Anzi Spinelli personalmente non se ne interessò, anche se, una volta avviata, la approvò. Si trattò proprio e soprattutto di una iniziativa personale, ideata e portata avanti dai quattro giovanissimi dirigenti federalisti bolognesi suddetti, cioè Maurizio Rosa, Jacopo Di Cocco, G.Carlo Cassoli e Dino Buzzetti, che ne furono i promotori e i realizzatori. Quindi noi quattro giovani federalisti bolognesi pensammo di sollevare l'attenzione su tali problemi e di farlo realizzando una moneta europea simbolica. La moneta inoltre era una delle forme in cui sempre si era espressa la sovranità di uno stato. Proporre una moneta unica europea aveva, a nostro parere, una notevole importanza politica, perché significava proporre implicitamente, o evocare ed auspicare, una autorità statale europea, che ancora non cera, alla quale trasferire le prerogative di sovranità degli stati nazionali sulla politica monetaria. Ritenevamo certamente molto importante tale iniziativa, assai più delle altre che già avevamo condotto o conducevamo in quegli anni, assieme alle altre sezioni del MFE in Europa, come quella di premere perchè si arrivasse alla elezione diretta a suffragio universale dei membri del Parlamento Europeo, allora semplicemente designati dalle autorità o dai parlamenti degli stati membri. I contatti con l'opinione pubblica avvenivano a volte in occasione di manifestazioni per strada, con banchetti come quelli che ora vengono utilizzati per le raccolte di firme per i referendum ed in effetti in quelle occasioni chiedevamo spesso firme su appelli e petizioni al Parlamento. Parlavamo alla gente di qualcosa di così lontano come una federazione europea, qualcosa che dicevamo assomigliare al paradiso ma che aveva, per allora e per molti decenni, ancor meno influenza sulla loro vita di quanto ne avesse il paradiso. Cercavamo di ottenere il loro sostegno alle nostre iniziative di propaganda e di pressione sui politici nazionali ed anche di averne un piccolo aiuto economico alla nostra attività. Dovevamo perciò mostrare loro qualcosa di tangibile, dovevamo dare loro qualcosa in cambio. Eravamo degli idealisti ma proprio per questo sapevamo che di solito gli altri avevano bisogno di simboli forti. COME NACQUE L'EURO Una volta presa la decisione ci trovammo di fronte alla scelta se fare della cartamoneta, come avevamo pensato fino ad allora, qualcosa che riprendesse l'esempio mazziniano, oppure realizzare delle monete di metallo, che ci sembrava però una impresa assai impegnativa e troppo onerosa per le nostre forze. Poi risultò invece che proprio la cartamoneta presentava difficoltà non semplici da superare ed anche possibili complicazioni e sorprese, anche sul piano legale, che invece non sembravano sussistere con la moneta in metallo. Ci orientammo quindi verso la moneta metallica. Anche per il nome la scelta non fu semplice. Furono presi in esame i nomi di varie monete già esistenti e quelli di alcune antiche e gloriose monete di stati italiani. Esaminammo, valutammo ed escludemmo via via dollaro, franco, marco, scellino, ducato, fiorino, scudo. A parte i ricordi nazionalistici o campanilistici uno dei difetti di tali nomi era che esistevano da tempo delle traduzioni nelle diverse lingue e quindi sulle monete emesse e circolanti nei diversi stati della futura federazione sarebbero apparsi nomi diversi, spesso incomprensibili per una parte dei cittadini europei e talvolta anche avversati. Avevamo anche lesempio di monete bolognesi come bolognino, carlino, baiocco. In particolare bolognino ci piaceva, non solo per ragioni campanilistiche, ma perché richiamava immediatamente lo stato da cui era emesso. Quindi dovevamo trovare qualcosa di simile, che richiamasse immediatamente lidea del futuro stato federale europeo. Però europino o europio, oltre che sembrarci incredibilmente brutti e poco incisivi, avrebbero richieste sempre delle traduzioni. Era chiaro che il nome della moneta comune doveva essere lo stesso in tutte le lingue, non doveva essere necessaria alcuna traduzione. Ci sarebbero state solamente, inevitabili, le differenze di pronuncia. Era infatti impensabile stampare banconote e monete con tanti nomi che avrebbero rimarcato ancora di più la divisione dell'Europa. E poi quante lingue sarebbero state necessarie? Quante lingue parlavano quelli che sarebbero stati i cittadini della futura federazione europea? Quanto grande avrebbe dovuto essere una moneta per contenere il nome in tutte le lingue? Lo stesso valeva per il plurale perchè ovviamente sarebbe stato legato alle diverse declinazioni nelle singole lingue degli Stati nazionali "precedenti" l'unificazione. Era quindi preferibile trovare un nome diverso, nuovo, che fosse uguale in tutte le lingue ed indeclinabile, così che si presentasse, rassicurante e neutrale, allo stesso modo per tutti. E ciascun paese, ciascun cittadino europeo doveva poter sentire la nuova moneta come propria. Fui io a suggerire per primo il nome Euro: il fratello di un amico d'infanzia, Mauro Pozzi, aveva quel nome e la cosa mi aveva sempre colpito, tantopiù in una famiglia che aveva dovuto lasciare la propria città, Fiume, diventata straniera. Quel nome mi era sembrato quasi un richiamo ad una sorta di identità europea, una sorta di invocazione ed affermazione insieme. E ne avevo sempre avvertito la forza. Il nome Euro, anche se era piuttosto il nome poetico di un vento, era corto, facile ed immediato e richiamava immediatamente lidea dellunità europea, che era poi lo scopo fondamentale per cui volevamo realizzare la moneta. In fondo si trattava di togliere dalla parola "europeo" la parte declinabile e conservare la radice invariabile. Quindi tale nome sarebbe stato indeclinabile, come doveva essere il nome della futura moneta, uguale in tutte le lingue sia al singolare che al plurale, così che non vi fossero degli Euri, degli Euren, degli Euros. Più che un nome in una qualunque preesistente lingua europea sarebbe stato il primo vocabolo di una futura, e tutta da costruire, lingua comune del futuro stato federale europeo. Dopo qualche iniziale perplessità di qualcuno, legata piuttosto al fatto che sembrava trattarsi di un nome troppo generico ed incompleto, tali argomentazioni fugarono ogni dubbio e la scelta fu unanime. La decisione della indeclinabilità fu quindi praticamente contemporanea alla adozione del nome. Costituimmo quello che chiamammo EURO-COMITATO FEDERALE EUROPEO, proprietario e titolare delliniziativa e del quale noi quattro eravamo i soci. Furono previste quattro cariche a vita: Governatore, Cassiere, Vice Governatore e Vice Cassiere. Alle prime due nominammo rispettivamente Maurizio Rosa e Jacopo Di Cocco. Alle altre due andammo io e Dino Buzzetti. Ci interessammo anche delle possibilità di protezione legale e di brevetto della nostra iniziativa. Liniziativa comunque divenne possibile solo perché un imprenditore bolognese, anche lui europeista e federalista, Giancarlo Monti, mise a disposizione la somma di denaro necessario allacquisto dellargento, allo studio dei bozzetti ed alla realizzazione dei conii per cui si poté arrivare alla emissione delle prime monete. Poi liniziativa crebbe e divenne autosufficiente. Fu suggerita da Monti anche la ditta milanese che realizzò le monete, la Fratelli Lorioli, che allora aveva sede in via Bronzetti ed i cui artisti elaborarono insieme a Rosa i bozzetti delle prime tre monete. . Verso la fine del 1963 cominciammo a lavorare alla moneta e nel giro di qualche tempo coniammo il pezzo da 1 Euro in argento. Avevamo stabilito che il valore di 1 Euro (11,5 g di argento 800/1000) fosse pari ad un grammo di oro fino, che allora era di poco più di settecento lire. Quello era allora anche il valore di un dollaro e quindi fummo profeti anche per quanto riguarda la quotazione della futura moneta. Inizialmente vendemmo il pezzo da 1 Euro a 750 lire, poi per avere un utile per finanziare e pubblicizzare liniziativa e le altre azioni politiche e di propaganda europeista connesse, portammo il prezzo di vendita a 1000 lire. In seguito, negli ultimi tempi, vi furono ulteriori evoluzioni di prezzi secondo l'evoluzione del costo dellargento. Seguirono poi la moneta da 10 Euro in oro (10 g di oro 900/1000), quella da 5 Euro in oro (4 g di oro 900/1000). In seguito, agli inizi degli anni 70, la serie fu completata con i pezzi da 2 Euro in argento (25 g di argento 800/1000) e da 20 Euro in oro (20 g di oro 900/1000). Maurizio Rosa fu il principale artefice dell'iniziativa, cui si dedicò completamente. I bozzetti delle monete da 1 Euro, da 5 e da 10 Euro furono ideati da Rosa e studiati con uno dei bozzettisti abituali della ditta milanese Fratelli Lorioli che realizzò poi le monete. La faccia della prima moneta risulta semplice: la cifra ed il nome della moneta campeggiano in grande per dare più forza all'idea della nuova moneta. Anche la dimensione della moneta fu scelta con quello scopo, assai più grande di quelle che poi furono scelte quasi quaranta anni dopo dalla BCE per l'euro messo in circolazione. E certo risultò assai più indovinata la nostra scelta di allora. Il motto venne ideato sull'esempio di "E PLURIBUS UNUM" e la scelta del latino risultò ovvia, in quanto lingua universale e prima vera lingua europea. In quel periodo si faceva sentire in tutta la sua evidenza e con tutte le conseguenze che ne derivavano la debolezza dell'Europa in confronto ai colossi americano e russo. Quindi fu scelto l'accenno alla forza, che deriva dalla unificazione: "IN UNITATE ROBUR". Per alcuni l'accenno alla forza era soprattutto riferito alla forza morale, anche se io invece ero sempre stato un convinto assertore, e lo sono ancora di più ora, della necessità di disporre di una forza reale, una forza militare e non solo economica. E quindi ho sempre inteso quel "robur" anche come "potenza". La sigla "MFE" per Movimento Federalista Europeo e "B" per Bologna completano la prima faccia. Il motivo del retro, la ghirlanda di braccia e di mani che si stringono circondando la "E" allungata, simbolo del Movimento Federalista Europeo, rappresenta la fratellanza di tutti gli uomini e i popoli d'Europa. Sul pezzo da 10 Euro "il ratto d'Europa" da parte di Giove trasformatosi in toro risultò quasi scontato. Per il pezzo da 5 Euro invece fu scelta l'immagine di Giano bifronte per simboleggiare le due facce che avrebbe dovuto avere l'Europa unita e federalista, l'una forte e sicura verso l'esterno, l'altra all'interno attenta alle esigenze di tutte le sue popolazioni. Nei successivi "pezzi" da 2 Euro in argento e da 20 Euro in oro il bozzetto è invece opera di un ceramista di Faenza, Matteucci, il cui nome compare sulle monete. Su una faccia di queste, che hanno lo stesso motivo, compare la bandiera del Movimento Federalista, che allora era considerata la Bandiera dell'Europa, che sventola sovrastando i pennoni con le sei bandiere degli stati fondatori della Comunità Europea. In queste monete compare la scritta "EUROPAE FOEDERATAE UNA RATIO AERARIA". Aveva partecipato con alcune idee al bozzetto anche il pittore bolognese Paolo Gasperini, anche lui iscritto al MFE. Tutti questi aspetti furono curati e trattati direttamente da Maurizio Rosa, senza dubbio il principale motore dell'iniziativa dell'Euro bolognese. Era lui che teneva i rapporti con la ditta Lorioli che stampava le monete, dopo che Buzzetti, che aveva studiato e studiava al Politecnico di Milano e quindi era spesso in quella città, ebbe perfezionato i contatti iniziali. Ed era sempre Rosa che elaborava e studiava i vari aspetti, le innovazioni nella distribuzione, a volte moderato da Di Cocco. Così che in tanti finirono per chiamarlo il "dott. Euro". LO SVILUPPO, LA CONCLUSIONE, GLI EFFETTI Verso la metà del 1965 aderì al MFE di Bologna l'onorevole Giovanni Bersani, che era il Presidente del Comitato Provinciale per l'Europa del Movimento Europeo, quindi l'europeista più autorevole della provincia e della regione, allora deputato al Parlamento italiano, poi senatore e quindi membro del Parlamento Europeo. Era entusiasta dell'iniziativa dell'Euro e creammo appositamente per lui una carica di Presidente. Verso la fine dello stesso 1965 si tenne a Cannes un congresso straordinario del Movimento Europeo e vi parteciparono lo stesso Bersani, Rosa e Di Cocco, che portarono con sé una valigetta piena delle nostre monete e le presentarono ufficialmente e le distribuirono in tale occasione a congressisti di tutta Europa, pur tra le difficoltà che si avevano allora a diffondere tali oggetti nella Francia di De Gaulle, dove erano stati vietati gli adesivi "EU" (Europa Unita) da attaccare accanto alla targa dell'auto e che si stavano diffondendo sempre più. Le occasioni di diffusione della nostra moneta erano molteplici. Di Cocco, Buzzetti ed io eravamo impegnati anche in politica universitaria. Di Cocco era il Presidente del Congresso dell'O.R.U.B., cioè dell'Organismo Rappresentativo Universitario, che era una specie di Parlamento studentesco, Buzzetti era il Presidente di Comunità, l'associazione di politica universitaria di cui facevamo parte tutti, mentre io ero l'Incaricato Esteri della Giunta Studentesca, cioè una sorta di Ministro degli Esteri degli studenti e per tale ragione avevo stabilito contatti con molte Università europee, come Francoforte, la Sorbona, Lovanio, Heidelberg, Bordeaux ed altre, ed avevo quindi buone possibilità di muovermi in giro per l' Europa ed incontrare sia i rappresentanti degli studenti che i Rettori di quelle Università, così come avevo frequenti incontri con il Rettore di Bologna. Erano tutte altrettante occasioni per mostrare e "distribuire", cioè "vendere", l'euro. In realtà quelle occasioni di incontro con le altre università avvenivano perchè cercavo di portare avanti due mie idee che propagandai almeno quanto l'euro e forse più e che incontrarono molto interesse proprio nelle sedi universitarie sopracitate. Una idea era di realizzare un Giornale Universitario Europeo in almeno quattro o cinque lingue che fosse un veicolo di cultura ed informazione ed insieme costituisse un legame tra i giovani delle università del nostro continente. Ovviamente contavo che la redazione principale rimanesse a Bologna. L'iniziativa andò abbastanza avanti e diversi anni dopo lessi che era stato realizzato. Non so se sia stata una iniziativa effimera. Per documentarmi e prepararmi all'iniziativa avevo partecipato anche ad un corso di giornalismo, assieme al presidente della Giunta ORUB, Carlo Monti, nel castello di Urio, sul lago di Como, dove avevo conosciuto anche il direttore di "Studi Cattolici", Cavalleri, e gli avevo venduto un euro. L'altra idea, in fondo collegata alla prima, era di consentire agli studenti di compiere cicli formativi e corsi di studi in diverse università d'Europa, come facevano un tempo i chierici vaganti. Io naturalmente poi, uscito dall'università e non avendo seguito una carriera universitaria, non potei continuare ad occuparmene via via che il seme che avevo gettato cominciava a germogliare, ma è con molto orgoglio e fierezza che ho visto, molti anni dopo, che quella idea aveva dato origine a quella splendida iniziativa che è nota come ERASMUS, lanciata in occasione del nono centenario dell'Università di Bologna. Tanto che avevo pensato che fosse dovuta anche all'influenza che Jacopo Di Cocco, diventato nel frattempo professore universitario, poteva avere esercitato sull'amico rettore. A me l'idea era venuta parlando con un giovane studioso e poeta francese, Henri Giordan, che era qui a Bologna per studio, conosciuto per caso in autobus, e col quale avevo fatto amicizia. Ero rimasto poi in contatto epistolare anche negli anni successivi, tanto che mi aveva invitato a degli incontri sulla poesia che aveva promosso in Provenza. Nel periodo precedente la Pasqua del 1966 ci fu un grande convegno a Brighton, in Inghilterra, sul tema "What kind of Europe", dei cui organizzatori i Professori Federico Mancini e Nicola Matteucci del Mulino erano una sorta di corrispondente italiano ed i cui partecipanti provenivano da tutte le parti del mondo. Vi partecipammo anche io e Jacopo Di Cocco guidando la delegazione di Bologna, portando con noi alcune decine di monete che mostrammo e vendemmo. In quella occasione io ne vendetti una a Riccardo Perissich, il futuro Capo di Gabinetto di Spinelli e Dirigente della CEE. Ne conservammo alcune, per poterle mostrare e distribuire alcuni giorni dopo, proprio nella settimana di Pasqua, in Austria nel corso di un incontro fra federalisti italiani, austriaci e tedeschi che si tenne nel castello di Neumarkt, in Stiria. In seguito ci fu il congresso dell'associazione Europea degli Insegnanti e poiché molti insegnanti erano europeisti e federalisti iscritti al MFE vi fu una notevole diffusione di euro. Vendetti una moneta anche a Nuccio Fava, il futuro giornalista RAI, che era il presidente dell'UNURI, l'organismo di rappresentanza nazionale studentesca, in occasione di un incontro con il Senato Accademico bolognese sul "piano Gui" per l'università. Così in questo modo la moneta da noi ideata aveva cominciato a diffondersi in Europa e con essa il forte messaggio politico che le avevamo attribuito. Si sviluppò inoltre una rete di fiduciari e distributori in tutta Europa, di solito iscritti del MFE o di qualche altra organizzazione europeista e federalista, che provvedevano a vendere ovunque la nostra moneta. Negli anni settanta, con lenorme aumento dei costi delle materie prime ed in particolare dei metalli preziosi, non fu più possibile continuare e la iniziativa si esaurì. I costi avrebbero portato a prezzi di vendita troppo elevati le singole monete ed inoltre la crisi economica faceva diradare, se non scomparire, i possibili compratori. Inoltre distribuire una moneta simbolica europea a prezzi altissimi era controproducente sul piano politico. Erano stati coniati fino ad allora oltre diecimila pezzi, che erano stati distribuiti in vari paesi europei attraverso le associazioni europeiste ed i loro congressi ed in qualche punto vendute direttamente al pubblico con dei banchetti nelle piazze, in manifestazioni apposite, come quelle cui partecipai io stesso a Bologna e Firenze. Si può dire che in tutta Europa circa diecimila europeisti hanno avuto in tasca o in un cassetto la nostra moneta. E tra essi anche diversi funzionari degli organismi comunitari, giornalisti o politici. Io stesso avevo continuamente in tasca una moneta da 1 Euro racchiusa in una bustina per poterla mostrare e venderne altre. Da allora l'ho sempre avuta con me, in ogni momento, e sono sicuramente l'unico cittadino europeo che ha in tasca un Euro da oltre quaranta anni. Il successo delliniziativa consentì di istituire un gruppo di studio costituito da professori di economia e presieduto dal prof. Majocchi, dellUniversità di Pavia, che elaborò studi e documenti sulla moneta comune che furono poi sottoposti alla Commissione europea verso la fine del 1969. Dall'inizio del 1970 divenne Commissario della CEE Altiero Spinelli che si portò a Bruxelles come capo di Gabinetto Riccardo Perissich. Poco dopo la commissione affidò al primo ministro lussemburghese Werner la presidenza della commissione di studio sulla moneta unica che elaborò il famoso "Rapporto Werner" che è alla base dei processi di unificazione monetaria successivi. Per cui è difficile non vedere un nesso tra la nostra iniziativa e quella ufficiale. Anche se poi per arrivare alla realizzazione della moneta unica circolante ci vollero altri trenta anni. Perché dalla nascita del nostro primo Euro si arrivasse a quello attuale sono stati necessari circa trentacinque anni. Ma da quando la nostra iniziativa si esaurì, a metà degli anni settanta, alle prime risoluzioni su una moneta unica, lECU, passarono solo alcuni mesi. Non posso quindi affermarlo con certezza assoluta ma mi sembra piuttosto evidente, e ne sono convinto, che fu la nostra scelta di allora per il nome della moneta, oltre alla presenza tangibile dei nostri Euro nelle tasche o nei cassetti ed alla presenza non tangibile ma efficace nelle menti di molti, a influire sulla scelta finale del nome da parte delle autorità monetarie europee. Le immagini mostrano i pezzi da 1 Euro e da 10 Euro. Si tratta di emissioni del 1965 che possiedo personalmente. Non sono mai arrivato a permettermi il pezzo da 5 Euro. Io stesso, infatti, non ero in grado di comprare le monete per me e potei permettermi solamente qualche moneta da 1 Euro, che allepoca costava lequivalente di quindicimila lire, circa sette euro attuali, ma con ben diversa disponibilità economica, e potei averne delle altre solo quando, in seguito al successo delliniziativa, decidemmo di compensare con una moneta da un Euro i fiduciari o distributori che ne vendessero almeno venti o venticinque. Io ne avevo vendute circa cento fino a quel momento e dopo di allora ne vendetti personalmente oltre quattrocento in tutta Europa. Che mi consentirono di conquistare un pezzo da 10 euro e dieci da 1 Euro. Ma quando fui in grado di comprare il pezzo da 5 Euro, di tali monete non ce nerano più. E non ne ho mai più avuti. Lo stesso fu per i pezzi da 2 Euro in argento e da 20 Euro in oro, che furono venduti solo come parti di una serie completa di tutti cinque i pezzi, cioè quelli da 1 Euro e 2 Euro in argento e quelli da 5 Euro, 10 Euro e 20 Euro in oro. Tale serie, detta celebrativa, era allora irraggiungibile economicamente per me. Non condivisi, infatti, e non mi piacque tanto, lidea di una emissione, che fu definita celebrativa o commemorativa, in scatola, in serie numerata, quasi per numismatici, decisa da Rosa e Di Cocco su richiesta di diversi distributori. Mi sembrava che svilisse liniziativa ad operazione commerciale e che le facesse perdere limportanza politica e di promozione dellidea. Inoltre il prezzo elevato avrebbe assai limitato il numero di possibili acquirenti. Infatti io ne ho solamente avute alcune confezioni per le mani, per brevissimo tempo, per distribuirle. CONSIDERAZIONI ATTUALI - VALORE - LE MONETE ATTUALI DELLA BCE ORA IN CIRCOLAZIONE A solo titolo di curiosità su quale possa essere il valore economico attuale di una di tali monete che naturalmente dipenderà di volta in volta dal mercato, mi risulta che nell'autunno del 1999 furono vendute in Francia, non so se in asta o per trattativa diretta, due delle nostre monete da 1 Euro per un controvalore, ciascuna, di circa 5.000 Euro attuali. Recentemente in Italia una moneta è stata ceduta per 6.000 Euro, mentre sia una associazione che ne cercava una per farne dono ad una personalità ospite sia un Comune che voleva regalarne una al sindaco di una città gemellata non sono riuscite a trovare qualcuno che se ne privasse pur arrivando ad offrire cifre consistenti. Due anni addietro è stata consegnata una delle nostre monete al Presidente della Repubblica Italiana, Carlo Azeglio Ciampi, che che si era detto interessato ad averne, mentre io stesso, assieme all'amico Jacopo Di Cocco, nella primavera del 2003 ne ho consegnata una al Presidente della Commissione dell'Unione Europea, Romano Prodi, in occasione delle celebrazioni per l'ottantesimo anniversario del Liceo Augusto Righi, della cui Associazione di ex Alunni sono Presidente. Ed in quella veste ho avuto il piacere di consegnargliela come riconoscimento per quanto aveva fatto perchè l'Italia rientrasse fin dall'inizio nel numero dei paesi iniziatori dell'euro. Sarebbe stata una beffa che gli ideatori dell'euro non potessero essere tra i primi cittadini europei a farne uso. Ora ricorre il quarantesimo anniversario del nostro euro e mi aspetto da parte del presidente dell'Unione Europea Prodi e da parte del Presidente Ciampi un segno di riconoscimento per questa nostra priorità italiana e bolognese. Una considerazione, attuale, circa la scelta delle monete in circolazione emesse dalla BCE e sulla discussione se sia tra le cause dell'aumento di molti prezzi. E' fuori di dubbio che l'ingresso dell'Italia nel gruppo dei paesi che per primi hanno adottato l'Euro sia stata estremamente positiva per il nostro paese in un periodo come questo. E' però altrettanto indubbio che coloro che hanno deciso e realizzato i tagli della moneta e le sue caratteristiche realizzative o sono stati quantomeno degli sprovveduti o sono stati addirittura degli irresponsabili. La scelta di realizzare monete da 1 euro e da 2 euro senza anche le banconote, la scelta di non prolungare di almeno cinque anni la circolazione parallela delle monete nazionali, ma soprattutto la realizzazione delle monetine rosse ed anche di quelle gialle così ridicolmente piccole rispetto al loro valore, toglie ai cittadini la percezione del valore reale della moneta. Io stesso ho ancora difficoltà a rendermi esattamente conto del reale valore delle cose e della moneta. Credo che sarebbe il caso di rivedere aspetto e dimensioni di tutte le monete ed anche della banconota da 5 euro. L'eguaglianza "1 Euro = Mille Lire", ormai radicata in tutti, è un errore di cui dobbiamo ringraziare la BCE senza alcun dubbio. La moneta che realizzammo noi quaranta anni addietro aveva ben altra dimensione e ben altra percezione del valore da parte dei cittadini. Da Bologna, città natale dellEuro ( fonte: http://www.euro-pius.it/Il%20primo%20euro.htm )
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  17. Buona serata Ho visto un denario repubblicano molto interessante per la rappresentazione di un tempietto sul retro. Essendo fuori sede, non ho i miei testi, quindi mi chiedevo se vi fosse qualche buon samaritano che potrebbe r vorrebbe aiutarmi nell'identificazione (della gens). Grazie.
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  18. Ecco a voi una piccola moneta di rame riemersa dall'album dei "rottami"... Non credo che abbia una particolare rarità, tuttavia qualcuno di Voi, cari Lamonetiani, ha la possibilità di conoscerne il grado e qualche notizia in più? Grazie anticipatamente a chi vorrà partecipare.
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  20. Prima ciotolata post Covid. Ho trovato un 2 centesimi 1972 della mia amata Malta. Avendo trovato una sola moneta e avendo fatto tanti acquisti da lui in passato alla fine la monetina me l’ha omaggiata.
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  21. Racconta pure! È sempre bello scoprire cose nuove! Saluti.
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  22. ???? Ciao Little Evil ! sono anni che raddrizzo, ritaglio , schiarisco e ripubblico immagini di dischetti nerastri e illeggibili ! ! Bah !
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  23. un candidato... Servus, Njk PS: i puntini sopra sono per @sdy82, che così puo' confermare la sua teoria!
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  24. Chiedo ospitalità a Gianfranco nella sua discussione per parlare di un altro “bel centauro”, anzi, del centauro migliore di tutti in tutti i sensi: Chirone, raffigurato su questo bronzo di data incerta che potrebbe anche essere al tempo di Gallieno. THESSALY, Magnetes. Perhaps Antonine. 2nd Century AD. Semis (Bronze, 14mm, 3.42 g 6). Centaur Chiron walking to right, holding lyre. Rev. ΜΑΓΝΗΤωΝ / [ΑΡ]Γω The galley Argo with three rowers to right. Moustaka 188 this coin, but dated to the 1st century AD. Extremely rare, an interesting little coin with a dark patina. Good very fine. Sale: Nomos 3 & 4, 9 May 2011, Lot: 1192. Estimate CHF125. Sold For CHF1700. Considerato il più sapiente, saggio e benevolo dei centauri, esperto nelle arti, nelle scienze e in medicina, Chirone è conosciuto soprattutto come educatore di dei ed eroi, quali Aiace, Achille, Asclepio, Enea, Eracle, Giasone, Peleo, Teseo e, secondo alcune leggende, anche Dioniso. In quanto medico, Chirone fu chiamato a curare Achille quando questi, a seguito delle magie praticate da sua madre Teti per renderlo immortale, ebbe la caviglia ustionata. Chirone gliela sostituì con quella di un gigante morto, Damiso, particolarmente dotato nella corsa: ciò avrebbe reso Achille piè veloce. A differenza degli altri centauri che come i satiri erano ignoranti e dediti alla violenza, Chirone si distingueva per la grande bontà d'animo, per la saggezza, per la conoscenza delle scienze, in particolare quella medica di cui fu considerato il capostipite in quanto maestro di colui che la mitologia greca considerava il dio della medicina, Asclepio. Chirone è anche considerato precursore della scienza erboristica in quanto lo storico tedesco Giustino Febrònio racconta che egli aveva, nel territorio di Collepardo, il suo "Orto del Centauro". http://www.hortus-hernicus.org/p/31/il-paese-delle-erbe/ Chirone è immortale; ma un giorno, per inavvertenza sua o di Eracle, una saetta intrisa nel sangue dell'idra gli cade su di un piede; la ferita, dolorosissima, è insanabile; Chirone chiede allora di morire, cedendo la propria immortalità a Prometeo che era diventato mortale per i suoi contrasti con Zeus. Il padre degli dei, al quale il centauro era particolarmente caro, lo volle comunque vicino a sé nel cielo, dando origine alla Costellazione del Centauro. Fonti: https://it.wikipedia.org/wiki/Chirone e http://www.treccani.it/enciclopedia/chirone_(Enciclopedia-Italiana)/
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  25. Non vorrei mettermi a fare le pulci a diverse affermazioni di diversi utenti e quindi amici,ma vi dico... Non scaldatevi più di tanto... Se non siete ferrati su questa monetazione, potete passare 15 ore sul web e siete al punto di partenza.... Ci sono almeno 10 libri o articoli fondamentali che non ho visto citare da nessuno... Così si parla di aria fritta e si finisce anche per litigare sul nulla... Saluti
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  26. Complimenti Michele per la "coppia " del 1700, non è facile metterli in collezione tutti e due integri, privi di difetti e di buona/ottima conservazione..... La tua raccolta di Testoni diventa sempre più "preziosa" !!! Sperando di poterci incontrare presto, un saluto Daniele
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  27. Ciao a tutti, seguo questa discussione da profano asoluto, l'unico mio vantaggio è di saper decifrare il tedesco antico... Posto il testo originale: "La scienza della legislazione di Gaetano Filangieri: 2" ( che è pure in italiano, così ci risparmiamo la traduzione! ) https://books.google.it/books?id=94YkFN8UhdAC&pg=PA8&dq=scienza+mummia+Gaetano+Filangieri&hl=de&sa=X&ved=2ahUKEwjPs83Nv7bqAhVhQkEAHSLOAo0Q6AEwAHoECAAQAg#v=onepage&q=scienza mummia Gaetano Filangieri&f=false Servus, Njk
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  28. Ciao a tutti, ciao @safado La tua dovrebbe essere questa: https://www.acsearch.info/search.html?id=3713465 purtroppo non ho l'accesso "premium" per cui non posso vedere il prezzo di vendita. La tua sembra sia stata fatta apposta per il Comitato italiano", sono comuni le medaglie con uno spazio apposito dentro la ghirlanda per poterle personalizzare. Questa con un altro retro sembra essere quella standard (e secondo me neanche male), molte (in-)vendute tra i 100 e 200 Euro. per es. https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=3368&lot=1558 Servus, Njk
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  29. Ciao @giacutulimi è piaciuta proprio per questo V al posto di A al e per le aquile rovesciate
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  30. Diciamo che come giustamente si diceva sopra il pedegree è una sicurezza in più, poi la maggior parte delle monete passata per aste o in vendita da commercianti seri dono autentiche. I falsi sono una piccola percentuale se si compra da ditte serie. Poi l'errore capita a tutti.
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  31. Il “pedigree” è un elemento in più e come tale non guasta anche sotto l’aspetto “autenticità” (pur non potendo certamente certificarla, come detto sopra). Sta ad indicare che la moneta X è stata di proprietà del sig. Alfa, poi del sig. Beta ecc., che è stata venduta all’asta Y ecc. Questi sono elementi che, come già giustamente rilevato, rappresentano solo indizi di autenticità perché sarebbe logico presumere che se in tutti i documentati passaggi di “mano” la moneta è stata data per buona, ci sono elevate probabilità che la stessa sia buona per davvero. Ma ciò non esclude che si tratti di un falso fatto talmente bene da essere stato capace di trarre in inganno tutti i precedenti proprietari tranne, magari, l’ultimo acquirente che - per le più svariate ragioni - riesca invece a riconoscervi il falso. Tutti possono errare, anche i più esperti. Saluti
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  32. Non so sinceramente rispondere ad Arka sui suoi quesiti in merito al diffondersi dei doppi bagattini.... Posso solo dire che gli esemplari postati sono di ottima qualità per il tipo di moneta in questione. Inoltre includono dei nomi che per tipologia possno essere ostici da mettere in collezione se si punta ad avere almeno una moneta per doge, vedi ad esempio Marcantonio Memmo, di difficile reperibilità su tutte le emissioni monetarie.
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  33. Oggi tocca al doppio bagattino di Antonio Priuli (1618-1623). Colgo l'occasione per dire che quella illustrata è solo una delle molte varianti coniate di questa moneta. Rif.: Zub-Luciani 31.29 Tornando al discorso sul doppio bagattino, non avendo ricevuto altre ipotesi contrarie a quanto scritto sopra, tengo buona l'ipotesi che il doppio bagattino sia stato immesso nella stessa area dove circolava il bianco. La domanda successiva è perchè il doppio bagattino venne coniato? Se l'ipotesi precedente è valida, credo che il doppio bagattino sia stato coniato perchè dopo cinquant'anni che non venivano più coniati i bianchi stavano sparendo dal mercato. E probabilmente avevano ancora una propria utilità. Ecco che diventa necessario rifornire il mercato di nuove monete di questa tipologia. Mi piacerebbe sentire qualche parere in merito... anche totanlmente contrario. Arka Diligite iustitiam
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  34. E come si può vedere ci sono molte foto. I disegni spesso sono interpretazioni non corrispondenti a verità, ma al desiderio del disegnatore. È un problema di moltissime monetazioni. Personalmente vorrei sempre una foto e, eventualmente, un disegno esplicativo. Solo il disegno no, perché può essere fuorviante. Arka Diligite iustitiam
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  35. Sono stato io a Santa Marta, te li fanno liberamente di resto o se vuoi in buste da lettere già preparate...
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  36. Effige dell'imperatore Costantino V postata nella discussione e il follis di Leo III e Costantino V zecca di Ravenna messe a confronto. Sono molti i particolari in comune, ben differenti per qualità e rilevo, iniziando dai capelli, sopraccilia, occhi (niente occhiaie) naso, bocca, mento, collana che invitano gli esperti a dire la propria opinione. Nelle identificazioni mi definisco e sono una schiappa. Caratteri di questo tipo, nelle monete bizantine non ne ho mai viste. Eventualmente segnalamini un esempio. Io con le parole ho finito. Mi auguro di leggere risposte e possibilmente delle immamgini chiarificatrici.
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  37. L'immagine è tratta dal CNA. Questa la pagina dedicata
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  38. "Poi però ho avvertito un sapore amaro in bocca, dal cruccio sono scivolato nel “disappunto”, nel leggere che : “L’attuale nazione/stato Italiano non è esistito fino al 1861, quindi l’Italia non dovrebbe avanzare nessuna rivendicazione su monete prodotte migliaia di anni prima.”. Premesso che non intendo contrastare Archestrato in alcun modo, nè dileggiarlo, ma solo ragionare su quanto da lui riferito (e mi sembra di capire dal medesimo non condiviso), lasciatemi dire che l'argomento è davvero singolare. Come a dire che se la casa dove abito e che ho ereditato è stata costruita da mio padre un anno prima della mia nascita non sposso vantare sulla stessa alcun diritto. Con questo criterio le Piramidi, il Colosseo, la Reggia di Caserta etc. sarebbero res nullius. A volte il Signore si accanisce ...
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  39. Beh, nulla di eccezionale. Non sono, come avrete capito, un esperto di numismatica. Mi interessa, però, sapere che cosa sta dietro la produzione di questi piccoli dischetti di metallo. Il fatto di sapere chi ha coniato la monetina mi ha spinto ad approfondire la storia del Regno di Boemia. Non sapevo molto delle vicende storico-politiche dell'Europa centro-orientale. Naturalmente ho attinto alle risorse di internet che, usate con il dovuto buon senso, sono una utilissima fonte di informazioni. Posso raccontare brevemente come sono venuto in possesso della monetina. Se interessa e se non si va oltre i limiti imposti dal regolamento per i temi delle discussioni.
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  40. Apprezzo sinceramente lo slancio ‘Galileiano’ del ns amico Michele Marrocco ma vorrei spingere la riflessione un po’ oltre allo scopo di considerare l’evoluzione del pensiero scientifico che ha subito, nella prima meta’ del Novecento profondi cambiamenti che hanno aperto ad orizzonti da cui e’ difficile prescindere quando si oarla della possibilità della conoscenza. quello che accadde nel pensiero scientifico nella prima metà del Novecento fu una vera e propria rivoluzione in grado di minare le certezze e la fiducia quasi cieca che all’epoca si "voleva" nutrire nei confronti delle scienze pure. mi riferisco ai teoremi di ‘incompletezza’ enunciati dal piu’ importante logico drl Novecento: Kurt Goedel che ha lasciato un’impronta incancellabile su cio’ che puo’ essere conosciuto e cio’ che puo’ essere dimostrato. come detto in precedenza questi temi esulano dall’assunto della discussione e ci fermiamo qui. Il mio cenno e’ intenzionalmente strumentale solo per ricordare che non esiste un’unica verità rivelata anche per l’ambito scientifico, bensi un’evoluzione continua del pensiero . quelle che erano leggi della natura indiscutibili newtoniane sono state successivamente stravolte dalle intuizioni della relatività di Einstein e queste ultime accettate come il nuovo dogma in grado di spiegare la fisica dell’universo potrebbe avere bisogno di nuove intuizioni che riescano a conciliare le leggi quantistiche che pure esistono e vengono osservate ma che cozzano con quelle - pur coerenti / scoperte da Einstein. tutto questo per dire che è assai difficile e rischioso assumere apoditticamente una posizione sul metodo scientifico pensando che non possa un domani essere rimessa in discussione. buona domenica e buone riflessioni ?
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  41. In questo denario dello stesso imperatore (NAC 92) Ottaviano dev’essere venuto a conoscenza della raffigurazione sul rovescio e allora s’è messo in un... punto d’osservazione migliore! THE ROMAN EMPIRE Octavian, 32-27 BC Denarius, Brundisium or Rome (?) circa 32-29 BC, AR 3.88 g. Bare head r. Rev. Venus, naked to waist, standing r. and leaning, half tuned, against column, holding sceptre and transverse spear; in field l., shield decorated with star set on column. C 62. RIC 250a. Lightly toned, an insignificant banker’s mark on obverse, otherwise good very fine Ex Gorny & Mosch sale 175, 2009, 8564. Starting price: 640 CHF - Estimate: 800 CHF - Result: 1.200 CHF
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  42. A me sembra che le posizioni di @numa numa e @MicheleMarrocco siano solo apparentemente in contrapposizione. Al di là delle punzecchiature sulla definizione di "metodo scientifico" è un dato di fatto che la Numismatica - così come le altre discipline umanistiche - non sia una "scienza esatta". Al giorno d'oggi la Numismatica e altre discipline archeologiche si servono in continuazione dell'ausilio delle scienze pure, in particolare con della fisica (per fare un esempio che mi tocca da vicino, la spettrofotometria XRF è ormai una quotidiana compagna di giochi per chi si occupa della monetazione romana di III secolo), ma questo non è certo sufficiente: l'elemento discriminante è che la Storia, in particolare quella antica, ricostruisce un panorama del quale la gran parte dei dati sono mancanti e continueranno ad esserlo, in quanto irrimediabilmente cancellati e perduti, e non potranno essere riscoperti in futuro. E' chiaro dunque che non posso studiare l'età tardoantica nello stesso modo in cui si conducono esperimenti al CERN... Le scienze esatte sono uno strumento indispensabile nella ricerca storica, ma non saranno mai sufficienti: per questo le "scienze" umanistiche sono necessariamente imperfette, interpretabili, discutibili: se questo poi sia un tratto svilente o invece un fattore di maggiore complessità viene lasciato dire all'arbitrio di ciascuno. Certo è che sia più semplice deridere i terrapiattisti che contestano un fenomeno fisicamente rilevabile e definibile con esattezza rispetto ai sedicenti revisionisti storici che imbrattano le statue di Cristoforo Colombo o di Garibaldi.
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  44. Devo dire che l'ipotesi era tutt'altro che peregrina, considerato che guardando la fotografia sembrerebbe effettivamente vedersi una sorta di ombra di quel "tratto inferiore". Prendo però atto di quanto riferisce @ambidestro il quale, avendo fra le mani questo gettone, ha senz'altro la possibilità di apprezzare al meglio i rilievi. Ed allora, proseguendo nell'ipotesi "SCF", e sempre alla luce di altri esempi reperiti in rete, mi chiedo se l'acronimo possa alludere eventualmente ad una società tra ferrovieri (società anonima cooperativa di consumo?). Certo, in relazione al numero di lettere, l'acronimo sarebbe in questo caso un po' troppo scarno.
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  45. Grazie! pausa estiva da questo specifico topic naturalmente A cambio pagina una piccola banconotina però la mettiamo dai!
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  46. Questo denario allude ad un’appassionante vicenda giudiziaria (simboleggiata dalla tavoletta con A-C, absolvo-condemno) e politica innescata da un preteso episodio scandaloso verificatosi nel tempio di Vesta alla fine del II secolo, forse già rievocata da un’altra emissione della sessa gens, il denario RRC 413/1. Nel 114, a sette anni dall’assassinio di Gaio Gracco, la società romana era divisa da gravi tensioni sociali ed agitata da fermenti rinnovatori e progressisti. In quell’anno circolò e fece grande scalpore a Roma una voce secondo la quale tra le Vergini Vestali si sarebbero verificati episodi di inammissibile dissolutezza. Fu promossa un’inchiesta ufficiale al termine della quale tre Vestali risultarono gravemente indiziate. Ma il processo celebrato dal Pontefice Massimo si chiuse con la condanna di una sola di esse. In un clima politico e sociale incline alle strumentalizzazioni di parte, i progressisti videro in questa indulgenza una sorta di complicità tra i Pontefici e le Vestali, tra inquirenti e inquisite. Così nel 113 il tribuno Sesto Peduceo, invocando la revisione del processo, indusse la plebe ad istituire un suo proprio tribunale, la cui presidenza fu affidata a Lucio Cassio Longino Ravilla (fratello del cesaricida Gaio, tribuno della plebe nel 137, console nel 127 e censore nel 125, celebrato pure dall’emissione RRC 266/1 e forse dalla RRC 413/1), uomo di proverbiale intransigenza e severità. Come prevedibile, il tribunale del popolo emise un verdetto esemplare, condannando a morte anche le due Vestali assolte dalla prima sentenza. Si volle così colpire non solo l’aristocratico collegio sacerdotale che aveva commesso sacrilegio, ma soprattutto i conniventi Pontefici. Come se non bastasse, narra Plutarco che la plebe, superstiziosa, ispirandosi ad un crudele cerimoniale etrusco, invocò la necessità di consumare sacrifici umani per placare gli dei. Così due Galli e due Greci furono massacrati nel Foro Boario. Trascorsi quasi sessant’anni da queste vicende, Quinto Cassio Longino, magistrato monetario nel 55 e discendente di Lucio Cassio, rievoca su questo denario quell’antico scandalo, il clamoroso processo e indirettamente l’antenato che ne era stato il promotore. Il tipo del rovescio ci mostra il teatro dello scandalo e allude per simboli al processo riparatore. Al centro campeggia il tempio di Vesta, retto da sei colonne, la prima coppia delle quali di calibro maggiore delle altre; ciò conferisce profondità al monumento, mentre lo scorcio prospettico ne lascia intuire la pianta circolare. Al suo interno è la sella curulis. Il tetto a cupola ha due antefisse laterali a protome di dragone ed è sormontata da una statua della dea, che tiene patera e scettro. A sinistra del tempio è raffigurata l’urna delle votazioni; a destra la tavoletta di voto con le lettere AC, iniziali dei due possibili verdetti Absolvo/Condemno. Il diritto è riservato al busto di Vesta, di un livello stilistico straordinario su questo conio. Il ritratto della dea è modellato con grande sapienza, il suo profilo è limpido e di assoluta bellezza classica, il suo sguardo intenso ed assorto. Il lembo di stola che le copre il capo è arretrato per mostrare il diadema ed i capelli corti sulla fronte. Le sue pieghe sono morbide e naturali e disegnano per trasparenza la crocchia sulla nuca e la curva agile del collo. Emana da questo volto un’aura affascinante ed enigmatica, la sua espressione è quella malinconica e turbata di una divinità offesa
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  47. Buonasera a tutti, @Rocco68, nel pieno rispetto delle opinioni di tutti , io propendo per una fiammella, lo penso per via della forma (mi capita anche con le nuvole di vederci forme che altri interpretano in maniera diversa), e perché ultimamente, mi sto appassionando come te e altri Amici del Forum alla monetazione del Viceregno, spinto dalla curiosità e desiderio di imparare, cerco di leggere e capire da più fonti, ovviamente quelle alla mia portata, proprio ieri sera leggevo alcune pagine del Bollettino del Circolo Numismatico Napoletano del 1965-1966, quelle riguardanti la monetazione di Filippo IV, se non ho capito male è proprio il Bovi che ne parla in un suo lavoro '' Un processo per falsificazione di monete nella zecca di Napoli'' e che riporta nel bollettino. Premesso che sulle monete di Filippo IV, sul dritto, oltre le iniziali del maestro di Zecca e del mastro di prova troviamo altri segni : lettere, numeri ed altro. Il Prota sosteneva che ogni pila di tondelli da coniare venisse contrassegnata da una lettera. In modo che in caso di contestazioni si potesse risalire. Bovi diversamente dal Prota (che affermava che le lettere erano le iniziali del nome) dice testualmente.. Le lettere sono le maiuscole dell' alfabeto, i numeri sono le cifre arabe fino a 9, gli altri segni sono svariatissimi, e fa qualche esempio : Fiamma, croce potenziata, giglio araldico, cerchietti o punti variamente disposti, Testina, volatile, scudetto, foglia, pigna, tulipano, leoncino, torretta, trifoglio, stella a 5 e 6 punte, ancora, mezza luna, crocetta, etc. Continuo a leggere, e cerco di capirci soprattutto.. ? Ovviamente correggetemi ed aiutatemi a crescere, potrei sbagliarmi nelle mie conclusioni. Saluti Alberto
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  48. Ciao, le giustificazioni culturali da voi citate sono sicuramente condivisibili, ma temo che poco importino ai detrattori della numismatica. Volendo fornire una risposta più concreta e comprensibile ai più, credo che le monete siano un hobby che pur non essendo un investimento in senso stretto (che genera profitto), hanno una svalutazione assai limitata rispetto a tante altre cose in cui si spendono cifre folli per poi avere una svalutazione vicina al 100% in pochi anni (es. prodotti tecnologici). Un’altra risposta è che i gusti sono soggettivi e non si possono definire inutili gli interessi altrui. Saluti, Giacomo
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  49. Io gli direi semplicemente che ti permette di riappropriarti della nostra storia, delle proprie radici e identità, di conoscere veramente chi siamo stati e siamo e non e’ poco ...
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