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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 11/25/22 in tutte le aree

  1. Avete già detto tutto; ritengo ci sia poco da aggiungere salvo qualche sfumatura. Il tema dirimente per la tutela (e poi eventualmente per la valorizzazione) del patrimonio numismatico pubblico è lo studio e la pubblicazione. Perché non si pubblicano le sylloge greche delle collezioni di Siracusa e Napoli, solo per citarne un paio? Qual è il danno del non fare, anche solo in termini di conoscenza? Come si tutela il patrimonio se non lo si conosce? E ancora, se ad esempio il Jenkins non avesse studiato (e parzialmente pubblicato nel suo corpus) il Gela hoard (conservato al museo), che conteneva anche decine di esemplari di didrammi dallo stesso accoppiamento di conii, come faremmo a valutare la rarità e importanza per il patrimonio culturale italiano di una moneta di questa zecca? Infine non mi convince la tesi dei costi esorbitanti per la pubblicazione. Ritengo che si potrebbero trovare anche degli sponsor privati, peraltro. ES
    4 punti
  2. Salve @miroita, sempre un piacere risentirti. Confermo si tratta di un tre cavalli e non di un due cavalli. Provo a fare un po' la storia cronologica di questo nominale. Partendo dal Vergara la moneta viene indicata come un tre cavalli. La letteratura successiva invece, a partire dal Sambon, in base al peso, stabilì si trattasse di un 2 cavalli. E così, dal Cagiati, CNI, Pannuti/Riccio, Bovi, MIR ed altri si è seguito a definirlo un 2 cavalli. A tal proposito ritengo interessante un passaggio di Dell'Erba che testualmente riporta "Questo Due cavalli ha un peso medio di grm: 3,80, laonde erroneamente è stato ritenuto da molti per un Tre cavalli, tratti forse in inganno dal largo modulo che presenta, o non tenendo a calcolo i pesi dell'epoca rispetto a quelli posteriori". I dubbi però restano ed ecco che, anche se in maniera dubitativa, il due cavalli torna ad essere considerato un tre cavalli, nel 2018, nel lavoro The Italian Coin of Charles V di A. D'Andrea, A. Boroni e S. Realino. Idem per la parte da me curata (zecca di Napoli) nel volume The Italian Coins In The British Museum a cura di B. Cook, S. Locatelli, G. Sarcinelli e L. Travaini edito nel 2020. Per quanto mi riguarda più che un discorso di peso i dubbi si sono basati sull'impronta iconografica della moneta. Per chi conosce la monetazione di rame del regno di Napoli sa bene che la croce al R/ è sinonimo (in base al modulo) di un tre cavalli. Ciononostante, per smentire la letteratura precedente era necessaria una cosiddetta, passatemi il termine, "prova provata". Quest'ultima probabilmente è stata trovata dal Magliocca che nel suo volume afferma che si tratta di un tre cavalli e fu battuto dal novembre del 1535. Pare quindi che ogni dubbio sia fugato anche se quanto riportato è privo di fonte. La parola fine viene messa, come deve avvenire, con la pubblicazione di documentazione probante. In questo caso abbiamo l'importante lavoro Il fondo numismatico della Società Napoletana di Storia Patria in cui G. Rinaldi, nel descrivere questa moneta, riportando i dubbi passati, cita un inventario della strumentazione di zecca nel 1574 in cui si legge "uno ponzone con dui scudi che serve per li mezi tornesi". Queste poche parole chiudono definitivamente la diatriba su questo nominale. Ovviamente per chi non conosce approfonditamente la monetazione napoletana il mezzo tornese corrisponde al tre cavalli. Spero di essere stato esaustivo ed aver risposto appieno. Se c'è bisogno di riferimenti più dettagliati resto a disposizione.
    3 punti
  3. Oltre all'impeccabile spiegazione del generale @Stilicho aggiungo, pedissequamente, che trattasi di un denario databile al 231-235 d.C. D) IMPALEXANDERPIVSAVG Testa di Alessandro Severo, barbuto, laureato, drappeggiato sulla spalla sx, a dx R) PROVID E NTIAAVG Providentia (o Annona), drappeggiata, stante a sx, tiene nella dx due spighe e nella sx una cornucopia; a terra, a sx modius RIC IV 250 Alessandro ricevette il titolo di Pio (Pius) nel 231. In cambio, abbandonò il suo praenomen Severus nel titolo monetario. Il tipo Providentia è stato prodotto tra la quindicesima e la diciottesima emissione. Al momento non c'è modo di separare le monete da queste emissioni. Per convenzione attribuiamo quindi tutte queste monete alla quindicesima emissione. Nella mente dei romani, era la Provvidenza a dirigere il destino di tutti, come una nave. Providentia tiene un timone o un'ancora. Ma qui la Provvidenza assume i tratti dell'Annone. Aggiungo immagini di altri esemplari per mostrare le differenze di realizzazione del rovescio rispetto alla tua bellissima (complimenti) moneta.
    3 punti
  4. Verissimo Dracma e pensiamo che l’IIN non ha quasi praticamente fondi . I suoi responsabili a volte si trovano ad anticipare i soldi che servono per riparare le fotocopiatrici. Un istituto culturale nato cent’anni fa che ha fatto e fa ancora oggi ricerca numismatica di altissimo livello - a volte penso che in Ghana siano messi meglio.. Riprendendo quanto suggerito da Emilio Siculo ci vorrebbero delle iniziative come questa o come quella dei Bollettini dell’MNR - partnership Pubblico - Privato - per ogni grande collezione da pubblicare . a cominciare da Napoli ( fondamentale - ed e’ uno scandalo che non si sia fatto nulla per un secolo e mezzo!) a Palermo, Siracusa, Agrigento, Taranto etc. Ma anche le grandi collezioni del nord non hanno cataloghi ne’ cartacei ne’ on line: Archeologico Milano/Brera ( eccetto per i lodevolissimi cataloghi promossi da Arslan), Padova, Venezia / Correr ( ha il vecchio Castellani pregevole ma con pochissime tavole e bisognoso di revisione) . Uniche eccezioni Bologna e Firenze che si sono date molto da fare e il cui esempio andrebbe seguito.
    3 punti
  5. Buonasera, leggo sempre con molto interesse le vostre discussioni. Gli incusi di Metaponto sono davvero affascinanti. Condivido questo obolo entrato di recente in collezione: Zecca: Metaponto Anno: 470-440 A.C. Classificazione: HN Italy 1489 Peso: 0.41 g Diametro: 8 mm Un caro saluto, Τάρας
    3 punti
  6. Segnalo questo webinar sulla cronologia delle monete (e dei Re) di Lidia, tenuto da Wolfgang Fischer-Bossert il 5 dicembre 2022, a partire dalle ore 12. Nella locandina allegata è presente il link a cui ci si potrà registrare. Scrivero a Fischer-Bossert per sapere se seguirà una qualche pubblicazione di quanto verrà discusso. Un saluto a tutti. Early_Lydian_Coinage_and_Chronology.pdf
    2 punti
  7. Buonasera, Dalle stesse impronte di dritto e rovescio dell’esemplare dì apertura, nella prossima asta Solidus Numismatik 109/1015. 25 mm, 7.78 g. https://www.numisbids.com/n.php?p=lot&sid=6320&lot=1015 Da notare alcune piccole apparenti differenze (asta verticale della T al rovescio) ed altre curiose corrispondenze (alcune delle irregolarità dei rilievi sulla spiga al dritto).
    2 punti
  8. Buon giorno. Per la descrizione completa della moneta occorre anche la descrizione del bordo che può essere liscio o rigato. In questo stato di conservazione, direi nell'ambito del qBB, comunque la distinzione serve a poco poiché la moneta in ambo i casi(liscio o rigato) ha valore economico basso, direi massimo poche unità di euro. Cordiali saluti. Gabriella
    2 punti
  9. Ricognizioni importanti ed interessante e dettagliato da seguire, il sito del diario delle operazioni in divenire .
    2 punti
  10. M scuso per il ritardo ma ho dovuto documentarmi. L'opera di riferimento per la zecca di Modena è ancora oggi la monografia pubblicata nel 1884 da Arsenio Crespellani; le opere che sono seguite (Zocca, CNI, Bollettino di Numismatica 30-31, MIR Emilia) hanno mutuato molto dal Crespellani e non hanno aggiunto nulla ai dati storici (ordini di battitura, grida, ricerche d'archivio) sulla zecca di Modena. Ho verificato su Nobilita Estensis, Conii, punzoni e monete del Medagliere Estense (1998, IPZS) se fossero disponibili le immagini dei conii di sesini, soldi e bolognini (le monete in rame puro) ma senza successo... Il Crespellani descrive e documenta la ribattitura dei sesini emessi a nome di Rinaldo I. Da quanto scrive il Crespellani risulta quindi evidente che diverse tipologie di monete (Cappelloni, Giorgini, Muraiole e Sesini) vennero ritirate dalla circolazione per essere squagliate e utilizzate per riemettere gli stessi nominali ma con intrinseco in argento decisamente inferiore. Mi pare ovvio che per le tipologie con intrinseco già limitatissimo (le muraiole) o in puro rame (i sesini) procedere alla loro fusione per riemetterle con lo stesso tenore di metallo prezioso doveva risultare antieconomico e per questo motivo si dovette procedere alla loro sovrastampa. Si conoscono infatti sia muraiole che sesini di Rinaldo I sovraimpressi con i tipi di Francesco III. Il Crespellani purtroppo non descrive le tecniche utilizzate per tali operazioni ma è ovvio che riconiare singole monetucole come i sesini e le muraiole poteva essere possibile solo procedendo manualmente a martello o, forse, al torchio; di sicuro non in lamine e con conii a rullo o oscillanti. Ho potuto verificare una quindicina di esemplari di normali sesini emessi a nome di Francesco III e di sicuro si può affermare che presentano una notevole variabilità stilistica nelle forme e nelle dimensioni dello scudo estense e nella qualità del ritratto del duca, incompatibili con la ripetitività di impronte impresse su rulli (ma il campione è sicuramente troppo limitato). Nessuno degli esemplari che ho potuto verificare inoltre presenta la tipica scodellatura presente nei sesini fustellati da una lamina, nè presentano le frequenti tracce della cattiva sincronizzazione dei conii. Alcuni (2) presentano invece le tipiche tracce di un salto di conio... insomma tutto compatibile con produzione manuale... ma, come detto sopra, il campione verificato è limitato e, in mancanza di documentazione, si possono fare solo delle ipotesi. Interessante infine l'anomala particolarità di due sesini per Francesco III tagliati e/o squadrati a cesoia sulla falsariga di simili esemplari emessi a Piacenza con i conii di Maria Teresa e di Francesco Farnese... ciao Mario
    2 punti
  11. La Providentia e' abitualmente rappresentata con un globo (che indica il mondo) nella mano destra o ai suoi piedi (in questo caso indicato con un bastone) e con uno scettro nella mano sinistra. Qui la legenda si accompagna, però, ad una figura femminile che tiene spighe nella mano destra con cui riempie un moggio ai suoi piedi ed una cornucopia nella mano sinistra. Questi sono attributi più tipici della Annona. Qui probabilmente si vuole alludere alla rassicurazione, alla garanzia da parte del sovrano che sarà in grado di "provvedere" (uno dei significati di Providentia, qui accompagnata appunto alla parola "augusti") al regolare approvvigionamento di grano dell'impero. Inoltre, la stessa cornucopia indica, in generale, che l'imperatore e' in grado di provvedere alla prosperità ed alla ricchezza dello stato. MI complimento, una bella moneta. Ciao da Stilicho
    2 punti
  12. Io penso che fossero tutte prodotte nella stessa regione, Alessandria D'Egitto, magari li il culto di Antinoo era più forte, anche l'altra tessera che ho postato, quella del cavaliere al verso ed il Nilo al rovescio incoronato da Eutenia credo non generi troppi dubbi, la fonte ispiratrice è praticamente l'unione di due rovesci di epoca adrianea, il primo dei quali è un cavaliere con caudeceo e corona hemhem, tipica di Antinoo.. io se dovessi scommettere, scommetterei per il si, anche se certezza assoluta su oggetti anepigrafi non può esserci purtroppo..
    1 punto
  13. Personalmente non ho dubbi. Di crescenti lunari come simbolo in sé o come attributo se ne vedono a iosa sulle iconografie monetali e non, ma un crescente con "gobba a ponente", quindi una chiara allusione non solo alla luna, ma ad una luna specificatamente crescente, non è per nulla usuale e neppure casuale. Nelle pagine precedenti si può vedere anche un'altra tessera, dove Antinoo appare di fronte ad Iside...ed il riferimento alla trasformazione in stella avvenuta in congiunzione ad una specifica fase lunare è il medesimo. Dal periodo tolemaico Iside assunse infatti la valenza di una divinità lunare (si trattò si un fenomeno di sincretismo declassante) ed associata al solare Serapide.
    1 punto
  14. A mio parere l'attribuzione ad Antinoo è più che plausibile. L'iconografia del dritto è piuttosto particolare per via della posizione del crescente lunare, posto proprio davanti al ritratto. L'immagine nel suo complesso corrisponde perfettamente alla descrizione fatta da Elio Sparziano riguardante la catasterizzazione di Antinoo, dove fu visto apparire nel cielo notturno un nuovo astro errante in congiunzione con la fase di luna crescente. L'evento fu interpretato come il Ka di Antinoo divenuto una nuova stella.
    1 punto
  15. Un esemplare di nomos di Metaponto nella tipologia con al diritto testa laureata forse di Apollo ed al rovescio spiga con lunga foglia ed etnico . Sarà il prossimo 3 Dicembre in vendita Artemide 25 al n. 81 . Unisco dalla rete un altro esemplare della stessa tipologia e di vicina classificazione ( Noe 461 invece che 462 ) .
    1 punto
  16. Grazie Davide @fedafa più che esauriente.
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  17. Ciao a tutti, rarità e valore sono per me relativi, quando una cosa è interessante e questa medaglia sembra esserlo proprio. Se ho capito bene, ce n'è addirittura tutta una serie, in bronzo e anche stagno, sul completamento della cattedrale realizzata dal medaglista belga Jacques Wiener, che mostra le varie fasi della costruzione fino al completamento. qui due che ho trovato: e adesso ricercare anche le "sorelline" per completare la serie? Servus, Njk https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Colonia https://www.ksk-koeln.de/content/dam/myif/kskkoeln/work/pdf/Internetfiliale KSK/Meine Sparkasse/Geldgeschichte/DasFenster/Das_Fenster_107.pdf?n=true
    1 punto
  18. Ciao, sempre a scopo didattico per tutti, sarebbe molto importante vedere le foto degli altri esemplari di monete esistenti. A trovarle! Io non ci sono riuscito. Lo studio fatto dalle due equipe universitarie è giunto alla conclusione che la/le moneta/e sono coeve al periodo di Sponsiano e sembra abbiano anche circolato. Indipendente da come sono state prodotte la cosa più importante è indubbiamente quanto ho detto sopra. Poi forse tra qualche anno, altri faranno ulteriori studi e magari confuteranno quanto affermato oggi, per il momento ci dobbiamo accontentare 🙂 ANTONIO
    1 punto
  19. Mi sembra che il timone sia associato alla Fortuna e non alla Providentia. Quanto all'ancora, onestamente ora non ricordo. Ciao da Stilicho
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  20. Ciao, questa del Duomo di Colonia in vendita su Ebay è di zinco, la potrebbe essere anche la tua.
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  21. Potrebbe essere un follis di Eraclio (con Costantino) zecca sicilia (contromarca SCLs). Anni fa, sempre su La Moneta:
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  22. 1 punto
  23. In legenda: D/ PAX REGVM / Trofeo d'armi R/ REX IVSTVS croce potenziata accantonata da 4 crocette
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  24. Proprio per questo ti ho messo due immagini: per mostrarti le differenze di conio pur rimanendo la medesima moneta
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  25. partecipai a quell'asta, purtroppo non osai abbastanza. non ricordo il risultato, ma mi pare rimase sotto i 2000 il pezzo è questo qui:
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  26. Ciao @SAURON05il tuo denario appartiene ad una tipologia (providentia) molto comune per questo imperatore. I conii utilizzati per battere le monete venivano realizzati a mano da diversi maestri incisori percui differivano sempre per qualche particolare (nel tuo caso la E, che per questione di spazio è stata collocata in quel posto) gli uni dagli altri. Erano soggetti a rotture e consunzione percui venivano cambiati spesso. Saranno stati utilizzati per questa tipologia tantissimi conii diversi. Quindi niente di anormale 🙂. ANTONIO
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  27. Vorrei continuare la discussione postando un altro esemplare di mezzo baiocco, questa volta per Clemente X, che al mio occhio inesperto di questa monetazione sembra un altro falso. Oppure è possibile che, incidendo i coni a mano, venissero emesse ufficialmente monete cosi brutte? Sicuramente la scarsa conservazione denota che comunque hanno circolato molto . Sono monete poco collezionate penso, anche perchè è molto difficile trovare esemplari piacevoli, che però possono dare qualche sorpresa e soddisfazione. Saluti
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  28. Buongiorno, è un 2 cavalli di Carlo V per il regno di Napoli...
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  29. Buon giorno. Vedo che ogni tanto riemergono vecchie discussioni, buon segno, si vede che anche le cose vecchie vengono lette con attenzione. Il penultimo intervento di euenigma in questa discussione, rivangando cose scritte nel 2012, conterrebbe una imprecisione, infatti le 2 lire del 1936 sono lisce e non rigate. (Tutte) Per riportare il discorso sui 20 centesimi liscio postato dall'amico Buzzoni Giovanni sembra avere il bordo, a tratti, molto sottile da risultare quasi manomesso. E' altrettanto vero che è corredato da cartellino che garantisce la visione fatta da persona esperta. Vedo che il peso riportato sembra congruo, ho però personalmente verificato una notevole variabilità dei pesi di questa monetazione, sono infatti in possesso di un 20 centesimi del 1943 che pesa 4,30 grammi (sulla cui autenticità giurerei) e come estremo opposto di un'altra data del peso intorno ai 3,85. Tutto ciò mi porterebbe ad una illazione, non potrebbe trattarsi di un esemplare eccessivamente pesante, anche più di gr. 4,30, e quindi tornito per creare una rarità? Con tutto il rispetto per il certificatore, la cosa non potrebbe far sorgere qualche dubbio? Sarebbe interessante anche verificare la misura del diametro, cosa che però non si può fare senza manomettere i sigilli. Sarei grata a chi volesse partecipare, riprendendo questa vecchia discussione, per dare il suo parere. Cordiali saluti. Gabriella
    1 punto
  30. Anche però, a mio parere, il 5 Lire del 1832 è particolare per la sua “origine”. Pare che “Di questa moneta furono coniati dalla Zecca di Milano 20.796 esemplari, col metallo ricavato dalla fusione del mobilio da toeletta che Maria Luigia aveva ricevuto in dono dalla Ville de Paris e da altre tre città francesi in occasione delle nozze con Napoleone. Maria Luigia ne decise la fusione nel 1831 per venire in soccorso agli abitanti del ducato minacciati da un'epidemia di colera.” http://www.museolombardi.it/sitolombardi/museolombardi/Right.asp?IDOpera=2117 Saluti, Domenico
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  31. Faccio veramente fatica a immaginare che possano essere autentiche. Ma veramente, eh.
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  32. Ciao @lorluke, e allora non possiamo non rifarci al Santamaria che, a beneficio di tutti, riporto. Un saluto, Domenico
    1 punto
  33. Sicilia sempre più attiva nei convegni numismatici !
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  34. Ancora non sono arrivato a sostenere che siano falsi moderni ( che comunque per moderno si intende di 3 secoli fa), per quanto potrebbe essere un ipotesi, nel periodo in cui i collezionisti cercavano a tutti i costi esemplari rari fiorivano le falsificazioni, dico solo che non è coniata ma fusa.. potrebbe essere anche un falso barbarico coevo, chissà, ma non è coniata..
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  35. Aggiungo che per me non ci sono dubbi sul fatto che sia oggetto di fusione, guardando bene la foto, e non mi risulta che altre monete di rari usurpatori, certamente autentiche , siano fuse ma tutte coniate..
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  36. À Uto MO bile: “Croma, tamarro, N è!” = Automobile cromata marrone Il fumetto ci indirizza a tamarro [prob. dall’arabo tammār «mercante di datteri»], voce regionale diffusa nel gergo giovanile per indicare persona, per lo più di periferia, dai modi e dall’aspetto rozzi, volgari, villani. Se ne trovano anche sul forum. apollonia
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  37. Nel mondo dell'archeologia accademica è tristemente diffusa quest'idea talebana di patrimonio culturale. Quando ho detto ai membri di uno scavo con cui collaboravo che collezionavo monete mi hanno guardato come se avessi detto che nel tempo libero faccio il serial killer.
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  38. Presento il volume: Numismatica e Archeologia. Monete, stratigrafie e contesti. Dati a confronto - Workshop Internazionale di Numismatica. Nel volume si pubblicano i risultati dei lavori del I Workshop Internazionale di Numismatica (WIN), tenutosi a Roma dal 28 al 30 settembre 2011 e organizzato dal Dipartimento di Scienze dell’Antichità di Sapienza-Università di Roma in collaborazione con il Dipartimento di Scienze del Patrimonio Culturale dell’Università degli Studi di Salerno, il Dipartimento di Scienze del Mondo Antico dell’Università degli Studi della Tuscia (Viterbo), l’Istituto Italiano di Numismatica e i Departments Coins and Medals e Prehistory & Europe, del British Museum di Londra. Si tratta di un convegno internazionale concepito con l’obbiettivo di stimolare la riflessione di studiosi di diversa formazione – numismatici, archeologi e storici – sui diversi metodi impiegati per la lettura e l’interpretazione dei ritrovamenti monetali in relazione ai loro contesti di provenienza. Le numerose relazioni presenti nell’opera (oltre 40) illustrano e discutono gli esiti di ricerche in cui lo studio delle monete è stato condotto in parallelo a quello degli altri materiali e integrato nell’analisi del contesto nel suo complesso, in una prospettiva estesa a tutto il bacino del Mediterraneo, dall’antichità classica fino al mondo medievale e moderno, secondo un percorso che, affrontando i rinvenimenti monetali in siti differenti per funzione e durata di frequentazione, procede da Roma e l’Italia, per estendersi all’Occidentee arrivare fino all’Oriente. Il volume costituisce un’ulteriore e importante contributo che ha l’intento di far emergere e divulgare l’immenso patrimonio numismatico proveniente da scavi archeologici e di stimolarne lo studio e la riflessione, ai fini di una sintesi sul dibattito attuale relativo ai rinvenimenti monetali e ai ‘diversi metodi’ elaborati per lo studio della moneta proveniente da indagini archeologiche condotte in siti pluristratificati, per una migliore comprensione del contesto storico, culturale ed economico che ha prodotto la moneta, l’ha utilizzata ed infine l’ha perduta o scartata. Acquistabile qui per 40€: https://edizioniquasar.it/products/65
    1 punto
  39. Mi sembra interessante far notare un particolare che ho potuto approfondire solo ora. Questo sesino è stato coniato su un sesino di Rinaldo I d'Este del tipo che riporto qui sotto... ruotando il dritto della moneta di @amoilconio si può riconoscere facilmente quello che resta del profilo di corona, ala sinistra e coda dell'aquila... Questa pratica di riutilizzare monete emesse dal precedente duca di Modena doveva essere piuttosto consolidata, anche se economicamente poco comprensibile, perchè già testimoniata da un altro esemplare... ciao Mario
    1 punto
  40. Il Ministero emette il 22 novembre 2022, quattro francobolli ordinari appartenente alla serie tematica Il Patrimonio naturale e paesaggistico, serie turistica, dedicati a Riccione, Candelo, Siracusa, Venafro, con indicazione tariffaria B. Le vignette raffigurano rispettivamente: Riccione - La spiaggia di Riccione con la cittadina romagnola sullo sfondo. Candelo - Panoramica dall’alto del Ricetto di Candelo, borgo medioevale fortificato, con le Alpi biellesi sullo sfondo. Siracusa - Uno scorcio del Castello Maniace che si affaccia imperioso sul Mar Ionio. Venafro - Un panorama di Venafro, co i campanili delle chiese di Cristo e della Santissima Annunziata, il Castello Pandone e, in primo piano, un particolare del Parco Regionale Storico dell’Olivo di Venafro. Completano i francobolli le rispettive legende “Riccione”, “Candelo”, “Siracusa” e “Venafro”, la scritta “Italia” e l’indicazione tariffaria “B”. Bozzettisti: Tiziana Trinca per il francobollo dedicato a Riccione; Simone Emma per il francobollo dedicato a Candelo; Maria Carmela Perrini per il francobollo dedicato a Siracusa; Giustina Milite per il francobollo dedicato a Venafro. Tiratura: duecentocinquantamila dodici esemplari per ciascun francobollo Foglio: ventotto esemplari I francobolli sono stampati dall’Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato SpA, in rotocalcografia su carta: bianca, patinata neutra, autoadesiva, non fluorescente; grammatura: 90 g/mq; supporto: carta bianca, Kraft monosiliconata da 80 g/mq; adesivo: tipo acrilico ad acqua, distribuito in quantità di 20 g/mq (secco); formato carta e formato stampa: 48 x 40 mm; formato tracciatura: 54 x 47 mm; dentellatura: 9 effettuata con fustellatura; colori: cinque.
    1 punto
  41. Di nulla. Le emissioni anonime erano abbondantissime e poco studiate. Quindi capita di trovare varianti rare o inedite. Arka Diligite iustitiam
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  42. Il rovescio del nuovo Tarì
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  43. Posto altro trifollaro già postato da me nel 2013 ma con contromarca diversa
    1 punto
  44. Condivido le impressioni di Adolfo... questo è il mio: sono monete difficili da trovare in conservazioni decenti... quì però direi che ci siamo più o meno...
    1 punto
  45. Bella e interessante la foto che ci proponi. Devo però dire che esemplari simili li ho già visti in qualche collezione. Il pezzo non è certamente di recente fattura ma questo non vuol dire che la moneta sia stata coniata nel 1200. Chi avrà letto il mio libro (MIR Toscana Zecche Minori) noterà che ho catalogato le monete cortonesi come "monete di dubbia autenticità" perchè la gran parte di questi esemplari numismatici sono stati prodotti nei secoli passati, sicuramente prima del XVIII secolo. Già nel '500 un manoscritto individuato da F.M. Vanni, conservato nella Biblioteca del Comune e dell'Accademia Etrusca di Cortona, intitolato "Memorie di Cortona", contiene questo pensiero: si vedono fino ad oggi 1582 quattrini con una croce et intorno lettere che dicono Cortona, e dall'altro lato un San Vincentio et alcune monete di più quattrini chiamati populini (cfr. Vanni 2005). Pertanto è fuori dubbio che questi esemplari non siano antichi ma ciò non vuol dire che siano del XIII secolo! Attenzione! Non dimentichiamoci che in nessun ritrovamento, tesoretto o scavo archeologico databile tra il '200 e il '300 è mai apparsa alcuna moneta di questo tipo, sebbene i documenti del periodo parlino di "denaro cortonese" (cfr. moneta di conto o misura di riferimento diversa dal "denaro toscano" su cui si basavano le città di Siena, Firenze, Lucca e Pisa. A riguardo consiglio di leggere un mio lavoro, scritto con Massimo Sozzi e Renato Villoresi intitolato "Ulteriori considerazioni sulle riforme monetarie adottate dal comune di Orvieto il 10 marzo 1318" apparso sulla RIN vol. CVI 2005). Pertanto il mio parere personale è che la moneta sopra descritta, così come tutti gli esemplari numismatici cortonesi simili alla stessa (a parte qualche falso moderno del Cigoi), siano delle produzioni di "fantasia" dei secoli passati (ante XVI secolo, probabilmente della prima metà). Non ci deve sorprendere che eruditi e/o collezionisti di Cortona, già in quei tempi, volessero dare maggiore "lustro" alla propria città natale, esaltandone i fasti e, magari, facendo qualche bel pezzo di pura invenzione.... Quanto detto però non deve fare preoccupare i detentori di questi pezzi numismatici che, preoccupati da un giudizio di "non autenticità", caldeggiano per l'ipotesi dell'attribuzione al XIII secolo: il prezzo dell'Asta sopra citato parla da sè ;-) Alessio Montagano
    1 punto
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