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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/13/22 in tutte le aree

  1. Pochi giorni e sarà disponibile
    3 punti
  2. Concordo su tutto. La mia grande passione, da sempre, è la storia (nonostante il mio mestiere e la mia formazione siano di tutt'altra natura). La mia collezione di francobolli (primo e mai rinnegato amore) è orientata in tal senso. A parte 2-3 collezioni "canoniche" (Repubblica italiana, Regno d'Italia... anche III Reich, a buon grado di avanzamento) la mia principale è una collezione un po' particolare, che si chiama ASFE (A Stamp From Everywhere). Ovvero, avere un francobollo (anche uno solo) da ogni parte del mondo. Detta così non sembra un gran che, il punto è che è molto più estesa di quello che si immagini, e praticamente non completabile. Ti spiego brevemente perché. L'interpretazione dell'obiettivo della collezione è estremamente soggettivo (cioè ognuno fa come gli pare... che è un pregio enorme, secondo me), nel mio caso (e nella maggior parte dei casi) il ragionamento prende in considerazione come "entità" diverse anche le trasformazioini politiche di una stessa entità geografica, anche e soprattutto perché queste hanno spesso coinvolto poi una modifica dell'entità geografica stessa. Traduco, con l'esempio più facile: l'Italia. Nella mia collezione ci deve essere un francobollo italiano. ma c'è differenza tra la Repubblica e il Regno... allora uno del Regno ed uno della Repubblica, e sono due entità diverse. Però di mezzo c'è stata anche la RSI... e la reggenza... e procediamo. L'Italia aveva colonie, e allora un francobollo per ognuna di esse; durante le guerre aveva occupato territori (ed emesso per ognuno di essi) ed altri sono stati occupati dai nemici di turno, aumenta il numero di entità. C'erano uffici postali italiani all'estero (soprattutto impero ottomano e Cina). Durante la II guerra mondiale ci sono state emissioni clandestine partigiane (sulla cui originalità permangono dubbi, ma va bene). Ci sono state e ci sono ancora poste private, di operatori locali. E così via. Moltiplica il ragionamento per tutti i paesi del mondo, per tutta la storia dal 1840 ad oggi, includendo guerre civili, cambiamenti di ordinamento politico, micronazioni, paesi non riconosciuti, emissioni locali private e via discorrendo. Volendo, in caso di regnanti chiaramente identificati sul francobollo, anche questi da considerare. Un carissimo amico, che purtroppo ora non c'è più, che mi introdusse a questa tipologia di collezione, aveva listato, comprendendo tutto (anche emissioni "farlocche", per così dire), circa 18.000 entità, la stragrande maggioranza delle quali non elencate da cataloghi. O, se va bene, listate da cataloghi specifici e più introvabili dei francobolli stessi. Io di quelle entità ne ho quasi (QUASI) 3200, ed ho già una collezione moderatamente avanzata. Ma immaginati quanto ho imparato della storia e della geografia dal 1840 ad oggi, approfondendo ogni singolo argomento. Come già detto in un altro post, scrissi persino un paio di monografie (che erano poi raccolte di singoli "articoli" riordinati), una sulla guerra civile russa ed uno sulla guerra civile messicana, diventando così "uno dei massimi esperti" su questi periodi... Ecco, con le monete sto cercando di fare un po' una cosa simile. Periodi storici diversi, ognuno a suo modo (per me) rappresentativo, regnanti diversi... ne basta una, anche malmessa. E con le monete, anche se è più facile stampare il francobollo che coniare un metallo (quindi raro che ci siano monete di entità effimere o temporanee), non abbiamo il limite temporale del 1840... Scusate l'OT
    3 punti
  3. Di seguito, il link e foto di una '34 in elenco beni culturali: notate nulla di particolare? Mi ha incuriosito un dettaglio della Corona. https://catalogo.beniculturali.it/detail/NumismaticProperty/1600169444
    2 punti
  4. Per le bollette... ? Scusate la scemenza, non ho resistito...
    2 punti
  5. Ciao @Fiore151, acquistando e collezionando anche io monete di modesto valore economico(e penso che lo farò ancora per un po' prima di iniziare con monete di imperatori ed Auguste rare ed ovviamente molto più impegnative dal punto di vista economico) la tua è una filosofia che condivido pienamente. Pochi euro in più o in meno cambiano niente. Se una moneta piace e colpisce per qualche motivo, si acquista. Mi permetto solo di suggerire a tutti noi neofiti di cercare di studiare e di capire gli oggetti della nostra passione, importante e fondamentale al fine di poter tentare almeno di difenderci dai moltissimi falsi che purtroppo si trovano sul mercato, non solo di monete rare e di altissimo valore economico ma anche e forse soprattutto di monete di modesto valore. Parlo principalmente delle classiche. Rimarco spesso in miei interventi questa cosa che io ritengo indispensabile. Quindi monete di qualsiasi grado di conservazione e valore ma, nel limite del possibile, autentiche. Sintetizzando in due punti , studio dei tondelli(metalli usati per coniare, tecniche di coniazione, ecc.) ed ovviamente approfondimenti storici dei periodi di riferimento delle monete. Si può prediligere di più uno o l'altro, ma non si possono scindere e devono sempre camminare di pari passo. Se si riesce in questo penso, ma è un mio parere, la passione ci accompagnerà sempre e acquisiremo sempre più esperienza e competenza. Non da ultimo permettetemi di inserire anche il confronto con gli altri, cosa che il nostro forum permette di fare, importantissimo per tutti noi?. ANTONIO
    2 punti
  6. Il coinvolgimento di forze navali (provenienti non esclusivamente da parte della Classis Britannica ma anche con l’appoggio di parte di quella Germanica, Pannonica e Mesica) viene palesato mediante l’emissione di esemplari con divinità o personificazioni connesse all’ambiente marino. Settimio Severo. AR denarius. (19mm, 3.06 g, 12h). Zecca di Roma. Emesso nel 209 d.C. SEVERVS PIVS AVG, testa laureata a destra / PM TRP XVII COS III PP, Nettuno stante a sinistra, gamba destra appoggiata su una roccia e reggente tridente. C. RIC IV 228; Cohen 539. (www.cngcoins.com) Settimio Severo. AR denarius. (20mm, 3.75 g, 12h). Zecca di Roma. Emesso nel 209 d.C. SEVERVS PIVS AVG, testa laureata a destra / PM TRP XVII COS III PP, Divinità marina o fluviale (Oceanus, Tritone o personificazione del fiume Tyne?) distesa reclinata verso destra, reggente conchiglia e timone; cavallo marino ai piedi. S. RIC IV 229; Cohen 530. (www.cngcoins.com) Secondo alcuni studiosi non mancano gli accenni alla logistica romana e al supporto fornito alle truppe impegnate nella spedizione caledone: secondo tale ipotesi le monete con rovescio Annona, divinità necessaria alla produzione dei cereali si collegherebbe al rifornimento cerealicolo necessario per il sostentamento delle truppe impegnate nelle operazioni belliche. La presenza della prua di nave nell’esemplare che segue viene letto chiara allusione al fatto che i cereali giungevano al nord dell’isola britannica via mare. Come già descritto in precedenza Settimio Severo fece costruire nel forte di Arbeia (South Shields) una ventina di granai atti alla conservazione di cereali giunti nel porto britannico via mare; d’altra parte non vi è alcuna fonte storica che avvalori la relazione delle monete con Annona con la campagna britannica e queste potevano riferirsi come di norma al rifornimento cerealicolo dell’Urbe. L’importanza propagandistica di tale approvvigionamento è nota e palesata nel periodo severiano anche da riferimenti a Iulia Domna come personificazione di Ceres e dalle emissioni di denari a suo titolo con rovescio CERERI FRVGIF(era) avvenute attorno al 200 d.C. Settimio Severo. Æ sestertius. (22.63 g, 30 mm, 12h). Zecca di Roma. Emesso nel 210 d.C. L SEPT SEVE-RVS PIVS AVG, testa laureata a destra / PM TR P XVIII COS III PP, Annona seduta verso destra, reggente pannocchie; prua di nave e piccola figura (Eros? Cupido?) di fronte. S C in esergo. R. RIC IV 794a; Banti 122. (www.cngcoins.com) Iulia Domna. AR denarius. (3,34 g 18 mm). Zecca di Roma. IVLIA AVGVSTA, testa rivolta a destra / CERERI FRVGIF, Cerere seduta su trono rivolta a sinistra reggente pannocchie nella mano destra e uno scettro nell’altra. RIC IV 536 (Septimius); BMCRE 10, RSC 14. (www.cngcoins.com)
    2 punti
  7. avevo già immaginato - data l'età del volantino - che la firmataria non fosse più attiva: ??? Servus, Njk ====== PS @Clar622 - se ne parlava proprio ieri
    2 punti
  8. La Serenissima colpisce ancora… La banderuola dello stendardo dovrebbe raffigurare il Leone, giusto? Domenico
    1 punto
  9. DE GREGE EPICURI Questo bronzetto (con micro-goccia d'oro!) è molto malridotto, e pesa solo 0,35 g; diametro 12-15 mm. Ve lo mostro ugualmente, visto che quasi mai nel Forum sono state postate monete axumite. Al D, che è la parte più rovinata, si intravvede il busto reale verso dx, con una tiara sul capo e pochi residui di lettere (C..X..) Al rovescio: nella parte centrale, croce greca in un cerchio, con microscopica goccia d'oro. Attorno, la scritta nell'alfabeto axumita: TOV TO APECH TH XWPA, cioè: "questo segno sarà gradito al popolo". Il segno di cui si parla è la croce, che compare sulle monete axumite dal 330 d.C., anno della conversione del re Ezana. Questa moneta a mio parere va classificata fra le cosiddette anonime, ed è databile fra il 400 ed il 500 d.C.
    1 punto
  10. Buonasera amici. Nel mio viaggio a Malta ho acquistato presso un negozietto questa moneta come ricordo. Un 4 scellini del 1889. So che è stata coniata per pochi anni, non credo sia comunissima come invece le corone. Cosa ne pensate ? Qualcuno ha qualche info o curiosità in più sulla storia della moneta ? ps. Secondo voi in che conservazione sta ?
    1 punto
  11. Buongiorno, nella sezione dedicata alla Serenissima non può mancare il riferimento nonché le tavole. Saluti, Domenico
    1 punto
  12. Partendo dai post 4710 e 4711 di questa discussione (https://www.lamoneta.it/topic/355-elenco-libri/page/189/#comments), inizio una nuova discussione, ad ampio respiro, su una tematica complessa: la svalutazione della moneta "piccola" nel medioevo. L'occasione per parlare di questo argomento mi è stata data da una frase di Cipolla (storico dell'economia che ha affrontato più volte l'argomento) contenuta nel saggio "Il grosso problema della moneta piccola", a sua volta contenuto in Moneta e Civiltà Mediterranea, oggetto di recente ristampa. Si badi bene, l'argomento è stato da lui trattato in modo approfondito anche in altri saggi, ma questa frase è di forte impatto. Cipolla, infatti, scrive una considerazione non banale e, se vogliamo, in controtendenza rispetto a quanto si sarebbe portati a pensare: "In genere - salvo rare eccezioni - gli studiosi di cose monetarie tesero e tendono a nutrire la convinzione che gli slittamenti della moneta piccola e i conseguenti aumenti dei cambi con la moneta grossa abbiano rappresentato movimenti deprecabili, indici o causa di insane situazioni economiche. Ma io devo ammettere che sono piuttosto propenso ad assumere al proposito un punto di vista del tutto eretico, e a ritenere che, per quanto riguarda il Medioevo in ispecie, la progressiva riduzione del fino della moneta piccola e la mancanza di capacità o di volontà di controllarne la quantità in circolazione abbiano rappresentato più un bene che un male. Durante tutto il Medioevo l'offerta di metalli preziosi si dimostrò ovunque, nel lungo periodo, decisamente e progressivamente inadeguata di fronte alla sempre crescente domanda di tali metalli per uso monetario ed industriale. Gli stati che avessero mantenuto stabili il peso e la lega della moneta che costituiva la base de loro sistema di prezzi interni, sarebbero stati colpiti da una deflazione plurisecolare le cui conseguenze avrebbero potuto riuscire disastrose. D'altronde, per gli stati italiani, data la loro funzione ed il loro prestigio sul piano internazionale nei settori commerciale, industriale e bancario, era importante mantenere la stabilità di peso e di lega dei loro pezzi d'oro che costituivano le preferite unità di misura di valore e di scambio nelle transazioni internazionali. Se quegli stati riuscirono a mantenere questa stabilità ed a trarre da tale politica tutti i benefici connessi senza nel contempo venir travolti da una plurisecolare deflazione, ciò avvenne perché, a fianco degli inalterati fiorini e ducati, questi stati ebbero la moneta piccola, slittante ed il sistema interno dei prezzi basato sulla moneta piccola stessa. In altri termini, il progressivo slittamento della moneta piccola annullò la possibilità di una plurisecolare deflazione e rappresentò la valvola di sicurezza che permise la magnifica stabilità del fiorino e del ducato".
    1 punto
  13. Per chi non ne sia ancora a conoscenza, allego questo interessante progetto, pubblicato sul sito della " Società Numismatica Italiana" nel quale, come scrivono gli autori: " si vuol preservare la memoria dei grandi numismatici italiani del passato". Articolo. Buona lettura.
    1 punto
  14. Il mito degli Elleni ci dice del figlio di Poseidone e di Libia, Agenore, re dei Fenici e sposo di Telefassa : la coppia reale ha figli tra i quali Cadmo, Cilice, Fenice ed Europa . Zeus, invaghitosi di Europa, la avvicina in riva al mare, in sembianze di un docile toro bianco : Europa siede sul dorso dell' animale e Zeus la rapisce portandola a Creta, dove Europa sarà poi madre di Minosse, Radamanto e Sarpedonte . Di questa discendenza di Europa, Minosse ed il fratello Radamanto, in fama di grande saggezza, sono, nell' Ade, assunti a giudici supremi dei morti . Il terrificante figlio di Minosse, sarà il Minotauro . Tra le opere di alto arcaicismo ( VI sec. a.C. ) restituite dal sito archeologico di Selinunte in Sicilia, una metopa ora al museo di Palermo, raffigura il ratto di Europa . Di epoca più recente ( IV sec. a.C. ) è del ceramista di Paestum, Assteas, un cratere decorato su una faccia con il ratto di Europa : il vaso, rinvenuto fortuitamente ad inizio anni '70 in Italia e, tramite mercato nero pervenuto al Getty Museum dove è stato esposto fino al 2005, è stato poi rivendicato e restituito all' Italia . L' isola di Creta, punto di arrivo del rapimento di Europa, ha spesso ricordato in antichità quel mito, con emissioni di monete della polis di Gortyna : Cnosso in un bronzo ha unito la raffigurazione del ratto al diritto, con al rovescio il labirinto, luogo del Minotauro discendente di Europa . In tempi odierni, la Grecia nel 2003 ha ricordato il ratto di Europa su una moneta da 2 euro .
    1 punto
  15. Buonasera amici. Oggi a Malta ho trovato questa calamita particolare con al suo interno un 5 centesimi. Avevate mai visto nulla di simile? ?
    1 punto
  16. Ma non ce somiglia pe niente?...se lo dite voi ... per convincermi dovete spostare le altre monete e scoprirla?
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  17. Se ne era già parlato qui ecco perchè ugni qualvolta mi veniva in mente la scartavo! perchè l'abbiamo già avuta in un'altra ciotola e comunque senza capovolgere la foto non l'avrei mai individuata.
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  18. No, non sei l'unico: come sai dalle nostre passate discussioni anch'io apprezzo la "freddezza" e non ho mai pensato che sulle banconote debbano esserci per forza o solo personaggi. Però visto che molti si lamentano della mancanza di faccioni ho pensato di venirgli un po' incontro ? Non lo elimina ma lo modifica in senso estensivo: come io, lombardo, posso sentirmi - e mi sento - rappresentato fuori dall'Italia anche dal toscano Galileo o dal veneto Tiziano (due esempi a caso al volo) così da unionale europeo posso sentirmi - e personalmente mi sento - rappresentato anche da personaggi come il francese Monnet o il tedesco Goethe nel resto del mondo. Ovviamente il discorso dipende dalle sensibilità personali, ma secondo me sarebbe fantastico almeno provare a liberarci dalla gabbia della rappresentanza nazionale classica. Questa è una bella idea, dico sul serio. E' una limitazione non necessaria, perchè anche se l'euro non circola in alcuni stati è pur sempre l'UE nel complesso che rappresenta. Ecco il mio elenco sugli scienziati / inventori, che continuo col criterio degli stati fondatori come ho fatto coi personaggi storici dell'integrazione europea. 5 euro: Leonardo da Vinci (Italia) 10 euro: fratelli Montgolfier (Francia) 20 euro: Albert Einstein (Germania) 50 euro: Georges Lemaître (Belgio) 100 euro: Hendrik Lorentz (Paesi Bassi) 200 euro: Henri Owen Tudor (Lussemburgo)
    1 punto
  19. Grazie, si infatti nella zecca lo porta all'incirca 30 euro. Ed è sicuramente un riconio. Comunque è sempre una bella moneta ed ha un suo fascino storico.
    1 punto
  20. Non mi risulta che le monete con la corona radiata precedenti alla riforma del 294 vengano chiamate radiati. Infatti sono la continuazione della riforma di Aureliano. Quindi il loro nome può essere antoniniani o aureliani. Il radiato invece arriva con la riforma del 294 ed è una frazione del follis o laureato. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  21. @michele delprete Le riporto di seguito un post sul tallero di Maria Teresa che avevo scritto in risposta ad un altro utente tempo fa, spero possa essere interessante ed esaustivo per la storia di questa complicatissima moneta: Il Tallero di Maria Teresa 1780 è una moneta che nel tempo è divenuta una valuta franca, accettata e riconosciuta per scambi commerciali soprattutto in Levante Medio Oriente e Africa (ad esempio in Etiopia). Era una moneta molto apprezzata per varie ragioni tra cui ad esempio il fermaglio della veste che essendo molto in rilievo ne denotava facilmente l'usura (e quindi trattandosi di una moneta a valore intrinseco anche una perdita di peso e valore). Originariamente la moneta era coniata anche con millesimi precedenti al 1780 (con differenze nel ritratto e nell'aquila asburgica al rovescio molto sostanziali rispetto ai Talleri 1780). Alla morte di Maria Teresa nel 1780 il ritratto non venne modificato perchè ormai caratteristico della moneta e si iniziò a coniare il Tallero con millesimo 1780 postumo. Qui inizia la storia del Tallero di Maria Teresa sempre riconiato uguale con quel millesimo 1780 per mantenerne quell'aspetto, per motivi tecnici, più gradito e riconoscibile. I primissimi esemplari di Tallero 1780 furono coniati tra fine Settecento ed i primi anni dell'Ottocento nelle zecche austriache di Vienna, Guenzburg, Karlsburg, Kreminitz, Praga (è attestata anche l'attività della zecca di Milano a fine Settecento nella coniazione del tallero 1780 e si ritiene che i talleri settecenteschi milanesi siano gli H35 anche se è ancora dibattuta la questione). Successivamente con l'espansione Napoleonica alcune di queste cessarono le coniazioni perchè finirono sotto controllo più o meno diretto dei francesi. Questo primo blocco di coniazioni del tallero teresiano 1780 è il più datato. Successivamente dopo il Congresso di Vienna e con la nascita del Regno Lombardo Veneto le zecche di Milano e Venezia sotto controllo austriaco iniziarono un'intensa attività di coniazione di questi talleri nel periodo 1815-1840 circa (e forse anche successivamente) per Milano e 1817-1866 per Venezia. Queste coniazioni sono di facile identificazione in quanto presentano al rovescio la croce decussata tra due punti (.X.) invece che con uno soltanto come nel suo esemplare di tallero 1780. Altra caratteristica per riconoscere queste coniazioni è il bottone che (a parte per quelle più tarde di Venezia del 1840-1866 dove è ovale) risulta tondo. Nel 1866 Venezia viene annessa al Regno d'Italia in conseguenza della vittoria prussiana (di cui l'Italia era alleata) nella guerra austro-prussiana. Da questo anno in poi le coniazioni del tallero 1780 si spostano a Vienna e solo lì dal 1867 al 1935. Prima di spiegare cosa accadde nel 1935 bisogna fare un salto indietro e calarci nella politica coloniale del Regno d'Italia. L'Italia a fine Ottocento inizia una penetrazione coloniale in Eritrea culminata con la proclamazione ufficiale dell'Eritrea come colonia italiana nel 1890. L'Eritrea come l'Etiopia era una regione dove il tallero teresiano era una moneta fondamentale nell'economia locale. Pertanto l'Italia aveva bisogno di poterlo coniare tuttavia il tallero di Maria Teresa era una moneta austriaca e la sua coniazione era una prerogativa della sola Austria-Ungheria che ne deteneva i conii. L'Italia quindi cercò di coniare un proprio tallero sostituendo quello teresiano, il tallero di Umberto I. Al dritto invece di Maria Teresa troviamo quindi Umberto I mentre al rovescio una snella aquila sabauda: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ERU/3 Questa moneta però non riuscì a soppiantare l'uso secolare del tallero teresiano anche per l'assenza di quelle caratteristiche tecniche di cui ho fatto menzione all'inizio (ad esempio la spilla della veste). L'Italia riprovò a soppiantare il tallero di Maria Teresa in Eritrea anche nel 1918 creando il Tallero d'Italia e questa volta cercando volutamente di imitare quello teresiano. Al dritto figura una personificazione dell'Italia molto simile al ritratto di Maria Teresa, anche i caratteri della legenda sono simili, nei capelli c'è un fermaglio identico alla spilla della veste di Maria Teresa e al rovescio un'aquila sabauda molto simile a quella bicefala dei talleri 1780. https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-ERV/0 Tuttavia anche questa moneta molto più "studiata" fallì completamente nel suo scopo di soppiantare il tallero 1780. Nel 1935 l'Italia fascista conduce la guerra d'Etiopia. Con la nuova Africa Orientale Italiana che sta nascendo nel corno d' Africa si fa impellente la coniazione di talleri 1780 per l'Italia visto l'uso consolidato della moneta in questa regione. Mussolini stipulerà quindi un accordo con l'Austria, all'epoca sotto la guida politica fascista del "Fronte patriottico" e quindi politicamente vicina all'Italia, per la cessione dei conii del tallero 1780 a Roma per 25 anni. Negli anni '30 Vienna però stava fornendo sotto contratto all'Impero Britannico i talleri che necessitava per le sue colonie e tale contratto viene bruscamente reciso poco prima della sua scadenza a causa dell'accordo stipulato con l'Italia. Il Regno Unito decise quindi di risolvere la questione sostenendo che il tallero di Maria Teresa non fosse più una moneta a corso legale in Austria e che l'Austria avesse scelto di abdicare al suo monopolio cedendo i diritti di coniazione all'Italia. Con questa giustificazione diplomatica il Regno Unito iniziò la coniazione dei talleri nel 1936 a Londra imitando il tallero teresiano. Questo precedente aprì la strada anche alle coniazioni del tallero a Parigi nel 1937 e a Bruxelles. Il Regno Unito attivò per la coniazione dei talleri anche le zecche di Birminghan e Calcutta. Il precedente italiano del 1935 aprì la strada ad un vaso di pandora nella coniazione del tallero 1780 per conto delle potenze coloniali di Regno Unito e Francia. L'Italia coniò quasi 20 milioni di talleri a Roma fino a sicuramente il 1941 (quando a causa delle vicende belliche perse l'Africa Orientale Italiana). Dibattuta è invece la prosecuzione delle coniazioni nel dopoguerra fino al 1950. I conii del tallero 1780 furono restituiti a Vienna nel dopoguerra e Londra cessò l'attività di coniazione dei suoi talleri negli anni '60. Con il de-colonialismo del dopoguerra la necessità di coniare talleri divenuta così imponente pochi anni prima cadde del tutto, senza imperi coloniali coniare il tallero divenne inutile per Regno Unito, Francia (che cessò le coniazioni nel 1957) e Italia. Dal 1962 ad oggi il Tallero è coniato dalla sola zecca di Vienna per i collezionisti ormai più che per scopi coloniali. Questa grande varietà di zecche ed epoche che si videro protagoniste nella coniazione del tallero ha fatto si che questo abbia subito dei minimi cambiamenti e differenze di conio che ne permettono la datazione e assegnazione della zecca. Per i talleri più datati è più facile, quelli settecenteschi austriaci hanno addirittura indicata la zecca con una sigla al rovescio. Quelli lombardo veneti sono inconfondibili per il punto dopo la croce decussata al rovescio (.X.) e, a parte per le coniazioni veneziane più tarde, per alcune differenze anche nel disegno. A partire da metà Ottocento però i talleri assumono un aspetto ormai più consolidato. In quel lungo periodo di coniazione della zecca di Vienna tra il 1860 ed il 1930 le differenze sono minime ed è difficile fare ordine in una forbice cronologica così ampia. Le coniazioni di Roma si compongono di due conii e il più comune di essi è facilmente riconoscibile per la legenda radente il bordo o tagliata. Le conazioni inglesi presentano due piume anzichè tre nella coda centrale. Le coniazioni più recenti di Vienna hanno l'unghia dx completa mentre le pre-belliche l'hanno corta. Le differenze sono tutte così, assolutamente minime, il tallero 1780 per questo non è una moneta facile. Ci sono anche differenze sostanziali in rarità e valore date da questi minimi dettagli, i talleri settecenteschi e lombardo-veneti sono tra i più pregiati e anche tra loro ci sono varietà molto differenti, tipologie comuni ed altre molto rare. Come detto il mondo dei talleri è abbastanza complesso ma, a mio avviso, anche molto affascinante! Le fornisco di seguito qualche riferimento online e cartaceo per approfondire: https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-MTTL/1 http://manuali.lamoneta.it/ManualeTallero/Tallero.htm http://numismaticamente.it/collezionismo-numismatico/i-talleri-1780-coniati-in-italia http://www.theresia.name/cgi-bin/Token.cgi?Language=en http://www.numismatik-cafe.at/gallery/album.php?album_id=989&sid=8cc6c59705ba89d270dc0ff5dbe03e7c Adrian E. Tschoegl, Maria Theresa's Thaler: A Case of International Money, Eastern Economic Journal , Fall, 2001, Vol. 27, No. 4 (Fall, 2001), pp. 443-462 Andrea Maria Ponzi, Tallero di Maria Teresa 1780 Manuale per l'identificazione delle zecche con grado di rarità e quotazioni, D'Amico Editore, 2021.
    1 punto
  22. Salve Moneta per me autentica da quel che posso vedere. Tuttavia questa è una moneta complessa che è stata riconiata per oltre due secoli sempre uguale per ragioni legate essenzialmente al commercio coloniale. Ne esistono esemplari quindi che vanno dalla fine del Settecento ad oggi essendo la moneta ancora coniata dalla zecca di Vienna ad oggi e acquistabile sul sito della zecca viennese. Questo esemplare in particolare è assai recente e per certe caratteristiche stilistiche riconducibile alle emissioni successive al 1986. È quindi una riconiazione molto comune e recente. Il suo valore è pressappoco nell'ordine di una ventina di euro, la zecca mi pare la venda in Fdc a 27€ attualmente. Se le interessa per il disegno indubbiamente questo è un esemplare autentico e ben conservato. Se volesse invece qualcosa di più storico le consiglio le prime emissioni ottocentesche di queste monete delle zecche di Milano e Venezia o semplicemente un esemplare dei talleri coniati a Roma per il commercio in Etiopia ai tempi della sua occupazione italiana. Le differenze tra queste coniazioni sono tutte molto sottili, soprattutto per quelle del XX secolo, tuttavia con un po' di studio e approfondimento si riescono a distinguere bene.
    1 punto
  23. Ti ringrazio per avermi citato ma purtroppo questa è una tipologia con l'iconografia invariata per almeno quattro/cinque secoli. E' quasi sicuramente 1 tanka di un sultanato indiano, ma andare ad individuare quale sultanato ed il sovrano è tutt'altro che scontato, bisognerebbe conoscere tutto quello che c'è scritto sopra, e non è proprio nelle mie possibilità. Dal XVIII/XIX secolo in poi sono molto più semplici, qui siamo un bel pò di secoli indietro, senza la presenza di una data islamica capibile sulla moneta per me è quasi impossibile, così vale per la moneta nell'altra discussione (identificazione moneta islamica 1).
    1 punto
  24. Gens Satriena La Gens Satriena era un' oscura famiglia plebea dell' antica Roma . Nessun membro di questa Gens ottenne alcuna delle cariche superiori dello Stato romano , ma un certo numero è noto da monete e iscrizioni . Il nomen Satrienus appartiene ad una classe di gentilizi formata da altre nomina usando il suffisso -enus . La radice del nome è Satrius , da questo nome si puo’ ipotizzarne l’ origine e di conseguenza quello della Gens Satriena . Come ipotesi personale si potrebbe forse pensare , per una somiglianza di nomi , che la Gens Satriena possa essere stata originaria di Satricum (Satrico) antica citta’ dei Volsci . Satricum è stata un' antica città del Latium vetus , situata oggi in frazione Le Ferriere nel Comune di Latina , fondata dai Latini e abitata poi da Etruschi e Volsci . Secondo la mitologia romana Satrico fu tra le 18 città latine fondate da Silvio , figlio di Enea . Stando ai ritrovamenti archeologici un primo insediamento , composto perlopiù da capanne , fu effettivamente realizzato dai Latini già tra il X e l’ IX secolo a.C. , ma la città vera e propria iniziò a svilupparsi a partire dal VII-VI secolo a.C. sotto il dominio etrusco , periodo a cui sono ricondotte le prime abitazioni con fondazioni in tufo . Le abitazioni furono distrutte e ricostruite in dimensioni maggiori tra il 550 e il 530 a.C. Esistono pero' altre ipotesi di provenienza , nell' Italia del sud alcuni centri portano nome Satriano : Ascoli Satriano in Puglia , Satriano in Calabria e Satriano in Lucania - Basilicata , proprio dalla Lucania potrebbe forse derivare la Gens Satriena , sia per il nome geografico , sia a causa della lupa raffigurata nella moneta : infatti il nome greco del lupo e’ lykos che significa Lupo ; se così fosse l' etimologia sarebbe del tutto analoga a quella del ceppo degli Hirpini - Sanniti , ceppo sannita che era stanziato immediatamente a nord dei Lucani , il cui nome Hirpini deriva dall' osco «hirpos» che significava ugualmente "lupo/a" . La cosa "strana" che compare nel rovescio del Denario di Publio Satrieno e' che la Lupa e' rivolta a sinistra e senza i gemelli , mentre nelle raffigurazioni della Lupa "romana" e' sempre rivolta a destra e con i gemelli ; potrebbe essere una "prova" della non origine romana dei Satrienii ? I Satrieni usavano una varietà di cognomi comuni , tra cui Pollio , un lucidatore , appartenente ad una classe di cognomina derivata da mestieri ; Salvia e Secunda , antiche praenomina che vennero considerate cognomi ; Juvenalis , giovane , e forse Celsa , originariamente dato a uno che era particolarmente alto . Publio Satrieno , come Triumviro monetale , coniò monete con la testa di Marte , o forse Pallade , sul dritto , e una lupa sul rovescio . Denario , al D/ : testa elmata della dea Roma a destra , dietro numerali di valore diversi , al R/ : P. SATRIENUS ROMA , lupa (senza gemelli) che cammina a sinistra Fonte : wikipedia , rete , babelon Gens Saufeia La Gens Saufeia era una famiglia plebea minore dell' antica Roma , forse originaria di Preneste per varie iscrizioni qui trovate , ma ebbero interessi in diversi Municipi italici e fuori d’ Italia , In questo link una interessante ricerca storica sui Saufeii : https://123dok.org/article/s-aufeii-prenestini-interessi-politici-economici-propensione-evergetica.1y9vemrq I membri di questa Gens sono menzionati per la prima volta nel secolo finale della Repubblica e nel primo Impero ; il loro nome ricorre regolarmente nella storia , ma nessuno di loro ha mai raggiunto la massima carica del consolato . Il nomen Saufeius appartiene ad una grande classe di gentilizi formata usando il suffisso -eius, la maggior parte dei quali erano di derivazione osca . Lucio Saufeio , Triumviro monetale nel 152 a.C., coniò denari , Assi e monete bronzee frazionarie . I suoi denari portano la testa di Roma sul dritto e la Vittoria che guida una biga sul retro . Come descritto , i Saufeii ebbero interessi in Municipi italici e fuori dell’ Italia , sotto un passo tratto da : https://books.openedition.org/efr/14712 <“Di segno ben diverso , se non del tutto opposto , appare la scelta compiuta da un cavaliere proveniente da una famiglia prenestina , Lucio Saufeio , nato intorno al 110 a.C. e morto dopo il 43 (forse figlio o nipote del Triumviro monetario) del quale conosciamo i rapporti con Attico e Cicerone attraverso numerosi riferimenti nella corrispondenza di quest’ ultimo . Lucio , come il fratello Appio che morì intorno al 50 a.C. dichiarandolo suo erede , non seguì una carriera politica , ma si dedicò con serietà agli studi filosofici : alcune testimonianze epigrafiche li collocano ad Atene , dove ebbero modo di approfondire al massimo livello la loro formazione , attraverso la frequentazione della scuola epicurea . La loro vicenda è in qualche misura paradigmatica di sviluppi più ampi . La loro famiglia mantenne un ruolo politico significativo a Preneste anche dopo la colonizzazione sillana , mentre i due fratelli perseguirono , almeno per una fase significativa delle loro vite , un percorso di educazione lontano da Roma , a sua volta reso possibile dalle considerevoli risorse acquisite dalla loro famiglia nel contesto dei commerci con l’Oriente greco . I considerevoli interessi economici possono avere un ruolo ancora più significativo della loro adesione all’ epicureismo nel determinare la scelta di non impegnarsi direttamente in politica . A determinare una cesura imprevista in una vicenda di ordinata quiete municipale e di studi ellenici fu il trauma delle guerre civili . Lucio Saufeio fu incluso nelle liste di proscrizione triumvirali e fu salvato soltanto dall’ intervento del suo amico e coetaneo Attico ; Nepote sottolinea chiaramente che furono proprio i possedimenti che Saufeio deteneva in Italia a causare la sua proscrizione (12, 3) . Della sua vita dopo quello scampato pericolo non sappiamo altro . Ancora una volta , lo sguardo delle fonti tende a trascurare figure che sono anzitutto radicate in contesti municipali , a meno che le loro vicende non si intreccino con quelle della "grande storia"> Denario , al D/ : testa elmata e alata della dea Roma a destra , dietro X , al D/ : L. SAUF. ROMA , la Vittoria su biga al galoppo a destra regge una frusta . Bronzo , Asse , al D/ : testa bifronte di Giano , sopra I , al R/ : L. SAUF. ROMA , prora di nave a destra , sopra crescente di luna , davanti I . Presente in disegno nel Babelon Seguono Sestanti , Trienti e Quadranti , con le simbologie tipiche di questi bronzi , legende identiche . Presenti in disegno nel Babelon . Monumento di Gaio Saufeio Moderato e di sua moglie , Lucilia Erodia , a Salona ; monumento dedicato dai loro figli , Gaio Saufeio Talamo e Gaio Saufeio Modeano . Fonte : Cicerone , rete , wikipedia , babelon Gens Sentia La Gens Sentia era una famiglia plebea dell' antica Roma . I membri di questa generazione sono menzionati per la prima volta nella storia verso la fine della Repubblica . Il primo dei Sentii ad ottenere il consolato fu Gaio Sentio Saturnino , nel 19 a.C. L' origine del nomen Sentius è incerta , ma potrebbe derivare dal latino sentus , spinoso . Chase lo classifica tra quei gentilizi che o hanno avuto origine a Roma , o non si può dimostrare che provengano da nessun' altra parte . Syme preferisce un' origine etrusca , notando che il nome sembra abbondante a Clusium . Tuttavia i Sentii Saturnini della tarda Repubblica provenivano da Atina nel Lazio meridionale . La famiglia più importante dei Sentii portava il cognomen Saturninus , che si trova sulle monete . Altre monete di questa generazione non includono cognomi . Uno dei Sentii più degni di nota nei tempi imperiali portava il cognome Augurinus , un cognomen professionale che probabilmente indicava che lui o uno dei suoi antenati era un Augure . Lucio Sentio C. f. , Triumvir monetale probabilmente tra il 105 e il 100 a.C. , fu Pretore in un anno incerto , tra il 93 e l' 89 a.C. Denario , al D/ : ARG. PUB. , testa elmata e alata della dea Roma a destra , al R/ : L. SENTI C. F. , Giove su quadriga a destra tiene nelle mani lo scettro e la folgore , nel campo una lettera che varia . Quadrante , al D/ : testa di Ercole con pelle di leone e tre globi , al R/ : L. SENTI C. F. ROMA , prua di nave a destra , tre globi . Fonte : wikipedia , babelon Foto monete e lapide in ordine di Gens
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  25. Assolutamente si!! Anche perché non è stata tolta, la presenza di macchie lo dimostra. E' stata solo inertizzata. Condizioni di conservazione non ottimali tipo ambiente umido o sbalzi di temperatura possono farla rifiorire.
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  26. Qui ci vuole Rodolfo @fofo
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  28. Buongiorno, recentemente acquisito. Particolarità? A me piace il Corno ducale. O
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  29. Caro Luciano, non riesco ad aggiungere altri “mi piace” per oggi, quindi ti ringrazio per la segnalazione per iscritto Mattia
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  30. Potrebbe essere questa, o una sua parente stretta... https://www.acsearch.info/search.html?id=458118
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  31. Si il peso è di 2,4 grammi. Diametro 22.
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  32. Tenera trancia di fesa da portare al tavolo
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  33. Ho capito, perdonami, credevo fosse nuovamente in vendita e mi chiedevo come fosse possibile. Cmq pur non avendo mai visto dal vivo un denario del genere, e pur essendo difficile valutare monete cosi consunte, io mi fiderei. A me sembra buono. Il prezzo cui è andato mi sembra coerente con il fatto che è ricercato.
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  34. DE GREGE EPICURI Martedì 17 maggio alle 20.30 al CCNM (Milano, via Kramer 32) parleremo in modo informale della monetazione coloniale romana di Viminacium e della Provincia Dacia. Lo spunto ci viene da un lavoro di classificazione (con molte foto) compiuto dal socio Fabio Songa, che è appassionato di questa monetazione. Ci presenterà brevemente il suo lavoro, poi guarderemo insieme un po' di monete cercando di classificarle al meglio (tutti i soci che hanno esemplari del genere sono pregati di portarne qualcuno). Abbiamo deciso di dedicare circa una serata al mese ad un tema specifico, presentato da un socio che si occupa dell'argomento.
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  35. Britannia Romana: le emissioni numismatiche imperiali nel periodo tra Claudio e ai Severi. Parte 2: il periodo severiano. 209-211 d.C. – Propagator Imperii Nel 191 fu nominato governatore della Britannia Clodio Albino che nel 193 fu elevato a Cesare: il 19 gennaio 197 si scontrò con Settimio Severo per la porpora imperiale presso Lugdunum, venendo sconfitto. Questo fatto di prima importanza per le sorti dell’Impero fu tale anche per la Britannia: le truppe schierate a difesa delle frontiere del nord e in genere sull’isola vennero spostate sul continente per lo scontro finale con quelle severiane e ciò conferì rinnovato vigore alle incursioni barbariche a nord. Il proconsole Virio Lupo fu costretto a comprare la pace pagando tributi alla confederazione dei Meati. Il governatore Lucius Alfenus pianificò un restauro del Vallo Adrianeo laddove danneggiato e riportò anche alcune vittorie militari nella Scozia meridionale: la frontiera settentrionale continuò comunque ad essere soggetta a disordini e il governatore chiese più volte rinforzi per fronteggiare la minaccia portata dai Meati e della confederazione caledone. Settimio Severo decise di intervenire personalmente (208 o 209 d.C.) e al suo arrivo in Britannia fu raggiunto da ambasciatori barbari che chiedevano la pace: l’imperatore rigettò l’offerta, essendo egli intenzionato ad annientare le popolazioni barbare e a chiudere il problema. Un’iscrizione da Aneus (Tracia) riporta l’invio nel mese di settembre di alcuni ambasciatori cittadini al cospetto della corte imperiale a Eboracum; è verosimile che l’anno sia il 208 d.C. e ciò testimonierebbe la presenza in Britannia della Familia Imperialis probabilmente nell’ottica della preparazione alla spedizione militare dell’anno successivo. Accompagnato dalla moglie Giulia Domna e i sui figli Caracalla e Geta e si insediò a Eburacum, la città romana di una certa dimensione più prossima alla zona delle operazioni militari. Furono potenziati i granai al Nord nei pressi del Vallo Adrianeo, necessari allo stoccaggio, conservazione e distribuzione dei cereali alle numerose truppe impiegate nella spedizione caledone. Nel 209 d.C. vi fu la prima spedizione nei territori caledoni sotto il comando congiunto di Settimio Severo e Caracalla: la campagna fu coronata da successo come dimostrato anche dalla presenza di bolli laterizi impiegati nel forte militare di Carpow con titolo “B” (“Britannica”) di cui fu fregiata la Legio VI Victrix. La spedizione ripercorreva il percorso effettuato da Agricola attorno all’82 d.C. : è possibile che Settimio abbia utilizzato le mappe e le informazioni sui territori portate a Roma e qui conservate negli archivi. Così come è verosimile che abbia seguito l’esempio di Agricola anche nell’utilizzo della Classis romana a supporto dell’attacco di terra: sull’altro versante i Caledoni probabilmente memori della pesante sconfitta subita a Mons Graupius evitarono lo scontro campale e si limitarono ad operazioni di guerriglia contro un contingente nemico superiore per equipaggiamento e organizzazione. Oltre a ciò l’esercito romano portò a compimento il restauro del Vallo Adrianeo (operazione iniziata già nel 207 dal governatore Alfenus Senecio come testimoniato da molte iscrizioni in suo onore rinvenute sul Vallo stesso). Settimio Severo. AE medaglione. (35 mm, 48.68 g). Zecca di Roma. Emesso nel 208 d.C. SEVERVS PIVS AVG testa laureata su busto corazzato rivolta a destra / PM TRP XVI, Alto ponte ad archi con torri ai due lati; sotto imbarcazione sul fiume, COS III PP in esergo. RIC --, RSC 441. Settimio Severo. AE asse. Zecca di Roma. Emesso nel 208 d.C. SEVERVS PIVS AVG testa laureata su busto corazzato rivolta a destra / PM TRP XVI, Alto ponte ad archi con torri ai due lati; sotto imbarcazione sul fiume, COS III PP in esergo. RIC 786. Secondo gli studiosi l’iconografia richiama un rovescio di epoca traianea che rappresenta il ponte sul fiume Danubio; è possibile che la scena rimandi in questo caso a quello sul fiume Forth costruito dai legionari per il compimento delle operazioni belliche nella Britannia del Nord. Va comunque rimarcato che non si tratta di un’opera provvisoria (un ponte su barche) bensì di una struttura in muratura. Caracalla. AE medaglione. Zecca di Roma. Emesso nel 208 d.C. ANTONINVS PIVS AVG testa laureata su busto corazzato rivolta a destra / PONTIF TR P XI COS III, ponte su barche attraversato da soldati; TRAIECTVS in esergo. RIC ---. Erodiano e Cassio Dione riportano l’utilizzo da parte romana di ponti mobili su barche da parte dell’esercito romano guidato da Caracalla sia per l’attraversamento di fiumi che di zone paludose o pesantemente acquitrinose (i cosiddetti pontes longi). Il rovescio di questo esemplare così come il corrispondente asse RIC 441 potrebbe riferirsi a queste strutture o ad un ponte su barche posto per l’attraversamento di uno dei fiumi scozzesi.
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  36. Buonasera, un piccolo contributo: “Moneta grossa e moneta piccola. Oggi sia i ricchi sia i poveri usano le stesse banconote e le stesse monete metalliche: sono diverse solo le quantità in gioco. In passato non è stato così. Per secoli sono esistiti due sistemi monetari separati, due monetazioni diverse e indipendenti. Da una parte c’era la moneta grossa, usata dai grandi mercanti e dai banchieri, dalle élite, in particolare negli scambi internazionali. Il capitolo 2, “I dollari del Medioevo”, parla delle quattro monete che nel corso del Medioevo svolsero il ruolo che nella seconda parte del Novecento avrebbe assunto il dollaro statunitense: furono monete internazionali. Il solidus d’oro dell’Impero Bizantino predominò dal quinto al settimo secolo. Il dinar musulmano, coniato dalla fine del settimo secolo, spezzò il monopolio del solidus. Poi dal 1252 le repubbliche italiane iniziarono a battere una moneta d’oro. Tra il 1250 e il 1400 prevalse la moneta di Firenze, il fiorino. Nel XV secolo la moneta internazionale diventò il ducato di Venezia (coniata a partire dal 1284). I quattro ‘dollari’ del Medioevo pesavano tra i 3,5 e i 4,5 grammi ed erano di oro puro. Solidus, dinar, fiorino e ducato si affermarono per l’alto valore unitario, la stabilità del contenuto aureo, il sostegno di economie forti. Ma solo i più ricchi possedevano le monete grosse. La gran parte della popolazione usava la moneta piccola – dove l’argento veniva mischiato con il rame – che prevaleva negli scambi di ogni giorno, nel piccolo commercio, nei pagamenti dei salari. La moneta grossa mantenne il suo contenuto originario di metallo prezioso. La moneta piccola, invece, sperimentò una diminuzione progressiva del metallo prezioso in essa contenuto. Esistevano inoltre fasce della popolazione nelle quali perfino l’uso della moneta piccola era raro. Lo racconta Cipolla in un aneddoto di quel libro bellissimo che è Storia economica dell’Europa pre-industriale (1974). Gli agricoltori andavano dalla campagna a Firenze, dove si svolgeva il mercato. Vendevano frutta e verdura, e venivano pagati con moneta piccola. Si affrettavano a spendere subito al mercato la moneta ricevuta, ad esempio comprando un paio di scarpe: una volta tornati a casa, nessuno nelle campagne avrebbe accettato una moneta che era diffusa soprattutto nelle città. Il baratto rimase frequente nelle campagne fino all’Unità d’Italia.” da: https://rosa.uniroma1.it/rosa04/moneta_e_credito/article/download/17304/16529/34736
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  37. Buongiorno. Anche se dopo anni non posso esimermi dal postare questa moneta di cui sono appena entrato in possesso..
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  38. Ciao! Assolutamente d'accordo con l'esempio portato da Arka. La moneta veneziana spicciola, quella del popolo, quella legata ai salari ed alle spese quotidiane di merci e servizi (non esclusivamente quella "nera"), veniva sempre e nel tempo "rosicchiata" nel peso e nel fino a seconda delle scelte politiche. Ogni nuova emissione nascondeva, generalmente, questa riduzione a tutto beneficio del ducato d'oro (poi zecchino) che, invece, fluttuava e libero da cambi forzosi si rivalutava. saluti luciano
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  40. Venezia è un classico esempio di svalutazione della moneta piccola. Partita nel IX secolo con la parità con il denaro di Verona, nel XII secolo valeva la metà di quello veronese che pure si era svalutato. Arka Diligite iustitiam
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  41. Secondo me no. Chiaramente è una mia mera supposizione, che si basa però da fatti concretissimi. I privati, non parliamo poi dei collezionisti, sono visti con fastidio dai funzionari statali. Tolgono visibilità alle loro "scoperte", come la ditta di Como, oppure "rubano" oggetti antichi che dovrebbero essere (secondo loro, qualcuno lo scrive pure in questo forum) solo nei musei, o comunque maneggiati solo dai professionisti. Cari signori, a me piaceva da morire collezionare le romane. Mi facevano toccare con mano piccoli momenti di storia che fin da bambino mi emozionavano. E non rubavo proprio niente e non danneggiavo nessuno, esattamente come tutti voi. Avevo messo insieme un piccolo nucleo di monete di Emiliano e Cornelia Supera, tutte con provenienza documentata, una o due dall'ottocento, un paio addirittura fin da sei/settecento, che nel suo piccolo poteva stare a confronto con quelle dei migliori musei. Per tanti anni ho pensato di donarla ad un museo o una istituzione statale. Ebbene l'ho (s)venduta quando ho considerato che non riuscivo ad andare avanti e non valeva la pena tenerla a rischio di essere considerato un delinquente e che non valeva ancora di più la pena di regalarla a chi mi considera(va) un pericoloso antagonista. Mi spiace molto, ma non mi pento. Continuo a guardare monete, ad ammirarle e a commentare le aste, qualcosa colleziono tuttora, non antiche ovviamente, ma non ha molto senso. Perdonate lo sfogo, ma ciò che è successo col tesoro di Como nei confronti del privato che ha fattivamente collaborato, oppure con quello di Sovana, dove non sono riusciti nemmeno a custodire ciò che c'era, è esemplificativo di come siamo messi.
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  42. È un bronzo coniato in Macedonia (c. 336-c. 323 a. C., zecca incerta) che raffigura sul diritto la testa di Eracle con copricapo in pelle di leone e sul rovescio, dall’alto, una faretra posta su un arco, il nome del sovrano AΛEΞANΔPOY, una clava e un simbolo di controllo. Il nome del sovrano è al genitivo, quindi “Di Alessandro”, sottinteso moneta. Il Price cataloga circa una trentina di bronzi con la disposizione al rovescio faretra su arco/ΛEΞANΔPOY/clava, ma eccettuato il Price 268 che non ha simboli di controllo, gli altri bronzi possono averne uno in alto oppure uno in basso oppure uno in alto e uno in basso. La denominazione AE di questi bronzi (4-calchi o emioboli) indica un diametro di 16-20 mm e un peso di 5-8 g. apollonia
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  43. mi sembra un peso monetale francese, ma potrei anche sbagliarmi LUIGI NUOVO DI FRANCIA
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  44. Ne ho stilata una con i primi scienziati/medici che mi sono passati per la testa, purtroppo alcuni li ho dovuti escludere perchè non nati "in zona euro": 5 euro : Landsteiner 10 euro : Marie Curie 20 euro : Papanikolau 50 euro : Galileo 100 euro: Einstein
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  45. Anche tale discussione, come tante altre qui sul forum, va a intersecare altre svariate discussioni con i più diversi oggetti. (Mi vengono in mente interventi con gli amici @ARTART e @OrodicartaOrodicarta che poi non ho più approfondito, colpevolmente). Mi sa che sono l'unico qui a preferire la freddezza delle attuali banconote alle serie sterminate di personaggi che per tanto tempo hanno occupato lo spazio dei nostri soldi. Sono d'accordo con ART che la storia comunitaria è poco conosciuta (mi ci metto anch'io dentro) però l'idea di mettere MONNET (o altri) va secondo me a infrangersi sul solito scoglio: la rappresentatività. Ha ragione @nikita_. Non credo metteranno serie di personaggi, ma a differenza di nikita io ne sono ben contento. Non credo come invece pensa ART che un pensiero federale e comunitario elimini in termini teorici il discorso sulla rappresentatività di sé all'interno di una unione. Ciò che molti qui chiamano "freddezza" per me invece è capacità d'astrazione, la stessa che per certi versi ha elevato i greci rispetto ad altre civiltà coeve. Per me quella freddezza ha dunque carattere valoriale. In realtà secondo me si potrebbe anche tentare di dismettere il concetto di serialità. Lo so che per noi collezionisti suona blasfemo rinunciare alla serialità ??, ma chi ci vieta di raffigurare idee e temi scollegati tra loro? Vedere banconote con la serie dei personaggi mi riporterebbe a quella preoccupazione nietzscheana (e non solo) sul peso della storia, sul peso della memoria, sul peso del valore identitario. Perché non raffigurare MONNET su una banconota e i KURGAN delle prime popolazioni indoeuropee su un'altra banconota e ancora un disegno astratto delle 12 stelle su un altro taglio? In termini puramente personali, sì, mi piacerebbe molto vedere una rappresentazione delle nostre comuni origini indoeuropee, il che forse va a confliggere con ciò che ho appena espresso: un eccesso di pensiero storico. ?? e vabbuo'... ho rinunciato tanto tempo fa all'idea di coerenza. ?
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  46. Personalmente, come collezionista di monete estere, ho avuto la possibilità varie volte di mettere nella mia raccolta un tallero di Maria Teresa in condizioni eccellenti, un riconio naturalmente, ma l'ho preferito logorato dalla circolazione e dal tempo. Il fatto che queste monete sono coniate incessantemente sino ai nostri giorni non mi andava proprio giù, quindi ho preso questa che inserisco di seguito. E' pur sempre un riconio, classificato anni fa come Vienna seconda metà del XIX secolo, ed è evidente che vale solo l'argento che contiene, ma mi piace pensare che è stata usata, che ha una sua storia, e che sicuramente non è stata coniata l'altro ieri.
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  47. Ciao @magicoin e @LOBU, a mio parere la tiratura delle 1834 fu davvero enorme. Questo spiega, in parte, le numerose Varianti/Variabili/Errori che si riscontrano in questo millesimo. Fino a pochi giorni fa non si conosceva il D/ diverso postato da @LOBU. Pertanto è praticamente impossibile stabilire una successione temporale dei vari conii. Altro esempio è quello del "collo senza scalino" che compare esclusivamente nel 1834 che è sicuramente una variante misconosciuta: primo conio? Conio diverso che fu in seguito scartato e uniformato alle altre Piastre dal 1831 al 1839? Chissà... Prendo "in prestito" alcune foto di Piastre di @Raff82 tra le quali è presente questa Variante. Saluti a Tutti
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  48. Su questi certificati visto che dovrebbero attestare non solo l' autenticita' ma anche la provenienza di una moneta , vorrei vedere riportato da quale collezione precedente giunge. Mentre tutti quelli che ho visto fino ad oggi si limitano a garantire la lecita provenienza Insomma una carta d' identita' dell'esemplare che permetterebbe una tracciatura.
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