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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/19/21 in tutte le aree

  1. Buonasera, Anche se non posseggo tali monete, tra le emissioni greche, che ricordi, una delle prime raffigurazioni di torri o “castelli” proviene da una rarissima emissione della antica città di Ura (poi Kelenderis) in Cilicia, odierna Turchia, con legenda in aramaico. La datazione è da individuarsi intorno alla metà del V secolo a.C. (460-450 a.C.). Un esemplare, statere, ex Nomos 18/196: https://nomosag.com/default.aspx?page=ucAuctionDetails&auctionid=18&id=196&p=1&s=&ca=0&co=0&type=auction Ancora in Cilicia, ma a Tarsos stavolta, un altro statere databile tra la metà del V secolo a.C. e la fine dello stesso secolo. Un esemplare Ex Classical Numismatic Group 109/190: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=365190 Da notare che secondo gli esperti di CNG la zecca era incerta dell’Asia minore, mentre secondo Roma Numismatics è certamente Tarsos, per le ragioni esposte nelle note del catalogo della loro vendita 17 per il lotto 528: https://www.numisbids.com/n.php?lot=528&p=lot&sid=3081 Aggiungo infine un esemplare sempre dalla Cilicia, ma di circa un secolo più recente (361-334 a.C.), coniato sotto il satrapo Mazaios sempre a Tarsos, citato anche nel link alla vendita Roma Numismatics di cui sopra. Qui le mura fortificate da torri sono più ampie ma hanno meno rilievo nelle raffigurazioni. Uno statere ex Künker 333/843: https://www.sixbid.com/en/fritz-rudolf-kuenker-gmbh-und-co-kg/7087/griechische-mnzen/5803748/cilicia-tarsos?term&orderCol=lot_number&orderDirection=asc&priceFrom&displayMode=large&auctionSessions=&sidebarIsSticky=false
    4 punti
  2. Giusto @gennydbmoney azz, non ho solo dei 9 cavalli con torre...tra le varie e un po' accantonate da me ultimamente... quale miglior esempio dei 10 paoli per il Governo Popolare di Bologna, questo uno degli esemplari che ho in collezione, preso in un'asta francese con cartellino Giuseppe De Falco...Giu
    4 punti
  3. Oggi la sorella più comune...SICILIARVM sempre 1817 ma senza stella! Meglio conservata però. Anche qui i rombi come punteggiatura. Differente il taglio del collo invece, più sottile la punta sul petto nell'esemplare con stella. Come scrivevo non sono un patito di Ferdinando I ma questa con i suoi riflessi rossi e la bella conservazione e uno sfizio per gli occhi. Saluti. Cristiano
    4 punti
  4. Buongiorno a tutti, è da tanto tempo che avevo in mente di aprire questa discussione, il titolo rende l'idea di cosa ci si aspetti. Ho usato volutamente un titolo semplice e abbastanza generico, per dare a tutti la possibilità di partecipare. Sono ben accette monete di tutte le epoche e metallo. Il soggetto è il Castello e le Torri in tutte le sue forme. Magari per ognuna chi vuole può accompagnarla con qualche nota. Credo che la maggior parte di noi ne ha visto o visitato qualcuno, e ne è rimasto affascinato. Essi sono la rappresentazione e manifestazione di quello che doveva essere il potere all'epoca alla quale risalgono. Sono stati per lunghi anni il punto fermo, il luogo sicuro dove rifugiarsi per il popolo che viveva sul territorio. Ne approfitto per riportare una nota da fonte web in merito alla funzione delle torre che andava via via evolvendo, '' la casatorre :' (o casa torre) è una costruzione fortificata, una rocca con funzioni sia militari che abitative in auge nel medioevo a partire dal X secolo. Ora non vorrei avviarmi e perdermi nei meandri dei Castelli e dell'incastellamento, di cui lessi tempo fa una bellissima discussione di Mario, @dabbene. Magari sarebbe interessante mettere qui il link. ? Vuole essere la mia, la proposta, di una discussione leggera piacevole, alla portata di tutti. Potremmo approfittare per aggiungere qualcosa alle nostre conoscenze. Sicuramente io sono di parte perché Amo molto questo soggetto nelle monete ma anche in altre '' opere''? La moneta che voglio proporvi è : 9 Cavalli Ferdinando IV millesimo 1790 Sul rovescio viene riportata una Bella Torre, in questo esemplare è a lati curvi, ma dello stesso nominale c' è quella a Lati Diritti(magari la postera' qualcuno di voi). Perchè mi direte (e mi sono chiesto anche io più volte nel passato) la scelta della Torre in una moneta da 9 Cavalli? Una risposta sicuramente ci viene in aiuto dall'araldica, il Castello rappresenta il regno di Castiglia che insieme a Leon erano le due regioni più importanti della Spagna, è lì che affonda le radici la casata dei Borbone. Aggiungerei che non era da tutti potersi far costruire un castello, solo le famiglie illustri potevano. Ovviamente invito i più esperti a correggermi laddove riporto delle inesattezze. E invito il cdc a chiudere la discussione nel caso il tema fosse già stato affrontato. Saluti Alberto
    2 punti
  5. Da: GUT-LYNT AUKTION 3 (LIVE ONLINE AUKTION) 18 - 19 Sep 2021 AUCTIONEER Münzen Gut-Lynt GmbH Lot 2014. ITALIEN. Venedig Francesco Morosini 1688-1694 Bronzemedaille 1689 Auf den venezianischen General des Heiligen Stuhls, Antonia Ottoboni (1646-1720) und die Erfolge gegen die Türken. Stempel von G. Ortolani. Geharnischtes Brustbild des Generals mit umgelegtem Mantel nach rechts. Rv. Kapitolinische Wölfin mit den Zwillingen Romulus und Remus (Rom) und der Markuslöwe (Venedig) ziehen eine Kutsche, die von der personifizierten Klugheit und der Standhaftigkeit gesteuert wird, in der Kutsche sitzen der personifizierte Glaube zwischen der Sicherheit und dem Sieg; unter den Rädern werden die Feinde und ein türkischer Halbmond erdrückt, ganz unten Ansichten aus der Vogelerspektive der befestigten Städte Rom und Venedig. 72.9 mm. Voltolina 1084. 129.20 g. Fast vorzüglich. Randfehler. Eine Datierung der Medaille in das Jahr 1689 erscheint fraglich, da der Medailleur G. Ortolani zu diesem Zeitpunkt erst ca. 15 Jahre alt war; möglicherweise wurde sie nach 1720 anlässlich des Todes des Generals Ottoboni hergestellt. https://www.treccani.it/enciclopedia/antonio-ottoboni_(Dizionario-Biografico)/ OTTOBONI, Antonio. – Nacque a Venezia il 20 giugno 1646 da Agostino di Marco e da Candida Benzio. Al nome Antonio fu aggiunto quello di Innocenzo. Due mesi dopo la sua nascita, la famiglia comprò l’aggregazione al patriziato, usufruendo del discusso espediente cui le autorità della Serenissima avevano deciso di ricorrere per finanziare la guerra contro il turco. La sua biografia fu così diversa da quella dei familiari che l’avevano preceduto e che in qualità di ‘cittadini originari’ (un corpo sociale intermedio tra nobiltà e popolo, cui era riservata tutta una serie di uffici che costituivano la struttura portante del complesso apparato burocratico della Serenissima) avevano svolto l’intera loro vita professionale nei maggiori uffici della Repubblica: dal 1559 la famiglia aveva visto tre dei suoi esponenti nominati cancelliere grande, la carica più alta – che tra l’altro era a vita – riservata a non esponenti del patriziato e al momento della sua nascita ricoperta dal nonno Marco. Lo zio Pietro, che tanta importanza avrebbe avuto nella sua biografia, era in quel momento uditore di Rota in Roma. Da Candida Benzio, sua prima moglie, il padre Agostino Ottoboni ebbe nel 1637 Vittoria, che sposò nel 1654 Alvise Priuli, e appunto Antonio. Rimasto vedovo, si risposò nel 1649 con Paolina Bernardo, da cui nacquero nel 1651 Chiara, che si unì a Francesco Zeno, e nel 1656 Marco. Costui si chiericò, poi, costretto dalle circostanze (l’elezione a papa nel 1689 dello zio Pietro, Alessandro VIII, e i mutati interessi della famiglia, volti a stabilire preziose alleanze matrimoniali), sposò nel 1690 a Roma Tarquinia Colonna e nel 1714 Maria Giulia Boncompagni Ludovisi. La prima infanzia di Antonio si svolse in un ambiente domestico perturbato dalle dispute tra il padre e i tre fratelli, Marcantonio, Giovan Battista e Pietro. La questione di base era l’amministrazione del patrimonio, con Pietro e soprattutto Marcantonio che accusavano gli altri di ruberie. Giovan Battista e Agostino erano però anche accusati di condurre una vita moralmente sregolata e Agostino in particolare di cattiva gestione del suo rapporto matrimoniale, così come tutti potevano constatare visto che gli Ottoboni condividevano lo stesso tetto nel palazzo di Campo S. Severo nel sestiere di Castello. Le dispute familiari portarono, poco dopo l’aggregazione al patriziato, a una prima divisione del patrimonio della ‘fraterna’ tra Agostino e i fratelli, e il loro aggravarsi condusse allo scioglimento definitivo dell’unione familiare nel 1650. Le fonti, in primo luogo l’epistolario dello zio Pietro, conservato nella Biblioteca apostolica Vaticana, presentano per la prima parte della sua esistenza Antonio come abbandonato a se stesso dal padre, senza denaro, ospite dello zio Marcantonio, che lo accusava peraltro di essere «insaziabile» e poco incline «agli usi antichi» e lo rimproverava per alcune «bagattelle» (Menniti Ippolito, 1996, p. 150). Nessuno sembrava occuparsi del suo mantenimento, né del suo destino. Nel 1664 lo zio Pietro provvide a tal fine a prestargli del denaro (per lamentarsi più tardi della sua mancata restituzione). Nel dicembre 1665 si unì in matrimonio a Maria di Giovanni Moretti, una scelta che fu poco apprezzata e giudicata mediocre. Dall’unione nacque nel 1667 Pietro, il loro unico figlio. Un autorevole esponente del patriziato, Pietro Basadonna, che assisteva il cardinale Pietro Ottoboni nelle faccende veneziane, auspicò, quando nacque il figlio di Antonio, che il porporato resistesse alla tentazione di accusare l’innocente nascituro delle colpe del padre (Bibl. apostolica Vaticana, Ottob. Lat., 3274, pt. 1, cc. 568 s.), con cui il curiale era dunque in netto dissenso. Nel 1670 Ottoboni iniziò il suo servizio pubblico e divenne castellano di Bergamo, ma lamentava di non avere risorse per mantenersi in quell’incarico. L’agente dello zio Pietro, che ne seguiva le sorti, lo presentò così: «languisce in una estrema necessità, pieno de’ debiti, abbandonato da tutti d’ogni minimo aiuto et in stato di disperatione» (Menniti Ippolito, 1996, p. 148). Il futuro pontefice continuò ad aiutarlo e nel 1674 Antonio era podestà di Feltre. La morte dello zio Marcantonio nel 1672 e del padre Agostino l’anno seguente ne avevano intanto risollevato le sorti portandolo a godere di un non mediocre patrimonio. Un quadro parallelo meno brillante emerge però da una serie di note tra lo zio cardinale e il suo agente a Venezia, il quale nel 1674 informava il suo padrone di non aver riscontrato alcuna annotazione relativa al nipote nel Libro delle notificazioni, che evidentemente era andato a consultare per conto del curiale nel sospetto di qualcosa di preoccupante. Quello che è certo è che Ottoboni aveva un disperato bisogno di contante, testimoniato da una serie di alienazioni patrimoniali cui provvide in quegli stessi anni. Una drammatica scrittura del 21 marzo 1680 attesta la condizione di difficoltà in cui s’era venuto a trovare assieme al fratello: «Havendo […] Antonio e [….] Marco abate Otthoboni […] contratto grossissimi et eccessivi debiti superiori alle forze e valore de’ loro beni […] hanno più volte con le lagrime agl’occhi supplicato» lo zio Pietro «a sollevarli da dette angustie». Gli avrebbero perciò ceduto tutto il loro patrimonio in cambio di un assegno di 925 ducati annui che sarebbero stati gestiti dalla moglie di Antonio. Il figlio Pietro, ora costretto alla «mendicità», sarebbe stato mantenuto dal cardinale nel collegio somasco di Castello (ibid., p. 151). Alcune fonti svelano come Ottoboni, «con incredibile crudeltà e pazzia», avesse perduto al gioco 120.000 ducati (ibid., p. 152). L’intervento del cardinale, il quale poteva ora riunire nelle proprie mani l’intero patrimonio di famiglia che era stato smembrato nel 1650, non si rilevò risolutivo. Già nel 1681 apparve una nuova sostanziosa perdita di Antonio al gioco. Lo zio rifiutò di risolvere anche questa pendenza, poi sequestrò quel poco che era rimasto ai nipoti e decise d’accogliere a Roma il figlio di Ottoboni, che si dichiarava, per conto suo, devastato: «Pietro sarà figlio d’un fallito, la Signora Maria non potrà più comparire con l’altre gentildonne senza gondola» (ibid., p. 154) Nominato conte di Zara, Antonio riuscì a sottrarsi all’impegno appellandosi al doge; poi si rifugiò in villa, a Rustignè, presso Oderzo, continuando però a giocare e a perdere. Alla morte di suo fratello Giovan Battista, il cardinale fece di tutto perché la sua eredità non finisse al nipote, definito «pazzo da legare» (ibid., p. 155). Nel 1682 Ottoboni fu podestà e capitano di Crema e riuscì a ottenere dallo zio un aiuto per potervisi mantenere, ma finito il Reggimento egli avrebbe dovuto, per il cardinale, nascondersi «in una grotta, in un bosco […] perché non si senta la puzza delle sue male e perfide attioni» (pp. 154 s.). La vicenda proseguì in tal modo per anni, fino a quel 1689 che mutò la vita di tutti con l’elezione a papa di Pietro Ottoboni. Antonio fu subito creato in Venezia cavaliere e procuratore di S. Marco e gli fu conferita in perpetuo, per primogenitura, il privilegio della stola d’oro. Giunto poi a Roma, fu nominato dal papa principe del soglio pontificio e generale di S. Romana Chiesa. Il nepotismo di Alessandro VIII può essere giustificato con la possibilità, che sfruttò volentieri, di cedere alla casse pontificie l’onere di sostenere gli inquieti nipoti: nelle loro tasche passarono in poco più di un anno 700.000 scudi. Il testamento del papa escluse peraltro Antonio dalla successione, ma il beneficiario Marco aveva ben poca libertà d’agire su un patrimonio fortemente vincolato. Una volta che il papa morì, lasciati gli onori romani e tornato in patria, Ottoboni fu spogliato di quelli veneziani con la speciosa motivazione d’aver contravvenuto alle leggi della Repubblica accettando stipendi da principi stranieri. Nel luglio 1691 la moglie imprecò contro l’avverso destino che le sembrava dovesse presentarsi dinnanzi. Vivente il papa, il marito usava dirle «che haveva da sofocarl[la] nell’oro», ora invece quello era rimasto «con li soliti caprini», ma «senza quatrini, senza la grazia di niun» (Bibl. apostolica Vaticana, Ottob. Lat. 3279, cc. 1-6). L’esclusione subita da Ottoboni a Venezia ebbe un carattere tutto politico e lo emarginò a lungo dalla scena veneziana dove fu alla fine riammesso, dopo 10 anni, grazie agli uffici del figlio Pietro, divenuto nel 1689 cardinale. Nel 1710 ebbe però una nuova disavventura. Non essendo riuscito a convincere il figlio a rinunciare al ruolo di protettore della Corona di Francia, fu nuovamente privato di ogni onore e esiliato. Si rifugiò così in Roma, dove morì il 19 febbraio 1720. Ottoboni fu amante delle arti, al pari del figlio, che fu uno dei maggiori mecenati del suo tempo. Fu uno dei fautori dell’Accademia veneziana dei Dodonei (poi degli Animosi) e seguace dell’Arcadia, presso la quale stampò alcuni suoi componimenti poetici. Ne lasciò inediti molti altri, di genere lirico e drammatico, ma anche poesie in dialetto veneziano. Nel 1712 pubblicò a Milano la Lettera di un nobile cattolico repubblichista ad un suo figlio, che era presso un suo gran zio fuori della patria, con cui gli dà l’insegnamento di vivere per tutto il corso della sua vita, un testo moralisteggiante, in cui avvertiva il figlio delle insidie legate alla sua condizione di patrizio di recente aggregazione. Ma le difficoltà che aveva affrontato nella sua esistenza in minima parte erano legate a tale realtà e alla diffidenza del vecchio patriziato nei confronti dei nobili nuovi. Fonti e Bibl.: A. Menniti Ippolito, Fortuna e sfortune di una famiglia veneziana nel Seicento. Gli Ottoboni al tempo dell’aggregazione al patriziato, Venezia 1996, ad ind., con indicazioni di bibliografia e fonti d’archivio; P. Litta, Famiglie celebri italiane, V, Ottoboni di Venezia, Milano 1834.
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  6. Buonasera a tutti, Il mio 15 Grana Filippo III Un po' mal ridotta, ma si apprezzano bene il castello con le tre torri, dalla principale brandisce la spada il Leone che simboleggia il blasone dei Leon. Saluti Alberto
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  7. Terza dinastia araba al governo degli stati islamici, vede il suo primo califfo nel 750 con Abu Abbas al Saffah : con la capitale spostata da Damasco alla nuova città di Baghdad, la massima potenza degli Abbasidi arriva con Harun al Rashid ( 766-809 ) il loro quinto califfo . In contrasto spesso con l'impero di Bisanzio allora tenuto dall'imperatrice Irene di Atene ( 752-803 ) Harun al Rashid intrattiene importanti rapporti diplomatici ed anche personali con Carlo Magno al quale, fra tanti doni, farà consegnare anche un elefante . La potenza islamica nell'epoca di Al Rashid vede nel Mediterraneo e nell' Europa la moneta araba aurea via via soppiantare la moneta aurea bizantina : il re Offa di Mercia ( ?-796 ) il più potente monarca di Britannia, arriva a copiare gli aurei arabi con monete al proprio nome sul diritto, con il rovescio che copia disegno e leggende degli aurei arabi . Poco più di mezzo secolo dopo, al tempo del califfo Al Mutawakkil l( 822-861 ) si può collocare l'inizio della decadenza del potere degli Abbasidi, già indebolito dalle indipendenze di importanti regioni come Al-Andalus in Spagna ed il Maghreb in Africa : resta il grande lascito degli Abbasidi in termini di arte, architettura e scienza . Del tempo di Al Rashid abbiamo dirhem in argento con leggende, che proseguono simili anche al tempo di Al Mutawakkil : di quest'ultimo abbiamo una rara, particolare moneta in argento di grande modulo ( 30 mm. ) che vede al diritto il busto frontale del califfo ed al rovescio un dromedario con il proprio conducente .
    2 punti
  8. Un bel 2 Cavalli di Filippo II Da InAsta 95, lotto 827. Classificato con il Pannuti e Riccio (99) con il MIR (195), ma non con il Magliocca, chissà perché.
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  9. Castello di Livorno su un peso monetale
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  10. Banconote su cui hanno fato varie modifiche, nonchè ex tipologia con matrice, avranno pensato bene di delimitare sulle tavole di stampa anche visivamente l'area dei nuovi formati, non parlerei di plus valore anche se con misure di qualche millimetro in più, ma solo di particolari interessanti. Veramente dei bei biglietti.
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  11. Ciao e grazie per la discussione interessante. Contribuisco con le mie 50 lire consecutive del 44, che mi sembra abbiano la stessa striscia bianca, anche se molto spostata verso il margine rispetto alla tua. Ti dirò che me ne ero mai accorto ?
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  12. Non poteva mancare in questa discussione lo scudo da 10 paoli del governo popolare di Bologna del 1796,nella veduta della bellissima città di Bologna si vedono molto chiaramente la torre degli Asinelli(la più alta)e la torre della Garisenda... Immagini da acsearch...
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  13. Anche io come @eliodoro partecipo con un 15 Grana 1619 di Filippo III.
    2 punti
  14. questa è la mia sotto Ponzio Pilato.
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  15. Buongiorno. Partecipo pure io e per forza con un 9 cavalli, non ho in collezione altro che riporti delle torri, posto il mio preferito e tanto agognato 1804. Un caro saluto e Buona Domenica. Cristiano.
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  16. 2 punti
  17. REAGENTE GASSOSO Buona domenica da Stilicho
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  18. Buongiorno, anche per ragioni di legame con il territorio, non potevo non menzionare in questa bella discussione la nostra comunissima monetina da un centesimo di euro e il tutt’altro che comune castello sulla stessa raffigurato: Castel del Monte, opera di straordinaria ingegneria.
    2 punti
  19. Se può interessare segnalo l'articolo a firma di Pasquale Natella e Paolo Peduto "Tipi di fortificazione medievale da monete campane" in Castellum, 6, Roma 1967. Viene fatta una descrizione di diversi castelli in area campana affiancati da monete caratterizzate dalla presenza di iconografie rappresentanti castelli, per la maggior parte della zecca di Salerno.
    2 punti
  20. Buonasera Non potevo non postare il mio @Litra68. Salutoni?
    2 punti
  21. Vi posto una delle mie monete preferite, follaro longobardo di Gisulfo II con al rovescio la veduta di Salerno dal mare con annesse fortificazioni
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  22. Oltreoceano si sta discutendo molto per un presunto scandalo venuto alla luce da poco. Nella prossima CNG battuta sono stati ritirati 8 aurei del terzo secolo e la cosa potrebbe essere la punta dell'iceberg? In pratica sembra che più di 250 aurei di questo periodo siano stati in origine delle monete bucate, poi riparate in maniera esperta e pressoché perfetta chiudendo i buchi e infine rivendute nelle maggiori aste internazionali senza menzione dei restauri. Finora sarebbero stati rintracciati esemplari con questo tipo di problematica in alcune delle maggiori aste tipo CNG, NAC, Heritage, Leu, Kuenker, Rauch, Naumann e altre (non ho verificato tutte le presenze ma riporto quanto scritto da Murphy su internet). La cosa è diventata evidente in quanto molte delle monete provengono dell'Ucraina e sono state vendute su un sito di aste ucraino, per cui si son potute in questo modo rintracciare molte delle immagini delle monete bucate come vendute originariamente sul sito ucraino. Pare che gli aurei bucati siano piuttosto comuni per la seconda metà del terzo secolo soprattutto in regioni barbarizzate dell'Est Europa che riutilizzavano gli aurei come gioiello, si ipotizza pertanto un ritrovamento di un grosso gruzzolo in quelle regioni. Sembra anche che chi ripara le monete possa essere un'unica persona/gruppo. Non si hanno ancora tutte le informazioni perché le case d'aste stanno decidendo il da farsi anche dal punto di vista legale credo, pare che Heritage intanto stia contattando i clienti che hanno comprato le monete rattoppate senza saperlo. Barry Murphy di NGC è una delle prime persone che han permesso di scoprire il problema (probabilmente in fase di slab) e si è speso per identificare altre monete di questo gruppo. Uno dei problemi al momento è che in alcune di queste monete la chiusura del buco non è evidente neanche ad un'osservazione al microscopio tanto è ben fatta, per cui stan cercando di capire se c'è qualche esame specifico che possa aiutare a evidenziare senza dubbio i buchi riempiti. Pubblico qui un pò delle foto che girano, immagino ce ne saranno altre e spero ci sarà la volontà magari anche per un comunicato ufficiale più avanti quando ci saranno più elementi.
    1 punto
  23. Buongiorno a tutti , amici di questo forum. Qualche anni di numismatica savoiarda mi hanno appreso di non essere troppo difficile con le monetine che io incontro qui o li. Dunque sono contento d'avere acquisto questo piccolo mezzo grosso di CE I , con data e segno del zecchiere leggibili. A presto, lo spero. Alain.
    1 punto
  24. Amedeo VIII Bianchetto Anonimo - III Tipo - Cudazzo 174 , Rovera 158 , peso : 1,08 gr , diametro : 13 mm, variante inedita al rovescio " MARCH " e trifoglio. Rarita' R9. Questa tipologia e' stata battuta secondo l'ordinanza del 23.3.1403 da Umberto Borgo a Nyon. Dopo circa un anno verso la fine del 1404, Amedeo VIII insoddisfatto del lavoro dello zecchiere interrompe la sua attivita'. Nel 1405 viene chiusa la zecca di Nyon e avviato un processo per falsificazione contro Umberto Borgo a Chambery . Venne ritenuto colpevole e condannato alla pena capitale eseguita il 30.3.1405 presso Les Chaux (Chambery)
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  25. Solo a me sembra alluminio? "La posata, infatti, aveva stampigliata sul manico l’aquila e la svastica nazista e la sigla “G & CL 39” che significa Gerhardi & Cie, Lüdenscheid, 1939, cioè il nome della ditta produttrice dell’oggetto che aveva sede a Lüdenscheid (Renania) e l’anno di fabbricazione." https://www.unalungasciadisangue.it/unalungasciadisangue.pdf Pagina 57 Servus Njk
    1 punto
  26. Penso di si, possibilmente non ci fa caso quasi nessuno, e sui biglietti usurati non sarà più così visibile.
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  27. io l'ho presa all' asta.
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  28. Solo a me non sembra in argento?
    1 punto
  29. Complimenti per aver terminato la serie ?? Devo ammettere però che quei cerchi colorati a me non piacciono. Tra quelle che hai postato, la più bella è quella con il prato fiorito e colorato con farfalle e altri insetti ? Ove il colore secondo me ha più senso ?
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  30. E fai bene. Sará uno dei prossimi obiettivi? Sono un patito di aquile,non solo per l' estetica ma anche per il significato di esse. Ci hanno visto lungo a modificarla?,non perchè non era bella quella di prima,ma cosí non vi è paragone a mio modo di veder. Questa oncia la reputo una classica,un modello per le altre. Sembra che gli Usa siano i leaders delle once. Altra tipologia molto forte per me sono quelle cinesi col panda. Ma il " messaggio " passa meno forte della prima? Mie sensazioni personali ci mancherebbe? Salutoni
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  31. A proposito di questa medaglia. Qualcuno saprebbe individuare l'oggetto che ha in mano il personaggio? Cosa potrebbe essere o rappresentare? Forse una particolare croce?
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  32. 1 punto
  33. Buon pomeriggio a tutti, grazie @gennydbmoney, altra bella rappresentazione del tessuto urbano di un tempo su una moneta, questa volta ci spostiamo a Bologna. Ho preso spunto per saperne un po' di più su questa Torre che ho potuto vedere da vicino. Riporto quanto ho trovato su Wikipedia. La torre degli Asinelli e quella della Garisenda sovrastano la Città di Bologna. Ancora non si può dire con certezza quando e da chi fu costruita la torre degli Asinelli. Si presume che la torre debba il proprio nome a Gherardo Asinelli, il nobile cavaliere di fazione ghibellina al quale se ne attribuisce la costruzione, iniziata secondo una consolidata tradizione l'11 ottobre 1109 e terminata dieci anni dopo, nel 1119. Una possibilità di datazione alla seconda metà dell'XI secolo viene invece offerta da una campagna a termoluminescenza condotta sui laterizi alla base dell'edificio: in questo modo la torre sarebbe stata eretta in un periodo di contrasti tra il Papato e Impero, con esponenti di ambedue le fazioni che si arroccavano nelle torri. Appare così altrettanto plausibile l'ipotesi che la famiglia degli Asinelli abbia semplicemente preso possesso legale della torre con il placarsi delle ostilità politiche. La storia della torre degli Asinelli è ricca di eventi curiosi, minuziosamente riportati dalle cronache di Bologna del tempo. Nel 1513, infatti, la torre degli Asinelli fu colpita da una palla di cannone di otto libbre sparata da porta Maggiore in occasione di alcuni festeggiamenti, che però non riuscì a scalfirne la stabilità; la torre fu presa di mira anche da numerosi incendi, i quali furono perlopiù innocui provocando solo la distruzione delle scale in legno. Contrariamente a quanto si potrebbe supporre, infatti, le maggiori offese alla torre degli Asinelli furono arrecate dai fulmini, che s'accanirono sulla struttura per oltre sette secoli, fino a quando nel 1824 non venne installato un parafulmine: in precedenza, la protezione dalle scariche atmosferiche era affidata a un'inefficace gabbia di legno ideata da Gianandrea Taruffi nel settembre 1706 e da un San Michele Arcangelo in bassorilievo, opera di Giovan Battista Gnudi. La torre degli Asinelli fu anche in luogo in cui venne collocata la gabbia di ferro, un particolare strumento di morte riservato ai religiosi che avevano commesso dei crimini. A partire dal XIII secolo, fino al XVI, gli appartenenti al clero condannati per reati gravi, venivano rinchiusi in queste gabbie sospese fino alla loro morte. Inizialmente questa forma di esecuzione avveniva al Palazzo del Podestà, successivamente le gabbie vennero collocate sul fianco della torre degli Asinelli che affaccia su strada Maggiore, ad un'altezza di 20 metri. Volendo ci sono ancora tante notizie sul web per chi volesse approfondire. Saluti Alberto
    1 punto
  34. Sono d'accordo. Che immagine potente! Bellissima
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  35. Sono entrambe belle monete la prima è della fase dei Procuratori, la seconda della Prima Rivolta se non erro, per cui è solo una scelta personale
    1 punto
  36. Io ci sono (SIVIS alias Stefano Palma, alias A.N.64 Studio di Numismatica)! Dal Veneto con furore ?
    1 punto
  37. Ciao @numys, da catalogo le misure sono 168x107mm. La riga bianca è lo spazio tra un cliché e l'altro e delimita l'area di pertinenza di ciascun fondostampa sull'intero foglio. Sono d'accordo con te che la presenza della riga sulla tua banconota, che ha misure leggermente maggiori dello standard, sia dovuta ad un errore di taglio.
    1 punto
  38. Bella discussione complimenti, ti metto anche il link di quella “ sull’incastellamento “ che fu una discussione anche di spessore...ma fai conto che ero un ragazzino ?
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  39. Spagna - 2 Euro Commemorativo 2005 400° del "Don Chisciotte" di Miguel de Cervantes Gustave Doré ( 1863 ) Don Chisciotte e Sancho Panza La libertà, Sancho, è uno dei doni più preziosi che i cieli abbiano concesso agli uomini: i tesori tutti che si trovano in terra o che stanno ricoperti dal mare non le si possono eguagliare: e per la libertà, come per l’onore, si può avventurare la vita. Miguel de Cervantes ( 1605 - 1615 ) El Ingenioso Hidalgo Don Quixote de La Mancia - Tomo II°, Capitolo LVII
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  40. Stati dell'Africa Occidentale, 200 francs CFA 2005
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  41. Corea del Nord, 10 won 2005-94 Al dritto la leggenda dice : Banca Centrale della Repubblica Democratica Popolare di Corea / Juche 94 (2005) (La Corea del Nord usa un calendario basato sulla ideologia Juche. Tale calendario prevede che l'anno 1 parta dall'anno di nascita di Kim Il-sung e cioè il 1912)
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  42. Stati Uniti d'America - Quarter "State" Dollar 2005 - California John Muir, geologo, inventore, studioso ed esploratore scozzese naturalizzato statunitense, fu un pioniere dell'ambientalismo, dotato di una profonda sensibilità e di una grande capacità nel saper leggere il periodo storico in cui viveva. Grazie a degli articoli pubblicati su di una rivista in cui manifestava il suo dissenso per lo sfruttamento delle risorse naturali, con la collaborazione del suo editore riuscì a presentare una proposta di legge a tutela dell'ambiente al Congresso degli Stati Uniti, dalla quale nel 1890 nacque il Parco Naturale di Yosemite. Sono uscito per fare una passeggiata e ho finito per star fuori fino al tramonto del sole, perché andare fuori, in realtà significava andare dentro. John Muir ( 1838 - 1914 )
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  43. Ciao,che dire il lavoro effettuato per rinchiudere i buchi è veramente impressionante che se fatto a mano(ma qui ho molti dubbi) a qualcosa di eccezionale. Difficilissimo individuare se non si hanno foto del prima e dopo il punto di riparazione della moneta. Lascio ad altri eventuali commenti. Alla prossima ANTONIO
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  44. Ciao Beppe, il mio Carlino con lo stesso "ciuffo ribelle" ?
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  45. Saluti a tutti, condivido con Voi una moneta della mia collezione, un Carlino di Ferdinando II, tipologia che mi è particolarmente "simpatica" perchè è una piccola moneta in lega d'argento dal conio veramente bello. La mia moneta non è uno splendore quanto a conservazione, ma è un millesimo abbastanza raro e quindi mi accontento. Presenta delle mancanze nella legenda del ed un "ricciolo ribelle" sulla capigliatura al D/. Penso si tratti di un conio usurato. Grazie x l'attenzione, Ciao
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