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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/16/22 in tutte le aree
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Questa targa che ho ricevuto ieri al Museo Archeologico di Bologna da parte dell’Accademia Italiana di Studi Numismatici è’ il Premio per l’anno 2022 per il nostro Gruppo Numismatico Quelli del Cordusio per la diffusione della cultura numismatica, un premio per tutto quanto è’ stato fatto da tanti dal 2010…un Premio che gratifica tutti noi per questo straordinario percorso compiuto finora sia in termini di sacrifici, di iniziative e idee, ma anche di tanto lavoro attivo sul campo ! Un grazie ovviamente a Accademia Italiana di Studi Numismatici e al suo Presidente Michele Chimienti !4 punti
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Allora... Se ci fai caso, per le monete degli Asburgo di Spagna, l'unico sovrano che utilizza l'aquila bicipite è Carlo V. L'Aquila bicipite è simbolo imperiale (del sacro romano impero) e già con il figlio Filippo II scompare. L'Aquila bicipite è stata utilizzata in terra tedesca austriaca fino al 1918 quando l'impero si è dissolto. Detto ciò e fatta chiarezza sul simbolo aquila a due teste, passiamo alla moneta QUOD VIS (che riprende in parte un motto di Sant'Agostino e significa "quello che vuoi") L'aquila tra le zampe ha una freccia con delle saette (simbolo di guerra) e dei rametti di ulivo (simbolo della pace). Il Sambon fa risalire questa iconografia alle diatribe politiche tra il duca d'Ossuna, viceré a Napoli, e la repubblica di Venezia per il controllo dell'Adriatico. L'immagine è da leggere più o meno così: Venezia scegli cosa vuoi tra la guerra e la pace. Spero di essere stato chiaro4 punti
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È da tempo immemore che ho in collezione questa piastra del 34 che presenta una E sotto la T di VTR...4 punti
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Buongiorno a tutta la sezione, Un caro amico ieri mi ha mostrato la sua 1844,purtroppo non è iscritto al forum e ho pensato di condividerla io.... Devo dire che a me piace molto, voi che conservazione gli attribuite? Un saluto a tutti. Raffaele.4 punti
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Ti ringrazio @numa numaper l'excursus sulle Biblioteche nazionali (italiane ed estere) e dei loro gabinetti numismatici (a proposito: sono consultabili online?), ma anche alla luce della risposta del buon Luciano @417sonia faccio delle precisazioni perchè nella mia dannata fretta nello scrivere mi sono espresso sicuramente male io. Quando si parla di "marciana" si tende contemporaneamente ad associarlo sempre alla biblioteca, ma durante la Repubblica si intendeva tutto quello inerente l'area della Piazza San Marco, amministrato e controllato come patrimonio dai Procuratori di San Marco, de supra dal XVI secolo, ovvero Basilica/Cappella dogale, Piazza, etc. Quindi quando quando si parla di Biblioteca si parla di uno dei tanti patrimoni dello Stato controllati dai procuratori. Ad esempio: il nucleo della Biblioteca Marciana nasce intorno alla preziosa donazione alla Repubblica del Cardinale Bessarione del 1468, e da quell'anno si ampliò man mano acquisendo tramite altri importanti lasciti e donazioni oltre che ad un'importantissima legge con l'obbligo da parte dello stato del 1603 che impose ad ogni stampatore veneto di lasciarne una copia alla biblioteca. Con la caduta della Repubblica, rimase istituita la Biblioteca che acquisì le biblioteche dei conventi e dei monasteri indemaniati dallo Stato napoleonico. Ma nello stesso edificio che ospita la biblioteca era ospitata dal 1523 l'importantissima collezione di statuaria antica che il cardinale Domenico Grimani lasciò in eredità proprio allo Stato Veneto, che lo trasferì lì per adornare la Sala Monumentale. Attorno alla collezione Grimani vennero aggiunte altre donazioni di antichità, che diedero origine a quello che oggi chiamiamo Museo Archeologico. Due collezioni tipologicamente diverse, ma che sempre erano dello Stato e gestite dai Procuratori di San Marco, appunto quindi marciane. Ai giorni nostri appartengono allo Stato Italiano, ma la prima è retta dalla Biblioteca Nazionale Marciana, il secondo è retto dal Ministero Beni Culturali, ed inserito nel Polo Museale Veneto. Il Correr è tutta un'altra cosa, nasce dal lascito di Teodoro Correr, e venne ampliato nel corso dei decenni da altri lasciti, già citati da @417sonia, che raggiunse il culmine con la donazione di Papadopoli (circa 17'300 pezzi) nel 1922: e questo è un gabinetto numismatico che conosco. Il Correr è museo comunale. Poi vi è un accordo tra tutti i musei che si affacciano sulla Piazza San Marco e con un biglietto puoi vedere più musei anche di enti diversi (Statali, Regionali e comunali appunto). Credo invece, anche a fare una veloce ricerca sulla rete che anche il Museo Archeologico abbia/avesse una sua collezione numismatica, tant'è che è citata una sala espositiva (dal 2018 in teoria in fase di riallestimento) e che @aratro dice spostata alla Ca' d'Oro (che mi pare sia proprio retto dal Polo Museale Veneto, notizia che però non so confermare. Quindi, se così stanno le cose, il libro postato e condiviso gentilmente da @Oppiano cita giustamente due gabinetti numismatici: quello del Correr (spurio dalla collezione Papadopoli che arriverà più tardi) e quello, appunto Marciano, che si rifà a quel patrimonio collezionistico già sotto il controllo della Repubblica e dei suoi Procuratori. Se così fosse, viene poco citato, e sarebbe interessante approfondire la cosa. Spero di non aver annoiato con questa filippica, e vi ringrazio ancora per le gentili risposte Ps: Luciano, @417sonia, che tra i donatori 'nel Correr ci fosse il Cicogna è per me una notizia di una curiosità immensa, mi piacerebbe tantissimo sapere cosa contenesse la sua collezione e con che impronta l'avesse realizzata visti i suoi preziosissimi contributi sulle fonti delle opere scultoree architettoniche e pittoriche rinascimentali nel suo fondamentale Delle Inscrizioni Veneziane, Raccolte ed illustrate.2 punti
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Holmes nella nota introduttiva del catalogo CNG dove è stata messa all'asta la sua collezione di monete della dinastia Valeriana, a riguardo l'identificazione di Giove con uno dei due figli di Salonino dice: Riguardo al culto di Giove e del mito della capra Amaltea, il tema viene ripreso anche nelle emissioni provinciali da Valeriano I dove però Amaltea non è rappresentata dalla mitica capra che allevò Giove ma dalla omonima ninfa (per la precisione una naiade), secondo la versione del mito riportata da altri autori (ad esempio Apollodoro): Lotto n. 710. CNG eAuction 442, collezione Holmes: PHRYGIA, Apameia. Valerian I. AD 253-260. Æ (37mm, 24.11 g, 6h). Proclianus Tryphonos, panegyriarch. AVT K ΠO ΛIK OVAΛЄPIANO CЄBACTOC, laureate bust right, wearing full aegis with gorgoneion ΠAPA ΠPOKΛIANOV TP[YΦΩNOC], AΠAMεΩN in exergue, Adrasteia running right, looking back, holding infant Zeus; around her, the three Kuretes, holding spears and shields. MC –; SNG von Aulock 3514. Il tema ricorre anche nell'ulteriore variante della ninfa Adrastea (anch'essa identificata nella mitologia come una delle ninfe che allevarono Zeus (anche qui, ad esempio, sempre nell'interpretazione di Apollodoro) e riproposto sempre in ambito provinciale in una moneta emessa a nome di Salonina: Lotto n. 718. CNG eAuction 442, collezione Holmes: PHRYGIA, Synnada. Salonina. Augusta, AD 254-268. Æ (28.5mm, 10.08 g, 7h). KO-[P] CAΛΩNINA CЄB, diademed and draped bust right CYNNA[Δ-ЄΩN IΩ]NΩN, Amaltheia standing right, resting on scepter and holding infant Zeus; goat at her side. SNG Copenhagen 735 var. (arrangement of legends). Per quanto riguarda l'iconografia della Pietas Saeculi invece abbiamo anche una bella testimonianza su di un antoniniano emesso a Viminacium da Gallieno e conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna: Per quanto riguarda il medaglione d'argento purtroppo, sebbene conservato nel medesimo museo, il catalogo online non offre una riproduzione digitale e ci si deve accontentare di questa piccola immagine se si vuole vedere anche il dritto: L'immagine è presa da un ottimo saggio pubblicato qualche anno fa sull'American Journal of Numismatics avente proprio come soggetto il rovescio PIETAS FALERI e il culto di Amaltea per Gallieno: Woods, David. “Gallienus, Amalthea, and the Pietas Faleri.” American Journal of Numismatics (1989-), vol. 31, 2019, pp. 189–206, https://www.jstor.org/stable/27095032. Sul contenuto di questa ottima discussione ho ben poco da aggiungere rispetto a quanto detto da @Stilicho e @Rapax quindi mi limito alle immagini riportate e all'ulteriore indicazione di questo saggio di Woods di mia conoscenza sul tema. La politica iconografica della dinastia Valeriana e in particolar modo di Gallieno non è affatto banale! La produzione di Gallieno è stata vastissima e nonostante l'apparente semplicità delle emissione note ai più, esiste un notevole quantitativo di varianti di busti e di soggetti di rovescio che dimostrano come questo imperatore avesse in realtà messo in atto un ambizioso programma politico supportato da uno tra i repertori iconografici più articolati del III secolo.2 punti
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Ciao @Raff82, moneta molto bella e sicuramente da collezione. Devo dire che è molto difficile stabilire una giusta conservazione, perchè i fondi "irregolari" la penalizzano. E' probabile che il problema ( azzardo un'ipotesi ) derivi da essere stata coniata su un tondello nel quale la lega d'argento non era ben amalgamata. Quindi, imperfezione di conio e non contatto successivo con agenti corrosivi. Detto questo, a mio parere, la moneta può essere considerata qSPl al D/ ( bellissimo ritratto e poca usura ) BB+ al R/ ( segni di lieve usura ad esempio sui gigli dei Medici ). Con fondi perfetti poteva essere considerata tra SPL e SPL+. Naturalmente parere personale, Buona Giornata2 punti
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la collezione numismatica del museo archeologico di Venezia, mi dicono, sia confluita alla Ca' D'oro2 punti
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DE GREGE EPICURI Certamente. Quindi, niente zona francese, e P non è Pierre ma Pier o Petrus. In latino Luigi fa Aloysius, ma a volte sulle monete non andavano tanto per il sottile... Però guardando bene, forse c'è una piccola A fra P e L.1 punto
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Grazie a entrambi. @Rapax, ho letto il tuo interessantissimo approfondimento, onestamente avevo sottovalutato il D di questa moneta, mi aveva attirato la scena di voto del R, ma il legame che evidenzi, nella sua complessità, tra Vesta e la scena di voto aggiunge valore emozionale a questa moneta.1 punto
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Ciao, posto una mia moneta da 1 rublo URSS del 1981,con la rappresentazione della stretta di mano al rovescio ? ANTONIO1 punto
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Ciao, l'incisore è Mario Nelli di Firenze attivo dai primi del '900 agli anni 30. Questo rovescio è identico al tuo (tranne le scritte) e quindi presumo che sia dello stesso periodo.1 punto
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Complimenti al Gruppo per l'importante riconoscimento. Bravi! Arka Diligite iustitiam1 punto
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Gens Statia La Gens Statia era una Famiglia plebea minore dell' antica Roma . I membri di questa Gens sono menzionati per la prima volta nei primi decenni della Repubblica , ma il nome non appare più nella storia fino al tempo di Cicerone . Tutti gli Statii rimasero relativamente indistinti fino al regno di Traiano , quando Lucio Stazio Aquila fu elevato al consolato . Il nomen Statius è di origine osca e la maggior parte degli Statii che appaiono nella storia prima della tarda Repubblica provenivano dal Sannio o dalla Lucania . Statius è un cognome patronimico , derivato dal praenomen osco Statius , senza alcun cambiamento nella morfologia . Il primo Statio conosciuto fu Tito Statio , Tribuno della plebe nel 475 a.C. , ci fu in seguito nel 305 a.C. un generale sannita a nome Statio Gellio , mentre l’ ultimo Statio storico documentato fu Statius Tullianus , forse un adottato , autore di diversi libri sul significato delle parole , Il periodo in cui visse è incerto , ma certamente non più tardi della prima metà del IV secolo , nel mezzo una lunga lista di Statii che coprono quasi 800 anni di presenza nella vita di Roma antica . Interessante questa ricostruzione del nome Statio , passo sottostante tratto da : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=0862a06033483727a5b2f6d58a34d8b100c92a8405dd958b3c9efa6156b216c0JmltdHM9MTY1MjY5MjY1MiZpZ3VpZD01Y2JkYjdmZC00OWZjLTRkMjItOWI1MC1lZWE2ZGNhOTA4ZGImaW5zaWQ9NTE1MA&ptn=3&fclid=03f20c4e-d4f9-11ec-bbf9-406916b90d71&u=a1aHR0cDovL3d3dy5hc212cGllZGltb250ZS5hbHRlcnZpc3RhLm9yZy9DaW1pbm9fTHVpZ2kvTGEtdG9wb25vbWFzdGljYS1ydXJhbGUtYW50aWNhLWRpLVZhbGxlLUFncmljb2xhLmh0bWw&ntb=1 <“Starza , l’indagine sull’origine dei toponimi, elementi essenziali della connotazione auto-referenziale di ogni carta geografica, consente pertanto di procedere all’analisi di una molteplice varietà di aspetti e di assetti territoriali; al contempo può far rivivere, attraverso il significato dei loro nomi, lo spirito dei luoghi che sono da sempre teatro della vita e del cammino di un popolo. Starza indica un luogo sannita di stazionamento ed è quello dove sono venute alla luce alla fine del 1800 e negli anni 1926 le tombe sannite valligiane. Secondo M. De Maio,infatti, il termine starza, ricorrente nella toponomastica sannita, indica un luogo di stazionamento[8]. L’individuazione di una necropoli del IV sec. a.C. nel territorio di Valle Agricola ci fa ritenere che l’area fosse abitata da sanniti in fattorie poste nelle vicinanze di una via, dediti all’agricoltura, appunto nell’area de La Starza[9] ed all’allevamento, con l’utilizzo della via come via della transumanza. Gli spostamenti sanniti avvenivano, come già ricordato, secondo l’usanza del ver sacrum (primavera sacra), una manifestazione divinatoria basata su emigrazioni forzate per diminuire la pressione demografica, favorendo così la colonizzazione delle aree limitrofe. In base a questo rito, al verificarsi di particolari eventi negativi, i primogeniti nati in primavera (definiti “sacrati”) dovevano essere sacrificati, nel senso che avrebbero vissuto fino all’età adulta come persone destinate a lasciare il gruppo di appartenenza per cercare nuove terre dove insediarsi sotto la guida di un animale sacro. Il termine starza da statio/stazio/stazza/starza, dalla radice indoeuropea *sta-, “spazio fissato” può indicare sia un luogo di stazionamento che un luogo di terreno arbustato (alberi da frutto) e seminativo (coltivato a grano e legumi). Potrebbe, altresì, riferirsi, ad un podere della gens Statia ovvero, della gens Terentia. Iscrizioni riferite alle predette gens sono a Capua, Atella, Nola, Misenum, Paestum e Pompeii, gli Statii, a Capua, Atella, Cumae, Puteoli, Pompeii, Salernum e Venafrum, i Terentii.[10] La zona della Starza, toponimo diffuso in Campania, deve il suo nome al termine medioevale starcia "terreno da seminare"; nel gergo napoletano acquisì in seguito anche sinonimo di fattoria. Il significato primitivo del nome rimane comunque alquanto oscuro, in quanto alcuni studiosi lo inquadrano come indicante un vigneto con le viti sposate all’olmo. Va ricordato che in Campania si è rinvenuto il termine starza particolarmente nei seguenti comuni: Solofra, testimonianza di un insediamento sannita; Casapulla (CE) in cui il Principe Roberto II dona al Monastero di S. Giovanni di Dame Monache la Starza di Majano, che ha per confine il Territorio di S. Elpidio in Casapulla; Le starze di Prata Sannita nei pressi della località Savarone; La Starza di Ariano Irpino(AV) è,invece, luogo di pascolo per le pecore, i buoi ed i vitelli; nel Lazio,invece, si riscontra l’ insediamento produttivo d’età romana in località Starza di Roccasecca (FR)”> Un Denario e un piccolo bronzo vengono attribuiti alla Gens Statia a causa del cognome Murcus : Lucio Statio , o Staio , Murco , fu Legato di Giulio Cesare in Gallia tra il 48 e il 46 a.C. Nel 44 a.C. gli fu dato il proconsolato della Siria . Dopo l' assassinio di Cesare fu proclamato Imperatore sul campo nel 43 a.C. in seguito alla resa di Basso ad Apamea . Si unì quindi agli assassini e prese il comando di una flotta sotto Bruto e Cassio . Dopo la sconfitta delle forze di Bruto a Filippi , Murco fuggì insieme a molti altri , incluso il figlio di Cicerone . Riuscirono ad arrivare in Sicilia dove si unirono al figlio di Pompeo Magno , Sesto . Per qualche ragione a noi sconosciuta , Murco cadde in disgrazia verso Sesto e fu assassinato nel 40 o 39 a.C. Denario , al D/ : testa di Nettuno a destra , dietro tridente , al R/ : MURCUS IMP. , in mezzo un trofeo , alla sua sinistra l’ Asia , alla sua destra Murcus tiene un parazonium e tende una mano all’ Asia Piccolo bronzo , al D/ : testa elmata di Vulcano a destra , al R/ : STATI TREBO , Vittoria su quadriga al galoppo a destra . Moneta presente in disegno nel Babelon . Fonte : Cesare , Appiano , Cassio Dione , wikipedia , rete , babelon Gens Statilia La Gens Statilia era una famiglia plebea di origine lucana nell' antica Roma. I membri di questa Gens sono menzionati per la prima volta nel III secolo a.C. quando uno di loro guidò l' assalto lucano alla città di Thurii , e un altro comandò una truppa di cavalleria alleata durante la seconda guerra punica ; ma a Roma gli Statilii giunsero per la prima volta all' attenzione al tempo di Cicerone , a quel punto ricoprirono il rango equestre . Il primo della Famiglia a raggiungere il consolato fu Tito Statilio Toro nel 37 a.C. e i suoi discendenti continuarono a ricoprire le più alte cariche dello stato romano fino al tempo di Marco Aurelio . Il nomen Statilius appartiene ad una classe di gentilizi che termina con il suffisso -ilius , derivato da altri nomi che terminano nel suffisso diminutivo -ulus . Statilius è un derivato del comune praenomen osco Statius , il cui diminutivo potrebbe essere stato Statulus . Lo stesso praenomen diede origine anche alla Gens Statia . Il ramo più importante degli Statilii portava il cognomen Toro e appartenente a una grande classe di cognomi derivati dai nomi di animali o da oggetti di uso quotidiano . Questa Famiglia rimase prominente dalla fine della Repubblica al regno di Claudio e il suo nome appare sulle monete dell' epoca repubblicana . Il cognome Corvino , portato come cognome da uno degli Statilii consolari , fu ereditato dal nonno materno , Marco Valerio Messalla Corvino , Console nel 31 a.C. , discendente dell' illustre casa dei Valerii Messallae e di Marco Valerio Corvo , che ottenne il suo cognomen quando da giovane soldato sconfisse una Gallo gigante in combattimento singolo , vittoria ottenuta con l' intervento apparentemente divino di un corvo , da qui il cognome Corvo – Corvino . Una successiva Famiglia degli Statilii portava i cognomina Maximus e Severus , entrambi cognomi comuni in tutta la storia romana . Tito Statilio Massimo Severo Adriano , Console nel 115 d.C. , era discendente da ricchi coloni siriani . Il cognome Massimo , il superlativo di Magnus , "grande” avrebbe potuto descrivere qualcuno di grande statura o di alto successo , ma era più spesso usato per designare il maggiore di diversi fratelli . Il cognome Severo era usato per descrivere qualcuno il cui modo di fare era "severo" o "serio" . Molti Statilii , nei vari rami familiari , sono noti nella loro lunga presenza nella storia di Roma , molti di loro ricoprirono cariche pubbliche importanti . A Roma esiste una Via , la Via Statilia , cosi’ chiamata a ricordo di questa antica Famiglia romana che in questa zona ebbe grandi possedimenti ed anche un’ Anfiteatro , quello di Tito Statilio Tauro costruito nel 16 a.C. quando Tauro fu Prefetto di Roma , monumento poi inglobato da Aureliano nelle Mura Aureliane : https://www.bing.com/ck/a?!&&p=344575bf07ffb08f7dc89d261b9eaf8736175608931831febc2acc43251ddf7bJmltdHM9MTY1MjY5MzExNSZpZ3VpZD1hM2M3OGI5Ni1lZmJlLTRiZDYtYWM2YS1jNjQyMWU2YTM4MzcmaW5zaWQ9NTIwMA&ptn=3&fclid=17cb0c58-d4fa-11ec-b711-afad5d1dcdc8&u=a1aHR0cHM6Ly93d3cucm9tYXNlZ3JldGEuaXQvZXNxdWlsaW5vL3ZpYS1zdGF0aWxpYS5odG1s&ntb=1 Di Tito Statilio Tauro esistono tre piccoli bronzi che portano il suo nome insieme a quelli degli altri due Triumviri monetali . Bronzo , al D/ : TAURUS , REGULUS , PULCHER , simpulum e lituus , al R/ : III VIR A.A.A. F.F. al centro S.C. Bronzo , al D/ : TAURUS , REGULUS , PULCHER , due mani intorno al caduceo , al R/ : III VIR A.A.A. F.F. al centro S.C. Bronzo , al D/ : TAURUS , REGULUS , PULCHER , cornucopia ,nel campo s.c. al R/ : III VIR A.A.A. F.F. al centro incudine da monetiere . Monete presenti in disegno nel Babelon Fonte : Appiano , Cassio Dione , wikipedia , rete , babelon1 punto
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Oggi vi parlo di questa moneta che ho acquistato recentemente in asta e che ho trovato un po’ per caso (se così si può dire) girando in rete, attratto dalla tipologia che, onestamente, non conoscevo. Come sempre accade, la moneta e’ stata poi lo spunto per un personale approfondimento che ho il piacere di condividere ora con voi. Eccola: Antoniniano, zecca di Antiochia. Peso: 3,42 grammi Diametro massimo: 21 mm D/ P COR SAL VALERIANVS CAES: busto di Salonino, radiato e drappeggiato, a destra R/ DII NVTRITORES: il sovrano, stante a destra con il braccio destro disteso e con un bastone (o corto scettro) nella mano sinistra, riceve un globo niceforo da Giove stante a sinistra con un lungo scettro verticale nella mano sinistra ed una clamide che scende dalla spalla sinistra. Salonino, quindi. Vediamone per sommi capi la breve storia partendo dal capostipite della sua famiglia, Valeriano I. Bisogna dire che tutta la faccenda dinastica e’ piuttosto complessa e presenta ancora lati oscuri. Io ho cercato di sintetizzare quelle che ad oggi paiono le ipotesi più plausibili sulla base delle fonti e delle letture che ho fatto, ma non sono escluse altre interpretazioni. Anzi, se qualcuno di voi ne sa di più, ben venga. Valeriano I sposò Mariniana da cui ebbe probabilmente un solo figlio, ovvero Gallieno. Dopo la morte di Mariniana, Valeriano I si risposò con Cornelia Gallonia da cui avrebbe avuto un altro figlio, ovvero Publio Licinio Valeriano, detto talora “Il giovane” che condivise la sorte finale con il suo fratellastro Gallieno trovando la morte in quel di Mediolanum nel 268 durante l’assedio di Aureolo. Sul fatto che Publio Licinio Valeriano sia fratellastro di Gallieno non sono tutti d’accordo; anzi oggi molti tendono a considerarlo secondogenito di Valeriano I e Mariniana. Valeriano I, salito potere nel 253, si associò subito al trono Gallieno e regnò insieme a lui fino alla tragica fine che lo colse nel 260 d.C. mentre era prigioniero di Sapore I, re dei Persiani della dinastia sasanide. Alla morte del padre, Gallieno divenne imperatore unico regnando poi fino al 268, come accennato. Gallieno, in un anno imprecisato, sposò Cornelia Salonina. Dalla coppia sarebbero nati tre figli: Valeriano II (Publio Licinio Cornelio Valeriano) , Salonino (Publio Licinio Cornelio Valeriano Salonino) e Mariniano. Ma su Mariniano ci sono dubbi. Qualcuno dice che il terzo figlio fosse, in realtà, una figlia. L’Epitome de Caesaribus addirittura sostiene che lo stesso Salonino fosse, il realtà, figlio di una concubina di Gallieno di nome Pipa o Pipara, ma questa ipotesi pare poco probabile alla luce dei gentilizi e dei cognomina. Insomma, una Beautiful. Io non vado oltre: sono già negato con le mie parentele, figuratevi con quelle degli altri. Comunque, il dato di fatto e’ che Valeriano I aveva probabilmente intenzione di creare una sorta di dinastia che avrebbe dovuto dare maggior solidità all’impero, limitando, almeno in teoria, il rischio di usurpazioni. Sappiamo, però, come andò poi a finire. Ma questa e’ una altra storia. Ad ogni buon conto, noi abbiamo monete soltanto di due figli della coppia imperiale Gallieno/Salonina: Valeriano II e Salonino. Su Salonino, poi, si sa davvero poco. Come detto, Salonino dovrebbe essere il secondogenito di Gallieno e Salonina e sarebbe nato intorno al 243 d.C. con il nome di Publius Licinius Cornelius Valerianus Saloninus. Quando Gallieno fu associato al trono da suo padre, il giovane primogenito Valeriano II fu nominato Cesare e quando questi morì (forse nella primavera/estate del 258) il titolo passò a Salonino. Era poco più di un bambino (o un adolescente che dir si voglia)…ma si sa…in quegli anni si cresceva in fretta. O meglio, si doveva crescere in fretta. E, infatti, Salonino fu subito inviato in Gallia, sotto la tutela del Prefetto del Pretorio Silvano per proteggere i settori settentrionali dell’impero. Nel 260 d. C. il governatore della Germania Inferiore, Postumo, fermò una invasione di Franchi che avevano saccheggiato alcune città romane. Salonino e Silvano chiesero a Postumo di restituire subito l’ingente bottino recuperato, ma questi non lo fece. Postumo, infatti, fattosi elevare al trono imperiale dai soldati, si ribellò alla autorità imperiale rappresentata in quei territori proprio dal giovane Salonino. La drammaticità della situazione indusse Silvano a spingere per la nomina di Salonino al rango di augusto, al fine di aumentarne la fedeltà da parte delle truppe non ancora schierate con il ribelle ed acquartierate a Colonia, città verso la quale Postumo di stava muovendo. Postumo, dopo un breve assedio, espugnò Colonia (forse favorito anche dal tradimento di alcuni soldati imperiali) e fece mettere a morte Salonino e Silvano, inaugurando il cosiddetto “Impero delle Gallie”. Salonino fu, dunque, anche augusto per meno di un mese; tuttavia, a suo nome, furono addirittura coniate monete con tale titolo. Una carriera rapidissima e purtroppo culminata con una fine tragica e prematura. Torniamo alla mia moneta. Spesso le monete di Salonino vengono attribuite al fratello Valeriano II. Ed anche in questo caso e’ stato così: la moneta era in vendita come antoniniano di Valeriano II. Come mai? Forse la legenda inganna in quanto il nome Salonino e’ espresso qui dalle sole lettere SAL, mentre appare scritto per esteso il cognomen VALERIANVS. O forse che Valeriano II ha più mercato di Salonino? Su quest’ultimo punto non saprei….non ho elementi per dirlo. Secondo il Goebl (un testo di riferimento per la monetazione di questo periodo, ma anche per la datazione degli eventi di questi anni convulsi ad occidente come ad oriente) si tratta di una moneta della 5^ emissione di Antiochia (datata al 258 d.C.) per Valeriano I che era così strutturata: La mia moneta e’ la 1606e secondo Goebl (la “e” indica la tipologia di busto): Sempre il Goebl ne indica 36 esemplari noti (quindi C, comune). Devo dire che trovo la moneta piuttosto gradevole: le effigi sono nette e ben centrate, le legende si leggono praticamente per intero e poi, cosa per me non da poco, ci sono ancora chiare tracce di argentatura (quelle chiazze più chiare che si vedono al dritto dietro la testa di Salonino ed al rovescio tra le due figure). Il dritto e’ molto espressivo. L’effigie di Salonino e’ quasi quella di un bambino che indossa una corona più grande di lui, in tutti i sensi, direi. Con l’abito drappeggiato, poi, mi ricorda quasi gli anni delle mie elementari, quando di andava a scuola con il grembiule nero ed il fiocco azzurro. Scusate la divagazione, ma l’immagine mi ha suscitato quel ricordo. Ma molto particolare e’ il rovescio. Cominciamo dalla legenda, DII NVTRITORES. E’ la prima e ultima volta che la troviamo su una moneta romana. Cosa significa? Con una libera traduzione potremmo dire “allevato ed educato dagli dei”, anche se letteralmente sarebbe “Dei nutritori”. Vediamo ora le due figure. Quella sulla sinistra e’ in abito militare, con corona di alloro, mantello e scettro; chiaramente un sovrano che Goebl (salomonicamente) indica genericamente con K (kaiser in tedesco, che potremmo tradurre con "principe"). Quella sulla destra e’ nuda, con una clamide che scende giù dalla spalla sinistra. E’ Giove, il primo e il più rappresentativo degli dei. Ma di quale sovrano si tratta? Ho letto un po’ di cose, ma i dubbi restano. Dovrebbe essere proprio il giovane Salonino, innanzi tutto in quanto la moneta e’ sua. Poi in quanto riceve la Vittoria quale agente e beneficiario della stessa (con chiaro riferimento alla sua missione in Gallia come rappresentante della autorità imperiale) con il sostegno e l’appoggio degli dei che ne alimentano e sostengono le doti (soprattutto militari, ma non solo). Ma potrebbe anche trattarsi di una sorta di cerimonia di investitura divina al momento della assunzione del titolo di cesare (avvenuta in quell’anno), considerando il globo niceforo come simbolo del carisma imperiale e della virtus dinastica del giovane principe. Tuttavia, il sovrano ha la testa coronata di alloro e Salonino al momento della emissione della moneta era solo un cesare. Potrebbe quindi essere anche suo padre Gallieno? Lui, in quando padre, era colui che letteralmente nutriva e allevava Salonino, con il l’aiuto ed il buon auspicio degli Dei. Inoltre, Gallieno era pur sempre uno degli imperatori (con Valeriano I) e quindi fautore e beneficiario ultimo della vittoria in senso lato in quegli anni burrascosi. Infine: perché la legenda al plurale? Giove sarebbe qui, nel suo ruolo di padre degli dei, il rappresentante di tutte le divinità e questo spiegherebbe il titolo al plurale: gli dei tutti allevano ed educano il giovane cesare. Comunque (che sia Salonino o Gallieno) il sovrano era ancora vivo al momento della coniazione della moneta e pertanto non poteva essere divinizzato e associato agli dei. A meno che qui il termine “dio” sia attribuito per estensione proprio anche a Gallieno per esaltarne il ruolo di padre di Salonino così come Giove era il padre degli dei. Gallieno e Giove uniti nel sostenere Salonino. Mi farebbe piacere conoscere il vostro parere in proposito. Due parole ancora sullo stile: e’ quello “orientale” (siamo nella zecca di Antiochia). Si caratterizza per tratti del volto un po’ più magri ed allungati, più piccoli, ma comunque ben delineati e rifiniti anche se meno naturalistici. Questo stile “orientale” si protrarrà anche successivamente al periodo di cui parliamo nelle emissioni di Claudio II ed Aureliano un po’ in tutte le zecche orientali, non solo ad Antiochia, quindi. Gli antoniniani orientali si caratterizzano per un più alto quantitativo di argento rispetto agli analoghi contemporanei prodotti nelle zecche occidentali. Onestamente, non so a spiegare il motivo di questa differenza. Inoltre, guardando le monete in fotografia, devo dire che pare abbiano anche un metallo di aspetto diverso, un po’ più poroso, ruvido per così dire (cose che ho riscontrato direttamente sull’esemplare in oggetto). Ma magari questa e’ solo una mia impressione. Tornando al nostro, le emissioni di Antiochia per Salonino si caratterizzano per la legenda di rovescio P COR SAL VALERIANVS CAES, come sulla mia moneta. Per Salonino esistono anche altre emissioni “orientali” con una legenda di dritto diversa, ovvero SALON VALERIANVS NOB CAES che sono state attribuite ad una generica “Second Eastern Mint” la cui sede è stata assegnata dallo stesso Goebl a Samosata (sulla base dei tradizionali studi di Alföldi del 1937), sebbene ci siamo opinioni contrastanti; infatti, alcuni attribuiscono questa zecca a Emesa, o a Cyzico o addirittura ad una non precisata sede in oriente. Questa zecca deve comunque essere stata di una certa rilevanza se si pensa che nell’hoard di Qula (scavato nel 2016 nell’odierna Palestina), gli antoniniani assegnati al regno congiunto Valeriano/Gallieno provengono per il 72% dalla zecca di ‘Samosata’ e per il 28% dalla zecca di Antiochia. Come avete capire da questi minimi accenni ci sono molti punti oscuri circa le zecche orientali in questi periodi turbolenti, ma e’ normale, se pensiamo che era in corso una lunga e logorante guerra coi Sasanidi e che le zone di confine passavano spesso di mano e di conseguenza le zecche aprivano o chiudevano in rapporto agli eventi bellici. Comunque, io mi fermo qui in quanto non avrei le conoscenze e le capacità per andare oltre. Per chi volesse approfondire allegherò qualcosa in calce. Ecco un esempio assegnato alla “Second Eastern Mint” , una SPES PVBLICA: Come si vede molto simile come stile. Come raffronto della ritrattistica di Salonino in altre zecche abbiamo una PIETAS AVGG di Lugdunum: Ed una PRINCIPI IVVENT di Roma: Fonti: - Goebl - Wildwinds - Forum Ancient Coins - Bruno Bourdel: Les antoniniens emis sous le regne conjoint del empereurs Valerien et Gallien; III Monetae - Storiche: Epitome de Caesaribus, Historia Augusta, Zosimo, Zonara Per chi volesse approfondire gli aspetti dinastici/familiari ecco un assaggio: Per chi volesse approfondire il breve regno di Salonino come augusto con le sue rare emissioni ecco un articolo del nostro Grigioviola: Tre_nuovi_antoniniani_a_nome_di_Salonino (1).pdf Per chi volesse approfondire la questione intricata delle zecche orientali nel III secolo: 2016_A_Hoard_of_Antoniniani_from_Qula_At.pdf Poi...a voi! sul forum c'e' un tutto! Buona ricerca e buono studio. Ciao da Stilicho1 punto
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Congratulazioni a Mario e a tutto il gruppo!1 punto
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Ciao! Moneta simbolo della volontà dei veneziani di liberarsi degli occupanti austriaci; il 1848 è l'anno delle rivoluzioni che in tante parti d'Italia ha visto gli italiani combattere contro i regimi assolutistici. Ancora oggi, in Italia, per esprimere una grossa confusione, si dice " sta succedendo un 48". La moneta che hai comperato, spesso, a Venezia, veniva in quell'anno attaccata alla giacca come simbolo di libertà, come quella che ti posto, dove la spilla è stata malamente eliminata. Complimenti per l'acquisto e saluti luciano1 punto
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Se le date esatte fossero 1818-1919 mi viene da pensare alla .12 Division : La 12. Division fu una divisione regolare dell'Esercito prussiano costituita nel 1818 e integrata dopo il 1871 nel nuovo Esercito tedesco, inserita all'interno del VI corpo d'armata prussiano. I soldati della divisione erano reclutati in Slesia e l'unità aveva la sua base in tempo di pace nella città di Neisse. Dopo aver partecipato con distinzione alla guerra contro l'Austria del 1866 e alla guerra franco-prussiana del 1870-1871, la divisione prese parte alla prima guerra mondiale combattendo prevalentemente sul fronte occidentale. Nell'autunno 1917 la 12. Division venne trasferita insieme ad altre unità tedesche, sul fronte italiano dove svolse un ruolo decisivo nella battaglia di Caporetto; furono i soldati slesiani di questa divisione che il 24 ottobre avanzarono in profondità nella nebbia lungo il fondovalle dell'Isonzo e raggiunsero, dopo una sorprendente marcia di oltre 20 chilometri in poche ore, la cittadina di Caporetto, sfondando completamente il fronte italiano e seminando il panico e la confusione tra i reparti nemici di retrovia. Dopo la brillante condotta sul fronte italiano, la 12. Division ritornò sul fronte occidentale dopo continuò a combattere in attacco e in difesa fino al termine della guerra. La divisione venne ufficialmente sciolta nel 1919 dopo la sconfitta e la caduta del Reich tedesco.1 punto
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Buongiorno a tutti, riprendiamo il viaggio della libertà e della storia di Milda: era il 18 novembre 1918 quando alle ore 16, nel Teatro Nazionale di Riga (Rīgas Krievu teātris) gremito di persone entusiaste e adornato con le bandiere nazionali, il Latvijas Tautas Padome, il Consiglio nazionale della Lettonia, che si era costituito poche ore prima, proclamò ufficialmente l’indipendenza e la nascita di un nuovo Stato con un governo provvisorio alla guida. Il percorso per arrivare a questa giornata memorabile per il Paese Baltico era stato arduo e non privo di ostacoli ma alla fine i maggiori esponenti politici di quel periodo riuscirono a donare l’autonomia ai propri connazionali. La Lettonia era reduce dalla Grande Guerra, durante la quale aveva dovuto assistere a numerosi e violenti scontri sul suo territorio. Il Paese, in quegli anni sotto il controllo dell’Impero russo degli Zar, era in una posizione a dir poco scomoda, poiché si trovava sulla linea del fronte tra russi e tedeschi. Furono molti i soldati uccisi e le città rase al suolo, con diverse persone che si ritrovarono senza una casa e costrette a fuggire verso il Kurzeme e lo Zemgale per scappar via dall’avanzata della Germania. La Prima Guerra Mondiale però non fu soltanto sinonimo di morte e distruzione per i lettoni. Infatti, con la caduta della Russia zarista, si accentuarono le speranze di poter finalmente avere una patria libera e indipendente. Quando il 3 marzo 1918 fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, si stabilì la fine delle operazioni belliche tra la Russia e la Germania, con quest’ultima che ebbe maggiore libertà di azione sul territorio baltico. I tedeschi però non stavano attraversando una fase florida della loro storia, poiché si temeva che a Berlino potesse scoppiare da un momento all’altro una rivoluzione, mentre i militari ormai erano esausti e poco motivati a continuare a rischiare la vita. Il mondo politico lettone non fu compatto nel sostenere il movimento per l’indipendenza. I partiti socialisti e socialdemocratici volevano restare nell’orbita della Russia sovietica, mentre gli altri schieramenti erano convinti che ormai fosse giunto il momento di proclamare un nuovo Stato autonomo e lontano dalle lotte e dagli interessi delle grandi potenze. Fu questa seconda corrente a prevalere e, di conseguenza, si attivò la macchina diplomatica per trovare il giusto compromesso affinché la Lettonia potesse essere finalmente indipendente. Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)1 punto
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Doveva vincere l'Ucraina. Anche se avessero partecipato Mozart (Austria) Beethoven (Germania) e Giuseppe Verdi(Italia).1 punto
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Sono d'accrodo con Luciano. Avendo avuto modo di approfondire i fenomeni inflativi delle zecche lombarde del XII-XIII secolo, mi sono convinto che questi fossero principalmente dovuti più a un aumento del prezzo dell'argento, che ad altre cause. Cioè penso che fosse più un problema di offerta del metallo, di carenza di argento, che faceva aumentare il prezzo del metallo monetabile, più che un accresciuto bisogno di moneta. un caro saluto a tutti1 punto
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Ciao! Mah! Sinceramente, a me, interessa poco tutto sto baillame di dichiarazioni (vere o presunte tali); figurati che ho letto anche di operazioni di hackeraggio da parte della Russia e di voti farlocchi attribuiti a "Pupo" ..... Teniamoci la kermesse musicale e consideriamola come tale. Punto. Giurie popolari? Possono essere farlocche e manovrate anche quelle .... "volete salvo Giuda o Gesù?" .... sappiamo come è andata a finire. saluti luciano1 punto
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Caro Terkel nel passato spesso le biblioteche avevano - tra i loro dipartimenti - quello numismatico e di sfragistica che racchiudeva le collezioni di monete, di sigilli, persi monetali etc. la Bibiotheque Nationale - storica istituzione parigina e una delle biblioteche pubbliche piu‘ importanti al mondo ospita - al suo interno - le collezioni numismatiche ( anch‘esse tra le piu‘ importanti e complete s livello internazionale). Parimenti - come ultimo esempio - il Gabinetto numismatico Vaticano e‘ ospitato e dipende dalla Biblioteca Vaticana. in altri contesti invece le collezioni numismatiche pubbliche sono poste comd pertinenza dei musei storici e archeologici . Accade cosi a Roma ad esempio ( presso il museo nazionale romano o il Campidoglio) a Bologna con l‘archeologico mentre a milano si aveva la collezione di Brera - di pertinenza della favolosa Biblioteca - che pero‘ e‘ poi confluita negli spazi delle Civiche raccolte presso il Castello - unendosi a queste - e quindi ancora una volta in ambito archeologico e storia dell‘arte. tornando a Venezia credo tutte le raccolte monetali siano state riunite presso il Correr ma Luciano, piu‘ esperto nelle cose Venexiane, potra‘ confermare …1 punto
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Complimenti Mario un riconoscimento meritato e di classe ad uno dei Gruppi piu‘ dinamici nell‘ambito della divulgazione numismatica. ad maiora!1 punto
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Ma è il piede della Britannia! che ho sempre saputo essere in bronzo!1 punto
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Ciao @ExarKun, sono anche io un neofita e le tue domande su quali siano gli elementi che possono aiutare a distinguere le patine naturali dei bronzi da quelle artificiali sono le stesse che mi sono posto anche io quando ho iniziato circa tre anni fa. Non colleziono aimè sesterzi, asse o dupondii(ero partito con questa intenzione) e le monomissiioni che subiscono moltissime di queste monete(i ripatinamenti fanno parte di esse ma sono le meno peggio) mi hanno fatto desistere ed optare per gli argenti(denari ed antoniniani, ma anche per queste monete non sono tutte rose e fiori... ) dove riesco a districarmi meglio e a difendermi di più. Anche per me è fondamentale che i pezzi che acquisto ed inserisco in collezione (anche se di modestissimo valore) siano possibilmente autentici e sulle quali non siano stati fatti assolutamente 'pataccamenti' vari. E vengo alle tue domande : non è una cosa che si può spiegare e nemmeno imparare sui libri, ma unicamente(e questo è un mio parere, quindi opinabile) imparare con l'esperienza diretta(penso ci vogliano parecchi anni e tantissimi esemplari da esaminare de visu) visionando dal vivo le monete, confrontandole e quindi capire. É arduo e non essendo noi addetti del settore(non siamo Periti Numismatici e nemmeno commercianti, ma semplici appassionati ) facilmente ti renderai conto che è una cosa difficilissima(con le tecniche sempre più avanzate per ripatinare e ritoccare tali monete spesso si mettono in difficoltà anche le categorie di cui sopra). Chiudo permettendomi di darti un unico consiglio che a me sta aiutando molto , cerca di visionare in foto quante più monete possibili già passate in aste, con foto in ottima risoluzione e per le quali sia specificato che sono state ritoccate ed anche ripatinare. Non è come vederle dal vivo ma è sicuramente meglio di niente. Speriamo in qualche altro intervento che possa darci ulteriori consigli? ANTONIO1 punto
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Buonasera, si tratta di una nota riproduzione (Ergo Spalma Plasmon): https://www.forumancientcoins.com/monetaromana/falsi/ErgospalmaPlasmon/dettaglio.html Qui il denario repubblicano originale emesso da L. Plautius Plancus: https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G283/11 punto
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Perché poi solo nel 1838 ? In questo anno troviamo : La Piastra 1838 della Collezione Bovi con busto più piccolo. caratteri grossi nel valore 120, Sottocorona rigato, Mancanza di punteggiatura al rovescio, In una rara mezza piastra 8 quadratini nello scudetto del Portogallo, disposti in modo corretto e allineato ! Secondo la mia personale opinione, a parte la Piastra del Bovi, si tratterebbe di distinzioni fra lavori di diversi incisori nel conio del rovescio. Ma in mancanza dei registri nulla è certo.1 punto
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1890 Milano CARNEVALONE Bellissima medaglia fusa di mm.80, il Meneghino a braccetto con Sant'Ambrogio, in testa mitra vescovile e tiene nella mano destra la frusta come nelle monete, sotto a sinistra il tradizionale cappello a tre punte e la scrofa lanuta simbolo di Milano, a sinistra la scritta RESURECTIO, a destra CARNEVALONE 1890.1 punto
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Non è semplice riconoscere le Zecche di provenienza ed alcuni testi non specificano bene le differenze e non sempre è cosi semplice riconoscerle,però una collezione completa di questi Talleri per me è un gran bel vedere e un bel pezzo di Numismatica.?1 punto
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Salve Moneta per me autentica da quel che posso vedere. Tuttavia questa è una moneta complessa che è stata riconiata per oltre due secoli sempre uguale per ragioni legate essenzialmente al commercio coloniale. Ne esistono esemplari quindi che vanno dalla fine del Settecento ad oggi essendo la moneta ancora coniata dalla zecca di Vienna ad oggi e acquistabile sul sito della zecca viennese. Questo esemplare in particolare è assai recente e per certe caratteristiche stilistiche riconducibile alle emissioni successive al 1986. È quindi una riconiazione molto comune e recente. Il suo valore è pressappoco nell'ordine di una ventina di euro, la zecca mi pare la venda in Fdc a 27€ attualmente. Se le interessa per il disegno indubbiamente questo è un esemplare autentico e ben conservato. Se volesse invece qualcosa di più storico le consiglio le prime emissioni ottocentesche di queste monete delle zecche di Milano e Venezia o semplicemente un esemplare dei talleri coniati a Roma per il commercio in Etiopia ai tempi della sua occupazione italiana. Le differenze tra queste coniazioni sono tutte molto sottili, soprattutto per quelle del XX secolo, tuttavia con un po' di studio e approfondimento si riescono a distinguere bene.1 punto
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Concordo su tutto. La mia grande passione, da sempre, è la storia (nonostante il mio mestiere e la mia formazione siano di tutt'altra natura). La mia collezione di francobolli (primo e mai rinnegato amore) è orientata in tal senso. A parte 2-3 collezioni "canoniche" (Repubblica italiana, Regno d'Italia... anche III Reich, a buon grado di avanzamento) la mia principale è una collezione un po' particolare, che si chiama ASFE (A Stamp From Everywhere). Ovvero, avere un francobollo (anche uno solo) da ogni parte del mondo. Detta così non sembra un gran che, il punto è che è molto più estesa di quello che si immagini, e praticamente non completabile. Ti spiego brevemente perché. L'interpretazione dell'obiettivo della collezione è estremamente soggettivo (cioè ognuno fa come gli pare... che è un pregio enorme, secondo me), nel mio caso (e nella maggior parte dei casi) il ragionamento prende in considerazione come "entità" diverse anche le trasformazioini politiche di una stessa entità geografica, anche e soprattutto perché queste hanno spesso coinvolto poi una modifica dell'entità geografica stessa. Traduco, con l'esempio più facile: l'Italia. Nella mia collezione ci deve essere un francobollo italiano. ma c'è differenza tra la Repubblica e il Regno... allora uno del Regno ed uno della Repubblica, e sono due entità diverse. Però di mezzo c'è stata anche la RSI... e la reggenza... e procediamo. L'Italia aveva colonie, e allora un francobollo per ognuna di esse; durante le guerre aveva occupato territori (ed emesso per ognuno di essi) ed altri sono stati occupati dai nemici di turno, aumenta il numero di entità. C'erano uffici postali italiani all'estero (soprattutto impero ottomano e Cina). Durante la II guerra mondiale ci sono state emissioni clandestine partigiane (sulla cui originalità permangono dubbi, ma va bene). Ci sono state e ci sono ancora poste private, di operatori locali. E così via. Moltiplica il ragionamento per tutti i paesi del mondo, per tutta la storia dal 1840 ad oggi, includendo guerre civili, cambiamenti di ordinamento politico, micronazioni, paesi non riconosciuti, emissioni locali private e via discorrendo. Volendo, in caso di regnanti chiaramente identificati sul francobollo, anche questi da considerare. Un carissimo amico, che purtroppo ora non c'è più, che mi introdusse a questa tipologia di collezione, aveva listato, comprendendo tutto (anche emissioni "farlocche", per così dire), circa 18.000 entità, la stragrande maggioranza delle quali non elencate da cataloghi. O, se va bene, listate da cataloghi specifici e più introvabili dei francobolli stessi. Io di quelle entità ne ho quasi (QUASI) 3200, ed ho già una collezione moderatamente avanzata. Ma immaginati quanto ho imparato della storia e della geografia dal 1840 ad oggi, approfondendo ogni singolo argomento. Come già detto in un altro post, scrissi persino un paio di monografie (che erano poi raccolte di singoli "articoli" riordinati), una sulla guerra civile russa ed uno sulla guerra civile messicana, diventando così "uno dei massimi esperti" su questi periodi... Ecco, con le monete sto cercando di fare un po' una cosa simile. Periodi storici diversi, ognuno a suo modo (per me) rappresentativo, regnanti diversi... ne basta una, anche malmessa. E con le monete, anche se è più facile stampare il francobollo che coniare un metallo (quindi raro che ci siano monete di entità effimere o temporanee), non abbiamo il limite temporale del 1840... Scusate l'OT1 punto
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Non è rosso sul calendario ma vista la sua importanza ogni anno lo faccio diventare rosso io.1 punto
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Taglio: 2 euro cc Nazione: Grecia Anno: 2020 B Tiratura: 750'000 Condizioni: qFdc Città: Delfi (Grecia) NEWS ?1 punto
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taglio: 2 euro cc paese: germania A anno: 2022 A tiratura: 6.000.000 condizioni: spl città: trieste note: NEWS taglio: 2 euro cc paese: slovenia anno: 2022 tiratura: 1.000.000 condizioni: spl città: trieste note: NEWS1 punto
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Fino al 1908 nei coni delle monete della Regia Zecca (soprattutto per quelle di piccolo modulo), la legenda, il valore, il millesimo, il segno di zecca e gli altri elementi più piccoli e variabili delle impronte venivano incisi manualmente direttamente sui conî, con l’impiego di appositi “punzoncini”. Ogni punzoncino riportava una singola lettera oppure un singolo numero, anche se in certi casi potevano riportare anche una parola intera. A titolo esemplificativo, la firma dell’incisore “FERRARIS” veniva incisa con un punzoncino che conteneva la firma intera. Pertanto, nelle monete coniate fino al 1908, soprattutto in quelle di piccolo modulo, è possibile riscontrare dei peculiari difetti di incisione, conosciuti con il termine di “errori di punzonatura”, che derivano appunto dalla tecnica di incisione parzialmente manuale di ogni singolo conio. Si tratta di errori comuni e acquisiscono interesse solo in casi particolari. Nella monetina di oggi (1 centesimo 1862 N) possiamo apprezzare questa tipologia di errore. Si può notare una sovra-punzonatura nell’ultima cifra della data (2 su 1) al rovescio e al dritto una sovra-punzonatura della lettera “N” di EMANUELE (N su N). Per quanto riguarda la prima sovra-punzonatura potrebbero essere due le cause: (1) riutilizzo di un conio prodotto per le operazioni di coniazione del 1861 e “riadattato” per coniare il centesimo del 1862 oppure (2) errore dell’incisore che ha utilizzato per la prima incisione il punzoncino con la cifra 1, anziché la cifra 2. Nel caso specifico ritengo che l’ipotesi più plausibile sia la prima. Da notare che la moneta è stata coniata su un tondello che presenta delle esfogliazioni di metallo molto evidenti e al dritto un’esfogliazione si è ripiegata coprendo la lettera “V” di VITTORIO creando un simpatico effetto visivo sulla legenda che si legge “ITTORIO EMANUELE”.1 punto
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TAGLIO: 2 euro cc NAZIONE: Slovenia ANNO: 2020 TIRATURA: 1.000.000 CONSERVAZIONE: BB++ LOCALITÀ: Milano1 punto
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Ho trovato in rete questo "Manuale del forestiero in Napoli" del 1845. Ci sono diversi prezzi pasti in hotel, ristoranti ed altro. Alcuni esempi: Hotel Di Bellevue, Riviera 259: pranzo di 4 vivande: grani 80; colazione di 3 vivande: grani 40. Della Villa di Bari, 3, Strada Fiorentini 76: pr. da 3 viv. a gr. 30. Trattoria dell'aquila d'oro, vico Carrozzieri a Toledo 10 e 11: grani 30 o 40 per pasto di 4 vivande compresa la Zuppa Costo per ciascuna delle 25 diligenze ("omnibus"): grani 5. Vettura a due cavalli, 1 ora: gr. 40, tutte le altre ore: gr. 25; singola corsa: gr. 20. Teatro San Carlo, palchi di 1 fila, duc. 7:00, 2 fila: 9:00, 3 fila: 6:00, fino a 6 fila: 2:00; sedie da 60 a 50 gr. (doppio nelle sere di gala). Teatro San Carlino, prosa in dialetto: palchi 1 fila duc: 1:00 (giorno), 1:20 (sera); sedie: 15 gr. (più 2 per il cuscino) Diligenza per Roma (28-30 ore): scudi 10 e baiocchi 75, pari a duc. 13:34. Bagaglio gratis fino a rotola 30, oltre 6 baiocchi a rotolo. Sono anche indicati (pag. 82) i cambi con diverse monete estere e a pag. 84 sono descritti i sistemi di misura.1 punto
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