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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/09/22 in tutte le aree

  1. Ciao @LOBU complimenti per le sorelline veramente carine! Questo tipo di conio è caratterizzato dalla mancanza di punteggiatura sia al D/ che al R/ ( a mio parere il puntino dopo VTR è un esubero di conio ) e soprattutto dalla frattura di conio che partendo dalla base di FERDINANDVS arriva fino alla data. Le gemelle hanno un'altra sorella che posto. Così, senza interpellare "Chi l'ha visto?" ricomponiamo la famiglia... Buona Serata
    4 punti
  2. Buongiorno a tutti, vi propongo un'interessante videointervista con Luigi Lanfossi, vicepresidente del Museo della Stampa e Stampa d'Arte di Lodi, che ripercorre la storia, le tecniche di stampa ed i materiali impiegati per la realizzazione della cartamoneta nonché le falsificazioni e i dispositivi messi in atto per garantirne la sicurezza e l'autenticità: Di seguito riporto dei video su tecniche e metodi di stampa dimostrative della mostra. Esempio di stampa con torchio di Giovanni Daprà: Stampa con torchio tipografico Koening&Bauer: Stampa litografica con torchio a stella: Ed infine questo bellissimo documentario sull'arte del tipografo di Luca Olivieri: Tutti i video sono prodotti dall'Associazione Italiana dei Musei della Carta e della Stampa, organizzazione privata non profit il cui obiettivo è quello di promuovere e dare visibilità ai musei e alle collezioni riguardanti il patrimonio storico e artistico e culturale delle arti grafiche e della produzione della carta. Grazie e buona visione numys
    4 punti
  3. Navigando in rete mi sono imbattuto per caso in questo breve articolo pubblicato nel 1988 a firma di Peter Bicknell che non conoscevo: https://numismatics.org.au/wp-content/uploads/2021/06/Vol-4-Article-5.pdf Ignoro se sia mai stato mai citato da studiosi e/o numismatici ma a prescindere da ciò l’ho trovato particolarmente interessante sia per l’argomento trattato sia per alcune singolari analogie con materiali apparsi qualche anno fa in cataloghi di vendita all’asta. Il contributo descrive e commenta un disco di piombo (mm. 32-30; gr. 42,44) custodito presso il Museo di Udine (ex coll. de Brandis) caratterizzato dai seguenti tipi: D/ Tripode a zampe leonine su linea di base sormontato da due anse sul bacino e con due anelli tra i sostegni. A s. , ad. (?). R/ Toro retrospiciente volto a d. entro rettangolo incuso. Bordo radiato. Come correttamente osservato da Bicknell le immagini corrispondono ai tipi della nota serie Crotone-Pandosia (post 510 a.C.) di cui si è recentemente trattato benché con alcuni elementi di diversificazione. Sull’es. in piombo l’etnico (nella seconda parte di non certa lettura) compare al D/ in forma estesa () a differenza delle monete a legenda Cro-Pando, dove è posto sempre al rovescio nella forma abbreviata , bipartita tra il campo in alto () e l’esergo (). Peculiare anche la resa del tripode, in particolare per la presenza di due anse, peraltro asimmetriche, al posto delle tre canoniche e dei due anelli tra i sostegni che a Crotone trovano riscontro solo nella fase avanzata delle emissioni a doppio rilievo. A livello interpretativo il peso eccessivo del disco induce Bicknell ad escludere l’ipotesi di una moneta suberata - il cui rivestimento sarebbe andato perso - e forti dubbi vengono sollevati anche sulla eventualità che il reperto sia riferibile all’attività di un falsario, per le troppo marcate anomalie nell’esecuzione dei tipi rispetto a quelli “ufficiali”. Lo studioso propende pertanto per una sorta di “prova tecnica” per una coniazione ufficiale, pur rilevando che allo stato attuale non risultano documentate monete battute da conii che ripetono con puntualità i tipi del disco in piombo. L’ipotesi tuttavia non mi convince: l’iconografia del tripode con due anelli tra i sostegni e la presenza di probabili lettere in alfabeto ionico (sigma e omega) difficilmente possono collocarsi alla fine del VI secolo Mi è parso interessante focalizzare l’attenzione su questo particolare oggetto non solo perché un piombo monetiforme con l’immagine di Hera Lacinia riferibile a Crotone o a Pandosia è apparso recentemente sul mercato antiquario (https://www.lamoneta.it/topic/202928-non-solo-argento-un-piombo-monetiforme-con-hera-lacinia/#comment-2240392) ma anche (e soprattutto) perché il tipo del D/ del disco trova una singolare somiglianza con il disegno di uno statere pandosino (non documentato) riprodotto da Goltzius sul quale pure si è recentemente discusso (https://www.lamoneta.it/topic/207880-pandosia/page/2/). Come il disco in piombo, nemmeno il disegno di Goltzius appare riferibile ad una coniazione ufficiale in quanto non esistono allo stato attuale monete di Pandosia con tripode/Hera Lacinia. È pertanto presumibile che lo studioso abbia arbitrariamente combinato tipi pertinenti (ma neanche troppo considerata la legenda) a serie differenti. Ma da dove aveva tratto ispirazione? Goltzius aveva viaggiato parecchio ed esaminato per sua stessa ammissione più di mille collezioni. Potrebbe (il condizionale è d'obbligo) in una delle sue peregrinazioni aver visionato anche il pezzo ex de Brandis, riproducendolo con eccezionale fedeltà ed abbinandolo ad un tipo più squisitamente pandosino (Hera) con lo scopo di attrarre (?) il lettore del XVI secolo con una moneta artificiosamente rara? E quel tipo del tripode con sostegni così rastremati, in verità non comune a Crotone, potrebbe ripetere l’analoga immagine - suggestivamente ibridata con elementi (anelli, legenda allungata) tratti da altre emissioni - riprodotta su due stateri d’argento altrettanto rari ma di una serie “ufficiale” a legenda Crotone-Pandosia? https://www.lamoneta.it/topic/208676-pandosia-e-la-sua-moneta-tra-vi-e-iv-secolo-ac/page/2/ Schlessinger, 13-14/2/1935, 195 (ex Ermitage) Paris, BN, Y 4864. Rotschild 2429 @numa numa @Archestrato @VALTERI @skubydu e altri pareri saranno graditi 😉
    3 punti
  4. Nei miti degli Elleni, Talos è un gigante di bronzo, dono di Efesto a Minosse, per difendere l' isola di Creta dagli stranieri, uccidendoli con un abbraccio dopo essersi arroventato nel fuoco . Ruvo di Puglia è un comune della provincia di Bari : antica terra dei Peceuti, Rubi, poi ellenizzata, è città importante nella Magna Grecia e nell' epoca ellenistica, e poi ancora nel periodo romano . Il sottosuolo ruvestino, ricchissimo di reperti di questi antichi periodi, è oggetto dall' inizio del 1800 di estesi scavi per la loro ricerca, spesso destinata al mercato antiquario . Tra il 1820 ed il 1842, l' importante famiglia Jatta raduna una notevole raccolta di questi antichi oggetti per la conservazione della quale costruisce in Ruvo un palazzo destinato ad accoglierla . Queste importanti collezioni, tuttora conservate nel palazzo e nell' allestimento originale, sono distribuite su 4 sale, nell' ultima delle quali è esposto l' oggetto ritenuto più eclatante, un grande cratere attribuito al V sec. a.C. che raffigura il gigante Talos morente . Fino al 1915 la casa-museo degli Jatta era articolata su 5 sale, con questa ultima che ospitava le collezioni di monete, in quell' anno scomparse a seguito di un furto .
    2 punti
  5. Ancora una volta, grazie alle normative vigenti che regolano e tutelano i tesori del passato, queste monete d'oro e la loro storia potranno continuare ad essere custodite e tramandate ai posteri grazie alla passione dei collezionisti. In passato anche io avevo cercato qualche tesoro nel mio giardino e sotto casa ma l'unico risultato che ho ottenuto è stata una piscina all'esterno ed una cantina per il vino rimettendoci una barca di soldi fra burocrazia, licenze etc 😱....il problema è che non so nuotare e sono astemio🤣...ora mi accontento di cercare i miei tesori nelle ciotole dei mercatini😉 Buona serata numys
    2 punti
  6. Forse anche troppo numismatica per la sezione, ma il flusso di ricerca ormai era partito. 😊
    2 punti
  7. Un raro esemplare di statere di Laos a doppio rilievo, sul mercato da quasi 1 secolo, sarà il 1 Novembre in vendita Busso Peus 433 al n. 1040 .
    2 punti
  8. Grazie @VALTERI per questo topic che mi ricorda della prima lettura di “Numismatici e Numismatiche” di Giuseppe Ruotolo, uno degli speciali di Cronaca Numismatica (n.9). Da allora ho guardato la numismatica con occhi nuovi. In quella pubblicazione scoprii di Ruvo, delle sue monete e del grande amore di Giovanni Jatta (1767-1844) per la sua terra. Sempre Giuseppe Ruotolo scrisse un “Corpus Nummorum Rubastinorum” proprio sulle emissioni di Ruvo. https://arca.unive.it/bitstream/10278/29089/1/Ruotolo.pdf Di queste scrisse anche Giuseppe Libero Mangieri: https://www.academia.edu/6973312/LIBERO_MANGIERI_G._2003_Circolazione_monetaria_nell_antica_Ruvo_in_Ruvo_di_Puglia_storia_di_un_tesoretto_Mostra_Numismatica_Ruvo_2003_pp._14-24 Aggiungo quattro monete di Ruvo provenienti dalla collezione della Biblioteca Nazionale di Francia. Due dioboli in argento con tipologie mutuate da Metaponto e Taranto. 1) Fondo Generale n. 649: 2) Dalla fu collezione del duca Honoré Théodoric Paul Joseph d’Albert de Luynes (1802-1867): E due bronzi. 3) Dalla fu collezione di Seymour Montefiore Robert Rosso de Ricci (1881-1942): 4) Dalla stessa collezione della moneta 2:
    2 punti
  9. Ciao, bellissimo ritrovamento, per fortuna avvenuto in Gran Bretagna. Come detto in un precedente intervento verranno messe all'asta per la gioia di chi le ha trovate ed ovviamente dei collezionisti che potranno acquistarle. Questo grazie alle normative vigenti che permettono tutto ciò. Non oso pensare, con le normative che ci sono in Italia, alla fine che avrebbero potuto fare... (se finite in mani di persone senza scrupoli). Chi le avrebbe trovate le avrebbe dovuto consegnare, giustificare come le aveva trovate e perché, non senza rischi per lui. Se persone di coscienza... O nella peggiore delle ipotesi, viste che erano in oro ed in numero importante, fonderle e magari vendere l'oro (chissà quante volte sarà capitato😔) .... con danno inestimabile per la storia e per la Numismatica..🙂 ANTONIO
    2 punti
  10. Ma se guardo il biscotto della colazione e vedo un Bisante... è grave secondo voi? 😄 Torno per augurare ai vecchi amici una buona domenica (e buona caccia ai bisanti)
    2 punti
  11. Ma ci mancherebbe nessun problema 😉!! Per altro, bellissimo il rame , crea dipendenza … io li ‘ sono carente. Però se avete pazienza ho qualche altra chicca in Ag .. se vi piacciono i mascheroni e i leoni …
    2 punti
  12. 2 Decuple da 30 Ducati (immagini prese dal web) entrambe con data 1835 - una presenta il taglio del collo "normale" ed una presenta il tipo "punta sottile".
    2 punti
  13. Dopo la gaffe con @enriMO,con cui mi scuso,per aver confuso il suo bel carlino per un tarì, proseguo con l'ultima acquisizione per quanto riguarda il rame: Grano 1677 OC/A,simbolo Q...
    2 punti
  14. Non so chi abbia compilato la scheda di Wikipedia, ma l'usura del conio è un fatto naturale e non è dovuta ad un errore. Per ovviare a questo, non bastava fare attenzione, ma bisognava intervenire fisicamente sul conio. Il tutto costava tempo e denaro. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  15. Buona Domenica, Condivido tutte le tue riflessioni e dubbi @dracma . Sicuramente c’è un filo conduttore che collega l’oggetto monetiforme in piombo della collezione di Augusto de Brandis (1870-1928), l’esemplare raffigurato da Hubert Goltz, la moneta dell’Ermitage e quella della collezione Rothschild, tuttavia credo che per dipanare la matassa oltre che un esame diretto degli oggetti per verificarne la possibile datazione e l’autenticità, sarebbe di non poco aiuto poterne indagare e ricostruirne la provenienza. Ma, ahimè, anche in questo secondo caso la strada è poco percorribile e porta ad un nebbioso ginepraio. A quanto pare poco o nulla resta dei carteggi ed altri documenti inerenti la formazione della collezione di Augusto de Brandis, ma sappiamo che un’area che in merito ricopriva grande rilievo era la regione Puglia, in particolare Taranto. http://www.quaderni.archeofriuli.net/wp-content/uploads/04_cap1_monete_apulia.pdf Su questa collezione, molto piacevole il video al link seguente con la partecipazione dell’archeologa Marina Rubinich, ricercatrice presso l’università di Udine ed autrice tra l’altro di “Il sogno della Magna Grecia nella collezione de Brandis”. https://www.udimus.it/video/show/12253/ Per Goltz/Goltzius non saprei approfondire la questione, ma ha già detto molto Numa. Per quanto riguarda le monete che provengono dalla collezione dell’Ermitage il problema è il medesimo, senza conoscere eventuale documentazione custodita nel museo di San Pietroburgo l'esemplare di Pandosia dell’asta Schlessinger del 1935 potrebbe essere stato parte della collezione privata degli zar (a partire dalla seconda metà del ‘700), un acquisto avvenuto nel periodo zarista successivamente alla metà dell’800 quando il museo divenne un’istituzione pubblica o addirittura essere frutto delle requisizioni perpetrate ai danni di istituti privati e singoli collezionisti dall’URSS a seguito della rivoluzione del 1917. Per la moneta della collezione Rothschild non mi pare che il sito della Biblioteca Nazionale di Francia indichi una data per l’acquisizione, ma membri della famiglia Rothschild hanno partecipato al mondo del commercio e del collezionismo numismatico almeno dal 1757. Un elemento della raffigurazione dell’esemplare de Brandis che mi preme approfondire è la descrizione degli anelli che sormontano ognuna delle tre gambe del tripode. Ritengo se ne vedano due perché il terzo (quello di destra) manca a causa di difetti di produzione o scarsa conservazione, mentre quello centrale mi pare normale (col beneficio del dubbio data la qualità dell’immagine) e sorretto da un segmento verticale paragonabile a quello visibile (?) nelle tavole di Goltz. Ho frainteso o mi servono gli occhiali? Che ne pensate?
    2 punti
  16. Caro @UBIEGO, fa piacere vedere tanto entusiasmo, ma è inutile ripescare e rispondere a discussioni di parecchi anni fa se non si ha niente di significativo da aggiungere ...
    2 punti
  17. Magari fu un animale? Ma pare quantomeno strano che un animale di piccola taglia (di certo segni così non sono compatibili con grandi carnivori zannuti) sia impazzito e abbia morso con insistenza la moneta fino a lasciarci tracce dei suoi preziosi denti. Inoltre doveva essere così forte da scalfire piuttosto in profondità il metallo. L'unico in grado di fare una cosa simile che mi viene in mente è un cucciolo neonato di questo: S E' più probabile che qualcuno abbia cercato di sfregiarla con qualche attrezzo che ha lasciato tracce del materiale di cui era fatto.
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  18. DE GREGE EPICURI Bellissima giornata, aiutata dal bel tempo, da un' ottima e simpatica accoglienza, da una bella sede che ci è stata illustrata nella sua storia, architettura, ecc. Conclusa da un pranzo memorabile. Quanto ai contenuti culturali e al dibattito sul collezionismo: c'è chi vede il bicchiere mezzo vuoto, chi mezzo pieno...il bello è incontrarsi e confrontarsi. Così i pessimisti riacquistano un po' di serenità, e gli ottimisti magari aggiungono qualche elemento critico, che non fa mai male. Alla prossima!
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  19. Grazie Dracma per avermi citato in connessione a Pandosia e al 'Goltzius', ambedue mie grandi passioni. Senza avere pretese e addentarmi nel tema specifico posso solo dire che il 'padre' della letteratura numismatica (ben piu' di Eckel che venne due secoli dopo) ci ha lasciato preziosissime testimonianze coeve delle numerose collezioni di monete da lui visitate in tutta europa. Al contempo Gotzius è stato (a mio avviso spesso ingiustamente) vituperato dagli autori successivi perche molti suoi disegni/incisioni rappresentavano, agli occhi degli autori successivi , delle pure invenzioni o ibridi che non trovavano riscontro nella documentazione monetale che ci è pervenuta. Tuttavia in diverse istanze le monete dei suoi testi, disconosciute dagli studiosi posteri, si sono poi rivelate vere quando ne vennero scoperti degli esemplari. Un esempio ne è la famosa emissione di Lopadousa. di cui Goltzius riporta un incisione già alla fine del 1500: testa di Zeus/Tonno con etnico) che addirittura già il Torrmuzza alla fine del 1700 bollava come pura fantasia. Goltzius o chi per lui ne aveva invece visto un esemplare in una delle tante collezioni visitate e lo aveva inciso assieme alle altre monete viste. Torremuzza in un aggiornamento successivo alla sua opera annuncia di averne visto un altro esemplare e fa ammenda del suo giudizio affrettato riconoscendo a Goltzius la veridicità di quanto aveva scritto. Qualche secolo piu' tardi un ritrovamento ha portato in luce tre esemplari di questa rarissima emissione che sono stati descritti e illustrati dal Calciati. Potrebbe quindi essere verosimile l'esistenza di uno statere pandosino con Hera Licinia e il tripode - non ancora ritrovato (le monete di Pandosia sono tutte super rare) ma che magari un domani potrebbe comparire in un ritrovamento o sul mercato antiquario...
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  20. Nel segnalare la pubblicazione del n. 52 di Acta Numismàtica del 2022 è il caso di sottolineare come nella rivista catalana siano presenti contributi di ben 5 italiani: E.A. Arslan, L. Lombardi, G. Ruotolo, S. Perfetto e E. Piras. E mi permetto di essere particolarmente contento di salutare l'articolo di Piras, Varianti della moneta da 1 reale di Carlo II di Spagna, poiché ricordo affettuosamente che Piras ha 92 anni! (Infatti è il decano dell'Accademia Italiana di Studi Numismatici). Quindi uno splendido esempio di come si possa scrivere di numismatica pur non essendo....particolarmente giovani!
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  21. Buongiorno, sperando di fare cosa gradita e soprattutto autorizzata dal forum vorrei presentare qui a beneficio di @ART e di tutti gli appassionati e appassionate uno dei miei ultimi acquisti per la mia collezione cartografica. Non conoscevo l'atlante in questione, d'altronde non sono un esperto. Uno degli espositori del mio mercatino di vicinato, grande svuotatore di cantine, mi ha proposto l'affare e io ho accettato. Trattasi di una delle tante opere cartografiche della tradizione germanica (la quale tra le scuole cartografiche europee ha un ruolo di primaria importanza). Il titolo recita all'incirca così: Atlante tascabile (!) di tutta la Terra, rivisto da F. HANDTKE, supervisore della redazione reale della carta Reymann. 7a edizione con 100 fogli.
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  22. Beati loro, io qualcuna l'avrei tenuta Voi no? Coppia trova 264 monete d'oro (del XVII secolo) sotto il pavimento della cucina: vendute per 860mila euro (msn.com)
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  23. Non mancherò. ps. Dovrei anche aver risolto il problema con l’audio del computer 👍🏻
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  24. Io credo che con le stesse leggi dello UK la situazione in Italia non cambierebbe significativamente. Già in precedenza lo stato italiano condivideva il possesso del ritrovamento col privato, ma il privato non si faceva scrupoli a pensare solo al profitto e taceva il ritrovamento.. beh lo sappiamo tutti purtroppo come è finita. É una questione culturale e morale, e per cambiare il modo di pensare di molti “nostri concittadini” non basta una legge e nemmeno 100000, per quanto ben scritte e ponderate possano essere.
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  25. Grazie @Archestrato per la molto interessante integrazione "numismatica" al post . a Te una buona serata
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  26. Presente ieri mattina dall'apertura a poco dopo mezzogiorno;affluenza buona mi è parsa senza enormi resse comunque. Per il resto la solita problematica della luce, c'è l'espositore che è fortunato e quello no .... e non è giusto. Del resto per me si segue il trend degli ultimi anni...espositori in calo sia di numero che di qualità. Materiale esposto che gira da uno all'altro aumentando di prezzo e poche belle novità che visto il momento vanno direttamente all'asta. Resta la parte conviviale del pranzo e delle chiacchiere tra amici. Questo è il presente e devo farmelo andar bene. Marco
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  27. !! Negrini 38 (dal sito di Negrini).
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  28. Per me che ho assistito personalmente ad una compravendita nel 2001 di una 20.000 lire Tiziano in quasiFDS a 4.500.000 di lire è del tutto normale un prezzo simile per una BB.
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  29. Anche se si tratta di una tipologia molto comune è sempre bene chiedere i dati ponderali di una moneta d'argento formato scudo di fine XIX° secolo, per me buona
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  30. Io adesso accetto tutto, i centri di smistamento, gli scali intermedi e compagnia cantante, ma che dal Principato di Monaco un pacco per Roma debba passare da Lipsia, che sta al doppio della distanza rispetto a Roma (900km e passa contro 450), ed in direzione esattamente opposta ad essa no, non lo capisco....
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  31. Buon Giorno, Ammetto che probabilmente non sono riuscito a comprendere adeguatamente il messaggio veicolato dagli ultimi interventi a questa discussione, mi sembra venga sottovalutato il “valore documentale” intrinseco nelle monete. Con un parallelo quasi blasfemo la valutazione della realtà fisica sulla scorta della Bibbia. Fortunatamente si sono superate molte interpretazioni preconfezionate osservando e studiando il mondo reale. Tornando all’argomento imitazioni, la Repubblica di Firenze si occupa a più riprese della coniazione fuori dalla Zecca comunale di Fiorini, si occupa anche di porre vincoli stringenti alla figura dell’intagliatore dei ferri. Come da sempre, gli interventi che miravano ad arginare comportamenti certamente presenti, sono una immagine della situazione reale. Ritengo sia stata sottovalutata una delle possibili categorie di produttori di Fiorini imitativi, stante l’elevato costo della coniazione presso la Zecca, è presumibile che entità commerciali e banche abbiano talvolta affinato l’oro e coniato in proprio, non necessariamente a Firenze. Ho potuto vedere una imitazione certamente anteriore al 1314, non è da scavo archeologico, viene da una sepoltura privata, le imitazioni (e i falsi) che si diffondono in maniera massiccia a partire da questi anni talvolta sembrano conservare qualche parentela con quelli ufficiali, non tutti i lavoranti della Zecca erano probabilmente irreprensibili. Il lavoro di studio e comprensione del fenomeno è iniziato da poco, si basa fondamentalmente sullo studio delle monete, difficilmente si potrà trovare traccia documentale di un illecito, o di qualcosa di prossimo alla falsificazione, il lavoro del dott. De Benetti è un inizio, riguardo ad alcune Sue affermazioni ho evidenze diverse e contrastanti. Il bello di questo argomento è che osservando e studiando le monete, domani o fra qualche anno, sarà possibile trarre le giuste conclusioni e stabilire cronologie e legami tra questi Fiorini “diversamente autentici”. Evito di entrare nei dettagli della descrizione delle monete in quanto circolano già un numero preoccupante di imitazioni di epoca sbagliata (eufemismo), e oggetti anche improbabili spuntano valutazioni poco consone. L’oro a 300/400 euro al grammo è certamente un affare per chi lo lavora. Cordialità
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  32. Spesso su questo forum si è discusso sulle monete di Poseidonia, sia incuse che a doppio rilievo, e delle loro specificità sul piano tecnico, tipologico, epigrafico, ecc. Uno dei dibattiti a mio avviso più interessanti - e alquanto vivace - ha riguardato le serie studiate in modo analitico dal Noe (MN V, 1952, 9-19) e successivamente dal Kraay (AMSMG VIII, 1967, 113 ss.), contrassegnate da lettere alfabetiche in successione a cui si affiancherebbe un ulteriore gruppo con simbolo della conchiglia al R/. https://www.lamoneta.it/topic/147371-didrachme-poseidonia-asta-gorny-7-marzo/page/2/#! Esemplificazione delle serie: Serie con successione alfabetica (CNG-Triton XXII, 2019, 59) Serie con conchiglia al R/ (London, BM 1947-0406.49) Prendendo spunto da questa discussione sto portando avanti un riesame di queste emissioni, analizzate per sequenza di conii da L. Brousseau (nella sua tesi consultabile in rete) e basandomi anche sul più recente volume di Cantilena-Carbone (Poseidonia-Paestum e la sua moneta, Paestum 2015) e sul contributo di F. De Luca (Alphabetical numbering and numerical progressions on drachms and Massalia’s small bronze coins, "Omni", 11, 7/2017, 74 ss.). Considerata la rarità di molte serie contrassegnate da lettere alfabetiche, documentate da un unico esemplare, sarei grato a chiunque volesse contribuire con osservazioni sull'argomento e/o attraverso la segnalazione di eventuali pezzi della serie con lettere in proprio possesso (anche tramite MP), che rappresenterebbero un prezioso e valido aiuto per la ricerca. Il lavoro, come ho sempre fatto, verrà inserito nell'antologia numismatica e messo a disposizione di tutti gli utenti , che ringrazio in anticipo.
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  33. Dopo tanto tempo due monete che non avevo trovate in ciotola, molto moderne ma pur sempre ante XXI° secolo Anche se mancanti ho deciso di non prendere più monete mondiali con una data visibile che va oltre l'anno 1999, oggi per 50 cent ho già rinunciato a due monete filippine del 2017 che non avevo (5 e 25 sentimo), ho preso solo queste due (Cuba e Haiti) spendendo un solo euro.
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  34. Buona Domenica a tutti, grazie della risposta @magicoin Allego un confronto "incrociato" tra due diversi nominali che - di norma - dovrebbero presentare la stessa effige. Ho sovrapposto le scansioni di una piastra del 1831 - con il taglio del collo del tipo "normale" - e di un 10 Tornesi 1833 (stella a cinque punte) con il taglio del collo del tipo "punta sottile".
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  35. Confermo, è buona e siamo sui 50-60 euro.
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  36. Ok è chiaro, siamo comunque d'accordo che non è un fiorino coniato a Firenze. Grazie per la segnalazione del suo scritto, cercherò di acquistarlo. Saluti Marfir
    1 punto
  37. Grano 1679 , coniato a martello e simbolo del coniatore R
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  38. @UBIEGO Una Congregazione appositamente costituita in Roma stabilì nel 1756, sotto Benedetto XIV, «di fare onninamente sospendere la battitura di qualunque moneta di rame, anche mista» nei territori delle legazioni disponendo la chiusura delle zecche periferiche, ma non di Bologna, in quanto si riteneva che nello stato vi fosse un’eccessiva circolazione di moneta plateale. Stabilì inoltre il rinnovo del bando che proibiva la circolazione della moneta “estera” di rame, prescrivendone il ritiro a fronte del rimborso (parziale) del prezzo del rame stesso ivi contenuto. Di fronte alle ripercussioni a carico del piccolo commercio vi fu un ripensamento riguardo alla zecca di Gubbio e, a partire dal 1758, quest’ultima fu incaricata del compito di riconiare le monete straniere di rame sottratte alla circolazione. Non vi furono coniazioni di moneta di rame o di mistura per molti anni a Bologna, a partire dal 1757 e fino fino al pontificato di Pio VI (in realtà nel 1761 fu coniato un modesto quantitativo di Muraiole da 4 [mistura], tuttavia abusivamente e coi coni di Benedetto XIV antecedenti il 1756). Queste notizie sono un'anticipazione di quanto sarà riportato nel Bollettino di Numismatica "La Zecca di Bologna - Parte XI" e sono in parte reperibili nel volume di Balbi De Caro Londei "Moneta Pontificia da Innocenzo XI a Gregorio XVI", Roma 1984. Pertanto quanto riportato nel MIR è corretto, mentre il Catalogo di lamoneta.it andrebbe modificato. N.B. esistono quattrini 1757-58, ma della zecca di Roma. P.S. Nella collezione Reale vi sono per Bologna numerosi esemplari di quattrini tra il 1740 e il 1756 (in media 3 esemplari per anno), ma nessuno per gli anni 1757-58: a riprova di quanto sopra.
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  39. Buonasera @LOBU, ti leggo soltanto ora. Concordo su quanto già affermato da alcuni amici del forum: ci troviamo di fronte a dei ritratti diversi. Quanto alle foto che hai postato sopra, l'usura di una delle due monete, non permetta di apprezzare chiaramente i capelli e il ciuffo, variabile della quale abbiamo discusso recentemente. Ottimo studio!
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  40. Magari può essere utile spiegare l'iconografia di questo denario, che rientra come buona parte della monetazione del periodo, nell'ambito dell'autocelebrazione della gens. Le teste al dritto chiamano in causa re Anco Marzio, il più antico illustre membro della famiglia, che era nipote di Numa. Il rovescio rimanda invece ai ludi apollinari (rimedio cultuale alla disfatta di Canne), istituiti oltre che su consultazione dei libri sibillini anche in accordo con antiche profezie, note come Carmina Marciana, scritti secondo la tradizione da un indovino di nome Marcio, anch'esso quindi membro della medesima gens.
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  41. Io non sono in grado di escludere alcunché. Cerco di ragionare insieme a voi. Alcuni segni particolarmente netti e circoscritti mi sembrano poco compatibili con un impronta dentaria. Immagino che le impronte dentarie siano più indistinte, più larghe. Ma rimango perplesso soprattutto sul fatto che schegge dentarie siano rimaste conficcate per quasi 200 anni. Partendo dal presupposto che tracce di morsi debbano risultare più estese e meno profonde di un segno lasciato da un corpo appuntito, faccio fatica a pensare che una scheggia di dente rimanga saldata al metallo. Non basta secondo me la costatazione del colore (materia biancastra) per supporre che lì ci siano pezzi di dente. A te @Rocco68 hanno detto essere pezzi di dente?
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  42. Diciamo che certezze non ce ne sono ma che è molto più probabile che il timbro sia falso che autentico..
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  43. Dipende, il timbro pare sia stato posto dopo che la piega si è creata, altrimenti avrebbe dovuto intaccarlo. Ma quando è stato posto? Ipotesi nr.1, il timbro è coevo ed è stato posto su una banconota circolata... possibile Ipotesi nr.2 il timbro è moderno (falso) ed è stato posto su un biglietto circolato solo per aumentarne il suo valore... possibile. Considera che in una prima fase furono usati bolli generici con lo stemma Sabaudo senza iscrizioni, presi fra quelli in dotazione ai reparti miliari. Questo per dire che anche una perizia sul timbro non è sinonimo di certezza. Saluti.
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  44. Carlino 1700, data rara. Monete finissime ed elegantissime soprattutto per l’argento al bilanciere per questo sfortunato e sofferente Asburgo di Spagna
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  45. purtroppo le foto son quel che sono.......ma era in buona compagnia nel vassoio come paragone (pure senza lente)😉
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  46. La numismatica è molto strana nel senso che negli anni si è potuto assistere a delle variazioni di quotazioni fortemente variabili nel tempo dovute sempre alla variante richiesta di mercato e soprattutto questo ha riguardato molto la monetazione della Repubblica. Per quanto riguarda la monete in questione, pensa che si è passati negli ultimi 10 anni da una quotazione intorno ai 10.000 euro ad oggi con una disponibilità sul mercato di circa 5/5500 euro. Parlare di investimento in numismatica e soprattutto per la 500 lire credo che non vi sia una certezza.
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