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Contenuti più popolari
Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 09/18/22 in tutte le aree
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Ciao a tutti, questo acquisto lo ho soprannominato "La Fenice" in quanto nato dalle ceneri di un mio progetto morto prima di nascere. Si tratta di un libro, vecchiotto ma non troppo (del 1896), un catalogo - nel primo tomo - del denaro usato in Europa. Fin qui nulla di troppo particolare, se non fosse per un paio di cosucce, che vedremo insieme. L'editore di questa raccolta, Adolf Henze, fu un editore che, basandosi sulle conoscenze della sua passione, la numismatica, pubblicò prima un rivista, l'"llustrirte Anzeiger über gefälschtes Papiergeld und unächte Münzen." una Rivista illustrata sulla contraffazione di cartamoneta e monete non autentiche, e con questa regalò dei supplementi, che poi vennero in seguito anche riuniti - dopo la sua morte - in questo volume: Già la prima pagina è uno spettacolo: e poi, partendo prima dalla Germania e poi in ordine alfabetico, venivano mostrate monete e banconote dello stato in questione. Questa è la 50 marchi del mio progetto sfumato, in quanto questo biglietto ha "prezzi da conoscitore" A pagina 35 arriva l'Italia, con le monete d'oro e d'argento le altre e la lista delle banconote del regno (1), di Napoli (2), della banca nazionale (3) e quella del credito per industria e commercio (4) di Firenze, Roma (5) e Palermo (6), più i Biglietti consorziali, etc. Qui due "biglietti di stato" chi adesso pensa che io abbia sbagliato a postare l'immagine si penta! Il nostro amico editore, ha pubblicato immagini speculari di TUTTE le banconote autentiche: non voleva aiutare eventuali mascalzoni nei loro intenti meschini. Si, ma... la 50 marchi non era rovesciata! Ebbene, quella era l'immagine di un falso conclamato, si poteva mostrare giusta. Per le monete, era un altro discorso, lì si potevano pubblicare correttamente, e pure in rilievo: Qui altri esempi, da una cartolina sulla monetazione britannica che era nel "pacchetto": Non so, ma - visto che pensavo di prendere OGNUNA delle banconote e delle monete illustrate, il destino ha voluto infilare tra le pagine del libro una vecchia pubblicità dei casinò bavaresi questo è sicuramente un segno che la Dea Bendata mi sarà clemente! Servus, Njk8 punti
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Tutti noi nel frugare le ciotole nei nostri amati mercatini ci siamo spesso imbattuti in monetine con l'effige della Regina Elisabetta II provenienti dai più disparati angoli del globo. Canada, Australia, Nuova Zelanda e poi mete via via più esotiche come ad esempio le Bahamas, il Belize, la Southern Rhodesia.. Pochi regnanti, nella storia dell'uomo, hanno visto circolare la propria immagine in così numerosi paesi del mondo e per un periodo di tempo tanto lungo. Pertanto, attraverso questa discussione mi piacerebbe vedere una carrellata di queste monete; mi sembra un bel modo per ricordare la sovrana appena scomparsa e per fare un giro virtuale intorno al globo. Uniche regole: le monete postate devono far parte della vostra collezione e devono presentare l'effige della Regina Elisabetta II..poi se volete aggiungere una breve descrizione ancora meglio...?3 punti
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Come dire: che mi interessa del prezzo attuale del Gas, ho conservato le bollette del 2017 e mi leggo quelle!3 punti
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Ho voluto fare un esperimento, mettendo a confronto per 4 monete, scelte pressochè a caso, 3 cataloghi (Gigante 2022, Gigante 2023, Nomisma 2023) e osservando sinotticamente i prezzi per le varie conservazioni e con una moneta di conservazione comparabile presentata recentemente in asta. Dunque ecco file e commenti. 1) Stato Pontificio: discreta corrispondenza Gigante vs. Nomisma vs. asta (comprensiva dei d.a.). Il prezzo Gigante 2022 per FDC commerciale (MS63) è stato però semplicemente riutilizzato per valorizzare l'MS65 del 2023, il che non è comunque corretto. Manca la quotazione SUP online. 2) 12 Carlini Repubblica Napoletana: differenza abissale. Inoltre non esiste alcun MS63 o superiore certificato e l'unico MS62 ha fatto uno sproposito prima da Bolaffi, moneta poi chiusa MS62 ed esitata da Gadoury. Pur nella perplessità della vendita, la differenza è macroscopica e indica che non è possibile fare riferimento ad un unico tipo di conservazione (espresso in MS) perchè non tutte le monete la presentano. Aspettiamo qualche anno e vedremo: pian piano il MS62 di Gadoury crescerà a gradi superiori ... come per incanto. Manca la conservazione SUP online. 3) Per quanto riguarda le 20 Lire 1870-Roma, anche qui non è apparsa nel mercato alcuna moneta MS65 (una MS63 ha fatto € 3000 + diritti). Ho indicato un FDC particolare e recente, con aggiudicazione prossima alla stima dei cataloghi, pur non sapendo il grading effettivo. Notare ancora il calo registrato in conservazione BB su entrambi i cataloghi 2023 rispetto al 2022. 4) Diverso il caso della Vetta d'Italia. Qui esistono numerosi esemplari graduati addirittura MS66, non contemplati da Gigante (FDC = MS65) ma da Nomisma implicitamente sì. Le monete MS66 sono state aggiudicate intorno a 20-24.000 € (comprensive dei diritti) , quindi ben lontano da quanto indicato in Gigante 2023, che stima solo il MS65 e ad un prezzo comunque ben al di sotto dell'aggiudicato (viene indicato per una recente asta). In definitiva: i cataloghi valgono spannometricamente (così come i miei pareri sopraespressi, basati su un'analisi parziale) ed ogni asta e conservazione fanno storia a sé che non può essere semplicisticamente racchiusa in un grading, MS63 o MS65 che sia. Personalmente avrei continuato a basarmi sul FDC usuale, indicando che le conservazioni superiori, eccezionali, faranno sempre e comunque un PAR (prezzo a richiesta) variabile a seconda delle circostanze.3 punti
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Buongiorno a tutti,segnalo il 66° Bophilex di Bologna che si terrà il 7 e 8 ottobre 2022... https://amp-bolognatoday-it.cdn.ampproject.org/v/s/amp.bolognatoday.it/eventi/66-bophilex-convegno-filatelico-numismatico-e-hobbistica-in-genere-9261511.html?amp_js_v=a6&_gsa=1&usqp=mq331AQKKAFQArABIIACAw%3D%3D#aoh=16635046567849&referrer=https%3A%2F%2Fwww.google.com&_tf=Da %1%24s&share=https%3A%2F%2Fwww.bolognatoday.it%2Feventi%2F66-bophilex-convegno-filatelico-numismatico-e-hobbistica-in-genere-9261511.html2 punti
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Se ruoti il rovescio del gettone in esame di 90° in senso orario direi che stavolta la coincidenza è perfetta. apollonia2 punti
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Alla prossima asta Ranieri di ottobre. Base d’asta: 8.000 euro Lotto 765. VENEZIA. Giovanni Gradenigo Doge LVI, 1355-1356 Grosso. Ag gr. 2,15 Dr. IO GRADOICO - S M VENETI. Simile a precedenti. Paolucci 2. Della più grande rarità. In slab NGC AU58, Patina iridescente. q. FDC Il più raro grosso della serie veneziana e tra i più rari grossi medievali in generale. https://www.ngccoin.com/certlookup/5790219-003/58/2 punti
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Se fosse mio lo classificherei Magliocca n° 60/5, e cioè con monogramma dopo CAROLVS e varianti in legenda...2 punti
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Buona domenica. Spero che voi avete gradito questa serie di monete della mia collezione appartenenti alla sovrana più longeva della storia.2 punti
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.....e soprattutto a qualcos' altro....... Comunque l'importante e' il risultato finale, che finalmente sia presente una visione reale del mercato per i collezionisti, recuperando alcuni anni di prezzi messi senza alcuna corrispondenza con la realta' del mercato!!!!! Poi, per come ci si sia arrivati...... Come gia' detto in altra discussione, sono convinto non sia stato molto impegnativo e faticoso farlo.....ma questo e' un parere del tutto personale, sicuramente frutto di tantissime (TROPPE!!!!!!) coincidenze.......(....e probabilmente una ben specifica ispirazione) .......complimenti per l' impegno messo, per qualche anno, in linea di massima, ora andra' bene......2 punti
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Ne aggiungo una "esotica" Mauritius - 200 Rupie 1971 - R/ Scena galante nella foresta. (mm. 27 gr. 15,56 R 2500 es.)2 punti
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La pubblicazione del nuovo catalogo Gigante mostra rilevanti incrementi di quotazione per il FDC. In realtà il discorso è piuttosto complesso. Il catalogo definisce il FDC secondo la scala Sheldon, riferendolo al grading MS65. Fino allo scorso anno, tuttavia, le quotazioni per il FDC erano riferite al grading MS63/64 (definito FDC commerciale) ora si sono spostate verso un livello superiore. Tuttavia non si tratta di un passaggio semplice, sia perchè non sempre il grading è reale (NGC e PCGS non sono equivalenti, se poi aggiungiamo i nuovi ingressi, CCG ad es., si va in confusione) sia perchè grading di qualche anno fa erano molto più severi degli attuali (e dunque vi è anche questa variabile) sia, infine, perchè molte monete non sono graduate e occorrere occhio fino per definirle (e i commercianti le sposteranno acriticamente verso l'alto). In sostanza è il mercato che fa i prezzi, ed il catalogo li deve registrare, ma sta divenendo sempre più difficile un osservatorio equilibrato. Oltretutto è stata introdotta una nuova categoria di grading tra SPL e FDC, definita SUP (forse vidimata da NGSA che definiva SUP alcune monete quasi FDC) e quotata solo online (viene equiparata al qFDC MS63) il che rende ancora più difficile un raffronto economico ...1 punto
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Può darsi, ma riferirsi a un catalogo di cinque anni fa in una discussione relativa ai prezzi delle monete mi pare personalmente abbastanza fuori luogo. I cataloghi degli anni passati vanno benissimo come riferimento per tutto quel che afferisce e riguarda tutti gli aspetti delle monete, eccezion fatta per quotazioni ed anche per le aggiudicazioni d’asta Giustamente Giovanni qui propone un confronto con le edizioni 2023 comparate con il 2022 per rappresentare, se mai ce ne fosse ancora bisogno, il volo inarrestabile dei MS62-63 e superiori. ??1 punto
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Siamo a Piazza San Ferdinando agli inizi del 1900, cartolina viaggiata ed animata: Oggi chiaramente trasformata anche nel nome, piazza Trento e Trieste: Ciò che colpisce e si vuole evidenziare, osservando la cartolina, la presenza della tramvia a trazione equina: L’idea di far correre su binari stradali delle vetture trainati da cavalli, era venuta a George Francis Train, un americano che presentò questo tipo di veicolo a Londra nel 1861. Le rotaie, a differenza di una strada sconnessa, offrivano un attrito decisamente minore, pertanto i cavalli, a parità di sforzo, potevano trainare comodamente una vettura con 50 passeggeri. In realtà il termine “tramway” non era nuovo. Già alla fine del ‘700 un inglese di nome Benjamin Outram realizzava la “Peak Forest Tramway”, una sorta di ferrovia industriale lunga 12 km. La parola “tramway” (o tram) non deriva, però, dal cognome Outram, ma ha un’origine diversa. Il vocabolo “traam” significa, in basso sassone, trave, con riferimento alle rotaie. Lo stesso Outram, nei suoi scritti, adopera il termine come indicazione ferroviaria, però con una sola a: “tram”. Nella seconda metà dell’800 e gli Omnibus, anche se in numero considerevole, non riescono a soddisfare la crescente domanda di mobilità. Così, anche in Italia, come in tante altre città europee, gli imprenditori cominciano a mostrare interessi per realizzare tramvie con trazione a cavalli. Nella nostra nazione la prima tramvia a trazione equina fu inaugurata a Torino nel 1872. La linea, lunga 3.300 metri, collegava Piazza Castello con la Barriera di Nizza. Il 25 giugno del 1876 a Napoli veniva inaugurata la prima tramvia a cavalli. Per quanto riguarda la tipologia delle vetture ci sono quelle scoperte (giardiniere), nelle quali possono essere ospitate otto persone in piedi e ventotto sedute; le coperte si dividono in due compartimenti, per la prima e per la seconda classe. Le carrozze stanno su molle di cautsciù, che impediscono che gli urti e le scosse delle ruote si comunichino rigidamente al carro. La vettura aperta è composta di una piattaforma divisa in tavole longitudinali incrociate fra di loro, di legname forte, tenute assieme con traverse avvitate disotto. Ai fianchi di questa piattaforma vi sono due placche di ferro dette longarine che servono da telai alla suddetta piattaforma, e queste longarine si trovano applicate con viti a tutte le altre parti del carro. La presenza di campanelli a timpano alle due estremità; lampade a colore; persiane per l’estate e vetri per l’inverno. Fermata a richiesta dei passeggeri; ma in generale ciascuno sale e scende mentre la vettura è in cammino mentre il gentil sesso ha il privilegio di farla rallentare nella corsa. Il personale di servizio, per ogni vettura, era composto da un cocchiere ed un conduttore ai quali era fatto divieto di stare seduti e parlare con i passeggeri. Durante il servizio, dovevano porre “molta attenzione e diligenza per evitare disordini e sviamenti”. Allo scoppio della Grande Guerra, l’esigenza di muli e cavalli per scopi militari portò ad una progressiva scomparsa degli omnibus e dei tram a trazione animale. Ma la dismissione fu altresì accelerata dalla incombente elettrificazione delle linee. P.S.: “Omnibus” è una parola latina che significa “per tutti”: l’omnibus era infatti una vettura pubblica, sulla quale potevano salire tutti. Dall’incontro di “autovettura” e “omnibus” deriva il moderno “autobus”, abbreviato in “bus”.1 punto
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Ciao @feo, è sempre difficile esprimere una opinione tramite foto. E vengo al mio parere che è quello che tu hai chiesto. Peso e diametro sono consoni, e l'aspetto generale è quello di una moneta che ha circolato abbastanza. La superficie presenta una sorta di porosita' perché sottoposta a pulizia? Per me dovrebbe essere autentica. Moneta da visionare comunque dal vivo? ANTONIO1 punto
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Questa è apparsa oggi in asta VL Nummus con la seguente descrizione e foto: Lotto 1229 Italian States Treviso Enrico Il di Gorizia (1319-1323) Grosso aquilino Treviso, Ag. CNI -. 1.45 g. R BB+ Base: 500€ Aggiudicazione: 2.8001 punto
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Stranissima riparazione. Chissà come e perché è stato fatto. Difficile trovare il motivo. Anche perché la moneta è bella, ha solo questo difetto.1 punto
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Norchia Il nome antico non è noto, ma non poteva discostarsi dalla forma Orcla/Orclae, attestata a partire da un documento del 775 d.C. (la forma con «n» è accolta nell'uso scritto a partire dalla carta geografica di J. Oddi del 1637). Appare verosimile un rapporto con il nome gentilizio etrusco variamente continuato in latino da Orculnius, Orgolnius, Urgulanius: nome portato nella prima metà del IV sec. a.C. dal re di Caere spodestato, secondo gli Elogia Tarquiniensia, da Aulo Spurinna. Il comprensorio di N. fu frequentato e abitato a più riprese nella preistoria: nel Paleolitico Superiore (riparo sul Biedano), nell'Eneolitico (tombe a grotticella nelle valli del Pile e dell'Acqualta), tra il Bronzo Antico e le fasi iniziali del Medio (facies di Asciano e di Grotta Nuova, quest'ultima in particolare sul Piano del Casalone), tra il Bronzo Recente e il Bronzo Finale, con particolare intensità nella fase di Allumiere (X secolo). Resti di due grandi capanne dell'epoca, a pianta subcircolare con muri disfatti di pietre calcaree, sono stati tagliati dal muro etrusco di cinta costruito alla radice del pianoro, mentre nella valle del Pile si è rinvenuto un riparo con ceramiche in relazione a una capanna distrutta dall'impianto delle tombe etrusche. Durante l'Età del Ferro il sito sembra deserto. Del tutto isolato è rimasto il recupero nel fondovalle del Biedano di alcuni bronzi; abbandonati da scavatori clandestini, tra i quali due dischi-corazza e parte di uno scudo composito del tipo dell’ancile, decorati nello stile geometrico tardo-villanoviano. Una ripresa di vita è sicura solo tra gli inizî del VI e quelli del V sec. a.C., con tenui testimonianze sia abitative sia funerarie. Di queste ultime la più notevole è una piccola tomba a camera con banchina tricliniare, poco a E del Casalone, il cui corredo, databile intorno al 500 a.C., includeva a quanto pare in origine una completa panoplia di guerriero (come si verifica a Vulci e a Bomarzo). È solo con la metà del IV sec. a.C. che N. assurge a una posizione di primo piano nell'Etruria interna, divenendo la base dell'espansione politico-militare di Tarquinia in direzione di Viterbo, del Tevere e dell'agro falisco (la sua gens più eminente, i Churcle, ha lasciato probabilmente il proprio nome al centro falisco di Corchiano: è anche possibile che Vitorchiano non sia altro che un Vetus Orclanum) . La città, retta da proprie magistrature (sono noti due zιlαθ e uno zilc parχis, titolo quest'ultimo che N. condivide con Musarna), occupava una superficie di circa 10,5 ha, difesa sul lato S da un'enorme fossa trasversale alla collina, larga m 25 e profonda m 6. Lo sbarramento era completato da un muro a doppia cortina isodoma di tufo, largo m 1,50, integrato sul ciglio interno da un'unica torre quadrata di avvistamento. Fossa e muro erano attraversati dalla via proveniente da Blera, che entrava in città con una tagliata forse un tempo scavalcata dal muro con un arco. Un percorso alternativo, ancor più facilmente ostruibile in caso di bisogno, era offerto da una contigua rampa in galleria. Un secondo ingresso alla città si trovava dal lato del Pile, presso la diruta chiesa di S. Giovanni, al sommo di uno scenografico percorso a tornanti fronteggiato da tombe rupestri, utilizzato già in epoca arcaica. L'acropoli coincideva con la parte settentrionale del pianoro, estesa per c.a 2 ha, dove si restrinse e si addensò l'insediamento medioevale, difeso da quattro fossati, da una torre e da una rocca. Un saggio di scavo vi ha messo in luce, tra l'altro, un frammento di pocolom con elefante da guerra e iscrizione latina. La via principale discendeva al Biedano con una lunga trincea, scavalcando il fiume con un ponte a tre archi in opera quadrata di tufo, probabilmente del I sec. a.C. La via superava quindi l'opposto ciglio, in direzione di Tuscania (e di Tarquinia, via Torrionaccio), con un'angusta tagliata, la «Cava Buia», profonda fino a 10 m e lunga nel complesso quasi 400 m, tra le più impressionanti d'Etruria. Probabilmente anch'essa del I sec. a.C., a giudicare da due iscrizioni latine scolpite sull'alto delle pareti, è rimasta in uso, come provano altre iscrizioni e simboli, per tutto il Medioevo. In precedenza l'ascesa avveniva con una tagliata più ripida e breve, ma anche più stretta. Si esita a identificare una tale via, percorribile solo a senso unico, con la Clodia, ma finora, nonostante le molte ricerche, non si è riusciti a indicare per la via consolare un percorso più convincente. Intorno al pianoro della città, sui fianchi scoscesi delle valli del Biedano, del Pile e in parte dell'Acquatta, si estende la grande necropoli di tombe a facciata rupestre di IV-III sec. a.C. La massima concentrazione di tombe si osserva nella valle del Pile, che è stata per questo oggetto di ricerche e scavi sistematici tra il 1969 e il 1981. Nei settori Pile A e B, fronteggianti l'acropoli della città, le tombe si dispongono fino in quattro ordini sovrapposti, creando un paesaggio architettonico di rara suggestione. L'ordine più basso, a livello di fondovalle, è composto prevalentemente da piccole tombe a dado, costruito o appoggiato a massi erratici, mentre negli ordini superiori le tombe sono a semidado o a falso dado, sempre però con terrazza («piattaforma») accessibile con una scala laterale e dotata di cippi infissi per il culto dei defunti. Frequente, secondo un modello verosimilmente di invenzione locale, è la strutturazione della fronte su due piani, con un vano addossato alla facciata inferiore, spesso conformato a portico di colonne tuscaniche, per lo più esteso lateralmente a squadro e con il tetto scolpito a tegole e coppi. Il complesso di maggiore monumentalità è costituito dalle due tombe della gens Smurina (Pile B), con portico in comune di sei colonne e ricco campionario di cippi di nenfro in situ sulle terrazze: i sarcofagi rinvenuti nelle camere postulano una data nel secondo quarto del III sec. a.C. Assai imponente anche la coppia di tombe dei Tetatru, a facciata e vano di sottofacciata unici (Pile C), databile nella seconda metà del III sec. a.C. Non mancano anche nella valle del Pile arricchimenti scultorei (Tomba delle Tre Teste nel Pile C, così chiamata dalle protomi sovrapposte alla finta porta della facciata; Tomba del Charun nel Pile A, con il demone ritto sulla finta porta), ma non tuttavia paragonabili a quelli di alcune tombe delle valli del Biedano e dell'Acquatta, che si annoverano tra le più significative manifestazioni dell'architettura protoellenistica in Italia centrale: la Tomba Lattanzi e le due Tombe a Tempio o Tombe Doriche. Il motivo del vano porticato assume nella Tomba Lattanzi una dimensione ingigantita e architettonicamente elaborata, con alto podio, colonne alte quasi quanto la facciata, anta contigua alla scala sorretta da un toro (?) accosciato e fregio della trabeazione con grifi contrapposti a motivi vegetali. Inoltre la consueta terrazza sommitale ha per fondale un finto portico tetrastilo con intercolumnì incavati a formare tre recessi intonacati e forse dipinti. La tomba, esplorata nel 1852, conteneva cinque sarcofagi scolpiti, i più antichi dei quali, del tipo a cassa lignea con defunto supino, si datano tra il terzo e l'ultimo quarto del IV sec. a.C. (il che rende solo apparente il proposto confronto con l’Archokràteion di Lindos, di circa un secolo più recente). Affatto diverse le tombe a tempio, che riproducono realisticamente la facciata di due tempietti distili in antis, con portici però non agibili, in origine distinti ma successivamente unificati dalla scultura a rilievo sulla parete di fondo di un corteo magistratuale sovrastato da armi appese e includente una figura di demone alato. Il fregio dorico della trabeazione alterna normali triglifi a protomi femminili e sottostà a una dentellatura ionica (cfr. il sarcofago di Scipione Barbato). I due frontoni, a volute angolari includenti grandi gorgòneia al posto delle testate dei mutuli, sono tra le prime testimonianze in Etruria del tipo a fondo chiuso, scolpito con storie epico-mitologiche di incerta interpretazione, ma affini a quelle tanto spesso rappresentate sui coevi sarcofagi tarquiniesi. Sia lo stile delle sculture sia la tipologia delle camere nella fase iniziale suggeriscono una datazione verso il 300 a.C. Dopo il 200 a.C. non si scolpiscono più tombe a facciata ma si continua per buona parte del II sec. a.C. a utilizzare le camere di quelle già esistenti, ampliandole con fosse disposte a «spina di pesce», chiuse talora da coperchi scolpiti. Una tenue ripresa di frequentazione si registra in età augustea e giulio-claudia, con sepolture a cremazione per lo più in nicchie esterne alle camere. Un solitario mausoleo a torre, la c.d. Torraccia, sul pianoro a S della città, nei pressi della via di Blera, è l'unica testimonianza monumentale di età romana avanzata. N. si ripopola tra l'VIII e il IX sec. d.C., prima come munito insediamento di confine della Tuscia longobarda, poi come luogo di rifugio della popolazione costiera minacciata dalle incursioni saracene. Venuta in possesso della Chiesa, fu rifondata come Castrum da Adriano IV poco dopo la metà del XII secolo. Restano di questa età gli imponenti ruderi della pieve romanica di S. Pietro e del castello, oltre a innumerevoli grotte di abitazione, pestarole, colombaie e vie cave. https://www.treccani.it/enciclopedia/norchia_(Enciclopedia-dell'-Arte-Antica)/1 punto
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Ciao a tutti, partecipo volentieri a questa carrellata... incomincio con queste, quelle da ciotola arriveranno più avanti... Isole Bermude - One Crown 19641 punto
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Secondo me si,la causa dell'assenza del globetto di destra potrebbe essere usura o debolezza... Complimenti,gran bella monetina...1 punto
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A me sembra proprio la prima che hai detto e mi pare anche di vedere lo stesso monogramma sul rovescio a destra. Sbaglio?1 punto
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Sono contento di vedere subito tanta partecipazione da parte vostra e ringrazio tutti gli amici del Forum che hanno già postato le foto delle loro monete. Io devo ancora scegliere un paio di esemplari da postare, oggi mi ci dedico...voi nel frattempo continuate così...?1 punto
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Realizzo di “soli” 17.000 euro con base di 4.000.1 punto
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Salve a tutti Finalmente dopo qualche tempo una bella pescata da ciotola! Oggi è andata bene con una spesa di solo 50 cent in totale tre belle monetine, di cui due in argento: Un 1/10 di gulden delle Indie orientali olandesi del 1941 Un 10 Cents 1938 olandese1 punto
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Si, sono due cavalli napoletani di Ferdinando I, il primo con sigla A sotto la zampa e legenda FERDINANDUS, il secondo con T in esergo del Tramontano databile 1488-1494 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIAR/6 https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-FIAR/51 punto
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Con due crocette era sfuggito anche a me! ? La letteratura Numismatica cita anche con crocetta sul capo, ma...1 punto
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Buongiorno a tutti. Amerei avere il vostro parere a proposito di questo quarto di grosso III tipo di Carlo II entrato fa poco tempo nella mia collezione. Sul dritto, consumo o debolezza di coniatura?1 punto
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Esemplare appartenente all'ultima fase della monetazione incusa cauloniate (Noe, gruppo D, n. 60). Un esemplare tratto dagli stessi conii è stato venduto dalla CNG e correttamente datato al 475-70, ossia immediatamente prima del passaggio alla coniazione a doppio rilievo. https://www.acsearch.info/search.html?id=34507 Come spesso accade bisognerebbe prestare maggiore attenzione alla cronologia dei pezzi. La datazione proposta da Myntauktioner pone un termine iniziale eccessivamente alto (550), considerato che la zecca di Caulonia comincia ad emetter moneta non prima del 530/20 a.C. e che l'esemplare è tra gli ultimi coniati ad incuso.1 punto
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Ciao Alain Bella moneta per niente comune! Secondo me, e mi dirai tu se così è, la moneta è leggermente bombata, facendo così aumentare il consumo sulle parti in rilievo del diritto e preservando la parte più concava del rovescio. Adesso il Cudazzo ha cambiato la sua classificazione chiamandola "Quarto di Piemonte" di IV tipo...1 punto
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Nonostante avessi seguito questa discussione ho voluto provare l'esperienza... Preso in un'asta inglese ad inizio agosto una moneta arrivata in questi giorni... Facciamo due conti... Moneta presa molto bene, 320 sterline Aggiungiamoci 64 sterline di diritti al 20% Spedizione 40 sterline (carucci!!) Totale circa 500 euro totali... ad ora sarebbero una quindicina di euro in meno.... la sterlina è scesa... Fino qui ci sta tutto, poi mi arriva l'avviso via posta di tutto quello da inviare dichiarando cosa contenesse la raccomandata. Risposta, moneta da collezione, allego e invio via mail. In questi giorni arrivata la moneta, pagato al postino 61,50 euro, 46,50 di dazio al 10% più 15 euro di spese postali.... potevano mandarla subito e le spese non le avevano! Totale moneta 565 euro circa, ci sta, ma troppi casini e troppo tempo... Non compro più extra UE se non moneta da 1000 venduta a 30...1 punto
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Buongiorno a tutti, oggi vi presento il mio Mezzo Follaro di Guglielmo Il. Diam.15,5 mm Peso 1,23 g. Riporto brevi note storiche prese da Wikipedia. Guglielmo II detto il Buono Divenuto maggiorenne, Guglielmo venne incoronato re nel dicembre 1171: esercitò il governo affidandosi al ristretto gruppo dei familiares tra i quali un ruolo importante ebbe l'arcivescovo Gualtiero. Di Guglielmo II, rispetto al padre, i cronisti dell'epoca sottolinearono spesso, oltre alla bellezza, la correttezza nell'esercizio delle funzioni ed il rispetto per le leggi ed il popolo, l'istruzione e la mitezza d'indole tutte qualità che gli valsero l'appellativo di Buono. Il re inoltre, riuscì a godere di un periodo di relativa stabilità e riappacificazione nelle relazioni fra le diverse fazioni. Nel 1174 Guglielmo inviò una flotta, guidata da Tancredi conte di Lecce, in aiuto di Amalrico, re cristiano di Gerusalemme, con un'azione dimostrativa contro Alessandria d'Egitto. Negli anni successivi la flotta siciliana effettuò numerose scorrerie sulle coste egizie, senza una particolare strategia di conquista, che valsero l'appellativo di Arcipirata al nuovo amiratus Margarito da Brindisi. Ora continuate voi, magari arricchendo la discussione con note storiche e postando i vostri esemplari. Cosa ne pensate? @Numi 62 @azaad @Rex Sicilia @dareios it @eliodoro @Rocco68 ma anche chiunque altro vorrà dire la sua è ben accetto. Scusate le foto fatte con luce diversa. Appena possibile le rifaccio. Saluti Alberto1 punto
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Ciao! Condivido l'impressione. Difficile pensare che sia uscita dalla zecca così ... nemmeno se avessero dovuto in qualche modo "aggiustarla" a seguito di un difetto o incidente. Io credo che il "lavoretto" (fatto male, ma non credo fosse possibile fare meglio) sia stato in epoca successiva, magari dopo aver tolto una spilla!? Mah! Saluti luciano1 punto
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A mio parere moneta autentica (sempre tenendo conto che giudichiamo una foto), abbastanza centrata e con una testa di Partenope di bello stile. Arka Dikigite iustitiam1 punto
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Ciao, sempre monete abbastanza complicate ?... Ma le classiche lo sono sempre... Faccio da apripista ai pareri (perché è di questo che parliamo) degli esperti di tale monetazione. Da quello che io vedo dalla foto la moneta sembra autentica. Da vedere dal vivo le mancanze di metallo superficiali al rovescio a cui fanno da contraltare quelle eccedenze di metallo sulla figura del dritto, dovute a corrosione del tempo o ad una pulizia troppo aggressiva? Sul difetto del bordo che a te non piace che dire, bisogna esaminarlo dal vivo. Attendo anche io altri pareri. ANTONIO1 punto
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Non va dimenticato poi, tra le veneziane, il "Grossetto per navigar", moneta esplicitamente creata per essere spesa in oriente; di seguito un mio scritto apparso sul "Gazzettino di Quelli del Cordusio" del sett. 2017. “GROSSETTO PER NAVIGAR” moneta veneziana creata per speculare in Oriente “Madonna col Bambino, Angeli, i Santi Marco e Agostino e il doge Agostino Barbarigo” 1488 di Giovanni Bellini Chiesa di San Pietro Martire, Murano. Sotto il dogato di Agostino Barbarigo (1486-1501), la Serenissima Repubblica di Venezia vede delinearsi all'orizzonte non poche minacce; il periodo di pace di cui ha goduto dopo la morte del Doge Francesco Foscari va infatti tramontando. Dopo le tante guerre combattute sotto il dogato del Foscari, la Repubblica ha beneficiato di un trentennio di sostanziale calma; si è goduta i frutti di quelle battaglie e la sua riconosciuta arte diplomatica gli ha permesso di consolidare la sua potenza commerciale; ha accresciuto il “dominio da Tera” ed il “dominio da Mar” è stato preservato dalle incursioni dei turchi. Nonostante la perdita di Costantinopoli e del suo importantissimo mercato, perché conquistata dai turchi nel 1453, il commercio è florido e le navi, protette dal vessillo marciano, solcano le rotte ormai consolidate, per rifornire di merci il mercato veneziano ed europeo. L'Adriatico, tenacemente considerato il proprio golfo, è efficacemente controllato e caparbiamente “sposato” ogni anno nel giorno della sensa. Dopo poco tempo dalla sua elezione, come ai tempi del Doge Foscari, anche Agostino Barbarigo deve misurarsi in conflitti, sia diplomatici, sia militari, che tornano a pesare in maniera esorbitante sulle casse dello Stato. Mentre il primo si trovava a gestire una espansione del dominio veneziano verso la terraferma, confrontandosi con gli Stati italiani di confine, il Barbarigo deve reggere il timone della Repubblica in una situazione che, per la prima volta, coinvolge diversi Stati europei, di ben diversa caratura. Sorvolando sui tanti conflitti che interessano Venezia sotto il suo dogato, informazioni facilmente reperibili in rete, ci preme evidenziare uno degli aspetti numismatici che hanno caratterizzato questo lungo periodo di dogato. E' un periodo, questo ultimo quarto del XV secolo, che vede una coniazione abbondantissima di monete d'argento; soprattutto “mocenighi” (Lira o 20 soldi) e “marcelli” (½ Lira o 10 soldi) e ciò è dovuto alla cospicua quantità di metallo che i mercanti tedeschi portano a Venezia. Le monete coniate sotto il dogato del Barbarigo si distinguono perché ben eseguite e l'iconografia è ben curata grazie al fatto che, nella zecca, operano veri artisti del bulino del calibro di Vettore Camelio e Alessandro Leopardi. Non c'è asta numismatica che comprenda la monetazione veneziana, che non includa qualche esemplare delle suddette monete; ciò indica inequivocabilmente che la loro produzione è stata cospicua. Mocenigo (Lira o 20 soldi) – Asta Picena nr. 1, 404 - gr. 6,46 Marcello ( ½ Lira o 10 soldi) – Asta Ranieri nr. 3, 351 – gr. 3,22 Ai tempi del Doge Agostino Barbarigo, vigeva ancora la legge del 16 febbraio 1474, con la quale si era imposto che dell'argento importato fosse obbligatorio riservarne un quarto per trasformarlo in moneta, mentre i rimanenti tre quarti dovessero essere trasformati in “pezze per navigare”, cioè in verghe bollate con il sigillo di San Marco, che ne certificasse la bontà e finezza e che servissero per il commercio in Oriente, dove erano particolarmente apprezzate. Poteva altresì avvenire che ai banchieri più importanti, quelli ai quali la Signoria si rivolgeva per essere sovvenzionata, quelli chiamati “benemeriti” perché sempre pronti a prestare soldi per le pubbliche necessità e per le spese di guerra, concedesse una maggior disponibilità di moneta, così che potessero, a loro volta, rifornire di questa i mercanti più qualificati che commerciavano con l'Oriente e che li usavano al posto delle verghe d'argento. Questo però comporta, a lungo andare, una distrazione di “mocenighi” e “marcelli” dal precipuo loro uso nel dominio; esportandoli certamente non sarebbero tornati a Venezia, ma sarebbero stati fusi per ricavarne moneta locale. Il Consiglio dei X, constatata questa emorragia di buone monete d'argento e la conseguente penuria di circolante, con una terminazione del 23 agosto 1497, concede ai cittadini ed ai mercanti di portare argento in zecca per farne moneta e reitera la concessione anche successivamente, il 16 marzo 1498, invitandoli ancora a portare argento; questa volta, però, specifica la quantità necessaria: 6.000 marche (ca. Kg. 1.430) e l'uso che se ne vuole fare: coniare “grossetti”, in ragione di 165 pezzi per marca, cioè di gr. 1,44 l'uno. Ma di quale “grossetto” si sta parlando? L'ultima moneta coniata alla quale è stato attribuito il medesimo nome è quella coniata circa trent'anni prima, sotto il dogato di Cristoforo Moro, peraltro in quantità estremamente esigua e non solo, anche il suo peso era più basso di ca. gr. 0,04, pur avendo mantenuto il medesimo titolo di 949/1000. Qual'è il motivo di questa coniazione estemporanea? La deliberazione, in proposito, è estremamente succinta; viene scritto unicamente che il tipo deve essere deciso dal Doge, dalla Signoria e dai Capi del Consiglio dei X e che l'uso di questa moneta è: “sit pro navigando tantum”. Inspiegabile anche per il Papadopoli, che però trova una parziale giustificazione nei diarii di Marin Sanudo; quest'ultimo infatti scrive: “ancora preseno a dì ….... nel dito consejo di X con la zonta, di far in zecha marche d'arzento 6000 in grossi di valuta di soldi 4 ½ l'uno per Levante, zoè a condur con le galie, maxime in Alexandria, dove vanno a l'anno grandissima quantità di arzenti. Et questo feno acciò li marcelli et mocenigi non andasseno fuora di la terra, et questi de lì corerano per soldi 5 l'uno chome fa li maidini. Et cussì fo facti li dici grossi, acciò con le galie potesseno andar, et come sara facti, quello sarà suso scrito noterò” (M. Sanudo, tomo I, col. 903) Grazie al Sanudo la nebbia che avvolge questa moneta viene in parte sollevata; sappiamo così che questo grosso non è coniato perché circoli nel dominio, non deve avere alcuna correlazione di peso e valore con i “Mocenighi” od i “Marcelli”, ed in generale con nessun'altra moneta veneziana, ma deve essere usato solo per il commercio in Oriente, soprattutto verso Alessandria, in sostituzione delle verghe o pezze d'argento, dei “Mocenighi” e dei “Marcelli”, così che questi non vengano più esportati. Ci viene detto anche che, una volta arrivato in Levante, deve correre al valore di 5 soldi al pari dei “Maidini” e non al valore di 4 ½ soldi citato nella deliberazione che ne ha determinato la creazione; ci troviamo quindi inequivocabilmente di fronte ad una operazione meramente speculativa, che comporta un guadagno di ½ soldo per ogni grosso. Conosciamo meglio questa moneta, la cui emissione è stata decisa dal Consiglio dei X, i cui Capi, congiuntamente al Doge ed alla Serenissima ne hanno anche deciso l'iconografia. Grossetto per navigar – forum Lamoneta.it, Andrea Paolucci 23/02/2009 D/ • AVG • BARBA in esergo DICO; San Marco in piedi porge il vessillo con banderuola a destra al Doge genuflesso, lungo l'asta DVX, dietro il Santo • S • M • VENETI; punto tra la testa del Santo e l'asta. R/ • TIBI • SOLI • • GLORIA •; il Redentore nimbato e benedicente è assiso in trono; ai piedi le sigle del Massaro. Ø = mm. 21 ca. gr.= 1,44 ca. Massari = FF (Francesco Foscarini – dal 15/05/1497) - IP (Iacapo Pizzamano dal 30/05/1497) Esistono anche esemplari che non riportano il punto tra la testa del Santo e l'asta; così come esemplari che non riportano le iniziali dei Massari, che sono sostituite da tre punti. Non può passare inosservata la similitudine della sua iconografia, pur in formato ridotto, con quella del “Marcello” di cui alle precedenti immagini; rispetto a quest'ultimo sono state spostate le iniziali del Massaro, dal campo del diritto, alla base del trono nel rovescio; così come sono state eliminate le iniziali IC XC presenti nel campo del rovescio. Trovo necessario fare anche qualche accenno riguardo ai “Maidini” citati nel testo del Sanudo. Il termine “Maidino” è prettamente “venezianizzato”, così come spessissimo succede, ancora oggi, ai termini usati a Venezia e deriva dal nome “Maydin”, che in occidente è stato attribuito al mezzo Dirham in uso in Egitto nel XV Secolo. La carenza d'argento in Egitto provocò la sospensione della coniazione del Dirham nel periodo che va dal 1397 al 1412; solo successivamente si riprese la sua coniazione, ma la nuova moneta era più piccola e leggera della precedente, pur conservando un buon titolo d'argento. Oltre a questa venne coniato il mezzo ed il quarto di Dirham. Riguardo al suo valore, dobbiamo prestare fede a ciò che scrive il Sanudo, cioè 5 soldi veneziani. L'immagine che ho trovato in internet non è particolarmente chiara, ma non è stato semplice trovarne uno in uso nel periodo più prossimo a quello in parola; giacché l'uso di questa moneta è stato longevo, altri tipi si possono trovare, ma la loro datazione è superiore al 1600 ed è palese che sono differenti, più piccoli per peso e dimensioni. Evidentemente questa moneta ha subito, nel tempo, delle riduzioni, forse a causa di processi svalutativi. Maydin a nome di Suleyman I - 1520-1566 Non è dato sapere perché il “Grossetto per navigar”, sia stato il frutto di un'unica ed estemporanea emissione avvenuta sotto il dogato di Agostino Barbarigo; non risulta alcuna ulteriore emissione, nemmeno sotto i dogati successivi. Questo lascia spazio solo a congetture; potrebbe non essere stato accettato in Oriente nei termini sperati da Venezia, potrebbe aver influito la rinnovata guerra con i turchi nel 1499 che, con la sconfitta navale alla Sapienza e allo Zonchio, strappano a Venezia le fortezze di Modone, Corone e del Peloponneso, interrompendo altresì le rotte commerciali. Sta di fatto che questa moneta è molto rara e ricercata dagli appassionati di monetazione veneziana e raramente la si trova in commercio. BIBLIOGRAFIA Da Mosto A., I Dogli di Venezia, Martello Giunti Editore – Firenze 1977 Papadopoli Aldobrandini N., Le Monete di Venezia, Vol. II, Tipografia Libreria Emiliana – Venezia - 1907 Balard M., Marchés et circulation monétaire en Méditerranée orientale (IX – XV Siècles), Pagès Editors, 199, Lleida - 2014 saluti luciano1 punto
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Chissà se l'avrebbe tolta se le offerte fossero arrivate a mille euro invece che a 1 ? Detto questo, faccio anch'io i complimenti a @12elatrommI per aver tolto l'annuncio di vendita su Ebay. E grazie anche per la fiducia che hai riposto verso gli utenti che sono intervenuti in questo topic.1 punto
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Rocca De' Baldi, è il nome di un piccolo comune ( 1578 ab. ) del Piemonte in provincia di Cuneo . Del sito, si hanno solo sporadiche e frammentarie notizie fino al XI sec., quando su uno sperone roccioso affacciato alla vallata del torrente Pesio, viene costruita una piccola rocca . La rocca, validamente presidiata e difesa nel tempo, dà sicurezza e stabilità alla zona ed attorno inizia ad agglomerarsi il piccolo borgo che compare poi nel 1240 in un documento che si riferisce alla gente di Rochebaudi . Da allora, soltanto sfiorata dalla Storia di altri, la piccola città è nel tempo associata a diverse signorie, quali anche i signori della vicina Morozzo e seguirà le vicende del basso Piemonte fino ad oggi .1 punto
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Il cuore ( l' anima ) di chi ha vissuto viene posto su un piatto della bilancia, sull' altro piatto una piuma ( la verità ? / la giustizia ? ) : Anubi, il dio con testa di sciacallo, verifica l' equilibrio della grande bilancia . Se i pesi si equivalgono, lo spirito del defunto è presentato ad Osiride per essere ammesso al regno dei morti : altrimenti il cuore viene gettato al mostro Ammit, che lo divora . La psicostasia è credenza antichissima della religione degli Egizi, ben illustrata nel prezioso "Libro dei morti" pervenutoci . Questa credenza è poi presente nello Zoroastrismo dei Persiani ed anche nell' Ebraismo ed ancora dopo nell' Islamismo . Nel Cristianesimo, la bilancia ed il suo impiego per pesare la giustizia ed i giusti, compare come simbolo nelle mani dell' Arcangelo Michele, in raffigurazioni, specie in occidente, non particolarmente comuni . Degli Egizi, non risulta che abbiano adottato per almeno 3 secoli, la moneta, inventata nel VII sec. a.C. nella vicina Anatolia . Del loro ultimo faraone Nectanebo II ( 361-350 a.C. ) abbiamo le loro probabilmente uniche monete, dei rari stateri in oro con al rovescio un geroglifico composto anche con un cuore . In tema di monete 'egizianeggianti' valgono uno sguardo gli stateri emessi nella fenicia città di Byblos che rappresentano al diritto la sfinge accoccolata, con sulla testa femminile, la doppia corona dei 2 regni del basso ed alto Egitto .1 punto
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...sì, lo so. Possa Denaro N.S. perdonare queste anime immerse nel ribollente calderone dei delitti contro la Sua manifestazione numismatica.1 punto
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