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Elenco dei contenuti che hanno ricevuto i maggiori apprezzamenti il 02/03/23 in tutte le aree

  1. VETRO DORATO ROMANO La decorazione a vetro dorato è la tecnica molto antica di un'immagine o un motivo in foglia d'oro, vale a dire un foglio d'oro sottilissimo (l'oro è l'elemento più malleabile che esiste), con purezza di 22 carati (22 su 24), che viene fuso tra due strati di vetro trasparente. La procedura prevedeva che il vetro, incolore o colorato, venisse soffiato in una sfera, da cui si ritagliava una lastrina piatta di 7/12 cm di diametro, detta foglia. Una di queste veniva poi fissata sul vetro con della gomma arabica (una gomma naturale estratta fin dai tempi antichi da due tipi di acacia subsahariana), e veniva poi grattata secondo un disegno già predisposto ricavandone una decorazione o un'immagine precisa. Il contenitore in vetro a cui si applicava la decorazione doveva avere una parte piatta di dimensioni simili al disco decorato, e veniva a questo sovrapposto, in modo che si fondessero insieme. Il contenitore era poi riscaldato un'ultima volta per completare la fusione facendone un corpo unico. Ma la storia della doratura inizia nell’antico Egitto (già nota alla metà del IV millennio) dove l’oro veniva utilizzato per decorare sculture e sarcofagi imperiali, ma si usava pure decorare il vetro, per poi essere esportata in Grecia, dove erano le corna dei bovini ad essere dorate assieme ad elementi architettonici, mobilio e armi e vetro, e poi a Roma dove venne applicata agli altri diversi materiali, tra cui il marmo delle sculture, ma anche lì non mancò la doratura del vetro.. SPECCHIO CON IMMAGINE DEL DEFUNTO PERIODO ELLENISTICO Il vetro dorato nasce per quel che sappiamo nel periodo ellenistico (334 a.c. - 31 a.c.), per estendersi poi alla vetreria romana del tardo Impero (284 - 476), quando i medaglioni decorati in oro di coppe e altri contenitori furono spesso rimossi dal vaso originale e inseriti nelle mura della catacombe di Roma come segni funerari distintivi delle piccole tombe là collocate. In questo modo sono stati reperiti circa 500 pezzi di vetri dorati utilizzati a scopo funerario, mentre sono molto più rari i contenitori integri. Le coppe sono vasi da mensa frequenti anche nei corredi funerari. Il bellissimo esemplare realizzato in vetro a mosaico, definito in epoca moderna "millefiori", è un prodotto di lusso, destinato ad una clientela ricca e sicuramente aristocratica, appartenente ad un tipo di tradizione ellenistica che si diffonde in Occidente e in Italia a partire dall'epoca augustea. La tecnica usata per realizzare questi preziosi recipienti prevedeva in primo luogo la preparazione di cilindretti di vetro di grosso diametro, ognuno di colore diverso, che venivano saldati insieme fino a ricavarne uno solo a più colori. Il bastoncino veniva poi sezionato in rondelle che, disposte su un piano entro un anello più grande che fungeva da bordo, venivano riscaldate fino a formare un unico disco. Una volta raffreddato, il disco veniva sospeso mediante dei sostegni su una forma a coppa capovolta e nuovamente scaldato. Appena si ammorbidiva, i sostegni erano tolti ed il disco si adagiava sulla forma. L'orlo e la parete interna del vaso venivano infine levigati, completando la realizzazione della coppa. Nel periodo ellenistico vennero usati vasi in genere più grandi di quelli romani o coppe decorate nell'intera fascia laterale in vetro dorato, come quella conservata nel British Museum larga 19.3 cm e alta 11.4 cm, proveniente da una tomba a Canosa di Puglia (270 - 160 a.C.), decorata all'interno con motivi di loto e acanto. La maggior parte di questi esemplari a coppa sono attribuiti a botteghe di Alessandria d'Egitto, di solito considerata il centro d'origine del vetro di lusso ellenistico. Altri frammenti sono stati trovati negli scavi di una fabbrica di vetro a Rodi. MADRE CON FIGLIO PERIODO ROMANO Ben presto la tecnica del vetro romano si estese conquistando la manifattura e il commercio romani. Molti vetri dorati mostrano così immagini religiose, da quella pagana, a quella cristiana e giudaica. Altri medaglioni riportano i ritratti dei loro possessori, e i più fini sono «tra i più vividi ritratti che si siano conservati dalla prima epoca cristiana. Ci fissano con un'intensità straordinariamente severa e melanconica». E' lo sguardo malinconico di chi è stato orbato dalla vita o di chi è stato orbata dalla morte nei suoi affetti più profondi, come questa madre con figlio. Dal I secolo questa tecnica si estese e fu anche utilizzata per i mosaici dorati, utilizzati per decorazioni parietali, specialmente negli emblemata o nei ninfei, usando ugualmente due strati sovrapposti e fusi con cui si realizzavano non solo le le tessere dorate, ma pure perline di vetro e altri preziosi oggetti da toeletta. Il vetro dorato sostituì in parte l'oro, in quanto ad esempio se in una collana d'oro se ne smarrivano delle sferette d'oro, venivano sostituite da quelle in vetro dorato. Ma la manifattura del vetro dorato era una tecnica raffinata e complessa per cui richiedeva manodopera specializzata dotata di grande abilità. Ciò la rendeva meno costosa dell'oro ma comunque abbastanza costosa. Si possono distinguere i vetri semplicemente graffiti da quelli “pittorici”, cosiddetti per la presenza di alcuni colori sovrapposti alla foglia d’oro per sottolineare i particolari delle vesti o dei volti. Generalmente sono rese in rosso le fasce di porpora sugli orli delle tuniche, e in bianco, o con foglia d’argento, i drappeggi delle vesti, di cui si vuole sottolineare il candore. L’azzurro era spesso usato per le onde marine, mentre le imbarcazioni erano dipinte in verde. L’espressività dei volti, che si ritrova spesso sui vetri dorati, è affidata soprattutto agli occhi, realizzati con il nero, che ricordano i ritratti su tavoletta della necropoli greco-egizia del Fayum8 VASO MILLEFIORI IL VETRO STAMPATO Si ritiene che i contenitori più grandi di vetro ellenistico non siano stati soffiati ma piuttosto stampati, in quanto l'intero contenitore è doppio, anche se non è facile occultare le giunture degli stampi. Venivano infatti usati stampi di metà vaso per quelli più grandi. Notevoli le raffinate coppe di fine III-II secolo a.c., realizzate in vetro dorato con motivi vegetali a foglia d'oro, di probabile produzione alessandrina, o derivati da quella, che si rifanno ai prototipi in oro o in argento dell'epoca. La gente più colta e raffinata preferiva comunque stupire gli ospiti non tanto per la quantità degli ori e argenti che poteva mostrare nella sua tavola, quanto per la bellezza dei decori e la raffinatezza delle tecniche usate. COPPA IN VETRO A BANDE DORATE TECNICA A BANDA DORATA Quella del vetro a banda dorata è una tecnica ellenistica e pure romana simile al vetro dorato: strisce di foglia d'oro venivano disposte tra due strati di vetro trasparente, e usate per un effetto di marmorizzazione nel vetro d'onice. Questa raffinatissima tecnica venne per lo più applicata a piccoli unguentari. I PIGMENTI COLORATI VETRO SIRIANO III O IV SECOLO Alcuni dei medaglioni più pregiati, dal bordo liscio, contengono altri pigmenti oltre all'oro e sfruttano il vetro come supporto per ritratti in miniatura, realizzati per essere visti nelle scollature delle matrone, o incastonati in elementi di gioielleria, ma pure a scopo funebre, usando spesso del vetro blu come base. LE TESSERE DI MOSAICO Oltre ai medaglioni con immagini figurative, la tecnica dei due strati sovrapposti e fusi fu utilizzata anche per le tessere dorate dei mosaici, oltre che per le perline di vetro e altri oggetti simili. Le tessere erano realizzate in blocchi e poi tagliate in cubetti, che sono relativamente larghi nel caso degli sfondi in oro. Gli sfondi in oro erano poi disposti su di un supporto rosso o giallo-ocra, che ne esaltava l'effetto dorato con una tonalità più calda. LA COPPA PER BERE La tipologia di contenitore più frequente tra i reperti romani tardo-imperiali è la coppa per bere o la vaschetta, che si ritiene fossero originariamente doni di famiglia per matrimoni, anniversari, celebrazioni dell'anno nuovo, e altre festività religiose, forse anche doni per la nascita di un figlio o il battesimo cristiano, che però all'epoca si faceva da adulti con immersione totale del soggetto.. Solitamente le coppe per bere romane erano molto ampie e basse, sebbene alcuni esemplari fossero alti e con le pareti dritte o che si allargano verso l'altro, ma sono una minoranza. Insomma esistevano già allora le forme a coppa di champagne o a forma di flute. LE PERLINE DI VETRO Le perline di vetro dorato romane erano realizzate con un bastoncino interno a cui era applicata la foglia d'oro; un tubo più largo scorreva attorno al primo e le perline venivano poi aggraffate (tenute dalle griffes). Di facile trasporto e molto attraenti, le perline di vetro dorato romane sono state ritrovate anche al di fuori dall'Impero, dalle rovine di Wari-Bateshwar a Bangladesh, a siti in Cina, Corea, Thailandia e Malesia, evidentemente frutto di lontani commerci con l'Impero Romano. La pasta vitrea con doratura spesso sostituì dei gioielli con perline in oro tanto è vero che in alcune collane vennero alternate con palline d'oro e d'argento. Non era considerato un falso perchè già la pasta vitrea era cara, ma quella dorata era ancora più costosa e attraente per il suo aspetto lucente. COPPA DI LITURGO LA COPPA DI LICURGO La coppa di Licurgo è un recipiente di vetro alto 16 cm, finemente molato e intagliato raffigurante un celebre episodio mitologico, sopra cui il museo adopera un riflettore mobile, capace di far splendere la luce sopra e poi di lato. Perché ogni volta che si compirà quel movimento di luce, il re di Tracia, imprigionato assieme ai suoi divini persecutori, cambierà colore dal rosso al verde, in modo stupefacente. Nel 1958, Lord Victor Rothschild avrebbe deciso di vendere la coppa al British Museum per la notevole cifra di 20.000 sterline, dove si trova tutt’ora. Il prezioso reperto, proveniente da Roma o da Alessandria d’Egitto (la cosa è dibattuta), è nella categoria delle coppe diatrete, un tipo di suppellettile di gran lusso collocato tra la metà del III e l’inizio del IV secolo. Questi recipienti creati da uno o due blocchi di vetro saldati assieme, presentavano nella maggior parte dei casi uno strato esterno formato da una vera e propria “gabbia” geometrica. La coppa di Licurgo è l’unico oggetto della sua categoria con un soggetto figurativo ad essere giunto intatto fino a noi, probabilmente all’interno di collezioni private. Essa ha una particolare qualità cangiante, derivante dall’infinitesimale quantità di argento e d’oro contenuto all’interno del vetro con cui era stata fabbricata. Esso consta di 330 parti per milione del primo e 40 del secondo, dissolte all’interno del vetro fuso in soluzione colloidale, capace di assumere per probabilità quantistica la forma di particelle non più grandi di singoli atomi isolati nel flusso, rinominato in funzione di ciò vetro dicroico (cioè bicolore). Granuli capaci quindi d’indurre, una volta completato il processo di solidificazione, un fenomeno di diffrazione della luce noto come "risonanza plasmonica di superficie", che produce ai nostri occhi una variazione cromatica dal verde al rosso. La sua realizzazione resta misteriosa, benché si sospetti pure che la coppa possa essere stata creata per caso, magari per residui della lavorazione dell’argento con piccole tracce aurifere, a loro volta accidentali. Secondo altri, invece, la parte interna dell’oggetto sarebbe stata creata da una seconda officina specializzata rispetto a quella che si era occupata del bassorilievo intagliato, capace di creare l’impasto di vetro e metalli lavorando su ampie quantità, riuscendo quindi a diluire su multipli oggetti, oggi andati per lo più perduti, le infinitesimali quantità coinvolte. Definita nel 1857 come “barbarica e debosciata” dallo storico dell’arte tedesco Gustav Friedrich Waagen (già combattente volontario contro Napoleone, nonchè accanito conservatore e rigido critico verso qualsiasi forma di libertà), la coppa costituisce un'importante documento sul gusto estetico connesso alla pratica dei baccanali ed a colui che volle distruggerla ad ogni costo, cioè Licurgo. LICURGO Licurgo (IX - VIII secolo a.c.), re di Tracia e secondo alcune interpretazioni della leggenda il principale creatore dell’ordine sociale di Sparta, sarebbe stato un grande oppositore del culto di Dioniso, dio dell’estasi, dell’ebrezza e delle piante. Arrivando persino a vietare e il consumo di vino, perseguitando attivamente le Menadi o Baccanti, sacerdotesse possedute dallo spirito del Dio. Così il sovrano, nudo, aggredisce sessualmente o uccide Ambrosia, madre adottiva di Dioniso in forma umana, per ricevere la giusta punizione, un colpo della verga divina, seguìto dall’assalto di un fauno lanciatore di macigni, una pantera ruggente e i serpeggianti tentacoli di un rampicante, in cui verrà poi trasformato. CONIUGI CON ISCRIZIONE "BEVI, CHE TU POSSA VIVERE" IV SECOLO SEGNACOLI DI TOMBE Si sono rinvenuti circa 500 frammenti di contenitore in vetro dorato la cui decorazione fu ritagliata e utilizzata per identificare i morti nelle catacombe, ma le numerose iscrizioni che invitano a bere ha fatto capire che i frammenti provenivano da coppe o bicchieri. Un mosaico dalle rovine della città romana di Dougga (Thugga) mostra due schiavi che versano vino dalle anfore in coppe basse rette da schiavi che servono a un banchetto. Le due anfore hanno le iscrizioni «ΠΙΕ» e «ΣΗϹΗϹ», che in lingua greca «pie zeses» significano: «bevi, che tu possa vivere», così frequente sul bicchieri romani, ed è stato suggerito che il mosaico mostri la forma completa di una coppa da cui si ritagliavano i medaglioni. I DEFUNTI GEMELLI Evidentemente alla morte del proprietario, il medaglione di vetro dorato della coppa veniva ritagliata e usata come segnacolo per il loculo del proprietario. O più probabilmente se la coppa si era rotta durante l'uso, il suo spesso fondo decorato era conservato per questa funzione. Si pensa che i medaglioni fungessero anche da sigillo della tomba, in quanto erano premuti all'interno della malta o dello stucco con cui si copriva la parete del loculus. Con l'avvento del cristianesimo, quando si diffondono le figure dei santi, sembra che i medaglioni fingessero anche come protezione contro il malocchio, visti i simboli cristiani apotropaici che vi vennero aggiunti. Molti medaglioni di vetro dorato recano ritratti di coppie sposate, tra cui probabilmente il defunto, mentre altri vetri dorati rappresentano figure religiose, come santi, o simboli religiosi. Questa pratica era seguita da cristiani, ebrei (sono noti almeno 13 esempi chiaramente ebraici) e pagani. Molte tessere di mosaico dorate furono utilizzate a Roma in ambito domestico a partire dal I secolo, usate poi per tutta l'epoca antica e medievale. Intorno al 400, si iniziò a utilizzare l'oro come sfondo per i mosaici religiosi cristiani, caratteristica costante dell'arte bizantina. Gli esemplari tardoromani decorati sono in genere ascritti a Roma e dintorni, specialmente nei ritratti di coloro che vi vivevano, ma anche nei dintorni di Colonia e Augusta Treverorum, la moderna Treviri, che fu il centro di produzione di altri prodotti di vetro di lusso come le coppe diaretre. MEDAGILONE DI GENNADIO MEDAGLIONI ALESSANDRINI Anche Alessandria d'Egitto fu un notevole centro di produzione, e in base all'analisi linguistica delle iscrizioni sembra che gli stessi artisti e artigiani, si siano trasferiti da Alessandria a Roma e in Germania. Un numero ridotto di ritagli di basi di contenitori è stato ritrovato in Italia settentrionale, in Ungheria e in Croazia. Il medaglione di Gennadio è un esempio di ritratto alessandrino su vetro blu, che utilizza una tecnica più elaborata degli esemplari romani, tra cui l'uso di dipingere sull'oro per creare delle ombreggiature, e con l'iscrizione che contiene delle caratteristiche del dialetto greco alessandrino. GALLA PLACIDIA E FIGLI Uno dei più famosi medaglioni-ritratto in stile alessandrino, con un'iscrizione in greco egiziano, fu montato durante l'alto medioevo sulla Croce di Desiderio a Brescia, in quanto ritenuto, secondo alcuni erroneamente raffigurare l'imperatrice e devota cristiana Galla Placidia e i suoi figli, mentre il nodo sulla veste della figura centrale suggerisce una devota di Iside. Alcuni lo ritengono una raffigurazione di una famiglia alessandrina, inizio III secolo - metà V secolo, prima che giungesse in Italia per adornare una croce cristiana del VII secolo. Ma il nodo sulla veste era anche una moda come tante, come del resto si osserva in questo segnacolo funebre qui in alto. Pertanto è probabile che raffigurasse davvero galla Placidia con figli. I piccoli dettagli che compaiono qui come in altri medaglioni possono essere stati realizzati solo tramite l'uso di lenti. COPPIA IN SIGNACOLO FUNEBRE I medaglioni di tipologia «alessandrina» hanno una semplice linea sottile dorata che contorna il soggetto, mentre gli esempi romani hanno una varietà di cornici più spesse, e spesso utilizzano due bordi tondi, per suddividere gli esemplari tra differenti officine. Il livello del ritratto è rudimentale, con capigliature, vestiti e dettagli di stile stereotipato. I primi studiosi di vetri dorati, a partire da Bosio 11, riferiscono che molti di questi materiali furono rinvenuti durante le esplorazioni, effettuate tra il XVII e il XVIII secolo, delle catacombe site intorno a Roma. Purtroppo, a parte rari casi, non viene mai esplicitato in quale cimitero sotterraneo sia stato ritrovato un determinato fondo oro. La mancanza di dati certi non permette di analizzare puntualmente la distribuzione che questa classe di materiali doveva avere nella tarda antichità, sia all’interno della stessa Roma che nelle altre regioni dell’impero, poiché la realizzazione di vasi con fondo d’oro non era appannaggio esclusivo delle botteghe romane, ma trovava anche negli artigiani renani ottimi esecutori. Il gruppo renano differisce da quello romano perché la doratura è applicata sulla superficie vitrea senza un secondo strato protettivo, con il risultato che la decorazione è pochissimo conservata. Questa affermazione non è valida in assoluto, poiché la decorazione a foglia d’oro senza superficie di copertura è stata impiegata anche per realizzare vasi al di fuori del territorio di Colonia1 PIATTO DI ALESSANDRO PIATTO DI ALESSANDRO Il «piatto Alessandro con scena di caccia» al Cleveland Museum of Art è, se autentico, visto che alcuni l'hanno messo in dubbio, un esempio molto raro di contenitore completo decorato in vetro dorato, un oggetto di gran lusso. Si tratta di un piatto o di un vassoio poco profondo, 257 mm di diametro e 45 mm alto, decorato al suo centro da un medaglione piatto e circolare, grande i due terzi dell'intero diametro. Esso raffigura un cacciatore a cavallo armato di lancia, che insegue due cervi, mentre sotto il suo cavallo un cacciatore a piedi con un segugio al guinzaglio affronta un cinghiale: l'iscrizione latina «ALEXANDER HOMO FELIX PIE ZESES CVM TVIS» significa «Alessandro, uomo fortunato, bevi, che tu possa vivere con i tuoi». Si ritiene appartenesse ad un ignoto aristocratico, anziché Alessandro Magno o l'imperatore romano Alessandro Severo (che regnò tra il 232 e il 235): il piatto sarebbe stato prodotto poco dopo il suo regno ma anche durante il suo regno non sarebbe stato chiamato «uomo». La formula greca per il brindisi augurale, ZHCAIC significa «vivi!», «che tu possa vivere!», spesso utilizzata nei vetri dorati, e talvolta è l'unico elemento dell'iscrizione; è più frequente dell'equivalente termine latino, VIVAS, forse più raffinato. Due vetri dorati che includono la figura di Gesù hanno «ZESUS» invece di «ZESES», una sorta di gioco di parole tra il brindisi augurale e il nome della divinità cristiana, ma di dubbio gusto, visto la morte atroce anche se seguita da resurrezione. I RITRATTI I ritratti sui vetri dorati presentano alcune caratteristiche comuni nell'incorniciatura e lo sfondo, ma sono fortemente differenziati nella resa dei personaggi rappresentati, attraverso la decisa individualità dei tratti del volto. Fu del resto caratteristica romana e non greca la ritrattistica eseguita con crudo realismo anche se trattavasi di imperatori o gnerali. Questa marcata ricerca della singola fisionomia si accorda bene con l’ipotesi che questi medaglioni e fondi di coppe o piatti siano stati inseriti nelle lastre di chiusura dei loculi non come semplice ornamento, ma come segnacolo per indicare la tomba del defunto ai suoi cari. Anche la primaria funzione di dono nelle più importanti ricorrenze private può spiegare la necessità dell’artigiano di rendere il più possibile unici questi vetri dorati, pur seguendo i canoni prestabiliti dal dedicante e dalla moda del tempo. LE DEDICHE Un'altra frase popolare fra le dediche è «DIGNITAS AMICORVM», « (sei) l'onore dei tuoi amici». Un esemplare che reca l'iscrizione «DIGNITAS AMICORVM PIE ZESES VIVAS» mostra l'unione tra le due dediche. Le dediche conviviali vennero usate anche nelle ben più lussuose coppe diatrete. Vedi anche: IL VETRO ROMANO BIBLIO - Trentinella, Rosemarie - Roman Gold-Band Glass - Heilbrunn Timeline of Art History - New York: The Metropolitan Museum of Art - 2003 - - A Catalogue of the Late Antique Gold Glass in the British Museum - Londra - British Museum - Arts and Humanities Research Council - - John Boardman (a cura di) - The Oxford History of Classical Art - Oxford University Press - 1993 - - John Beckwith - Early Christian and Byzantine Art - Penguin History of Art - 1979 - - Lucy Grig, Portraits - Pontiffs and the Christianization of Fourth-Century Rome - Papers of the British School at Rome - 2004 - Oxford University Press - 2006 - - K. L. Lutraan - Late Roman Gold-Glass: Images and Inscriptions - McMaster University - 2006 - - Susan I. Rotroff - Silver, Glass, and Clay Evidence for the Dating of Hellenistic Luxury Tableware - Hesperia: The Journal of the American School of Classical Studies at Athens - vol. 51 - 1982 - https://www.romanoimpero.com/2022/11/vetro-dorato-romano.html?m=1
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  2. Ferdinando I Piastra 1818 testa grande
    6 punti
  3. Ciao a tutti oggi condivido con voi un altro mio sesterzio di Claudio, con modulo enorme, anche questo patina Tevere, proveniente da: "Asta Numismatica Cesare" Claudio, Sesterzio, 41-50 d.C. - 24,10gr. 37mm. D/ TI CLAVDIVS CAESAR AVG P M TR P IMP R/ SPES AVGVSTA S C - RIC 99; BMC 124.
    5 punti
  4. ROMA, 02 FEB - L'elmo, la lancia, il profilo fiero: dagli scavi della metro C di Roma, alla stazione di Porta Metronia, torna alla luce dopo centinaia di anni un raffinatissimo reperto dell'antica Roma, una personificazione della Città Eterna. Un tema iconografico già noto, ma è il primo e unico caso finora al mondo in cui ci è arrivato eseguito su un vetro dorato. "Già un vetro dorato è un reperto molto raro - spiega all'ANSA la funzionaria archeologa della Soprintendenza speciale di Roma Simona Morretta - ma questo non ha confronto allo stato attuale degli studi. Non si era mai trovato un vetro dorato con la personificazione della città di Roma". Si tratta, prosegue l'esperta, di un reperto di "straordinaria finezza esecutiva". Originariamente era il fondo di una coppa, "un oggetto particolare che spesso veniva utilizzato come dono". In sostanza, come avviene del resto anche ai giorni nostri con alcuni particolari bicchieri o boccali, il bevitore, mentre consumava il contenuto della coppa, poteva guardare in trasparenza l'immagine sul fondo: "Noi non sappiamo - sottolinea Morretta - se venisse usato realmente per contenere qualcosa o come soprammobile, ma certamente mettere una immagine sul fondo rispecchia quell'idea". Il manufatto ha vissuto diverse 'vite' prima di arrivare fino a noi: "Era un oggetto prezioso - spiega ancora - e quando si è rotto o scheggiato non l'hanno voluto buttare. Ma dato che una coppa di vetro non si poteva riparare, ne è stato 'ritagliato' il fondo, e può darsi che sia stato esposto su un mobile o appeso a una parete". Il reperto non appartiene alla caserma trovata negli scavi. La struttura militare fu abbandonata alla metà del III secolo, e in seguito 'rasata', i muri tagliati, le macerie buttate all'interno e tutto ricoperto di terra. Il vetro dorato è emerso proprio da questi strati di interro, ed è posteriore: "Da questo primo studio - aggiunge l'archeologa - ci sembra un manufatto degli inizi del IV secolo". Ora vivrà un'altra vita, "quella che gli daremo noi, rendendola di fruizione pubblica: avrà una teca dedicata nella stazione-museo della metro di Porta Metronia". Da : https://www.msn.com/it-it/lifestyle/notizie/dagli-scavi-metro-c-emerge-roma-donna-simbolo-della-città/ar-AA171QFW?ocid=msedgntp&cvid=88900d898c424555aa1c401d74cd84c1
    3 punti
  5. Il metodo con zolfo può essere rapidissimo: acqua, zolfo in polvere (tipo quello che vendono nei negozi di giardinaggio che è estremamente solubile: serve per irrorare le piante). Immergi completamente la moneta nella soluzione in un piccolo contenitore di plastica ed infili tutto nel forno a microonde (750 W per 30 secondi). Il calore accelera la reazione. In genere lo scurimento dell'argento è notevole. Ovviamente se hai pazienza, puoi modulare il tempo d'immersione e di riscaldamento per ottenere l'effetto voluto. Nel caso il risultato sia non di tuo gradimento, esiste un metodo altrettanto rapido per togliere la patina ottenuta. Se così fosse, contattami per MP. Resta valido il consiglio di pensare ad una sostituzione dell'esemplare con uno in miglior conservazione di facile reperibilità. Qui sotto posto un mio esemplare per confronto e condivizione:
    3 punti
  6. Ciao a tutti oggi condivido con voi un mio sesterzio di Adriano in bassa conservazione, ma con bellissima patina Tevere, proveniente da asta Obolos. Sesterzio Adriano 117-138 d.C. Zecca di Roma (134-138 d.C.). 28.26 gr. 32 mm. D) HADRIANVS AVG COS III P P - R) AEQVITAS AVG / S - C BMC 1481-1482 var. Cohen 125. RIC 743 (differing bust type). Patina Tevere
    2 punti
  7. In una recente discussione è stato evidenziato, giustamente, come il commercio numismatico sia un settore particolarmente florido, opinione che condivido anche considerando la gran quantità di materiale arcaico e raro che appare progressivamente nei cataloghi d’asta. Se tuttavia il trend delle vendite ottiene risultati certamente positivi, ciò avviene spesso a discapito delle descrizioni che si leggono nelle schede a corredo dell’immagine della moneta. Ne costituisce un esempio l’incuso di Taranto proposto in vendita per ben due volte dalla NAC: https://www.acsearch.info/search.html?id=10388668 CALABRIA, Tarentum. Circa 510-500 BC. AR Nomos (25mm, 7.88 g, 12h). Taras, nude, riding dolphin right, extending left hand, right hand resting on dolphin's back; TARAS (retrograde) to left, scallop shell below, dot-and-cable border around / Incuse of obverse type; [T]ARA in relief to right, radiate border around. Fischer-Bossert Group 1, 5 (V6/R5); Vlasto 66 = Kunstfreund 50 = Rosen 9 (same diess); HN Italy 826; SNG Ashmolean 197 = Hermitage Sale II 42 (same dies); Gulbenkian 16 = Jameson 80 (same dies); Kraay & Hirmer 294. Lightly tone, a few scratches, slight doubling on obverse. Good VF. The rarest city producing incuse types in Magna Graecia. Ex Numismatica Ars Classica 120 (6 October 2020), lot 206. https://www.acsearch.info/search.html?id=7384729 Greek Coins Calabria, Tarentum Nomos circa 510-450, AR 7.92 g. TARAΣ retrograde Phalantus seated on dolphin r., left arm extended; below, shell. Rev. The same type l. incuse. Vlasto 65 (this obverse die). Fischer-Bossert 7. De Nanteuil 74 (these dies). Historia Numorum Italy 826. Very rare. A fascinating issue of fine Archaic style, perfectly centred and with a light iridescent tone. Minor area of weakness on obverse, otherwise good very fine / about extremely fine A distanza di appena 3 anni e seguendo l’ordine della scheda si osservano le seguenti discordanze: La datazione: dal 510-500 - che è quella proposta da Fischer-Bossert per gli incusi (gruppo 1) - al 510-450 – inaccettabile perché la fase incusa di Taranto è cronologicamente assai circoscritta. Il peso: da 7,92 a 7,88 benché ciò potrebbe essere imputabile ad una diversa bilancia utilizzata per le due pesature. Le lettere: tau (T) e sigma (a tre tratti) della legenda sono al R/ perfettamente leggibili e non necessitano di parentesi quadre, utilizzate solo in caso integrazione di segni alfabetici. I riferimenti bibliografici: da Fischer-Bossert Group 1, 5 (V6/R5) a Fischer-Bossert 7; da Vlasto 66 a Vlasto 65. Ma tralasciando questi aspetti, che l’acquirente potrà eventualmente approfondire in modo autonomo se interessato ad una più precisa schedatura, è quanto affermato nella parte finale della prima scheda che mi lascia alquanto perplesso: The rarest city producing incuse types in Magna Graecia. Che ne pensate di questa affermazione?
    2 punti
  8. In effetti non è individuabile un ideatore in particolare, vedremo che in parte, soprattutto all'inizio, fu una ripresa della politica monetaria che già il padre Pipino aveva portato avanti qualche decennio prima nel regno franco. Poi però furono anche le circostanze a spinGere nella direzione della riforma. Prenderemo in considerazione queste circistanze
    2 punti
  9. In pieno revival dello stile Severo.
    2 punti
  10. Buongiorno a tutti, complimenti Rocco, a me ancora manca la Testa Grossa. Sta nei progetti futuri però. Saluti Alberto
    2 punti
  11. Anche l'utente rani4u22 è stato bannato, speriamo sia finita. petronius
    2 punti
  12. MAREGGIATA SPETTACOLARE Buona notte da Stilicho
    2 punti
  13. Ciao a tutti, questa sera vi parlo di una moneta che qui sul forum non è mai stata presentata. Come da titolo, si tratta del testone di Paolo V per Ferrara. Paolo V (1605-1621), Ferrara, Testone. Munt 211, CNI 112, MIR 1605/1. D/: Busto a destra con camauro e mozzetta. . PAVLVS . V . BURGH . PONT. MAX +. In basso nel giro in fuori: ++1619+ R/: Il Santo con elmo non piumato, in armatura a cavallo galoppante a destra, in atto di trafiggere con la lancia nelle fauci il drago in piedi a destra, retrospicente. . S . GEORGIVS . FER - RARIAE . PROTECT All'esergo, due armette ovali: a sinistra quella del cardinal legato Giacomo Serra, sormontata da cappello; a destra, quella della città di Ferrara, sormontata da corona. Nel mezzo +. T/: liscio. Peso 9.56 g Al rovescio, è protagonista San Giorgio, patrono di Ferrara. È rappresentato secondo i caratteri tipici della sua iconografia, in armatura a cavallo, intento ad uccidere il drago. La leggenda narra che Giorgio fosse un nobile cavaliere errante, originario della Cappadocia (nell’attuale Turchia), di fede cristiana. Apostolo su un bianco cavallo, giunse un giorno nel regno di Silene, in Cirenaica, che era funestato dalla presenza di un terribile drago, la cui forza distruttrice poteva essere contenuta solo da sacrifici umani. Fu proprio il “soldato di Cristo” a salvare dalle fauci del mostro la figlia del re, e come ricompensa non volle né onori né denari, ma che tutto il popolo si convertisse ricevendo il battesimo. La rappresentazione di san Giorgio che combatte con il drago è in assoluto una delle più diffuse nell’arte cristiana, in epoca medievale ma ancora nei tempi moderni, in Occidente come in Oriente (dove il cavaliere è annoverato fra i megalomartyroi, cioè i santi per eccellenza della tradizione ortodossa). Numerosissime sono le varie rappresentazioni di San Giorgio e il drago nella storia dell'arte. Ve ne allego due, celeberrime, quella di Paolo Uccello e di Raffaello. Nella provincia di Ferrara il culto è particolarmente diffuso poiché spesso, nella credenza popolare dell'Alto Medioevo, il Po e altri corsi minori venivano considerati la tana di un drago, che san Giorgio avrebbe ucciso salvando gli abitanti. In realtà il drago è stato identificato come metafora della pericolosità delle piene del fiume, che rischiavano di distruggere Ferrara e gli altri centri della zona. A Ferrara le due chiese principali gli sono dedicate. Sempre a Ferrara, gli è dedicato il palio, nel quale il premio è appunto il drappo del "santo Zorzo" (san Giorgio nel locale dialetto). Sempre al rovescio della moneta è presente lo stemma della città di Ferrara, che è costituito da uno scudo perale diviso orizzontalmente a metà, con la parte superiore di color nero e la parte inferiore di color argento. Lo scudo è timbrato da una corona ducale, ricordo del periodo ducale della città. Da un punto di vista numismatico, si tratta di una moneta ritenuta rara, che compare abbastanza di frequente sul mercato. Dei due anni di coniazione (1619 e 1620), il 1619 è sicuramente più raro, in base ai passaggi che ho registrato sul mercato, nonostante il MIR assegni R al 1619 e RR al 1620. Nella grande maggioranza dei casi però la conservazione non va mai oltre il BB ed in genere si tratta di un conio che presenta spesso debolezze, salti e ribattiture. Questo esemplare, sicuramente superiore alla media, appare scevro dai difetti maggiori e si presenta ben impresso e corredato da una gradevole patina. Il significato dei segni "croce", "rosetta" e "stella" che compaiono nei testoni (e nei giuli) è di difficile interpretazione. Non si tratta di segni di zecca in quanto si accompagnano spesso alle iniziali F.R degli zecchieri Franchini e Rivaroli; è più probabile che siano segni di differenziazione delle varie emissioni. Michele
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  14. Segnalo l'uscita del n. 391 di Panorama Numismatico. Questo è l'indice: Gianni Graziosi, Immagini femminili sulla cartamoneta, I parte – p. Roberto Diegi, La monetazione di tipo greco in Sicilia, 4, Leontini e le sue monete – p. 11 Alberto Castellotti, Un imperatore a “marcia indietro”– p. 17 Vladimiro Pirani, Zecca di Ancona: i bolognini – p. 21 Giuseppe Carucci, Gli emisferi di Magdeburgo – p. 41 Alberto Mosca e Artur Zub, Il tricolore ai piedi del leone – p. 45 Giuseppe Carucci, I soldi del calcio – p. 51 Notizie dal mondo numismatico – p. 55 Mostre e Convegni – p. 62 Aste in agenda – p. 63
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  15. Confermo l’interpretazione di stilicho. Cibele, che era una divinità della troade, fu assimilata dai greci a Rea, moglie di Crono e quindi madre degli dei olimpi. Oltre ai già citati leoni indossava, come nella nostra moneta, una corona turrita.
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  16. Provo a dare una mia interpretazione. Magna Mater e' l'appellativo di Cibele. Qui la Magna Mater (Cibele, appunto) e' rappresentata sul rovescio di questa moneta con la legenda di MATER DEVM (forma contratta di DEORVM, probabilmente arcaica). In effetti, Cibele era considerata la madre di tutti gli dei. Quindi "Magna Mater", in questo caso, non andrebbe inteso come tipologia monetale, ma semplicemente come un altro nome di Cibele. Per chi volesse approfondire la figura di Cibele con particolare riferimento alle monete: Mother Goddess Cybele on Roman Coins (forumancientcoins.com) Buona serata da Stilicho
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  17. Buonasera, al rovescio sembra che sia sta incollata su qualche supporto. Anche x me Sestino di Carlo e Giovanna. @gennydbmoney interessante osservazione, in effetti sembra essere proprio un volto. Intanto la giro nel verso giusto per @favaldar. Saluti Alberto
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  18. Salve, è un sestino coniato a Napoli durante il Regno di Giovanna la pazza e suo figlio Carlo,1516-1519... Al D/: LETICIA:POPVLI+,nel campo I C sormontate da corona in giro perlinato... Al R/ :IVSTVS:REX✿,nel campo croce di Gerusalemme in giro perlinato... https://numismatica-italiana.lamoneta.it/moneta/W-GPC/3 Magari è solo un effetto ottico ma credo di intravedere un volto a destra...
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  19. Ciao @dracma, Mi chiedo se non sia una “trovata pubblicitaria” mossa dal fatto che gli incusi di Taranto passino di rado sul mercato rispetto a Metaponto, Crotone, Sibari, Poseidonia, Kaulonia. E se si escludono autorità emittenti la cui monetazione sia mediamente più circoscritta come ad esempio Pandosia, Laos, Siris/Pixos, che però in parte mutuano la propria iconografia da altra zecca. Del resto CNG ogni tanto spinge su qualche personale stranezza interpretativa: @VALTERI mi ha in parte preceduto e condivido.
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  20. Non notando che il cavaliere nelle 2 didascalie passa da Falanto a Taras, la notazione in grassetto non considera gli incusi di AMI/ASI , LAOS , PAL-MOL , SO .
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  21. Bello, paleocristiano.
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  22. Napoli, Sestino di Giovanna e Carlo V
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  23. Parma Alessandro Farnese 1586-1592 , tessera 2 pani
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  24. vedo che sei sempre coerente negli acquisti, non ti lasci trascinare dalla voglia di aggiungere esemplari .
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  25. Buongiorno a tutti, eccomi qui di nuovo con un altro esemplare recentemente acquisito ( scambiato con un amico collezionista di celtiche in Francia, abito oltralpe) che e' identificata in modo generico come "cisalpina" . Il dritto mi sembra di stile classicheggiante,(per esempio rispetto alla cenomana acquistata qualche settimana fa) , mentre il rovescio molto "degenerato" nel leone scorpione, e l'etnico anche. Il peso di 2.66 grammi in linea, per l'attribuzione non saprei, ho acquistato il mio primo volume del Pautasso,(monetazione celtica dell'arco alpino) me ne mancano molti ancora... Da discussioni precedenti che ho letto potrebbe assomigliare come stile alle emissioni boico-cenomane citate da Arslan? Ciò che mi ha colpito della moneta in questione sono l'ottimo grado di conservazione e la centratura, Il bordo sufficientemente " ciccioso", la leggera scodellatura del rovescio, che mi fanno propendere per un esemplare autentico. Sarei ben lieto di avere i vostri ben più istruiti pareri, adoro queste monete.
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  26. Confermo. Tre messaggi nella notte, nessuno dopo stamattina. Arka
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  27. Complimenti! Bellissimo cosa è raffigurato sul retro?
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  28. Pochssimi euro in più non saprei visto quanto stanno lievitando gli stessi. Ma concordo con @claudiodruso che la fretta sia cattiva consigliera. Cerca nelle aste. Parti che ne so dai portali deamoneta o biddr. E vai a guardare magari dei Mall come ma-shops. Guarda quanto cuba una moneta simile alla tua: https://www.ma-shops.com/wallinmynt/item.php?id=19508&lang=it
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  29. Gli antichi collocarono la sua dimora definitiva nell’isola di Lemno ma la sua grande fucina si trova nelle viscere dell'Etna dove foggiava i metalli aiutato dai Ciclopi suoi assistenti e dal nano Cedalio. I colpi delle loro incudini e il loro ansimare fa brontolare i vulcani della zona e il fuoco della loro fucina arrossa la cima dell'Etna. Nonostante il suo aspetto, sposò sempre donne molto belle: Carite, Aglaia, Afrodite. Ebbe molti figli: i Cabiri, Erittonio, il brigante Perifete, lo scultore Aldalo e l’argonauta Palemone. Venne sempre rappresentato come un uomo vigoroso indossante una tunica da lavoro e con in mano gli utensili. Fu venerato soprattutto nell’isola di Lemno dove gli fu eretto un tempio e in Attica. In Italia fu adorato con il nome di Vulcano, figura divina simile ad Efesto nella mitologia romana. Efesto realizzò la maggior parte dei magnifici oggetti di cui si servivano gli dei, nonché quasi tutte le splendide armi dotate di poteri magici che nei miti greci compaiono in mano agli eroi. Tra le sue realizzazioni ci sono: La sua intera fucina I suoi automi (robot) di metallo, suoi aiutanti Il suo bastone a forma di martello dal manico allungato I magnifici gioielli di Teti ed Eurinome Il trono dorato in cui restò imprigionata Era Gli edifici (le abitazioni) di tutti gli olimpi (costruiti sull'Olimpo) L'arco e le frecce d'oro di Apollo e l'arco e le frecce d'argento della sua gemella Artemide Le opere artistiche a Lemno La catena o rete, con cui immobilizzò Ares e Afrodite a letto L'elmo e i sandali alati di Ermes Lo scettro e l'Egida, il fenomenale scudo di Zeus La cintura di Afrodite Il bastone di Agamennone L'armatura, le armi e lo scudo di Achille I battacchi di bronzo di Eracle Il carro di Helios La corazza e l'elmo di Enea La spalla di Pelope L'arco e le frecce di Eros L'intera armatura di Memnone Pandora, la prima donna, e il suo vaso Talo, il gigante di bronzo guardiano di Creta La delimitazione in due parti del suo martello per volere di Zeus per non fare avere ad Ares la stessa potenza delle sue armi. apollonia
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  30. Efesto Fabbro divino, nella mitologia greca è il dio del fuoco, delle fucine, dell'ingegneria, della scultura e della metallurgia. Era adorato in tutte le città della Grecia in cui si trovassero attività artigianali, ma specialmente ad Atene. Figlio di Zeus e di Era, era zoppo e tale deformità viene spiegata in diverse leggende. Secondo una versione, Efesto corse in soccorso alla madre in occasione di un litigio con Zeus, che, in uno scatto di rabbia, lo scagliò giù dall’Olimpo: atterrato dell’isola di Lemno, gli abitanti si presero cura di lui e lo aiutarono a guarire, ad esclusione del piede che rimase difettoso per sempre. Secondo un’altra, Efesto nacque già con questa carenza fisica e la madre per la vergogna lo gettò in mare, dove l’oceanide Eurinome e la nereide Teti lo presero con loro e lo nascosero in una grotta, nella quale gli fu insegnato a foggiare oggetti in metallo. Efesto si prese la sua vendetta su Era costruendo e donandole un magico trono d'oro che, non appena ella vi si sedette, la tenne imprigionata, non permettendole più di alzarsi. Gli altri dei pregarono Efesto di tornare sull'Olimpo e liberarla, ma egli si rifiutò più volte di farlo. Allora Dioniso fece in modo di ubriacarlo e lo riportò indietro legato sul dorso di un mulo. Efesto acconsentì a liberare Era solo se lo avessero riconosciuto come dio e se avesse avuto in sposa la più bella del mondo. Tra Efesto ed Afrodite fu un matrimonio combinato da Zeus ed Afrodite, alla quale l'idea di essere sposata con il bruttissimo Efesto non piaceva affatto, intraprese una relazione segreta con Ares, il dio della guerra. Alla fine Efesto venne a sapere del tradimento della moglie da Helios, il dio del sole che tutto vede, e organizzò una trappola per sorprenderli insieme. Mentre Afrodite e Ares si erano ritrovati in uno loro dei numerosi incontri, Efesto, per punizione, li sfigurò davanti a tutti gli dei maschi (perché le dee si erano rifiutate pudicamente di vedere lo spettacolo) intrappolandoli in una rete magica da lui costruita. Gli dei però alla vista dei due amanti nudi e legati si fecero sfuggire dei complimenti al corpo di Afrodite che, lusingata, ricompensò ognuno di essi avendo con ognuno almeno un figlio. Così gli dei liberarono i due amanti. Di Efesto si sa inoltre che partecipò alla Gigantomachia e uccise il gigante Mima con proiettili di ferro incandescente. Fu anche mandato da Era alla guerra contro Troia, dove fermò il fiume Scamandro con un incendio. (segue)
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  31. Buongiorno, fortunatamente dopo i due messaggi di ieri non ne ho ricevuti altri ma stamane il mio antivirus mi avvertiva di aver neutralizzato due malware. Non so se possa esserci una connessione tra le due cose, tuttavia la navigazione sul sito era stranamente lenta ieri sera mentre oggi funziona normalmente. Grazie a @petronius arbiter e a tutto lo staff per il consueto impegno.
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  32. @Andreuz Intanto sui marenghi c'è questo bel catalogo che tratta tutti i tipi esistenti coniati in Italia e nel mondo: https://www.ebay.it/itm/404018092951?hash=item5e115adb97:g:H4UAAOSw9atjgi-M&amdata=enc%3AAQAHAAAAoIk1SaIosvq5nUoSEHGWUZ8s9z6ZeyJgnbMRerlKVePBRWp5xBVBLW7SXSBmnvOVQGTFcD99j8RztO9faK7khCBl%2FhwXXgeLbUUgqC%2FYbsQjmfpa5rgO51hdVNron1k7lefUvfRYngpuHjjBBYv0XjsvKQdgUgzBL%2Begvd0kB31QauljyfxKdVA45wED3zZjmgdCrg50gjs9AdPqmwP2Fww%3D|tkp%3ABk9SR8rOtunCYQ Sulle sterline invece segnalo questi due volumi, il primo è il catalogo più aggiornato esistente: https://www.ebay.it/itm/275399972535?hash=item401f1e16b7:g:PHYAAOSw~bpihlfe&amdata=enc%3AAQAHAAAAoGp513ZOm0pQjp5F4rBqq8dmRK7UxrNL4UUhVtqOaGeeosEMuGSKf%2FThWyG7I5pLcJ3ATTB7F16czC5b%2BfmHXSNzta0v43lQxEao2DmfGXIYGd7%2BXdcaph1H2P%2BijZh%2F2b%2FZSo6ejpVs%2FIsdiHGcS4Yyszq94HvAcvTX%2Fcej6748tYO12W%2FsN0HzN2Qr6E1zOxBjGt6ZJI%2Bl8kz59bXKqVw%3D|tkp%3ABk9SR6yc9enCYQ il secondo ha un taglio più storico: https://www.ebay.it/itm/393605548677?hash=item5ba4b80a85:g:o9sAAOSwVpthVwMz&amdata=enc%3AAQAHAAAA8O%2F2gJMUOf9HuBjS0k459MC5snKVOvFAXuPFaHWBy58qxV0RX63lCEQgHrIhsQir2reKduIjVjBXDAba2jF0vzH0DPzxKB6HSi4XYgoALA4R0zXIXE2uDKJ5fYQZ0j7qO9esSWK5ZFF4YHBOoBkf6T7g1xmFnQu8anX9Bqud0bbzq0ng0GGWg4uU%2F0UmSqucBPCRinKHNx3NKXlBmJ%2B6TLuBiIvt3ZgQLmsufcD4yvZESEYor4XDVXQbEC1jFPdeixB63Y7Xf2YmIHXL6AnQ%2BpoONay8UunAa5bF3Eb%2B4KGF3SaIY3pcms%2F1BD%2FYRePz6g%3D%3D|tkp%3ABFBMsMWV6sJh
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  33. Eccolo: https://croatianmint.hr/en/kategorija-proizvoda/coins-en/numismatics-sets-en/ Meglio ancora questo: https://croatianmint.hr/en/trgovina/coins-en/numismatics-sets-en/euro-coin-set-2023/
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  34. Salve. Preciso che quanto da me affermato nel mio ultimo intervento non era assolutamente riferito a qualcuno in particolare, nel modo più assodato. Mi dispiacerebbe se si pensasse questo. Era di carattere generale e fotografava la difficoltà in cui può venirsi a trovare un collezionista alle prime armi o ancora non profondo conoscitore della materia. Non so quale possa essere la strada giusta, ma il collezionista deve avere dei punti di riferimento che lo guidano. Probabilmente, i testi, i cataloghi dovrebbero mostrarsi più autorevoli, più aggiornati, più approfonditi e circostanziati, anche più corrispondenti al reale valore di mercato, prestando così meno il fianco a dimostrazioni di mancanza di fiducia, mentre gli esperti e gli operatori del settore dovrebbero fare attenzione a non creare troppa confusione e a tenere sempre presente che ci sono centinaia e centinaia di persone amanti della numismatica (o che stanno iniziando ad amare la numismatica) che non meritano di essere in continuazione sballottati di qua e di là e di sentirsi delusi anche dopo essersi dati da fare per informarsi ed approfondire. Quindi, il mio, lo ripeto, era un discorso assolutamente di carattere generale, non riferibile a nessuno in particolare. Anzi, devo riconoscere che nel sito sono presenti delle persone che mi hanno aiutato e mi aiutano quando ho dei dubbi e che vanno per questo ringraziate. Saluti a tutti.
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  35. qualcosa c'è sicuramente.. strano però.. perché se fosse stata strofinata tracce dovrebbero esserci anche sulla testa.. evidentemente qualcosa è successo solo ed esclusivamente in quel punto
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  36. Rocco, osservare una tale moneta mi conforta , mi fa fare pace con me stesso e mi porta a superare ogni difficoltà. Buonanotte.
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  37. A questo punto direi che anche casa tua è patinata Tevere 😂😍, sei un vero intenditore
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  38. https://youtu.be/TtDObhChPLI?utm_campaign=collezione-numismatica-2023&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_content=30012023&utm_term=video https://www.ipzs.it/docs/public/pageflip/brochure_2023/Versione_web_Catalogo_numismatica_2023_ITA_20230130_def.pdf?utm_campaign=collezione-numismatica-2023&utm_source=newsletter&utm_medium=email&utm_content=30012023&utm_term=catalogo il primo è il video, il secondo è il catalogo
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  39. Nel link quello che c'è di Amburgo su Numista, la sezione banconote del sito è piuttosto nuova e quindi incompleta. https://en.numista.com/catalogue/hamburg_section_notgeld-banknotes-1.html
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  40. Di questa carrellata di pezzi eccezionali, vi segnalo quelle che per me sono due chicche: La prima per singolarità dell'accoppiata ibrida Vittorino / Postumo di questo pezzo: La seconda, anche questa sempre ibrida ma con diversa accoppiata Vittorino/Gallieno il cui rovescio ha gli stessi conii di due pezzi presenti nella mia collezione (uno dal ripostiglio di Guercheville e uno da una precedente collezione privata): qui trovate la relativa discussione: Per quanto riguarda questo secondo esemplare... chissà! ho chiesto lumi alla casa d'aste se ha qualche informazione aggiuntiva o se c'è qualche annotazione utile nel vecchio cartellino per fare qualche ipotesi circa la sua provenienza... tre pezzi con la medesima identità di conio al rovescio e ben tre imperatori differenti al dritto è chiaramente "figlia" della medesima officina locale!
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  41. Ciao, non lo trovi perchè non è una vera e propria banconota, si tratta di un buono (gutschein) e/o notgeld (denaro di necessità) prodotto ad Amburgo durante l'iperinflazione tedesca. un esemplare su ebay Amburgo 1 miliardo
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  42. Dunque, se ho letto bene, una statua presumibilmente ritrovata in zona di un cantiere dei primi anni del 1900, che è stata risotterrata con la terra di rinterro, nella trincea per il collettore fognario che si stava costruendo . Incuriosisce invece che si stia già ipotizzando che vi sia raffigurato un imperatore romano e quale, e non si legga ancora conferma che il marmo sia effettivamente antico romano e non, per ipotesi, di diversa epoca .
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  43. DE GREGE EPICURi. Una domanda forse bizzarra che vorrei fare ad Enrico Lesino (@Testone): visto che l' ottavo secolo non sembra brillasse per scienza economica, chi e' la mente di questa riforma? Qualche esperto, che evidentemente c' era, o lo stesso Carlo Magno? Che, pur essendo all' origine del tutto illetterato, aveva cercato di istruirsi, e aveva una bella testa? Ma dubito che si sappia...
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  44. Il problema è che il campo delle monete auree è troppo vasto per poterlo affrontare globalmente, senza un minimo di settorializzazione per periodi cronologici o autorità emittenti, quindi, anche al fine di meglio consigliare, sarebbe necessario delimitare il campo della ricerca e capire quali tipologie, periodi e paesi interessano di più, periodo classico, medioevo, età moderna, ottocento e novecento? Italia unitaria, stati preunitari, paesi esteri?
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  45. Hai fatto bene, è una moneta ricca di storia. Precisiamo che in tutte le emissioni ci sono varianti nella legenda (per mancanza o diversa disposizione delle lettere) e nella sella del dromedario (epiippium, alta sella da guerra, o sagma cameli o basto per mercanzie). La moneta fu emessa da due edili curuli (Babelon ritiene che la precisazione EX S.C. alla straordinaria concessione loro del potere di battere moneta), forse per i festeggiamenti offerti per celebrare il ritorno di Scauro, dopo la vittoria su Areta; gli storici antichi descrivono le somme enormi che egli donò nell’occasione e a tali elargizioni è dovuta l’abbondanza di questa emissione. Uno dei due era Hypseo (vedasi la nota alle emissioni 420/1 e 420/2), l’altro forse lo stesso Scauro, eletto edile nel 58. Marco Emilio Scauro, orfano cresciuto da amici di famiglia, era cognato di Pompeo, che ne aveva spostao la sorella (Emilia Scaura) e si prese cura di lui anche dopo la morte di lei. Durante la terza guerra mitridatica, Pompeo lo scelse personalmente come tribuno militare e gli conferì, benché fosse solo questore, la responsabilità sulla Giudea. Qui avvenne l’episodio ricordato al D/: Aristobulo II, gran sacerdote assediato a Gerusalemme da Areta III (re di Nabatea e di Damasco), invocò l'aiuto di Pompeo per il tramite di Scauro, offrendo un'enorme ricompensa, ma quando Scauro costrinse Aretas a rinunciare all'assedio (64) Aristobulo lo accusò di avergli estorto 1000 talenti; Pompeo dette fiducia al cognato e, all’esito di una campagna (cui forse rinvia l’emissione rrc 431/1) sostituì Aristobulo (deportato prigioniero a Roma) con suo fratello Hyrcano II (63). Tornato Pompeo a Roma (62) il Senato diede mandato a Scauro, appena ventenne, di pacificare l’area; egli allora sbarcò ad Alessandria e con manovra fulminea occupò Petra, capitale del regno di Nabatea; tolse l'assedio solo dopo che Areta ebbe gato un riscatto di 40 talenti; in seguito, fu accusato di averne trattenuta parte. Nel 59 ebbe un trionfo con grande magnificenza e fece costruire il theatrum Scauri, capace di 80.000 spettatori. Pretore nel 56 e propretore in Sardegna nel 55, nel 54 ebbe l'appoggio del primo triumvirato per la carica di console ma fu accusato de repetundis; sebbene palesemente colpevole fu assolto, grazie a Cicerone. Fu accusato di brogli elettorali ed esiliato nel 53; i rotoli del Mar Morto fanno cenno alla sua morte. Si ritiene che il R/ rivendichi la discendenza di Hypseo da uno dei due omonimi conquistatori di Priverno nel IV secolo (si veda la nota alle emissioni rrc 420/1 e 420/2); lo scorpione potrebbe richiamare l'antica credenza che gli uomini nati sotto quel segno zodiacale fossero saccheggiatori di città, oppure essere simbolo della Commagene, ove egli esercitò un comando sotto Pompeo. Questa moneta è molto interessante in quanto presenta, a livello iconografico, tracce di conservatorismo, per via del richiamo ad un antenato al R/ ma, al tempo stesso, sfrutta il D/ per proporre una tematica di natura propagandistica di tipica eredità sillana; è uno dei primi casi di commemorazione di eventi della storia contemporanea. Nonostante queste differenze, tra le due facce vi è comunque un sottile legame, che rivela l'acume dei monetarî: il riferimento alla famiglia, entità superiore per buona parte del periodo repubblicano, usata e sfruttata per storificare miti e per legittimare il compimento delle azioni dei singoli, seppur giustapposto a messaggi decisamente più attuali, che di "repubblicano" hanno davvero poco.
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  46. Ciao @grunfottime osservazioni le tue. Purtroppo la manomissione delle monete è una pratica molto diffusa che spesso fa più danni del trascorrere dei secoli. ANTONIO
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  47. Mi domando come un funzionario pubblico autorizzato ad intervenire sul Bollettino di Numismatica che e’ un organo dell’amministrazione statale possa definire ‘improvvide’ le sentenze - passate in giudicato - emesse da magistrati nell’esercizio del ruolo cui sono preposti dallo Stato stesso. credo che un maggior controllo dovrebbe venire esercitato dai superiori affinche’ affermazioni di tale genere, contraddittorie se non addirittura lesive dell’azione di tutela giuridica del cittadino che lo Stato svolge attraverso i magistrati, non vengano riportate in documenti di divulgazione scientifica di matrice statale.
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