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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/12/21 in tutte le aree

  1. A distanza di qualche anno ritorno su questa moneta perché ho il desiderio di approfondire lo studio e la presentazione dell'esemplare. I casi della vita mi hanno riproposto la moneta che ora, complice un prezzo maggiormente appetibile e abbordabile, ho inserito in collezione. Aggiungo una foto dell'esemplare non tanto per la qualità della stessa (che devo dire è alquanto penosa!) ma solo per darvi un'idea più verosimile della patina reale che è molto più viva e brillante rispetto alla vecchia foto dell'inserzione di vendita. Tuttavia l'attenzione va di nuovo alla rappresentazione e al suo carico simbolico che voglio un attimo ripercorrere con voi (giusto per fissarmi qualche appunto per i miei futuri approfondimenti). La legenda non permette una decodificazione precisa del presunto modello utilizzato dall'artigiano locale che ha approntato il conio. Un po' a fatica quanto riproposto graficamente al dritto si può "tradurre" con una pseudo legenda di questo tipo: D\ "⊕ |-|\/|||||| L|" e non c'è modo di abbinarvi nessuna delle formule tipicamente adottate per i sesterzi di Postumo: ad esempio la classica "IMP CM CASS LAT POSTVMVS PF AVG" o forme più brevi e sincopate. Passando allo stile del ritratto si può dire tranquillamente che esso non presta fianco alcuno ad eventuali difficoltà legate a una attribuzione locale: è chiaramente una emissione imitativa dallo stile piuttosto "rozzo" sebbene dotato di una sua artisticità tipicamente "gallo-celtica". Anche l'identificazione dell'autorità emittente non comporta particolari difficoltà. Si tratta di Postumo, a prescindere dalla leggibilità della legenda: testa radiata, barbuta ed emissioni pesanti in bronzo sono tre elementi che in ambito gallico nel III possono essere ricondotte esclusivamente a questo usurpatore locale. Tuttavia con l'esemplare in questione si può osare ulteriormente - pur con tutte le difficoltà e cautele interpretative del caso - proprio grazie a due esemplari di sesterzi imitativi riconducibili all'Atelier II (grosso centro di produzione a uso fraudolento identificato da Bastien come Atelier II e "archeologicamente" da Pilon come Chateaubleau). I sesterzi in questione li avevo citati nel mio precedente messaggio riportando uno dei due esemplari noti venduto da CGB qualche anno fa. Oggi vi propongo anche l'altro esemplare in una foto tratta da una pubblicazione in B/N non eccelsa ma che comunque consente una buona leggibilità del tipo a differenza dell'esemplare presente negli archivi di CGB: La figura presente al rovescio, come già accennavo nella mia precedente esposizione, è stata identificata senza ombra di dubbio alcuno con la divinità celtica Taranis grazie alla presenza nel campo a destra di una ruota, simbolo che tradizionalmente identifica questa divinità celtica. La ruota è da intendersi quale simbologia celeste che incarna vari significati: dal movimento cosmico dell'universo al movimento quotidiano e annuale del sole fino al rombo stesso del tuono che accompagna il fulmine che era considerato dagli antichi come una emanazione del fuoco solare. Il dio con la ruota quindi è identificato tra le divinità del pantheon celtico con Taranis da numerosi studiosi e i numismatici Hollard, Gricourt e Pilon a varie occasioni trattando di questa coppia di sesterzi condividenti questo medesimo strano rovescio hanno convenuto senza ombra di dubbio sull'identificazione di tale figura maschile con il dio celtico Taranis. Il Taranis presente nella statuaria gallo-romana giunto fino a noi in varie forme (statuette di bronzo, bassorilievi, statue equestri in pietra...) viene sempre identificato come una figura generalmente nuda (talvolta ammantata), barbuta e con lunghi capelli abbinata appunto a una ruota a vari raggi (o in mano o appoggiata ai piedi o retta a mo' di scudo). Nei due sesterzi provenienti dall'Atelier II la divinità presenta anche una corona radiata che probabilmente, nelle intenzioni dell'incisore, doveva collegarsi all'imperatore come sua diretta personificazione (Postumo che incarna Taranis, il dio tonante con la ruota) e anche a Giove (dio del tuono e delle folgori che con le contaminazioni religiose romane aveva "assorbito" la figura di Taranis). Ritornando ora alla moneta da me presa in analisi, in un simile contesto non si può quindi non pensare di attribuire alla rappresentazione al dritto un senso "altro", un significato ulteriore a quello della mera rappresentazione dell'autorità imperiale ovvero la rappresentazione trasfigurata in divinità dell'imperatore e nella fattispecie raffigurato con i tratti tipici (e romanizzati) di Taranis: nudità eroica, capello folto, volto barbuto, corona radiata e simbolo solare-celeste della ruota. Sull'attribuzione della zecca di emissione all'Atelier II-Chateaubleau l'analisi richiede ancora approfondimenti. Indubbiamente la ruota è un elemento comune, sebbene la resa stilistica della stessa sia diversa (quattro raggi una emissione e otto l'altra). Come pure più rozza e stilizzata è anche la fattura di tutta la moneta che quanto meno la colloca in un arco temporale leggermente successivo (anche a Chateaubleau l'ultima fase della produzione fraudolenta fu caratterizzata da emissioni di fattura estremamente rozza e stilizzata). A deporre a favore dell'Atelier II c'è indubbiamente la produzione in questa officina locale del tipo LAETITIA con galea al rovescio che, stilisticamente, presenta delle connessioni con questo esemplare. Tuttavia si tratta di una tipologia di rovescio frequentemente imitata, forse tra i tipi più riprodotti a livello imitativo tra i rovesci bronzei di Postumo, quindi non può ritenersi un elemento inconfutabile. Tuttavia, se non risulta certa l'attribuzione al centro produttivo, sicuramente appare concreta la presenza dell'elemento ruota come segno di continuità e permanenza di un culto locale autoctono che continuò a sopravvivere nonostante la romanizzazione dei costumi della popolazione gallica. Un'altra singolarità di questa moneta è la rappresentazione "eroica" a busto nudo dell'imperatore che non era così usuale nelle emissioni bronzee di Postumo (non presente a memoria nelle serie ufficiali e non comune nemmeno in quelle locali). Un altro esemplare con busto nudo proviene sempre dall'Atelier II l'avevo presentato all'interno di questa discussione: Infine un'attenta analisi meriterebbe pure la legenda. Sulla degenerazione delle lettere delle emissioni locali si possono fare varie congetture, rimane tuttavia un dato certo che essa parte da una legenda o comunque da una "lettura di una possibile legenda che l'incisore crede corretto abbinare a una data raffigurazione". Avendo l'autore del conio in testa la personificazione del dio Taranis, potrebbe aver tentato di riportarne il nome in legenda? Magari come "attributo distintivo" da aggiungere al nome dell'imperatore? Le lettere Δ...P C M O I Π presenti nel rovescio dei due sesterzi con Taranis, possono essere state a loro volta un tentativo per codificare in legenda la figura? in caso affermativo, si possono riscontrare nella pseudo legenda di quest'altro esemplare? Ponendo le due iscrizioni a un mero confronto visivo sembra non emergere nulla di significativo: Δ...P C M O I Π ⊕ |-|\/|||||| L| tuttavia i nostri occhi non sono quelli dei romani del III secolo e in particolar modo degli abitanti della Gallia e chissà che con uno sguardo privo delle architetture mentali attuali non si riesca a decifrare qualcosa in quelli che a noi sembrano solo segni privi di alcun significato... Domande e ancora domande, poche risposte e ancor meno certezze. Un pezzo interessante che lascia aperti molti interrogativi e tante suggestioni.
    6 punti
  2. Buongiorno amici, visto che sono a casa in malattia (mi sono cecato un'occhio andando a porcini, almeno ne ho trovati ) ne approfitto per aprire una discussione sulla falsa riga di quella aperta sempre da me sui 3 grana di Murat, questa come da titolo, tratterà le varianti per il taglio da 2 grana del 1810. Qui le varianti sono meno, si va dalla punteggiatura in legenda e dalle diverse abbreviazioni che troviamo in legenda, ancora, possono variare la larghezza della data e la presenza o meno della perlinatura al bordo. Il taglio è sempre con serpentina a rilievo (eccezione fa un r5 con taglio liscio). Inizio con una new entry fresca fresca che cercavo da un po', e che tra le varianti del suddetto tondello è molto rara: 2 grana SICILIE Al dritto: GIOACCHINO NAPOLEONE RE DELLE DUE SICILIE (qui in legenda non troviamo nessuna abbreviazione ne segni per dividere la legenda) Al rovescio: PRIN E GRAND'AMMI * DI FRAN ** 1810 (qui 3 stelle a cinque punte, di cui due a chiudere la legenda) qui la data risulta spaziata. Esistono esemplari di 2 grana in cui i caratteri delle cifre sono più spessi e così lo spazio tra le cifre risulta minore. Ecco le foto, come al solito invito chi ne possiede uno condividere per confrontare le nostre monete. Grazie Buon pomeriggio Cristiano.
    4 punti
  3. 3 punti
  4. Ieri sera ho fatto una prova veloce con la pressa. Ho schiacciato a 12 TON. Probabilmente per avere un buon risultato bisognerebbe provare con una pressa a collo di cigno, mentre la mia è a pressione graduale. Però qualcosa si è ottenuto. Questo per dire che con le dovute accortezze e con i macchinari giusti, si possono creare artefatti. Non voglio assolutamente dire che la moneta dell'amico @Brontolo sia artefatta, ma solo che si possono creare.
    3 punti
  5. Per chi vuole (e io sono il primo) approfondire l'argomento: https://www.academia.edu/5896659/Il_fiume_a_Roma_da_fluvii_a_Tiberis_
    2 punti
  6. La visita è stata spassosissima ed eclettica. Ho visionato - per puro piacere e per allenare gli occhi a futuribili scelte collezionistiche - celtiche padane, massaliote, un po' di aes grave e le lombardo-venete di Francesco Giuseppe. E poi ho rivendicato la mia appartenenza alla modernità: "Posso dirle una cosa dott. MARTINI? A me mi piacciono pure gli euro!" ? La disponibilità è stata totale, gli aneddoti (anche non numismatici) sono stati tanti... E la cosa bella è che posso pure tornare! Menzione d'onore per qualche leone massaliota (sia di fattura prettamente greca che un po' più celtizzata), per gli straordinari assi libbrali che non avevo ancora mai visto dal vero, per le bellissime lire austriache di Franz Joseph nonché per le Kronen auree dello stesso coniate subito dopo la riforma del 1857-58. Davvero emozionante!
    2 punti
  7. Buonasera a tutta la sezione. La patina della mia prima piastra, dopo 25 anni circa di riposo .
    2 punti
  8. Ciao,è un venditore affidabile. Io ho acquistato una moneta da loro, mi è arrivata subito corredata di fattura d'acquisto ma senza certificato di autenticità (non so pero' se su richiesta ti spediscono anche la perizia numismatica). ANTONIO
    2 punti
  9. Ancora qualche esemplare tra quelli noti al corpus della monetazione di Akragas per le dracme di metà V secolo a.C. (444-445-446-447): I due esemplari presenti nel monetiere parigino della Biblioteca Nazionale di Francia. Il primo è l’esemplare della collezione de Luynes, 4,07 grammi (Westermark 446.9): L’esemplare Westermark 446.8, 4,08 grammi Poi l’esemplare del BM proveniente dalla donazione Lloyd ed ex collezione Evans, 4,21 grammi (Westermark 446.3): Concludo con una foto che non rende giustizia all’esemplare venduto all’asta NAC 29 lotto 68, ex collezioni de Ciccio ed ex collezione Moretti, 4,23 grammi (Westermark 445.2):
    2 punti
  10. Beh.. questa non si può considerare orrore. Vista la storia che si porta adosso, è un CIMELIO.
    2 punti
  11. Questa è mia, portata da mio padre, al tempo carabiniere a Roma, al ritorno dalla prigionia in varie parti della Germania. La conservo gelosamente.
    2 punti
  12. ALDEBARAN - New Trolls 1978 Un’estate lontanissima ormai, le prime radio libere, il primo amore, la scuola coi libri legati con la cinghia, tanta spensieratezza, niente smartphones, social, computers. Diciotto anni, poca esperienza, tante speranze, le vacanze in Liguria, le spiaggiate attorno al fuoco, l’Alfasud dei miei, tanti buoni amici che ora non ci sono più. Non avevo nulla, ma in realtà tutto, quel che con i soldi ora non si compra e non tornerà mai più, la mia giovinezza. Dio, che nostalgia!
    2 punti
  13. Considerando quella sfilza di difetti descritti nell'inserzione è un buon prezzo, spero che avrà fatto felice un collezionista desideroso di possederla ma con un badget di spesa basso, nonostante tutto non appare deturpata e farà quindi la sua bella figura nella sua raccolta. Sempre se non si tratta di un rivenditore che ha fiutato l'affare nonostante i numerosi difetti, magari riproponendola in un secondo tempo ad una cifra molto più alta, in un mercatino di paese dove simili esemplari non si trovano/presentano mai tra i banchetti per esempio, se non riesce nell'intento in ogni caso riprenderà la cifra spesa senza alcun problema. Pensando ai piccoli mercatini dell'antiquariato di paese non posso mai dimenticare un 50 lire buoi con la stampa ormai evanescente visibile si e no al 30% per l'estrema usura e per l'umidità accumulata nel corso del tempo venduta per 700.000 lire alla fine degli anni '90, il compratore non ha avuto nessuna esitazione ad acquistarla, era l'unico esemplare di 50 lire buoi presente in quel mercatino, sicuramente avrà pensato che non ne avrebbe più visto un'altro... ma internet in quel periodo non era per nulla diffuso.
    2 punti
  14. Non è un errore di conio, è una cd. "moneta sandwich". E' stata fatta fuori zecca pressando due monete una sopra l'altra. Nessun valore economico
    2 punti
  15. E' la particolare e piuttosto inconsueta indicazione del valore, apposta sul dorso dell'aquila al diritto, appunto, di un pentalitron ( o dracma ) parecchio raro, coniato in Agrigento attorno al 460-440 a.C. . Noto in Westermark in totali 24 esemplari, unisco uno degli 8 censiti in mani private, passato lo scorso anno in CNG 115 al lotto n. 27 . Dai 16 esemplari che risultano in musei, aggiungo, dal sito on-line del museo di Berlino, un notevole esemplare lì custodito ed ancora l'esemplare all'Ashmolean musem di Oxford .
    1 punto
  16. Ciao amici, niente di speciale, stavo pasticciando nel computer e ho trovato alcune foto salvate di monete della mia collezione e volevo condividerle Ormai le posso guardare solo in foto, perché dal vivo non ci vedo più tanto bene, neppure con la lente
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  17. Io rimango dell'idea che il titolo di Mater Castrorum venne conferito a Faustina non molto prima della sua morte. Questi sono gli elementi che sono, a mio parere, a favore di questa tesi: Così scrive Dione Cassio: "...e (Marco Aurelio) fu salutato imperatore per la settima volta. Inoltre Faustina ricevette il titolo di Madre degli Accampamenti...". La ricostruzione della cronologia degli eventi nella versione epitomata da Xilifino è spesso problematica, tuttavia in questo caso si osserva una consequenzialità diretta ed inequivocabile: la costruzione del racconto indica che Faustina ottenne il titolo di Mater Castrorum contemporaneamente o successivamente alla Salutatio Imperatoria VII. Numerosi elementi collocano quest'ultima durante la TR POT XXVIII (10/12/173 - 09/12/174). A tal proposito avevo approfondito la titolatura di Marco Aurelio nel mio lavoro scaricabile al link https://www.academia.edu/40820890/Marco_Aurelio_e_il_mistero_della_Tribunicia_Potestas_V_Una_revisione_delle_datazioni_delle_Tribuniciae_Potestates_di_Antonino_Pio_e_di_Marco_Aurelio_Seconda_edizione_aggiornata_1_Gennaio_2020_ Come illustrato nei post precedenti, esistono monete sia con Faustina ancora in vita sia postume che celebrano il conferimento di questo titolo. E' importante notare come si tratti di rovesci con tipi specificatamente dedicati all'evento e non di una semplice indicazione riportata al diritto. Ciò è un forte indizio del fatto che Faustina ricevette il titolo e morì poco dopo: la celebrazione iniziata sulle monete "in vita" continuò, pur con qualche variazione nella rappresentazione (tuttavia ancora molto simile), su quelle postume. Esistono dei sesterzi "Matri Castrorvm" con la legenda al diritto "FAVSTINAE AVGVSTAE". Tale legenda è rarissima (è presente anche su alcuni con Diana Lucifera al rovescio). Essa, espressa al dativo (quindi in forma di dedica) e non più al nominativo, mi ha fatto pensare a delle coniazioni avvenute nel periodo di transizione intercorso tra la morte e la divinizzazione dell'augusta da parte del Senato. Tornando alle iscrizioni dell'Annee Epigraphique 1982, si tratta di frammenti diversi e non è affatto scontato che siano contemporanei tra di loro.
    1 punto
  18. Mi riferisco all’emissione di Norba (Rutter, H.N. 248), rappresentata da un obolo in argento, del diametro sugli 11 mm (non illustrato nel volume H.N.). Norba corrisponde all’attuale Norma, sulle pendici dei Monti Lepini che si innalzano sulla pianura pontina, ed era una colonia latina sorta nel territorio che apparteneva ai Volsci. Dell’obolo di Norba è noto un unico esemplare, del peso di 0,67 g, ora nel Museo Nazionale Romano. La riproduzione della foto è tratta dalla fotocopia dell’unico articolo dedicato a questa zecca: F. Panini Rosati, Moneta unica di Norba, Arch. Class., 11 (1959), p. 102-107. Al diritto, di modesta conservazione, dovrebbe essere raffigurata una testa coronata di Cerere, mentre al rovescio c’è una spiga e la scritta NOVR. Naturalmente di fronte a un pezzo unico viene sempre legittimo chiedersi se è un pezzo autentico oppure falso. Secondo la testimonianza della Cesano (Monete rinvenute negli scavi di Norba, Notizie degli Scavi, 1904, p. 423-424), questo esemplare era stato rinvenuto in una stipe posta sotto il monumento di Giunone a Norma, assieme a due monete BR di Neapolis, un obolo di Fistelia, due fusi anonimi del Latium, due bronzi romano-campani, 20 monete romane repubblicane (soprattutto bronzi dal piede semilibrale fino all’unciale, tutti consunti), molti esemplari di aes rude (con peso da 6 fino a 140 g). La lettura dell’etnico è ovviamente fondamentale. La Cesano non ha stabilito nessuna attribuzione, salvo che lei ha creduto di leggere la terza lettera come una Y, similmente a ΛYK e quindi a una abbreviazione di Lucania. In effetti la spiga è un emblema della lucana Metaponto, ma ricorre anche in altre zecche, comprese quelle apule. Il Panvini Rosati fu il primo (e finora unico) ad attribuire questo esemplare a Norba. Innanzi tutto la lettera Y deve invece essere letta come V e il dittongo OV (ou) per O risulta attestato in alcune iscrizioni latine dell’Italia centrale. Quindi l’esemplare sembra autentico e attribuibile a Norba, che, come colonia latina, nel III secolo a.C. poteva avere il diritto a battere la moneta. Se si aggiunge che tale obolo appare allineato agli oboli della vicina Signia (sull’altro versante di Monti Lepini) e di Alba Fucens, risulta chiaro che sono tutte emissioni risalenti intorno al 280-275 a.C. e quindi al tempo della guerra pirrica, quando era ancora in vigore il didramma campano di circa 7,30-7,50 g. Attualmente sto studiando per una pubblicazione anche Signia, che ha emesso solo oboli, che però risultano essere coniati con diversi conii, non ancora tutti identificati. Gradirei molto avere immagini di questi oboli, oltre a quelli normalmente reperibili sui soliti siti di asearch e di CoinArchives. Infine chiedo agli esperti dell’Aes Grave, se allo stato attuale è possibile attribuire alcuni fusi all’area volsca (dove sicuramente almeno circolarono).
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  19. Puntuali ed interessanti @Archestrato le informazioni relative a questa particolare emissione, che hai aggiunto . Come è interessante notare che lo splendido esemplare dal British Museum proposto da @dracma in post 2, ( copiato qui in calce ) è l'unico tra quanti abbiamo fin qui osservati, che risulta privo dell'etnico di Agrigento . a tutti una buona serata
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  20. Mi intrometto un attimino per rimarcare il fatto che oltre i preziosi pareri avuti dagli utenti indirizzati a @Brontolo, ne è stato dato un' altro da un perito del settore quale Andrea @andrea78ts,per altro gentilmente e gratuitamente,di conseguenza io sarei soddisfatto cosí delle informazioni. Mio pensiero Saluti
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  21. ah il tesssoro.....e tutti sti invidiosi che non lo vogliono ammettere. Perche' vogliono rubarlo.
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  22. Sicuramente il suo posto non è in questa sezione perché, oltre ad essere un ricordo di famiglia molto importante da custodire gelosamente, racconta ed è testimonianza di un periodo storico triste ed in particolare la storia dei campi di prigionia che deve avere un un'adeguato spazio nella memoria collettiva della nostra società. Grazie @deas
    1 punto
  23. Anche io avevo ragionato come hai fatto tu, poi mi era passato di mente di rispondere... Un modo diverso non mi è venuto in mente. Questo è ciò che avevo buttato giù: La condizione A+B=C dice che la somma delle cifre A e B è di una sola cifra: le possibilità, considerando che A≠B≠0, sono date dalle celle in giallo della seguente matrice: Le possibilità ammesse per A*B+C sono quindi quelle riportate nella seguente tabella. Di queste, tenendo conto che A*B+C=DE, con A≠B≠C≠D≠E≠0, le uniche ammesse sono quelle evidenziate in giallo: Le combinazioni possibili delle cinque cifre sono quindi: Di queste l’unica che soddisfa la condizione AxC – D = BxE è quella evidenziata. Quindi le monete sono 43719. Un saluto, Valerio
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  24. ....e fai benissimo a conservarla! Grazie per aver postato un ricordo cosí prezioso?? Saluti
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  25. Infatti è questo il problema: io non metto in dubbio che la tua moneta sia un effetto di brokage, quello che è difficile capire se è originale (cioè uscita dalla zecca) oppure creata ad hoc da qualcuno in privato. Se mi permetti faccio una considerazione in base alle monete brokage che ho visto ( posso essere tranquillamente smentito) : la mia moneta taroccata è stata pressata mettendo tre monete sovrapposte e questa in foto è quella di mezzo. Si nota che dalla parte della data si è impresso, parzialmente, anche il bordo della moneta superiore... la stessa cosa la vedo sulla tua. In altre monete brokage, questo non lo vedo. Può essere un segno di "taroccatura"? Sentiamo altri pareri .
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  26. L' ho sempre sperato per la loro intelligenza che fossero ragazzini......speriamo.
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  27. E' il prezzo ad essere molto SPECIALE Un pezzo unico nel suo genere! sarebbe impossibile trovare un'altra BD 923804 A Il ragazzo ha una visione un pò distorta della realtà, lo si evince guardando le altre sue aste in corso, per esempio questi due bei pezzi molto vissuti del 10 lire del 1951 ad un prezzo molto...... speciale!
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  28. Non è la serie BD che è speciale, ma il numero... tutte cifre diverse... ???
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  29. Buongiorno si quando vai a visitare l asta ti viene dato un bel catalogo in cui sono fotografati la maggior parte degli oggetti esposti, conto di prenderlo e ti farò sapere. Mi sembre strano che abbiano subito un furto, visto che l esposizione al pubblico avverrà dal giorno 14 al 17,a meno che non abbiano aperto in anticipo, saluti
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  30. Anche se il mio von Ferrary ( delle papali) aveva una bella legatura coeva in pelle rosico un po’ lo stesso ? bravo!
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  31. Allora caro @Scudo1901 vale la pena ascoltarla:
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  32. Credo che il lotto delle 20 lire sia stato il 558, saluti
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  33. 1 punto
  34. 1909 Milano SALVATORE GALLOTTI MAESTRO DELLA CAPPELLA MUSICALE DEL DUOMO DI MILANO Bel ritratto dell'incisore DONZELLI, in quei tempi i baffi erano di moda.
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  35. Si è conclusa ieri (10/10/2021) l'asta sulla baia del noto commerciante, specializzato in banconote. Allego scansioni in alta risoluzione della banconota venduta, per future consultazioni. Le condizioni sono più o meno quelle più "a buon mercato", se consideriamo che la banconota tutto sommato non ha restauri e rifilature dei bordi. Asta partita da 3€, e chiusasi a ben 607€, dopo 62 rilanci spalmati in 10 giorni d'asta. Proporrei di tenere aggiornata questa discussione su eventuali realizzi, al fine di monitorare l'andamento di questa tipologia nel tempo. Che ne dite?
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  36. Tra le ultime serie censite dalla Spagnoli nel corpus della monetazione di Sibari - a tutt’oggi privo del pur annunciato volume di Tavole - un unicum è rappresentato dall’emissione n. 257 (D/161-R/35?), collocata negli anni immediatamente precedenti la disfatta della città (fase ? ca. 514-510 a.C.). Al D/, infatti, un diadema perlinato adorna la testa del toro (foto 1), dettaglio assente sulle altre emissioni di questa fase e che si riscontra, invece, nello stadio iniziale della monetazione (fase A: 540/30-525; foto 2) per poi comparire su serie iniziali (ca. 510/500) della colonia sibarita di Laos (foto 3). 1 – Spagnoli, 257.a (dal ripostiglio di Amendolara: Polosa 2009, cat. 39) 2 - Noble Numismatics Pty Ltd, 124, 2020, 2945 (Fase A Spagnoli) 3 - NAC AG, 116, 2019, 17
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  37. ahah well done La moneta Sambon 379 è quella della collezione Delpierre
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  38. Poiché @bastet13 ha avuto le risposte che cercava, si può anche chiudere. Il nuovo utente @Landi potrà aprire una nuova discussione, precisando cosa vuole sapere, e corredandola, possibilmente, di qualche "buongiorno - per favore - grazie", come si usa tra persone di buona educazione.
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  39. Bella discussione su un tema che fu trattato tempo fa su discussione proposta da @gpittini (non è una critica, solo una constatazione, non è che i temi inediti possono essere... infiniti) e magari una integra l'altra. Ad esempio rispetto a quel tempo mi accorgo che manca un denario di Caracalla che dovrebbe commemorare la campagna britannica e in particolare dovrebbe includere la personificazione del Tyne, se ricordo bene (più tardi la posto). Ciao Illyricum
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  40. Pur catalogando il pezzo (cat. 275.a) la Spagnoli omette tale elemento esornativo che invece, a mio avviso, non è affatto secondario in quanto potrebbe suggerire l’ipotesi di un parallelismo, certamente parziale, tra alcuni tratti di coniazione delle fasi A e C. E ciò anche in considerazione del modulo alquanto largo della moneta (mm 30) e del fatto, ad esempio, che l’esemplare n. 274.a, battuto dallo stesso conio di R/ del 275 (R 224), è documentato da un solo esemplare proveniente forse non a caso dal citato ripostiglio di Amendolara. Si tratta ovviamente di mere ipotesi di lavoro che richiederebbero uno studio approfondito e, soprattutto, l’integrazione di tavole fotografiche senza le quali l’utilizzazione pratica di un corpus diviene alquanto difficoltosa e le verifiche difficilmente operabili. Solo per fare un esempio, gli esemplari nn. 275.a (NAC 27, 2004, 44) e 276.a (Delpierre, 361: foto 6) secondo la Spagnoli condividerebbero il conio di incudine (D 178) ma non quello di martello (R 224; 225). A me invece sembrano provenire esattamente dalla stessa coppia di coni e mi piacerebbe avere anche una vostra opinione in merito. Inoltre, se provenissero da coni diversi (secondo quanto indicato dalla Spagnoli), come potrebbero corrispondere entrambi alla moneta n. 379 della vendita Sambon-Canessa del 1927?) 6 - Delpierre, 361 (= Spagnoli 276.a) (catalogue.bnf.fr/ark:/12148/cb417711285) NAC 27, 2004, 44 (= Spagnoli 275.a)
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  41. Per leggere l’estratto di Dione Cassio (p. 24 e 25): https://books.google.fr/books?id=t8bA9DF6h8QC&pg=PA5&lpg=PA5&dq=dione+cassio+libro+LXXI&source=bl&ots=SN6jEpDtwC&sig=ACfU3U2YqiTIo17wd6wDuYdv-JpLFcMFpg&hl=fr&sa=X&ved=2ahUKEwjP9IeWl8LzAhWHkhQKHS9YAIYQ6AF6BAgQEAI#v=onepage&q=dione cassio libro LXXI&f=false Il fatto che il libro LXXI di Dio Cassio sia un epitome, cioè un riassunto dell’opera di Dio Cassio operato da Xiphilinus, uno storico bizantino del XI sec, potrebbe spiegare certe scorciatoie fuorvianti. Ad esempio quella che lega il « miracolo della pioggia » (171 o 172 d.C) all’ acclamazione di Marco Aurelio. Sappiamo che la settima salutatio imperatoria di Marco Aurelio è avvenuta nel 174, (IMP VII sulle monete) ed è verosimilmente contemporanea al titolo di Mater Castrorum, magari anch’esso concesso a Faustina dall’esercito stesso. Ad esempio, Peter Kovacs, e non soltanto lui, dissocia i due eventi: A meno che supponiamo, come l’ho letto da qualche parte (ma non mi ricordo dove), che l’epitomista o il copista del Medioevo abbia fatto confusione tra la lettera dzeta (7) e la lettera numerale stigma Ϛ(6) per l’acclamatio di Marco Aurelio... Concordo con Ross14, se la datazione 172 è certa per l’iscrizione 778 (Orfitus e Quintillus consoli) ma che non menziona Faustina, bisognerebbe sapere perché la data del 172 dell’iscrizione 781, scolpita sulla base di un altare dedicato alla salute di Faustina mater castrorum, è stata ritenuta. Un’altro indizio di una datazione tardiva del titolo potrebbe essere fornito dalla numismatica: tra le numerose acconciature di Faustina incontrate sulle monete, ne troviamo una sola per tutte le monete postume. Ed è anche quella che si trova per la tipologia MATRI CASTRORVM per Faustina in vita. Senza fornire una data precisa, sarebbe comunque l’ultima acconciatura di Faustina, che si vede anche per le tipologie DIANA LVCIFERA, FORTUNAE MVLIEBRI, o VENERI VICTRICI raffigurante Venere e Marte, anche loro databili dei due ultimi anni di vita di Faustina e forse collegati ai viaggi di Faustina in Pannonia. Se ne parla nell’ articolo (in francese) di Marcel Thirion, Gazette numismatique suisse, 1963/1967, con tutte le monete illustrate alla legenda MATRI CASTRORVM: http://doi.org/10.5169/seals-170796
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  42. Nato il 16-Aprile-778, Ludovico I il pio, unico figlio sopravvissuto a Carlo Magno, diventa re dei Franchi ed imperatore dell'impero carolingio, tra il 814 ed il 840 . Di importante formazione religiosa, probabilmente anche guidato ed influenzato dalle idee e dalla personalità del nobile visigoto poi fattosi monaco Benedetto di Aniane, Ludovico vede uno dei percorsi per consolidare il potere imperiale centrale su un impero enorme, anche nell'indirizzo di questo in una caratterizzazione di impero unitamente cristiano . La monetazione carolingia, basata sul denaro di argento, vede sin dall'origine un consistente gruppo di zecche imperiali che battono moneta pressochè nella totalità con indicazione nei conii del nome delle zecche emittenti . Così esordisce anche Ludovico I che, però poi aggiorna la tipologia di questa monetazione introducendo un nuovo tipo intitolato al rovescio "cristiana religio" , leggenda che contorna un tempio a 4 colonne sormontato da croce : per l'impero unitariamente cristiano, anche la moneta diventa visivamente unitaria, di un unico tipo prodotto da tutte le zecche imperiali ma senza più alcun nome delle zecche emittenti . In questo quadro europeo, Venezia, nominalmente parte dell'impero di Costantinopoli, dovendo guardare ai rapporti commerciali con l'Europa carolingia, probabilmente nel periodo di regno di Ludovico o dei suoi immediati successori, batte una moneta, pervenutaci in estremamente rari esemplari, chiaramente del tipo "cristiana religio" ma senza il nome dell'imperatore e con la particolare leggenda "salva vinecia" .
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  43. La conferenza tratterà la vicenda di un tesoretto di monete antiche dell’area mediterranea, scoperto a Taranto nel 1911, subito disperso e in parte individuato e recuperato da un noto collezionista. Ma si trattava di un autentico tesoretto? L’interrogativo è avvincente, trattandosi di monete molto belle, alcune decisamente rare. Personaggi coinvolti nella vicenda e nella discussione: M.Vlastos noto collezionista di origini greche ed E. Babelon allora direttore del Cabinet des Médailles di Parigi. Occorrerà disporre del green pass, utilizzare mascherina e rispettare il distanziamento.
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  44. Una bellissima pubblicazione di M. de Crusafont i Sabater, sulla monetazione della Corona Catalano-Aragonese e di conseguenza anche le monete medievali della Sardegna.
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  45. Pur ritenendo possibile l'ipotesi di residui oleosi di lubrificazione, ritengo che la sola asportazione meccanica dello strato superficiale della lega d'argento, arricchito nell'ambito di qualche decimo di millimetro in argento causa il decappaggio (bianchimento) del precedente trattamento ad elevata temperatura+acidi, possa essere responsabile del fenomeno. La forma del tondello avrebbe reso l'asportazione di questo strato superficiale concentricamente irregolare.
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  46. Due precisazioni, la patina a bersaglio può comparire su entrambi i versi della moneta, e non a mio parere non ha nulla a che vedere con la metodologia di conservazione, ed è tipica della moentazione di Vittorio Emanuele III. per certo si forma su monete che sono sempre rimaste lontane da PVC, bustine di qual si voglia plastica e rotolini (che come detto non venivano utilizzati in zecca). Quando questa viene asportata con lavaggi tende a riformarsi. Pertando sono propenso a pensare di formi all'atto dello stampaggio in zecca, per il lubrificante sui punzoni, per la pressione esercitata da conio o per qualsiasi altro evento non fortuito, data la quantità di esemplari che la riportano. L'ho riscontrata su tutte le monete in argento di modulo variabile dalla lira araldica alle 10 lire tipo biga, mai per moduli maggiori.
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