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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/29/20 in tutte le aree
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1959 Banca d'Italia - 10.000 lire Menichella/Boggione 24 gen. 1959 ps: cliccarci sopra per visualizzarla più definita6 punti
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Buonasera a tutti, Ieri sera dopo cena, come ogni sera, ho passato in rassegna le mie monete, mi piace toccarle e osservarle ad occhio nudo, molto da vicino, sono miope ma per le monete aguzzo la vista senza alcun ausilio. La mia scelta è caduta su una in particolare, l'unica che ho di quella tipologia, ma non è il solo motivo per cui la reputo una delle mie più belle.. ? Pubblica Tornesi 3 1792 Ferdinando IV Saluti Alberto5 punti
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Rispolvero questa discussione, che ho riguardato con piacere nelle ultime pagine per gli spunti di riflessione che offriva, per postare l'ultima entrata, di qualche giorno fa. Come potete vedere è un mezzo Scudo di Silvestro Valier; moneta non facile da trovare. Presenta una patina tutto sommato gradevole, anche se accompagnata da una leggera incrostazione di contorno; c'è poi qualche "segno del tempo", in quanto moneta vissuta e circolata, ma sono comunque più che soddisfatto di questo acquisto. Paolo Gr. 14,89 - mm. 37 - CNI VII, pag. 347 n° 75 punti
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Ritorno a Ferdinando II° con un Tornese 1854, con una patina verdastra che spero piaccia a Voi Tutti. Buona Serata, Beppe4 punti
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Conclusa l'introduzione storiografica, quest'oggi inizieremo ad approcciarci all'ambito numismatico vero e proprio. Premetto subito che la monetazione di Luigi Bonaparte è complessa, estremamente varia e, per questo, di non facile trattazione, in quanto caratterizzata da numerose prove, progetti e coniazioni eseguite in poche decine di esemplari. Cercherò, per quanto possibile, di districarmi in questo intricato universo, con lo scopo di rendervelo il più chiaro possibile e, mi auguro, un minimo appassionante. Ovviamente, come sempre, non esitate a pormi domande o a richiedere eventuali delucidazioni aggiuntive. Terminata questa breve ma doverosa premessa, direi di iniziare. Come detto, Luigi Bonaparte regnò dal 1806 al 1810. In questi 4 anni di regno non adottò mai il sistema monetario decimale. Difatti, un po' per rimarcare la propria autonomia, un po' come segno di rispetto per le tradizioni dei propri sudditi, scelse di coniare monete che seguissero il sistema monetario preesistente. Addirittura, i primi tempi proseguì a far battere monete in linea con lo stile della precedente Repubblica Batava, apponendo il proprio ritratto solo a partire dal 1808. Sicuramente, una delle monete più iconiche di questo primo periodo fu il ducato, fulcro dell'economia olandese già dal XVI secolo, quando i Paesi Bassi erano ancora sotto la dominazione spagnola. Questa piccola moneta, praticamente d'oro puro e dal peso di 3,50 grammi, fu introdotta ai tempi di Carlo V. Come avvenne per la Repubblica di Venezia, il ducato si dimostrò una moneta estremamente utile per gli scambi commerciali e, per questo, non deve sorprendere che il proprio momento di gloria lo ebbe tra il XVII e il XVIII secolo, quando l'Olanda si affermò come potenza navale e coloniale. Luigi Napoleone fece coniare sia il ducato “classico” (da 3,50 grammi) che il doppio ducato. Quest'oggi ci concentreremo solo su quest'ultimo, anche per non appesantire troppo la discussione. Coniato tra il 1806 ed il 1808 presso la zecca di Utrecht, il doppio ducato è una moneta dal peso di 6,99 grammi e dal diametro di 28 mm. Come per il ducato, il titolo dell'oro utilizzato è molto alto (983 millesimi per l'esattezza). Al dritto troviamo un cavaliere in armatura pesante, che regge nella mano destra una lunga spada mentre nella sinistra un fascio di frecce. Sicuramente la rappresentazione è un po' distante dai gusti e dai canoni stilistici del tempo ma, nel pieno rispetto delle tradizioni preesistenti, si scelse di proseguire con lo stesso disegno utilizzato sui ducati olandesi nel corso dei secoli precedenti. Per chi non lo sapesse, infatti, il “cavaliere olandese” è un soggetto iconico, praticamente un simbolo d'identità nazionale in Olanda. Tanto che, ancora oggi, continua ad essere utilizzato su alcune monete “commemorative”. Per certi versi, se volessimo fare un confronto, lo potremmo equiparare al San Giorgio della monetazione inglese. Prima di proseguire vorrei fare un piccolo accenno storico: da quando conquistarono la propria indipendenza dalla Spagna, i Paesi Bassi si dotarono di una forma di governo alquanto singolare per il tempo. Divennero, infatti, una repubblica. Sulle monete olandesi (dal 1581 al 1808) non troveremo, dunque, l'effige di un monarca ma tutta una serie di soggetti “alternativi”. Il cavaliere olandese era uno di questi. Anche la scelta delle frecce strette nella mano non è affatto casuale. Se osservate attentamente, le frecce sono esattamente sette, proprio come il numero di province costituenti la Repubblica delle Sette Province Unite. Insomma, capite bene come si possa disquisire alacremente anche soltanto su di un singolo particolare di una moneta. Credo che questo, alla fine, sia uno dei lati più belli della numismatica. Per questo motivo, tendo a volte a dilungarmi su queste spiegazioni, che mi auguro non suscitino noia in voi lettori. Tornando al nostro doppio ducato, al dritto leggiamo CONCORDIA RES PAR CRES TRA (Concordia Res Parvae Crescunt Trajectum) che significa: "nella concordia le cose piccole crescono". Trajectum è, invece, il nome che i romani diedero ad una delle roccaforti che costruirono lungo il Limes Germanico. Da qui ebbe poi origine la città di Utrecht, luogo dove vennero coniati proprio questi doppi ducati. Anche quel piccolo scudo che si trova tra la spada e l'elmo del cavaliere è un simbolo di Utrecht. Al rovescio abbiamo, invece, una specie di tavoletta quadrata, ornata da decorazioni di tipo floreale. Il testo, su cinque righe, recita: MO: ORD: PROVIN: FOEDER: BELG: AD. LEG. IMP. (Moneta Ordinum Provinciarum Foederatorum Belgicarum Ad Legem Imperii), ovvero: “Moneta del governo della federazione provinciale del Belgio conforme alla legge dell'Impero”. Come potete vedere, non c'è alcun riferimento a Luigi Bonaparte ed al suo regno. Se confrontassimo questo doppio ducato con uno della Repubblica Batava o degli ultimi anni della Repubblica delle Sette Province Unite, non noteremmo grosse differenze. Per questo motivo, gli appassionati del periodo napoleonico non vanno particolarmente in estasi per questo tipo di monete, che, comunque, rimangono esemplari interessanti e con la loro assoluta dignità, sia ben chiaro! Perfetto! Per oggi direi che abbiamo concluso. La prossima volta tratteremo i ducati. Buona giornata a tutti4 punti
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GOVERNO DELLA TOSCANA - VITTORIO EMANUELE RE ELETTO - 2 CENT. 18594 punti
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Non è un souvenir, è qualcosa di più interessante ancorché privo di valore. Questo "gettone" riesco a identificarlo pure io, anche perché posseggo l'edizione Adelphi dell' I-Ching. Non ha valore numismatico, te ne davano 3 comprando il libro (per inciso: lo puoi comprare anche oggigiorno su Amazon) e spesso in libreria i ragazzini se li fregavano perciò dovevi rivolgerti alla cassa per averli. I simboli riportati hanno tuttavia una loro storia e un significato esoterico, se googli un po' ti fai una cultura. I miei tre li tengo nel comodino. Un saluto cordiale https://www.amazon.it/I-Ching-libro-dei-mutamenti/dp/88459113063 punti
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Ciao, è solo un souvenir, confrontalo con questo del link: https://en.numista.com/catalogue/pieces173970.html3 punti
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Buongiorno, sono completamente d'accordo: si dovrebbe coltivare la propria passione numismatica senza fini speculativi. A tal proposito si può anche aggiungere che si può coltivarla senza effettuare alcun acquisto. Senza essere collezionisti insomma. Certamente si è numismatici in proporzione a quanto si studia e non a quanto si raccoglie. Quando, come nel mio caso, la passione è alimentata "anche" dal desiderio di possesso e, purtroppo, le risorse sono limitate, occorre farsi i conti in tasca. Mi piacerebbe non tenere conto delle spese e fregarmene dell'evoluzione del mercato. Invidio molto chi può permetterselo. Sono contento per loro, io non posso permettermelo. Quando non posso permettermi un pezzo che desidero desisto dall'acquisto e mi accontento di studiarlo cercando di tenerlo in mano ogni volta che ne ho occasione. Se mi posso permettere un determinato pezzo lo acquisto, con la parsimonia che caratterizza la mia situazione economica e almeno con la "speranza" di non sottrarre risorse alla mia famiglia. Se non ho questa speranza. Se ho la consapevolezza che un domani non otterrò una cifra almeno vicina a quanto speso, non procedo all'acquisto. Non me lo posso permettere. La mia famiglia, i miei doveri verso di essa, mi portano a lasciar perdere. Quindi, tirando le somme, la numismatica è una passione sicuramente scevra dalla speculazione. Il collezionismo non per tutti può esserlo. Per qualche fortunato si, non per tutti. Proprio per questo, quando si è nella situazione sopra descritta e si è digiuni o neofiti, il mio consiglio è quello di acquistare monete al prezzo del fino contenuto. Col tempo si saprà apprezzare la qualità e sostituire quanto acquistato in precedenza senza spreco di risorse. Comprare monete può essere un modo per mettere via i soldi. Non porta a guadagnare ma almeno può essere un modo di accantonare risorse alimentando quella passione di cui si parlava in precedenza. Almeno questo è il mio pensiero dettato dalla mia situazione. Altri la penseranno diversamente, anche perché vivono situazioni differenti. Buon pomeriggio.3 punti
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Buonasera a tutti, mia ultima del 59 Regno delle Due Sicilie 10 Tornesi 1859 Ferdinando II ? Saluti Alberto3 punti
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Buon giorno. Perché mai deve essere deluso. Dovrebbe essere invece incuriosito vedere quali erano multipli e sottomultipli informarsi su cosa succedeva quando questo 5 lire era in circolazione cosa ci si poteva comperare e chi più ne ha più ne metta. Credo che non ci si debba fermare al solo valore economico quando si ha un vecchio oggetto(di qualunque genere) in mano. Ci rifletta e vedrà che magari la delusione può trasformarsi in curiosità e forse in studio ed approfondimento. Con la massima cordialità e scusi la saccenza. Gabriella3 punti
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salve a tutti, sperando di coinvolgervi con questo post in una sezione recentemente "dormiente", vi presento una moneta a mio avviso molto rara: esitata oggi al lotto nr. 8 dell'Asta NUMISMATICA PICENA, le note che accompagnano la descrizione di questo Giulio lo classificano "di estrema rarità" in quanto non risultavano passaggi in aste pubbliche al curatore del catalogo Costantini. In effetti anche dalle mie ricerche il Giulio per Ancona della Sede Vacante 1555 con riferimento Muntoni 7 (particolarissimo per la posizione delle chiavi verso il basso rispetto al Munt.6 che sono verso l'alto...) risulta assente in tutte le aste Pontificie più importanti del passato. Colgo anche l'occasione per presentare una curiosa "doppia variante" di questa rarità mettendolo a confronto l'esemplare della mia collezione: DRITTO L'impugnatura delle chiavi è "normale" nell'esemplare della Picena, nel senso che é lo stesso dritto che troviamo nei Giuli di Ancona della S.V. 1555 al Munt.5 e Munt.6; mentre il mio é decisamente insolito (non ne ho mai visti altri simili....) per l'impugnatura delle chiavi affusolata anzichè trilobata. ROVESCIO L'esemplare Picena ha il simbolo dello zecchiere Mazzei a destra del Santo, il mio a sinistra, praticamente sotto le chiavi..... Personalmente oltre il mio ho censito un esemplare molto usurato in un asta Ranieri di qualche anno fà e sono a conoscenza di un altro sempre in bassa conservazione in una collezione privata (entrambi riconducibili al "tipo della Picena"...). Come sempre chiedo gentilmente info in merito alla Vs. conoscenza di altri esemplari noti buona serata Daniele2 punti
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Buongiorno amici. Vorrei avere i vostri pareri su questa moneta...che conservazione gli date, e poi, che gli si possa fare un trattamento di bellezza?? Avete consigli in merito. Grazie in anticipo e saluti.2 punti
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Buonasera a tutti, Sbaglio o questo 2 Grana 1810 di Murat ha il conio del rovescio diverso dal solito? Con perlinato e contorno largo. Somiglia molto a quello della Prova con il taglio liscio. @Asclepia, @lorluke e a tutti del forum, cosa ne pensate?2 punti
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Buonasera, la moneta è carina e genuina, visto che chi la vende è disposto a trattare , tratta e prendila, secondo me ne vale la pena ?2 punti
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Un rovescio molto simile l’avevo trovato tra i bronzi di Tranquillina PISIDIA, Cremna. Tranquillina. Augusta, AD 241-244. Æ (24mm, 9.02 g, 11h). Diademed and draped bust right, set on crescent / The Three Graces. Von Aulock, Pisidiens 1423; SNG France 1512 (same dies). Near Fine, green and brown patina. Le Grazie erano le corrispettive latino-romane delle Cariti greche, dee legate al culto della vegetazione e della natura, nonché della gioia. Un mito le vuole figlie del dio Zeus e della ninfa Eurinome e sorelle del dio-fiume Asopo, ma per altri erano figlie di Zeus ed Era, per altri del dio Sole Elios e della ninfa Oceanina Egle, per altri ancora figlie della dea della bellezza Afrodite e di Dioniso, dio della vite. Anche i loro nomi e il loro numero variano a seconda dei miti e dei culti che le riguardavano. Secondo la Teogonia esiodea, esse erano tre di nome Aglaia, Eufrosine e Talia. A Sparta erano venerate due Cariti: Faenna, la Lucente, e Cleta, l’Invocata, mentre ad Atene Auxo, la Crescente, ed Egemone, colei che precede. Esisterebbe anche una certa Carite Pasitea. In greco, Carite era il nome di una Grazia e la troviamo citata da molti poeti e anche nell’Iliade di Omero. Il centro più antico del loro culto sembra essere stato Orcomeno di Beozia dove fu fissato il loro numero di tre e deciso il loro nome: Aglaia, la splendente; Eufrosine, la rallegrante; Talia, la fiorente. Dee della gioia e del fascino, impersonano la bellezza e la grazia, infondendo la felicità nel cuore degli dei e degli uomini. Presiedevano ai banchetti, alle danze e ad altri piacevoli eventi sociali, diffondendo amicizia e serenità tra i presenti. Accompagnavano spesso Afrodite ed Eros, le divinità dell’amore, e insieme alle Muse cantavano e ballavano per gli dei sul monte Olimpo al suono della lira del dio Apollo. Buona notte. apollonia2 punti
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Grazie veramente gentilissimo, ora piano piano incominciamo a pensare anche al futuro e al numero 8, chi vorrà proporsi può inviarci alla nostra mail il suo contributo : [email protected]2 punti
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Buona sera Marco, non ricordo dove ho letto agli albori della mia collezione una cosa che condivido tutt'oggi: la monete comuni saranno comuni sempre, anche tra 2000 anni. Pensa infatti che ci sono monete comuni della Grecia antica o di Roma repubblica. Una verità complementare è che invece, le monete rare saranno sempre più rare. A presto2 punti
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Buonasera Oilitta : è pur sempre una bella moneta d'argento, con il ritratto del Re e lo stemma dei Savoia, un piccolo frammento della nostra Storia e allora aveva anche un certo potere d'acquisto, c'erano in circolazione le monete da 1 e 2 centesimi..... Magari per tuo nonno era un ricordo, comunque è da conservare con cura. Non vale una fortuna ma non è che la si possa trovare per caso : è bella ! Buona serata.1 punto
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Ciao @miza grazie, bisogna attendere l'occasione giusta ed a lungo, questa del 1959 purtroppo non è in fds assoluto, la definirei qfds/fds, l'avevo presentata in questa discussione con le altre in mio possesso: Forse non ne hai viste tantissime, gli straccetti sono per i nostalgici che ci imbastiscono un quadretto, e ne ho visti proprio tante persone che nel corso del tempo le comprano solo perché fanno una bella figura…. in effetti è una gran bella banconota, ma se non fosse così grande non avrebbe sicuramente questo successo, fortunatamente è piuttosto comune e possono permettersela in molti. Al posto tuo sceglierei una mb/bb naturale e non trattata, la preferisco ad una spl trattata, cosa che l'acquisto online difficilmente ti consente di appurare, l'unica è vederne molte ed attendere tanto…. l'acquisto da un privato o da un ex collezionista sarebbe la via giusta ma capisco che capita molto raramente.1 punto
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Il mistero del dolmen e delle ossa scoperte nello scavo archeologico Mostra aperta al Manu sugli scavi effettuati in Giordania, a Gebel al-Mutawwak, sul tema “La Vita all’origine dell’Urbanizzazione” Lo scavo archeologico dello Studium perusinum racconta di donne seviziate e uccise anche nella preistoria? Questo sembra documentare, fra l’altro, la mostra aperta al Manu sugli scavi effettuati in Giordania, a Gebel al-Mutawwak, sul tema “La Vita all’origine dell’Urbanizzazione”. Entriamo “in medias res” chiedendoci cosa sia il Dolmen 317 e in cosa consista l’enigma della sepoltura B25. Innanzitutto, cos’è un dolmen Dolmen è un termine di lingua bretone che significa “tavolo di pietra” e in archeologia indica un monumento funerario formato da tre grandi lastre di pietra: due verticali e una di copertura orizzontale a formare una camera di dimensioni variabili. Cosa si è trovato in particolare In Giordania, a Gebel al-Mutawwak, sito dell’età del Bronzo indagato dall’Università di Perugia, adiacente al dolmen c’è una caverna ipogea scavata nella roccia e utilizzata per deposizioni secondarie, qui ricollocando in genere le deposizioni avvenute in origine nel dolmen stesso. C’è però una eccezione alla regola. L’ eccezione a questa regola è costituita dalla deposizione B25, riprodotta in mostra, della fine del IV millennio. Vediamo di che si tratta È la sepoltura di una donna di circa 40 anni, ancora deposta all’interno del dolmen, il cui cranio e le cui ossa lunghe sono state risistemate, in un secondo tempo, nello stesso luogo dove è avvenuta l’originaria deposizione. Accanto ai resti, giacciono strumenti litici di fattura accurata e di notevoli dimensioni, rinvenuti in genere in contesti funerari e cultuali e forse impiegati per la tosatura del vello degli ovini. Cosa si sa circa questo individuo L’analisi delle ossa suggerisce che la donna, a differenza degli altri individui rinvenuti nelle caverne, non ha compiuto in vita sforzi fisici elevati. Doveva dunque appartenere a una classe privilegiata. La scarsa attività fisica fa infatti pensare che la donna possa aver avuto un qualche ruolo sacerdotale all’interno della società, condizione che ha forse determinato la mancata traslazione dell’inumata nelle Ma c’è dell’altro ad alimentare il mistero: un racconto che si tinge di noir L’analisi dei resti consente anche di documentare, alla base della calotta cranica, una ferita dai margini netti, triangolare, che penetra attraverso la calotta stessa e che è stata la causa della morte. Si direbbe un delitto, insomma… o piuttosto un sacrificio rituale Le modalità della morte sembrano suggerire una uccisione rituale, per stordimento, con un primo colpo non profondo, inflitto sulla sommità della nuca, e un secondo, mortale, a bersaglio prono… La ricerca, come in un prehistoric thriller, prosegue Le ricerche archeologiche dell’Università di Perugia continuano e l’enigma della sepoltura B25 potrebbe essere risolto attraverso ulteriori dati e conferme provenienti dagli scavi, così da gettare luce anche sull’abbandono definitivo dell’intero sito, a cui forse può riconnettersi anche questa particolarissima deposizione… Cosa diciamo, dunque, agli appassionati di archeologia e di mistery? Che la mostra rimarrà aperta fino al 7 gennaio 2021. Il Direttore della missione, professor Andrea Polcaro, la dottoressa Alessandra Caselli (Università degli Studi di Perugia) e il team di scavo sono a disposizione per visite guidate, prenotando allo 075 5727141. https://amp.perugiatoday.it/eventi/inviato-cittadino-il-mistero-di-quei-resti-umani-dello-scavo-archeologico.html1 punto
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Ciao Valteri, le descrizioni delle prime due monete sono invertite. Se le puoi ancora correggere sarebbe meglio.1 punto
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Di questo bronzo esistono tantissimi cloni. Il pezzo qui sotto è stato venduto una nno fa su catawiki. Hanno smussato il tondello per "arrotondarlo" ma è chiaramente nato dalla stessa matrice. https://www.catawiki.com/l/25504585-greece-ancient-sicily-henna-enna-ae-c-339-8-335-bc Sicily, Henna (Enna), approx. 339/8-335 BC. Æ 18-20 mm 7.11 g Obverse: Head of Demeter Reverse: Bull head, in field wheat Ref: Calciati III, S. 232, Em. 3 Brown-green patina Rare Fine1 punto
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Ma pareri sulla conservasiuuun??? Nessuno!!? Questa comunque è la variante con data non ribattuta...l'altra 1803 del poker invece è ribattuta. Una cosa che non capisco è come i cataloghi si ostinino ancora a giudicare NC i 2 grani di questo tipo e solamente Rari ad esempio i 5 grani...rarità completamente sballate non so se sulle ultime edizioni abbiano aggiustato il tiro...ste monete si vedono molto di rado...,siete d'accordo?1 punto
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Confermo l'attribuzione. Sono i classici oboli di Savona. Dal primo si capisce bene la legenda comunis (saona) dal lato dell'aquila e moneta saona dal lato croce con la rosellina tra le parole.1 punto
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Sono partito dal terzo nipote con un conteggio/ragionamento al contrario terra terra senza l'utilizzo di formule: sapendo che non si debbono dividere in due le monete l'unica era dare al terzo nipote una mezza moneta ed aggiungere una mezza come da quiz 0,50 + 0,50 = 1 questo risultato è la metà delle monete che vanno al secondo nipote = 2 ma una volta che si doveva per forza aggiungere una mezza moneta il 2 doveva essere formato per forza da 1,50 + 0,50 il risultato è la metà delle monete che vanno al primo nipote, e cioè 4, ma questo numero doveva essere formato aggiungendo una mezza moneta come da quiz e quindi 3,50 + 0,501 punto
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Qui aggiungo la foto dei quattro che tengo in collezione... sembrano un pò degli scarfoni , ma chi conosce ste monete sa che non è facile trovare di meglio1 punto
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@ARES III Ciao, anche se non rientra tra i miei interessi, secondo me la moneta è piacevole e collezionabile. E' chiaro che il giudizio è strettamente personale e dipende da diversi fattori (disponibilità economica e livello della collezione), ma al giusto prezzo io la prenderei.1 punto
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Buongiorno, somiglia ad una che ho anche io, potrebbe essere un Denaro di Carlo I d'Angiò. Prova a confrontarla con questa del link. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-CIA/39 Indicatomi da @fedafa Saluti Alberto1 punto
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La prima visita Apostolica di Papa Woytjla avvenne, a solo una settimana dal suo insediamento, all'antico Santuario Madre delle Grazie della Mentorella. Il Santuario più antico, voluto dall'Imperatore Costantino nel IV secolo, fu un inizio simbolico del percorso d'evangelizzazione Papale dai risultati stupefacenti e insperabili. La medaglia, creata da Sergio Giandomenico, rappresenta al dritto il busto di fronte del Papa e al verso la vista del Santuario con l'immagine della Madonna delle Grazie. L'immagine proviene dalla dispersa raccolta di un importante collezionista di medaglie Papali: Giambattista Magalotti. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-F261/181 punto
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Non si può prevedere il futuro, se no giocherei al superenalotto. ? Io ho ereditato collezioni di monete da mio padre e le trovo affascinanti sia fisicamente che per il ricordo affettivo. Mio padre colezionava monete correnti vedi 500 lire caravelle pensando che in futuro potessero avere un futuro, ma grande sbaglio esempio un rotolo da 500 lire nel 1958 per un valore di 25.000 lire con uno stipendio medio di 35.000 lire calcolando il valore odierno di 50 monete e paragonandolo a uno stipendio medio odierno non penso che si possa definire una speculazione azzeccata. Ma la passione è passione. Se poi calcoli la collezione di francobolli dove ha speso un discreta cifra e della quale ora il mercato non caga per niente che ne dite. ? Altre monete le ha azzeccate per carità ma se mettiamo la spesa di quasi 16.000 € per la giacenza di 32 anni in banca direi che i conti per le passioni meglio non farli. Lasciamo la storiella dell'investimento per le mogli ! ??? Gianni ?1 punto
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Un mezzo sestino con corona radiata e globetti nella croce, per non parlare della poca raffinetazza di conio, il che mi ha indotto ad ipotizzare un falso d'epoca.1 punto
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Quello che è possibile è che i FdC delle monete comuni diventino, coi secoli, un pò meno comuni perchè molte saranno state conservate male e salgano di prezzo. Esistono monete Comunissime di Costantino che in FdC girano a più di 100 Euro (penso alla commemorativa urbs Roma con la lupa e i gemelli), e che probabilmente ai tempi erano l'equivalente dei nostri 50 centesimi. Ai tempi ne furono coniate in quantità spropositate. In bassa conservazione gira per pochi euro. Fra 2000 anni, probabilmente, riuscirai a vendere la nostra comunissima moneta da 1 Euro 2002 all'equivalente futuro di100 Euro, se riesci a mantenerlo in FdC o giù di lì .1 punto
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La moneta in questione è stata emessa da Metaponto e dovrebbe essere simile a quella riportata su http://www.magnagraecia.nl/coins/ : AE13 of Metapontion, 350-340 BC ca Obv. head of Demeter, hair gathered in sakkos Rev. grain of barley, ME-TEI Johnston 8 .... g private collection La foto non è certo delle migliori ma si legge chiaramente l'iscrizione METE (più che METEI). Viene classificata come Johnston 8 che in HN corrisponde alla n. 1644, sulla quale tuttavia Rutter legge "ME and TPI".1 punto
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Giorgino di Modena contromarcato con giglio estense sul dritto e aquilette sul rovescio. La moneta penso sia attribuibile al periodo di Francesco I d'Este (la più comune) ma vennero contromarcati anche giorgini a nome di Alfonso IV e di Rinaldo I (delle emissioni fra il 1707 e il 1719). In fondo alla pagina in collegamento trovi le immagini di alcuni esemplari ancora leggibili nonostante la contromarca: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MOFRI/57 ciao Mario1 punto
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Non so se ci è permesso parlare di soldi sul forum ma è facile confrontare i prezzi con quelli delle aste passate. https://www.acsearch.info/search.html?term=carthage+1%2F4+shekel&category=1-2&en=1&de=1&fr=1&it=1&es=1&ot=1&images=1&thesaurus=1&order=1¤cy=eur&company= per confronto, 170EUR realizzati nel 2017 in un'asta G&M.1 punto
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E’ stato credo l’ultimo tram di una numismatica reale che si appresta a ritornare virtuale, era giusto e doveroso provarci per i tanti che ci stanno seguendo, collaborando e che apprezzano, grazie a voi !1 punto
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1859 Austria - Francesco Giuseppe I° - 1 fiorino (A = Vienna)1 punto
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Buongiorno numismatica, oggi a Milano c’era il sole ma un raggio di sole è’ arrivato anche per la nostra numismatica. Oggi abbiamo consegnato i nuovi Gazzettini e la risposta è’ stata incredibile per numeri, passione, voglia di condividere ... Avevo 40 Gazzettini, di più non riuscivo a portarli e si sono esauriti velocemente da parte di nostri amici e aderenti, mi dispiace per alcuni che non l’hanno avuto, ma spero ci possa essere una seconda occasione. E’ stata una scelta coraggiosa in un momento drammatico ma la forte risposta dimostra che se offri opportunità, prodotti, condivisione ...la numismatica c’è e risponde e quindi viva la numismatica !1 punto
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Grazie Gabriella dei preziosi consigli. In effetti avevo chiesto solo informazioni, non valutazioni. Ho trovato questa ed altre monete tra le cose di mio nonno (classe 1897) e ho cominciato a pensare come mai le avesse conservate. Solo un semplice ritrovamento tra le tasche di abiti dismessi? O qualche storia particolare per cui le aveva "nascoste"? Forse conoscendo meglio la storia delle monete potrei farmi un'idea. Grazie ancora della sollecitazione1 punto
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Ciao Ferdinandoborbone, Lo osservavo da tantissimo tempo questo Grana 3 di Murat e mi domandavo in che lega metallica fosse stato coniato.... Sembra una lega di ottone. Appena ti è possibile puoi comunicarci diametro e peso? E se possibile farci vedere il decoro nel taglio. Varianti ne ha soprattutto nel rovescio: Cifre della data I0I0. Simbolo stella a 5 punte. Un caro saluto, Rocco.1 punto
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@gsanto In un libricino che ho scritto ho riportato diverse informazioni sulla asta. Da "CANESSA, UNA FAMIGLIA DI ANTIQUARI!" Ed. 2018, Associazione Culturale Italia Numismatica. Collana di studi e ricerche: Nummus et Historia, XXXV. "..........Tutte le aste organizzate dalla collaborazione Canessa-Sambon si svolsero a Parigi all’Hotel Drouot[1] ad eccezione della vendita Martinetti-Nervegna che fu esitata a Roma nella Galleria Sangiorgi-Palazzo Borghese. Il quotidiano romano “Il Popolo Romano” del 28 marzo 1933 riportava (in un articolo dedicato al ritrovamento del Tesoretto di Via Alessandrina) a proposito dell’asta Martinetti-Nervegna: «…diversi -medaglieri greci, romani, papali medioevali che furono venduti al sig. Sambon per Lire 180,000, con l’obbligo di rivendere con asta pubblica per tramite della Galleria Sangiorgi…». Giuseppe Nervegna da Trieste si trasferì a Brindisi. Era un erudito appassionato di archeologia e numismatica. Gestiva una ditta dedita alla compravendita di olio, avene e altri prodotti alimentari. Successivamente entrò in politica, e fu anche viceconsole di Germania. Creò una collezione in centrata sulla monetazione rivenuta da territori della vecchia Magna Grecia: «…Da tutte le Puglie affluivano a Nervegna i ritrovamenti numismatici della Magna Grecia……egli aveva perfezionata una collezione egregia per i suoi fior di conio…..Sulle tavolette foderate di velluto rosso si allineavano gli stateri d’oro, le dramme, le semidramme, gli oboli.». Francesco Martinetti era un noto antiquario della Roma dell’800 con il negozio a via Bonella 74. Aveva iniziato come incisore di pietre dure per poi dedicarsi alla numismatica. Fu anche uno dei migliori restauratori del bronzo dopo la morte, a Parigi, del Pennelli. Pio Santamaria, durante un’intervista relativa al ritrovamento del tesoretto di Via Alessandrina, lo descrisse come un uomo avido di possedere, cultore di Roma e sensibile al bello. Fu una figura controversa e discussa[2]. La collezione Martinetti va concepita come lo “stock” di un commerciante profondo conoscitore del mercato numismatico ed abbracciava tutte le tipologie di monetazione. L’asta suscitò un grande interesse nel mondo numismatico dell’epoca e si svolse sotto la direzione dei Canessa, parteciparono noti collezionisti e commercianti sia internazionali che nazionali con importanti commisisoni, per esempio: Leo Hamburger, Spink, Rollin, Bourgey, Hirsch, Stettiner e De Ciccio. Il Governo Italiano stanziò per la suddetta asta circa 60,000 franchi ma saputo della partecipazione dei maggiori Musei d’Europa e la conseguente paura di pendere i migliori pezzi delle collezioni cercò di fermare la vendita. Tuttavia, le proteste dei proprietari e degli stessi organizzatori fecero modo che l’asta ebbe seguito. Realizzò 330,000 franchi (60,000 dollari) ed alcune monete raggiunsero prezzi molto elevati. Lo statere d’argento di Taranto della collezione Nervegna (lotto 258), con Apollo inginocchiato al diritto, fu acquistato dalla casa d’aste Rollin&Feuardent per 22,000 franchi, somma molto alta per l’epoca. Questa moneta era stata scoperta e acquistata da un antiquario in una oreficeria di Taranto, nel momento in cui l'orafo si accingeva a fonderla insieme ad altre monete d’oro di “scarto”. Il mercante, non conoscendone il valore reale, la vendette al Nervegna per soli 60 franchi. Inizialmente lo Stato Italiano aveva predisposto sia di vietare la vendita che l'uscita dall'Italia dello statere; il decreto fu revocato in favore di altri due pezzi: uno statere d'oro di Taranto (lotto 243, acquistato per 16500 franchi dal Museo di Taranto) sempre della collezione Nervegna e, il sesterzio di Britannico (lotto 1594, acquistato per 5,500 franchi dal Gabrici per Museo di Napoli) della collezione Martinetti. Il Governo Italiano non voleva che il sesterzio di Britannico lasciasse l'Italia e, temendo che il prezzo fosse stato troppo alto, ricorse alla forza della legge. Il sesterzio fu trovato a Roma da un mercante del Rione Monti: Domenico Forcucci. Il Forcucci l’acquistò per pochi centesimi in una mattinata durante il suo solito giro al mercato delle pulci in via Mario dei Fiori. Francesco Martinetti entrato nel suo negozio e vedendo il sesterzio lo acquistò immediatamente per 1,000 franchi. Il Museo di Napoli acquistò a prezzo elevato due pezzi molto importanti per la storia delle popolazioni indigene del sud Italia: le due monete di Baletium (lotti 235 e 236, entrambi pagati 22,600 franchi) appartenenti alla collezione Nervegna ritrovate a Brindisi. Prima da allora erano conosciuti solo due esemplari. Quest’ultimi furono trovati, intorno al 1857, da Jules Sambon a Lecce. Sambon, entrando in una bottega orafa vide una pila di monete pronte per la fusione; spinto dalla curiosità del collezionista, fece scivolare tali monete tra le dita e scoprì per caso questi due rari esemplari fino ad allora sconosciuti. Le pagò un ducato, per poi rivenderle al duca di Luynes[3]. Ad oggi, al di fuori di sporadici pedigree riscontrati nei diversi articoli o cataloghi d’asta, è molto difficile poter distinguere quali lotti appartenessero alla collezione Martinetti o alla Nervegna, pur essendo le due raccolte state concepite in realtà, condizioni e finalità completamente differenti. A prima vista si potrebbe ipotizzare che la parte greca, quantomeno tutta la serie delle monete di Taranto (anche nella collezione J.P. Morgan esitata da Stack’s, “Selections from the J. Pierpont Morgan Collection: Greek and Roman Coins”, 14 settembre 1983, per il lotto numero 2, un raro triobolo d’oro di Taranto, viene indicato come pedigree: “ex Nervegna Collection 251”), appartenesse interamente al Nervegna. In realtà non ci sono sufficienti prove per avvalorare questa ipotesi, risultando così una probabile suddivisione ma senza nessun reale riscontro. Si consideri che dalla Magna Grecia poteva affiorare qualunque moneta e contemporaneamente il Martinetti, da esperto commerciante, poteva avere nel suo stock ogni tipologia di monetazione[4]......" Le note non te l'ho riportate. Grazie1 punto
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1859 VITTORIO EMANUELE II A VOTO UNANIME PROCLAMATO RE D'ITALIA AL VALENTE DIFENSORE E E PRIMO SOLDATO DELL'INDIPENDENZA Rif. TURRICCHIA R.S. n. 349 - BOCCHINO n. 91 punto
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