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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 12/05/22 in tutte le aree
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Do un modesto contributo a questa bellissima discussione con il mio ultimo arrivo dalla area Napoletana: 4 tornesi della Repubblica Napoletana (1799), secondo Voi può meritare un MB? Ciao a tutti!6 punti
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un paio di note mi sento di farle: 1 - citare 100.000 monete che furono ritenute dubbie e poi si sono rivelate plausibilmente originali non aggiunge nulla alla discussione, soprattutto se da caso a caso non c'è alcun punto di contatto ... non c'è se parliamo di Olibrio, né di Domiziano II etc etc etc 2 - se citiamo le imitazioni barbariche (non in generale, ma quelle delle grandi pianure etc), beh, andrebbe detto che forse il maggior esperto al mondo è il buon Bursche ... che la moneta di Sponsiano l'ha vista .... e non si è sognato di inserirla nel gruppo di un immenso lavoro che sta portando avanti a livello internazionale 3 - se poi allarghiamo la cosa a denari d'argento degli Antonini etc, mi chiedo veramente cosa si stia facendo..... insomma, solita cosa... ci sono alcuni che esprimono pareri, e ben venga, anzi, e altri che nel tentativo di supportare le proprie idee buttano sul tavolo di tutto sperando nell'effetto confusione, come quando c'è il fallo di confusione in area .... utilità pari a zero.... mi sono letto l'intera discussione .... e al netto delle idee, che rispetto tutte e ci mancherebbe, 2/3 dei post non hanno alcun senso....ma lo dico non per offendere.... l'iter è questo parliamo di jeep 4X4 uno dice: mio nonno aveva un trattore con i cingoli un altro: io una volta ho visto un carroarmato quindi la 4X4 è meglio della moto ...... alla terza pagina avrei già smesso di leggere ...4 punti
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De Grege Epicuri. E' sicuramente una moneta importante e rara, e non credo che tu l' abbia pagata poco. Andrebbe vista in mano prima di esprimere un parere, ma credo che non vada " condannata" troppo rapidamente, a mio avviso potrebbe anche essere buona. Le irregolarita' del bordo sono un segno di autenticita', un po' meno le limature.3 punti
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bene, confermo che mischiare la monetazione celtica con questa supposta di III secolo, non ha alcun senso.... perché io che mi occupo di V/VI posso invece scrivere 50 pagine su come delineare una netta linea tra falso antico e falso moderno (del mio periodo) ma qua lo farei in modo altrettanto inutile.... se parliamo di Jeep... la mia esperienza in trattori nn serve a nulla... questo volevo dire3 punti
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Mi riaggancio ad un vecchio post in questa discussione per mostrare un recente acquisto, ho promesso ad un amico che se avrò un originale o un altro esemplare migliore, questo sarà per lui. 10 tornesi 1846 25,97 g - conservazione assolutamente dignitosa per la tipologia e le mie tasche 😉. Il bordo è fatto davvero bene, ci hanno lavorato da professionisti direi...2 punti
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È la situazione tipica di un popolo nomade che si sposta, se poi vincente ancor meglio. trattasi di un comune fenomeno di agglutinazione di piccoli (ma anche considerevoli) gruppi ad altri ritenuti superiori o con i quali si trova una comune convenienza. Quindi è assolutamente possibile che alle fare si unissero gruppi differenti. lo stesso fenomeno si è riscontrato con i vandali, i goti, gli alamanni, gli unni, etc etc2 punti
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Cari forumisti ed ecco la terza aggiudicazione all’incanto Nomisma Aste del 23 ottobre scorso. Al lotto 1002 una Piastra di Innocenzo XI classificata al numero 28 dal Muntoni, anno del signore 1684, nella versione con al rovescio la scritta DEXTERA TVA DOMINE PERCVSSIT INIMICVM, nella versione senza la data. In quest’anno si conoscono diverse altre tipologie con al rovescio la data, posta in diverse posizioni. A breve ve ne mostrerò una con la data, sempre vicinissima al FDC, e sempre acquisita molto recentemente. Anche in questo caso nessuna particolare rarità tipologica se non la conservazione, molto molto prossima al FDC assoluto, anzi al rovescio la perizia ci dice che ci siamo proprio, mentre al D ci manca un cin (insomma, bisogna essere pignoli, ma la perizia dice qFDC/FDC) Ma i fondi brillanti su una patina di antica raccolta sono avvincenti anche con questa modesta menomazione del metallo, un po’ martoriato dal maldestro battitore, e il gioco della luce che rende all’osservatore è da rimaner di sasso. Il prezzo di acquisto finale ha perciò abbastanza risentito della non banale screpolatura di conio presente al R e l’ho portata a casa alla base. Di norma rifuggo con un po’ di ribrezzo le monete con difetti di conio, ma in questo caso la combinazione qualità/prezzo, la favolosa patina e i dettagli pressoché intatti mi hanno stregato e, tenuto conto che questo difetto l’ha lasciata al palo, non ho resistito e per una volta ho fatto una eccezione. 😉 E non me ne pento punto 🤗 Buona serata2 punti
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Alcune considerazioni su questo medaglione. La zecca di Aquileia venne attivata nel 294. E' quindi possibile che questa emissione rappresentasse una commemorazione dell'apertura. Logica la scelta di Giove per il rovescio, perchè Diocleziano aveva come divinità protettrice proprio Giove e il suo appellativo era Iovio. In occidente invece era imperatore Massimiano Erculeo, perchè era legato a Ercole. Lo stile è coerente con i primi aurei di Aquileia. Tra l'altro il rovescio del primo aureo emesso ha la Concordia seduta a sinistra, esattamente come il Giove del medaglione. Il piede destro ripiegato verso il trono e il braccio destro steso in avanti completano la similitudine. Infine da notare ai piedi di Giove l'aquila, che era l'animale sacro al dio, ma anche una rappresentazione della città di Aquileia, come nella seconda emissione dell'aureo di questa zecca. Arka Diligite iustitiam2 punti
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Carissimo Senza dubbio riconio viennese. Quando vedi in due puntini sfalsati a centro scudo,non ti puoi sbagliar😉 In alta conservazione,si apprezzano molto bene i dettagli. Saluti2 punti
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Quando un collezionista compra una moneta tipicamente la guarda bene... ma molto bene. Per rimanere fregati occorrerebbe che ti capitasse in mano un falso praticamente perfetto, fedele all'originale in ogni dettaglio. Questo secondo me è praticamente impossibile. I falsi che sono stati pubblicati nel forum sono molto evidenti. Si gioca sul dubbio di possibili danni dovuti alla circolazione e sul fatto che quando si prende un resto in realtà non si guardano i dettagli delle monete che si ricevono. Anche non fosse circolata, chi comprerebbe una moneta del genere in un negozio di numismatica? Un falsario in possesso di una filiera di produzione della stessa qualità di una zecca di stato penso che farebbe meglio a falsificare ben altro che non i 2 euro commemorativi.2 punti
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Occorre cautela perché questi denari furono coniati in diverse zecche (Iberia, Roma, itineranti?) e presentano stili molto variabili, (e probabilmente anche variabili percentuali di argento e altri metalli). Ma vista da foto per come appare, pur se alcuni rilievi 'staccano' bene dal fondo, mi pare di vedere imprecisioni in alcuni dettagli, fratture poco convincenti, nessun segno di concrezioni minerali. Sembra di vedere alcuni craterini, globetti e sopratutto quel bordo. . .in buona parte pare di scorgere dove le due metà della fusione combaciano e poi diverse limature per arrotondarlo.1 punto
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@dracma voglio siceramente ringraziarti per questo intervento. Quindi e' proprio il grifo! E' veramente affascinante trovare questo simbolo in diverse coniazioni magnogreche. Ricordo anche il grifo rappresentato nelle monete di kainon...Se associato al contesto di natura militare, tornando agli stateri iniziali, e' interessante sia associato al simbolo dell'arco...comunque la monetazione di thurii merita senz'altro uno studio adeguato...chissa' a cosa si riferiscono anche le lettere che in alcune tipologie compaiono, tra le quali la phi mi pare con particolare frequenza...il magistrato monetale, l'incisore o che altro...chissa' se sara' possibile chiarire...1 punto
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Dovrebbero dimostrare che non viene da Alessandria1 punto
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@Scudo1901 Complimenti veramente che pezzo spettacolare!! Una moneta così io me la sogno la notte... Beato te😁1 punto
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Buongiorno, sicuramente ha pochissimo valore se non quello dell'argento contenuto. Per la rarità la mia era una battuta, sicuramente i dipendenti a cui era stata donata erano pochi. Come dice lei rarità e valore non vanno sempre di pari passo. Grazie1 punto
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Tu perché propendi per la non autenticità? Solo perché non ne hai mai visti o visti pochissimi, o sulla base di quali evidenze?1 punto
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tre motivi molto ovvi...per stare sempre sul semplice e banale: 1 - lo strumento di propaganda 2 - lo strumento di ostentazione (anche e soprattutto per il possessore) 3 - l'apposizione di un conio a garanzia di peso e qualità dell'oro1 punto
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Buongiorno e grazie a @caravelle82 @nikita_ e @dareios it per i pareri. Le foto del venditore non rendevano giustizia al tondello e la valutazione dello stesso tendeva al ribasso, ogni tanto capita, la moneta era ferma da anni in un sito. Inquadro anch'io la moneta nel range del qspl, ottima conservazione per questi nominali...come scriveva l'amico Mario "altro bel pezzo aggiunto in collezione" e la variante senza punto dopo HIER mi mancava!! Cristiano.1 punto
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Confermo trattarsi della più recente tipologia di riconio viennese, degli ultimi decenni del XX secolo e ancora oggi coniata1 punto
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Scoperto in Spagna Erralla, il cane domestico più antico d'Europa: è vissuto 17mila anni fa Un osso dell'omero trovato in Spagna aggiunge un nuovo e importante capitolo della lunga relazione che lega il cane e l'uomo: il team di Human Evolutionary Biology dell'Università dei Paesi Baschi, guidato dal professor Conchi de la Rùa, ha infatti scoperto, e pubblicato sulla rivista Journal of Archeological Science che un cane, denominato Erralla dal posto in cui è stato ritrovato il fossile, visse nel periodo magdaleniano del Paleolitico superiore. Questo lo rende uno dei cani domestici più antichi finora esistiti in Europa. Tutto ha avuto inizio dopo uno scavo avvenuto nel 1985 nella grotta di Erralla, nella città settentrionale di Zeskoa, in cui venne scoperto l'osso. A quel tempo, i ricercatori sapevano che l'omero apparteneva a un cane, tuttavia, non erano in grado di determinare di quale specie. Ora, quasi 40 anni dopo, i ricercatori hanno effettuato uno studio approfondito utilizzando nuove analisi morfologiche, radiometriche e genetiche che hanno permesso di identificare geneticamente la specie come Canis lupus familiaris (cane domestico). L'omero apparteneva a un esemplare vissuto nel Paleolitico, tra 17.410 e 17.096 anni fa. Il cane è la prima specie addomesticata dall'uomo, sebbene l'origine geografica e temporale dell'addomesticamento del lupo rimanga oggetto di dibattito. Il cane Erralla condivide il lignaggio mitocondriale con i pochi cani di Magdalenia analizzati finora. L'origine di questa stirpe è legata a un periodo di clima freddo coincidente con l'ultimo massimo glaciale, avvenuto in Europa circa 22.000 anni fa. "Questi risultati sollevano la possibilità che l'addomesticamento del lupo sia avvenuto prima di quanto pensato fino ad ora, almeno nell'Europa occidentale, dove l'interazione dei cacciatori-raccoglitori paleolitici con specie selvatiche, come il lupo, potrebbe essere stata potenziata in aree di rifugio glaciale durante questo periodo di crisi climatica", ha spiegato Conchi de la Rùa sulla rivista che ha pubblicato lo studio. https://www.lastampa.it/la-zampa/2022/12/03/news/scoperto_in_spagna_il_cane_domestico_piu_antico_di_europa-377279442/1 punto
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Grazie a entrambi, favaldar e dux-sab. E' una riproduzione al 100% , senza dubbi. La perlinatura del diritto è staccata dal bordo e le barre della zigrinatura sono più larghe dalla parte del rovescio e si restringono sulla parte del diritto. Anche baffi e capelli non hanno i dettagli di quelle autentiche.1 punto
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Cavaliere longobardo trafigge nemico, Piatto d’argento di Isola Rizza (VR), Museo di Castelvecchio. notare come da questa raffigurazione il cavaliere longobardo combatta a cavallo impugnando la lancia con entrambe le mani come facevano già da secoli i catafratti ed i clibanarii sasanidi e romani prima e bizantini poi.1 punto
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Ciao @Ross14, non sono al picci e non vedo bene ma sembra un conio moderno, Vienna. Divertiti qui https://www.theresia.name/de/svarianten.html Servus Njk1 punto
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Questa è il RIC 757 di Vespasiano, piuttosto comune. A differenza dell'altra al rovescio ha la legenda accorciata CENS (anziché CENSOR) come normale per Vespasiano che aveva ovviamente più titoli del figlio Tito.1 punto
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Una delle più belle vendite di zecchini fu l'asta NAC 43 del 2007: Venezia d'Elite, I parte della collezione Curti (se non erro). Furono acquistati per procura quasi tutti da un danaroso collezionista americano. I prezzi base d'asta non sono quelli di aggiudicazione e sul sito NAC sono presenti anche questi ultimi. Posto per comodità il link al PDF che può essere scaricato. https://www.arsclassicacoins.com/wp-content-nasecure/uploads/2020/06/2007_NAC_43_web_correct_LOW_new.pdf1 punto
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@Giov60 Bè, avendo scritto un libro sulla zecca di Aquileia romana, qualche moneta di Aquileia l'ho vista... A guardare la foto non vedo incongruità. Tuttavia un pezzo da 53 g è una moneta assolutamente straordinaria. Mi piacerebbe poterlo vedere in mano. Arka Diligite iustitiam1 punto
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Premetto che non ho competenza specifica. Certo che una moneta del genere che spunta dal nulla con una bibliografia riferita ad altra zecca Alessandria, e dunque (come asserito da Arka) verosimilmente inedita, in alta conservazione, con qualche mosso di conio ed un prezzo relativamente basso per un unicum del genere fa pensare a 2 cose (non mutualmente escludentesi): a) potrebbe essere notificata (come per il deka di Agrigento in passato); b) potrebbe non essere originale (come il deka Agrigento). Sarebbe interessante se potesse intervenire qualche esperto della monetazione romana, medaglioni e tardo impero.1 punto
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Ciao @Montiz87 capisco come a volte fanno dannare queste piccoline, a me capita lo stesso, ma poi si chiede un aiuto e qui, sembra impossibile, ma c'è qualcuno che riconosce la moneta con estrema facilità, tanto da sembrare impossibile ... In questo caso posso aiutarti io, l'ho riconosciuta subito, per il legame che ha con un'altra moneta che ho cercato per molto. Si tratta di una moneta Svizzera, è un quarto di Sion, di Ildebrando di Riedmatten, arcivescovo appunto di Sion... Ti aggiungo un link per confrontare la tua con un esemplare in buona conservazione... https://bid.bertolamifineart.com/auction-lot/svizzera-sion-ildebrando-di-riedmatten-1565_3C447938CB/1 punto
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Ciao a tutti! Arrivato oggi il catalogo di banconote tedesche a cui ho accennato l'altro giorno ed ho cominciato a spulciarlo, diciamo che mi bastava un quarto delle 600 e passa pagine per essere contento, che mancano solo i biglietti dei "Bastioni di Orione" (quelli che voi esseri umani...) e poi ci sono tutti. Dando un'occhiata alle emissioni in Euro ho visto che vengono anche listati fogli completi da 60 e 54 pezzi per rispettivamente i 5 ed i 10 € e solo per quelli. se non sbaglio se ne parlava anche in uno dei nostri incontri e così si spiegherebbero forse certe anomalie che vengono presentate in rete, per esempio - ma non solo - qui: e guardando il codice della stamperia sulla foto ingrandita si vede che è proprio tedesca. 60/2=30*199= 5.970€ per un foglio che nel 2009 da listino ne valva 440,- Non male, sempre se li vende! Adesso vado, che inizio a mettere un po' di crocette, tipo ✔️celo ✔️celo ❌manca ✔️celo ❌manca❌manca ma visto che a me mancano praticamente tutte faccio presto!!! Servus, njk1 punto
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Cent'anni dopo. E' così "leccato" che non sembra vero.1 punto
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Ciao, purtroppo una nuova tragedia dovuta al maltempo, alla fragilità ed alla incuria del nostro territorio nazionale. Ci sarebbe molto da dire ma mi limito unicamente ad esprimere la mia vicinanza a tutti gli ischitani in particolare a quelli che hanno perso i loro cari 😔 ANTONIO1 punto
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Carissimo mangiafuoco, Forse potrebbe essere il catalogo M&M del novembre 1963 (Coli. DOLIVO) che al n.533 indica un grosso per Pavia di Giangaleazzo Visconti. Grosso da 2 soldi CNI 31 punto
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Semplicemente non furono coniate sovrane o multipli, né per la circolazione né per investitori, con l'effige di Giorgio VI ad eccezione di questa serie proof (è moneta di "presentazione" con peso storico diverso dalle attuali proof). Chiaramente il ritratto del sovrano (e imperatore) campeggia in altri nominali delle varie monetazioni del Commonwealth, ma non nelle sovrane. In realtà esiste una moneta Sudafricana con dati ponderali congruenti e l'effige di Giorgio VI ma fu battezzata "pound". Durante il suo regno furono battute comunque 886.000 sovrane nel 1949,'50 e '51. Si scelse però di approntare nuovi conii con l'effige del padre ed il millesimo della sua ultima emissione (1925; più di 3,5 milioni di pezzi coniati) Insomma, se avete una sterlina d'oro del 1925 di Giorgio V, potreste avere in mano un restrike. Si può riconoscere le monete postume? Si, bisogna sapere come. È possibile dalle foto ma molto più facile al tatto. Una 1925 "originale" è molto più difficile da trovare in altissima conservazione rispetto ai restrike ma il mercato, per ora, non sembra tenerne conto. Per chi volesse approfondire consiglierei di visitare il nostro catalogo. Purtroppo non è ancora funzionante. È un peccato. Tanti, me compreso, si sono avvicinati al nostro forum passando attraverso quella porta. Ormai però è "chiusa" da mesi. Speriamo venga riaperta prima possibile. Buona giornata1 punto
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Taglio: 2€ CC Paese: Belgio Anno: 2013 Tiratura: 2.000.000 Condizioni: BB+ Città: Bibione (VE)1 punto
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Taglio: 2€ CC Paese: Slovenia Anno: 2021 Tiratura: 991.000 Condizioni: SPL Città: Bibione (VE) Taglio: 2€ CC Paese: Slovenia Anno: 2021 Tiratura: 991.000 Condizioni: BB Città: Bibione (VE)1 punto
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Taglio: 2€ CC Paese: Lituania Anno: 2018A Tiratura: 990.000 Condizioni: BB Città: Bibione (VE)1 punto
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Taglio: 2€ Paese: San Marino Anno: 2016 Tiratura: 904.467 Condizioni: BB Città: Bibione (VE)1 punto
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Salve a tutti. Prima di intervenire in questa spinosa questione, mi sono preso qualche giorno per poter eviscerare l’articolo di Paul N. Pearson et al., Authenticating coins of the ‘Roman emperor’ Sponsian, apparso in open edition su PLOS ONE il 23 novembre 2022. Come molti lettori avranno notato, la ricerca non è stata condotta da numismatici, se si esclude la partecipazione del dott. Jesper Ericsson, curatore del medagliere dell’Hunterian Museum di Glasgow, da cui provengono le monete oggetto di questo studio, ed in particolare il discusso esemplare a nome di Sponsiano, su cui il mio intervento si concentrerà in modo specifico. La metodologia e le analisi scientifiche che sono state messe in campo sono sicuramente da ammirare, ma probabilmente se la ricerca fosse stata condotta da un professionista della numismatica non ci sarebbe stato neanche bisogno di mettere in campo un simile quantitativo di analisi per arrivare a conclusioni ben diverse da quelle, ampiamente discutibili come dimostra la direzione che sta prendendo il dibattito in ambito scientifico e accademico, a cui sono approdati gli autori del suddetto articolo. Per loro stessa ammissione, infatti, molti dei risultati ottenuti mediante queste analisi scientifiche non sono sufficienti a stabilire appieno e in maniera incontrovertibile l’autenticità delle monete, e in particolare dello Sponsiano, e quindi l’esistenza stessa di questo misterioso personaggio, salvo poi asserire il contrario, a spada tratta, nelle conclusioni dello studio. Se sulle metodologie d’indagine poco o nulla va sottolineato, e credo che sia la parte più valida e meritevole di questa ricerca, il contesto in cui sono inserite le monete racconta tutta un’altra storia e i risultati a cui giungono gli studiosi sono altamente contestabili. Ma andiamo con ordine. La moneta di Sponsiano avrebbe fatto parte di un ripostiglio occultato in un momento storico imprecisato e venuto alla luce, in circostanze non meglio documentate, nel 1713 in Transilvania. L’unica menzione di questo ritrovamento si trova in una nota manoscritta di Carl Gustav Heraeus (1671-1725), Ispettore delle Medaglie di Vienna: egli era, in pratica, il curatore delle collezioni imperiali sotto i sovrani Giuseppe I (1705-1711) e Carlo VI (1711-1740). Il suo compito era piuttosto importante, in quanto doveva non solo conservare la più importante e prestigiosa collezione numismatica di tutto l’Impero austriaco, ma doveva anche gestirla ed ampliarla con nuove acquisizioni. Dopo il suo ritrovamento, le monete vennero disperse sul mercato antiquario ed è probabile che alcune furono acquistate per le collezioni imperiali da Heraeus stesso, visto che due esemplari di Sponsiano si trovano attualmente nel medagliere del Kunsthistorisches Museum di Vienna. All’acquisto partecipò anche il facoltoso alto ministro delle finanze Johann David von Palm (1657-1721). Anche la moneta a nome di Sponsiano, oggetto dello studio pubblicato su PLOS ONE, oggi all’Hunterian Museum di Glasgow, ha provenienza viennese, essendo essa stata comprata da William Hunter nel 1782 dalle raccolte dell’antiquario Joseph De France. Ho riassunto brevemente la vicenda della scoperta e dei diversi passaggi, così come si evince dalla ricostruzione dell’articolo, proprio perché essa non è casuale e ha un’importanza insospettabile per i nostri scopi, cioè dimostrare o meno l’autenticità delle monete di Sponsiano. Per questo, tenetela bene a mente, insieme con i nomi dei personaggi inizialmente coinvolti in tale vicenda. Di sicuro si conoscono più esemplari di Sponsiano: non è affatto vero, dunque, che esiste un solo esemplare (quello di Glasgow), così come caparbiamente sostenuto dall’utente Pxacaesar (alquanto favorevole ad accogliere positivamente le conclusioni dello studio di Pearson) nei suoi posts 22 e 24 e ciò si evince dalla semplice lettura dell’articolo inglese: di sicuro se ne conoscono ben 4 esemplari, ma da una ricerca più approfondita ce ne sarebbero addirittura 6 e ne vengono dati anche i relativi pesi: due sarebbero nel medagliere di Vienna (rispettivamente 9,38 g. e 10,07 g.); uno nella città austriaca di Herzogenburg (di 9,80 g.); poi c’è quello ormai famoso dell’Hunterian Museum (di 10,84 g.); un altro nel museo di Sibiu, in Romania, e probabilmente un ultimo a Parigi, la cui presenza, però, meriterebbe conferma. Di questi ultimi due esemplari non abbiamo dati certi riguardo il loro peso. Già qui sorge il primo problema per la teoria dell’autenticità: tutte le monete d’oro conosciute di Sponsiano hanno un peso di molto superiore rispetto a qualsiasi altro aureo o multiplo di aureo (binio) romano emesso nel corso del III sec. d.C. Di norma, gli aurei del tempo difficilmente superavano i 4,50 o i 5,00 g. e il binio di solito si attestava sui 5,80 g. circa, o poco più. Potrebbero essere dei medaglioni o dei multipli superiori al binio, ma i loro pesi, per di più così variabili e fluttuanti, impedirebbero loro un qualsiasi sensato inserimento all’interno del sistema monetario e ponderale romano in vigore all’epoca. Pearson e la sua equipe hanno ovviato al problema, nel loro scritto, dicendo che queste monete erano forse adoperate come una specie di lingotti aurei, ma qui sorge un altro interrogativo: noi conosciamo bene le sembianze di lingotti aurei romani (si veda, ad esempio, il caso del lingotto in fig. 1) e le monete di Sponsiano non hanno né forma, né marchi, né tipologie proprie dei lingotti o di altre barre metalliche romane, ma, al contrario (e questo è indiscutibile e chiaro a tutti gli osservatori delle foto dello Sponsiano di Glasgow), esse hanno tutte le caratteristiche di monete vere e proprie. Ma, stando al peso, difficilmente avrebbero potuto circolare. Fig. 1: Lingotto romano in oro conservato al Kunsthistorisches Museum di Vienna e proveniente dal ritrovamento di Czofalva (in Transilvania) del 1887 e risalente al 379 d.C. Monete, dunque, e non lingotti, che non avrebbero però potuto assolvere al loro compito per via dei pesi così anomali. Quindi, sarebbe strano anche chiamarle “monete” nel senso compiuto del termine, ma lo faremo ugualmente per comodità di comprensione. Altre anomalie, chiare dalle foto e notate da Pearson, sono la legenda del dritto che si trova solo sul lato destro del busto di Sponsiano e, caso ancora più strano, essa è declinata al genitivo. Si noti che nessuna moneta romana autentica di III sec. d.C. riporta una legenda con il nome imperiale declinato al genitivo. Inoltre, la tipologia di rovescio dello Sponsiano ricalca un altro rovescio, quello del denario repubblicano di Caio Minucio Augurino del 135 a.C. Per queste anomalie non è stata fornita alcuna spiegazione scientifica accettabile. Di sicuro, se pure le monete di Sponsiano fossero state delle produzioni barbariche, come pure è stato ipotizzato visto lo stile rozzo, bisogna riconoscerne i limiti: di solito, le imitazioni barbariche conservavano, chi più e chi meno, delle caratteristiche che ne consentivano la circolazione frammista ad esemplari autentici ed ufficiali: nel nostro caso, uno Sponsiano con simili caratteristiche ed anomalie tipologico-ponderali non avrebbe mai potuto essere immesso in circolazione, a maggior ragione se frammisto con aurei o multipli romani ufficiali. Il primo numismatico che ritenne false le monete di Sponsiano fu Henry Cohen (contro il cui giudizio pare che gli studiosi più moderni si siano particolarmente accaniti: anche noti accademici nostrani e professori universitari sembrano ormai snobbare le opere e i pareri del Cohen solo perché si tratta di un autore datato, imponendo addirittura di toglierlo dalle citazioni bibliografiche di recenti articoli numismatici: e parlo per diretta esperienza personale! Poi, a furia di snobbare gli studi di chi ci ha preceduto, incorriamo in situazioni di questo genere: Per una ipotesi di ATTRIBUZIONE della SERIE OVALE dell’aes grave - Monete Preromane - Lamoneta.it - Numismatica, monete, collezionismo, ma questa è un’altra storia). La tesi del Cohen fu poi ampiamente confermata dallo studio, citato anche dal RIC, di R. Münsterberg, del 1923, che riconobbe le monete di Sponsiano come prodotte per fusione. Tale giudizio è stato confermato dalle analisi scientifiche condotte dalla squadra di Pearson e pubblicate nel loro lavoro, ma qualsiasi numismatico sa benissimo che le monete romane di III sec. potevano essere prodotte solo per coniazione e non per fusione. Gli unici esemplari fusi all’epoca erano prodotti di falsari che miravano a riprodurre monete ufficiali realmente esistenti per poi mischiarle, in fase di circolazione, con le autentiche. Non avevano alcuna necessità o interesse, dunque, di creare monete false per fusione con un nome di un usurpatore sconosciuto come quello di Sponsiano, con tutte le anomalie finora accertate, sia ponderali che tipologiche (che ne inficiano la circolazione all’interno del sistema monetario romano, anche di provincia e oltre il limes), e che non poteva essere immesso in circolazione, né frammisto con altri esemplari ufficiali coevi. Davanti al metodo di produzione per fusione cade anche l’ipotesi dell’imitazione barbarica, in quanto anche le monete barbariche erano prodotte per coniazione e non per fusione: basti pensare, per rimanere in Dacia, alle imitazioni dei denari romani repubblicani fatte dalle tribù geto-daciche e ampiamente indagate dalla letteratura numismatica di settore. Ma c’è di più: anche la composizione e la purezza della lega dello Sponsiano di Glasgow risulta essere anomala e incompatibile con quelle di autentici aurei romani di III sec. con cui pure è stata comparata nello studio di Pearson (tabella in fig. 2). Fig. 2. L’elevato quantitativo di argento e rame rilevato nella lega stride parecchio se confrontati agli aurei di Gordiano III e di Filippo I che sono stati presi a paragone: per stessa ammissione degli autori dell’articolo, nonostante la crisi dell’oro monetato che coinvolse l’Impero Romano nel corso del III sec., i nominali aurei mantennero un livello di purezza molto alto, tanto da essere composti di oro quasi puro. E le analisi di Pearson e altri lo confermano. In più, anche se si tratti di un’imitazione barbarica o di un falso d’epoca, bisogna pensare che questi prodotti avevano lo scopo di circolare confondendosi con gli esemplari ufficiali ed autentici, quindi dovevano rispettarne alcune caratteristiche: tra queste anche la bontà del metallo, poiché, come viene detto anche nell’articolo di PLOS ONE, i mercanti del mondo antico erano in grado, con un semplice “scratch test”, di rilevare le impurità del metallo con sorprendente accuratezza. Motivo in più, se lo Sponsiano fosse davvero antico, di rispettare una lega ad alto contenuto d’oro quanto più vicino possibile agli esemplari ufficiali e originali, cosa che invece non è venuta fuori dall’analisi della composizione della lega dello Sponsiano di Glasgow. Pensiamo, inoltre, che i ducati d’oro austriaci dell’imperatore Carlo VI d’Asburgo, regnante all’epoca della scoperta del ripostiglio di Transilvania nel 1713, avevano una purezza di 986 millesimi circa… (e qui volontariamente mi taccio). Le tracce di terreno rinvenute sulla moneta di Sponsiano indicano solamente che il pezzo è stato interrato per diverso tempo, ma non sappiamo per quanto è stato tenuto sottoterra prima della sua esumazione: possono essere trascorsi secoli come pure anni, il che rende questo parametro del tutto inutile ai fini della ricerca per stabilire l’antichità e l’autenticità o meno della moneta. Come pure inutili e inconcludenti, per stessa ammissione di Pearson e della sua squadra, risultano essere le analisi condotte per rilevare l’usura superficiale della moneta: usura che è presente, ma che non può essere presa come sinonimo di antichità e autenticità, in quanto facilmente realizzabile dai falsari di XVIII e XIX secolo come dimostra il caso dei falsi di Wilhelm Becker. Gli autori, poi, entrano in contraddizione con loro stessi nelle conclusioni dell’articolo prendendo proprio questi due elementi a fondamento dell’autenticità dello Sponsiano: questo metodo di valutazione, purtroppo, non ha nulla di scientifico perché gli studiosi si contraddicono da soli nel giro di poche righe di testo. L’unica conclusione possibile, alla fine di tutta questa mia lunga disamina, è stata ben esposta in A. Bursche, Złote medaliony rzymskie w Barbaricum Symbolika prestiżu i władzy społeczeństw barbarzyńskich u schyłku starożytności, Warsaw, Instytut Archeologii Uniwesytetu Warszawskiego, 1998. Egli, infatti, crede che le monete di Sponsiano siano dei falsi di inizio XVIII secolo, fatti probabilmente per ingannare una serie di sprovveduti ma facoltosi antiquari della Vienna del tempo. La moneta di un nuovo usurpatore romano, sconosciuto alla storia, avrebbe fatto gola a molti, tant’è che anche oggi, all’apparire della notizia che stiamo discutendo in questa discussione, c’è stato subito chi ha proposto di aggiornare la prosopografia degli imperatori romani, con i conseguenti risvolti collezionistici che ne derivano. Ma Pearson evidenzia che una simile truffa avrebbe richiesto un investimento iniziale molto costoso: egli, infatti, per confutare questa tesi, evidenzia come l’oro messo insieme per la fabbricazione di tutte le monete del ripostiglio di Transilvania del 1713 ammonti ad un valore di circa 20.000 dollari odierni. In più, gli stessi autori, sempre per confutare la stessa tesi, ribadiscono che nel Settecento non vi era un interesse antiquario così spiccato per la romanità del III sec. tale da giustificare una simile impresa fraudolenta. Ma entrambi i punti possono trovare una facile spiegazione: proprio perché non vi era tutto questo interesse negli ambienti colti per il III sec. vi era la necessità, per i falsari, al fine di stuzzicare l’attenzione, di creare monete che, invece di ricalcare tipi già noti ed esistenti, riportassero invece imperatori sconosciuti e tipi ibridi con incroci di conio che non si erano mai visti fino ad allora (elementi, entrambi, che ritroviamo in quasi tutte le sedicenti monete provenienti dal ripostiglio della Transilvania del 1713). Inoltre, la realizzazione di monete di stile “barbarico” e rozzo, il metodo della fusione, non richiedevano particolari abilità artistiche e capacità tecniche da parte dell’artigiano/falsario, rendendo molto più semplice il suo lavoro. Secondo punto, che giustifica l’investimento iniziale di 20.000 dollari in oro per realizzare i falsi: qui entrano in gioco i nomi coinvolti inizialmente, ve li ricordate? Avevo detto di tenerli bene a mente, perché sono proprio loro l’oggetto della truffa messa in atto. Le monete di Sponsiano, insieme alle altre, non erano destinate a comuni collezionisti o antiquari che navigavano in cattive acque, ma miravano a pesci molto più grossi, forse i più grossi di tutta la Vienna imperiale: il ministro delle finanze e le collezioni dello stesso imperatore d’Austria. Per fare ciò, dovevano creare qualcosa non solo di unico e di particolare, ma anche di prezioso e imponente, come sono appunto le monete di Sponsiano e le altre sue compagne. Pezzi che, per il loro prestigio, dovevano far gola allo stesso curatore delle collezioni imperiali, gente che poteva permettersi di sborsare ingenti quantitativi di denaro pur di accaparrarsi pezzi di un simile livello per innalzare il prestigio delle proprie raccolte. Il che giustificherebbe eccome un investimento iniziale così cospicuo, a fronte del guadagno che una simile truffa avrebbe potuto fruttare, vista l’ambizione di tutta questa macchinazione! E le analisi condotte da Pearson e altri rimanderebbero, come evidenziato finora, proprio in questa direzione: sarebbero una conferma della teoria della falsificazione settecentesca fraudolenta operata probabilmente da un solo artigiano viennese (stesso l’equipe di studiosi afferma nell’articolo che lo stile delle monete farebbe pensare ad un unico artigiano). A voi le conclusioni…1 punto
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Dopo molte consulenze da esperti russi, che me ne hanno garantito l'autenticità, vi presento il mio gioiellino :P 500 Rouble AH1339 Khwarezm (Khiva) WC Y 19.21 punto
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Non ho mai collezionato monete veneziane, ma le trovo di grande interesse storico, soprattutto mi ha sempre affascinato molto la storia del ducato/zecchino, moneta unica nel panorama mondiale per la sua plurisecolare stabilità in tutti gli aspetti, iconografici e metrologici, e dalla vita piuttosto avventurosa con i suoi frequenti viaggi in terre esotiche, dal Levante mediterraneo ed Europa orientale fino ai lontani lidi dell'Oceano indiano, senza contare le innumerevoli e a volte ancora inedite imitazioni e falsificazioni prodotte per ogni dove. Credo però che oltre alle monete in questa sezione possa starci bene anche qualche cenno ai libri sulle monete di Venezia, mi riferisco non tanto ai repertori classici, noti a tutti gli appassionati e collezionisti di questa monetazione (Papadopoli, Paolucci, Montenegro, etc.), ma in particolar modo a quei testi che tratteggiano soprattutto aspetti di storia monetaria e che spesso sono un po' trascurati, anche a causa dei titoli piuttosto fuorvianti, titoli cioè che "depistano" l'appassionato in quanto non evidenziano nelle parole usate argomenti che possono essere di interesse per il numismatico e per lo storico della moneta, un esempio perfetto di ciò è un volume acquisito da poco e che trovo di notevole importanza, si tratta di un lavoro di Ugo Tucci, studioso già noto ai venezianisti, che si intitola: Un mercante veneziano del seicento: Simon Giogalli, sicuramente se ci si limita solo al titolo si ignorerà completamente che nel testo in questione la prima parte è sostanzialmente una storia monetaria veneziana del seicento, osservata e trattata da un punto di vista originale, quello del mercante del titolo, Simon Giogalli, che a partire dagli anni sessanta di quel secolo costituì una società la cui specializzazione era la fornitura di paste metalliche monetabili alla zecca di Venezia, da cui tutto un narrare di complesse e delicate procedure per l'approvvigionamento dei metalli, le lunghe discussioni delle magistrature veneziane, e in particolar modo quelle inerenti alla zecca con i relativi calcoli dei costi del metallo, del trasporto e delle eventuali operazioni di raffinamento e le necessarie contrattazioni con i mercanti della piazza al fine di spuntare l'offerta più vantaggiosa sulla base delle monete che poi dovevano essere coniate, spesso la decisione di coniare nuove monete, tra cui nello specifico il cosiddetto ducatello, più leggero e di fino meno alto rispetto alle monete precedenti, dipendeva proprio da considerazioni di questo tipo, cioè dalla disponibilità e dal prezzo del metallo, in questo caso l'argento, sul mercato, vi sono poi approfondimenti sulle vie di questi rifornimenti metalliferi, le sedi principali (Cadice, Genova, Livorno), il mercato mondiale dell'argento e dell'oro con le note problematiche degli arrivi americani e degli invii nel Levante e in estremo oriente, così come sono trattati gli affari del Giogalli, la sua capacità di inserirsi in questo mercato dei metalli preziosi, di farne un businnes redditizio e di lunga durata... Insomma si tratta di un testo di sicuro interesse per appassionati e studiosi venetonummofili, di seguito posto le immagini di copertina e indice...1 punto
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