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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/17/22 in tutte le aree

  1. https://www.laprovinciadicomo.it/stories/como-citta/le-monete-romane-al-tar-e-scontro-sul-risarcimento_1429206_11/
    5 punti
  2. Ecco il cavallo appena arrivato, con la sigla T sotto la zampa e tre rosoni in esergo, catalogata Mir 85/1
    5 punti
  3. che ho pubblicato io per la prima volta, esistono esemplari che sembrano di tessalonica, altri di Antiochia (anche se ad oggi ne conosco solo 4 in tutto) il più bello da proporvi è questo Esistono per Anastasio anche delle imitative, in alcuni casi anche con la crocetta al dritto al posto del busto, ma oggettivamente non in quantità enormi, molte delle monete che sembrano “vandaliche” (uso un termine che fa ribrezzo…ma per spiegarmi meglio…) sono in realtà prodotti di Antiochia FINE Ps – cari amici, siamo giunti alla fine di questa trattazione …. Ma non alla fine del lavoro che sto facendo di raccolta e risistemazione di questa monetazione in bronzo Spero di aver acceso in voi un po’ di interesse, e spero di non avervi annoiato troppo con i “miei” bronzetti “sgarruppati” Grazie a chi ha avuto la pazienza di leggermi Alain Gennari
    5 punti
  4. Con il 5 Tornesi 1859 termino le mie condivisioni in questa bella discussione di @ggioggio. Acquistato dalla ditta Baranowsky, listino 1° semestre 2001, lotto 398 e giudicato qFDC, peso grammi 15,38. riferimenti: D'incerti 341 - Pagani 377 . Un caro saluto a tutti , Rocco.
    3 punti
  5. Buongiorno a tutti, riporto su questa bella discussione di Cristiano @Asclepia ci unisce oltre alla passione Numismatica la stessa passione per il rame e per questa tipologia, devo dire che una tra le prime monete messe in raccolta dopo un quarto di secolo d fermo , è stato proprio un 9 cavalli di Ferdinando IV. Oggi ripropongo uno dei miei ruderi, mostro solo il rovescio, invito @Releoa dare uno sguardo a questa discussione perche' anche lui mi è sembrato essere interessato a questa tipologia e a questa variante. 9 Cavalli Ferdinando IV 1790 Torre Senza Merli. Saluti Alberto Ps. Ci sono esemplari stupendi nelle vostre collezioni che mi aspetto siano postati.
    3 punti
  6. Rocco, pubblico, un po' a scoppio ritardato, la mia 120 grana del 1845. Mi sembra sia dello stesso conio di quella di Raffaele, con solo due punti nello spazio Portogallo. Ripeto, mi sembra abbia lo stesso conio, ma non escludo che possa sbagliarmi. Saluti a tutti.
    3 punti
  7. Provo con un franco del Congo belga https://en.numista.com/catalogue/pieces7608.html
    2 punti
  8. Complimenti! https://en.numista.com/catalogue/pieces1021.html I diametri sono solo similari, ogni moneta che propongo non è esattamene del diametro delle lire che la coprono, scelgo quella che più si avvicina. 19 mm per il cent e 20,20 mm per il 5 lire, nel comporre il quiz il 5 lire risulterà leggermente più grande. e questa è la mia monetina
    2 punti
  9. Trovata! Cent di Terranova, Giorgio VI https://it.ucoin.net/coin/newfoundland-1-cent-1938-1947/?tid=71600 Solo non mi torna col diametro qui sembra più grande di un 5 lire che è 20 mm ma risulta di 19 mm?
    2 punti
  10. Ciao Alberto, Il Tornese con lo stesso simbolo del coniatore.
    2 punti
  11. Saremo per fortuna di più perché ho avuto riscontri positivi da altri oltre a quelli elencati qui, comunque l’importante secondo me è’ ripartire con la condivisione per questo Verona
    2 punti
  12. Concordo ! Post spettacolare!
    2 punti
  13. Credo che si tratti di Galerio (spesso le legende si confondono). Potrebbe essere questa: Online Coins of the Roman Empire: RIC VI Aquileia 62b (numismatics.org) Ciao da Stilicho
    2 punti
  14. Allora... Se ci fai caso, per le monete degli Asburgo di Spagna, l'unico sovrano che utilizza l'aquila bicipite è Carlo V. L'Aquila bicipite è simbolo imperiale (del sacro romano impero) e già con il figlio Filippo II scompare. L'Aquila bicipite è stata utilizzata in terra tedesca austriaca fino al 1918 quando l'impero si è dissolto. Detto ciò e fatta chiarezza sul simbolo aquila a due teste, passiamo alla moneta QUOD VIS (che riprende in parte un motto di Sant'Agostino e significa "quello che vuoi") L'aquila tra le zampe ha una freccia con delle saette (simbolo di guerra) e dei rametti di ulivo (simbolo della pace). Il Sambon fa risalire questa iconografia alle diatribe politiche tra il duca d'Ossuna, viceré a Napoli, e la repubblica di Venezia per il controllo dell'Adriatico. L'immagine è da leggere più o meno così: Venezia scegli cosa vuoi tra la guerra e la pace. Spero di essere stato chiaro
    2 punti
  15. Cari amici, in questa trattazione certamente “a puntate” ho deciso di raccontare la monetazione romana in bronzo post 395. Il senso di questo racconto nasce da quella che probabilmente diventerà una pubblicazione, ma che al momento è un semplice work in progress, una sistematizzazione delle informazioni e del materiale da me raccolto negli anni. Ho pensato che riassumere qua, e raccontare questa “fetta di impero” potesse essere di qualche interesse per qualcuno, e magari mi aiuterà anche a raccogliere le idee… Ma partiamo dall’inizio… Il RIC X (Roman Imperial Coinage volume 10) scritto da Kent e uscito nel 1994 è un’opera imponente e un caposaldo della numismatica del tardoantico, ma vedere quanto sia cambiato nella monetazione in bronzo e quante novità siano intercorse in soli 27/28 anni può lasciare stupefatti. Poiché gran parte del mio studiare e del mio scrivere negli anni è stato pertinente proprio al RIC X, e poiché come dicevo le novità sono davvero molte, ho pensato che fosse il momento di “riallineare” se non “rivedere” la moneta in bronzo nel RIC X, riportandola al 2022, quantomeno per tentare di ricollocare una serie di monete e dubbi presenti nel mio database. Il mio lavoro ha come obiettivo, tra le altre cose, di presentare un’immagine per ogni tipologia/officina nota, quindi come ben potrete immaginare allo stato attuale della ricerca….: - ho un quadro delle singole emissioni e varianti che direi chiaro al 90% - ho spulciato le 10.000 e più monete pertinenti e presenti nel mio archivio - ho spulciato il web (certamente non ancora al 100% - dovrò verificare le pubblicazioni di almeno 350 contesti di scavo e tesoretti - dovrò contattare tutti i musei che hanno monete uniche…. Sono già molti…. - etc etc etc insomma, il lavoro non manca…. Ma c’è tanto da poter già raccontare per accompagnare il lettore e magari regalare una piacevole lettura…. Alain Gennari
    1 punto
  16. Buonasera a tutti, ho voluto aprire questa discussione dopo aver acquistato il 5 Lati d'argento lettone, meglio conosciuta come Milda, per la mia collezione e fare un viaggio nel tempo e nello spazio con parole, immagini e video per rivivere la sua bellissima ed affascinante storia provando l'emozione che allora ed ancora oggi suscita questa moneta per questo popolo che per lunghi anni ha lottato per la conquista della propria libertà ed indipendenza. Spero che questo viaggio possa essere interessante e coinvolgente per tutti e qualsiasi approfondimento sarà ulteriormente apprezzato per migliorarne i contenuti. Quando il 1 gennaio 2014 in Lettonia è stato introdotto l'euro, è tornato in circolazione un simbolo molto popolare che celebra il trionfo della libertà, la fanciulla popolare lettone: icona dell'indipendenza e dell'orgoglio lettone è tornata nella monetazione quotidiana della nazione circa 70 anni dopo la guerra. Il suo conio risale al 1929 su quella che, indubbiamente, è la più popolare delle monete lettoni, il 5 lati d'argento: Ogni moneta è un piccolo libro di metallo prezioso ricco di storia e Milda ha una sua storia da raccontare dietro il design e la donna che ne hanno ispirato il motivo che sono senza tempo. Nel suo discorso l'accademico Jānis Stradiņš, membro del Comitato per il design delle monete della Banca della Lettonia, in occasione del 90° anniversario rimarcava: "I simboli sono molto importanti per l'esistenza ininterrotta di uno stato e di una nazione; non sono solo segni formali di distinzione. I simboli uniscono la nazione, fanno pensare ai percorsi della storia, al destino della nazione, danno origine alle tradizioni. Molti di questi simboli lettoni sono nati durante il cosiddetto risveglio nazionale (seconda metà del XIX secolo), ad esempio alla bandiera rosso-bianco-rossa e al nostro inno "Dio, salvi la Lettonia", ma altri all'alba della nostra indipendenza. Tra questi ultimi, lo stemma nazionale, l'istituzione della presidenza, il Monumento alla Libertà, la scultura della Madre Lettonia e altri simboli, tra cui il lati, associato alla moneta da cinque lati prebellica: la nobile fanciulla con il tradizionale copricapo e spighe di grano è il simbolo e l'immagine della Lettonia condiviso da tutti." In tutta la sua storia, la Lettonia ha conosciuto solo cinquantuno anni di indipendenza: vent'anni tra le due guerre mondiali (1919-1939) e trentuno dal 1991 ad oggi. Terra di missioni, conversioni accompagnate da interventi militari ed economici dal XII secolo, questo paese ha vissuto 750 anni di occupazione straniera. Che fosse germanica, svedese, polacca, russa, nazista o sovietica, questa dominazione ebbe generalmente conseguenze simili per questa popolazione: essere alla mercé degli occupanti, avere condizioni di vita spesso difficili, scarso potere economico e politico, conoscere l'imposizione di una lingua straniera. L'identità di questo popolo è stata costantemente minata, se non imbavagliata fino alle sue fondamenta. Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
    1 punto
  17. Confermo la mia presenza alla consegna del gazzettino e della moneta per i giovani! Purtroppo non riuscirò invece a esserci al pranzo...volentieri una prossima volta!
    1 punto
  18. ciao @simone78 Si può indovinare cos’è (bronzo provinciale di Ilion con ritratto di Augusto) ma ovviamente con queste foto, non si può dire niente circa l’autenticità. https://rpc.ashmus.ox.ac.uk/coins/1/2307A
    1 punto
  19. Provo con un 50 franken della Saar 1954 https://en.numista.com/catalogue/pieces1865.html
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  20. belli e rari , complimenti Elio
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  21. Oltre ad aggiungere gli aiuti cortesemente puoi aggiungerla anche su Numista??
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  22. Buonasera a tutti, vedo che la febbre spagnola ti ha lasciato qualche segno. Non ti nascondo che ogni tanto faccio anche io il pensiero. Ne ho ancora qualcuna da condividere magari più avanti. Trovo interessante il simbolo di questo grano , una cifra 3 di cui mi attira e incuriosisce molto la forma. Terrò a freno la fantasia. Complimenti per la moneta dove molti particolari sono ancora ben apprezzabili. Saluti Alberto
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  23. Anche se sono solo un appassionato, provo a risponderti. Il volume VI del RIC (datato 1967) e' organizzato per zecche e non per imperatori. Il principio che c'e' dietro tale scelta e' specificato nella prefazione: Wildwinds, invece, per praticità divide le monete per imperatore e quindi dovrebbe assegnare la tua moneta a Galerio. Dico "dovrebbe" in quanto, in realtà, non c'e'. E non la trovi in quanto Wildwinds, pur essedo un progetto assai utile, e' purtroppo incompleto e contiene talora anche errori. Alla luce di ciò, andando nella zecca di Aquileia, la tua moneta appartiene al cosiddetto II (secondo) gruppo di emissioni che va dal maggio 305 al luglio del 306 (tra l'altro mi sembra che Costanzo Cloro sia morto proprio nel luglio 306): Nel caso della tua moneta, l'autorità emittente e' Costanzo Cloro in quanto la zecca di Aquileia era sotto il suo controllo essendo ad Occidente. Non so, onestamente, se successivamente alla stesura del RIC, ci siano stati cambiamenti nella cronologia di emissione alla luce di nuovi eventuali studi, essendo quello un periodo assai convulso. E in più, ci sono molti "not in RIC": NOT IN RIC (lechstepniewski.info) Ecco la tua moneta; appartenente alla iii serie di emissioni del II gruppo: Come vedi, e' data come comune. Circa e prezzi....non so...guarda magari un po' in giro, anche sulla baia, giusto per avere un riferimento. Poi, sai bene che sul prezzo incidono tanti fattori....cose che abbiamo detto tante volte. Spero di esserti stato utile. Ciao da Stilicho
    1 punto
  24. Buonasera a tutti, riprendiamo questo viaggio storico-numismatico del 5 Lati. Uno dei maggiori artefici della rinascita lettone fu Zigfrīds Anna Meierovics, il quale si recò in Inghilterra per provare ad ottenere l’appoggio delle forze dell’Intesa per la fondazione del nuovo Stato: Sulla carta sembrava una montagna troppo ardua da scalare, invece Meierovics mostrò di avere una sopraffina arte diplomatica e ottenne l’approvazione scritta tramite una lettera firmata dal ministro degli Esteri inglese Lord Balfour: Meierovics era partito da Pietrogrado con in tasca la lettera che gli dava pieni poteri di rappresentanza degli interessi lettoni all’estero. Nella lettera in realtà non c’era solo la delega a Meierovics, ma vi si trovavano descritti i contenuti principali della missione diplomatica lettone. Il Consiglio Nazionale lettone si proponeva come organismo in grado di prendere il controllo politico e amministrativo del territorio lettone, garantendo la libera navigazione del mar Baltico e l’accesso ai principali porti lettoni. Uno stato lettone indipendente avrebbe assicurato la libera circolazione di persone e merci dall’Europa occidentale verso la Russia e il libero accesso ai porti del mar Baltico, questioni che stavano particolarmente a cuore alle potenze dell’Intesa, specie al Regno Unito. Sul sostegno di Regno Unito e Francia i lettoni contavano molto per la formazione del loro nuovo stato, in contrapposizione alle mire espansionistiche tedesche e come argine da opporre al nascente stato bolscevico in Russia. L’11 novembre 1918, dopo aver ricevuto la missiva, il brillante politico lettone poté gettare le basi per arrivare all’agognata libertà del territorio di Riga. Il 17 novembre 1918 fu costituito il Tautas Padome, il Consiglio nazionale lettone. Ovviamente, siccome non c’erano le basi e nemmeno il tempo per indire delle elezioni, non si trattò di un organismo scelto dal popolo, ma formatosi dall’unione delle due principali forze politiche del periodo: Latviešu Pagaidu Nacionālā Padome (Consiglio lettone nazionale temporaneo) e Demokrātiskais Bloks (Blocco Democratico) che raccoglieva diversi movimenti ma non formava una realtà politica unitaria e autonoma. Lo storico evento del 18 novembre si tenne alla presenza di appena 34 deputati. In molti, infatti, non riuscirono a raggiungere in tempo Riga perché il Paese era ancora in regime di guerra, con diversi territori occupati da tedeschi e russi. Il Latviešu Zemnieku Savienība, il partito dei contadini guidato da Kārlis Ulmanis, fu quello che riuscì a presenziare con il numero più alto di esponenti. Il palco ormai era sovrastato dalle bandiere della nuova Lettonia, due bande orizzontali rosso scuro divise da una banda bianca: questi colori erano stati usati la prima volta nel 1873, in occasione del I Dziesmu Svētki, il festival delle canzoni popolari. In quell’occasione nel 1873 fu cantato per la prima volta anche “Dievs svēti Latviju” (Dio benedica la Lettonia), che quella sera del 18 novembre 1918 sarebbe diventato l’inno ufficiale della Lettonia. Uno dei tanti paradossi di quel giorno fu che il presidente eletto, Jānis Čakste, trovandosi fuori città, non ricevette in tempo il telegramma di convocazione ed allora fu il vice presidente, Gustavs Zemgals (Partito Radicaldemocratico) a prendere la parola, per proclamare la nascita della Repubblica di Lettonia. A seguire Kārlis Ulmanis, nominato il giorno prima dal Tautas Padome capo del governo provvisorio lettone, nel suo discorso affermò che l’obiettivo del governo era quello di rafforzare la Lettonia sia all’interno del suo territorio, che all’esterno attraverso il grande lavoro diplomatico di Meierovics. Ulmanis non nascose la gravità della situazione in cui versava il paese ma per il processo di ricostruzione fece leva sullo spirito nazionale lettone, sulla volontà di tutto un popolo di liberarsi da secoli di schiavitù e oppressione. C’era un fotografo in sala, Vilis Rīdzenieks che immortalò in una foto leggendaria, l’unica foto che ritraeva il palco di quella straordinaria serata: Da quel giorno in realtà passerà ancora un anno di guerra e grandi tribolazioni prima che la Lettonia possa considerarsi davvero uno stato libero e indipendente in buona parte del suo territorio. La ricostruzione del nuovo Stato della Lettonia libero ed indipendente non poteva prescindere da un elemento di fondamentale importanza: una nuova unità monetaria identitaria. ....ma di questo parleremo nel prossimo post Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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  25. Un interessante statere di Corinto con Pegaso con ali 'arcaiche' e testa elmata di Atena in quadrato incuso . Di particolare bel gusto, come sottolineato dal compilatore del catalogo, la testa di Atena . E' passato a suo tempo in vendita NAC 114 al n. 196 .
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  26. Segnalo quelle che sono le emissioni del 20/5.
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  27. Congratulazioni a Quelli del Cordusio: premio stra meritato viste le vostre molteplici lodevoli iniziative!
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  28. @ARES III L'ultima frase del ricordo scritto tempo fa per i miei lo prevede... Il 28 settembre 2006 Solange ha raggiunto il paradiso dei felini e il fatto che non abbia minimamente sofferto è il solo appiglio per temperare il nostro comprensibile dolore. Anche la considerazione che abbia trascorso in perfetta salute tutta la sua lunga esistenza (la recente indagine anagrafica le assegna 18 anni già compiuti, dato che quando Daria l’ha adottata, all’età di 15 anni, la gattina aveva già sei o sette mesi) ci è stata di conforto. Discreta e indipendente, la sentivo emettere un flebile miagolio solo quando, dopo il suo giro nel vasto prato sotto casa, “suonava il campanello” per rientrare. Invece, quando eravamo al Lido di Camaiore dove ci ha sempre seguito, era solita trascorrere le sue vacanze in appartamento. Non è che avesse avuto un’attività sessuale frenetica, anche perché ce l’hanno portata quando era stata appena sterilizzata, ma non erano pochi i suoi ammiratori tra i gatti dei dintorni attratti dal suo pelo bianchissimo, dagli occhi uno verde e uno azzurro (come quelli di Alessandro Magno!) e dalla siluette da top model. Inoltre aveva trascorso un lungo periodo di convivenza tipo Pacs in perfetta armonia con il nostro Pitty, un affettuoso cagnolino già da tempo in famiglia di grande simpatia, amante del gioco e dei bambini, che ci ha lasciati da anni per un male analogo, un tumore a rapida proliferazione che però nel caso del cagnolino era osseo (all’anca) e lo faceva soffrire, mentre nel caso di Solange era esterno (sul dorso, ma credo sia partito da un polmone) e fastidioso ma non doloroso. Una massa che nel giro di un paio di settimane si era notevolmente ingrossata e la cui natura maligna è stata accertata dal veterinario. Nessun indugio: una iniezione di barbiturico con anestetico locale, solo un sussulto appena percettibile all’entrata dell’ago sotto cute e un sonno dolce e tranquillo che si confonde con l’eterno riposo. Non so per noi, ma per loro sicuramente c’è un posto dove poter scorrazzare anche dopo. apollonia
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  29. Confermo che hai individuato correttamente il numero del RIC VI che è il 62b e corrisponde al 106 del Paolucci-Zub. Niente lettera in questa emissione. Arka Diligite iustitiam
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  30. Smetto le ricerche ???
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  31. http://www.umbria24.it/cultura/museo-archeologico-di-perugia-109-monete-recuperate-dai-carabinieri-arricchiranno-la-collezione
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  32. Buonasera, la collezione di monete e medaglie di Domenico Pasqualigo fu legata alla Repubblica della Serenissima nel 1746 assieme a libri rari e ad altre antichità. Questa collezione rappresentò il primo nucleo delle raccolte numismatiche della Biblioteca Marciana. Di seguito, le Oselle presenti nel legato, oggi conservate alla Galleria G. Franchetti alla Ca’ d’Oro di Venezia, opportunamente inventariate: Osella di Alvise I Mocenigo. 1576. Osella di Sebastiano Venier. 1577. Osella di Morosina Morosini. 1597. Osella di Francesco Molin. 1646. Osella di Alvise Contarini. 1676. Osella di Francesco Morosini. 1691. Osella di Elisabetta Querini. 1694. Osella di Giovanni II Corner. 1711. Osella di Alvise III Mocenigo. 1727. Osella (di Murano) di Alvise III Mocenigo. 1722. Osella di Carlo Ruzzini. 1733. Osella (di Murano) di Pietro Grimani. 1741. Saluti, Domenico
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  33. L’autore ne ha reso disponibili delle pagine campione su academia.edu I vol.: https://www.academia.edu/74024222/Gerarluigi_Rinaldi_Il_fondo_numismatico_della_Società_Napoletana_di_Storia_Patria_la_monetazione_medievale_Roseto_degli_Abruzzi_Edizioni_DAndrea_2020_specimina_ II vol.: https://www.academia.edu/74024271/Gerarluigi_Rinaldi_Il_fondo_numismatico_della_Società_Napoletana_di_Storia_Patria_la_monetazione_di_età_vicereale_Roseto_degli_Abruzzi_Edizioni_DAndrea_2020_specimina_ III vol.: https://www.academia.edu/74024309/Gerarluigi_Rinaldi_Il_fondo_numismatico_della_Società_Napoletana_di_Storia_Patria_la_monetazione_dai_Borbone_al_Regno_d_Italia_Roseto_degli_Abruzzi_Edizioni_DAndrea_2020_specimina_
    1 punto
  34. DISTINTE RISTAMPATE Buona notte da Stilicho
    1 punto
  35. Non credo, mi pare che gli estratti saranno inviati ai singoli autori in pdf, al posto dei tradizionali "separata".
    1 punto
  36. Complimenti @fricogna per l'accostamento. Solo una domanda: attualmente l'aquila dello stemma dell'Austria è ad una testa sola. Nel passato gli Asburgo, come simbolo del Sacro Romano Impero, avevano nello stemma l'Aquila "bicipite" . Perchè Filippo III adottò l'aquila ad una sola testa? E perchè in questa tipologia di monete l'Aquila regge tra gli artigli un ramo d'ulivo e delle frecce, effige che non ha corrispondenza ( mi pare ) con il blasone? Buona Serata
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  37. Buongiorno a tutti, riprendiamo il viaggio della libertà e della storia di Milda: era il 18 novembre 1918 quando alle ore 16, nel Teatro Nazionale di Riga (Rīgas Krievu teātris) gremito di persone entusiaste e adornato con le bandiere nazionali, il Latvijas Tautas Padome, il Consiglio nazionale della Lettonia, che si era costituito poche ore prima, proclamò ufficialmente l’indipendenza e la nascita di un nuovo Stato con un governo provvisorio alla guida. Il percorso per arrivare a questa giornata memorabile per il Paese Baltico era stato arduo e non privo di ostacoli ma alla fine i maggiori esponenti politici di quel periodo riuscirono a donare l’autonomia ai propri connazionali. La Lettonia era reduce dalla Grande Guerra, durante la quale aveva dovuto assistere a numerosi e violenti scontri sul suo territorio. Il Paese, in quegli anni sotto il controllo dell’Impero russo degli Zar, era in una posizione a dir poco scomoda, poiché si trovava sulla linea del fronte tra russi e tedeschi. Furono molti i soldati uccisi e le città rase al suolo, con diverse persone che si ritrovarono senza una casa e costrette a fuggire verso il Kurzeme e lo Zemgale per scappar via dall’avanzata della Germania. La Prima Guerra Mondiale però non fu soltanto sinonimo di morte e distruzione per i lettoni. Infatti, con la caduta della Russia zarista, si accentuarono le speranze di poter finalmente avere una patria libera e indipendente. Quando il 3 marzo 1918 fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, si stabilì la fine delle operazioni belliche tra la Russia e la Germania, con quest’ultima che ebbe maggiore libertà di azione sul territorio baltico. I tedeschi però non stavano attraversando una fase florida della loro storia, poiché si temeva che a Berlino potesse scoppiare da un momento all’altro una rivoluzione, mentre i militari ormai erano esausti e poco motivati a continuare a rischiare la vita. Il mondo politico lettone non fu compatto nel sostenere il movimento per l’indipendenza. I partiti socialisti e socialdemocratici volevano restare nell’orbita della Russia sovietica, mentre gli altri schieramenti erano convinti che ormai fosse giunto il momento di proclamare un nuovo Stato autonomo e lontano dalle lotte e dagli interessi delle grandi potenze. Fu questa seconda corrente a prevalere e, di conseguenza, si attivò la macchina diplomatica per trovare il giusto compromesso affinché la Lettonia potesse essere finalmente indipendente. Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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  38. Ciao! Necessità di guerra, vero. Le guerre, però, erano solo uno dei motivi per drenare valuta ed erano motivi contingenti e limitati. Altro motivo, per me più frequente per la "Serenissima", era la carenza di metallo prezioso (o l'aumento del suo valore in ambito internazionale). La possibilità di approvvigionarsi dei metalli necessari alla zecca per la coniazione in monete, soprattutto quelli preziosi, dipendeva naturalmente dall’andamento di mercato degli stessi in ambito internazionale a cui Venezia non poteva sottrarsi; la scoperta di nuove miniere e l’adozione di tecniche che consentissero una maggiore estrazione di metallo, così come l’esaurimento delle stesse o la perdita di qualche “mercato” importante, condizionavano la sua politica monetaria. La maggior quantità di metallo arrivava a Venezia dalle miniere tedesche e balcaniche; di tutto il metallo importato, i mercanti stranieri, avevano l’obbligo di versarne parte alla zecca per trasformarlo in moneta; in genere era la quinta parte del metallo prezioso che conducevano, con tale percentuale la zecca coniava le monete che erano ritornate ai mercanti come pagamento del quinto ricevuto. L’obbligo venne più volte nel tempo abrogato e reintrodotto. A riprova di quanto fosse mutevole l’approvvigionamento del metallo, si registra che nel primo periodo del dogato di Francesco Foscari, fino al 1430 circa, la quantità di argento che si coniava in moneta era abbondantissimo, tanto che questo metallo poteva essere venduto ed acquistato in qualsiasi luogo di Venezia e ciò a scapito dell’oro che, invece, arrivava in zecca in quantità minima. Nel secondo periodo invece si instaurò una forte penuria di ambedue i metalli, tanto che la Repubblica fu costretta ad emettere delle leggi perché anche la compravendita dell’argento, così come lo era già per l’oro, venisse sottoposta a misure di controllo via via più restrittive, tanto da ottenere di fatto il monopolio commerciale. Giacché erano frequenti tale congiunture, Venezia riduceva l'impatto negativo attuando vari correttivi (non sempre efficaci); poteva, a seconda dei casi e come detto sopra, togliere o ridurre l'obbligo di versare il quinto, oppure poteva ridurre o azzerare le spese di coniazione, così come poteva ridurre o azzerare il signoraggio; in alcuni casi anche il salario dei lavoranti nella zecca e ciò a beneficio dei mercanti ai quali veniva maggiormente apprezzato il loro metallo. Di fatto veniva incentivata la consegna di tali metalli a Venezia. saluti luciano
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  39. Il discorso di Cipolla, come detto in altro post, si inserisce nel ricco e complesso dibattito sulle cause e i giudizi del fenomeno della svalutazione iniziato già alla metà del settecento, in una maggioranza di opinioni risolutamente contrarie che vedevano in questo fenomeno unicamente una volontà di frode e lucro dell'autorità statale ai danni delle popolazioni, spiccavano le posizioni di Carlo Antonio Broggia e di Ferdinando Galiani, il primo era contrario alle alterazioni materiali della moneta, che si prestavano a suo parere a tutta una serie di guasti ed effetti collaterali dannosi per il commercio e l'economia, ma era favorevole ad alterazioni inerenti il solo valore legale, che giudicava necessarie in tutti i casi di mutazione del prezzo di mercato dei metalli preziosi...Per Galiani invece l'alterazione anche materiale della moneta poteva essere necessaria per iniettare più liquidità nel mercato e scongiurare i danni di una penuria di circolante, è la tesi su cui si basano le riflessioni di Cipolla e di altri studiosi del tema, e in effetti gli studi successivi in merito suggeriscono la coesistenza di più cause possibili nel fenomeno dell'alterazione monetaria da valutare caso per caso, gli esempi sono molteplici, la secolare e inarrestabile alterazione dell'intrinseco del denaro carolingio è l'esempio per eccellenza di un processo finalizzato a produrre più moneta, il denaro era l'unica moneta effettivamente coniata nella maggior parte degli stati dell'Europa occidentale nel periodo VIII-XII secolo, inizialmente di 1,7 grammi e ottimo intrinseco d'argento, arriverà nel XII secolo a contenere solo una minima parte di argento, è la base del processo di svalutazione della lira di conto descritto in un altro famoso testo di Cipolla, "Le avventure della lira", ma accanto alle svalutazioni lente e secolari potevano coesistere quelle più rapide, spinte da necessità di fare cassa, cause belliche e militari potevano rendere più arduo e complicato l'approvvigionamento di metalli preziosi o finalizzarli alle spese di guerra con il conseguente scarico delle tensioni sulle monete piccole di mistura, il caso per eccellenza e più noto è la continua svalutazione dei denari in mistura coniati da Federico II, perennemente in guerra contro i comuni dell'Italia centro-settentrionale. Per i secoli dell'epoca moderna, dal cinqucento al settecento compreso, vi è un prezioso studio di un altro grande maestro di sapienza monetaria storica, Giuseppe Felloni, disponibile in versione digitale a questo link: https://www.storiapatriagenova.it/Scheda_vs_info.aspx?Id_Scheda_Bibliografica=1249 L'autore mette in discussione la diffusa opinione che la svalutazione dell'unità di conto derivasse necessariamente da un aumento incontrollato della produzione di moneta piccola, ma nelle sequenze statistiche presentate nel saggio si evince piuttosto il contrario, nei periodi di massima svalutazione le coniazioni, anche e soprattutto di moneta piccola, si presentano molto più sporadiche e limitate, da ciò ne deriva un'interessante riflessione sulle cause più profonde del fenomeno che sono da ricollegarsi in gran parte al già discusso problema della carenza di afflusso dei metalli in zecca, cosa che poteva derivare o da un più difficoltoso reperimento delle paste metalliche o dalla mancata convenienza dei privati a portare metallo in zecca a causa di un prezzo legale attribuito dallo stato alla moneta non in linea con i valori reali di mercato, il rincaro dei metalli conseguente e gli agi pagati dalle istituzioni come sovrapprezzo sul prezzo legale comportavano spesso la necessità delle magistrature di zecca di rivalersi sul contenuto metallico delle coniazioni contemporanee, quasi sempre le monete di taglio minore, abbassando peso o intrinseco e causando il fenomeno visibile della svalutazione, un fenomeno che si riverberava come effetto collaterale sulla moneta piccola, ma originava innanzitutto da carenze o alterazioni nel prezzo dei metalli preziosi, oro e argento...
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  40. Ciao! Sempre relativamente a Venezia, ritengo giusto fare un sempio "sul campo"; parliamo del soldino in argento, dalla sua prima emissione all'ultima (dal 1329 al 1577 circa) ti elenco il peso ed il titolo dell'argento fino impiegato, a seconda delle differenti emissioni effettuate sotto i relativi Dogi: Francesco Dandolo titolo = 670 - peso gr 0,96 Andrea Dandolo titolo = 965 - peso gr 0,55 Andrea Contarini titolo = 952 - peso gr 0,50 Tommaso Mocenigo = 952 - peso gr 0,40 Agostino Barbarigo = 948 - peso gr 0,32 Pietro Loredan = 600 - peso gr 0,45 Come si può notare, ogni singola differente emissione ha interessato la modifica del peso e/o del titolo (o entrambi), ma se proviamo a moltiplicare il titolo per il peso, il risultato è una serie di dati calanti nel tempo: 643,20 - 530,75 - 476,00 - 380,80 - 303,36 - 270,00 saluti luciano
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  41. In realtà negli ultimi anni è stata rivalutata la circolazione monetaria, che sembra essere stata molto più capillare di quanto ritenuto finora. Interessante da questo punto di vista lo studio di Cecile Morrison su un villaggio sperduto nei balcani abbandonato nel IX-X secolo, dove furono trovate molte monete spicciole in quello che doveva essere il mercato e dove si pensava non venisse usata moneta da secoli. Arka Diligite iustitiam
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  42. eh bella domanda... non c'è alcuna certezza in merito e molte differenti teorie posso darti un parere personale, e opinabile ovviamente, con il quale chiudevo un mio recente articolo su tutte le varianti note ad oggi: Pur nell’incertezza che avvolge la multiforme serie del Domino Nostro sembra plausibile guardare a Cartagine come zecca di emissione, in un periodo vicino alla metà del V secolo. Una sintesi delle attribuzioni del passato, tra la rivolta di Gildone di fine iv secolo e il regno di Genserico, passando per Bonifacio, è presente in Bijovsky 2012, p. 139. L’attribuzione a Genserico e la definizione all’interno della serie protovandala appare oggi la più probabile. Queste monete furono probabilmente emesse prima delle serie con la D e la stella in ghirlanda, le cui datazioni potrebbero oscillare tra il 450 e il 480. Inoltre queste monete sono assenti nei ritrovamenti depositati prima del 439. Concordiamo quindi con Bijovsky che seguendo Morrisson sostiene come plausibile periodo di emissione il 442-450, when a treaty formalized the Vandalic rule in Africa.
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  43. Buonasera a tutti, @sdy82 io non saprei risponderti, ne ho solo uno del 57 in collezione , non ho la possibilità di fare un vero confronto. Ma credo che se viene riportato in alcuni manuali ci siano degli elementi a corredo, al momento non posso consultare testi per verificarlo. Vediamo se altri utenti siano più di aiuto. Intanto posto il mio se può essere utile. Anche se di scarsa conservazione. Saluti Alberto
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  44. E' interessante che la raffigurazione del trampoliere su una lettera alfabetica perduri anche a distanza di tempo e ben oltre la fase a rovescio incuso, come ben evidenziano questi stateri a doppio rilievo inquadrabili nella seconda metà del IV secolo a.C. Il trampoliere viene raffigurato, rispettivamente, su e su un elemento grafico meno chiaro (monogramma?). Leu 10, 2019, 114 CNG 309, 2013, 11
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  45. Mi permetto di inserirmi in questa discussione che continuerà a prendere corpo nel corso del tempo (eventualmente posso poi portare questo ed altri interventi "intrusivi" in una discussione separata senza problemi). La scelta che hai fatto prevede di strutturarla in ordine alfabetico. E' una scelta pratica ai fini della consultazione, può esserlo meno invece in termini di obiettivo finale. Ci sono numerosissimi magistrati monetali praticamente sconosciuti, così come gentes poco note e sarebbe comunque estremamente interessante, alla fine di un lavoro sicuramente lungo ed impegnativo, poter ricavare qualcosa dalle evidenze emerse. Per fare questo però vedrei meglio una struttura ed un'impostazione differente, di tipo cronologico. Non so se tu ti sia preposto un obiettivo, una sorta di studio di sintesi indicante ad esempio la percentuale di magistrati monetali appartenenti a famiglie altrimenti scarsamente o per nulla conosciute che ha operato in un determinato periodo (ovviamente calcolato sul totale delle tipologie monetali)... questo potrebbe essere un dato interessante. Ma anche qui le varibili sono numerosissime ed andrebbero in un certo senso ben definite. Ti allego qui sotto i tre volumi del Broughton (MRR 1-3), fondamentali per orientarsi nel contesto. C'è anche un aggiornamento di Champlin (MRR 0): MRR1 - T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic 509 B.C.-100 B.C. Vol. 1.pdf MRR2 - T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic 99 B.C.-31 B.C. Vol. 2.pdf MRR3 - T. Robert S. Broughton - The Magistrates of the Roman Republic - Supplement.pdf MRR0 - Edwar Champlin - MAGISTMRR0 - Edwar Champlin - MAGISTERIAL REVISIONS.pdfERIAL REVISIONS.pdf
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  46. Infine, il famoso "soldo", che tanto abbiamo usato per far di conto scoprire quali monete usare, non avrebbe avuto una sua moneta effettiva in Sardegna fino a Filippo III (1598-1621), che fece coniare questa moneta da 6 cagliaresi:
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  47. Se poi avesse voluto usare monete catalane, avrebbe avuto bisogno di 6 croat (argento) e 15 dineros (mistura) di Ferdinando II, di cui si può osservare qui sotto la somiglianza con le monete sarde precedenti: croat dinero
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  48. Per quanto riguarda lo spicciolame, il nostro vassallo avrebbe dovuto tirare fuori 15 monetine da 1 cagliarese (o magari qualche moneta da 2 cagliaresi, anche questi introdotti per la prima volta da Ferdinando II e che erano equivalenti ai doppi denari o "dobler" catalani), come quello sottostante:
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