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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 10/31/22 in tutte le aree
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Un Corpus dell'emissione congiunta dei tresviri monetales dell’82 a. C. (Lucius Marcius Censorinus, Caius Mamilius Limetanus e Publius Crepusius), l'emissione RRC 360/1, che mostra 64 conii di diritto e 71 conii di rovescio. https://www.academia.edu/89632861/F_De_Luca_Lemissione_congiunta_dei_tresviri_monetales_dell_82_a_C_L_Marcius_Censorinus_C_Mamilius_Limetanus_e_P_Crepusius_Monete_Antiche_n_111_Maggio_Giugno_2020_pagg_24_346 punti
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DE GREGE EPICURI L'ultima conferenza dell'anno al CCNM si terrà il 22.11.2022, ore 20.45 (Milano, via Kramer 32). Ci parlerà Alessandro Toffanin, che concluderà una serie di incontri sui Visconti e gli Sforza, tenuti a partire dal 2019; il tema sarà la monetazione di Massimiliano Maria (1512-1515) e di Francesco 2° Sforza (1521-1535). Le guerre d'Italia, la caduta del Moro e la discesa francese con le ambizioni sul Ducato, congiuntamente alla morte dell'imperatore Massimiliano e alla salita al trono di Carlo V, sconvolsero i precari equilibri italiani. La variabilità dei valori della monetazione del Ducato di Milano agli inizi del XVI secolo fu una diretta conseguenza del caos politico ed economico che ne seguì. L'analisi delle gride monetarie dell'epoca e dei documenti pervenuti permette una revisione ed una redistribuzione più curata dei nominali emessi nell'ultima fase della monetazione sforzesca del Ducato di Milano.3 punti
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Riassumendo brevemente la questione. Negli studi sul tema è stata conferita particolare importanza ad un ripostiglio rinvenuto a Taranto nel 1908 (IGCH 2016), pubblicato da Vlasto (NC, s. IV, vol. IX, 1909, 253-63) e smembrato subito dopo la scoperta, composto da più di 151 monete, di cui 126 nominali di Taranto del peso di gr. 3,90-3,20 e 1,70-1,60 (X periodo Evans), 19 di Metaponto e 6 esemplari cartaginesi. Da Vlasto 1909, pl. XIX Da Kraay, IGCH, p. 300, n. 2016 La corrispondenza dei valori ponderali degli esemplari di Tarentum e Metapontum con quelli dei nominali cartaginesi ha veicolato l’ipotesi che le due zecche magnogreche avessero tagliato la loro valuta sul modello di quella di Cartagine. Da ciò è scaturita la definizione di tali monete come ½ e ¼ di shekel, la moneta utilizzata da Annibale durante la seconda guerra punica. A sostegno di tale ipotesi Evans osservava che alcuni nomi presenti sulle monete, ad esempio Seràmbos e Sokànnas, non sembravano riferibili all’onomastica greca e propose di riconoscere in essi nomi di personaggi cartaginesi con funzione di controllori delle emissioni monetarie. Queste osservazioni appaiono certamente interessanti, tuttavia non spiegano perché durante gli anni dell’occupazione punica Taranto avesse conservato il diritto di battere moneta con tipi propri e in alfabeto greco. Dovremmo supporre che la città avesse mantenuto ancora un ruolo preminente che le consentiva di tener aperta la zecca e produrre moneta ma nel contempo bisognerebbe anche tener presente che una tipologia sostanzialmente greca (Taras sul delfino, cavaliere), accompagnata dall’etnico cittadino (e dai nomi dei personaggi) in caratteri greci e realizzata da maestranze greche, improvvisamente adotti valori ponderali specifici e funzionali al pagamento delle truppe cartaginesi. La questione è in realtà molto complessa. Se da un lato le osservazioni di Evans sono di una certa acutezza, dall’altro non si può non constatare che questi esemplari appaiono plurifunzionali potendo afferire: a) al sistema monetario greco ossia sottomultipli corrispondenti alla metà dei didrammi di peso ridotto b) al sistema cartaginese (½ e ¼ di shekel) c) al sistema romano per il peso che non si discosta da quello del denarius, la cui emissione sembrerebbe avvenire proprio negli anni della seconda guerra punica, secondo le più diffuse tendenze della recente bibliografia. Sempre che non si tratti di una funzione bivalente che poteva soddisfare, considerato il peso e il metallo adoperato, tanto l’ipotesi b) quanto la c). Sappiamo peraltro dalle fonti che l’occupazione punica non fu totale ma riguardò sostanzialmente la parte orientale della città mentre la rocca restò in mano ai Romani. Altro punto che i successivi studi dovranno chiarire è il motivo per cui Metaponto, a differenza di Taranto, pur coniando nominali di peso analogo, adottò al D/ tipi differenti per ciascuno di essi (risp. testa di Athena e testa di Demetra). Mangieri chiama in causa a tal proposito un’urgenza di moneta che avrebbe determinato a Taranto l’utilizzo di conii già approntati per la battitura dei nomoi, ipotesi che spiegherebbe la sostanziale coincidenza dei moduli tra questi ultimi e i nominali di peso ridotto ma che tuttavia andrà verificata attraverso l’esame della documentazione disponibile e che in ogni caso lascia aperte molte questioni, non ultima l’adozione del simbolo dell’aquila. RN 7, 2014, 29 (gr. 3,53) Lucania, Metapontion AR 1/2 Shekel. Punic occupation, circa 212-207 BC. Head of Athena to right wearing crested Corinthian helmet / Ear of barley with leaf to right; owl in flight above leaf. Robinson, Punic pg. 50, 3; SNG ANS 550; HN Italy 1634. 3.53g, 20mm, 3h. Gorny & Mosch 224, 2014, 32 (gr. 1,94) 1/4 Schekel (1,94g). Circa 212 - 207 v. Chr. (Zeit des Hannibal) Vs.: Kopf der Demeter mit Ohrring n. r., im Haar Ährenkranz. Rs.: Zwei nebeneinander aufrecht stehende Gerstenähren, r. Fackel mit Kreuz, l. am Rand META. SNG ANS 551; HN Italy 1636.3 punti
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Propendo anch'io per questa versione di classificazione. Tuttavia ho letto che in quel periodo vari signorotti, anche per via della scarsità di circolante, prendevano l'iniziativa di emettere moneta(come se la Zecca gli avesse dato l'appalto!!) odjob2 punti
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Grazie @Archestrato per aver ricordato i contributi di Mangieri e Cantilena, che delineano le principali problematiche connesse a queste emissioni seppur sulla base di una documentazione parziale. Le posizioni tuttavia rimangono ancora fortemente divergenti tra gli studiosi e credo che solo uno studio sistematico dell'evidenza disponibile - attraverso la sequenza dei conii e l'analisi dei dati di rinvenimento - potrà fornire indicazioni utili ad un migliore inquadramento delle serie in oggetto. La questione non è certo semplice in quanto ci troviamo nella delicata fase di passaggio dal nomos al denarius. Per Taranto come per Metaponto restano pertanto aperte molte questioni che andranno indagate con sistematicità. Il carattere sostanzialmente cartaginese delle serie tarantine è ad esempio evidenziato anche da Burnett (La documentazione numismatica, in "Tramonto della magna Grecia", Atti del XLIV Conv. di studi sulla Magna Grecia-Taranto 2004, Taranto 2005, 161 ss., di cui allego alcune pp.), benché gli elementi portati a sostegno della sua ipotesi restino subordinati, come dicevo prima, ad uno studio organico della documentazione. Burnett 2005, 170-32 punti
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Buongiorno a tutti Condivido con voi un bell'antoniniano di Postumo, acquistato il mese scorso. Anche se non era l'obiettivo principale dell'asta, ho deciso "di pancia" di portarlo a casa per il bel ritratto, che peraltro in mano crea dei piacevoli giochi di luce con l'argentatura residua.. 23 mm, 3,23 g Il venditore lo cataloga come RIC V, 58, ma guarderò con calma l'Elmer per un'identificazione più precisa... Insieme alla moneta, ho ricevuto anche il cartellino del precedente venditore, malamente spiegazzato e incastrato dietro quello dell'asta: Clelio Varesi di Pavia. Vista l'omonimia e la sede del negozio, immagino che sia un predecessore di @Alberto Varesi. Se posso, potrei sapere a che anni può risalire il cartellino?1 punto
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Ciao, oggi condivido un denario di Adriano (117/138 d. C) sul cui rovescio è rappresentata la scena dell'Avvento (Adventus) coniato a Roma nel 134/138 d. C (RIC 227). L'Avvento, cioè il ritorno a Roma dell'imperatore dopo una campagna militare (Adriano viaggio molto non solo per campagne militari ma anche per vedere come venivano amministrate le provincie, a testimonianza di questo ci sono numerose monete emesse con rovesci a tema), era un avvenimento molto importante e solenne che veniva festeggiato da tutti. In queste occasioni venivano scolpite anche statue e bassorilievi in molti punti dell'urbe oltre che coniare monete celebrative. Sul mio denario la scena è rappresentata dalla figura di Roma a destra con lancia ed elmo che accoglie il ritorno dell'imperatore con una stretta di mano, una semplice quanto chiara espressione di bentornato. Di pari importanza era anche la partenza dalla città dell'imperatore (Profectio) che veniva festeggiata ed omaggiata allo stesso modo. Interventi su quanto detto sono sempre graditissimi. Nel suo complesso una moneta abbastanza piacevole che risulta coniata e che ha svolto la sua funzione🙂. Grazie ed alle prossime ANTONIO MM 17,03 G 3,00 RIC 2271 punto
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Dovrebbe essere un denario romano repubblicano di C. Licinius Macer https://numismatica-classica.lamoneta.it/moneta/R-G248/1 La moneta è suberata.1 punto
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Un osservazione che mi sovviene sul simbolo dell’aquila ad ali aperte è la relativa somiglianza con il tipo presente sulle emissioni auree tarantine datate all’epoca di Pirro. Cronologicamente siamo due o tre generazioni prima dell’epoca di Annibale, eppure anche allora Taranto si confrontava con gli sviluppi del crescente, dilagante, potere di Roma. Certo sono due contesti non poco differenti all’atto pratico, eppure mi pare una curiosa coincidenza il riproporsi di un’aquila, ancorché come simbolo e non tipo principale, dalle fattezze alquanto simili. Come esempi riporto due esemplari: Uno statere ex CNG TRITON XX/20: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=324213 Un quarto di statere ex CNG TRITON XX/21: https://www.cngcoins.com/Coin.aspx?CoinID=3242141 punto
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Il fatto che qualcuno li posti qui sul forum a disposizione di tutti ritengo sia una buona cosa ! Grazie, quindi.1 punto
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L’antico magazzino del sale portato alla luce tra le barene della laguna a Lio Piccolo nel progetto Vivere d’acqua (foto unive) Il progetto Vivere d’acqua dell’università Ca’ Foscari ha portato alla luce un altro segmento dell’antica storia lagunare, rivelando un ulteriore settore delle monumentali strutture in legno di un edificio collegato ad una filiera produttiva, probabilmente un antico magazzino per il sale, di epoca romana. Si tratta di una delle pertinenze rustiche della cosiddetta villa marittima di Lio Piccolo. L’edificio aveva una particolarissima configurazione: in una fossa di fondazione larga 1,5 m e profonda altrettanto, gli antichi romani hanno depositato a coppie lunghe e possenti travi di legno, spesse 25/30 cm. Sopra di esse erano appoggiati, senza chiodi o cavicchi, numerosi robusti tronchi di risorse lagunari. Veduta da drone dell’antico magazzino per il sale a Lio Piccolo nello scavo della villa romana del progetto Vivere d’acqua (foto unive) L’elemento di novità dello scavo del 2022, che prosegue il progetto inaugurato lo scorso anno in collaborazione con il finanziamento del Comune di Cavallino-Treporti e l’alta sorveglianza della soprintendenza Archeologica Belle arti e Paesaggio per il Comune di Venezia e Laguna, risiede nel fatto che si è riusciti a documentare un lungo periodo di occupazione del sito, che va dal I secolo d.C. al VI secolo d.C. La fotografia proposta è quella di una laguna stabilmente sfruttata in antichità, soprattutto presso gli spazi acquei di comunicazione tra il porto dell’antica città di Altino e la sua costa, ovvero lungo i canali di marea che connettevano il porto con il mare. Si è, quindi, molto lontani da quell’idea che avevamo in passato di una laguna in epoca romana priva di strutture antiche pre-veneziane. Allo stesso modo le ricerche di tipo globale che sono condotte in seno al progetto (survey, analisi di materiali, studi tipologici) ci permettono di capire che i reperti che abbondantemente troviamo in laguna (ad esempio le anfore) spesso non sono legati a un generico insediamento, ma a delle vere proprie attività di sfruttamento del territorio, dove si costruivano argini con anfore per dividere valli da pesca e “fondamenti” di saline. Dallo scavo emergono numerose le tessere musive e i frammenti di intonaco che decoravano un edificio antico presente nella stessa area, databile proprio al I secolo d.C. È da qui, infatti, che provengono i numerosi frammenti di affresco raccolti da Ernesto Canal, celebrati dalla famosa mostra nel 2019. Gli archeologi spiegano come queste strutture, prima abitative e produttive, e poi eminentemente produttive, abbiano cambiato forma nell’arco dei secoli adattandosi a diversi modelli economici di sfruttamento della laguna: il prodotto non cambiava (si continuava a fare sale) ma cambiavano le tipologie delle strutture e le modalità di occupazione in base a modelli economici che via via si sono susseguiti nel territorio dell’antica Regio Venetia et Histria. Così, ad esempio, lo scavo ci illustra come tra V e VI secolo d,C. l’edificio di legno venga sostituito da un edificio in muratura, con muri di laterizi di epoche precedenti riutilizzati e con un diverso orientamento. Carotaggi a Lio Piccolo nella laguna di Venezia nell’ambito del progetto Vivere d’acqua (foto unive) Non solo la villa marittima, ma un complesso sistema di insediamenti romani per lo sfruttamento delle risorse costiere: da qui si origina la “forza lavoro” che contribuirà alla creazione della futura Venezia. L’équipe del progetto Vivere d’Acqua sta concludendo l’indagine in questi giorni con una serie di carotaggi e di analisi geologico ambientali per comprendere come la micro-morfologia del territorio abbia permesso questo tipo di insediamenti e lo sfruttamento della costa in epoca romana. E, forse, anche in epoca precedente. Dallo scavo e dai carotaggi, infatti emergono alcuni interessantissimi livelli antropici forse di età pre-augustea. Cristophe Morhange (Universitè Aix-Marseille) e Giovanni Sarti (Università di Pisa) insieme con il team veneziano sono certi che il litorale di tutta l’area di Lio Piccolo darà importanti informazioni in futuro sulla conformazione di questo paesaggio antico, oggi paesaggio sommerso. Il documentario “Panorami sommersi”. Un’intuizione geniale cerca Venezia prima di Venezia, un pioniere nelle ricerche archeologiche veneziane, un team di ricercatori attivi in laguna convinti che raccontare lo scavo “mentre si fa” sia un dovere etico e una modalità scientifica di co-interpretazione dei paesaggi antichi: questi sono alcuni degli elementi narrati nel film documentario di controcampo produzioni panorami sommersi, prodotto in collaborazione con l’università Ca’ Foscari Venezia. “Panorami sommersi” è il titolo del film documentario di cui il progetto vivere d’Acqua è uno dei protagonisti. Il film, presentato nella sua anteprima veneziana il 26 ottobre 2022 all’Auditorium S. Margherita, è prodotto da Controcampo, e rappresenta una modalità inedita di raccontare l’archeologia del territorio veneziano, collegando i fili di narrazioni antiche con narrazioni contemporanei. Il gusto estetico e poetico del regista, Samuele Gottardello, ha incontrato la pragmaticità degli archeologi che scavano il fango, e insieme hanno provato a raccontare una storia di riappropriazione di un paesaggio scomparso, quello romano, indicato e descritto prima di tutti da Ernesto Canal. Il film narra come nasce un’intuizione archeologica, come il modello interpretativo possa venire elaborato e come la comunità se ne possa riappropriare in tutti i modi possibili che l’archeologia, la storia e l’arte consentono. Grande la risposta del pubblico nelle visite guidate allo scavo di Lio Piccolo con il progetto di archeologia pubblica di Vivere d’acqua (foto unive) Il progetto di archeologia pubblica dell’università Ca’ Foscari. Il progetto Vivere d’Acqua ha scelto una via di comunicazione partecipata per condividere con quasi 2mila visitatori in un mese di scavo le ricerche in corso. Il programma di archeologia Pubblica con eventi, visite guidate, conversazioni e aperitivi archeologici ha permesso alle comunità locali, agli archeologi, e ai visitatori di riunirsi intorno allo scavo in corso e insieme narrare in modi diversi un passato comune. La lunga stagione degli appuntamenti di archeologia pubblica e partecipata collegati al progetto “Vivere d’Acqua, archeologie tra Lio Piccolo e Altino” hanno visto quasi 2 mila persone visitare e intrattenersi presso lo scavo della Villa marittima di Lio Piccolo. Il film “Panorami Sommersi” rappresenta uno di questi capitoli dove l’archeologia incontra la comunità. Proiettato per la sua “prima veneziana” presso l’Auditorium di Santa Margherita di Ca’, è un omaggio alla comunità cafoscarina che ha collaborato e ospitato parte delle riprese anche durante le ricerche archeologiche per individuare i resti della Villa Romana sepolta, riemersa in parte con gli scavi del 2021 e i recenti interventi, e di cui Canal ha più volte segnalato l’esistenza. Il film di Controcampo Produzioni ha felicemente incontrato il progetto dell’università Ca’ Foscari “Vivere d’Acqua”. Il progetto ha poche semplici regole: condivisione continua delle ricerche archeologiche con la comunità locale, comunicazione e co-progettazione delle azioni archeologiche e costruzione collettiva delle narrazioni del nostro passato, unendo archeologi e cittadini nel momento magico della scoperta e dell’interpretazione delle tracce sepolte. Gli incontri non hanno voluto essere didattici ma cogliere storia di uomini e di sogni alla ricerca della verità, in un’esperienza unica per vivere la Laguna meno nota e frequentata come un fertile incubatore di civiltà, di racconti, di esperienze, di ambienti naturali, di bellezza. https://archeologiavocidalpassato.com/2022/10/30/venezia-scavo-della-villa-romana-di-lio-piccolo-portato-alla-luce-un-antico-magazzino-per-il-sale-dagli-archeologi-del-progetto-vivere-dacqua-di-ca-foscari/1 punto
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è molto interessante ed una collezione di monete medievali siciliane deve assolutamente annoverare questa tipologia di monete1 punto
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DE GREGE EPICURI Ad un anno circa dalla conferenza di Adelchi Benetton al CCNM, ho finalmente l'occasione di vedere dal vivo un soldino, e di individuare lo zecchiere. Il doge è Giovanni Dolfin (1356-1361), il soldino mi pare in buono stato, anche se mi devo scusare per la foto del rovescio. Ma veniamo allo zecchiere: direi che si vede una M gotica, anzi onciale, e perciò: massaro Marco Marmora. Pesa 0,55 g e misura 15 mm. Dico bene, @aratro, @417sonia e altri?1 punto
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Si,i feedback sono un' altra cosa. Se dovessimo mettere quei feedback anche per la valutazione dello stato conservativo( il piú vicino all' oggettivitá),pochi venditori vanterebbero quel pienone😉1 punto
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Tu devi essere sempre te stesso,contro la massa e le mode,sempre convinto del tuo giudizio,ancor piú del tuo metro di giudizio! Perciò non ti devi curar delle eventuali "nomine". Meglio tirchiarello e parac...che largo e sprovveduto🤷🏻♂️1 punto
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Per questo lo prendiamo sotto custodia😁 Cosí riflette e mette un altro tassello nello zaino delle informazioni😁1 punto
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Il buon vecchio @Franks ama dilapidare le proprie sostanze pescando nel vasto mare della rete: egli è mosso dal demone del collezionista neofita e a nulla è servito ogni mio tentativo di ricondurlo sulla retta via. Preghiamo per lui.1 punto
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Buongiorno a tutti! Vorrei condividere questo follis di Massenzio, con un ritratto davvero meraviglioso per il tipo di moneta. Su entrambe le facce, si nota uno schiacciamento che ha "ovalizzato" il tondello e ha fatto perdere alcuni dettagli. Stranamente anche la "S" di Maxentivs è completamente sparita, nonostante la zona non sia toccata dallo schiacciamento. Vorrei chiedervi se secondo voi è un difetto avvenuto durante la coniazione, oppure ha subito lo schiacciamento in epoca successiva. Cosa ne pensate? Grazie!1 punto
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Ciao! Beh,a mio avviso invece siamo piú bassi,ovvero sul BB+ Considerato che il venditore dice spl,ci dovremmo star.....pompano spesso di 3/4 di punto😁 Mia considerazione😉 Con questo non voglio affermare che non sia gradevole,anzi....molto bella come moneta. Il guaio è che te la fará pagar da spl.......1 punto
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E' il completamento ( al rovescio ) dei titoli di Carlo Magno, dopo la conquista del regno dei Longobardi, iniziati ( al diritto ) con REX FR, su un esemplare di raro denaro custodito in museo a Berlino la cui scheda ricorda essere di incerta attribuzione alle zecche di Roma oppure Ravenna . Aggiungo dal vecchio manuale di Biaggi ( 1992 ) 2 diversi e rari esemplari con simili leggende al rovescio, lì ed allora censiti rispettivamente per Roma e Ravenna .1 punto
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È una lettera che non è uscita in fase di coniazione perché l'incavo sarà stato toppato da qualche residuo1 punto
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Se la casa d'aste è italiana, prova a telefonare per chiarire la cosa. Spesso si risolve.1 punto
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Buon giorno, dopo una nuova osservazione la legenda continua a rimanermi poco chiara. alcune lettere della legenda, in particolare le "O", sono posizionate dove non dovrebbero essere e non riesco a leggere con certezza alcuna parola. Confermo comunque che l'aquila riprende il tipo di Alfonso e delle prime emissioni di Giovanni. Sebbene confermi l'origine nella Sicilia del XV secolo, non sono quindi in grado di definire con certezza l'autorità emittente. Non escludo la possibilità che si tratti di un falso d'epoca, preparato da falsario analfabeta, vista la legenda a prima vista fantasiosa e non riconducibile con certezza ad alcuna emissione. Anche l'aquila è estremamente tozza e malfatta e differisce per qualità dai tipi comunemente emessi a Messina. I falsi sono molto comuni nel XV secolo in quanto il denaro emesso a Messina conteneva una piccola percentuale d'argento (intorno al 2%), per cui i falsari, specie nel XV secolo, ebbero gioco facile nell'inondare il mercato di falsi che si distinguono dalle monete prodotte in zecca per via delle legende fantasiose.1 punto
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Acquisto di ieri, ciotola da 1 euro, pescato questo 5 franchi 1958 Congo Belga, Amministrazione fiduciaria del Ruanda Urundi (mandato ONU dal 1946 al 1962), un pò acciaccato....1 punto
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Ciao, personalmente non ne capisco di banconote in €uro, ma se ti riferisci alla presenza di quei sei 7 , magari potremmo usare un metro di valutazione come per le £ire. Li vedo purtroppo intervallati da altri numeri, il biglietto avrà al verso questo codice verticale corto ' 734774 ' pure non interessante. Credo che non ci sia nessuna rarità, ma è giusto che aspetti i pareri di chi segue queste banconote.1 punto
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Nella seconda metà dell'800, era diffusa l'usanza/abitudine di sfruttare la circolazione del denaro (nel nostro caso le monete) a scopo pubblicitario. Sono conosciute le monete di 5 e 10 centesimi di Vittorio E. II riportanti la punzonatura "LE PICOTIN APERITIF" locale di ritrovo/BAR di PARIGI. Sono anche conosciute alcune monete riportanti "PEARS SOAP" per pubblicizzare il primo sapone trasparente prodotto per la prima volta nel 1789. Nel caso della moneta in esame, "STANUS LEUZE" potrebbe essere stata modificata per pubblicizzare un azienda produttrice di apparecchiature elettriche presente negli anni in FRANCIA. Un saluto a tutti.1 punto
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ORIE - NS AVG, Sole stante a s. (?)... Arka Diligite iustitiam1 punto
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Credo che la possibilità di stampa e l'eventuale acquisto diretto della collana "Materiali" e l'immissione in rete del CNI siano due iniziative molto lodevoli del BdN. Ogni tanto diciamo anche ciò che c'è di buono e non solo quello che non funziona. Buona giornata!1 punto
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Bravo Arka che li usi ! Uno degli ostacoli alla loro diffusione e’ stato anche il fatto che non tutti sono stati pubblicati a stampa ( non per colpa del Medagliere ma del famigerato Poligrafico - ente la cui parabola qualitativa negativa conosciamo purtroppo tutti - dai fasti passati di un’editoria d’eccellenza (la famosa Libreria dello Stato che ha prodotto capolavori) ad iniziative commerciali di discutibile levatura oggi. un altro limite e’ dato dalla forma e tipologia del volume. Il loro formato attuale di catalogo a schede va benissimo come ‘sykloge’ piu’ ragionata descrittiva della collezione. Un domani, ho suggerito, l’insieme dei bollettini dedicati ad una singola zecca ( milano, bologna, firenze, mirandola, etc) potrebbe dare luogo a delle singole monografie ( anche ovviamente in piu’ volumi) con un formato interno di piu’ immediata e facile consultazione consolidando il ruolo di opera di riferimento rappresentando spesso, se non sempre, la raccolta piu’ rappresentativa e completa per le moneta di ciascuna zecca considerata.1 punto
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Che poi ti sarai accorto da solo che quella dell 'asta 4 montenapoleone,non è la stessa illustrata sul Muntoni,infatti il catalogo titola monete dei papi e degli stati pontifici,non dice collezione Muntoni,anche se è famosa per quello,evidentemente avevano anche altri conferimenti ,oppure nel libro non a messo la sua,potrebbe averla messa in collezione dopo la pubblicazione della sua opera,è la stessa illustrata nel MIR.1 punto
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Forse una certa lentezza nella fruizione e diffusione dei bollettini come standard di consultazione e studio deriva anche dalla disponibilità più limitata al momento delle versioni cartacee delle pubblicazioni fino adesso uscite, per fare un esempio delle zecche più importanti come Milano, Firenze e Bologna, solo un numero esiguo di volumi sono acquisibili in formato tradizionale (2 ciascuno per Bologna e Milano) rispetto alla maggior parte dei volumi esistenti solo in digitale, certo nulla vieta di stamparsi i vari pdf, ma evidentemente tali operazioni sono percepite ancora come un po' più macchinose e lente che disporre subito della pubblicazione cartacea mediante acquisto...1 punto
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Martedì 7.6.22, Costanza Cucini (archeologa specialista in metallurgia) ha tenuto la conferenza suddetta. Si è partiti dallo scavo effettuato nel 2004-2005 dalla Soprintendenza Archeologica in via Moscova a Milano, che portò alla luce un forno di fusione per metalli della fine sec. XVIII-inizi del XIX secolo. I resti metallurgici furono analizzati da C. Cucini che, in parallelo, condusse una ricerca all'Archivio di Stato di Milano, dove si conservava un'ampia documentazione, inedita in precedenza. Ciò permise di ricostruire l'organizzazione produttiva degli impianti della nuova zecca voluta dal Governo Austriaco, e completata sotto il Governo Francese, di cui il forno scavato costituiva parte integrante. L'analisi dei resti metallici delle lavorazioni portò all'identificazione di molti aspetti tecnologici, descritti dalle fonti d'archivio. Una volta tanto la ricerca archeologica, l'analisi di laboratorio e lo studio dei documenti scritti sono andati di pari passo. Il volume produttivo degli impianti di Milano, all'avanguardia per l'epoca, era davvero imponente.1 punto
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Pur non accettando supinamente (anzi) le posizioni di vecchi studi, Giuseppe Libero Mangieri sembra profondamente convinto circa l’attribuzione all’occupazione annibalica ed al sistema ponderale cartaginese per le emissioni di Taranto in questione. Merita certamente una lettura il Notiziario del Portale Numismatico dello Stato (n.8 del 2016) inerente il medagliere del museo archeologico di Taranto, dove veniva pubblicato un contributo del dottor Mangieri dal titolo “I tesoretti di Francavilla Fontana (BR) del 1926 e di Surbo (LE) del 1928”. Di particolare interesse la pagina 88 e, immagino, anche i riferimenti citati nella nota 24, tutti dell’ultimo decennio, cui purtroppo non ho accesso (Mangieri 2012 - Il tesoretto di monete rinvenuto a Taranto nel 1883, in Taranto 1883: il Medagliere prima del Museo, EOS IV ; Cantilena 2013 - Considerazioni sui “cavalieri” di Taranto di III sec. a.C. , EOS V). Chissà qualche utente li abbia o li abbia letti. Quindi, pur non trattandosi di studi sistematici, dobbiamo prendere atto che non tutti hanno “dormito” dai tempi di Evans, anche se non hanno potuto stravolgere del tutto quanto di buono i vecchi studi potevano contenere, secondo i loro pareri e visti i materiali indagati ed i dati ricostruiti negli ultimi anni. https://www.numismaticadellostato.it/pns-pdf/notiziario/Notiziario_8_2016.pdf1 punto
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...e complimenti a Lorenzo e ad @Arka per il recentissimo nuovo contributo!1 punto
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Ciao, c'è chi le colleziona e di contro c'è chi se ne approfitta, sono solo dei gadget e spenderci max uno o due euro sarebbe il giusto, tutto sommato c'e' un lavoro dietro questi fogli di carta. Questo è uno dei miei ricordini (costo due euro) del mio viaggio ad Amburgo, comprato quando sono andato in visita al Miniatur Wunderland, è pure commemorativa del 20° anniversario della sua apertura al pubblico, ma non è di certo inserita nella mia raccolta di banconote e non ne ho altre. Meglio questi, per soli tre euro si ci diverte molto di più!1 punto
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Quindi il raccoglitore pieno ed anche il conto corrente.... mi ricorda tanto quella storiella poco nota della botte piena e di una tipa che brinda in continuazione!1 punto
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Come già mi sono espresso in passato, questa non è numismatica, è oggettistica gadget. Citai anche il caso di uno su ebay che aveva venduto tipo 3000 pezzi che conferma il fatto che si tratta di gadget comprati per lo più da gente non collezionista (io per vendere monete e banconote vere a prezzo stracciato devo svenarmi la sopra.... )1 punto
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Archeologia, a Stabiae ritrovato un antico serbatoio in piombo di epoca romana Serviva per inviare l'acqua all'impianto termale di Villa Arianna o verso l'atrio. Da mercoledì visite speciali sul cantiere di scavo. Zuchtriegel: "Il ministro Sangiuliano è il benvenuto a Pompei" Serviva a smistare l'acqua nei vari ambienti di Villa Arianna, una delle residenze di lusso di epoca romana sepolte dall'eruzione del Vesuvio nel 79 dopo Cristo a Stabiae (odierna Castellammare di Stabia), località che fu distrutta assieme a Pompei ed Ercolano. Un serbatoio in piombo ancora nella sua collocazione originaria è stato riportato alla luce nel corso della pulizia archeologica condotta nel peristilio piccolo (giardino colonnato) della Villa. Il reperto, già individuato circa un decennio fa, faceva parte dell'antico sistema di distribuzione dell'acqua all'interno dell'edificio. I lavori, condotti sotto la supervisione della direttrice del sito, Silvia Bertesago, rientrano nel cantiere in corso per l'abbattimento delle barriere architettoniche e il miglioramento dell'accessibilità. In pratica l'acqua entrava ada un tubo a monte e riusciva in due altri tubi che potevano essere aperti o chiusi tramite un rubinetto. Questo consentiva di disporre dell'acqua in zone diverse della villa, a secondo delle necessità. Le ville di Stabiae hanno già restituito numerosi elementi in piombo, parte del sistema di distribuzione dell'acqua. Per la presenza di impianti termali e di grandi piscine, le ville d'otium stabiane avevano certamente bisogno di grossi quantitativi d'acqua. Una delle ipotesi è che a monte della villa esistesse un sistema di grosse cisterne per raccogliere l'acqua e inviarla poi, attraverso un sistema di canalizzazioni, alle residenze di lusso allineate lungo il ciglio della collina. "Un serbatoio come questo, con le sue chiavi di arresto, rientra in quella tipologia di impianti e apprestamenti che possono sembrare quasi moderni per come sono fatti e che hanno sempre destato stupore sin dalle prime scoperte tra Stabia, Pompei e Oplontis - spiega il direttore del Parco archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel - gli antichi anche in questo caso non hanno rinunciato a un elemento ornamentale, un astragalo in rilievo, che forse caratterizzava la bottega che l'ha prodotto, a mo' di un marchio moderno, e che in ogni caso doveva essere visibile, poiché il serbatoio fu collocato al di sopra del livello di calpestio. Un ulteriore esempio di come accessibilità, conoscenza e tutela si integrano, che andremo a raccontare al pubblico in corso d'opera nell'ambito dei cantieri aperti del Parco". Il serbatoio, decorato, rappresenta uno straordinario rinvenimento per l’area vesuviana, per lo stato di conservazione e perché ritrovato nella sua posizione originaria che consente insieme agli altri tratti rinvenuti, di apprezzarne il funzionamento, che era quello sia di regolare il flusso dell’acqua sia di smistarlo nei vari ambienti della villa. Collegate al pezzo centrale sono emerse due tubazioni che alimentavano rispettivamente l'impianto termale della villa e il gioco d’acqua che probabilmente abbelliva l'impluvio (vasca centrale di raccolta delle acque) presente nell'atrio. Le decorazioni infine ornavano la struttura che doveva essere parzialmente a vista, per permettere l'accesso alle due chiavi di arresto che consentivano di regolare il flusso dell'acqua o di chiuderlo completamente per permettere le operazioni di manutenzione degli impianti. Il reperto, posto nel giardino a pochi passi dall'ingresso dell'atrio, sarà visibile all'interno del cantiere per alcune settimane prima della definitiva musealizzazione in situ, a partire da mercoledì 26 ottobre dalle 15 alle 16 nell'ambito delle iniziative dei “Cantieri aperti” del Parco archeologico, senza obbligo di prenotazione. Ingresso gratuito. "Diamo il benvenuto al nuovo ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano. Ha detto che una delle prime tappe è la visita a Pompei. Saremmo felici di illustrare sul posto tutto il lavoro che si fa dentro e fuori Pompei nel solco della convinzione che i beni culturali siano motore non solo di sviluppo culturale, ma anche sociale ed economico per tutto il territorio". Così il direttore del Parco Archeologico di Pompei, Gabriel Zuchtriegel, commenta con l'Adnkronos l'arrivo di Gennaro Sangiuliano, al timone del dicastero di via del Collegio Romano. "Dopo il grande lavoro fatto per il Grande Progetto Pompei da Massimo Osanna - dice Zuchtriegel - ora il nostro sguardo si allarga su tutto il territorio per far vedere che con la cultura si può fare davvero la differenza. E dalle prime dichiarazioni del ministro si comprende che lui ha questa visione ampia, cosa che mi sembra molto positiva". https://napoli.repubblica.it/cronaca/2022/10/24/news/archeologia_a_stabiae_ritrovato_un_antico_serbatoio_in_piombo_di_epoca_romana-371500509/1 punto
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Oggi vi presento questa monetina : 2 centesimi 1861 M. Acquistata nel 2010, è rimasta nelle medesime condizioni, color rame, come quando la comprai...1 punto
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Monetina rara ma ancor di più in buona conservazione, periziata Tevere bb/spl1 punto
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Buongiorno, allego un altro confronto tra due Piastre da 120 Grana del 1834: Immagine A - Taglio del collo "standard" / Immagine B - Taglio del collo del tipo "punta sottile" (sottotipo "punta corta"- raro).1 punto
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