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Contenuti più popolari

Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/04/22 in tutte le aree

  1. Ho inserito il volume digitalizzato nella biblioteca numismatica del forum:
    4 punti
  2. Come ben narra Paolo Diacono ( Historia Lang. I , 27 ) Alboino re dei Longobardi, all' ingresso in Pavia che gli si arrende dopo 3 anni di assedio, ha un curioso incidente con il proprio cavallo, sul quale è montato . Anche per i Longobardi il cavallo è elemento di distinzione e prestigio che sfiora addirittura l' ambito del sovrannaturale . Sono cavalieri i guerrieri più importanti e gli oggetti, non di rado anche preziosi, degli ornamenti e delle finiture dei loro cavalli sono, con le armi, nei corredi più importanti che ci sono pervenuti .
    3 punti
  3. Il Carlino 1832 "ibrido" Con il dritto del 3 Ducati 1832 e stemma piccolo al rovescio. Magliocca 627 R3 Stesso conio del dritto del 3 Ducati.
    3 punti
  4. Ciao @Montiz87 capisco come a volte fanno dannare queste piccoline, a me capita lo stesso, ma poi si chiede un aiuto e qui, sembra impossibile, ma c'è qualcuno che riconosce la moneta con estrema facilità, tanto da sembrare impossibile ... In questo caso posso aiutarti io, l'ho riconosciuta subito, per il legame che ha con un'altra moneta che ho cercato per molto. Si tratta di una moneta Svizzera, è un quarto di Sion, di Ildebrando di Riedmatten, arcivescovo appunto di Sion... Ti aggiungo un link per confrontare la tua con un esemplare in buona conservazione... https://bid.bertolamifineart.com/auction-lot/svizzera-sion-ildebrando-di-riedmatten-1565_3C447938CB/
    3 punti
  5. Questa è il RIC 757 di Vespasiano, piuttosto comune. A differenza dell'altra al rovescio ha la legenda accorciata CENS (anziché CENSOR) come normale per Vespasiano che aveva ovviamente più titoli del figlio Tito.
    2 punti
  6. Riprendo ora la discussione, avendo avuto un po’ di tempo per leggere l'articolo di Boehringer. Lodevole quanto scritto la ma qualcosa non quadra. Ricordiamo brevemente che Salinas, resosi conto che l opera di Torremuzza sulla antiche monete siciliane era abbondantemente superata e colma di errori, decise (supportato anche dall’amicizia di illustri collezionisti del tempo, tra i quali il barone Pennisi) di intraprendere il colossale lavoro di realizzare un opera che trattasse le monete delle Sicilia antica, suddivisa in zecche con monete in oro, argento e bronzo. Il lavoro iniziò nel 1866, pubblicato a fascicoli, testo più tavole. Nel 1872, probabilmente per i nuovi incarichi lavorativi ricoperti da Salinas, probabilmente causa costi di produzione e la difficoltà di trovare bravi incisori per le tavole, il progetto venne abbandonato incompleto (sia di testo che di tavole). Gabbrici, morto Salinas, poté riprendere mano su tutto il materiale che nel frattempo era giunto al Museo, come lascito dello stesso Salinas. In accordo con le istituzioni, decisero di ultimare l’opera nel 1922, almeno per quanto si poteva, considerano anche il fatto che delle lastre in rame con le monete (ora conservate al Museo) non erano ultimate, quindi inutilizzabili. Gabbrici, avrebbe potuto, ma in modo molto signorile, volle lasciare il tutto come era, senza stravolgere il testo di Salinas. Della sua opera ORIGINALE, Salinas pubblicò le tavole dalla 1 alla 19, allegandole ai vari fascicoli. Aveva pronte le tavole 21, 23, 26 e 32, ma non ne venne mai scritto il testo. Salinas, a pochi fortunati amici, ne inviò delle copie di queste 4 tavole, rarissime quindi da trovarsi in originale, a corredo del resto dell'opera. Gabbrici, nel 1922 ristampò queste 4 tavole e le seguenti 22, 24, 28, 33 e 34, terminando anche la piccola parte del testo che chiudeva il periodo interrotto da Salinas. Boehringer afferma che la tavola 18 con il pezzo di Aitna sia stata pubblicata solo nel 1885 (indicando che L.Hirsch ne aveva parlato in Numismatic Chronicle, ser. 3, Vol. 3, p. 171-6. n/a, London nel 1883, per la prima volta)… ciò merita sicuramente un approfondimento. L'opera da me visionata reca la stampa del 1872 ed ho potuto verificare anche la presenza delle famose 4 tavole in più. Sarebbe quindi stato illogico da parte del Salinas (gran studioso con metodologie molto innovative e personali) far uscire una tavola dopo 13 anni avendo già abbandonato il progetto. E sicuramente Gabrici, l'avrebbe saputo e scritto nella revisione del 1921. A riprova, non esistono tavole prive della moneta con l’esemplare di Aitna. Ritengo invece possibile, che la tavola in rame contenente l'Aitna, sia stata rettificata, inserendo la moneta appena prima di essere data alla stampa. Tornerò in argomento..dopo aver letto i riferimenti di Hirsch e Head..
    2 punti
  7. @Giov60 Bè, avendo scritto un libro sulla zecca di Aquileia romana, qualche moneta di Aquileia l'ho vista... A guardare la foto non vedo incongruità. Tuttavia un pezzo da 53 g è una moneta assolutamente straordinaria. Mi piacerebbe poterlo vedere in mano. Arka Diligite iustitiam
    2 punti
  8. Questo è il mio sestino, tipo comunissimo, buona conservazione
    2 punti
  9. Noo scusami ora sto leggendo ci mancherebbe a ringraziarti come minimo..solo che ora finedola a pulire mi esce un omino con una veste lunga e in mano dei globi nell'altra faccia , quindi non saprei davvero ...e scusami per il disturbo e davvero mille grazie per quello che stai facendo per me
    2 punti
  10. Al rovescio noto pochi indizi della legenda,il rosone seguito da una lettera:...✿ I.... che sarebbe:✿ IVSTVS.REX...con croce di Gerusalemme nel campo... Più di questo non posso fare...
    2 punti
  11. Ciao a tutti! Arrivato oggi il catalogo di banconote tedesche a cui ho accennato l'altro giorno ed ho cominciato a spulciarlo, diciamo che mi bastava un quarto delle 600 e passa pagine per essere contento, che mancano solo i biglietti dei "Bastioni di Orione" (quelli che voi esseri umani...) e poi ci sono tutti. Dando un'occhiata alle emissioni in Euro ho visto che vengono anche listati fogli completi da 60 e 54 pezzi per rispettivamente i 5 ed i 10 € e solo per quelli. se non sbaglio se ne parlava anche in uno dei nostri incontri e così si spiegherebbero forse certe anomalie che vengono presentate in rete, per esempio - ma non solo - qui: e guardando il codice della stamperia sulla foto ingrandita si vede che è proprio tedesca. 60/2=30*199= 5.970€ per un foglio che nel 2009 da listino ne valva 440,- Non male, sempre se li vende! Adesso vado, che inizio a mettere un po' di crocette, tipo ✔️celo ✔️celo ❌manca ✔️celo ❌manca❌manca ma visto che a me mancano praticamente tutte faccio presto!!! Servus, njk
    2 punti
  12. Una canzone che racconta in modo naturale il senso della nostra vita fatta di delusioni, amarezze ma anche di grandi sogni ed ecco che siamo sempre pronti a ripartire con tenacia e coraggio per risollevarci e andare incontro alla vita con tutta la forza che ci contraddistingue: Testo Un giorno credi di essere giusto E di essere un grande uomo In un altro ti svegli e devi Cominciare da zero Situazioni che stancamente Si ripetono senza tempo Una musica per pochi amici Come tre anni fa A questo punto non devi lasciare Qui la lotta è più dura ma tu Se le prendi di santa ragione Insisti di più Sei testardo, questo è sicuro Quindi ti puoi salvare ancora Metti tutta la forza che hai Nei tuoi fragili nervi Quando ti alzi e ti senti distrutto Fatti forza e va incontro al tuo giorno Non tornar sui tuoi soliti passi Basterebbe un istante Mentre tu sei l'assurdo in persona E ti vedi già vecchio e scadente Raccontare a tutta la gente Del tuo falso incidente Mentre tu sei l'assurdo in persona E ti vedi già vecchio e scadente Raccontare a tutta la gente Del tuo falso incidente
    2 punti
  13. Ho dato un'occhiata al sito a cui ti riferisci, spinto dalla curiosità nel vedere cifre così basse. In realtà, se osservi con maggiore attenzione, c'è scritto "vendi" e non "compra". Ciò significa che quelli sono i prezzi a cui loro comprerebbero quelle monete (e, infatti, è praticamente la valutazione del solo oro). Per quanto riguarda l'acquisto, invece, c'è scritto: "I prezzi sono aggiornati in continuazione: Richiedi informazioni per acquistare". Perciò, i prezzi di vendita non saranno sicuramente quelli. Specialmente il 20 lire del 1848 per il governo provvisorio di Venezia non lo troverai mai in vendita a poco più di 300 euro, considerando che si tratta di una tipologia che ha sempre avuto un importante interesse collezionistico... In conclusione, se mi è concesso, ripeterò nuovamente i consigli che io ed altri ti abbiamo già dato: - Non farti prendere dalla frenesia nell'acquistare subito qualcosa, anche se so che agli inizi è molto difficile. - Cerca di guardare quante più monete possibili (in foto e, ancor meglio, in mano, andando di persona nei negozi e ai convegni). - Cerca di allenare il più possibile l'occhio sullo stato di conservazione, dato che è un parametro fondamentale nella valutazione di una moneta. Una moneta in BB, generalmente, vale meno della stessa moneta in FDC. - Recupera sul forum le discussioni passate, che sono una fonte inesauribile di sapere gratuito. In alto a destra vedrai scritto "Cerca...". Fai ricerche su ciò che ti interessa e fidati che troverai una mole incredibile di informazioni. - Acquista libri. I libri sono essenziali in numismatica (e non solo). I soldi spesi sui libri sono i soldi meglio investiti. Se non l'hai già fatto, parti con un catalogo generale come il Gigante o Montenegro e poi orientati su volumi più specializzati nelle monetazioni di tuo interesse.
    2 punti
  14. Salve a tutti. Prima di intervenire in questa spinosa questione, mi sono preso qualche giorno per poter eviscerare l’articolo di Paul N. Pearson et al., Authenticating coins of the ‘Roman emperor’ Sponsian, apparso in open edition su PLOS ONE il 23 novembre 2022. Come molti lettori avranno notato, la ricerca non è stata condotta da numismatici, se si esclude la partecipazione del dott. Jesper Ericsson, curatore del medagliere dell’Hunterian Museum di Glasgow, da cui provengono le monete oggetto di questo studio, ed in particolare il discusso esemplare a nome di Sponsiano, su cui il mio intervento si concentrerà in modo specifico. La metodologia e le analisi scientifiche che sono state messe in campo sono sicuramente da ammirare, ma probabilmente se la ricerca fosse stata condotta da un professionista della numismatica non ci sarebbe stato neanche bisogno di mettere in campo un simile quantitativo di analisi per arrivare a conclusioni ben diverse da quelle, ampiamente discutibili come dimostra la direzione che sta prendendo il dibattito in ambito scientifico e accademico, a cui sono approdati gli autori del suddetto articolo. Per loro stessa ammissione, infatti, molti dei risultati ottenuti mediante queste analisi scientifiche non sono sufficienti a stabilire appieno e in maniera incontrovertibile l’autenticità delle monete, e in particolare dello Sponsiano, e quindi l’esistenza stessa di questo misterioso personaggio, salvo poi asserire il contrario, a spada tratta, nelle conclusioni dello studio. Se sulle metodologie d’indagine poco o nulla va sottolineato, e credo che sia la parte più valida e meritevole di questa ricerca, il contesto in cui sono inserite le monete racconta tutta un’altra storia e i risultati a cui giungono gli studiosi sono altamente contestabili. Ma andiamo con ordine. La moneta di Sponsiano avrebbe fatto parte di un ripostiglio occultato in un momento storico imprecisato e venuto alla luce, in circostanze non meglio documentate, nel 1713 in Transilvania. L’unica menzione di questo ritrovamento si trova in una nota manoscritta di Carl Gustav Heraeus (1671-1725), Ispettore delle Medaglie di Vienna: egli era, in pratica, il curatore delle collezioni imperiali sotto i sovrani Giuseppe I (1705-1711) e Carlo VI (1711-1740). Il suo compito era piuttosto importante, in quanto doveva non solo conservare la più importante e prestigiosa collezione numismatica di tutto l’Impero austriaco, ma doveva anche gestirla ed ampliarla con nuove acquisizioni. Dopo il suo ritrovamento, le monete vennero disperse sul mercato antiquario ed è probabile che alcune furono acquistate per le collezioni imperiali da Heraeus stesso, visto che due esemplari di Sponsiano si trovano attualmente nel medagliere del Kunsthistorisches Museum di Vienna. All’acquisto partecipò anche il facoltoso alto ministro delle finanze Johann David von Palm (1657-1721). Anche la moneta a nome di Sponsiano, oggetto dello studio pubblicato su PLOS ONE, oggi all’Hunterian Museum di Glasgow, ha provenienza viennese, essendo essa stata comprata da William Hunter nel 1782 dalle raccolte dell’antiquario Joseph De France. Ho riassunto brevemente la vicenda della scoperta e dei diversi passaggi, così come si evince dalla ricostruzione dell’articolo, proprio perché essa non è casuale e ha un’importanza insospettabile per i nostri scopi, cioè dimostrare o meno l’autenticità delle monete di Sponsiano. Per questo, tenetela bene a mente, insieme con i nomi dei personaggi inizialmente coinvolti in tale vicenda. Di sicuro si conoscono più esemplari di Sponsiano: non è affatto vero, dunque, che esiste un solo esemplare (quello di Glasgow), così come caparbiamente sostenuto dall’utente Pxacaesar (alquanto favorevole ad accogliere positivamente le conclusioni dello studio di Pearson) nei suoi posts 22 e 24 e ciò si evince dalla semplice lettura dell’articolo inglese: di sicuro se ne conoscono ben 4 esemplari, ma da una ricerca più approfondita ce ne sarebbero addirittura 6 e ne vengono dati anche i relativi pesi: due sarebbero nel medagliere di Vienna (rispettivamente 9,38 g. e 10,07 g.); uno nella città austriaca di Herzogenburg (di 9,80 g.); poi c’è quello ormai famoso dell’Hunterian Museum (di 10,84 g.); un altro nel museo di Sibiu, in Romania, e probabilmente un ultimo a Parigi, la cui presenza, però, meriterebbe conferma. Di questi ultimi due esemplari non abbiamo dati certi riguardo il loro peso. Già qui sorge il primo problema per la teoria dell’autenticità: tutte le monete d’oro conosciute di Sponsiano hanno un peso di molto superiore rispetto a qualsiasi altro aureo o multiplo di aureo (binio) romano emesso nel corso del III sec. d.C. Di norma, gli aurei del tempo difficilmente superavano i 4,50 o i 5,00 g. e il binio di solito si attestava sui 5,80 g. circa, o poco più. Potrebbero essere dei medaglioni o dei multipli superiori al binio, ma i loro pesi, per di più così variabili e fluttuanti, impedirebbero loro un qualsiasi sensato inserimento all’interno del sistema monetario e ponderale romano in vigore all’epoca. Pearson e la sua equipe hanno ovviato al problema, nel loro scritto, dicendo che queste monete erano forse adoperate come una specie di lingotti aurei, ma qui sorge un altro interrogativo: noi conosciamo bene le sembianze di lingotti aurei romani (si veda, ad esempio, il caso del lingotto in fig. 1) e le monete di Sponsiano non hanno né forma, né marchi, né tipologie proprie dei lingotti o di altre barre metalliche romane, ma, al contrario (e questo è indiscutibile e chiaro a tutti gli osservatori delle foto dello Sponsiano di Glasgow), esse hanno tutte le caratteristiche di monete vere e proprie. Ma, stando al peso, difficilmente avrebbero potuto circolare. Fig. 1: Lingotto romano in oro conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna e proveniente dal ritrovamento di Czofalva (in Transilvania) del 1887 e risalente al 379 d.C. Monete, dunque, e non lingotti, che non avrebbero però potuto assolvere al loro compito per via dei pesi così anomali. Quindi, sarebbe strano anche chiamarle “monete” nel senso compiuto del termine, ma lo faremo ugualmente per comodità di comprensione. Altre anomalie, chiare dalle foto e notate da Pearson, sono la legenda del dritto che si trova solo sul lato destro del busto di Sponsiano e, caso ancora più strano, essa è declinata al genitivo. Si noti che nessuna moneta romana autentica di III sec. d.C. riporta una legenda con il nome imperiale declinato al genitivo. Inoltre, la tipologia di rovescio dello Sponsiano ricalca un altro rovescio, quello del denario repubblicano di Caio Minucio Augurino del 135 a.C. Per queste anomalie non è stata fornita alcuna spiegazione scientifica accettabile. Di sicuro, se pure le monete di Sponsiano fossero state delle produzioni barbariche, come pure è stato ipotizzato visto lo stile rozzo, bisogna riconoscerne i limiti: di solito, le imitazioni barbariche conservavano, chi più e chi meno, delle caratteristiche che ne consentivano la circolazione frammista ad esemplari autentici ed ufficiali: nel nostro caso, uno Sponsiano con simili caratteristiche ed anomalie tipologico-ponderali non avrebbe mai potuto essere immesso in circolazione, a maggior ragione se frammisto con aurei o multipli romani ufficiali. Il primo numismatico che ritenne false le monete di Sponsiano fu Henry Cohen (contro il cui giudizio pare che gli studiosi più moderni si siano particolarmente accaniti: anche noti accademici nostrani e professori universitari sembrano ormai snobbare le opere e i pareri del Cohen solo perché si tratta di un autore datato, imponendo addirittura di toglierlo dalle citazioni bibliografiche di recenti articoli numismatici: e parlo per diretta esperienza personale! Poi, a furia di snobbare gli studi di chi ci ha preceduto, incorriamo in situazioni di questo genere: Per una ipotesi di ATTRIBUZIONE della SERIE OVALE dell’aes grave - Monete Preromane - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo, ma questa è un’altra storia). La tesi del Cohen fu poi ampiamente confermata dallo studio, citato anche dal RIC, di R. Münsterberg, del 1923, che riconobbe le monete di Sponsiano come prodotte per fusione. Tale giudizio è stato confermato dalle analisi scientifiche condotte dalla squadra di Pearson e pubblicate nel loro lavoro, ma qualsiasi numismatico sa benissimo che le monete romane di III sec. potevano essere prodotte solo per coniazione e non per fusione. Gli unici esemplari fusi all’epoca erano prodotti di falsari che miravano a riprodurre monete ufficiali realmente esistenti per poi mischiarle, in fase di circolazione, con le autentiche. Non avevano alcuna necessità o interesse, dunque, di creare monete false per fusione con un nome di un usurpatore sconosciuto come quello di Sponsiano, con tutte le anomalie finora accertate, sia ponderali che tipologiche (che ne inficiano la circolazione all’interno del sistema monetario romano, anche di provincia e oltre il limes), e che non poteva essere immesso in circolazione, né frammisto con altri esemplari ufficiali coevi. Davanti al metodo di produzione per fusione cade anche l’ipotesi dell’imitazione barbarica, in quanto anche le monete barbariche erano prodotte per coniazione e non per fusione: basti pensare, per rimanere in Dacia, alle imitazioni dei denari romani repubblicani fatte dalle tribù geto-daciche e ampiamente indagate dalla letteratura numismatica di settore. Ma c’è di più: anche la composizione e la purezza della lega dello Sponsiano di Glasgow risulta essere anomala e incompatibile con quelle di autentici aurei romani di III sec. con cui pure è stata comparata nello studio di Pearson (tabella in fig. 2). Fig. 2. L’elevato quantitativo di argento e rame rilevato nella lega stride parecchio se confrontati agli aurei di Gordiano III e di Filippo I che sono stati presi a paragone: per stessa ammissione degli autori dell’articolo, nonostante la crisi dell’oro monetato che coinvolse l’Impero Romano nel corso del III sec., i nominali aurei mantennero un livello di purezza molto alto, tanto da essere composti di oro quasi puro. E le analisi di Pearson e altri lo confermano. In più, anche se si tratti di un’imitazione barbarica o di un falso d’epoca, bisogna pensare che questi prodotti avevano lo scopo di circolare confondendosi con gli esemplari ufficiali ed autentici, quindi dovevano rispettarne alcune caratteristiche: tra queste anche la bontà del metallo, poiché, come viene detto anche nell’articolo di PLOS ONE, i mercanti del mondo antico erano in grado, con un semplice “scratch test”, di rilevare le impurità del metallo con sorprendente accuratezza. Motivo in più, se lo Sponsiano fosse davvero antico, di rispettare una lega ad alto contenuto d’oro quanto più vicino possibile agli esemplari ufficiali e originali, cosa che invece non è venuta fuori dall’analisi della composizione della lega dello Sponsiano di Glasgow. Pensiamo, inoltre, che i ducati d’oro austriaci dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, regnante all’epoca della scoperta del ripostiglio di Transilvania nel 1713, avevano una purezza di 986 millesimi circa… (e qui volontariamente mi taccio). Le tracce di terreno rinvenute sulla moneta di Sponsiano indicano solamente che il pezzo è stato interrato per diverso tempo, ma non sappiamo per quanto è stato tenuto sottoterra prima della sua esumazione: possono essere trascorsi secoli come pure anni, il che rende questo parametro del tutto inutile ai fini della ricerca per stabilire l’antichità e l’autenticità o meno della moneta. Come pure inutili e inconcludenti, per stessa ammissione di Pearson e della sua squadra, risultano essere le analisi condotte per rilevare l’usura superficiale della moneta: usura che è presente, ma che non può essere presa come sinonimo di antichità e autenticità, in quanto facilmente realizzabile dai falsari di XVIII e XIX secolo come dimostra il caso dei falsi di Wilhelm Becker. Gli autori, poi, entrano in contraddizione con loro stessi nelle conclusioni dell’articolo prendendo proprio questi due elementi a fondamento dell’autenticità dello Sponsiano: questo metodo di valutazione, purtroppo, non ha nulla di scientifico perché gli studiosi si contraddicono da soli nel giro di poche righe di testo. L’unica conclusione possibile, alla fine di tutta questa mia lunga disamina, è stata ben esposta in A. Bursche, Złote medaliony rzymskie w Barbaricum Symbolika prestiżu i władzy społeczeństw barbarzyńskich u schyłku starożytności, Warsaw, Instytut Archeologii Uniwesytetu Warszawskiego, 1998. Egli, infatti, crede che le monete di Sponsiano siano dei falsi di inizio XVIII secolo, fatti probabilmente per ingannare una serie di sprovveduti ma facoltosi antiquari della Vienna del tempo. La moneta di un nuovo usurpatore romano, sconosciuto alla storia, avrebbe fatto gola a molti, tant’è che anche oggi, all’apparire della notizia che stiamo discutendo in questa discussione, c’è stato subito chi ha proposto di aggiornare la prosopografia degli imperatori romani, con i conseguenti risvolti collezionistici che ne derivano. Ma Pearson evidenzia che una simile truffa avrebbe richiesto un investimento iniziale molto costoso: egli, infatti, per confutare questa tesi, evidenzia come l’oro messo insieme per la fabbricazione di tutte le monete del ripostiglio di Transilvania del 1713 ammonti ad un valore di circa 20.000 dollari odierni. In più, gli stessi autori, sempre per confutare la stessa tesi, ribadiscono che nel Settecento non vi era un interesse antiquario così spiccato per la romanità del III sec. tale da giustificare una simile impresa fraudolenta. Ma entrambi i punti possono trovare una facile spiegazione: proprio perché non vi era tutto questo interesse negli ambienti colti per il III sec. vi era la necessità, per i falsari, al fine di stuzzicare l’attenzione, di creare monete che, invece di ricalcare tipi già noti ed esistenti, riportassero invece imperatori sconosciuti e tipi ibridi con incroci di conio che non si erano mai visti fino ad allora (elementi, entrambi, che ritroviamo in quasi tutte le sedicenti monete provenienti dal ripostiglio della Transilvania del 1713). Inoltre, la realizzazione di monete di stile “barbarico” e rozzo, il metodo della fusione, non richiedevano particolari abilità artistiche e capacità tecniche da parte dell’artigiano/falsario, rendendo molto più semplice il suo lavoro. Secondo punto, che giustifica l’investimento iniziale di 20.000 dollari in oro per realizzare i falsi: qui entrano in gioco i nomi coinvolti inizialmente, ve li ricordate? Avevo detto di tenerli bene a mente, perché sono proprio loro l’oggetto della truffa messa in atto. Le monete di Sponsiano, insieme alle altre, non erano destinate a comuni collezionisti o antiquari che navigavano in cattive acque, ma miravano a pesci molto più grossi, forse i più grossi di tutta la Vienna imperiale: il ministro delle finanze e le collezioni dello stesso imperatore d’Austria. Per fare ciò, dovevano creare qualcosa non solo di unico e di particolare, ma anche di prezioso e imponente, come sono appunto le monete di Sponsiano e le altre sue compagne. Pezzi che, per il loro prestigio, dovevano far gola allo stesso curatore delle collezioni imperiali, gente che poteva permettersi di sborsare ingenti quantitativi di denaro pur di accaparrarsi pezzi di un simile livello per innalzare il prestigio delle proprie raccolte. Il che giustificherebbe eccome un investimento iniziale così cospicuo, a fronte del guadagno che una simile truffa avrebbe potuto fruttare, vista l’ambizione di tutta questa macchinazione! E le analisi condotte da Pearson e altri rimanderebbero, come evidenziato finora, proprio in questa direzione: sarebbero una conferma della teoria della falsificazione settecentesca fraudolenta operata probabilmente da un solo artigiano viennese (stesso l’equipe di studiosi afferma nell’articolo che lo stile delle monete farebbe pensare ad un unico artigiano). A voi le conclusioni…
    2 punti
  15. Buonasera a tutti, qualche tempo fa @PriamoB mi ha consigliato un libro, “Anatomia di una banconota” di Russo/Ardimento. Era da tempo nella mia wishlist ma non l’avevo ancora acquistato. Ho finalmente colto l’occasione, si è dimostrato un ricco di contenuti interessanti, anche se spesso la lettura era disturbata da qualche problemino di grafica e di impaginazione. Comunque l’aspetto più interessante di questo libro è la ricchissima bibliografia che si trova alla fine del volume (purtroppo non organizzata secondo alcun criterio, alfabetico o cronologico che sia). Mi ha fatto passare ore e ore di avvincenti ricerche bibliografiche che sono sfociate nei numerosi acquisti che vi mostro qui sotto. Ammetto di essere un lettore compulsivo e comprare libri mi piace ancora più che comprare banconote… Mi è quindi venuta un’idea, man mano che leggo questi libri (o altri che hanno attinenza con gli argomenti trattati in questa sezione del forum) mi piacerebbe fare dei post di recensione dove parlo un po’ dell’opera in questione e degli argomenti che tratta (inserendo magari l’elenco dei capitoli e qualche pagina di esempio), e dove fornisco alcune informazioni pratiche come la reperibilità o il range di prezzo in cui è possibile trovarla. Tutte queste informazioni non sono di facilissima reperibilità, come sperimento ogni giorno nelle mie ricerche online. Poi devo dire che la mia biblioteca è piuttosto fornita, potrebbe nascere qualcosa di interessante, anche per scoprire nuovi testi o per confrontarsi su quelli che si conoscono già. Può essere un’idea sensata?
    1 punto
  16. Un esemplare di dracma, piuttosto rara per il nome del magistrato, da Iasos di Caria . al diritto testa di Apollo, al rovescio la raffigurazione di un ragazzo che nuota con un delfino . Sarà il 10 Gennaio in vendita CNGTriton XXVI al n. 281 .
    1 punto
  17. Unisco @Andrea Costa il n. 1836 come censito da Rutter nel suo HN Italy . La moneta è tra le non molte riprodotte nelle tavole ma con fotografie da calchi e quindi poco raffrontabili con fotografie dirette . Una buona serata
    1 punto
  18. Carlino 1832 , lo stesso del pezzo in apertura discussione, fu il Carlino definitivo dopo varie "prove" o abbinamenti fra conio di dritto e di rovescio. Infatti il Magliocca riporta per i primi conii dei dritti i busti di Ferdinando II utilizzati per 3 Ducati dello stesso millesimo. Magliocca 521 e 522 Ad un veloce confronto noto però che al 521 solo il busto coincide e non le legende che risultano per il 3 Ducati di grandezza inferiore. Mentre per il dritto del Carlino successivo (522 del Magliocca) il conio del 3 Ducati 1832 è lo stesso.
    1 punto
  19. Questa moneta fa parte di una serie che da ultimo il RIC 2.1 definisce "irregular dupondii, minted in association with 'for Syria' bronses". Il RIC 2.1. modificando precedenti assegnazioni (per esempio alla zecca di Commagene) li attribuisce alla zecca di Roma, ma destinati alla circolazione in Asia. In realtà uno dei coautori del RIC 2.1, il compianto Ted Buttrey scomparso ad inizio 2017, aveva cambiato opinione sostenendo che si trattasse di una emissione speciale della zecca di Roma intesa a celebrare Vespasiano nell'anniversario della sua ascesa al trono. Questa tesi, tuttavia, non è stata mai oggetto di pubblicazione e non ha ottenuto consensi unanimi. In ogni caso si tratta di dupondi: il metallo, ove visibile, è immancabilmente giallo. La legenda al rovescio con la parola CENSOR per esteso appartiene a Tito (RIC V 761), esiste tuttavia un ibrido con il medesimo rovescio e il ritratto di Vespasiano (RIC V 760). Anche il RIC V 759 citato da chi mi ha preceduto (ipotesi da escludere in virtù della legenda del rovescio) è un dupondio. P.S. Sono incuriosito dalla quantità di monete dei Flavii presentate per l'identificazione.
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  20. La lettera O di olfatto.
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  21. Ad Osimo si venera la Madonna Addolorata. Famosissimo è il Santuario della Beata Vergine Addolorata di Campocavallo di Osimo.
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  22. Medaglia devozionale ovale, bronzo/ottone, seconda metà del XVII sec.- D/ Madonna Madre della Misericordia, coronata e raggiata, con Gesù Bambino, che si venera in Osimo.- R/ Busti accollati di Gesù col capo raggiato e Maria con il capo velato e aureolato, rara Ciao Borgho
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  23. Sicuramente saranno le iniziali dell'incisore. Ho provato a fare ricerche nei miei volumi di storia osimana, ma non ho trovato nulla. Visto che la medaglia è del XVII secolo, in un volume lauretano ho trovato tra i medagliari di Recanati un certo Paolo Vallini che ottenne la licenza nel 1650. Che sia lui?
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  24. Come promesso ecco il mio realizzato con 10 centesimi di Vittorio Emanuele II:
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  25. Sulla destra del ritratto si legge TIVS ed essendo diademato è per forza Costanzo II. Arka Diligite iustitiam
    1 punto
  26. Concordo con chi mi ha preceduto, rilievi alti, la sfogliatura non inficia eccessivamente la bellezza della moneta (almeno per gusto personale). Complimenti Scudo, N.
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  27. http://www.arsbellica.it/pagine/moderna/Pavia/pavia.html
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  28. Premetto che non ho competenza specifica. Certo che una moneta del genere che spunta dal nulla con una bibliografia riferita ad altra zecca Alessandria, e dunque (come asserito da Arka) verosimilmente inedita, in alta conservazione, con qualche mosso di conio ed un prezzo relativamente basso per un unicum del genere fa pensare a 2 cose (non mutualmente escludentesi): a) potrebbe essere notificata (come per il deka di Agrigento in passato); b) potrebbe non essere originale (come il deka Agrigento). Sarebbe interessante se potesse intervenire qualche esperto della monetazione romana, medaglioni e tardo impero.
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  29. Mattinata di circolo oggi in Valtellina. A un certo punto ci siamo pure scannati (si fa per dire) su reddito di cittadinanza, Svizzera, URSS, lavoro e Meridione. Che forza! 😇 Voglio un bene dell'anima a LAMONETA.IT, però la bellezza dell'incontro / scontro / acquisto / scambio di persona è ineguagliabile. Sarò un boomer di II generazione (classe '82)... Spero sempre nella nascita di nuovi circoli e negozi reali. Felice domenica!
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  30. Potrebbe anche essere un AE 3, dipende dalle dimensioni. La zecca purtroppo non è leggibile. Per il resto è corretto ciò che ha scritto @Litra68. Arka Diligite iustitiam
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  31. Non Costantino, ma un AE 2 DI Costanzo II... Arka Diligite iustitiam
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  32. Buongiorno e buona Domenica tutti, dovrebbe essere un Follis di Costantino. Della serie FEL TEMP REPARATIO. Al rovescio dovrebbe essere un legionario che trafigge il nemico con una lancia. Magari @Stilicho che e' appassionato ci dira' qualcosa in piu o mi correggera'. Saluti Alberto
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  33. Buongiorno Se tagli le foto,riducendole alla sola moneta,o le stesse te le fai rimandare su wathsup,vedrai che si rimpiccioliscono. Al massimo,se.ancora non dovessi farcela,fai lo screen shot della foto e la riduci per bene. Ciao
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  34. Letta la risposta e via,senza neanche un grazie...mah!... Ma va' bene così...
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  35. Io ci vedo un grifone rampante .
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  36. sarebbe già qualcosa , ma non è che si rilascia una “dichiarazione di lecita provenienza”, si dichiara quale è la provenienza pregressa… e così via
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  37. No no, invece è ora di passare tutti con orgoglio al...
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  38. @ARES III Siamo sicuri che gli antichi curatori delle raccolte imperiali avessero le conoscenze adatte per fare le stesse considerazioni che facciamo noi oggi sui sistemi di produzione della moneta nel mondo romano? E che quindi fossero così esperti da non poter cadere in un simile raggiro? Ad esempio, prendiamo ciò che scrive Eckhel, che pure fu direttore del gabinetto numismatico imperiale di Vienna, nella sua celeberrima opera del 1796 in merito alle monete di Sponsiano, che dimostra di conoscere molto bene e nella quasi totalità degli esemplari noti: non troviamo un solo accenno o una sola obiezione in merito alla tecnica di fabbricazione delle monete in oggetto! Ergo…
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  39. Ringrazio ambedue per il tempo speso per darmi un aiuto, che come sempre mi permette di catalogare le monete che posto, siete sempre pozzi di conoscenza, grazie, saluti F.P.
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  40. Nella recente 49° asta Nomisma sono state proposte diverse monete papali ex asta Bank Leu N° 36 del Maggio 1985 appartenenti alla collezione Cappelli, probabilmente tra le più importanti raccolte del passato. Il prestigioso pedigree citato nelle note che descrivono il lotto, come per il Giulio zecca Parma di Adriano VI o il Doppio Carlino di Giulio III zecca Roma, é stato omesso (dimenticato? sfuggito?) per il lotto N° 1743 ex asta Bank Leu N° 36 del Maggio 1985 lotto N° 920. Personalmente ho censito solamente altri 4 esemplari: 1) K&M 1980 lotto N° 734 2) Collezione Muntoni esitato nell’Asta Montenapoleone 1984 al lotto n° 967 in conservazione q.MB fù classificato RRRR. 3) Asta Varesi “ALMA ROMA” del 2000 con foro otturato. 4) Listino Ranieri on-line bucato e in bassissima conservazione (RRR). Avendo tutti i listini, non é mai apparso da NAC, Negrini, INAsta, Artemide, Varesi, ed è la prima apparizione Nomisma..... Non conosco nessun papalista che abbia il Giulio del 1740 in collezione. Sono gradite segnalazioni di altri esemplari e considerazioni in merito, grazie. DARECTASAPERE
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  41. Buonasera a tutti, il libro che vorrei segnalarvi oggi e che fa parte della mia biblioteca è: - La cartamoneta a Napoli dalle origini al XX secolo di Giovanni Ardimento Il Banco di Napoli è stata una delle più importanti e più antiche banche del mondo; le sue origini risalgono ai cosiddetti banchi pubblici dei luoghi pii, sorti a Napoli tra il XVI e il XVII secolo, in particolare ad un monte di pietà, il Banco della Pietà, fondato nel 1539 per concedere prestiti su pegno senza interessi, il quale nel 1584 aprì una cassa di depositi, riconosciuta da un bando del viceré di Napoli nello stesso anno. Alcuni studiosi ne fanno risalire le origini al 1463, quando la Casa Santa dell'Annunziata già operava a Napoli. Questa data di fondazione renderebbe il Banco di Napoli la più antica banca al mondo in continua attività sino al 2018. Forse non tutti sanno che a Napoli "i soldi so' 'na cosa seria". Un vero saggio storico-numismatico di 336 pagine e tantissime immagini dove l'autore si è avvalso anche del contributo del ricercatore ed umorista napoletano Amedeo Colella, la presentazione di Giancarlo de Vizia nonché la prefazione di Gaetano Bonelli. Il testo tratta ed affronta le emissioni cartacee circolate a Napoli dal medioevo all'età contemporanea. Di seguito l'indice: Buona lettura a tutti.👍
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  42. Ancora una nuova arrivata .....
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  43. Aggiungo pure un quesito su questa moneta, a me dà l'idea di Sestino (mezzo o quarto ipotetico). Il peso è di 1,32. Voi che ne pensate?
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  44. Buonasera, un altro dei miei Sestini il N°1 ? Peso g. 1,22 Diametro 18mm Saluti Alberto
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  45. Come dice un anziano numismatico presente in quasi tutti i convegni, "qui l'affare si ingrossa!" :P
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