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  1. Adelchi66

    Adelchi66

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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 01/28/23 in tutte le aree

  1. Ciao a tutti, condivido volentieri con voi un mio sesterzio proveniente da una vecchia collezione, "EX Numismatica Picena" Sesterzio Otacilia Severa, 244-249 d.C. - Zecca di Roma (245-247 d.C.). 21,72 gr. 33mm. RIC 203a.
    7 punti
  2. Buongiorno a tutti, mi sono sempre chiesto quale sia potuta essere la motivazione che ha spinto il personale della zecca di Napoli nel sostituire alcune lettere della legenda su determinate monete ,e generalmente con lettere che ad una veloce occhiata potrebbero passare inosservate per la loro similitudine con la lettera che andrebbero a sostituire,ad esempio la B con la R,la N con la M,la F con la E e via discorrendo... Qualche giorno fa mi è stata proposta una mezza piastra di Ferdinando IV del 1794 con al rovescio la legenda che recita:HISPANIAR.INPANS,con la P che va a sostituire la F in INFANS anziché HISPANIAR.INFANS come vorrebbe il decreto di emissione... Ammetto di essere uno di quelli che,in assenza di comprovata documentazione, ama fantasticare sulle probabili motivazione che avrebbero generato le più disparate varianti ,ma cerco comunque di usare anche il lato pratico e logico della situazione che vado ogni volta ad esaminare,cosa che ho fatto anche in questo caso con la mezza piastra in questione... La prima cosa che faccio,come credo facciano tutti, è un confronto di più esemplari possibili,a volte bisogna confrontare decine,se non centinaia,di esemplari per avere un quadro più o meno soddisfacente,altre volte bastano pochi confronti per dissolvere dubbi e perplessità,e questo mi è successo con questa moneta, osservando un paio di decine di esemplari ho realizzato che la "motivazione"che ha indotto il personale della zecca ad incidere la P in luogo della F semplicemente non c'è,ma si tratta semplicemente di un difetto imputabile al processo di coniazione,in pratica le estremità dell'astina superiore e centrale della F vanno a toccarsi e con l'aiuto di un punzone non proprio perfetto,un minimo di circolazione e perché no anche di semplici coincidenze i rilievi tendono ad appiattirsi e ad allargarsi e i contorni dei rilievi ad arrotondarsi,il che porta le astine a fondersi,a volte in modo perfetto potrei dire,dando,a primo impatto, l'impressione di trovarsi dinanzi ad una P e non una F come dovrebbe... Tra l'altro abbiamo l'esempio anche dei 6 tornesi della Repubblica Napolitana con BEPUBBLICA anziché REPUBBLICA,moneta che è stata giustamente,a mio avviso,eliminata dalla catalogazione in uno dei lavori dedicato alle monete napoletane... Probabilmente non apporto nulla di eclatante al mondo della numismatica partenopea ma ho ritenuto opportuno segnalare questa mia analisi per quel collezionista in erba che potrebbe facilmente farsi confondere da questa variante che, come detto prima,variante non è... Ovviamente questa è una mia ipotesi e conclusione che non per forza deve essere condivisa da altri... Posto alcune immagini che spesso valgono più delle parole...
    5 punti
  3. Allego l'immagine riportata dal Magliocca al 269a, p. 188 e descritta a p. 143. Anche nell'"aggiornamento" del catalogo Nomisma 2022-23 è censita (da NC passa a R)
    3 punti
  4. Buonasera a tutti, spero di fare cosa gradita nel condividere il mio esemplare di Mezza Piastra 1794. Immagini per intero per poterne confrontare le lettere in legenda. Concordo quanto sopra : non è una P ma una F
    3 punti
  5. Segnalo l'uscita del n. 127 di Monete Antiche Questo è il sommario: Dal denarius quadrigatus al denarius bigatus: manovre finanziarie e monete dopo Canne. (Pierluigi Debernardi, Roberto Lippi, Alberto Campana) [3-23] Flavia Titiana, moglie di Pertinax. (Antonio Morello) [24-37] Una moneta normanna di Anfuso Principe di Capua (1135-1144): nuove prospettive. (Raffaele Iula) [38-43] ANASTATICA, inserto di letteratura numismatica. Giuseppe Ruotolo, Scritti scelti di Numismatica. (a cura di Luca Lombardi) La circolazione monetaria in Puglia in epoca medievale. (Giuseppe Ruotolo)
    2 punti
  6. Nuove interessanti ipotesi sull’origine dei Bronzi di Riace. di Kasia Burney Gargiulo Dalla mostra “Serial Classic”, curata a Milano da Salvatore Settis e Anna Anguissola presso la Fondazione Prada e dedicata alla scultura classica e al rapporto ambivalente tra originalità e imitazione nella cultura romana, giunge alla ribalta una nuova ipotesi interpretativa sull’identità dei Bronzi di Riace formulata dallo studioso tedesco Vinzenz Brinkmann e commentata dal professor Settis in un articolo apparso su Il Sole24 Ore di ieri. La mostra si sofferma innanzitutto sulla diffusione presso gli antichi romani di multipli intesi come omaggi all’arte greca, ma i nuclei dell’esposizione che ci riportano all’interrogativo, in auge da anni, sulla vera identità e paternità dei Bronzi di Riace, sono quelli dedicati ai temi dei materiali e del colore dei bronzi e dei marmi classici. Il Bronzo di Riace A nella ricostruzione di Vinzenz e Ulrike Brinkmann – Liebieghaus, Francoforte A fare da termini di riferimento per una riflessione sul colore originario del bronzo nelle sculture antiche, sono tre opere che testimoniano il tentativo di ricostruire il possibile aspetto dei bronzi in età classica: la prima è una riedizione del Doriforo di Policleto che nel 1910 Georg Roemer, allievo di Adolf von Hildebrand, realizzò a Stettino, in Polonia; la seconda, una versione in gesso, ricoperto di lamina metallica, dell’Apollo di Kassel, del 1991; la terza è un clone del 2015 del Bronzo di Riace A realizzato secondo quella che si suppone sia stata la cromìa originaria. Di quest’ultima scultura, opera di Vinzenz e Ulrike Brinkmann, esperti che al Liebieghaus di Francoforte fanno ricerca da anni sul colore dei bronzi antichi, vi avevamo dato notizia già lo scorso dicembre 2014. Come si può vedere nella foto a sinistra, la cromìa del Bronzo è profondamente diversa da quella verdastra (dovuta all’azione del tempo e degli elementi) alla quale siamo abituati: al suo posto, una compatta ”abbronzatura” va ad unirsi ai dettagli policromi già noti, come i denti d’argento, i capezzoli e le labbra di rame, e a quelli ricostruiti come l’elmo, lo scudo e la lancia in bronzo dorato. La prima impressione che si ha osservando tale ricostruzione è quella di un risultato tremendamente kitsch, eppure, a parte il colore naturale del bronzo non ossidato, è ormai provato da tempo che sculture e templi nell’antichità erano il più delle volte concepiti in ”technicolor”, a dispetto della visione austera tradizionalmente penetrata nell’immaginario collettivo. Oggi, una nuova frontiera della ricerca archeologica si occupa proprio di questo aspetto, andando a sfatare le maggior parte dei luoghi comuni sul tema. Ed è muovendo da questi studi – nonchè prendendo in considerazione numerosi altri aspetti storico-artistici – che Vinzenz Brinkmann nel catalogo della mostra “Serial/Portable Classic”, edito da Fondazione Prada, ha formulato una nuova ipotesi interpretativa sull’identità dei Bronzi di Riace. L’ipotesi è giocata sulla lettura dello stile che da tali opere, come dalle altre esposte nella mostra, emerge quale cifra identificativa di ogni autore. Accomunate dalla valenza etico-sociale che nell’antichità assumeva la celebrazione scultorea del corpo maschile, le tre opere del V sec. a.C. messe a confronto dalla Fondazione Prada si distinguono appunto per quella serie di dettagli in cui si sostanzia la “personalità” unica dell’artista. Del Bronzo di Riace A – a differenza del Doriforo (di Policleto) e dell’Apollo (di Fidia) accanto ai cui cloni è esposto a Milano – non è dato al momento conoscere con certezza l’autore, sebbene nel tempo si siano fatti molti nomi fra cui quelli celebri di Fidia e di Mirone. Partendo tuttavia dai dettagli “narrativi” delle statue, letti con maggiore attenzione proprio attraverso la loro ricostruzione sperimentale in bronzo, secondo Brinkmann è possibile tentare una identificazione dei personaggi, premessa indispensabile per passare poi alla formulazione di ipotesi ragionate sull’autore (o sugli autori). Nella ricostruzione della Liebieghaus, vediamo il Bronzo A munito di un elmo corinzio, che in tre punti frontali lascia intravedere il regale diadema che cinge la capigliatura. Con la mano destra regge una lancia che poggia sull’avambraccio, mentre con la sinistra impugna un grande scudo circolare. L’espressione del volto leggermente in torsione è resa vibrante dalle labbra socchiuse che svelano l’argentea dentatura. Un atteggiamento che nell’insieme sembrerebbe suggerire l’esistenza di un rapporto di interazione e di sfida con un altro personaggio. Brinkmann prova ad argomentare se questo ”altro personaggio” possa essere il Bronzo di Riace B il quale, nello stato attuale, risulta privo di elmo, arma e scudo. Sulla testa vi sono tuttavia tracce (in particolare due placchette in rame) che portano alla presenza di un copricapo, a dire di Brinkmann costituito molto probabilmente dal raro (ma ben noto) alopekis o berretto di pelle di volpe, che lasciava intravedere, dalla bocca aperta dell’animale, una calotta di cuoio alla quale sarebbero appunto riconducibili le placchette. Questo, secondo lo studioso, consentirebbe di dare ragione di altri elementi, finora non decifrati, presenti sulla statua, come ad esempio un supporto presente sulla spalla sinistra e probabilmente destinato a bloccare una delle ipotizzate zampe della volpe. Tale copricapo, tipico della Tracia, dice Brinkmann sarebbe un indizio forte per identificare il personaggio, la cui figura andrebbe completata immaginando l’aggiunta di un’ascia bipenne nella mano destra, e forse un arco con freccia nella sinistra, oltre ad uno scudo leggero. In sintesi, le due statue, connotate da tutti questi attributi, potrebbero raffigurare un Greco e un Trace. E a questo punto prende corpo il secondo livello di ipotesi sulla identità dei due personaggi: secondo Brinkmann le descritte caratteristiche non possono che ricondursi ad una coppia mitica ben precisa, ossia il re di Atene Eretteo ed il suo avversario Eumolpo, figlio di Poseidone. Nella contesa per il possesso dell’Attica, la lotta di questi due personaggi è ricordata da Tucidide, oltre a figurare nel fregio del tempio di Efesto. Inoltre il geografo Pausania, vissuto intorno al II secolo d.C., racconta che sull’Acropoli di Atene c’erano “due grandi statue di bronzo, che rappresentano due uomini disposti in battaglia, e li chiamano l’uno Eretteo e l’altro Eumolpo”. Da qui il cruciale interrogativo se le due statue citate da Pausania possano essere proprio i Bronzi di Riace. E’ evidente – sottolinea Settis, nel suo commento – che si tratta di una congettura, ma essa non è avanzata da Brinkmann secondo criteri di arbitrarietà bensì basandosi su una valutazione storico-artistica dei dati archeologici. E nel richiamare Pausania lo studioso va ancora oltre, ricordando come nel Libro nono della sua Descrizione della Grecia, il geografo puntualizzi che “un Dioniso sull’Elicona è, fra le statue di Mirone, la più degna di esser vista dopo l’Eretteo che è ad Atene”. Ecco allora affacciarsi l’idea che il Bronzo A (l’ipotizzato re greco Eretteo) possa attribuirsi al grande scultore Mirone, autore del celebre Discobolo. Ipotesi nient’affatto inedita – spiega Settis – se si pensa che, sia pure su basi puramente stilistiche, era stata già formulata nel 1984 dall’archeologo greco Georgios Dontàs, seguita da una più recente analoga attribuzione da parte di Giuseppe Pucci, che però preferisce l’identificazione del personaggio con il Tideo descritto in un epigramma di Posidippo (III secolo a. C.) redatto su un papiro dell’Università di Milano. E’ chiaro – conclude Settis – che queste congetture non hanno nulla di definitivo e non garantiscono alcuna certezza, considerato anche che tanti altri elementi relativi alle due statue, sfuggono ancora a qualsiasi ricostruzione. Eppure è quanto mai suggestiva l’idea che le evidenti differenze fra le due sculture siano interpretabili in chiave narrativa (con la eventualità quindi che anche il bronzo B sia di Mirone), riportandoci a due possenti guerrieri, uno greco e l’altro tracio, che si fronteggiano. Il prossimo passo potrebbe a questo punto essere la realizzazione di un nuovo clone, questa volta del Bronzo B, in modo dar corpo materiale e visivo all’ipotesi di Brinkmann. Se quest’ultima prendesse dunque ancora più forza, i Bronzi di Riace – a detta di Settis “i più importanti originali greci in bronzo oggi conservati” – non sarebbero più il “vecchio” e il “giovane”, ma l’immagine di due avversari di cui uno vincitore e l’altro vinto, nella inesorabile battaglia per la supremazia. © RIPRODUZIONE RISERVATA
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  7. Ciao, oggi condivido un denario di Traiano (98-117 d. C) con la personificazione della Vittoria sul rovescio, quindi comune, coniato a Roma nel 107-111 d. C. Fu il primo che diede il via alla pratica che voleva l'imperatore non scelto per discendenza diretta ma adottato da chi lo avrebbe designato a suo successore (nel caso di Traiano fu Nerva). Nerva, salito al potere anziano e senza figli, governo' per soli due anni ed il suo rapporto con l'esercito (sempre importante ai fini del buon governo) fu un po' complicato perché era solo un ottimo politico ma non aveva mai avuto a che fare con i militari. Seppe ovviare a questo inconveniente proprio grazie all'adozione di Traiano, ottimo stratega e combattente e quindi eccellente militare, designandolo come futuro imperatore. Il suo lungo regno fu caratterizzato, e non poteva essere altrimenti, da numerose campagne militari vittoriose ed anche di prosperità per tutto l'impero. Proprio per questo gli fu attribuito l'appellativo di Optimus Princeps. Tornando alla moneta si tratta chiaramente di un denario celebrativo con la Vittoria stante, con palma e corona, volta a destra. Da esame diretto risulta coniato(spero ai tempi di Traiano🙂), ben centrato, con buon metallo (I denari di questo periodo erano in buon argento) ed ha evidentemente circolato ottemperando alla sua funzione di moneta. Grazie ed alla prossima ANTONIO 18 mm 3,18 g RIC 128
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  8. Qui parliamo,a mio parere,di un difetto causato dal processo di coniazione che ha generato una particolarità,se così vogliamo chiamarla,che nulla ha a che vedere con una variante di origini volontarie... Il tarì con le S speculari è sicuramente il risultato di un'operazione voluta,da un falsario o meno ognuno ha la propria ipotesi,la mia non trova riscontro con nessuna di quelle ipotizzate ne in letteratura,ne nei maggiori cataloghi e nemmeno con le ipotesi dei tanti collezionisti e studiosi che si sono cimentati nel risolvere il "mistero" del tarì con le S speculari,ma rimane comunque un'ipotesi come tutte le altre. . Ho voluto aprire questo post perché troppo spesso vengono descritte come varianti quelle che,dopo un'attenta valutazione,in realtà non lo sono,e magari un collezionista è convinto di aver messo in collezione chissà che rarità (non mi riferisco alla moneta oggetto della discussione)ma poi è semplicemente un difetto di coniazione.... Personalmente spero vivamente che venga eliminata dalla bibliografia assieme ad altre "presunte" varianti...
    2 punti
  9. Ciao, non credo che Leu abbia avuto l’intenzione di confutare il lavoro del grande Jenkins, perché altrimenti avrebbe dovuto argomentare un diverso punto di vista con elementi fattuali. Banalmente, non avranno conoscenza di quanto repertoriato da Jenkins come falso. Mi sembra la spiegazione più plausibile. Circa il corpus di Gela, è stato trovato qualche conio in più dopo il lavoro di Jenkins; tuttavia, chi conosce bene il testo riconoscerà la assoluta qualità del lavoro e delle argomentazioni contenute. Una cosa è trovare un nuovo conio, meglio se accoppiato ad un altro già noto, diverso è confutare un falso riconosciuto da uno studioso (di solito con molta prudenza) riconoscendolo ora come genuino. In questo caso l’onere della prova spetterebbe a chi voglia definirlo come buono, o no?
    2 punti
  10. Ciao dareios, ciao sandokan. La medaglia l’ho trovata in un lotto dell’asta Elsen 153 e non so nulla dell’attività che svolgeva nell’azienda chi l’ha ricevuta (amministrativa, in un ufficio, oppure in prima linea, esposta ai pericoli della chimica dei composti azotati). Comunque sia, venticinque anni di servizio sono tanta roba e penso anch’io che, se la politica dell’azienda fosse stata quella di differenziare il periodo di attività dei dipendenti in base al metallo “olimpico” di una medaglia della stessa tipologia, il sig. Schoofs avrebbe meritato quella nel metallo più nobile. C’è però da osservare il pregio artistico di questo bronzo firmato al dritto e la gradita personalizzazione del premiato al rovescio. Purtroppo l’immagine della mia scansione non rende giustizia alla medaglia perché anche lo scanner ha ormai raggiunto l’età del pensionamento: anzi, dovrò pensare a una medaglia simbolica anche per lui! Buon fine settimana da apollonia
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  11. Attento ! Mettere in vendita romane di cui non si può documentare la provenienza è rischioso. Poi in queste condizioni nessuna casa d'aste le accetta, e su eBay ti trovi i carabinieri a casa alle 6 del mattino. Comprati un paio di BB con 170 li trovi e lascia perdere il lotto.
    2 punti
  12. Con la moneta capovolta 😉 e qualche lettera leggibile, forse è ostrogota. DN B/ADV/ILA/REX? Più o meno la stessa legenda al dritto (…A REX) e un busto con elmo di fronte?
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  13. L'anno scorso ho ristrutturato una parte della mia abitazione,una cantina di circa 60 mq., spazio che sto adibendo a biblioteca,non che prima non l'avessi ma sto semplicemente ampliando lo spazio disponibile e sto accrescendo il numero di libri che andranno a comporre la mia biblioteca. Ho stanziato una determinata cifra importante e da settembre dello scorso anno ho iniziato ad implementare la mia biblioteca ed ,logicamente, a leggere i libri che ho acquistato. Il primo gennaio 2023 ho effettuato un bell'ordinativo tramite i vari portali che trattano la vendita di libri e tramite ebay. Il proposito è appunto quello di continuare ad acquistare libri, a leggerli ed a sistemarli nelle librerie che ho. In percentuale parliamo di un 75% di libri di Storia ed il restante 25% di libri di Numismatica,per quanto concerne gli acquisti effettuati da settembre scorso fino ad oggi. Salutoni odjob
    2 punti
  14. Roma, una statua di Ercole a grandezza naturale riaffiora nei lavori a Parco Scott Il ritrovamento in un'area in cui era aperto un cantiere per opere di bonifica. La zona è nel Parco Archeologico dell'Appia Antica, i cui vertici hanno sempre seguito i lavori e ora annunciano la scoperta Straordinaria scoperta sull'Appia Antica: riaffiora una statua di Ercole Una statua di Ercole è affiorata a Roma, nei lavori in corso al Parco Scott, nell'area tra la Cristoforo Colombo e la via Appia Antica. E' quanto scrive sulla sua pagina Facebook il Parco archeologico dell'Appia Antica spiegando che la scultura è tornata alla luce durante le operazioni di un cantiere. A dimostrare che la statua di marmo, grandezza naturale, rappresenta Ercole, è la presenza della clava e della pelle di leone che gli copre il capo, caratteristiche tipiche dell'iconografia del semidio. Il post su Facebook Grazie a queste due particolarità, si legge infatti sulla pagina Facebook del Parco archeologico dell'Appia antica, "possiamo senz'altro identificare la statua marmorea con un personaggio in veste di Ercole". Il post ringrazia poi "l'archeologa Federica Acierno, che sta seguendo gli scavi". Nella zona del ritrovamento da diversi mesi è attivo un cantiere di Acea Gruppo con Bacino sud srl per un difficile intervento di revisione e bonifica del condotto fognario. La conduttura e pericolose voragini E' successo che, sempre secondo quanto scrivono i responsabili del Parco, "in più punti il collassamento della vecchia conduttura, databile al secolo scorso, aveva infatti portato all'apertura di pericolose voragini nel Parco e a smottamenti della collina. Si è reso quindi necessario un ampio e complesso intervento che ha comportato grandi movimentazioni di terra e al quale seguirà un completo ripristino del profilo altimetrico dell'area e la piantumazione di nuove alberature, come concordato con il Parco regionale dell'Appia Antica". L'area viene definita come "pregevole dal punto di vista naturalistico, ed è anche un'area di interesse archeologico: siamo infatti nei pressi del Sepolcro di Priscilla". Al secondo miglio della via Appia Antica E così, a pochi mesi dall'importante ritrovamento archeologico di San Casciano dei Bagni (Siena) ecco un'altra scoperta particolarmente significativa per il nostro patrimonio artistico. In quest'area così delicata, che si trova "al secondo miglio della via Appia Antica, i lavori di sbancamento, che hanno raggiunto la quota di ben 20 metri sotto il livello di piano di calpestio, sono stati costantemente seguiti da un archeologo, coordinato dai funzionari del Parco archeologico dall'Appia Antica". E in quest'area è appena riaffiorata la statua di Ercole. https://amp.tgcom24.mediaset.it/tgcom24/article/60334242
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  15. Ciao a tutti, volevo condividere con il gruppo le foto di questa moneta che, da quanto riportato nel MIR, è molto rara. Si tratta di un grosso del Possesso, 1730, per Clemente XII. La conservazione purtroppo non è delle migliori ma finora non ho trovato foto di altri esemplari su internet. Anche nel nostro catalogo non ci sono foto nella scheda dedicata. Chiedo ai più esperti: è veramente rara a trovarsi? Anche in questa conservazione che valore può avere? Grazie mille a chi vorrà rispondere
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  16. La ritengo plausibile. Dovrebbe trattarsi (il condizionale è d'obbligo) di responsabili dell'emissione monetaria, gli stessi peraltro che compaiono sulle monete con cornucopia al rovescio che segnano il passaggio da Thurii a Copia.
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  17. Senza un bel pezzo di moneta mancante è difficile fare una classificazione esatta. Potrebbe trattarsi anche di una moneta non censita (almeno per legenda) dal CNI.
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  18. Meglio di SPL a mio parere, ma non qFDC per i motivi esposti da Marco @El Chupacabra col quale, come sempre, mi trovo concorde
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  19. Salve @joannes carolus, a giudicare dalle foto non osservo elementi dubbi nè errori da parte dell'incisore. Le estremità del sigma sono semplicemente poco visibili a causa della consunzione . Allego un esemplare della SNG ANS (n. 1197) alquanto simile al tuo per confronto: https://numismatics.org/search/results?q=thurium+AND+reference_facet%3A"SNGANS+2.1197"
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  20. Per curiosità, a proposito della Vittoria rappresentata sul rovescio, sono andato a vedere sul RIC: Ciao da Stilicho
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  21. salve, riprendo la discussione con altre immagini riconoscendone purtroppo i limiti. Spero possano servire.Riguardandola e rigirandola mi pare essere genuina con patina pesante rotta in alcuni punti, specie al dritto... grazie dei pareri
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  22. Peccato, è un po di tempo che nelle loro aste mancano antiche . Queste sono monete oltretutto pulite in modo eccellente e professionale.
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  23. Credo che nessuno nasce esperto e in qualche modo tutti abbiamo commesso errori in acquisti un po' frettolosi ,il tempo nella numismatica funge da grande maestro e questo forum formato da gente seria ed esperta ti indirizzera' nella giusta via! Rispondo ora alla questione in merito ai 5 denari,compra una moneta per volta in conservazioni migliori e affidati a venditori seri ,professionali e autorizzati(Per le monete antiche (romane repubblica, impero e bizantine) gli oggetti venduti sono corredati dal certificato di autenticità e provenienza così come previsto dall’art. 64 del d.lgs. 22.01.2004, n. 42 “Codice dei Beni Culturali”. )Lascia perdere Ebay assolutamente ,ricorda la fretta e' cattiva consigliera
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  24. Vi sono delle differenze però ci assomiglia parecchio! Grazie per averla cercata e trovata e complimenti per aver detto sin dall'inizio che si trattava di una moneta danese! 👏
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  25. anche Ross Holloway .. eccellenti studiosi entrambi. Comunque tornando alla moneta nel listino in questione .. l'importante è che qualcuno se l'accatti 😁
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  26. A me piace la tua analisi. Non sempre quel che vediamo è quel che sembra. Infatti bisogna veder accuratamente le particolaritá e,se si fanno queste ipotesi,per me sono ponderate e adeguate. Utile anche per chi va alla ricerca di varianti e peculiaritá. Ovviamente ne va che sono d' accordo per la non variante👍 Saluti
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  27. splendido ritratto di Otacilla, un quadro di Otacilla ben conservato fino ai giorni nostri 😍
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  28. Genny, concordo con te. Spesso si nota come quelle “P”, in realtà siano delle p che hanno molto a che fare con delle “F” originarie. Non ho mai acquistato varianti del tipo da te evidenziato perché non mi hanno mai convinto. Oltretutto, di fronte a questo tipo di varianti e cioè sostituzione di una lettera con un’altra o roba simile, bisogna fare molta attenzione, perché può veramente trattarsi di un semplice errore o di una distrazione. Per essere certi che abbiamo a che fare con una variante “ voluta” è necessario che l’errore si ripeta simile a se stesso in più casi, su conii diversi e magari su millesimi diversi o più volte in una stessa legenda. Una rondine non fa primavera… Un caro saluto.
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  29. bellissimo, complimenti!!!
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  30. Sono stato le ultime settimane a pensare e ripensare i miei propositi per il 2023. E invece no. Tutto a monte! Vorremmo organizzare un paio di mostre al mio circolo collezionistico ed esporre un po' di banconote. Quindi mi metterò alla ricerca di Tiziano, Leonardo, Manzoni e Barbetti 500 & 1000 per completare il giro tipologico della mia cartamoneta repubblicana entro la fine della primavera. Vedremo...
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  31. Concordo ed anche per un collezionista che non ha un gran badget può andar bene se l'accompagni con un libro/catalogo ne puoi studiare la sua storia.
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  32. Ciao, il leone con le frecce è certamente quello olandese, mentre le chiavi (accompagnate molto probabilmente da una corona) potrebbero essere di una diocesi o di un altro ente religioso. Una possibile datazione può risalire al XVI secolo, ma è solo un'ipotesi. ---------------------------- Hello, the lion with arrows is certainly the Dutch one, while the keys (most likely accompanied by a crown) could be of a diocese or other religious entity. A possible dating can go back to the sixteenth century, but it is only a hypothesis.
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  33. 2 fiorini e mezzo. E' un tipo di usura frequente nelle monete olandesi pre-euro. No, adesso ti dico io che ci vuole: quando il responsabile di quest'orrore sarà assicurato alla giustizia verrà costretto a farsi monaco di clausura e passerà il resto della sua vita sorvegliato con telecamere 24 ore al giorno, di cui per almeno 20 starà inginocchiato a pregare e cantare lodi a N.S. Denaro. Se si distrarrà o si addormenterà durante la penitenza gli daranno una scossa elettrica, se insisterà gli scaricheranno addosso dal soffitto una secchiata di acqua gelida. Sarà talmente pentito di quello che ha fatto che stare al 41 bis coi mafiosi gli sembrerà una vacanza in Polinesia.
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  34. PH in Latino è una questione piuttosto intricata, almeno per me, non avendo mai trovato chiarezza definitiva: si leggeva molto probabilmente come P, almeno fino all'età imperiale, più tardi scomparso...Anzi quasi, dato che in francese il dittongo ph esiste tuttora. Sta di fatto che il nome PHILO era diffuso, che si leggesse Pilo o Filo, basti pensare al console Publio Emilio Philo. E poi il diffuso nome Filodemo per esempio. La lingua Greca si sa era ampiamente diffusa e persino di moda potremmo dire, quindi non era necessariamente un nome di un soggetto di origine Greche (*). Sta di fatto che questo graffito monetale è affascinante, se coevo. Un'ultima nota a sostegno della relativa alfabetizzazione del popolo Romano, non soltanto di casta elevata, anche all'epoca della moneta in questione (circa 75 aC / gens Cornelia): https://www.ultimaedizione.eu/2013/04/30/listruzione-nella-roma-antica-niente-politica-senza-la-cultura/1418/#:~:text=Pensare che nell'antica Roma,nazione alla metà del 1900. "Pensare che nell’antica Roma la cultura della popolazione fosse scarsa è assolutamente errato. Nel periodo dei Cesari, infatti, l’alfabetizzazione degli abitanti dell’Urbe era di molto superiore a quella della nostra nazione alla metà del 1900". (*) E’ fondamentale ricordare come l’Impero Romano sia stato sempre bilingue, tanto che fin dall’epoca di Plauto (250 a.C.) la popolazione meno colta era già in grado di comprendere perfettamente i termini greci di cui le sue commedie erano infarcite. Quindi i ragazzi che uscivano da questo secondo ciclo scolastico parlavano e scrivevano perfettamente sia in latino che in greco.
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  35. Qui non si tratta di errori umani o atteggiamenti fideistici ma di correttezza metodologica. Se schedo una moneta facendo riferimento ad un corpus che la ritiene falsa posso anche non essere d'accordo ma sarebbe corretto perlomeno esporre le motivazioni che mi inducono a dissentire.
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  36. Tornese 1621 per Filippo IV, . Ara a lati dritti e sotto simbolo del coniatore FF
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  37. Buongiorno Amici, dalla meraviglia di @Scudo1901 ad uno spicciolo del popolo : Grano 1789, in conservazione superiore.
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  38. Ciao @SAURON05 ottimo acquisto la moneta è molto bella per il tipo che solitamente risulta mancante di buona parte della legenda, la classificazione che ti è stata data è assolutamente corretta aggiungo solo quella del volume "zecca e monete del comune di Pisa" di Monica Baldassarri. Denaro minuto o picciolo 1318/19 - 1330 circa (A.V.2a)
    1 punto
  39. 1 punto
  40. Dovrebbe essere un denaro di Ferdinando II d'aragona.
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  41. È un denaro aragonese di Sicilia, non riesco a leggere il regnante
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  42. non ricordavo fosse online buona lettura!!! https://www.academia.edu/197009/Il_sistema_monetario_in_età_tardoantica_spunti_per_una_revisione
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