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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/14/21 in tutte le aree

  1. Per la serie panorami biblionumismatici ecco due simpatici scorci dalla mia biblioteca numismatica, zecche Gonzaghesche ed Emiliane e zecca di Bologna...
    5 punti
  2. Buongiorno. Oggi cambiamo andiamo in Sicilia con delle monetine sempre in rame, che difficilmente si trovano in conservazioni elevate e che anche qui nel forum non sono postate così spesso, prima o poi aprirò una discussione dedicata a questi grani relativa ai vari tagli e millesimi (una sui 2 grani l'ho già aperta). Intanto ecco appunto un 2 grani 1803 , con 3 ribattuto su 2. Qui il 2 del valore è uncinato alle eatremità, mentre nei 1803 non ribattuti il 2 non ha quel particolare, lo stesso vale per gli esemplari del 1804. Ecco le foto. Buona continuazione.
    5 punti
  3. Caro Luca, grazie molte per la stima, ti confermo che sono state due ore molto piacevoli anche per me. È stato bello poter esaminare e confrontare i diversi aspetti tecnici di questa tipologia. Raccolgo il tuo invito nel rispondere a @Pxacaesar ma non in qualità di maestro, che non sono, ma come semplice studente; Mi sforzo di capire leggendo quello che riesco e confrontando quel che vedo. Per cui, la "tavola conviviale" è aperta a chiunque possa arricchire queste mie personali disquisizioni. Ciao anche a te diciamo che posta in questo modo, la domanda è un po vaga. Potrei rispondere con una risposta breve e una più articolata: Risposta breve: "NI". Una risposta più articolata invece, finalizzata alla comprensione anche a una valutazione (e comprensione) qualitativa delle tipologie, deve necessariamente prendere in esame l'ampio arco temporale delle emissioni auree di questo regnante (una 40na di anni, dall’inizio del secolo fino agli inizi degli anni ‘40) perchè risulta fattore dirimente relativamente al risultato tecnico prodotto: non solo i grandi moduli spariscono verso la fine del Regno (se escludiamo le emissioni celebrative del tipo “Fascione” e “Vetta d’Italia” e la ristampa della serie "Aratrice" ), ma lo stesso conio diventa assai più "povero" dopo le ricche grazie dello sfavillante stile "Liberty di inizio '900 (vedi appunto la serie Aratrice e Cinquantenario). Questo secondo aspetto anche se "facilita" la produzione tecnica, non è di per se un sinonimo di scontata qualità per ogni esemplare prodotto (come piccolo esempio, cito velocemente il ginocchio intatto nelle 5 Lire "Fecondità"). Per le prime emissioni invece, rimane preponderante la problematica insita nella qualità di rilievi e dei dettagli, compromessi non solo rispetto alle debolezze di coniazione, e, cito a mero esempio, proprio il caso del 2 Lire "Cinquantenario" (per approfondimento, vedi questa discussione aperta tempo fa) (problematica che in linea di principio troviamo presente in buona parte delle tipologie monetali almeno fino alle emissioni del 1917). In tutto questo, il fattore discriminante della valutazione qualitativa rimane la profondità della propria sensibilità di giudizio . Mi spiego: mentre per alcuni basta misurare la qualità semplicemente rapportandola con un grading, per altri, la semplice conservazione non è l'unico parametro qualitativo. Se collezioni (o comunque ti interessi di monetazione classica) magari per te è più facile capire cosa intendo far rientrare sotto questi altri aspetti: modulo, coniazione, stile, patina e via dicendo... Qui mi fermo perchè l'argomento è decisamente ampio, e il rischio di sconfinare nella noia è elevato (sperando di non averlo già fatto) Un saluto a tutti, Fabrizio
    4 punti
  4. Salve a tutti.... Ho 39 anni,dopo una leggera e alquanto sbrigativa scintilla di pseudopassione avuta alle medie( durata appunto pochissimo),ritorno finalmente ad amare i tondelli a 35 anni suonati( da soli 4 anni)! Mio padre è un appassionato come me da tanti anni. Prima pensavo che la numismatica era comprare e metter in bacheca,aquistare con frenesía e posare: felice di non aver capito na mazza! Dove voglio arrivare? Mio padre non ha mai forzato la mano,devo dire che non si è minimamente curato dall' indirizzarmi ecc,ho fatto tutto da solo spontaneamente,ha solo tastato il terreno.Quando una domenica a tavola iniziai a parlar di monete,vidi il suo sguardo cambiare e,affascinato dai miei discorsi,iniziò a farmi veder le monete che reputava " sospette" ,falsi magari. Ritengo di conseguenza,in base alla mia esperienza che,non basta avere a casa un " malato"di numismatica per "contagiarsi",ma in altri casi come il mio, ci si deve arrivar da soli,aiutati magari da qualche influenza esterna,che colpisce a volte meglio di quella interna(ripeto mio caso). Ogni racconto secondo me fa storia a se. Di sicuro farebbe bene con i mezzi che abbiamo,di far capire in primis cosa significa NUMISMATICA,cosa comporta,quali interessi e materie abbraccia e coinvolge(storia ,archeologia....),le zecche,i falsi,i materiali di cui sono composte le monete,le patine che non esistono per caso,le annate di maggior interesse,gli stati di conservazione,quelle straniere e quelle di un tempo,come nasce una moneta e i vari tagli ecc ecc..... Dobbiamo far vedere che si apre un MONDO,non solo il portafoglio! Saluti a tutti
    4 punti
  5. Antonino Pio Cesare Tito Elio Adriano Antonino Augusto Pio, nato come Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino (in latino Titus Aurelius Fulvus Boionius Arrius Antoninus Pius, nato a Lanuvio il 19 settembre 86 e morto a Lorium il 7 marzo 161), è stato un imperatore romano dal 138 al 161. Imperatore saggio, l'epiteto pius gli venne attribuito per il sentimento di amore filiale che manifestò nei confronti del padre adottivo che fece divinizzare. Il suo regno fu caratterizzato da un'epoca di pace interna e di floridezza economica. L'unico fronte in movimento fu quello in Britannia, dove Antonino avanzò oltre il Vallo di Adriano, facendo erigere un altro vallo più a nord, che però fu abbandonato dopo solo venti anni dalla costruzione. Antonino mantenne sempre un atteggiamento deferente verso il senato, amministrò saggiamente l'impero evitando sperperi e non avviò nuove costruzioni importanti o riforme urbanistiche. Fu attento alle tradizioni religiose senza però perseguitare i culti non ufficiali. In questo periodo l'impero ottenne il pieno consenso delle élite cittadine e delle province, che beneficiavano ampiamente della Pax Romana. [... continua in fondo...] Antonino Pio (138-161) Valore nominale: Sesterzio Zecca: Roma Officina: Anno: 151 Diritto: . IMP CAES T AEL HADR ANTONINVS AVG PIVS P P (Imperator Cæsar Titus Ælius Hadrianus Antoninus Augustus Pius Pater Patriæ) . Busto laureato a destra Rovescio: . TR POT XIIII COS IIII (Tribunicia Potestate quartum decimum Consul quartum) . Roma drappeggiata, seduta a sinistra, i piedi sulla prua di una nave, tiene una lancia nella mano destra, il gomito sinistro poggiato su uno scudo decorato con un lupo Campo: S-C Esergo: ROMA (Roma) Conservazione: qBB Rarita': R3 Metallo: Rame Peso: 24.12 gr Diametro: 32.50 mm Riferimenti/Link: RIC ---, Cohen ---, BMC/RE 1871var Note: Ultimissimo acquisto. Spatinato e anche leggermente lisciati i campi al retro (in alcuni punti) ma fondamentalmente non pasticciato. A me piace comunque tanto. Voi che ne dite? Commenti? Critiche? Attendo vostri pareri. Ave! Quintus [... continua ...] Nacque il 19 settembre dell'86 a Lanuvio (Lanuvium) nel Lazio, la sua famiglia aveva in parte origini galliche, essendo infatti originaria della colonia latina di Nîmes (Nemausus). La sua famiglia era illustre: un nonno (Tito Aurelio Fulvo) fu praefectus urbis e console due volte, l'altro (Arrio Antonino) fu proconsole d'Asia e anch'egli per due volte console. Inoltre i suoi genitori erano anche benestanti: possedevano fabbriche di mattoni nella regione romana e vaste proprietà in Italia; per questo Antonino fu uno dei più facoltosi senatori della metà del secolo, una ricchezza rafforzata ancor di più dal matrimonio con Annia Galeria Faustina (Faustina Maggiore), figlia di Marco Antonio Vero. Antonino trascorse gli anni della giovinezza a Lorium (fra la Bottaccia e Castel di Guido, a circa 12 miglia da Roma) e, dopo la morte del padre, i due nonni provvidero alla sua educazione, in particolare quello materno, che era amico di Plinio il giovane. Molto si ignora del suo cursus honorum prima di diventare imperatore: fu questore nel 111, pretore nel 116, console nel 120, uno dei quattro consolari d'Italia, proconsole d'Asia (133-136) e membro del Consiglio imperiale (Concilium principis). Gli ultimi anni di Adriano furono angustiati da una dolorosa malattia e dal problema della successione. Dione riporta l'episodio, non necessariamente vero, di una conversazione al tavolo da pranzo in cui si fecero i nomi di dieci possibili successori, tra i quali sembra che Adriano avesse scelto Lucio Giulio Urso Serviano. Serviano aveva più di novant'anni, ma aveva sposato la sorella di Adriano, e il loro nipote, Gneo Pedanio Fusco Salinatore, allora diciottenne, era l'unico parente di sangue di Adriano. Ma non c'è nessuna prova che Adriano abbia considerato di farlo suo erede, e Serviano era chiaramente troppo vecchio. Oltretutto, forse per mano di una congiura, sia Serviano che Fusco vennero uccisi in circostanze che a molti senatori ricordarono l'affare dei quattro ex consolari all'inizio del regno. Alla fine del 136 Adriano rischiò di morire per emorragia. Convalescente nella sua villa di Tivoli, scelse inizialmente Lucio Ceionio Commodo (conosciuto poi come Lucio Elio Vero) come suo successore, adottandolo come suo figlio contro la volontà delle persone a lui vicine. Dopo una breve permanenza lungo la frontiera del Danubio, Lucio tornò a Roma per pronunciarvi, il primo giorno del 138, un discorso davanti al Senato riunito. La notte prima del discorso, però, si ammalò e morì di emorragia nel corso della giornata. Il 24 gennaio del 138 Adriano scelse allora Aurelio Antonino come suo nuovo successore. Si trattava del consolare Tito Aurelio Fulvo Boionio Arrio Antonino. Questi era genero di Marco Annio Vero e, dopo essere stato esaminato per alcuni giorni, fu accettato dal Senato e adottato il 25 febbraio col nome di Tito Elio Cesare Antonino. A suo volta, come da disposizioni dello stesso princeps, Antonino adottò il diciassettenne Marco Aurelio (nipote di Antonino, in quanto figlio del fratello di sua moglie Faustina maggiore) e il giovane Lucio Commodo, figlio dello scomparso Lucio Elio Vero. Da questo momento Marco mutò il suo nome in Marco Elio Aurelio Vero e Lucio in Lucio Elio Aurelio Commodo. Marco rimase sconcertato quando seppe che Adriano lo aveva adottato come nipote: solo con riluttanza passò dalla casa di sua madre sul Celio a una casa privata di Adriano. Poco tempo più tardi, Adriano chiese in Senato che Marco fosse esentato dalla legge che impediva di diventare questore prima del ventiquattresimo compleanno. Il Senato acconsentì e Marco divenne prima questore nel 138, ricevette quindi l'imperium proconsolare nel 139-140, ed il consolato nel 140 (a soli diciotto anni). Fu quindi facilitato nel percorso della sua classe sociale attraverso l'adozione; egli sarebbe probabilmente diventato, prima triumvir monetalis (responsabile delle emissioni monetali imperiali), in seguito tribunus militum in una legione. Marco probabilmente avrebbe preferito viaggiare e approfondire gli studi. Il suo biografo attesta che il suo carattere rimase inalterato: "Mostrava ancora lo stesso rispetto per i rapporti come aveva quando era un cittadino comune ed era così parsimonioso e attento dei suoi beni come lo era stato quando viveva in una abitazione privata". La salute di Adriano continuava a peggiorare tanto da desiderare la morte anche se questa non arrivava, tentando anche il suicidio, impedito dal successore Antonino. L'imperatore, ormai gravemente malato, lasciò Roma per la sua residenza estiva, una villa a Baiae, località balneare sulla costa campana. Le sue condizioni però continuavano a peggiorare tanto che Adriano disattese la dieta prescrittagli dai medici, indulgendo in cibo e bevande, morendo infine di edema polmonare il 10 luglio del 138. Le sue spoglie furono sepolte inizialmente a Pozzuoli, per poi essere traslate nel mausoleo monumentale che egli stesso aveva fatto costruire a Roma. La successione di Antonino si rivelò ormai stabilita e priva di possibili colpi di mano: Antonino continuò a sostenere i candidati di Adriano ai vari pubblici uffici, cercando di venire incontro alle richieste del Senato, rispettandone i privilegi e sospendendo le condanne a morte pendenti sugli uomini accusati negli ultimi giorni di vita da Adriano. Per il suo comportamento, rispettoso dell'ordine senatorio e delle nuove regole, Antonino fu insignito dell'appellativo "Pio". Uno dei primi atti ufficiali di governo (acta) fu la divinizzazione del suo predecessore, alla quale si oppose fieramente tutto il senato, che non aveva dimenticato che Adriano aveva diminuito l'autorità dell'assemblea e ne aveva mandato a morte alcuni membri. "Certi teologi dicono che il divino imperatore Antonino non era virtuoso; che era uno stoico testardo, il quale, non contento di comandare agli uomini, voleva anche essere stimato da loro; che attribuiva a se stesso il bene che faceva al genere umano; che in tutta la sua vita fu giusto, laborioso, benefico per vanità, e che non fece nient'altro che ingannare gli uomini con le sue virtù; e a questo punto esclamo: «Mio Dio, mandaci spesso di queste canaglie!»" (Estratto dalla voce Virtù del Dizionario Filosofico di Voltaire) Alla fine si giunse ad un compromesso: il senato non si sarebbe opposto alla divinizzazione del defunto imperatore ma Antonino avrebbe abolito l'organo di governo dell'Italia formato dai quattro giudici circoscrizionali. Per aver cercato un accordo con il senato (l'imperatore se voleva poteva mettere a tacere le polemiche facendo intervenire i soldati) Antonino ricevette l'inusuale titolo di Pio. Adeguandosi alle usanze Antonino rifiutò il titolo di padre della patria (pater patriae), ma poi finì con l'accettarlo nel 139 insieme con un secondo consolato, seguito da un terzo e da un quarto (120 il primo, 139 e 140 il secondo e il terzo, 145 il quarto). Ligio alla religione e agli antichi riti, nel 148 celebrò solennemente il novecentesimo anniversario della fondazione di Roma. Antonino fu un ottimo gestore dell'economia dell'Impero e, nonostante le numerose campagne edilizie, riuscì a lasciare ai suoi successori un patrimonio di oltre due miliardi e mezzo di sesterzi, segno evidente dell'ottima cura con cui resse le redini dello stato. Tuttavia il suo regno fu tutto tranne che eccessivamente parsimonioso. Egli infatti aumentò le elargizioni alla plebe di Roma (ai tempi di Augusto circa 200.000 cittadini di Roma avevano grano e acqua gratuitamente; a partire da Antonino Pio, ad una quantità di cittadini maggiore, si ebbero distribuzioni anche di olio e vino, che però furono rese stabili solo sotto Settimio Severo), continuò l'opera del suo predecessore nel campo dell'edilizia (furono costruiti ponti, strade, acquedotti in tutto l'impero anche se pochi sono i monumenti dell'Urbe da lui fatti costruire che ci sono giunti) e aiutò con la sospensione del tributo dovuto diverse città colpite da calamità varie (incendi: Roma, Narbona, Antiochia, Cartagine, terremoti: Rodi e l'Asia minore). Senza ridurre le spese per le province, aumentò quelle per l'Italia, a differenza del predecessore. Infine c'è da aggiungere che aumentò la distribuzione di sussidi, inaugurata da Traiano, alle orfane italiche, dette "Puellae Faustinianae" dal nome della moglie di Antonino (la quale morì nel 140 o nel 141 e, nonostante la tradizione posteriore ne abbia messo in discussione il carattere, ricevette non solo onori divini, ma anche iscrizioni commemorative in misura senza precedenti sulle monete, e altri riconoscimenti). Privò dei fondi solo coloro che riteneva oziosi (Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, VII) come il poeta Mesomede. Nell'amministrazione generale dell'impero, e particolarmente in campo legale, Antonino seguì nelle grandi linee gli indirizzi di Adriano benché per quanto concerne questo aspetto l'Historia Augusta esordisca così: "Notevole fu l'impronta da lui lasciata nel campo del diritto tramite i giureconsulti Vindio Vero, Salvio Valente, Volusio Meciano, Vepio Marcello e Diaboleno". Sotto il suo regno giunse a conclusione e ci fu il riconoscimento giuridico formale della distinzione tra le classi superiori (honestiores) e le altre (humiliores), distinzione espressa nelle diverse pene cui le classi erano soggette. Si nota la tendenza a sottoporre i ceti più umili della società, siano pure cittadini romani, a pene generalmente riservate in età repubblicana agli schiavi. Che Antonino abbia autorizzato un ulteriore sviluppo di questo sistema è chiaro. Basterà citare il seguente passo del Digesto tratto da un frammento del giurista Domizio Ulpiano: «Si quis ex metallis caesarianis aurum argentumve furatus fuerit, ex edicto divi pii exilio vel metallo, prout dignitas personae, punitur» «Chiunque rubi oro o argento dalle miniere imperiali è punito, secondo un editto del Divo Pio, con l'esilio o il lavoro in miniera, a seconda della sua condizione personale.» (Digesto 48.13.8 Ulpianus 7 de off. procons.) Sempre in campo giuridico è interessante una norma che migliorava la condizione degli schiavi anche se egli sottolinea che "il potere dei padroni sugli schiavi deve restare intatto e nessuno deve vedere diminuiti i propri diritti" (Digesta I, VI, 2). Ancora interessanti sono le notizie, riportate dalla Historia Augusta (Vita di Antonino Pio, V e VI), che egli rinnovò l'incarico anche per sei o nove anni ai governatori delle province più capaci e che prestava particolare attenzione ai reclami giuridici verso i suoi procuratori del fisco nelle province. Riguardo infine alla politica estera vale la pena citare un passo della Historia Augusta secondo la quale: "Antonino ricevette a Roma la visita di Farasmane (re degli Iberi, una popolazione transcaucasica), che si mostrò verso di lui più deferente di quanto non fosse stato verso Adriano. Nominò Pacoro re dei Lazi (popolazione stanziata sulla riva sud-orientale del Mar Nero), riuscì con una semplice lettera a distogliere il re dei Parti (Vologese III), dall'invadere l'Armenia e bastò la sua autorità per richiamare il re Abgaro (re dell'Osroene in Mesopotamia), dall'Oriente. Pose anche sul trono d'Armenia il re filo-romano Soemo. Fu anche arbitro nelle contese tra i vari sovrani. Rifiutò seccamente di restituire al re dei Parti il trono regale che era stato preso come parte del bottino da Traiano, ridiede il governo del Bosforo a Remetalce (Re del Bosforo Cimmerio, odierna Crimea, dal 131 al 153), risolvendo le pendenze che questi aveva con Eupatore, mandò nel Ponto rinforzi agli Olbiopoliti (abitanti di Olbia o Olbiopolis, antica colonia greca che sorgeva presso le foci del Dnieper e del Bug, sul Mar Nero), che erano in lotta contro i Taurosciti, e sconfisse questi ultimi costringendoli anche a dare ostaggi. Il suo prestigio presso i popoli stranieri, insomma, fu senza precedenti, in virtù soprattutto del fatto che amò sempre la pace, tanto da ripetere spesso il detto di Scipione che dice: «Preferisco salvare un solo cittadino che uccidere mille nemici»." (Historia Augusta, Vita di Antonino Pio, 9.) Qui, in breve, alcune campagne militari dei suoi comandanti. In Britannia, tra il 141 e il 143 è costruito un nuovo muro, tra l'estuario del Clyde e quello del Forth (37 miglia), dunque più a nord di quello di Adriano. Non sappiamo il motivo di questo avanzamento (forse per compiacere le truppe, forse a causa di una sollevazione della tribù dei Briganti, oppure per via di una revisione strategica) ma sappiamo che il governatore della Britannia, l'africano Quinto Lollio Urbico da Tiddis in carica dal 139 al 145, riconquistò i Lowlands scozzesi. Verso il 154-155 delle monete celebrano una nuova sottomissione della Britannia. Nella stessa data, o poco dopo, il muro di Antonino è abbandonato a causa di una grave rivolta, riparato verso il 158, prima di essere poco a poco di nuovo abbandonato a partire dal 159. In pratica il vallo di Antonino è un terrapieno realizzato su una fondazione di sassi ampia quattordici piedi, con davanti un profondo fossato. La guarnigione era dislocata in piccoli fortilizi distanti due miglia l'uno dall'altro, diversamente dal vallo di Adriano che era dotato di forti più grossi ma più distanti. Lungo il limes germanico-retico, con un'ulteriore avanzata verso nord-est del tratto finale che conduceva al Danubio. Per questi successi, forse collegati anche all'aver "dato un nuovo re filo-romano ai Quadi", ottenne il titolo vittorioso di Germanicus. In Egitto, verso il 142-144, scoppia una sollevazione, verosimilmente di origine economica. Infatti l'imposizione rigorosa del lavoro forzato provocò la fuga degli indigeni dalle loro case, cui fece seguito una rivolta armata che dovette essere domata. Nelle Mauretanie, verso il 145, sono segnalati dei disordini: essi rendono necessario l'intervento di rinforzi prelevati sulle frontiere renana e danubiana. Il risultato fu quello di cacciare le popolazioni locali nella parte occidentale del paese. In Dacia, verso il 156-157, sono organizzate spedizioni militari per sopprimere una sollevazione. Per questi successi sembra si meritò il titolo di Dacicus. Nel 156 Antonino Pio compì settanta anni. Godeva ancora di un discreto stato di salute, seppure avesse difficoltà a stare eretto senza utilizzare dei sostegni. Il ruolo di Marco cominciò così a crescere sempre più, in particolare quando il prefetto del pretorio Gavio Massimo morì, tra il 156 ed il 157. Egli aveva mantenuto questo importante ruolo per quasi vent'anni, risultando pertanto di fondamentale importanza con i suoi consigli su come governare. Il suo successore, Gavio Tattio Massimo, sembra non avesse lo stesso peso politico presso il princeps e poi non durò a lungo. Nel 160 Marco e Lucio furono designati consoli insieme, forse perché il padre adottivo cominciava a stare male. Antonino morì nei primi mesi del 161: due giorni prima della sua morte, che nei racconti della Historia Augusta fu "molto dolce, come il più tranquillo dei sonni", l'imperatore, che si trovava nella sua tenuta di Lorium, aveva mangiato formaggio alpino a cena, piuttosto avidamente. Vomitò nella notte e gli comparve la febbre. Aggravatosi il giorno successivo, il 7 marzo 161, convocò il consiglio imperiale (compresi i prefetti del pretorio, Furio Vittorino e Sesto Cornelio Repentino) e passò tutti i suoi poteri a Marco. Egli ordinò che la statua d'oro della Fortuna, che era nella camera da letto degli imperatori, fosse portata da Marco. Diede poi la parola d'ordine al tribuno di guardia, «equanimità»; poi si girò, come per andare a dormire, e morì all'età di settantacinque anni. Il funerale di Antonino fu celebrato in modo che lo spirito potesse ascendere agli dèi, come era tradizione. Il corpo venne posto su una pira. Lucio e Marco divinizzarono il padre adottivo, attraverso un sacerdozio preposto al suo culto, con il consenso del Senato. Sulla base delle sue ultime volontà, il patrimonio di Antonino passò a Faustina, non direttamente a Marco. Gli succedettero, secondo il progetto da lungo maturo, Marco Aurelio e Lucio Vero. Marco era stato adottato nel 138 dal suocero (e zio) Antonino Pio. Era la prima volta che due imperatori, con pari potere, governassero l'impero romano. In passato era accaduto che un principe decidesse una successione diarchica: sotto l'imperatore Tiberio, che aveva fatto sua un'idea di Augusto (più tardi imitata da Claudio), designando una diarchia alla sua morte, con Caligola e Tiberio Gemello, ma le manovre del Senato e di Caligola stesso annullarono le sue ultime volontà. La successione congiunta potrebbe essere stata motivata da esigenze militari, come accadeva in età arcaica nella diarchia spartana, o con la coppia consolare in epoca repubblicana. Occorreva infatti una figura rappresentativa e carismatica al comando delle truppe. Neppure l'imperatore in persona avrebbe potuto difendere i principali fronti contemporaneamente, né avrebbe potuto semplicemente incaricare un generale di condurre un attacco. Questa autorità collegiale permise, inoltre, in epoca republicana di non permettere a una singola persona di impadronirsi del potere supremo. Il governo congiunto e formalmente paritario, che durò dal 161 al 169, venne di fatto ripristinato. Più tardi si ebbero solo pochi e brevissimi periodi di questo genere di potere, come ad esempio quando governarono insieme Caracalla ed il fratello, Geta (nel 211), oppure durante i regni di Pupieno e Balbino (nel 238) o di Gallieno e Valeriano (dal 253 al 260). Solo in seguito venne creata una struttura di potere collegiale stabile che, inaugurata da Diocleziano con Massimiano (la Tetrarchia, nata negli anni 286-293), durò con alterne vicende, almeno a livello giuridico, fino all'ascesa di Giuliano (nel 361). (Liberamente tratto da Wikipedia)
    3 punti
  6. La settimana scorsa ho vissuto uno di quei momenti che rendono il nostro hobby unico e particolare. Ho trascorso due ore a casa di @ilnumismatico ad ascoltare una lezione sulla serie del cinquantenario. Da quando mi son accostato a questo mondo ho sempre ricercato dimensioni che mescolassero emozioni, sapere, cultura, tecnica... Nel mio collezionare VEIII e nel leggere i diversi libri considerati imprescindibili, ero sempre alla ricerca di un'analisi che permettesse di approfondire tecnica, storia, analisi dei dettagli della singola moneta. Questo finalmente l'ho trovato da Fabrizio! Ho avuto chiaro per la prima volta l'importanza di analizzare la singola moneta non solo con gli strumenti generali, ad esempio i gradi qualitativi, ma di vederli applicati nello specifico e comprendere quali elementi esaminare nell'analisi complessiva e comparativa. È stato come andare a fare un vestito su misura e scoprire che è molto più articolato e complesso del vestito standard, ma anche più affascinante e coinvolgente! Spero che Fabrizio continui in questo suo studio e ci regali chiavi di lettura specifici per ogni moneta del regno, con quel valore aggiunto della sua passionalità che rende il tutto unico! Grazie Fabrizio!!!
    3 punti
  7. Ho una collezione "sostanziosa". La erediteranno i miei due nipoti. Se avranno bisogno di contante per continuare gli studi potranno servirsene. Lascio loro anche le istruzioni, se vorranno vendere, a chi potranno rivolgersi. Monete tedesche, austriache, e altre straniere non creeranno problemi. Ne potrebbero creare le magno greche, non ne ho molte, e le romane. Sono tutte catalogate con la provenienza, ma con i governanti che ci ritroviamo e purtroppo ci ritroveremo non si sa mai. Così ho deciso di vendere le mie romane. Terrò gli ori, una decina, ma cederò denari, antoniniani e bronzetti. Non ci guadagnerò ma non importa. Mi sono divertito a raccogliere almeno una moneta del maggior numero di nomi. Non ho quelli "impossibili" e non aggiungo più nulla da tempo. Con il ricavato comprerò quello che capita.
    3 punti
  8. Buonasera, In un piccolo lotto di monete del basso impero, assieme anche a dei bottoni di epoca napoleonica (li posterò nell'apposita sezione, non appena li riceverò, per saperne di più...) c'era anche una moneta di Magnenzio.... Diciamo che sono un fan di questo imperatore, mi piacciono molto i suoi ritratti ed i suoi rovesci, specie quelli con il chi rho: sono quindi molto contento di aggiungere alla mia collezione anche questa sua moneta. Non so ancora né diametro né peso, ma posso mostrarvela. Vi piace??
    2 punti
  9. Ciao Joannes Monogramma ΠΛY e monogramma BT per Bottiea (Macedonia meridionale, sotto protettorato romano) con il nome del questore Gaio Publilio Tamio. https://www.forumancientcoins.com/gallery/displayimage.php?pid=152188
    2 punti
  10. Ognuno deve essere libero di scegliersi la propria strada e i propri interessi. Diffido di chi si ostina a voler passare la propria passione a figli e nipoti. Mostrare cio’ che si e. Costruito con ka propria passione si, aspettarsi ( o addosso vokere) che venga continuato no. anche perche le passioni sono esclusive e magari a me appassionato di romane capita un figlio appassionato di Regno ( anatema ?). bene che le collezioni tornino sul mercato cosi noi possiamo approfittarne per costruire le nostre ?
    2 punti
  11. L'esemplare Lanz sembra proprio ribattuto su un'altra moneta. La perlinatura tra i piedi del Santo non mi sembra appartenere al fiorino. Comunque credo che ci sia ancora molto da studiare in questo campo... Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  12. Mario buon giorno a te ed a tutti i colaboratori del "gazzettino" un sentito grazie per quello che state facendo... è meraviglioso, un saluto da nonno cesare
    2 punti
  13. Credo che Antonino fosse il prototipo dell'imperatore ideale, benchè troppo pacifista nell'immaginario dei romani per superare la figura di Traiano. Modesto al punto da non lasciare nessun monumento di rilievo a Roma ascrivibile a suo nome nonostante 23 anni di regno (esclusi quelli post mortem). E ciò è ancora più singolare considerando che, differentemente per esempio dai predecessori Traiano ed Adriano, non si mosse mai da Roma (se non per qualche fugace viaggio circoscritto in Italia). Ci sono poi aneddoti molto curiosi riguardo la sua frugalità e quanto fosse alla mano nel ricevere e mettere ad agio qualsiasi ospite ricevesse sul Palatino. Poichè poi non guidò mai un esercito in prima persona, delegando sempre l'onere del comando ai suoi generali quando una guerra diventava inevitabile (altrimenti preferiva risolvere le discordie in politica estera con la diplomazia, arte nella quale eccelleva divenendo un modello per i suoi successori), non assunse mai alcun cognome ex virtute, benchè formalmente ne avesse pieno diritto (Commodo invece ne fece incetta, pure lui comodamente seduto sul trono del Palatino). Grazie Quintus per i tuoi rimandi storici e complimenti per la moneta.
    2 punti
  14. Salve La favola del burattino più famoso del mondo narrata in una serie di cinque pezzi di rame coniati dall’officina dell’Antica Zecca di Lucca. Li posterò singolarmente a seguire.
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  15. Buon Giorno Nei giorni scorsi ha avuto luogo l’asta Jean Elsen & ses fils n° 148 nella quale erano posti in vendita anche alcuni Fiorini. Due di questi erano a mio parere imitazioni. Coniate fuori dalla Zecca di Firenze. Di questi uno recava una reinterpretazione del segno “morso” del I° semestre del 1316 ( prima immagine allegata lotto 459). Un particolare ha risvegliato il mio interesse riguardo la moneta, ricordavo di averne vista una simile qualche anno fa, in effetti nell’asta Lanz 144 del 24-11-2008 al lotto 1187 era presente la moneta di cui allego l’immagine ( seconda immagine allegata ); il rovescio presenta una doppia battitura (oppure è stata ribattuta su altra moneta? ). Malgrado questo è agevole riconoscere l’identità di conio con il rovescio della corrispondente dell’asta Jan Elsen & ses fils richiamata in precedenza. Niente di particolarmente interessante fino a questo punto, non è infrequente trovare monete provenienti dallo stesso conio anche per le imitazioni, l’aspetto importante è legato ai diritti che sono diversi tra loro, evidenziando che la produzione non è stata di piccola entità per questa specifica imitazione. Si trattava di monete con un controvalore importante che circolavano, presumo, in ambiti ristretti della popolazione, confrontabili relativamente alla diffusione, con banconote attuali di grosso taglio come i 1000 Franchi Svizzeri o banconote simili. Certamente era agevole e conveniente sfruttare la notorietà del Fiorino, moneta di successo, anche per Entità importanti ( signorie e stati ). Invece di “guadagnarsi” fiducia con una propria moneta, usare quella che si era guadagnata il Fiorino, barando magari anche sulla purezza del metallo. Sarebbe importante conoscere il titolo di fino di queste monete, particolarmente per quelle che circolavano in aree distanti da Firenze. Non so fino a che punto possa essere significativo ma mi sembra che gran parte di queste imitazioni transitino in aste del nord Europa. Non sto dicendo nulla di nuovo, l’imitazione di monete forti da parte di Entità diverse da quelle che le emettevano legittimamente, è un fenomeno generalizzato, quello che mi stupisce è il fatto che la produzione di imitazioni deve essere stata importante almeno fino a quando il Fiorino ha avuto una diffusione e ha goduto di una fiducia generalizzata. Mi sfugge un aspetto “secondario”, ci sono parecchie imitazioni del Fiorino, una prima categoria che definirei ufficiale, nella quale al diritto la legenda fa riferimento all’emittente, un’altra più sfuggente, subdola, che si cela dietro le stesse legende del Fiorino ufficiale, più difficile da discriminare. Forse a questa seconda categoria appartengono principalmente le emissioni di coloro che non avevano titolo per emetterli in ogni caso. Questa seconda categoria distinguibile solo in ragione di difformità nello stile di realizzazione, non consente di attribuire a nessuno l’emissione. Ufficialmente solo Opizzino Spinola e il Marchese del Monferrato avevano ottenuto la licenza imperiale per coniarli, peraltro a nome di Firenze…. al di là di ipotesi attualmente non dimostrabili restano un incognita. Cordialità
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  16. Ciao @Quintus, ancora la devo ricevere, ma dalle foto che mi ha inviato il venditore, penso anch'io sia quella la sua catalogazione....
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  17. A seguire le coppie nn. 100-101 riconiate su sottotipi incerti. Una di esse (n. 101) reca al R/ tracce di un quadrato incuso (Corinto?) (Naville Numismatics 32, 2017, 22: foto 5) 5 Tali riconiazioni, oltre a rimarcare quella importante presenza di valuta siceliota che nella polis si riscontra sin dalla prima adozione della tecnica a doppio rilievo (gruppo E), offrono alcuni importanti elementi che consentono di definire con maggiore puntualità la cronologia del gruppo F. Kraay, ipotizzando una cesura di circa un decennio tra le coniazioni dei gruppi E ed F, datò inizialmente il gruppo al 455-440 in base alla riconiazione sul citato statere di Sibari sul Traente per poi rialzarne gli estremi al 460-450 a seguito dell’esame dei materiali presenti nel ripostiglio di S. Giovanni Ionico 1971 (CH IX, 599). Tuttavia la riconiazione su Leontini, in particolare, fornendo un terminus post quem al 475/70-460 per il segmento iniziale del gruppo F (sesta coppia di conî, n. 83) sembrerebbe in realtà svalutare l’ipotesi dell’inattività della zecca prospettata dal Kraay, sulla quale peraltro Garraffo e studi successivi hanno avanzato forti perplessità. Se pertanto è corretta la cronologia di Boehringer, si ricaverebbe un ambito temporale intorno alla seconda metà degli anni Sessanta come limite entro cui inquadrare lo stadio iniziale delle coniazioni del gruppo F. Un orizzonte cronologico similare che sembra suggerito anche dalla riconiazione effettuata sul didrammo di Agrigento del gruppo IV (ca. 480/78-470), considerata la sua collocazione in una fase non iniziale della sequenza ricostruita dalla Westermark e il numero non elevato dei conî di D/ utilizzati (12). Tenuto poi conto della riconiazione su Sibari sul Traente, del volume di emissione del gruppo F (25 coppie di conî tratte da 18 conî di D/ e 21 di R/) e del carattere non particolarmente intensivo della coniazione, di cui sono ricostruibili solo brevi tronconi di catena, non si possono escludere margini temporali più ampi rispetto a quelli prospettati da Kraay. In particolare il limite inferiore del gruppo F potrebbe slittare di almeno un quinquennio, ponendosi intorno al 445 circa. Un dato che potrebbe trovare riscontro nell’associazione del più tardo statere cauloniate (F, n. 92) con la moneta più recente di Taranto (gruppo 14 Fischer-Bossert: 445-440) nel ripostiglio di Taranto 1951 (IGCH 1895) e considerato che per l’inizio del successivo gruppo G Noe un elemento di ancoraggio potrebbe essere fornito dalla riconiazione – se accertata – su uno statere di Corinto inquadrabile nel momento finale della seconda classe del III periodo Ravel (ca. 450-440: Garraffo 1984, 96, n. 22a). Gruppo Noe n. coppia di coni Undertypes Bibliografia F 83 Leontini CNG, Web shop 83 Agrigento GARRAFFO 2002, 353 83 Cuma? GARRAFFO 1984, 96, 14 83 incerto CNG 67, 2004, 178 98 Agrigento CNG 118, 2021, 33 ex CNG, 72, 2006, 137 98 Sibari sul Traente GARRAFFO 1984, 96, 15 98 incerto Nomos 18, 2018, 23 ex Roma Numismatics 7, 2014, 49 100 incerto GARRAFFO 1984, 96, 16 101 incerto (Corinto?) Naville Numismatics 32, 2017, 22
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  18. In base alla conservazione. Le Sue sono molto circolate e valgono per esser gentili 50 centsper non dire 0 . Se fossero in fior di conio ( FDC ) allora è un altro discorso ma per Le sue così non è . Può visitare il sito https://numismatica-italiana.lamoneta.it/cat/W-ITL così si fa un'idea . vado a sniffarmi borotalco felce azzurra...saluti
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  19. Dovrebbe essere Fabrizio a risponderti, perché il maestro è lui. Da quello che ho appreso sulla serie cinquantenario il conio è debole anche per la 50 lire. Cosa diversa per altre monete d'oro di VEIII, ulteriore motivo per studiare le caratteristiche della singola moneta per definire il grading.
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  20. Originata, pare nel ( VI sec. a,C, ) , forse da un emporio dei Focesi fondatori di Massalia, Arelate entra nei domini di Roma con la costituzione della provincia Narbonese attorno al 118 a.C. . Diventa colonia romana a partire dal 46 a.C. e pressochè a quel periodo può risalire la costruzione del foro, del quale sono conservati scarsi resti architettonici . Indagati dal 1950, sotto quanto rimane della piazza del foro è stato riscoperto, molto ben conservato, un notevole ed esteso complesso sotterraneo di criptoportici, di non chiara funzione se non anche quella di sottostruttura di livellamento della stessa piazza del foro, costruita su terreno in pendenza . Arelate è tra le residenze importanti di Costantino I che vi celebra nel 314 il primo concilio : nel 313 vi è trasferita, da Ostia, la sede di quella zecca, che sarà poi operativa fino al 475 . Vale ricordare che una più modesta ma simile struttura di criptoportici, è anche presente al di sotto del foro romano di Aosta .
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  21. Le ho viste da vicino, e’ un sistema old-fashioned usato soprattutto da musei e istituzioni. Le etichette sono incollate e contengono poche informazioni. Per i musei che non vendono esse sono ‘per sempre’ per i privati che spesso evolvono le loro raccolte si rischia di dover cambiare scatolino o sovrapporre nuova etichetta. questi sistemi sono comunque fatti ad hoc per l’istituzione che li richiede
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  22. Bella sfiga, non c'è che dire! Allora meglio un figlio che colleziona farfalle!
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  23. Ormai ci siamo, nove giorni appena prima dell'evento. Il programma è pronto, in settimana ci sarà il comunicato stampa e sarà messo a disposizione del pubblico. Noi non mancheremo di darvene visibilità qui. Possiamo però dare un'anteprima di due grandi eventi di cui siamo particolarmente orgogliosi, e che immaginiamo susciteranno l'interesse dei Numismatici e degli appassionati. Sabato 24 settembre, alle ore 15.30, presso la sala conferenze della Biblioteca Civica (via G. Marconi 66) ci sarà una serie di conferenze sul mercato dei cambi tra il 1580 e il 1640, dove si parlerà delle monete in uso in quegli anni e delle fiere di cambio, che resero la nostra piccola Novi Ligure uno dei centri mondiali della finanza. Con la partecipazione di Tommaso Brollo, Luca Gianazza, Claudio Marsilio, Antonio Sanchez del Barrio. Domenica 25 settembre, alle ore 10.00, presso il salone di rappresentanza di Palazzo Pallavicini (via P. Giacometti 22) si terrà la tavola rotonda sulle fiere di cambo e la moneta nella storia, con uno sguardo al mondo moderno delle criptovalute. Con la partecipazione di Paolo Calcagno, Luca Lo Basso e Davide Varni. Un eccellente momento di Cultura dopo tempi difficili, che ci auguriamo costituisca una serena ripartenza per tutti. Chi di voi vorrà essere dei nostri? NoviNostrae NOTA BENE In ottemperenza alle normative anti-Covid vigenti, l'accesso alle manifestazioni della fiera, laddove si svolgano in ambienti chiusi, è subordinato all'esibizione di Certificazione Verde o di attestazione di non-positività da tampone eseguito non più tardi delle 72 ore precedenti.
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  24. Buongiorno queste penso siano esperienze significative per la nostra passione, forse anche più di riuscire a trovare quella particolare moneta che ci manca. Una leggera sana invidia per l'opportunità che ha avuto. Sarebbe bello, in questi tempi tecnologici, organizzare delle video conferenze su questo o altri argomenti Buona giornata
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  25. Che siano relativamente poche sul totale sono d’accordo però devo dire che conosco tanti appassionati che si sono avvicinati al mondo della numismatica proprio grazie all’influenza esercitata da un familiare. A volte capita anche che possa “saltare” una generazione ma poi trovi il nipote che vuole seguire le orme del nonno. Inoltre, la passione può nascere in qualunque momento. Dissento da chi sostiene che se non ci si avvicina da bambini, allora è impossibile (o quasi) che si possa avere interesse per la numismatica. Certo, l’infanzia influenza molto le scelte future di un individuo ma ci sono tante persone che hanno cominciato a collezionare quasi per caso una volta diventate adulte; gente che magari conserva le monete di viaggi all’estero e ammirandone le forme e i disegni si apre al mondo della numismatica. Oppure persone che passano casualmente davanti alla vetrina di un negozio e hanno il colpo di fulmine (com’è accaduto a me). Per questo credo che prima di vendere bisognerebbe pensarci non una ma mille volte. Una volta venduta la collezione, è finita. Si vanifica in un secondo tutto quello che è stato faticosamente creato nell’arco di una vita.
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  26. Grazie @Scudo1901, ormai sono tanti anni che agiamo in una direzione precisa quella di compiere service reali e concreti a favore della divulgazione e condivisione Numismatica con obiettivi precisi e definiti, un modo direi angolosassone di fare service per la comunità numismatica come dono volontario, Gazzettino a parte che e’ pronto, continueremo così nel nostro modo di fare azioni nel mondo culturale e Numismatico ...
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  27. Criptoportico della sostruzione del cosiddetto Tempio di Giove Anxur a Terracina: Fonte foto: https://it.m.wikipedia.org/wiki/Tempio_di_Giove_Anxur#/media/File%3ATerracinaTempioGioveAnxur3.jpg Il corridoio, passaggio EST-OVEST, comunica con le arcate della facciata tramite le porte e le "finestre" che si vedono sulla sinistra. Sulla destra, non visibile in foto, si apre la cavità naturale probabilmente connessa con gli attributi oracolari e cultuali del luogo. ?
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  28. Io ho paura che abbia ragione la Sora Lella
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  29. Io che vorrei davvero provare a lasciare il segno nel mondo della numismatica sto cercando un modo di studiarla in ambito accademico per crescere ulteriormente. Purtroppo il mio corso di Storia non comprende nulla in fatto Di numismatica, probabilmente qualcosina nel corso di archeologia che farò l’anno prossimo ma niente di più. Spero di trovare qualcosa quando sarà il tempo di fare la magistrale. Comunque nella vita non so cosa farò alla fine ma se anche dovessi fare il prof di storia alle scuole so già che dedicherò molto tempo alla Numismatica. In un modo o nell’altro il mio contributo lo darò.
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  30. Con tutto l'amore che nutro x la numismatica, ci sono cose molto più importanti che meriterebbero di essere insegnate a scuola, ad es. corso di primo soccorso, educazione sessuale, musica, un corso di religione completo, che spieghi quali sono LE religioni e in cosa si differenziano, ecc.. Non vedo proprio la necessità di un'ora di numismatica a scuola.
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  31. Buonasera, Devo scusarmi, causa la fretta di scrivere di ieri notte ho commesso un errore, tanto grave quanto evidente, che ho corretto nella datazione da me riportata dell’accoppiamento di conii Westermark 203 (gruppo III del I periodo della monetazione di Akragas), da attribuire all’arco temporale 488/485-480/478 a.C. e non 495-488/485 a.C. come precedentemente scritto, datazione che riguarda il gruppo II. Ma non è per chiedere indulgenza per l’errore che scrivo il presente post. Il mio fine è segnalare un altro passaggio in asta di una moneta di area magnogreca ribattuta su un didracma di Akragas. Sempre dal Bruzio, si tratta di un nomos di Crotone datato al periodo 480-430 a.C. nella cui descrizione del catalogo di vendita non veniva neanche menzionata la ribattitura, a dir la verità piuttosto evidente, mentre veniva notato il graffito K (posto proprio al di sopra delle tracce dell’aquila). In questo caso le condizioni dell’esemplare rendono impossibile ogni puntuale classificazione, anche se è verosimilmente da escludersi l’appartenenza della moneta sotto riportata al gruppo IV del periodo I. Questo in quanto le proporzioni dell’aquila (testa,collo,busto), per quanto rimane visibile del sottotipo, non sembrerebbero compatibili con quelle dei rapaci di quel gruppo. Naturalmente è più una sensazione che un giudizio. Ex Leu Web Auction 16/205 del 22-05-2021, 21 mm, 7.93 g, asse di conio ad ore 5. L’Aquila ben visibile al dritto, scarse e flebili le tracce del granchio al rovescio, si intravedono delle zampe e forse “l’ombra” di una chela: https://www.numisbids.com/n.php?lot=205&p=lot&sid=4713 Potrebbe essere utile individuare, laddove sia possibile, gli esatti conii del nomos Krotoniate, per meglio distinguere le tracce residue del sottotipo, anche se non so quanto possa servire ai fini della sua corretta catalogazione vista la scarsa conservazione.
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  32. Essendo monete di fantasia non possono definirsi falsi, nulla osta (non è specificato nella descrizione) che il disegno fosse piuttosto diverso, quindi le due affermazioni sono in linea di principio compatibili.
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  33. 1 punto
  34. a proposito di eredi: figli e nipoti che ereditano la passione numismatica sono mosche bianche. La mia esperienza è che i collezionisti che sentono prossima la fine decidono normalmente di vendere il frutto della loro passione di una vita. Questo proprio per evitare che i loro eredi, normalmente incompetenti e desiderosi di realizzare, svendano la collezione senza cognizione alcuna.
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  35. Ciao, Anche io ce l'ho. Ma tornerò a casa solo nel fine settimana. Fammi sapere se non trovi niente entro venerdì Ciao
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  36. Per quel che riguarda la mia personalissima visione delle cose, considero la mia collezione di monete come un bene di famiglia e come tale da conservare e trasmettere di generazione in generazione. Così come non mi permetterei mai di vendere, ad esempio, il servizio di posate in argento dei nonni o i gioielli di mia madre, non vedo perché i miei eredi dovrebbero disfarsi della mia intera collezione il giorno in cui passerò a miglior vita. Anzi, spero vivamente che proseguano il lavoro svolto, ampliando ulteriormente la collezione con nuovi acquisti e mettendoci lo stesso entusiasmo e passione che ci sto mettendo io. So che magari può sembrare un discorso utopistico o da marziano oggi che siamo ormai abituati ad un mercato di monete aggiudicate e rimesse all'asta nell'arco di un anno ma, secondo me, molto dipende dall'educazione che impartiamo ai nostri figli. A me hanno sempre insegnato che vendere è una sconfitta, a meno che non lo si faccia per poi comprare qualcosa di migliore. Per questo mi interessa relativamente poco di quanto varrà la mia collezione tra 10 o 20 anni. Sì, magari mi potrà far piacere vedere di aver "comprato nel momento giusto" e di aver speso meno di quanto avrei dovuto spendere un domani per comprare le stesse cose ma di certo non penserei di rimetterle in vendita così da ottenere un profitto fine a se stesso. Io compro per collezionare e perché mi affascinano le monete, non per avere un ritorno economico sul medio-lungo termine. Ovviamente, questo è solo il mio personale punto di vista e non bisogna per forza essere d'accordo.
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  37. Recentemente a Trieste sul colle di San Giusto (con una spettacolare vista sul golfo) sono stati identificati i pilastri di una struttura verosimilmente attribuita ad un criptoportico di età imperatoriale- Primo Impero (risultati ancora inediti e in attesa di piena divulgazione). https://www.beniculturali.it/comunicato/trieste-colle-di-san-giusto-sensazionale-evidenze-preromane Sul piano sovrastante si ergeva un propileo e l'acropoli con il Foro, al di sotto si dipanava Tergeste. Ciao Illyricum
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  38. Penso che questa Piastra nel tempo sia stata pulita, lo sporco dentro la Contromarca non è uniforme.
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  39. Il "ci" non ce lo devi mettere. Puoi scrivere "mi" e va bene. Può esserci chi non è seccato e chi è indifferente e perfino chi è d'accordo.
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  40. La medaglia ufficiale, realizzata da Picchiani & Balacchi di Firenze, su modello di Daniela Longo, per ricordare la solenne Canonizzazione dei due Pontefici https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-F30B/1
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  41. Medaglia coniata per il pontificato di Papa Leone XIII a ricordo del 15° centenario del battesimo di Sant'Agostino a Milano. http://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-AE1110/52
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  42. Carissim*, finalmente riesco a ringraziare anche io di nuovo il Circolo Numismatico Astengo e tutti gli intervenuti, che hanno partecipato davvero numerosi, prendendo attivamente la parola, su mia sollecitazione e non, in modo da rendere il tutto più interessante e, spero, stimolante. In questa occasione ho potuto anche conoscere il nuovo Presidente e la sua signora, e anche qualche nuovo socio e consigliere, tutti armati di buoni propositi e con molte proposte di attività per il futuro, buon indicatore di salute del circolo stesso. Ovviamente mi ha fatto piacere rivedere anche qualche "vecchio" caro amico che ho avuto modo di conoscere proprio attraverso il forum. Spero che la presentazione sia piaciuta davvero e di essere riuscita a comunicare almeno le informazioni principali su questo tesoro, sul quale sto ancora effettuando gli ultimi studi e revisioni. @4mori penso che nel nuovo anno con la collaborazione della Soprintendenza stessa potremo organizzare un'altra conferenza, magari anche con visita all'esposizione di parte del ripostiglio, anche a Sassari. Ovviamente vi terrò informati. Per la pubblicazione dei risultati invece ci vorrà un pochino di più, ma vorrei farne una buona edizione, all'altezza del valore informativo del tesoro stesso. Un caro saluto, MB
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  43. Intervento molto bello @@talpa complimenti almeno da parte mia, ritengo anch'io che ci sia un potenziale grande bacino di interesse per la numismatica, la storia, le identità nella nostra società, penso che l'aspetto più importante sia far conoscere tutto questo, chiamiamola divulgazione, dove stiamo scrivendo in questo momento facciamo divulgazione, poi possiamo discutere se buona o meno buona ma divulgazione è. Quindi strumenti tecnologici come questi sono ormai indispensabili, ma sicuramente anche i centri reali sul territorio di aggregazione, conoscenza, circoli, musei aperti che diventano usufruibili a tutti per attività varie, anche biblioteche certamente. Io cito due aspetti perché mi sono vicini uno è stata l'esigenza di creare un gruppo reale con un punto di incontro come quello del Cordusio a Milano, molti sono partiti da lì in particolare dei giovani e poi la Società Numismatica Italiana che con la sua biblioteca numismatica mi ha permesso di leggere e conoscere. Ricordo che in SNI comunque vanno i soci però possono anche andare per consultazione anche i non. Poi potremmo anche filosofeggiare all'infinito su chi vuole aggregarsi o farsi aggregare, su chi vuole condividere, su chi vuole una numismatica più ampia e formata da persone consapevoli ma indubbiamente perché possa crescere come numeri e qualità poi ci vogliono gli uomini con idee, impegno, passione e spirito anche di volontariato, se ci saranno forse la numismatica potrà avere un futuro più roseo...
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  44. Un modo per "sentire" l'unità nel mondo della numismatica è quello di partire dall'idea di base intrinseca a questa disciplina, la numismatica è una disciplina storica, le monete sono un punto di vista da cui partire per ricostruire e combinare le preziose tessere del grande mosaico storico, ne consegue che chiunque "senta" propria questa idea, questa sensibilità storica, nel momento in cui osserva e maneggia una moneta è unito a tutti quelli che condividono con lui queste emozioni, sono le diverse sensibilità che distinguono o uniscono e la sensibilità storica non appartiene a tutti quelli interessati o gravitanti in qualche modo attorno alle monete, però, ed è questa una cosa importante da tenere sempre presente, la sensibilità storica appartiene anche a tante persone che di monete ne sanno poco o nulla e cionondimeno sono parte di questo sentire unito, queste persone sono bacini preziosi per fare squadra. Il potenziale della numismatica come catalizzatore di interesse storico e culturale ad ogni livello è enorme, si possono fare molti esempi ma quello più "potente" a mio avviso sono gli sguardi dei ragazzi davanti a una moneta greca o romana mostrata durante lezioni di latino e greco, la divulgazione è un motore fondamentale per esprimere questo potenziale e credo che circoli e associazioni culturali abbiano questo compito in primis, uno strumento privilegiato a tal fine potrebbero essere delle biblioteche specializzate destinate a tutti e non solo a elites di studiosi e accademici, sarebbero preziosi luoghi di incontro e di formazione tra le tante anime di appassionati di numismatica e altre discipline storiche.
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  45. Ahia iahiai Maxxi Che con le tue acute riflessioni stai esattamente ribaltando le sensazioni espresse fino a qui ( con inevitabile seguito di lamentele/ recriminazioni / erano belli gli anni '70 - ma quando mai ? - et etc. Ma e se per un momento pensassimi chevtu avessi ragione ? Proviamo a vedere ... Il commercio e' un multiplo di quello che era negli anno '60, '70, '80 e forse gia' anche '90 Qualcuno dice che oggi c'e' in hiro una quantita' immensa di monete per collezione. Vero. E che ci sia uno squilibrio enorme tra domanda e offeta. Falso. Se c'e' maggiore offerta e ' perche' c'e' una domanda che l'assorbe. Il numero esponenziale di vendite all'asta, on line, operatori - di cui moltissimi nuovo - ne e' prova diretta. I libri e gli articoli : oggi si pubblica molto di piu' che negli anni Sessanta/ Settanta. Non ci piove. Se facciamo in confronto con i titoli apparsi in quegli anni e quelli sfornati a ripetizione oggi non vi e' confronto. Il problema e' un altro: come riuscire a tenere dietro a tutte le novita' bibliografiche e L'amico Piergi puo' tenerci una lezione su questo ! Che poi le tirature siano rimaste sui 300/400 o - crederei - ancora meno per certi titoli questo probabilmente e' proprio cosi . Le riviste ? Sara' sparito il Gazzettino ma in compenso e' arrivata Monete Antiche che e' una rivista che offre contributi eccellenti. Il Bollettino del Circolo Partenopeo non fa rimpiangere le cessate pubblicazioni di quello del Circolo Napoletano . Sono arrivate le rivisre digitali. Addirittura anche il forum si e' dotato del suo organo di pubblicazioni. I convegni sono poco frequentati? A parte esempi eccellenti in controtendenza come quello di Francesco77 che ha saputo letteralmente resuscitare un paziente ormai dato per morto ( mostrando che con ottima organizzazione , professionalita' ed entusiasmo si riescono a fare missioni impossibili) , non teniamo conto che tali eventi - in un'epoca digitale - lo vogliamo oppure no - sono stati rimpiazzati dalla rete dove l'arena virtuale di scambio fa dei volumi sensazionali ( non sto dicendo che tutto sia buono e bello ma semplicemente che e' grande) Studiosi : Le torri eburnee degli anni '70 hanno lasciato spazio - attraverso la rete - ad un processo di democratizzazione inarrestabile oltre ad una diffusione capillare della divulgazione. Mai cosi tanto materiale oggi e' cosi tanto accessibile. Negli anni '70 cari a qualcuno per un articolo o un testo occorreva andare in biblioteca farselo fotocopiate ( a caro prezzo) con un gigantesco spreco di tempi. Oggi con migliaia di studiosi che mettono a disposizione gratuitamente in rete i loro studi vi e' una condivisione fantastica del sapere Cero non vi puo' essere tutto altrimenti chi comprerebbe piu' un libro pero' vi e' moltissimo e soprattutto del passato. Grazie alla digitalizzazione testi sltrimenti introvabili sono oggi comodamente registrati nei ns archivi - fatto impensabile 20-30-40 anni fa. Anche la corrispondenza e' cambiata. Ricordo ancora gli scambi epistolari - necessariamente spaziati nel tempo - con studiosi numismatici sparsi un po' ovunque . Oggi grazie all'email ( chd non ha ovviamente lo stesso fascino e ponderazione di una lettera ...) scambiamo un volume impressionante di dati , i formazioni etc ( e spesso anche tante sciocchezze :)) Infine i giovani : basterebbe postare una foto di Taormina per ricredersi sul fatto che i giovani non siamo appassionati di numismatica. Mai visti tanti giovani amanti della storia delle monete. Caro Maxxi non so se anche tu la vedi cosi e se intendevi tutto questo ma io penso che spesso tendiamo ad essere poco obiettivi con il presente illudendoci che il passato sia sempre migliore. Negli anni '70 probabilmente sognavamo i dorati '50 e nei '50 i tesori e gli eccellenti studi degli anni ante- guerra ... :) Ogni epoca puo' offrire molto se siamo pronti a coglierla . Numismaticamente mi sentirei di dire che oggi non stiamo vivendo un brutto periodo.. anzi...
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