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  1. Rocco68

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 05/29/22 in tutte le aree

  1. Buongiorno a tutti, è con grande soddisfazione che condivido qui nel Forum e nella nostra bella sezione, una piccola monetina che nessuno aveva ancora visto fino ad oggi, moneta che addirittura mancava al Re Numismatico , descritta nel Corpus al numero 1378, come appartenente alla Collezione Dell' Erba. Per farvi comprendere quanto sia stata misteriosa la sua esistenza, il pregevole lavoro di Pietro Magliocca (il testo più aggiornato ad oggi) sulla monetazione Vicereale al numero 166, per Filippo II Re di Spagna, 8° periodo, 1591-1593 il Tre Cavalli con sigle MAL /CI, rarità SR Riporta in nota: "...ad oggi nessun esemplare è apparso con queste sigle, pertanto, in attese di conferme è catalogata con SR." Lo stesso autore classifica con la dicitura SR tutte quelle monete senza rarità, "mai apparse". La moneta non è in gran conservazione, infatti è illegibile nella legenda al dritto, ma il busto radiato volto a destra e le sigle del Mastro di Zecca Marco Antonio de Leo o Leto, e sotto quelle del mastro di prova Gaspare Giuno o Juno, si vedono benissimo. Aspetto commenti da tutti gli appassionati del Vicerame. Un caro saluto a tutti. Rocco.
    8 punti
  2. Niente infatuazioni. Io mi innamoro, profondamente, ogni volta. ☺️ Arka Diligite iustitiam
    3 punti
  3. E venne il giorno della presentazione e delle consegne…Verona è’ sempre un grande meeting point
    2 punti
  4. L'esperienza dell'infatuazione in campo affettivo ed erotico è abbastanza comune, si incontra una persona e "così, de botto e senza senso" si prova una forte attrazione, non si conosce nulla di quella persona, si è estranei, eppure si rimane ingrippati... allo stesso modo sensazioni simili, mutatis mutandis, si possono sperimentare per determinati oggetti tra cui le monete, cioè a prescindere dall'interesse collezionistico o dagli ambiti storici prediletti può succedere che l'incontro con una moneta in un mercatino, convegno o negozio faccia scattare la libidine monetaria tremenda e subitanea, a volte con gravi inconvenienti tascali ?, a me è capitato varie volte e mi diverte condividere esperienze di ingrippatura monetaria de botto e senza senso ? Di seguito ecco le mie ingrippature attuali, per la numismatica italiana ho un inspiegabile debole per lo scudo di zecca bolognese di Pio VII, nonostante non abbia mai collezionato questo ambito... per la numismatica estera invece anni fa rimasi folgorato dalle rupie angloindiane della regina Vittoria, ma mi piacciono pure quelle successive... però questa passione devo dire che nel tempo ha acquisito un senso più compiuto portandomi a studiare con gusto e interesse crescente la storia dei commerci e delle monete di area Oceano Indiano... Adesso tocca a voi, sbizzarritevi...
    2 punti
  5. Non ce ne bisogno, leggendo i vari post dalla segnalazione in poi si accorgeranno solo di una cosa.... che non sai di che moneta si tratta! sii flessibile anche tu
    2 punti
  6. Buona Sera, ringrazio per le risposte, emerge prepotente un aspetto del rapporto dei comuni cittadini nei confronti dello Stato, che in fondo conserva alcune forme di “angaria” residue del nostro passato. Si va dalle leggi volutamente “fumose” e reciprocamente contraddittorie così da consentire di volta in volta interpretazioni “ad personam” all’inversione dell’onere della prova e alle leggi retroattive. Ritengo, malgrado l’art. 733 c.p. citato dall’utente allek, di dover sposare la valutazione posta dall’utente Alberto Varesi, con una ulteriore precisazione, sono rimasto inorridito dalla decisione di alterare la moneta ma rispetto le motivazioni, che non conosco e neppure mi interessano, che l’hanno portata a sfregiarla barbaramente. Come ho già rimarcato in un precedente intervento: le perversioni anche numismatiche sono quasi infinite, ogni persona è a suo modo un caso psichiatrico. Inoltre nel sopracitato articolo si menziona la necessità di conoscere, la natura e il rilevante pregio, missione disperata in epoca di “social”. Nel caso specifico delle monete, come puntualizzato da diversi utenti, un collezionista o anche un operatore del settore, anche il più accorto, è esposto al rischio di essere coinvolto in procedimenti legali che per la loro durata e arbitrarietà segnano, non solo economicamente, chi viene fatto oggetto di indagini, quasi sempre senza alcuna colpa. Cordialità
    2 punti
  7. Complimenti per la medaglia e la discussione. Sottolineo solo come la medaglia da quanto si estrapola anche dall'ultimo libro di Salvatore D'Auria il medagliere dei Re, che tratta ampiamente e approfonditamente la coniazione in questione, dovrebbe avere come punzone una Lanterna per essere originale e contemporanea dell'epoca. La mano dovrebbe essere successiva di qualche anno. Infine, in pieno accordo con D'Auria a proposito della coniazione francese, penso che qualche esemplare senza punzone è molto plausibile possa esistere, ed essere stato coniato a Napoli. Cordialmente MB
    2 punti
  8. Buonasera, purtroppo (o per fortuna) non è proprio così. La fattispecie prevista dall’art. 733 c.p. prescinde dalla notifica. L’oggetto della tutela può essere qualsiasi bene (mobile o immobile) del quale, anche in assenza di notifica, sia nota la rilevanza archeologica e/o culturale per il patrimonio nazionale. In tal senso si è pronunciata la giurisprudenza. E’ chiaro però che discorriamo di concetti ancora oggi troppo fumosi e che le valutazioni andrebbero fatte ogni volta caso per caso. Saluti
    2 punti
  9. Grazie Santone, anche io lo ritengo di notevole interesse e le monete in rame battute con le sigle MAL/CI sono molto rare e ricercate. Ho già in Collezione il Tornese del 1593 del De Leo.
    2 punti
  10. Come scrivi tu Rocco, questa è la prima volta che appare l'immagine di questa moneta. Il CNI ne riporta un solo esemplare appartenete alla collezione di Antonio dell'Erba di Napoli, figlio del più famoso Luigi. Sarebbe affascinante scoprire dove si trova attualmente la moneta dell'insigne collezionista. Qualche giorno fa io e te disquisivamo sulle vendite che avvenivano presso il glorioso Circolo Numismatico Napoletano, vendite private, riservate solo ai soci; forse è in una di quelle occasioni che il raro nummo è stato ceduto dato che non si conoscono passaggi in asta. Altra ipotesi è che il tre cavalli sia stato acquistato dal re Vittorio Emanuele, anche se, secondo me, alquanto improbabile: dopo il 1943, anno di pubblicazione del XX volume del CNI, il Re aveva ben altro a cui pensare... Comunque, anche la moneta della collezione Dell'Erba non era in buone condizioni (il C3 equivale a condizioni mediocri, solo un grado superiore alla conservazione peggiore, il C4) ma almeno nel suo esemplare la legenda del D/ era quasi del tutto leggibile.
    2 punti
  11. Gli unici beni ad avere una tutela legale, imponendo al proprietario o possessore una condotta idonea al corretto mantenimento del bene, sono quelli oggetto di “notifica” (vecchio termine col quale si indicano appunto beni mobili ed immobili dichiarati di eccezionale valore storico, archeologico, numismatico ecc). L’importanza storica non ha nulla a che vedere con il valore commerciale. Per tutti gli altri beni, a prescindere dalla loro vetustà, il proprietario può farne ciò che vuole, anche se per noi si tratta di un gesto altamente immorale come il destinare a ciondolo una moneta antica
    2 punti
  12. Caro Ghezzi e’ proprio su questi discrimine che l’attuale legislazione manca di indicare una classificazione chiara dando origine alle piu’ varie interpretazioni che poi si risolvono invariabilmente in lunghi procedimenti giudiziari con notevoli costi aggiuntivi per la Comunità ( funzionamento della macchina giudiziaria) e per il Privato ( costi degli avvocati oltre che seccature infinite) che potrebbero agevolmente essere evitati se solo le disposizioni chiarissero questo discrimine. Ma forse ‘non’ lo si vuole chiarire appositamente…
    2 punti
  13. Proprio come per una vera infatuazione, vado a periodi. Forse, se c'è un denominatore comune, penso sia il carattere "ruspante" delle monete: mi piacciono le scritte goffe, i caratteri sbilenchi, le perlinature storte, insomma ogni tratto di artigianalità e imperfezione. Sarà per questo che, nel contesto di una passione (e di una collezione) a 360 gradi, gli unici nominali che rifiuto di accogliere sono gli euro, perché sono concettualmente antitetici a quell'artigianalità che io trovo così ricca di emozioni e suggestioni. Homo sum, humani nihil a me alienum puto.
    2 punti
  14. Buonasera, riprendo questa discussione. Finalmente, sono riuscito ad acquisirla nella mia collezione, dalla recente ultima asta Varesi: NAPOLI - FERDINANDO II DI BORBONE (1830-1859) Medaglia ottagonale 1840 per l'inaugurazione della ferrovia Napoli-Portici, prima ferrovia d'Italia. Opus Benoist. D'Auria 197 Ag g 18,42 mm 36 RR • Sul taglio le contromarche dell'epoca (mano che indica e ARGENT). Da un po’ di tempo ricercata, non solo e non tanto perché sempre affascinato dalle locomotive, ma perché la ferrovia Napoli-Portici fu la prima linea ferroviaria costruita nella penisola italiana, nel territorio all'epoca facente parte del regno delle Due Sicilie. Commissionata da re Ferdinando II delle Due Sicilie, la linea venne ufficialmente inaugurata il 3 ottobre 1839: era a doppio binario e aveva la lunghezza di 7,25 chilometri. Meritano di essere evidenziate alcune info storiche: https://www.ilsole24ore.com/art/napoli-portici-prima-linea-ferroviaria-italiana-doppio-binario-AC7Dyzo?refresh_ce=1 Viaggio inaugurale con la locomotiva Vesuvio La locomotiva a vapore “Vesuvio”, di fattura inglese, con 258 passeggeri, partita da Portici - poiché la stazione di Napoli al Carmine non era ancora pronta - percorse la tratta in una decina di minuti circa alla velocità di 50 km orari. Il primo convoglio era composto dalla Vesuvio, locomotiva a vapore di costruzione inglese Longridge, e da otto vagoni. Il discorso del Re La mattina del 3 ottobre 1839, il Re si recò nella villa del Carrione al Granatello di Portici dove era stato allestito il padiglione reale, lì ricevette il costruttore e gestore Armando Giuseppe Bayard e la sua squadra di ingegneri al suo seguito e insieme presero posto sul convoglio inaugurale verso Napoli. Ferdinando II, tenne un discorso in francese con il quale auspicò di veder realizzata la ferrovia fino al mare Adriatico. A mezzogiorno in punto ordinò la partenza. Sul primo convoglio ferroviario italiano viaggiavano quella mattina 48 personalità, una rappresentanza militare costituita da 60 ufficiali, 30 fanti, 30 artiglieri e 60 marinai. Nell'ultima vettura prese posto la banda della guardia reale. Un'opera realizzata in soli tre anni La convenzione per la costruzione era stata firmata il 19 giugno 1836: con essa si concedeva all'ingegnere francese Armando Giuseppe Bayard de la Vingtrie la concessione per la costruzione in quattro anni di una linea ferroviaria da Napoli a Nocera Inferiore con un ramo per Castellammare. L'anno seguente venne costituita a Parigi la società Bayard & De Vergès, per la costruzione e la gestione della ferrovia. I successivi tagli del nastro Quella prima linea era solo parte di un progetto più vasto: il 1º agosto 1842 venne inaugurato il tratto fino a Castellammare e due anni dopo, nel 1844, la prosecuzione per Pompei, Angri, Pagani e Nocera Inferiore. Nel 1846 l'ingegnere Bayard ottenne la concessione anche per il prolungamento ad Avellino. Tecnologia e prodotti importati L'Italia che fino a quel momento non aveva utilizzato linee ferroviarie, per la realizzazione dovette rivolgersi all'industria straniera: la progettazione, così come il capitale investito, era francese; le locomotive giunsero dall'Inghilterra ed erano costruite sul modello delle prime, progettate da George e Robert Stephenson, nelle officine Londridge e Starbuk di Newcastle. Il resto dei materiali rotabili era stato invece costruito nel Regno delle Due Sicilie. Il ferro delle rotaie proveniva dalle miniere della Vallata dello Stilaro e fu lavorato nel Polo siderurgico di Mongiana, in Calabria. Nasce anche l'industria ferroviaria Effetto indotto dalla realizzazione della prima linea ferroviaria italiana fu la conversione alla produzione ferroviaria, nel 1842, di un grande stabilimento dapprima adibito a fabbrica di cannoni e proiettili d'artiglieria. Si tratta delle Officine di Pietrarsa che vennero adibite alla costruzione di locomotive e all'assemblaggio del materiale rotabile (con decreto reale del 22 maggio 1843). Nel 1860 Pietrarsa contava una forza lavoro di circa 1200 unità. La fabbrica di oltre 13.500 metri quadrati oggi è diventata il Museo nazionale ferroviario di Pietrarsa. Lo studioso: Alfredo Buccaro Quello della ferrovia è un autentico primato napoletano in Italia, che si aggiunge ad altri primati. «Ricordo che i primi ponti di ferro realizzati in Italia - segnala Alfredo Buccaro, docente di storia dell'architettura alla Federico II - sono quelli realizzati nel 32 sui fiumi Garigliano e nel 35 sul Calore». E ancora, «sempre in quegli anni comincia a produrre materiale ferroviario l'opificio di Pietrarsa: prima industria metalmeccanica in Italia». E il primo impianto di illuminazione a gas viene acceso a Napoli nel 32. Per Alfredo Buccaro «il Re Ferdinando II di Borbone, che regnò dal 30 al 59, diede una grande spinta alla costruzione di infrastrutture soprattutto nella Capitale del Regno delle Due Sicilie». Napoli in quegli anni diventa la terza città europea dopo Londra e Parigi. Una vera “rivoluzione” E' facile immaginare quale impatto potè avere la ferrovia nel 1839. Dapprima venne riservata quasi esclusivamente alla famiglia e all'entourage reale. Ma quando i binari arrivarono a Castellammare cominciarono a utilizzarli anche cittadini e imprese. «Cambiò insomma, l'immagine del territorio - osserva il professore Buccaro - se pensiamo che ci si spostava solo con carrozze, accessibili a pochi, o a piedi. Il tram a cavallo compare dopo l'unità d'Italia». A titolo di ulteriore contributo, riporto quanto presente nella descrizione di analogo esemplare esitato in asta Nomisma 62 settembre-2020 lotto 858: “…Armando Joseph Bayard de la Vingtrie, un ingegnere francese, nel mese di gennaio del 1836 espose un suo progetto ferroviario al marchese Nicola Santangelo, ministro di Ferdinando II di Borbone. Per costruire la linea ferrata a proprie spese, in cambio della concessione della gestione per 99 anni. La strada ferrata avrebbe collegato Napoli con Nocera, con una diramazione per Castellammare. Il Re approvò la concessione con decreto del 19 giugno 1836, dietro versamento di una cauzione di 100.000 ducati. Seguirono altri due decreti, uno del 3 febbraio 1838, che rimodulava la durata della concessione ad 80 anni ed un altro definitivo del 19 aprile 1838 che sanciva il diritto di proprietà dello Stato dopo 80 anni di gestione. I lavori, diretti dall’ingegnere francese, incominciarono l’8 agosto 1838. Dopo tredici mesi il primo tratto giungeva al Granatello di Portici. I vagoni furono costruiti a Napoli, nello stabilimento di San Giovanni a Teduccio, le locomotive acquistate dalla società inglese Longridge Starbuck e Co. Il primo tratto della Ferrovia fu inaugurato il 3 ottobre del 1839 con grande solennità. Il re a Portici diede il segnale di partenza davanti a tutte le autorità, pronunziando un discorso in cui disse: "Questo cammino ferrato gioverà senza dubbio al commercio e considerando come tale nuova strada debba riuscire di utilità al mio popolo, assai più godo nel mio pensiero che, terminati i lavori fino a Nocera e Castellammare, io possa vederli tosto proseguiti per Avellino fino al lido del Mare Adriatico". In questo primo tronco, di ponti ne furono costruiti ben 33, con 2.958 metri di mura di sostegno e metri 541 di ringhiere di ferro. Nel 1840 la via ferrata arrivò a Torre del Greco, nel 1842 a Castellammare di Stabia. I lavori furono continuati per portare la Ferrovia fino a Nocera e terminarono il 18 maggio del 1844. La medaglia fu coniata solo in Francia, come si evidenzia: dal disegno ottagonale di chiara fattura francese, dalle scritte, l’incisore; tipici della zecca di Parigi. Le medaglie francesi, dal 1832, furono marcate sul taglio con identificazione del periodo di coniazione e del metallo utilizzato. La medaglia fu coniata, con i conii originali, dal 1840 per tutto il XIX secolo. (lampada 1832-1841: prora 1841-1842: ancora 1842-1845: mano 1845-1860: ape 1860-1879: corno dell’abbondanza 1880…). Descrizione dell’Incisore: Felix Benoist nacque il 15 aprile 1818 a Saumur in Francia e morì nel 1896 a Nantes. Fu pittore, disegnatore e litografo francese, oltre che medaglista incisore; autore di vedute di città, monumenti e paesaggi. Lavorò per Pierre Henri Charpentier, e in particolare per suo figlio, Henri-Désiré Charpentier negli stabilimenti H. Charpentier di Nantes, specializzati nell’edizione di litografie. Inoltre aprì anche un suo negozio a Parigi. Benoist, tra l’altro, partecipò alla straordinaria collezione parigina, contenente oltre 100 litografie, alcune delle quali da fotografie, tra cui vedute aeree, e circa 38 incisioni su legno. Il suo nome è spesso associato al famoso pittore francese François Hippolyte Lalaisse.…” Ulteriori notizie: http://www.clamfer.it/02_Ferrovie/TrenoNapoliPortici/TrenoNapoliPortici.htm (da cui posto le ulteriori immagini dei vagoni e del quadro già citato in discussione) Saluti, Domenico P.S.: Unico rimorso: coniazione fatta in Francia.
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  15. Buonasera a tutti, ho voluto aprire questa discussione dopo aver acquistato il 5 Lati d'argento lettone, meglio conosciuta come Milda, per la mia collezione e fare un viaggio nel tempo e nello spazio con parole, immagini e video per rivivere la sua bellissima ed affascinante storia provando l'emozione che allora ed ancora oggi suscita questa moneta per questo popolo che per lunghi anni ha lottato per la conquista della propria libertà ed indipendenza. Spero che questo viaggio possa essere interessante e coinvolgente per tutti e qualsiasi approfondimento sarà ulteriormente apprezzato per migliorarne i contenuti. Quando il 1 gennaio 2014 in Lettonia è stato introdotto l'euro, è tornato in circolazione un simbolo molto popolare che celebra il trionfo della libertà, la fanciulla popolare lettone: icona dell'indipendenza e dell'orgoglio lettone è tornata nella monetazione quotidiana della nazione circa 70 anni dopo la guerra. Il suo conio risale al 1929 su quella che, indubbiamente, è la più popolare delle monete lettoni, il 5 lati d'argento: Ogni moneta è un piccolo libro di metallo prezioso ricco di storia e Milda ha una sua storia da raccontare dietro il design e la donna che ne hanno ispirato il motivo che sono senza tempo. Nel suo discorso l'accademico Jānis Stradiņš, membro del Comitato per il design delle monete della Banca della Lettonia, in occasione del 90° anniversario rimarcava: "I simboli sono molto importanti per l'esistenza ininterrotta di uno stato e di una nazione; non sono solo segni formali di distinzione. I simboli uniscono la nazione, fanno pensare ai percorsi della storia, al destino della nazione, danno origine alle tradizioni. Molti di questi simboli lettoni sono nati durante il cosiddetto risveglio nazionale (seconda metà del XIX secolo), ad esempio alla bandiera rosso-bianco-rossa e al nostro inno "Dio, salvi la Lettonia", ma altri all'alba della nostra indipendenza. Tra questi ultimi, lo stemma nazionale, l'istituzione della presidenza, il Monumento alla Libertà, la scultura della Madre Lettonia e altri simboli, tra cui il lati, associato alla moneta da cinque lati prebellica: la nobile fanciulla con il tradizionale copricapo e spighe di grano è il simbolo e l'immagine della Lettonia condiviso da tutti." In tutta la sua storia, la Lettonia ha conosciuto solo cinquantuno anni di indipendenza: vent'anni tra le due guerre mondiali (1919-1939) e trentuno dal 1991 ad oggi. Terra di missioni, conversioni accompagnate da interventi militari ed economici dal XII secolo, questo paese ha vissuto 750 anni di occupazione straniera. Che fosse germanica, svedese, polacca, russa, nazista o sovietica, questa dominazione ebbe generalmente conseguenze simili per questa popolazione: essere alla mercé degli occupanti, avere condizioni di vita spesso difficili, scarso potere economico e politico, conoscere l'imposizione di una lingua straniera. L'identità di questo popolo è stata costantemente minata, se non imbavagliata fino alle sue fondamenta. Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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  16. Buongiorno a tutti, ho cercato sul forum informazioni su questa moneta e non avendo trovato molto ho deciso di mostrarvi questo pezzo per avere vostri pareri. Mi sto con pazienza avvicinando alla monetazione papale antica, molto affascinante, e quindi sono tutt altro che esperto. Mi sembrava un buon pezzo da acquistare. La legenda del rovescio ROMA CAPUT MUNDI è evocativa dei fasti della città eterna. La zecca è quindi Roma e non Avignone, che invece avrebbe in legenda i santi Pietro e Paolo. Vi mostro il tondello e mi farebbe piacere ricevere vostri commenti .
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  17. Ciao ragazzi l’ho trovata! ? la cercavo fin da quando ero bambino (ovvero pochi anni dopo la sua emissione ??): archetipo iconico della serie degli scudi battuti in Italia sotto Napoleone, ricercata, inafferrabile, posta nell’empireo della grandi rarità (addirittura R5 per Montenegro, più verosimilmente R4 per gli altri). Assolutamente sconosciuta sopra il BB+ di conservazione, mi ero sempre fermato davanti ai dieci-dodicimila cucuzze per un BB, ora ho avuto il colpo di fortuna, un rapporto prezzo/qualità veramente non ripetibile.? Questo esemplare presenta una bella usura decisa al centro del R, più sfumata, uniforme, vissuta sul resto del rovescio e al diritto, è priva di colpi e offre una intrigante patina omogenea, senza graffi. Insomma ho chiuso un buco difficile da riempire con un pezzo mancante nelle collezioni principali, anche specializzate, conosciuto in quindici, forse massimo venti esemplari al mondo nonostante i quasi diecimila pezzi coniati, e quindi per un momento ho abdicato dalla ricerca e selezione solo di monete in alta conservazione, vinto dalla tentazione irresistibile di acquisire un RRRR che quasi nessuno possiede e che in mano da’ sensazioni davvero da brividi. ? Sono stato un po’ barocco e ampolloso, e non me ne vorrete lo so, ?ma l’Epoca romantica di appartenenza di questa superba vecchia signora torinese, primo 5 lire italiano del grande Corso, lo ha imposto! ?. E se vi siete annoiati….Credete che non s’e fatto apposta ?
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  18. Se intendi la 100 lire rosa della banca nazionale, ne ha due in vendita in BB+. Il prezzo di vendita sta nel range tra il suo bb e lo SPL del catalogo. Ovviamente bisognerebbe appurare che quel + sia effettivamente corrispondente alla realtà visto che quel + aumenta il prezzo di svariate centinaia di euro. Comunque è un professionista molto serio quindi se è stata classificata così ci sta da fidarsi. È una garanzia ????
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  19. Ciao, l'unica che ho trovato online che viene espressamente riportata come coniazione originale (ex NAC 53, lotto 613) é questa: "Gregorio XV, 1621-1623 Medaglia anno III – 1623 per la mediazione della Santa Sede sulla controversia della Valtellina (opus: Giacomo Antonio Mori) , argento coniato 14,45 g. Ø 36 mm. GREGORIVS XV PONT MAX A III Busto a d., con piviale ornato da figura di San Giovanni; nel taglio del braccio, I A M e sotto, nel giro, 1623. Rv. PACIS ET RELIGIONIS AMOR Figure allegoriche della Religione, a s., e della Pace, a d. Bartolotti, E623. Modesti, Annuali, 89. Miselli 135. Rarissima. Coniazione originale. Tracce di montatura, altrimenti buon BB Di questa medaglia furono coniati 346 esemplari in argento".
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  20. Pavia, denaro degli Ottoni
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  22. Certo Rocco, in questo caso quello che fa la differenza sono le sigle e non la conservazione?
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  23. direi, restando in tema con il mio campo, questo bellissimo tetra di rodi. letteralmente innamorato. Agg. 180.000 CHF con le comm. 217.800 CHF (206.150 €)
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  24. Buonasera a tutti, anche io pensavo solo Romane, ma poi....Napoletane, Spagnole, Mondiali, le voglio tutte. Io mi '' Ingrippo'' davanti a qualsiasi Rotondità. Certo poi se è un bel Cavalluccio Aragonese oppure un 9 cavalli di Ferdinando IV, o un bel Tornese Vicereale con Tosone....Insomma un vero dramma. Saluti Alberto
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  25. Grazie dei tuoi consigli , attendo , se arriveranno , i pareri dei tuoi colleghi , poi decidero' se intraprendere questa ricerca che prevedo interessantissima ma dai risultati che potrebbero essere imperscrutabili .
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  26. Complimenti! Pezzo importante, per tanti motivi: è il 1° scudo italiano (gr. 25); è tipologico; è una vera rarità.
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  27. Molto interessante. E ancora complimenti.
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  28. Applicato sul fronte di una cartolina augurale generica viaggiata nel 1918
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  29. Troppi partecipanti... e quindi? Ho pensato che il simbolo prendeva più spazio sulla moneta e non riuscivo a focalizzarla bene, anche perchè mi manca è un 50 centu lituano del 1925
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  30. La pezza della Rosa è, per me,una delle monete più belle mai coniate... Prima o poi ne metterò una in collezione...
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  31. Colleziono e studio tutt'altro, però ogni volta che mi capita davanti agli occhi in qualche asta online un delfino di Olbia ne rimango sempre estremamente affascinato... prima o poi capitolerò e me ne comprerò uno ?
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  32. Credo nessuno abbia dati certi, questo vale anche per i millesimi "fantasma" (come il 1841 Torino ad esempio) che risultano coniati ma non sono mai apparsi, fino a qualche anno fa erano citati dai vari prezziari (Gigante e altri) con rarità R5 / R6, e poi sono stati tolti. Almeno del 1845 Torino c'è notizia di un esemplare, un amico che di tanto in tanto scrive qui sul forum lo possiede e aveva anche postato la moneta anni fa, così come ho sentito notizia di un 1849 Torino in una collezione privata. Le ipotesi, entrambe plausibili, è che siano state coniate nella stragrande maggioranza con data diversa oppure usate per pagare debiti verso uno stato estero, in questo caso non sono mai di fatto entrate in circolazione, e quando incassate sono state fuse e riconiate in altra divisa... ma qualcuna si è salvata Ho ritrovato il topic, eccolo qui... lettura interessante. Magari @giuseppe ballauri nel frattempo ha qualche informazione in più
    1 punto
  33. Ciao, scusate l'intrusione, ma seguendo questo topic non ho potuto che ammirare le tantissime e bellissime monete postate (sono tante le pagine ma poco per volta le leggerò tutte?). Non è la mia monetazione e purtroppo non la seguo ma chissà.... Volevo condividere la moneta da un carlino di Carlo ll per la quale richiesi diversi mesi fa', nella sezione autenticità, un parere a tal proposito che gentilmente mi fu espresso da @Litra68 e @gennydbmoney . Se non ricordo male. É una moneta a cui tengo molto perché mi fu donata da un parente tantissimi anni orsono e che purtroppo non c'è più. ANTONIO
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  34. Ciao a tutti, non potevo mancare di inserire la mia moneta da 500 lire commemorativa del 'Centenario della Banca d'Italia', quasi identica al logo di questa nuova sezione L'ho estratta da un rotolino intonso della zecca nel lontano 1993, lo ritengo il più bell'errore che posseggo.
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  35. Grazie Scudo! Effettivamente in vendita compaiono generalmente esemplari con dei rilievi più consunti. Sono molto contento dell’acquisto. ... Se volete qualche info in più su Retegno e i Trivulzio, vi consiglio di controllare la bella nota al catalogo 109 di NAC, collezione FT, dove era presente un bel esemplare di questa tipologia, con dei rilievi migliori e un flan più largo, seppur con qualche colpetto e segno in più, anche sul volto. Vi lascio con un’altra foto, la differenza di modulo tra il pezzo da un filippo milanese di Carlo II e il pezzo da 2 di Retegno. N.
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  36. con ritardo, confermo l'identificazione
    1 punto
  37. questo è il momento buono per prendere le rarità che non sono fdc, il mercato preferisce un 5 lire comune fdc di Carlo Felice ad un R4 bb. per me sono ignoranti con soldi.
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  38. Santa Casa di Loreto, con sopra la Madonna con Bambino, sorretta da due angeli. I Santi Apostoli Pietro e Paolo. In esergo, in entrambe le facce, ROMA. Combinazione inconsueta per una lauretana.
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  39. Con il 5 Tornesi 1859 termino le mie condivisioni in questa bella discussione di @ggioggio. Acquistato dalla ditta Baranowsky, listino 1° semestre 2001, lotto 398 e giudicato qFDC, peso grammi 15,38. riferimenti: D'incerti 341 - Pagani 377 . Un caro saluto a tutti , Rocco.
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  40. Buonasera a tutti, riprendiamo questo viaggio storico-numismatico del 5 Lati. Uno dei maggiori artefici della rinascita lettone fu Zigfrīds Anna Meierovics, il quale si recò in Inghilterra per provare ad ottenere l’appoggio delle forze dell’Intesa per la fondazione del nuovo Stato: Sulla carta sembrava una montagna troppo ardua da scalare, invece Meierovics mostrò di avere una sopraffina arte diplomatica e ottenne l’approvazione scritta tramite una lettera firmata dal ministro degli Esteri inglese Lord Balfour: Meierovics era partito da Pietrogrado con in tasca la lettera che gli dava pieni poteri di rappresentanza degli interessi lettoni all’estero. Nella lettera in realtà non c’era solo la delega a Meierovics, ma vi si trovavano descritti i contenuti principali della missione diplomatica lettone. Il Consiglio Nazionale lettone si proponeva come organismo in grado di prendere il controllo politico e amministrativo del territorio lettone, garantendo la libera navigazione del mar Baltico e l’accesso ai principali porti lettoni. Uno stato lettone indipendente avrebbe assicurato la libera circolazione di persone e merci dall’Europa occidentale verso la Russia e il libero accesso ai porti del mar Baltico, questioni che stavano particolarmente a cuore alle potenze dell’Intesa, specie al Regno Unito. Sul sostegno di Regno Unito e Francia i lettoni contavano molto per la formazione del loro nuovo stato, in contrapposizione alle mire espansionistiche tedesche e come argine da opporre al nascente stato bolscevico in Russia. L’11 novembre 1918, dopo aver ricevuto la missiva, il brillante politico lettone poté gettare le basi per arrivare all’agognata libertà del territorio di Riga. Il 17 novembre 1918 fu costituito il Tautas Padome, il Consiglio nazionale lettone. Ovviamente, siccome non c’erano le basi e nemmeno il tempo per indire delle elezioni, non si trattò di un organismo scelto dal popolo, ma formatosi dall’unione delle due principali forze politiche del periodo: Latviešu Pagaidu Nacionālā Padome (Consiglio lettone nazionale temporaneo) e Demokrātiskais Bloks (Blocco Democratico) che raccoglieva diversi movimenti ma non formava una realtà politica unitaria e autonoma. Lo storico evento del 18 novembre si tenne alla presenza di appena 34 deputati. In molti, infatti, non riuscirono a raggiungere in tempo Riga perché il Paese era ancora in regime di guerra, con diversi territori occupati da tedeschi e russi. Il Latviešu Zemnieku Savienība, il partito dei contadini guidato da Kārlis Ulmanis, fu quello che riuscì a presenziare con il numero più alto di esponenti. Il palco ormai era sovrastato dalle bandiere della nuova Lettonia, due bande orizzontali rosso scuro divise da una banda bianca: questi colori erano stati usati la prima volta nel 1873, in occasione del I Dziesmu Svētki, il festival delle canzoni popolari. In quell’occasione nel 1873 fu cantato per la prima volta anche “Dievs svēti Latviju” (Dio benedica la Lettonia), che quella sera del 18 novembre 1918 sarebbe diventato l’inno ufficiale della Lettonia. Uno dei tanti paradossi di quel giorno fu che il presidente eletto, Jānis Čakste, trovandosi fuori città, non ricevette in tempo il telegramma di convocazione ed allora fu il vice presidente, Gustavs Zemgals (Partito Radicaldemocratico) a prendere la parola, per proclamare la nascita della Repubblica di Lettonia. A seguire Kārlis Ulmanis, nominato il giorno prima dal Tautas Padome capo del governo provvisorio lettone, nel suo discorso affermò che l’obiettivo del governo era quello di rafforzare la Lettonia sia all’interno del suo territorio, che all’esterno attraverso il grande lavoro diplomatico di Meierovics. Ulmanis non nascose la gravità della situazione in cui versava il paese ma per il processo di ricostruzione fece leva sullo spirito nazionale lettone, sulla volontà di tutto un popolo di liberarsi da secoli di schiavitù e oppressione. C’era un fotografo in sala, Vilis Rīdzenieks che immortalò in una foto leggendaria, l’unica foto che ritraeva il palco di quella straordinaria serata: Da quel giorno in realtà passerà ancora un anno di guerra e grandi tribolazioni prima che la Lettonia possa considerarsi davvero uno stato libero e indipendente in buona parte del suo territorio. La ricostruzione del nuovo Stato della Lettonia libero ed indipendente non poteva prescindere da un elemento di fondamentale importanza: una nuova unità monetaria identitaria. ....ma di questo parleremo nel prossimo post Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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  41. Buongiorno a tutti, riprendiamo il viaggio della libertà e della storia di Milda: era il 18 novembre 1918 quando alle ore 16, nel Teatro Nazionale di Riga (Rīgas Krievu teātris) gremito di persone entusiaste e adornato con le bandiere nazionali, il Latvijas Tautas Padome, il Consiglio nazionale della Lettonia, che si era costituito poche ore prima, proclamò ufficialmente l’indipendenza e la nascita di un nuovo Stato con un governo provvisorio alla guida. Il percorso per arrivare a questa giornata memorabile per il Paese Baltico era stato arduo e non privo di ostacoli ma alla fine i maggiori esponenti politici di quel periodo riuscirono a donare l’autonomia ai propri connazionali. La Lettonia era reduce dalla Grande Guerra, durante la quale aveva dovuto assistere a numerosi e violenti scontri sul suo territorio. Il Paese, in quegli anni sotto il controllo dell’Impero russo degli Zar, era in una posizione a dir poco scomoda, poiché si trovava sulla linea del fronte tra russi e tedeschi. Furono molti i soldati uccisi e le città rase al suolo, con diverse persone che si ritrovarono senza una casa e costrette a fuggire verso il Kurzeme e lo Zemgale per scappar via dall’avanzata della Germania. La Prima Guerra Mondiale però non fu soltanto sinonimo di morte e distruzione per i lettoni. Infatti, con la caduta della Russia zarista, si accentuarono le speranze di poter finalmente avere una patria libera e indipendente. Quando il 3 marzo 1918 fu firmato il trattato di Brest-Litovsk, si stabilì la fine delle operazioni belliche tra la Russia e la Germania, con quest’ultima che ebbe maggiore libertà di azione sul territorio baltico. I tedeschi però non stavano attraversando una fase florida della loro storia, poiché si temeva che a Berlino potesse scoppiare da un momento all’altro una rivoluzione, mentre i militari ormai erano esausti e poco motivati a continuare a rischiare la vita. Il mondo politico lettone non fu compatto nel sostenere il movimento per l’indipendenza. I partiti socialisti e socialdemocratici volevano restare nell’orbita della Russia sovietica, mentre gli altri schieramenti erano convinti che ormai fosse giunto il momento di proclamare un nuovo Stato autonomo e lontano dalle lotte e dagli interessi delle grandi potenze. Fu questa seconda corrente a prevalere e, di conseguenza, si attivò la macchina diplomatica per trovare il giusto compromesso affinché la Lettonia potesse essere finalmente indipendente. Grazie a tutti numys Il viaggio continua “La storia è madre della verità, emula del tempo, depositaria delle azioni, testimone del passato, esempio e annuncio del presente, avvertimento per il futuro.” (M. De Cervantes)
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  42. Saluti a tutti. Posto una nuova entrata nella collezione: 120 GRANA 1816 A mio parere, le Piastre di questi anni, sono le più belle esteticamente, sia per il ritratto con il “parruccone” che rimanda a periodi pre-napoleonici che non ritorneranno più, sia per lo stemma borbonico chè è particolarmente accurato nell'incisione. Accurato non vuol dire “preciso” e ci saranno molti amici che potrebbero spiegarci come, nel senso araldico, sia semplificato e contenga degli errori. Ma quello che mi preme sottolineare è il tentativo dell'incisore di trasporre il colore su una moneta che non ne ha. E' doveroso fare un passo indietro negli anni, perchè fin dall'inizio la domanda era proprio questa: “ Come riuscire a rendere il colore in manoscritti non dipinti, in anelli, in monete e medaglie? “ Dopo alcuni tentativi piuttosto velleitari provati in Inghilterra, nel 1637 l'Araldista Gesuita Silvestro da Pietrasanta adottò un metodo che utilizzava un sistema di punti e linee esso fu accettato da (quasi ) tutti. Il 21 Dicembre 1816 con Regio Decreto si approvò lo Stemma ufficiale del Regno delle Due Sicilie. Come si può notare lo Stemma sulla moneta è semplificato ( quello Borbonico è considerato uno dei più complicati in Araldica e per un incisore sarebbe stata un'impresa improba trasferirlo fedelmente su una moneta) e presenta degli errori. Però i colori (o meglio smalti ) dei campi sono abbastanza fedeli. Giallo o meglio Oro= Medici Azzurro = Portogallo, Borbone, Borgogna Rosso= Asburgo/Austria Certamente qualcuno non corrisponde, però bisogna dare atto all'incisore di aver creato un bello Stemma e, con i mezzi piuttosto limitati dell'epoca, piuttosto vicino all'originale. Buona Giornata,
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  43. Tempo fa ho preso questo bel grosso attirato dalla conservazione più che splendida. VENEZIA, Pietro Gradenigo (1289-1311), Grosso Ag; 2,11 gr; 21 mm D/ . PE . GRADONICO . DVX . S . M . VENETI a sin. il Doge stante frontale che regge il vessillo; a destra San Marco stante frontale che regge il Vangelo R/ Cristo seduto in trono frontalmente; sopra IC-XC Rif: CNI VII 10 var.; Papadopoli 2, tipo 6 Ma oltre i dettagli "tecnici", cosa ci racconta una moneta ? Se avete tempo e pazienza... ecco una storia basata su fatti veri di cui ho rimaneggiato qualche dettaglio...
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